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BASTIAN CONTRARIO: LA STORIA INFINITA

All’indomani della notizia ufficiale dell’abbandono definitivo del Team Principal della Ferrari, Mattia Binotto, si è immediatamente aperta la caccia al suo sostituto. Ho assistito e, soprattutto, ne ho lette di ogni a riguardo del potenziale sostituto e ciò che mi è balzato subito all’occhio è stato lo sciacallaggio che c’è stato attorno, dove tutti hanno voluto inzuppare nel tazza del rancore il loro personale biscotto della soddisfazione… tutti a levarsi sassolini dalle scarpe, come se fosse stata consumata una personale e preziosa vittoria. Volutamente ho preferito tacere su queste righe, assistendo inerme ad uno spettacolo osceno e, nel contempo, riflettevo sul destino della Beneamata e sulla sua storia che si ripete ormai da anni immemori… una storia infinita appunto.

Una storia che va avanti ormai da almeno dieci anni (considerando solo i tempi recenti) purtroppo e che contraddistingue la Scuderia Ferrari come vergognoso marchio di fabbrica e cioè epurare il capo di turno non appena i risultati sperati sono disattesi. In una F1 dove i regolamenti cambiano ogni tre per due, manco fossero offerte al supermercato, ciò che è veramente importante ed una certezza granitica, al fine di uscire indenne dai suddetti cambi, è proprio la stabilità della squadra stessa. La Ferrari ha il triste primato di aver cambiato, nell’ultima decade appunto, un Team Principal ogni due anni, una media negativa e spaventosa che dimostra in modo inequivocabile il tipo di mentalità che vi è nei riguardi della Gestione Sportiva… e con ciò mi riferisco a quella adottata dalla dirigenza. Già, la dirigenza appunto, il vero male della Beneamata. Si dice che il pesce puzza dalla testa (pesce che in realtà è un mostro con un conglomerato di teste a giudicare da quanti hanno deciso tutto ciò) e mai come per i vertici Rossi questo detto è vero. Mesi fa, prima di tutta questa bufera, l’attuale Presidente Elkann, affermò che il suo obiettivo era vincere entro il 2026. Lì per lì, questa dichiarazione passò quasi in sordina, eppure al sottoscritto fece drizzare le antenne non poco, perché il capo supremo quando parla (quella volta che lo fa tra l’altro!) non lo fa mai a caso e alla luce di quanto accaduto (con delle modalità da golpe nei riguardi di Binotto), ora quelle stesse parole hanno acquistato un peso ed un valore con un senso. L’idea che mi sono fatto, l’impressione che l’operato del Presidente Ferrari mi dà, è quella che voglia una squadra vincente costruita dalle sue stesse mani. Binotto era un protetto di Marchionne e lui lo ha voluto. Non è un segreto che nonostante ci fosse l’osannato Arrivabene (i tifosi di Vettel hanno la vista lunga non c’è che dire!), quest’ultimo era tenuto a guinzaglio corto dal compianto capo e che, comunque, voleva ascoltare l’ingegnere italo – svizzero. La sfortuna di Binotto, innanzi tutto, è stata quella di aver perso chi lo voleva e che forse (del resto non sapremo mai come si sarebbe comportato Marchionne a fine mondiale 2022 se fosse stato vivo) lo avrebbe continuato a tenere, nonostante tutto.

Le cose vanno come devono andare e come si dice “i morti sanno solo una cosa e cioè che sono morti”… ed ora è il momento di Elkann. Posso anche accettare che egli voglia metterci mano personalmente, come si suol dire, solo che i suoi tentativi sono maldestri, pacchiani… distruttivi. Il presidentissimo voleva fuori Binotto dalla Gestione Sportiva, sin da Gennaio e, purtroppo (per lui si capisce), aveva le mani legate, perché sapeva che mandarlo via ancora prima che il mondiale iniziasse sarebbe stato un boomerang che gli si sarebbe ritorto contro. In seguito, le prime due vittorie di fila lo hanno letteralmente fatto eclissare da un lato ed estraniarsi completamente dalla squadra dall’altro, lasciando solo lo stesso Binotto… ai suoi (pochi) successi e ai suoi (tanti… in Ferrari si amplificano a dismisura) errori. La storia infinita (credete che queste telenovele in Ferrari siano la prima volta che succedono?) poi sappiamo com’è andata a finire e come, purtroppo, si ripete nel tempo, visto che è fondamentale cercare sempre il capro espiatorio. La dirigenza Ferrari aveva così tanta fretta nel mandarlo via, era così con la bava alla bocca che ha accelerato i tempi, con un ultimo GP ancora da svolgere tra l’altro, facendo uscire a mezzo stampa la notizia che sarebbe stato appiedato. I massimi vertici dimostrano solo un fatto per quanto detto e cioè che il buon Binotto era così detestato che non si vedeva l’ora di metterlo in condizioni di abbandonare il ruolo e questo dissapore era così grande che, pur di mandarlo via, hanno preferito lasciare la stessa squadra senza un sostituto che la conduca!

