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Capolavoro della Ferrari a Singapore

Trovare titoli originali e non banali per gli articoli non è facile. Qualche volta ciò che si deve raccontare non può semplicemente essere condensato in una riga sola. E si diventa, appunto, banali. Quello che abbiamo visto a Singapore nel week-end rientra in questa casistica. L’unico modo per definirlo è “capolavoro”.

Sappiamo, e l’avevamo anche scritto, che le rinascite in Formula 1 sono molto difficili, specialmente da quando sono stati aboliti i test. Il gran premio di Ungheria aveva consegnato alla pausa estiva una Ferrari a quasi un minuto dalla Mercedes, almeno sui circuiti dove è richiesto carico aerodinamico più che efficienza. Le parole sempre molto calme di Binotto, a commentare quella batosta, si prestavano a qualche ironia. Continuava imperterrito a proclamare la sua fiducia nel progetto SF90 e nella squadra, anche di fronte a prestazioni ben lontane dalle aspettative di inizio anno.

Passata la pausa estiva, la Ferrari si è presentata da favorita nei due circuiti a lei più congeniali, Spa e Monza, e ha portato a casa due straordinarie vittorie di strettissima misura, grazie ad un Leclerc incredibile, ma ritrovandosi con un Vettel minato nella fiducia dall’essere relegato al ruolo di maggiordomo prima, e a quello di incapace poi.

E arriva Singapore, uno dei circuiti teoricamente più sfavorevoli alla Ferrari, e favorevoli alla Mercedes (e anche alla Red Bull). Ma arriva anche un nuovo pacchetto aerodinamico, con una nuova ala anteriore e un nuovo fondo, per risolvere il cronico problema di bilanciamento fra anteriore e posteriore verosimilmente responsabile del declino di Sebastian.

Il venerdì aveva però detto, molto chiaramente, che Hamilton era  il grande favorito nella notte di Singapore, soprattutto sul passo gara.

Poi arriva il sabato, e nelle FP3 le Ferrari si mostrano in grande recupero. Ma, soprattutto, la Q3 regala un giro fantastico di Vettel, superato da un giro al limite della fantascienza da parte di Leclerc, che coglie una pole totalmente inattesa, davanti ad Hamilton per il quale la sorpresa è di ritrovarsi in seconda posizione. E a Sebastian, demoralizzatissimo per essere stato superato in qualifica dal compagno per l’ottava volta di fila.

Partire in pole a Singapore vuol dire avere mezza gara in tasca, salvo sorprese legate alla inevitabile presenza della safety car. E la gara si avvia in modo regolare, con i primi 6 che restano molto vicini perchè Leclerc addormenta letteralmente la competizione. Al punto che il più veloce in pista è Hulkenberg con gomme dure, che ha dovuto montare dopo un pit-stop seguito ad una toccata alla partenza, che lo ha relegato ad inseguire il gruppo.

La preoccupazione dei primi è doppia: salvaguardare le gomme ma soprattutto risparmiare carburante. A Leclerc l’ingegnere comunica per radio il tempo sul giro da mantenere, e lui è perfetto nel rispettare gli ordini.

Dopo 19 giri la Ferrari decide di rompere gli indugi e fa rientrare Vettel, che si porta Verstappen a rimorchio. I distacchi sono così risicati che rientrano in pista rispettivamente decimo e dodicesimo. Al momento sembra un pit-stop estremamente anticipato, ma si rivelerà una scelta vincente. In Ferrari sono così sicuri della scelta che fanno rientrare subito anche Leclerc, il quale però, vittima di un forte degrado, nel giro in più percorso riesce a perdere tutto il vantaggio sul compagno di squadra, e si ritrova con grande disappunto dietro di lui.

A questo punto Hamilton è prima e senza nessuno davanti. Ci si aspetta che metta a frutto il grande vantaggio che teoricamente la Mercedes ha nel passo gara. Ma qualcosa è cambiato dal venerdì, e i suoi tempi sono pessimi. La squadra, non potendo a quel punto fare altrimenti, lo fa rimanere in pista 7 giri in più rispetto a tutti gli altri, e quando compie il suo pit-stop si ritrova dietro a tutti i diretti rivali, e il compagno Bottas è costretto a rallentare bruscamente per non superarlo.

Vettel e Leclerc sono virtualmente primi, con Hamilton dietro a Verstappen, ma devono superare coloro che non hanno ancora cambiato le gomme. Sebastian riesce a sbarazzarsene velocemente, tirando perfino una ruotata a Gasly, fortunatamente senza riportare alcun danno. La gara di oggi la vuole assolutamente vincere, e riesce a mettere ben 6 secondi fra sè e il compagno.

