F2 GRAN BRETAGNA – BOREDOMS

La lotta per il titolo di F2 è entrata nel vivo. Guanyu Zhou (UniVirtuosi) finora aveva guidato la classifica con autorevolezza ma adesso è stato raggiunto da tutti i principali rivali, come il duo Prema (che lo scavalca in classifica), Dan Ticktum (Carlin) e, un po’ più indietro, le Hitech di Liam Lawson e soprattutto Juri Vips. In generale ora la classifica vede una decina di piloti nell’arco di 50 punti – e un singolo weekend di gara assegna idealmente 69 punti.

Si giunge al weekend di Silverstone con tre notizie. La prima è che il leader Zhou lascerà la serie a fine anno, a prescindere dal risultato; un po’ perché ha la F1 nel mirino (ha anche effettuato una sessione di prove libere in Austria) ma anche perché i costi che la serie richiede ai propri piloti sono diventati così elevati che è impensabile disputare più di due o tre stagioni. Matteo Nannini continuerà a correre col team Campos anche a Silverstone, mentre il giovane talento Theo Pourchaire (ART) ha completato il recupero della frattura del polso, conseguenza di un incidente a Baku.

Le prove libere si svolgono nella norma, con un paio di bandiere rosse e molta azione nei minuti finali. La spunta Dan Ticktum (Carlin) con due decimi e mezzo su Oscar Piastri (Prema), il principale inseguitore di Zhou in classifica, il quale è sesto a poco più di mezzo secondo, davanti a un Christian Lundgaard (ART) in recupero dopo l’inizio di campionato insoddisfacente a dir poco. Robert Shwartzman (Prema), terzo in campionato, è decimo mentre Pourchaire, il giovane talento della serie, è ultimo dopo aver causato la prima bandiera rossa con un testacoda.

[COURTESY OF MOTORSPORT.COM]

Le qualifiche introducono i temi del weekend: Oscar Piastri ottiene la sua prima pole dal 2019 e, grazie al bonus di quattro punti elargito al poleman, ora è solo a un punto da Zhou. Il cinese lo affiancherà in prima fila; resta comunque della partita. L’australiano ha beneficiato dei pasticci del compagno di squadra Shwartzman, il quale nel corso dell’ultimo tentativo è andato in testacoda alla Stowe, provocando una bandiera gialla e rovinando i giri ai suoi principali avversari. Ticktum e Felipe Drugovich (UniVirtuosi), dopo aver lottato per la pole per due terzi di sessione, invece concludono 4 e 6. Hanno invece beneficiato dell’interruzione Richard Verschoor, che porta la modesta MP in terza posizione, e Roy Nissany (DAMS), che ottiene la migliore prestazione in carriera in F2 (ottavo). Lundgaard, decimo, partirà in pole in gara-1 per via dell’inversione della griglia.

[COURTESY OF ROBERT SHWARTZMAN VIA TWITTER.COM]

Gara-1 come di consueto regala poche emozioni. Al via Shwartzman compie una partenza stellare e balza dalla quarta alla prima posizione. Lundgaard cede invece la posizione anche a Juri Vips, qualificatosi nono e partito secondo. A sorpresa, Zhou va in testacoda in completa autonomia in curva 4 e si deve ritirare. Stessa sorte anche per Nissany (partito terzo), vittima di un contatto con Lundgaard nello stesso punto. La gara vedrà altri due testacoda ad opera di Alessio Deledda (HWA) e Guilherme Samaia (Charouz), per il resto non accade nulla.

Vince Shwartzman in controllo su Vips. Lundgaard conquista il primo podio dall’opening in Bahrain, mentre seguono Drugovich, tallonato da Pourchaire, e Piastri, il cui sorpasso su Lawson per la posizione è stata l’unica manovra degna di nota dopo il primo giro. La zona punti è chiusa da Ticktum, mentre la top ten da Marcus Armstrong (DAMS) e Verschoor, maturata dopo aver compiuto una sosta aggiuntiva sotto SC per montare gomme fresche.

Il giro più veloce è stato di Piastri, il che gli permette di guidare la classifica con 83 punti, due di vantaggio su Shwartzman (81) e 5 su Zhou (78). Sono a distanza di una vittoria anche Vips (75), Ticktum (61), Pourchaire (61), Daruvala (53), Lawson (52) e Drugovich (49).