Un teatrino squallido, degno di una Scuderia di terz’ordine che, purtroppo, invece, tocca alla più blasonata del circus. La Scuderia si è praticamente affidata al pallottoliere per scegliere chi avrebbe dovuto raccogliere la sua eredità. Vasseur? Solo la quinta se non la sesta scelta, perché nel frattempo si scopre che la Rossa ha chiesto a più nomi, quindi ammettendo che nemmeno loro sono soddisfatti dell’attuale Team Principal dell’Alfa Romeo, di prendere il posto di Binotto. Il teatro dell’assurdo! Come mai, se la Ferrari è la scuderia più importante di tutto il mondiale, tutti rifiutano? Non dovrebbero fare a pugni per entrarci dentro? La risposta già la conoscete: nessuno si vuole rovinare la carriera e sputtanare per sempre nell’entrare in un nido di vespe dove evidentemente non sei tutelato e, soprattutto, non ha garanzie di lavoro per il futuro. Chi sano di mente vorrà mai avventurarsi in una realtà lavorativa, dove la stabilità è tutto, come quella della Ferrari? Soprattutto, quale capitano d’industria “con i sensi in testa” smantella praticamente dalle fondamenta un squadra che nel bene e nel male stava crescendo, tanto da arrivare seconda nel mondiale, nonostante errori marchiani in pista? Credete che Binotto non sapesse dove intervenire? Credete che egli non avrebbe operato cambi e tagli se necessari, al fine di migliorare la squadra? Non si raggiunge il top se non attraverso errori e aggiustamenti continui, da qui l’imperativo della stabilità: ce lo insegna Red Bull che per sette anni non ha vinto nulla e mai si è sognata di smantellare il collettivo che ha fatto vincere Vettel, ce lo insegna la stessa Ferrari con Todt, il quale ad un certo punto voleva andare via e gli fu negato, perché evidentemente prima ai vertici… c’era più buon senso. Invece l’ego ha prevalso ed hanno preferito lasciare la squadra nel limbo pur di toglierselo dalle scatole. Come in tutte le storie infinite che si rispettano, così come con Costa ed Allison, giusto per fare i nomi più recenti, ora anche Mr Binotto verrà regalato alla concorrenza dopo aver rispettato il suo periodo di gardering. Chiunque verrà al suo posto, innanzitutto, dovrà lavorare con un prodotto che non è suo, visto che la F2023 è frutto dell’impegno di Mattia e del suo team. Quindi, se la macchina è un missile da reggere sulla distanza di un mondiale lungo più di venti GP (sic!), allora il messia che tutti attendono sarà osannato, se invece lo stesso dovrà fare i conti con la concorrenza e, quindi, sugli sviluppi da portare durante l’anno, egli avrà non poche difficoltà, senza contare che dovrà instaurare il suo metodo di lavoro e le sue priorità e questo non comporta altro che tempo… come è nell’ordine naturale delle cose. In base a ciò si capisce come mai Ferrari sia sempre più isolata (tecnicamente parlando) e del perché non ci voglia venire nessuno e, quindi, come mai debba migliorare solo con le sue forze. Alla luce di tutto questo, visto che si dovrà aspettare nuovamente, tanto valeva far rimanere chi già c’era prima, almeno a fargli completare il suo lavoro che contrattualmente si sarebbe concluso l’anno prossimo e poi si sarebbero tirate le somme. Evidentemente questo discorso è partorito solo da un appassionato che non ci capisce nulla ed il mega Presidente  sa cose che io di certo non posso conoscere. Del resto il 2026 è vicino e la storia infinita non può che ripetersi.

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI ABU DHABI

C’è una regola aurea del vivere comune: vantarsi delle proprie previsioni azzeccate e nascondere sotto il tappeto quelle sbagliate.

Oggi mi vanto delle previsioni azzeccate: avevo previsto che le ultime gare sarebbero state interessantissime, piene di spunti e di spettacolo e voilà! Ci sono state!

(mi piace vincere facile: chi mai non l’avrebbe previsto?)

Ad ogni modo ad Abu Dhabi si è svolta una delle gare più interessanti, in sé, dell’anno. La gara è stata infatti caratterizzata da altissima tensione, tatticismi, guida al limite, mosse di varia natura e tutto il pot-pourri di ingredienti che rendono godibile un GP di Formula 1.

Bene. Molto bene.

Si chiude il mondiale con i risultati definitivi anche per quel che riguarda i posti dopo il primo i quali hanno visto la Ferrari confermare il secondo posto nei costruttori e Leclerc quello nel mondiale piloti. Rimando ad altra sede le valutazioni sull’intera stagione ma non posso qui non rilevare che tali posizioni finali arrivano dopo un roller-coaster di eventi che, in fondo in fondo, ci ha divertiti. Prima dell’inizio della stagione firme e doppie firme sul secondo posto in entrambe le classifiche le avrebbe firmate qualunque sostenitore della rossa e ad occhi chiusi. Per come si era messa la stagione nella prima parte il secondo posto sarebbe stata una delusione. E addirittura per come stava evolvendo la parte finale di stagione il secondo posto sembrava quasi un miraggio (quantomeno nei piloti). Alla fine tutti contenti e alla via così.

Ma andiamo subito al dunque delle non pagelle!

VERSTAPPEN

“Che te lo dico a fare” è espressione idiomatica che ricorre in diversi dialetti del centro italia ed è tra le preferite di molti comici e a questo punto, per quanto mi riguarda, direi che si adatta perfettamente anche alle performance dell’olandese volante. Infatti, dopo la sua peggior gara dell’anno (peraltro saggiamente giunta dopo la matematica conquista del titolo) il nostro ritorna ai marziani livelli cui ci ha abituato in questa stagione. Pole position stellare, partenza perfetta e controllo straordinario dall’inizio alla fine con gestione gomme da antologia del motorsport. Il confronto con il teammate che pure aveva ben più motivazioni per fare bene è impietoso. Bravo!