Leclerc, per nulla contento di essere stato penalizzato dalla strategia, si lamenta per radio, forse sperando in uno scambio di posizioni riparatore, ma il box non gli dà corda e gli impone di stare calmo e non fare stupidaggini, perchè oggi portare a casa la doppietta è troppo importante, per la Ferrari.

Il finale di gara è in tipico Singapore-style. 3 safety car in successione, e i primi vicinissimi fra loro a formare un trenino ma senza alcuna possibilità per veri tentativi di sorpasso. Tutti hanno mantenuto un po’ di ritmo nelle gomme, e riescono a tenere a debita distanza i rivali.

E, così, Vettel torna alla vittoria dopo più di un anno, sul circuito che ama di più, rispondendo a tutti quelli che dopo Monza lo davano per finito. Leclerc accetta con serenità il secondo posto in una gara che doveva essere sua. E Verstappen sale sul podio inaspettatamente, avendo corso in difesa con la PU depotenziata. Le due Mercedes arrivano quarta e quinta con Hamilton che non ha mai trovato il ritmo davanti al maggiordomo Bottas, che, forse, oggi ne aveva più di lui. Al sesto posto un ottimo Albon il quale per ora deve solo portare a casa la sua Red Bull, e ci sta riuscendo.

Seguono il sempre ottimo Lando Norris, e Gasly ritornato su buoni livelli dopo il declassamento. Chiudono la zona punti Hulkenberg e Giovinazzi, riusciti a rimontare bene dopo essere finiti nei bassifondi a causa rispettivamente dell’incidente iniziale e di una strategia discutibile della squadra che aveva fatto passare l’italiano da una improbabile prima posizione alle retrovie.

Solita gara improduttiva per le Haas, costantemente in mezzo ai guai, e poca fortuna anche per le Force India, con Perez ritirato e Stroll vittima di un contatto dopo avere occupato le prime posizioni. Da segnalare ancora una volta la “buona” prestazione della Williams, in grado di duellare costantemente con altre macchine, cosa che all’inizio della stagione sembrava un’utopia.

Fra una sola settimana si corre a Sochi. I due campionati del mondo non sono ovviamente in discussione, da tempo, ma probabilmente in Mercedes qualche domanda stanno iniziando a porsela. Se Spa e Monza erano sembrati più exploit frutto del talento e della fame di Leclerc, quella di Singapore è stata una sconfitta a 360°. La Ferrari e i suoi piloti sono stati migliori sotto tutti gli aspetti, dalla velocità sul giro alla gestione della gara. Bisogna dare atto a chi lavora a Maranello che il lavoro di sviluppo ha portato dei frutti eccezionali. In tutte le stagioni dal 2009 in poi, dopo la pausa estiva la Ferrari era sempre ritornata in pista fortemente indebolita, incapace di vincere. Quest’anno è addirittura imbattuta. E’ un cambiamento destinato a durare?

P.S. a chi sostiene che Leclerc dovesse tornare davanti “for the championship” faccio notare che, come ho scritto, “the championship” è andato da un pezzo, e che il ragazzo ha bisogno anche di queste lezioni. E, a mio parere, almeno stando alle dichiarazioni del post-gara, ha recepito il messaggio. La Ferrari fa benissimo a non avere, nei suoi confronti, lo stesso atteggiamento che un certo Ron Dennis ebbe con due dei suoi protetti, arrivando al punto di fare reclamo contro la sua stessa squadra, o a cacciarne il compagno sostituendolo con delle comparse, per assecondare le loro volontà.

 

Immagine in evidenza dal profilo Twitter @ScuderiaFerrari

MOTOGP 2019- GRAN PREMIO MICHELIN DE ARAGON-MOTORLAND ARAGON

Aragona è una regione del nord-est della spagna, che confina con Francia (i Pirenei) con Catalogna, Castiglia e Valencia. La sua capitale è Saragozza e qualche anno fa ci han costruito nel mezzo un bel circuito con annessi parco tecnologico, area sportiva ed area culturale…

Il Mondiale latita di interesse quindi gli argomenti di cui parlare non sono moltissimi. L’unica speranza potrebbe essere quella di vedere una bella gara a fronte di un campionato ormai morto ammazzato. Però, molto realisticamente, anche questa aspettativa è mortificata dai numeri impressionanti di un tal pilota di nome Marc Marquez in questo 2019. Su 13 gare 7 vittorie, 5 secondi posti ed uno zero ad Austin quando era in testa con un distacco pari ad una sosta in autogrill. Se ci vogliamo mettere anche i 93 punti di delta sul secondo in classifica generale capite che diventa impresa ardua trovare argomenti di cui parlare… 93 punti sono 3 vittorie ed un terzo posto di vantaggio su Dovizioso che però, pur portando a casa tutto, sarebbe lo stesso dietro al marziano per il computo delle gare vinte in stagione. Di cosa parliamo?