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Gara-2, di solito il round più convulso del weekend, è stata calma al limite della noia. Verschoor vince dopo essere partito dalla pole. Per MP è la prima affermazione stagionale, per il pilota olandese invece è la prima dal 2017 (!). Armstrong chiude secondo dopo aver respinto Ticktum, che trascorre la gara in scia all’austriaco senza tentare neanche un attacco. Il fatto che i primi tre sono arrivati nelle stesse posizioni in cui sono partiti spiega efficacemente la gara.

Due incidenti (uno spettacolare tra Nannini, Deledda e Ralph Boschung (Campos) in partenza, uno miserabile tra Daruvala e Bent Viscaal (MP) dopo sei giri) fanno sì che la prima metà a conti fatti vede tre giri di bandiera verde, comunque abbastanza per Zhou per rimontare dodici (!) posizioni. La gara si anima un po’ nei giri finali, quando diversi piloti si trovano in difficoltà con le gomme. Piastri respinge Vips e sorpassa Lawson. L’australiano conferma le sue doti di gestione delle gomme segnando il giro più veloce all’ultimo giro. Più indietro si forma un trenino che va dalla sesta (Vips) alla quattordicesima posizione, ma nessuno azzarda una manovra. L’unica fonte di spettacolo è Shwartzman, che va in testacoda a 10 km dalla fine nel disperato tentativo di raggiungere la zona punti.

La rimonta di Zhou si arena in questo trenino e il cinese non va oltre l’undicesima posizione; la sua resta un’ottima rimonta. Lundgaard poteva essere un protagonista della corsa, ma stalla nel giro di formazione (è incredibile la sfortuna del danese quest’anno). Considerando anche la battuta di arresto di Shwartzman, Piastri allunga sui principali rivali, con l’eccezione di Ticktum.

Dopo lo “spettacolo” di gara-1 e gara-2, non mi aspettavo molto dalla Feature Race. Non sono stato deluso.

[COURTESY OF LIVEGP.IT]

Piastri parte male dalla pole e Zhou lo brucia; allo stesso modo Ticktum passa Verschoor. Piastri tenta l’undercut ed è il primo dei primi a passare ai box, al giro 7. Ticktum risponde il giro dopo ed emerge davanti all’australiano, mentre il cinese prosegue per altri quattro giri con ottimi tempi. Quando si fermerà sarà ben davanti all’inglese della Carlin. Piastri si fa vedere negli specchietti di Ticktum per qualche giro, ma con sorpresa di tutti sembra incapace di replicare il passo visto al Sabato. Passerà la seconda metà di gara a guardarsi le spalle da Verschoor, che aveva allungato lo stint con gomme morbide. Il duello culmina in una sequenza di sorpasso-controsorpasso all’ultimo giro, l’unico momento adrenalinico della corsa.

Neanche alle spalle dei primi succedono cose interessanti. Vips, il migliore dei piloti su strategia alternativa, dopo la sosta è troppo lontano dai primi e manifesta un passo troppo poco veloce per poter ambire anche solo alla top 5. Shwartzman va in crisi con le gomme soft e su dure non riesce a recuperare il gap che si era andato creandosi. Conclude quinto davanti a un trenino aggressivo costituito da Drugovich, Vips, Pourchaire, Lirim Zendeli (MP) e Jehan Daruvala (Carlin). I sei transitano sotto la bandiera a scacchi separati da appena due secondi e nove decimi.

L’unico “drama” della corsa proviene dal mai fortunato Christian Lundgaard, che parte dai box con la posteriore sx non fissata a causa di un dado difettoso. La ruota rimbalza in pitlane e per fortuna nessuno si fa male – a parte la gara del danese, che dopo aver perso un giro ai box è anche oggetto di uno Stop&Go. Nel piattume complessivo si distingue Nissany, che perde il posteriore alla Chapel e si esibisce in una doppia piroetta.