LECLERC

Il buon Charles trova il risultato sperato con una gara (ok, lo uso l’aggettivo da giornalismo di bassa lega? Lo uso!) “maiuscola”. Dopo ottima qualifica pure lui parte bene e tenta un attacco nel punto giusto a Perez: che non sia riuscito va più a merito di Perez che non a demerito di Charles ma era il momento e il punto giusto in cui provarci perché se l’avesse tentato nel successivo rettilineo non aveva speranze vista la velocità di punta di RBR e la parità di gomme. Ad ogni modo non si perde d’animo e prosegue la gara con gran ritmo. Il “non si perde d’animo” caratterizza tutta la gara del nostro perché nelle varie fasi, piene di incertezza sulle strategie da adottare, riesce sempre a fare la cosa giusta, non commette errori e gestisce le gomme in modo esemplare. A conti fatti la sua gara è allo stesso livello di quella di Verstappen, quindi eccezionale, e verrebbe da dirgli: “visto che quando ti ci metti per davvero allora ti riesce?”. Peraltro la mossa tattica migliore della gara la mette in atto proprio il suo muretto e Binotto gongolava come un babbo natale da mercatino alpino quando ai microfoni di Sky se ne usciva con un “abbiamo bluffato la Red Bull”. Ma anche qui mi verrebbe da dire: “visto che quando vi ci mettete seriamente allora vi riesce?”. Bravissimo!

PEREZ

Se i primi due sono stati eccezionali altrettanto non si può dire per il buon Checo. Le motivazioni per far bene le aveva, eccome!. Lo sgarbo subito in brasile da Verstappen bruciava assai ed era pieno di significati. Verstappen NON vuole Checo secondo nel mondiale perché, sia pur in modo molto laterale, toglierebbe qualche punto ai suoi meriti visto che un 1-2 in classifica piloti testimonierebbe più la grandezza della vettura anziché quella della sua guida nonostante il primo posto nel costruttori. Del tutto speculare e contrario l’obbiettivo di Perez che a risultato acquisito nel costruttori un terzo posto nei piloti sarebbe più testimone di sua inadeguatezza di guida che non della vettura. E le premesse c’erano. Riesce a prende “solo” due decimi da Verstappen in Qualifica. Parte benissimo. Respinge da par suo l’attacco di Leclerc nelle fasi iniziali e poi si aggancia al teammate con l’intenzione di andarsene. Poi però si vedono le differenze. Max e Charles gestiscono le gomme alla grande ma lui no. Dal decimo giro in avanti non riesce più a fare i tempi del primo e del terzo permettendo così’ a Leclerc di riportarsi sotto finendo poi, al giro 16 per essere uccellato dalla mossa del box ferrari. Caduto nella “trappola” non riesce a gestire nemmeno le bianche e decidono di fare undercut su Leclerc pittando al 34 giro. Pessima scelta del muretto, si direbbe, ma è direttamente figlia della scelta precedente nonché dell’incapacità di Perez di gestire le gomme come il compagno di squadra e Leclerc stesso. A quel punto non c’è più niente da fare. Per quanto la tensione sia massima (il che ha reso decisamente goduriosa la gara) sino all’ultimo giro si era capito che non ce l’avrebbe fatta. Be’… Malino, caro Checo, malino assai.

SAINZ

La gara di Carlos è stata sostanzialmente identica a quella di Perez con la differenza che il suo obiettivo era tenere a bada le Mercedes in ottica costruttori. E svolge molto bene il suo compito dapprima con una bella lotta con Hamilton all’inizio e poi riuscendo a non perdere il filo della sua gara nonostante le tante differenti strategie che lo mettono comodamente davanti alle grigie di Brackley. Se con Russell era vita facile, vista la penalità, con Hamilton lo sarebbe stato altrettanto anche al netto della rottura subita dall’eptacampeao vittima, oltre che della sua indolenza e di una macchina probabilmente non perfetta per via del salto olimpico sul cordolo al primo giro, anche di una strategia poco consona (e non è la prima volta quest’anno: è più facile azzeccare le strategie con una macchina più performante delle altre – lo diceva anche La Palice, no?). La condotta strategica di Ferrari in questa gara, considerando anche Sainz, è stata perfetta e quindi mi ripeto: “visto che quando vi ci mettete seriamente allora vi riesce?”. Solido.

RUSSELL

Purtroppo per lui la Mercedes non conferma le straordinarie performance delle gare precedenti ma non si perde d’animo. Il vero handicap per la sua gara sono stati i 3 (!!!) millesimi rimediati dal teammate in qualifica e la partenza non buona più che la penalità che pure condiziona il risultato finale ma che non è certo colpa sua. Non molto da dire in più salvo che comunque il suo personale “mundialito” l’ha vinto bene e non certo contro un signor nessuno. Notevole.

NORRIS

Il buon Lando mi pare in ripresa. Già in Brasile, al netto della rottura, era andato bene ma oggi ha veramente tirato fuori il massimo. Tra ottima qualifica e ancor migliore partenza riesce poi a gestire perfettamente una gara che, date le sue possibilità non poteva andare meglio. Dopo il secondo pit stop rimonta da par suo e si toglie anche la soddisfazione di un fastest lap, assolutamente non scontato per come si era messa la gara. Bravo.