Della tecnica…ah no!!! i motori sono congelati da inizio stagione quindi non abbiamo spunti e manco speranze che una Evo porti in alto le Suzuki o le Yamaha.

Marc è libero dal peso della conquista di un Campionato che oramai può vincere anche montando le gomme intermedie sull’asciutto. La “programmazione software” menzionata all’indomani della sconfitta austriaca può essere resettata permettendogli di correre ancora più sereno e pronto a mostrarci ciò di cui è capace, ovvero guidare alla grandissima. Proseguire a palare di Lui è superfluo e ridondante…

Meglio passare a parlare degli altri…o di ciò che ne è rimasto.

Fabietto Quartararo avrebbe meritato di vincere la sua prima gara già in Riviera. Si respira la sua vittoria, è nell’aria, anche se Aragon con quel rettilineo di un chilometro non ha le caratteristiche adatte alla sua moto e dovremo attendere ancora un po’. Il ragazzino ha sopravanzato i colleghi di marca nelle gerarchie interne, correndo con una moto meno sviluppata delle altre (si parla anche di 500 giri motore in meno) e sostituendo Vinales nelle speranze di trovare l’ater ego necessario a combattere il Marziano. Forse la Yamaha potrà aiutarlo perché sembra aver imboccato la strada giusta a Misano, tracciato che è stato definito più scivoloso rispetto agli anni scorsi da tutti i piloti, ovvero proprio la condizione sofferta dal 2017 a questa parte dalle moto di Iwata. Lo scopriremo nelle prossime puntate, perché sarebbe anche ora di vedere arginata la supremazia del binomio Marquez/HRC.

E l’Italia della classe regina?

Un bel sogno per tutti rivedere Vale costantemente in lotta per il campionato, in primis per chi scrive: mi piacciono le storie belle e ne verrebbero fuori parecchie a prescindere dal tifo e dalla simpatia/antipatia verso Rossi. Però l’età avanza e purtroppo non basta più l’esperienza per star davanti ai ragazzini terribili di questa new generation…l’asticella è alta e invecchiando la si raggiunge sempre più a fatica, anche in caso di Yamaha tornata competitiva.

Sarebbe bellissimo anche vedere la nazionale rossa a due ruote sempre viva a combattere con il marziano: non sta accadendo. Il Dovi ha perso la sua occasione buona nel 2017 e l’inerzia non è più dalla sua parte. Oltre a questo in quel box deve essere successo qualcosa che ha spezzato l’equilibrio che c’era. Forse la volontà di Dall’Igna di riprendersi Lorenzo ha incrinato il rapporto con il forlivese, forse HRC è riuscita a prendere un terzo piccione con la stessa fava con la quale indebolì sia Ducati che Lorenzo per questo 2019. Congetture, per carità, ma le evidenze dicono che pur con un ottima moto Ducati non riesce a puntare al bottino grosso nemmeno quest’anno.
Iannone? Ancora non è certo di essere dichiarato “fit to race”, ma in tutta onestà che cambia? Peccato, una bestemmia vedere tutto quel talento sprecato….

L’aria di casa potrebbe far bene a Rins reduce da un weekend romagnolo piuttosto opaco e anche a Policio Espargaro su una KTM che appare in grande crescita: a Misano è riuscito a tenersi dietro per diversi giri sia Rossi che Dovizioso oltre che far impazzire lo stesso Rins, ovvero tre moto già vincenti quest’anno. La cura Pedrosa sta portando i suoi frutti, in attesa che Marquez abbia il coraggio di salirci sopra come taluni cominciano a sussurrare. Nel frattempo ci è sceso Zarco che non terminerà la stagione sostituito da Kallio. Era inevitabile, probabilmente, ma questa storia è un brutto capitolo nella carriera del francese che rischia seriamente di uscire dal giro buono dopo tutte le premesse/promesse. Non ci sono “manubri buoni” liberi per il 2020 a meno di un colpo di scena HRC/Lorenzo che difficilmente vedremo.
Proprio qui ad Aragon nel 2018 cominciò la sequela di infortuni di Giorgio che lo hanno portato alla situazione attuale. Speriamo che il clima spagnolo gli dia un ulteriore spinta per quella risalita che in tanti auspichiamo per il suo bene ma soprattutto per quello del Campionato.