[COURTESY OF THELASTCORNER.IT]

In classifica si assiste al sorpasso di Piastri ma anche alla riscossa di Zhou, che si rilancia dopo quattro gare senza punti. Piastri resta comunque aggrappato alla vetta del campionato, 108 punti contro 103 del cinese. Terzo è Shwartzman a 91 punti, insidiato da Ticktum (89) e Vips (85). Il russo quest’anno sta soffrendo il compagno di squadra: non solo sta facendo molti più errori dello scorso anno, ma anche in termini di passo gara “puro” spesso non è all’altezza di Piastri. Dopo una barriera di venti punti si incontrano gli altri inseguitori, Pourchaire (65), Drugovich (59), Lawson (58) e Daruvala (56).

Quello di Silverstone è stato il peggiore weekend in termini di spettacolo dal 2019. Spero che a Monza sarà meglio.

[Immagine in evidenza tratta da gazzetta.it]

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

HAT-TRICK AD ASSEN – NON C’È TRIPPA PER GATTI. POST GP SBK

🗣️Non è più quella di un tempo, non ci sono sorpassi, le moto sono brutte, i Piloti non sono duri e puri, non ci sono personaggi, i Piloti sono scarsi, erano altri tempi, erano più belle, erano più combattute….

È il dramma della Superbike. La categoria regina delle derivate di serie purtroppo deve convivere con un passato troppo pesante, specialmente per lo zoccolo duro della tifoseria di una squadra che ha fatto la storia della categoria.

Personalmente sentire le lamentele dei soliti "noti" non ha prezzo, perché vuol dire andare nella direzione giusta. Cosa sarebbe la SBK senza Jonathan Rea e la sua Ninja⁉️
Sarebbe uno spettacolo per tutti, ci sarebbero migliaia di sorpassi, lotte corpo a corpo, lotte all'ultimo giro. Il paradosso è che anche oggi ci son stati ma pochi li hanno visti, perché tutti vedono soltanto il dominio verde con gli occhi del passato. Questa è la SBK, queste sono le SBK ed il livello è altissimo. Certo si potrebbe fare sempre di meglio...
La lotta all’ultimo giro tra Sykes, Lowes e Rinaldi. Immagine WorldSBK.com

Il weekend di Assen è stato un dominio assoluto di Jonathan Rea. Ha vinto tutte le gare con una “facilità” disarmante, ma non c’erano dubbi. Assen è la sua pista, dove nel 2010 vinse con una vecchia Fireblade che prendeva schiaffi da tutte le parti…

In gara 1 regola Redding e Razgatioglu, mentre nella SP Race batte Rinaldi e Razgatioglu. Infine nella Gara 2 batte ancora Redding ed Andrea Locatelli. L’Italia avrà un futuro assicurato nella categoria.

Il rookie Italiano è stato il “vincitore morale” del weekend con una prova davvero superlativa. Nella SP Race viene retrocesso per un track limits dopo esser arrivato 3°, mentre in gara 2 conduce per molti giri la corsa salvo poi arrendersi a Rea e Redding.

Il contatto tra Gerloff e Razgatioglu alla prima curva di gara 2. Manovra sconsiderata dell’Americano. Immagine WorldSBK.com

Weekend davvero da dimenticare per Garrett Gerloff, che passa da un possibile approdo in MotoGP Petronas al rinnovo con Yamaha SBK, salvo complicarsi la vita con un’entrata killer su Razgatioglu alla prima staccata del primo giro di Assen. Risultato gara rovinata per Toprak (0 punti) e per lui. 

Punti pesantissimi per Razgatioglu quelli persi ad Assen, in virtù dei 25 punti della vittoria di Jonnhy. In casa Yamaha non saranno affatto contenti.

Palmarès da aggiornare per Assen. 15 vittorie e 21 podi per lui. Immagine WorldSBK.com

Weekend perfetto per il Campione del Mondo In carica, dopo la pole position riesce a prendersi la vittoria in tutte le gare senza lasciare scampo agli avversari. Ed è Jonnhy a fare una grande differenza, nonostante gli ottimi risultati fin qui di Alex Lowes. 