OCON

Non c’è molto da dire sulla sua gara. Per l’ennesima volta in questa stagione si ritrova in una buona posizione finale più grazie alle circostanze che per propri meriti. L’unico merito vero è la qualifica in Q1, sia pur di pochi millesimi che gli consente una partenza migliore dei suoi competitor. Però si fa superare da Vettel, che pur con una AM inferiore ha un ritmo decisamente migliore del suo. Sfigura in gara rispetto ad Alonso (anche qui, per l’ennesima volta) fino a che questi è stato i pista e non da mai l’impressione di poter controllare qualcosa della sua gara. Insomma il 7 posto è certamente buono ma ha molto amaro in bocca. Si porta comunque a casa la soddisfazione di aver (di poco) battuto il molto più blasonato teammate in classifica mondiale ma anche qui non c’è da esaltarsi troppo: tra strategie (volutamente?) sbagliate e le innumerevoli rotture Alonso ha tantissimo da recriminare mentre Ocon decisamente molto meno. Bene ma non benissimo.

STROLL

Si potrebbe fare lo stesso identico discorso per Ocon: ha terminato in buona posizione più per le circostanze che per suoi meriti. Deve ringraziare il muretto per la differenziazione di strategie con Vettel se lo sopravanza perché oggi si è vista la distanza siderale che c’è tra lui è un pluricampione come Seb. Bene per il risultato ma… male per come è arrivato.

RICCIARDO

Il sorrisone di Ricciardo si fa più ampio del solito al termine delle qualifiche che lo vedono in Q1 dopo un bel po’ di tempo. Solo che deve scontare la penalità rimediata per la colossale boiata fatta a Magnussen in Brasile e parte tredicesimo. La sua ultima gara in mecca (e in F1? A me sta storia che torna in RBR da terzo pilota mi pare un po’ strana – sarà mai che Perez abbia da temere più di quanto immaginiamo?) è “gagliarda” nel senso che si trova sempre in bagarre ma stavolta non commette gli errori fatti con Tsunoda e Magnussen nei gp precedenti. Purtroppo per lui è però sempre in rincorsa ma alla fine strappa la posizione desiderata. Conferma, insieme a Norris, comunque che la Mecca ha finito la stagione in leggero progresso sul piano prestazionale: speriamo per loro che il trend prosegua nel 2023. Per il momento lo salutiamo e gli diamo un bravo di incoraggiamento.

VETTEL

Alla sua ultima gara della carriera il buon SEB mostra a tutti di che stoffa è fatto. Una qualifica eccellente e una prima metà di gara stratosferica ne sono la dimostrazione. In questa prima parte di gara tiene il ritmo di Norris, si toglie la soddisfazione di un paio di sorpassi inattesi per la sua vettura (su Ocon in particolare), si difende bene su Perez e dà la netta impressione che un risultato di alto livello possa addirittura essere alla sua portata. L’idea strategica era andare più lunghi di tutti sulle gialle, fare una sola sosta mettendo le bianche e grazie al ritmo spuntare una posizione a punti significativa. Peccato però che il crollo delle gomme lo fa andare 2 sec al giro più lento di tutti e tardano assai a capirlo. Quando al 26 va a pittare si ritrova troppo indietro. Poi continua da par suo e alla fine strappa un punticino che sa un po’ di amaro per come si erano messe le cose all’inizio. Comunque eccellente e lascia da campione. Bravo.

NOTE DI MERITO

Alonso stava facendo un garone ma la rottura al 28 giro gli portato l’ennesima delusione della stagione. Un vero peccato. Bella la scenetta in griglia con Vettel: “dont worry about me at the start” e da antologia il doppio sorpasso su Bottas/Tsunoda al 24 giro.

Tsunoda finisce in crescendo facendo ancora una volta una gara decisamente migliore dello spento Gasly – bella la battaglia con Alonso.

Albon non va a punti ma riesce a mettersi dietro un bel po’ di gente che normalmente dovrebbe stargli davanti.

Zhou sta qui perché almeno ci prova, a differenza del suo teammate

NOTE DI DEMERITO

Hamilton chiude male il campionato. Prende la scoppola della vittoria di Russell in Brasile e non riesce a reagire da par suo. Vero che è stato sorpreso da una vettura non competitiva come nelle ultime gare ma mentre Russell pareva avere tutto sotto controllo così non è stato per lui che è parso indolente e altalenante. La rottura è stata quasi quasi meglio che finire una gara dove avrebbe potuto rischiare di prenderle anche da Norris.

Gasly e Bottas non solo fanno una gara anonima dietro ai rispettivi teammate ma non ci provano nemmeno e se consideriamo che tutti e due avrebbero dovuto provare a difendere la posizione nel team nel mondiale costruttori non è stato un gran bel vedere.

Magnussen me l’aspettavo più pimpante dopo l’exploit del Brasile e mi ha un po’ deluso.

Mick non stava neanche andando male ma la stupidaggine su Latifi è stata inguardabile.

SENZA VOTO

Latifi: anonimo come sempre finisce la sua esperienza in F1 con un mesto ritiro di cui non si accorge nessuno.

 

Ad maiora.

VERSTAPPEN CHIUDE ALLA GRANDE AD ABU DHABI. LA FERRARI SALVA LA STAGIONE.

Ad Abu Dhabi si chiude il mondiale più a senso unico della storia della Formula 1. E c’è spazio solo per definire i primi dei perdenti, come li chiamava Enzo Ferrari. Che non sarebbe certamente fiero di vedere, nella contesa, proprio la squadra da lui fondata.