IMMAGINE TRATTA DAL SITO AUTOSPORT.COM

Adoro parlare dei giovani soprattutto se questi sono Italiani. Morbidelli sta facendo una stagione tutto sommato decorosa, non fosse per la presenza nel suo box di quel ragazzaccio che ha fatto cambiare tutta la prospettiva facendola sembrare deficitaria. Chi invece sta latitando è il mio concittadino Bagnaia: troppo falloso e troppe volte per prati (meglio cemento verde) per poter dare un voto positivo a questo debutto in MotoGp. Da suo estimatore mi auguro che il vento cambi in vista del 2020 perchè i numeri li ha..

A proposito di cemento verde……la Moto2. La sensazione del furto subito da Di Giannantonio non cambia pur riguardando le immagini dell’ultimo giro della scorsa gara cento volte, perché di furto si è trattato. Le immagini delle due infrazioni sono evidentissime ed innegabili. Se esiste la regola, a prescindere della comunicazione al pilota, va fatta rispettare, fine di ogni discorso. Altrimenti la regola non è una regola, ma un consiglio e quindi passibile di interpretazione. Fuori dalle interviste il nostro pilota ha commentato mestamente che non c’era un precedente all’ultimo giro (questa la motivazione della commissione) quindi Fernandez è rimasto il vincitore anche per far fede al cerimoniale TV. Ogni ulteriore commento sarebbe tempo perso. Furto degli spagnoli “a casa nostra”. PUNTO.

L’augurio e che la lotta per il Mondiale tragga giovamento da tale risultato, con i nostri che staranno a guardare gli spagnoli dopo due anni di dominio. Ed in effetti a pensar male si fa peccato ma di solito ci si azzecca: due mondiali a Zarco ed uno a testa a Morbidelli e Bagnaia significa solo che gli spagnoli non vincono dai tempi di Rabat, quindi è ora che anche quel trofeo torni in penisola iberica.

La Moto3 è costantemente la gara  più bella da vedere ma anche la più difficile da pronosticare. La bella storia Di Suzuki a Misano ha riconciliato con il cuore tanti tifosi sulla pista del Sic ed ha regalato l’ennesimo vincitore di tappa del 2019. La classifica è corta con Dalla Porta e Arbolino ancora in lotta aperta racchiusi in 30 punti. Sarà al solito la gara più entusiasmante… speriamo lo siano anche le qualifiche perché non se ne può più dei trenini a vapore…

Speriamo di divertirci e buona gara a tutti…

PS.

ATTENZIONE… la gara MotoGP andrà in onda alle ore 13 prima di quella della Moto2 per evitare la concomitanza con il GP di Singapore F1.

Salvatore Valerioti

Immagine in evidenza tratta dal sito moto.it

A Monza splende la stella di Charles Leclerc

Ci sono gare che rappresentano il punto di svolta di una carriera. In positivo ma anche in negativo. E oggi, 8 settembre 2019, due carriere hanno definitivamente svoltato.

Quella di Charles Leclerc, che ha vinto una gara che resterà nella storia della Ferrari e della Formula 1. Quella di Sebastian Vettel, che dopo avere subito la furbizia del compagno in qualifica, ha commesso l’ennesimo grave errore, rendendo praticamente irreversibile la crisi in cui è piombato dopo Hockenheim lo scorso anno.

E’ stato un week-end di quelli destinati a lasciarsi dietro una lunga striscia di discussioni, come piace ai nuovi padroni della Formula 1, ma anche agli appassionati, e vale la pena ripercorrerne sinteticamente gli eventi salienti.

Si comincia con le qualifiche, e in particolare col Q3. Monza è sempre stato un circuito dove sfruttare le scie è fondamentale, ma quest’anno lo è ancora di più per via della dimensione dell’alettone posteriore. E così ogni squadra con 2 piloti in Q3 aveva stabilito che essi si tirassero a turno nei due tentativi. Tutte tranne la Mercedes ovviamente, visto il ruolo conclamato di maggiordomo di Bottas.

Nel primo tentativo Leclerc si fa tirare da Vettel e segna il miglior tempo. Ma nel secondo, quello teoricamente migliore, approfitta del fatto che nessuno fra i 9 piloti in pista vuole partire per primo, e attende l’ultimo momento per mettersi davanti al compagno, facendogli perdere la possibilità di fare il suo tentativo, e relegandolo quindi alla quarta posizione. Nemmeno le due Mercedes riescono a fare il giro, e così Hamilton si accontenta della seconda posizione, e Bottas della terza.

Ma le prove libere hanno, ancora una volta, dimostrato che la Ferrari è velocissima su un giro ma fatica sul passo gara, e per Leclerc sarà durissima bissare la vittoria di Spa.

Ma Charles è Charles, e già alla partenza fa capire ad Hamilton, partito meglio, che oggi venderà cara la pelle, chiudendolo verso destra arrivando alla prima variante, e facendogli perdere la posizione su Bottas, che però, ovviamente, gliela restituisce subito.

Dietro, Vettel fa capire che non è la sua giornata, e perde la posizione su Hulkenberg, riguadagnandola però poco dopo.

Come previsto, Leclerc non riesce a distanziare le due Mercedes, che si piazzano subito fuori dalla zona DRS e non mollano di un millimetro. In quarta posizione, Vettel si avvicina a Bottas, ma al sesto giro combina un disastro di quelli destinati a non essere dimenticati: alla Ascari perde il posteriore della macchina e compie una delle sue solite giravolte. Per peggiorare la situazione, si rimette in marcia senza guardare chi arriva, e viene urtato da Stroll che gli rompe l’ala, rimediando, oltre al pit-stop per sostituirla, anche uno stop-and-go punitivo, che lo mette definitivamente fuori dai giochi.

A questo punto Leclerc sa che non potrà più contare sul compagno di squadra per tenera a bada il duo anglo-tedesco, e oggi gli avrebbe fatto forse ancora più comodo che a Spa.

Ma Charles è Charles, e continua a tenersi dietro Hamilton che, non riuscendo ad avvicinarlo, prova ad anticipare il pit-stop per tentare l’undercut, fermandosi al giro 20 per montare gomme medie. Questo costringe anche Leclerc a fermarsi: il box Ferrari, oltre a dargli un pit-stop velocissimo, gli monta le gomme più dure, che si riveleranno quelle giuste per coprire i 32 giri che rimangono.

Esce dai box di poco davanti ad Hamilton, ma ha Hulkenberg da superare. Cerca di forzare i tempi e lo passa in parabolica. Questo gli toglie velocità per il rettilineo e si ritrova Hamilton incollato al posteriore. L’inglese lo attacca andando verso la Roggia e lo affianca all’entrata della variante, in quello che sembra il replay del sorpasso a Vettel al primo giro lo scorso anno.

Ma Charles è Charles, e non lascia spazio all’esterno, costringendo Lewis ad andare sull’erba e a fare la chicane nella via di fuga. Rientra in pista protestando, e la direzione corsa mostra al monegasco la bandiera bianco-nera. Alla prossima scatterà la penalità. Forse.

Al giro 28 si ferma anche Bottas per montare le gomme medie, e rientra con una decina di secondi di svantaggio sui primi due.

Hamilton resta costantemente in zona DRS, ma la Ferrari è un missile e riesce a stare davanti pur non avendo a sua volta il supporto dell’ala mobile. Al giro 36 Leclerc commette un errore alla prima variante, la taglia passando sui dissuasori ma per fortuna Hamilton non riesce ad avvicinarsi a sufficienza per tentare l’attacco. E i commissari chiudono un occhio, anzi, due.

Le gomme di Lewis iniziano a dare segni di cedimento, e Bottas gli si avvicina, riuscendo poi a superarlo quando, al 42° giro, l’inglese va lungo alla prima variante, e di fatto esce dalla lotta per la vittoria. Dopo 40 giri a difendersi dal mastino 5 volte campione del mondo, ora l’avversario è il finlandese, che è molto meno mastino ma ha gomme 7 giri più fresche. E, infatti, al 48° giro segna la tornata più veloce, e si avvicina in zona DRS, dando la netta sensazione di potere fare un sol boccone del ferrarista.

Ma Charles è Charles, e riesce a mantenerlo a distanza di sicurezza, nonostante un errore alla Ascari, subito compensato da un errore di Valtteri alla prima variante, che chiude definitivamente la questione.

Leclerc e la Ferrari vincono così a Monza, 9 anni dopo Alonso, nel tripudio delle decine di migliaia di tifosi sotto il podio. Bottas e Hamilton completano il podio, con quest’ultimo autore del giro più veloce dopo avere montato gomme soft nuove.