In settimana, tutta la stampa che conta ha annunciato in pompa magna il siluramento di Binotto, sostituito da un personaggio dal carattere difficile, tal Frédéric Vasseur che si vuole molto vicino sia alla dirigenza di Stellantis sia a Charles Leclerc. La Ferrari prontamente smentisce, la stampa che conta dichiara che la candidatura è bruciata, e Binotto si presenta sorridente nel paddock, come se niente fosse. C’è un secondo posto in entrambi i campionati, da portare a casa, e non sono ammesse distrazioni.

Le qualifiche vedono la Red Bull monopolizzare la prima fila, la Ferrari la seconda e la Mercedes la terza. 

La partenza è regolare per i primi tre, che se ne vanno nell’ordine, mentre Hamilton riesce a superare Sainz, il quale lo riattacca subito, lo passa ma lo porta largo, e l’inglese si riprende la posizione tagliando la curva. Dopo qualche giro, gli viene chiesto di ridare la posizione, cosa che fa prima che la direzione gara intervenga, ma poi se la riprende subito. Le sue gomme posteriori, però, si surriscaldano, e al giro 8 Sainz gli ripassa davanti. Il giro successivo deve poi cedere anche a Russell.

Al giro 10, Verstappen comanda indisturbato, con 3 secondi di vantaggio su Perez, il quale ha un vantaggio simile su Leclerc. Vantaggio che però evapora in 5 giri, perchè il messicano ha finito le gomme anteriori, e la Red Bull decide di farlo entrare per montare la mescola più dura. Sergio torna in pista fra Vettel e Alonso in battaglia, e impiega qualche giro a superare il tedesco, perdendo tempo prezioso.

Che però recupera subito dopo, e, stranamente, la Ferrari non fa fermare Leclerc.  Al giro 20 si ferma, invece, Verstappen, che esce poco davanti a Perez. 

Al giro 21 finalmente la Ferrari fa entrare Leclerc, che esce a debita distanza dal rivale messicano, e poco davanti a Sainz, che però non lo attacca. Charles inizia a guadagnare lentamente terreno nei confronti di Perez, e a metà gara si trova a 3 secondi, ma, soprattutto, fa segnare il giro più veloce. 

Perez, che segue Verstappen a 2 secondi, si lamenta di essere rallentato dal compagno. Le due Red Bull sembrano però in completa gestione della gara, e non consentono a Leclerc di avvicinarsi a meno di 2.5 sec. Ma così non è, perchè al giro 33 il distacco è di solo 1.5,  e la Red Bull fa fermare nuovamente il messicano. La Ferrari dice a Charles di fare l’opposto e, infatti, rimane fuori. Non solo, in Ferrari pensano di andare fino in fondo senza più fermarsi. Mancano 20 giri e il distacco da Leclerc è di 18 secondi.

Al giro 45 Perez raggiunge Hamilton, che non ha ancora fatto la seconda sosta, e l’inglese gli restituisce il favore dell’anno precedente, quando perse 5 secondi, e il mondiale, per la strenua difesa del messicano, il quale lo supera una prima volta, ma poi si fa risuperare nel rettilineo successivo. Alla tornata dopo, si fa più furbo e aspetta il secondo DRS, riuscendo a completare il sorpasso.

A questo punto Leclerc è 9 secondi, con 11 tornate ancora da percorrere. I giri passano, e Perez guadagna solo mezzo secondo al giro, il che non è sufficiente. 

A tre giri dalla fine, Sainz supera Hamilton per il quarto posto, e contemporaneamente la W13 dell’inglese si rompe. Lewis conclude così la stagione senza vittorie, per la prima volta da quando corre in F1.

Perez non ce la fa a raggiungere Leclerc, e la gara finisce così con Verstappen a centrare la quindicesima vittoria stagionale, Leclerc secondo ad artigliare una meritatissima seconda piazza nel mondiale, e Perez terzo per la delusione dei tifosi messicani. Al quarto posto Sainz, poi Russell, Norris, Ocon, Stroll, Ricciardo e Vettel, che chiude così la carriera in F1 come l’aveva iniziata, prendendo un punto.

La Ferrari riesce così a portarsi a casa la seconda posizione in entrambi i campionati. Poco, se si pensa a come il mondiale era iniziato, tanto se si pensa a dov’è stata la rossa nelle due stagioni precedenti. Ma dopo averci raccontato per due anni che l’obiettivo era il 2022, finire con 4 vittorie contro le 17 della Red Bull è obiettivamente deludente.

Ora ci aspetta la solita, lunghissima, pausa invernale. Nella quale, c’è da giurarsi, si tornerà a parlare del team principal Ferrari. Appuntamento in Bahrain fra 105 giorni.

P.S. oggi è stata, forse, l’ultima gara per tre piloti molto amati, per ragioni diverse. Mick Schumacher, il cui prosieguo di carriera non è ancora chiaro, Daniel Ricciardo, destinato a fare da terzo pilota e testimonial per la Red Bull, ma, soprattutto, Sebastian Vettel che ha lasciato un segno nella storia della Formula 1, anche da un punto di vista umano e del quale, ne sono sicuro, sentiremo ancora parlare in ambiti diversi dal motorsport. Danke Seb.

P.S 2 è stata l’ultima gara anche per Latifi, che, purtroppo per lui, non è così amato come i tre sopra citati.  E’ stato tanto criticato, e preso di mira per quanto avvenuto un anno fa proprio ad Abu Dhabi, ma se si pensa a certe prestazioni che è riuscito a produrre, non è sbagliato affermare che non sia proprio quanto di peggio si sia visto in F1, come in tanti sostengono.