Al quarto e quinto posto due Renault diventate improvvisamente velocissime, con Ricciardo davanti ad Hulkenberg. Al sesto posto si piazza Albon, autore di una gara che poteva anche essere migliore, senza una manovra al limite di Sainz e una penalità per il taglio di una chicane. Lo seguono in classifica Perez e Verstappen, rimontato dall’ultima posizione nonostante un pit-stop extra per il cambio dell’ala anteriore.

Al nono posto Giovinazzi, che riesce a non combinare guai nella gara di casa. Chiude la zona punti il simpaticissimo Norris.

Poca fortuna per la Toro Rosso, con un opaco Gasly 11°, e Kvyat ritirato per rottura del motore. E solita gara pessima per le Haas, ormai sprofondate in una crisi tecnica di difficile soluzione. Non male il 14° posto di Russell, con una Williams che da diverse gare sembra riuscire a stare assieme agli avversari più diretti, anziché vederli solo in occasione dei doppiaggi.

Monza svolta di una carriera, dicevamo all’inizio. E’ curioso notare come fu proprio a Monza, nel 2008, che Vettel si mostrò al mondo per quello che sarebbe poi diventato. E sempre qui, 11 anni dopo, la sua stella sembra definitivamente tramontata. Per lui non sarà facile, d’ora in poi, convivere con un compagno come Leclerc.

Perchè Charles è Charles.

Leclerc come Schumacher nel ricordo di Anthoine

Motorsport is dangerous. Abbiamo letto questa frase infinite volte, da ieri pomeriggio. Ce ne eravamo dimenticati, noi che i GP abbiamo iniziato a guardarli in un epoca dove queste 3 parole le vedevamo concretizzarsi sugli schermi televisivi molto spesso. Mentre i ventenni di oggi queste 3 parole proprio non le conoscono. Certo, è stato un insieme di coincidenze. Certo, Anthoine stava inseguendo il suo sogno. Certo, lo sport deve andare avanti. Ma qualsiasi considerazione è inutile, di fronte ad una vita che se ne va a 23 anni, ovunque questo succeda. Il fatto che si sia su una pista non fa differenza.

Oggi a Spa, nella cosiddetta “università del motorsport”, dove c’è il tratto di pista più “da pelo” dell’intero calendario (e che non perdona anche se tutti ormai lo fanno in pieno) l’atmosfera era molto pesante. Soprattutto per chi con Anthoine era amico fin da bambino, come Charles Leclerc, che dopo la perentoria pole di ieri era il grande favorito di oggi.

Due Ferrari in prima fila, dopo un week-end sempre in cima alla lista dei tempi, ma con una disastrosa simulazione in venerdì. La SF90 è stata progettata per andare fortissimo sui rettilinei, ma non ha carico e nei tratti guidati, in questo caso il secondo, perde una vita dalla Mercedes. E, soprattutto, degrada di più le gomme.

La gara inizia quindi con tante incognite. Leclerc parte benissimo e mantiene agevolmente la prima posizione, mentre Vettel la perde a favore di Hamilton che però ripassa in tromba sul rettilineo del Kemmel. Chi ha la solita, disastrosa, partenza è Verstappen, che questa volta non riesce a tenersi fuori dai guai, affrontando la Source all’interno come se fosse solo. Purtroppo per lui, Raikkonen la pensa allo stesso modo e i due si toccano pesantemente, scatenando il caos dietro di loro. Kimi riesce a proseguire, pur con la macchina danneggiata, mentre Max termina la sua gara contro le protezioni all’Eau Rouge, a causa della sospensione anteriore destra aperta. Esce così di scena subito il pilota più atteso dalla marea di tifosi arancioni presenti sul circuito.

L’incidente in partenza provoca ovviamente l’uscita della Safety Car, che rimane in pista per diversi giri anche a causa della fermata di Sainz. Alla ripartenza, le due Ferrari riescono a prendere un certo margine sulle Mercedes, con Leclerc che conferma di essere ben più a suo agio su questa pista rispetto al compagno di squadra.

E al dodicesimo giro Vettel inizia a subire la pressione di Hamlton, il quale però non riesce ad avvicinarsi abbastanza per tentare un attacco, chiedendo al suo team di studiare qualcosa di diverso. I meccanici Mercedes fingono un pit-stop imminente, ma a fermarsi al quindicesimo giro è il tedesco, il quale monta gomme medie, con cui dovrebbe fare 30 giri, e la cosa appare piuttosto difficile.

Al ventesimo giro Leclerc viaggia ancora sugli stessi tempi di Hamilton, che è a circa 4 secondi dal monegasco, mentre Vettel, con gomme nuove, va 1 secondo più veloce di entrambi.

Al ventiduesimo giro Charles fa il suo unico pit-stop in totale tranquillità, ed esce ovviamente dietro al suo compagno di squadra. Al giro successivo si ferma anche Hamilton, che effettua un pit-stop lento e si ritrova a 7 secondi dal ferrarista, un gap che si rivelerà complicato da colmare.

Leclerc va alla caccia di Vettel, e al giro 26 lo raggiunge. Hamilton, però, è più veloce di entrambi, e la Ferrari chiede a Seb di far passare il compagno, cosa che fa immediatamente, trovandosi poi a fronteggiare l’attacco di Lewis, al quale farà perdere altri due, importantissimi, secondi prima di essere superato senza possibilità di replica. Subito dopo, al giro 34, si dovrà fermare nuovamente con le gomme praticamente finite, per montare un set di morbide.

A questo punto, con 10 giri ancora da percorrere, la lotta per la vittoria è fra Leclerc e Hamilton. Inizialmente l’inglese non sembra riuscire a guadagnare ma a 6 giri dalla fine cambia ritmo e, con Charles ormai in difficoltà con le gomme, riesce a prendergli circa un secondo al giro.

Ma le tornate da percorrere non sono sufficienti, anche perchè ci sono diversi doppiati da superare, e Charles guadagna così la sua agognata prima vittoria tagliando il traguardo con Hamilton incollato agli scarichi. A seguire il solito incolore Bottas, e Vettel le cui gomme nuove non hanno permesso di fare meglio del quarto posto. Il tedesco ha comunque segnato il giro più veloce, portando a casa il punto aggiuntivo.

Nelle retrovie c’è stata grande battaglia per tutta la gara, e nell’ultimo giro sono successe tante cose. Dopo una gara intera condotta in una splendida quinta posizione, Norris si ferma sul traguardo proprio all’inizio dell’ultima tornata. Verrà comunque classificato 11°.  La prima posizione della serie B viene ereditata da Perez, il quale però subisce un perentorio sorpasso da Albon, che alla sua prima gara in Red Bull riesce ad ottenere il migliore risultato in carriera rimontando dall’ultima posizione.

Al settimo posto avrebbe dovuto esserci Giovinazzi, il quale però spreca un ottimo risultato sbattendo violentemente in una delle ultime curve. In quella posizione arriva quindi un sempre consistente Kvyat, davanti ad Hulkenberg, Gasly e a Stroll, i quali hanno approfittato dei guai altrui dopo una gara non propriamente entusiasmante.

Giornata difficile per Ricciardo e per le due Haas, il cui nuovo pacchetto aerodinamico pare, se possibile, peggio del precedente. Niente di nuovo per la Williams, se non che sono riuscite a terminare la gara senza essere doppiate due volte.

Leclerc come Schumacher, abbiamo scritto nel titolo. E spieghiamo il perchè di un accostamento che può sembrare irriverente, premesso che dei paragoni coi grandi campioni del passato spesso si abusa. Ma ci sono alcune similitudini interessanti da sottolineare. Il monegasco ottiene la sua prima vittoria a Spa, come Schumacher nel 1992. E, come Michael nel 1996, riesce a vincere a Spa con la Ferrari in una stagione difficile dal punto di vista della competitività dell’auto, tirando fuori da quest’ultima il meglio possibile. E, come allora, la prossima gara è a Monza. E Schumi quell’anno vinse. Nessuno può dire ora se la carriera di Charles sarà luminosa come quella della leggenda tedesca. A lui, di sicuro, lo accomuna la grande freddezza che gli ha permesso, con una stagione e mezza di Formula 1 alle spalle, di vincere gestendo al meglio il mezzo a disposizione su un circuito come quello belga. E, aggiungo di riuscire a dare il meglio di sé anche nelle situazioni psicologicamente più difficili. Gli è successo oggi, e gli era già successo a Baku 2 anni fa, come accadde allo stesso Michael ad Imola nel 2003.

Ciao Anthoine.

 

*Immagine in evidenza dal sito www.formula1.com

UNA PARTITA A SCACCHI LUNGA UN GP, MA CON FINALE STUPENDO

Una partita a scacchi, non si può definire diversamente una gara che ha visto Rins e Marquez fare gare quasi solitaria, stuzzicandosi e giocando, fin quasi farsi raggiungere da Vinales. Ma oggi si era già assistito ai due favoriti che vengono fregati dal terzo incomodo, non poteva riaccadere anche in MotoGP.