P.S. 3 Einstein sosteneva che facendo le stesse cose si ottengono sempre gli stessi risultati. Chi dice che in Ferrari non si debba cambiare nulla, dovrebbe tenere conto di questo. 4 stagioni, 7 vittorie, due con zero, una sanzione pesantissima subita, un cambio di regolamento che ha letteralmente azzoppato una buona monoposto. E strategie discutibili in continuazione. E’ una traiettoria che va benissimo per arrivare secondi (per un  pelo), ma non certo per vincere il mondiale contro squadre come la Red Bull e la Mercedes. Ed è proprio questo il problema.

P.S. 4 a questo proposito, oggi abbiamo visto molto bene la differenza fra un fuoriclasse e un buon pilota. In Red Bull l’hanno capito molto bene, in Ferrari no.

F1 2022 – GRAN PREMIO DI ABU DHABI

Ed eccoci finalmente all’ultima tappa del mondiale F1 2022. Finalmente perchè, onestamente, non se ne può più almeno dal mio misero e personale punto di vista.

Mi si potrebbe obiettare che sono solo le “lamentatio” di un ferrarista deluso dall’ennesima stagione “a gambero” che i rossi sono riusciti a mettere in piedi, con punte di autolesionismo da far rimpiangere gli anni pre-era Todt, sia in pista che dal punto di vista politico.

In parte è vero, arrogandomi di rappresentare una buona parte del tifo ferrarista, posso tranquillamente affermare che non vedo l’ora che finisca perchè così finirà il rosicamento costante che accompagna i tifosi ferrari dal Gp di Ungheria in poi.

Ma non è solo questo, è la consapevolezza suffragata dai fatti che la F1 si è incamminata su una strada che magari avrà successo finanziariamente ma lascerà dietro di sè una lunga scia di imbarazzo e inadeguatezza.

immagine da scuderiafans.com

Le vicende del budget cap, del cambio delle regole in corsa senza una reale motivazione, la disinvoltura con cui sono gestite le gare dal punto di vista regolamentare hanno fatto perdere al mondo della F1 molta credibilità, fattore di cui già non godeva appieno prima del biennio 2021/2022.

Lungi da me non ammettere che i titoli di Verstappen siano ampiamente meritati e non sottolineare le ampie defaillance di sviluppo che la Scuderia ha messo in campo anche quest’anno, ma mettendo in fila tutte queste vicende il sentimento dominante è l’amarezza di non assistere ad uno sport, seppure molto sui generis, ma ad uno spettacolo ad uso e consumo dei nuovi fan che il management della F1 va tanto ricercando.

In questo senso vanno anche molte delle decisioni che la commissione gara prende per diramare i problemi che si verificano in pista, con l’uso disinvolto e mai prevedibile della safety car o delle virtual, sanzioni a tempo affibiate senza un criterio logico o quanto meno seguendo il regolamento e meno che mai cercando di preservare la correttezza dell’evento che si sta svolgendo.

In tutto ciò ovviamente la Ferrari ci mette ampiamente del suo, scegliendo di restare in una posizione economicamente privilegiata grazie al bonus per essere “team storico”, fregiandosi di un diritto di veto di cui non ha mai usufruito e imbastendo rivoluzioni tecniche e di risorse umane interne alla GES che in confronto Penelope e la sua tela sono un pallido esempio.

La Scuderia sembra sempre più essere “l’utile idiota” della F1, un team che porta prestigio e visibilità al prezzo di un obolo da versare ogni anno per non rompere troppo le scatole quando ci sono da prendere decisioni che vanno contro il suo interesse sportivo.

immagine da affaritaliani.it

A questo aggiungiamo il fatto che quello che sembra davvero mancare alla Scuderia sia la volontà, in termini economici e politici, di tornare al successo. Una volontà che manca a partire dai suoi amministratori delegati, composta da gente di sicuro molto abile nel tenere i conti ma completamente non avvezza al mondo delle corse e alle trame che la compongono. Da fuori sembra che, al di là delle dichiarazioni di facciata, semplicemente non interessi più di tanto se si vinca o meno, basta giusto qualche vittoria e “l’illusione” di essere della partita.

E per chiudere il calendario sempre più ipertrofico che si costruisce anno dopo anno. Per il 2023 sono già state ufficializzate 24 (!) gare, da Marzo a fine Novembre. A spanne, considerando Agosto come mese senza gare, fanno più o meno un Gp ogni 10 giorni, una follia considerando anche che le gare sprint, di cui anche i piloti a partire da Verstappen non hanno ancora capito l’utilità, passeranno da 4 a 6.

Tutto questo sembra fare a pugni con i propositi che la stessa F1 ha fatto suoi, come l’attenzione all’ambiente, l’inclusività e diversità. Ventiquattro gare con una organizzazione logistica incomprensibile se si ragiona nell’ottica di minimizzare gli spostamenti di personale e attrezzature.

Un esempio? Il Gp di Miami inserito a Maggio tra Gp di Azerbaijan e l’appuntamento di Imola. Tralasciando il fatto che la pista è un pugno in un occhio, si passa dall’Asia, al Nord America e poi in Europa nel giro di tre settimane. Motivo? Chi organizza il Gp di Miami ha chiesto e ottenuto pagando (ovviamente) di avere il GP in un periodo dell’anno lontano dagli altri appuntamenti nel Nord America (Austin, Città del Messico, Brasile) che arrivano a Ottobre. Alla faccia della sostenibilità ambientale.

immagine da adnkronos.com

Per non parlare poi dei Gp ospitati in paesi che calpestano regolarmente diritti civili e delle minoranze, quando poi si fa tutto un circo su Hamilton e le sue “battaglie” sull’inclusività e la diversità. La fiera dell’ipocrisia ma non è una novità, dà solo fastidio il fatto che si sbandierino intenti che poi vengono regolarmente bistrattati.

Ah vero, c’è anche il Gp di Abu Dhabi… Che dire se non che si consumerà probabilmente la rivincita tra Hamilton e Verstappen dopo i fatti del 2021. Mercedes arriva dal successo in Brasile con Russell e vorrà fare il bis, possibilmente con il suo epta campione che così manterrà intatta la striscia di almeno una vittoria in tutte le edizione dei mondiali di F1 disputate. Considerando la tigna che Verstappen ha fatto vedere in Brasile scommettiamo che il suo unico obbiettivo sarà spezzare questa striscia, garantito.

Abu Dhabi porta in dote anche l’ennesima tragicommedia nella GES, con rumors di sostituzione di Binotto con Vasseur per il 2023 e smentita della Scuderia. In ogni caso, nessuno ci fa una bella figura perchè di sicuro qualcosa bolle in pentola ed è il chiaro segnale dell’ennesimo mal di pancia in seno alla GES che prelude ad un’altra rivoluzione. Il Gattopardo in salsa emiliana: “cambiare tutto perchè nulla cambi”.

Sarà anche tempo di addii per tanti piloti quest’ultimo GP: Vettel, Latifi, Ricciardo (molto probabilmente), Schumacher sono all’ultimo giro di giostra in F1, almeno per il momento.

Se per alcuni , vedi Latifi, il giro in giostra è durato anche fin troppo (anche se, ehm ehm, ha di fatto impedito all’epta di diventare octa…ehm ehm…) per altri come Ricciardo il dispiacere nel non vederlo più al volante è sincero.

Mick Schumacher oggettivamente ha fatto troppo poco per meritare la conferma: le ha prese da un Magnussen che praticamente un “ex” della F1, ha fatto troppi incidenti e raramente ha offerto prestazioni di rilievo. Ha avuto la sua occasione, che tanti altri magari più capaci non avranno mai.

immagine da f1world.it

Ultimo pensiero per Vettel, ultimo ferrarista ad aver provato seriamente la conquista del titolo mondiale. Un grande pilota e una grande persona che lascerà un vuoto, senza dubbio. Ha cercato di raggiungere la gloria imperitura sotto le insegne del cavallino ma è stato solo l’ultimo di una lunga serie di piloti triturati dal Mito del cavallino, un altro figlio di Saturno. A lui i sinceri auguri di una vita felice lontano dalla F1, anche perchè se questo è il mondo che lascia non è il caso di avere troppi rimpianti.

Buon GP di AbuDhabi a tutti, io onestamente avrò altro da fare.

*immagine in evidenza da arabianbusiness.com

Rocco Alessandro

 

 

BASTIAN CONTRARIO: LA SAMBA DEL SECONDO

Il GP del Brasile lascia l’amaro in bocca, nonostante si sia presentato in modo vivace, soprattutto (con Max fuori dai giochi, la Red Bull è finita e lo spettacolo ne giova) agli occhi dei profani. Amaro che abbiamo iniziato a masticare già dalle qualifiche, dove la Ferrari ha consumato il suo ennesimo clamoroso errore. Proprio questo sbaglio, purtroppo, è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo di frustrazione e cattiveria agonistica che ha portato il nostro LeClerc a ballare, assieme al suo rivale Perez, la sua samba del secondo posto.

Ormai è storia nota che l’alfiere rosso non può che ambire alla seconda piazza nel mondiale piloti, proprio come la sua Scuderia in quello costruttori. L’errore commesso in quella sotto specie di qualifiche chiamate Sprint Race, purtroppo, gli ha fortemente compromesso il GP e pregiudicato la sicurezza di presentarsi ad Abu Dhabi con un certo margine (seppur minimo) sul suo diretto avversario. Il GP, letteralmente dominato da Mercedes, si è evoluto in maniera tale che alla fine Charles si è ritrovato coinvolto in un patetico balletto, pardon samba, che lo ha portato a discutere con la squadra, pregandoli di ottenere la sudata posizione conquistata da Sainz. Non finirò mai di ripetermi e spendermi su queste righe dicendo che il tifo non mi appartiene e cerco di ragionare nel modo più obiettivo possibile. Allora se sabato è stato deprecabile e quanto meno ingenuo il comportamento di Perez, in cui ha letteralmente mendicato la posizione, cosa ripetuta anche il giorno dopo, per quale motivo non dovrei adottare lo stesso ragionamento anche nei riguardi di LeClerc? Ci vado giù duro perché, sebbene la squadra abbia una grossa responsabilità nel casino nel quale l’ha cacciato, è anche vero che lui non è esente da responsabilità. Nella fase iniziale del GP, Charles si è scornato con Norris, cercando di superarlo in un punto della pista molto improbabile, quando poi se avesse aspettato un solo giro lo avrebbe potuto passare alla fine del rettilineo, proprio come ha fatto il suo compagno esattamente dopo. Si viene a sapere che, prima del GP, in casa Ferrari abbiano  concordato che, caso mai Charles fosse finito dietro Carlos, quest’ultimo gli avrebbe regalato (i perbenisti direbbero cedere) la sua posizione al fine di prendere più punti possibili nei riguardi del messicano. Molto probabilmente, se non quasi sicuramente, Ferrari non solo non credeva nella vittoria in generale, soprattutto nemmeno credeva che il furioso Sainz potesse arrivare a podio davanti al forte compagno. Qui inizia la samba per il secondo posto e lo squallido colloquio in mondo visione dove Charles chiede la posizione perché concordata e il muretto che gli risponde che “ci sono altre ragioni”.