Dicevo, i due erano li, andavano come missilli, ma nessuno dei due aveva margine per lasciarsi alle spalle l’altro, Rins mostrava di averne tanto di margine, guidava pulito e anche quando sbagliava una staccata o traiettoria, tornava sotto a Marc. Marquez dalla sua aveva capito la strategia e forse aveva paura di restare senza gomme nel finale, quindi, prima cerca di far andare davanti Rins per studiarlo, tranello in cui non cade il suzukista, poi inizia ad alternare settori lenti a repentini cambi di passo, ma nulla, Alex resta li.

Rins prova un attacco con volata finale al penultimo giro, con Marquez che lo accompagna fuori pista, nella sua testa era l’ultimo, ma quando capisce che non tutto è perduto, nell’ultimo settore compie la magia, un lavoro di traiettorie favoloso, che gli permette di accelerare meglio e quando ormai par fatta per l’hondista, lo infila all’interno e taglia il traguardo davanti di 20 millesimi.

BRAVO, BRAVO, BRAVO!!!

Ancora una volta MM93 viene battuto all’ultima curva, ormai pare quasi una costante, anche se lui dirà che quando non lotti per il titolo, ti prendi meno rischi. Un buon modo per dire: “scusate mi rode il culo?” Due volte in due gare deve dar fastidio, anche se sei mega leader di classifica e con il mondiale in saccoccia.

Rins mentre taglia il traguardo, guarda Marquez come a dire; “tu gioca sporco, che io vinco!”

Ci si aspettava, una prestazione di vertice dalle yamaha, dopo le prove, e i filotto di terzo, quarto e quinto non sono male come risultato, peccato che non sono mai stati della partita.

Quartararò lo abbiamo perso subito alla prima curva e con lui anche lo sfortunato Dovizioso, finito sopra la moto stesa del Francese. Per entrambi, fortunatamente, pare senza gravi conseguenze per entrambi.

Rossi ci ha provato da subito a stare con i due di testa, ma la gomma deve aver sofferto lo stress e non gli ha permesso di tenere un passo veloce. Vinales ha fatto una gara alla Vale, osando di meno all’inizio e trovandosi con una gomma che lo stava avvicinando ai primi, senza mai arrivare a contatto. Morbidelli finalmente fa una bella gara convincente, vincendo duelli con Miller e Crutchlow.

Le Ducati si salvano solo con Miller, perchè Petrucci e Bagnaia paiono ancora non pervenuti. Se per Pecco rimane pur sempre la prima stagione, per Danilo è ora che faccia vedere di essersi meritato la riconferma, perchè gara dopo gara, dimostra di non meritarsi quella sella.

Lorenzo, stoico, chiude a punti sfinito dai dolori.

Zarcò non si accontenta di aver stracciato il contratto, ma decide pure che in gara sia il caso di far fuori la sua moto e quella di Oliveira. Non contento, fa danni pure alla gamba del portoghese…decisamente sto 2019 non è la sua stagione e manca di totale lucidità.

MOTO2

Bella gara di carenate fra Fernandez, Navarro, Binder e Gardner, un susseguirsi quasi senza senso di entrate kamikazze, che non si sa per quale botta di culo, non sia finita con il decollo in tribuna di qualuno dei 4. Del resto è questo lo spettacolo che si vuole.

In realtà uno è caduto, il leader di mondiale Marquez, che sbaglia punto di staccata alla 16, pensa di essere suo fratello Marc, con la fisica che è relativa, ma invece che salvarsi, finisce lungo in ghiaia, riaprendo le speranze iridate dei 3 che son saliti sul podio, tutti staccati di 35 punti,

Fernandez vince il mega duello all’arma bianca, e relega dietro di lui Navarro e Binder.

Gli Italiani entrano nei 10, con un buon Digiannantonio sesto, un deludente Baldassarri settimo e Marini che chiude nono.

Moto3

Dicevo prima, fra i due litiganti, il terzo gode e fu così che Ramirez si mise dietro i due favoriti, Arbolino e Dalla Porta.

Gara in cui non si possono contare i soliti mille mila sorpassi e le solite milla mila entrare da pazzo di Mcphee, che un giorno dovrà spiegare cosa voglia ottenere.

Da segnalare la caduta di Canet a causa di Arenas. Rimonta in sella e come un indemoniato rimonta fino alla 13esima posizione, limitando i danni nella classifica mondiale a -14 da Dalla Porta.

Saluti

Davide_QV