Come poteva Ferrari togliere il podio a Carlos dopo quello che aveva fatto per meritarselo? Soprattutto, come Charles ha avuto il coraggio di chiedere una cosa del genere? Sarebbe stato tutto tacito se si fosse dovuto “switchare” un quarta posizione con una quinta o una quinta con una sesta… nessuno avrebbe avuto da ridire, ne sono sicuro. Con un podio di mezzo e conquistato a quel modo tra l’altro, la richiesta di Charles, sebbene concordata, è stata quanto meno fuori luogo! Inoltre, cos’è questa smania e questa preoccupazione di arrivare secondo a tutti i costi? Sebbene capisco la carica agonistica e la frustrazione del monegasco (che deve essere davvero tanta) che lo ha portato a sputtanare lui e l’intera squadra in diretta mondiale, mi rifiuto di accettare che si dia importanza ad un risultato così mediocre, specie dopo l’inizio di questa stagione dove obiettivi e propositi sono ben altri. Il fondatore della Beneamata diceva sempre che “il secondo è il primo dei perdenti” ed il sottoscritto impallidisce nel vedere tutta questa foga nel voler raggiungere a tutti i costi questo risultato. Sia chiaro, non sto affermando che LeClerc deve gettare la spugna solo perché ormai il titolo lo ha vinto Verstappen e quindi  deve rinunciare ad ogni proposito di lotta. Solo, è davvero cosi necessario mettere in pubblica piazza problematiche che si sarebbero potute discutere al riparo di occhi ed orecchie indiscrete? Davvero è così importante questo secondo posto Charles?

Perez e la Red Bull tutta, hanno dimostrato al mondo intero, caso mai qualcuno avesse ancora dubbi,  che squadra siano: incentrata tutta ed esclusivamente su Verstappen e soprattutto che quest’ultimo nemmeno lo considera il compagno, reo di essersi girato di proposito a Monaco (ormai il vaso è tracimato), per stare il più avanti possibile. Il buon Max dimentica che se non fosse stato per il muro che il messicano erse contro il “brasiliano d’adozione”, difficilmente avrebbe vinto il mondiale l’anno scorso. Eppure con l’olandese non ti puoi permettere sgarri evidentemente, bisogna raccogliere solo le briciole che egli ti concede. Patetico Perez che mendica una posizione, patetica la Red Bull che dice che l’olandese lo aiuterà ad Abu Dhabi e, soprattutto, ridicolo Verstappen che si aggrappa alla scusante Monaco per non ammettere il fatto che non vuole cedere nulla… tuttavia si è campioni non solo nel dimostrare di essere i migliori nell’abitacolo ed in pista, lo si è anche nel capire quando è il momento di essere umili e purtroppo in questo il buon Verstappen è fin troppo manchevole.

Mi farebbe piacere sapere se è questo il genere di campione che Charles vuole essere e se è questa la Ferrari che vuole portare al trionfo. I bibitari possono permettersi il lusso di lasciare questo comportamento all’olandese, perché è triste dirlo, loro si possono permettere al momento di correre anche con lui solo, dato l’immenso vantaggio tecnico che hanno. Ferrari attualmente è un cantiere a cielo aperto (nel momento in cui scrivo ci sono solo fughe di notizie e continue smentite sull’appiedamento di Binotto tra l’altro) e di avere un box totalmente spaccato non è il presupposto migliore per affrontare un mondiale, il prossimo, perché (e proprio la Red Bull insegna) se mai arriverà il momento, lo spagnolo farà il suo dovere e quindi eventualmente si ergerà d’innanzi a Verstappen o ad uno dei due Mercedes, visto che ormai sono ritornati anche i crucchi e nel 2023 saranno inevitabilmente della partita. Il sistema F1, che ormai non ha più nulla da offrire, visto che Red Bull ha fatto il pieno, ci va a nozze su questa samba del secondo e lo spettacolo ad Abu Dhabi varrà soprattutto il prezzo del biglietto per quanto riguarda il mondiale costruttori, dove la posizione della classifica deciderà premi (consistenti) in denaro (e per contro ore in meno in galleria del vento per sviluppare… mistero della fede del regolamento), inoltre rappresenterà il ripagamento di un anno difficile di competizione serrata e considerando cosa è successo in queste ultime ore, potenzialmente potrebbe decidere la permanenza di Binotto in Ferrari. Per contro, è anche vero che per quanto riguarda la conquista della seconda piazza nel mondiale piloti, soprattutto per Charles, sa più di beffa che di gioia.

La Rossa purtroppo è ad un bivio e mai come in queste ore, considerando le voci che si rincorrono sul suo team principal, ciò che ho scritto è vero e l’unico risultato ammesso è quello che manca dal lontano 2007. Tutto il resto è solo un contentino che ha un sapore troppo amaro in bocca; perciò questa samba per il secondo posto lascia il tempo che trova… a meno che non si è felici di essere il primo dei perdenti

 

Vito Quaranta