Scott Redding in azione ad Assen. Immagine WorldSBK.com

Weekend da bicchiere mezzo pieno per Ducati. La sensazione, nonostante i podi di Redding e Rinaldi, è che entrambi i Piloti non siano in grado di sfruttare al massimo le potenzialità della V4R, soprattutto facendo un paragone con quanto fatto da Bautista pochi anni indietro. Resta da capire quale sarà il futuro di Redding, apparso molto scontento negli ultimi giorni del rendimento della moto. 

Quale futuro per il Team Ufficiale Ducati⁉️ Su quale Pilota puntare per il Mondiale!? Redding e Rinaldi hanno le capacità di battere Rea e la sua Ninja!?

In classifica Mondiale Jonnhy allunga grazie ai 62 punti ottenuti, e si porta a + 37 su Razgatioglu. Il turco correrà con il sangue agli occhi i prossimi round ed il Mondiale è ancora lunghissimo, perché sono stati disputati soli 5 round e ne mancano altri 8. 

Top10 del Mondiale SBK dopo 5 round su 13. Fonte Worldsbk.com

 

Appuntamento al 8 agosto sul circuito di Most, new entry nel Mondiale SBK. Molto tecnico come circuito ed in parte simile ad Assen, sconosciuto a tutti i Piloti né vedremo delle belle.

 

✍️ Francky

WORLD SBK 2021 – ROUND D’OLANDA

Sembrava impossibile ma è successo.

Johnny Rea non è più in testa alla classifica piloti del mondiale SBK 2021.

Ecco lo scenario con cui si arriva per il round olandese, sulla mitologica (anche se un pò meno rispetto al passato) pista di Assen.

Come detto il nordirlandese si troverà per la prima volta dopo tanto tempo a dover inseguire, seppur per soli due miseri punti, il capofila Razgatlioglu, che per una volta ha fatto il Rea della situazione a Donington: vai avanti tu e chissà che magari un errore capita anche a te.

immagine da motocyclesports.net

Detto fatto, Rea cade e il turco azzera il distacco in classifica su una della piste più amiche dell’alfiere Kawasaki.

Ad Assen andrà in scena l’ennesimo duello, dall’esito piuttosto incerto. Non si corre in Olanda dal 2019 e fu dominio Ducati-Bautista (bei tempi…), con Rea a limitare i danni salendo sul podio e Razgatlioglu a raccogliere poco o nulla con due noni posto.

Entrambi i contendenti hanno punti di forza sul tracciato olandese, cambi di direzione ad alta velocità per Rea e le magie in staccata di Razgatlioglu, per cui immaginaimo una lotta davvero serrata.

Per il turco poi sarà il primo esame da primo della classe, cosa che può mettere ulteriore pressione, sarà curioso capire come reagirà e soprattutto se riuscirà a mantenere una costanza di rendimento altissima nell’arco di tutto il weekend.

immagine da automobilesport.com

Rea invece sà che non può permettersi altri passi falsi perchè quest’anno l’avversario è di quelli tosti. Il tutto con l’incognita meteo che ad Assen è la regola.

Quelli che da protagonisti sono passati a sparring partner, ovvero i piloti Ducati Aruba, arrivano in Olanda in una brutta situazione. Oltre al disastro di Donington, quello che preoccupa maggiormente è lo scarso felling che entrambi i piloti hanno con la V4 Panigale.

Entrambi hanno perso la direzione da seguire e ogni gara sembra un salto nel buio: può andare bene ma anche molto male. Si spera in un cambio di rotta quanto meno per riprendere le fila di un campionato partito con ben altre aspettative.

Attesa anche per BMW, reduce dai podi inglesi (complice il meteo) e in decisa risalita nel borsino del mondiale. Van der Mark corre in casa e sarà un altro elemento di cui tenere conto.

immagine da giornalemotori.com

Occhio anche a Gerloff del team GRT Yamaha che è ormai diventato un habituè delle posizioni da podio o immediatamente a ridosso. Posizioni che per la prima volta da tempo ha riassaggiato anche il team ufficiale Honda con Haslam, che si dice fiducioso per il proseguio della stagione avendo compreso esattamente su quali aspetti concentrare gli sforzi per rendere la CBR-RR più competitiva.

Apprendiamo con dispiacere che Laverty e RC Squadra Corse non correranno ad Assen per “processi di ristrutturazione” interni al team. Davvero una brutta figura per quello che può essere definito lo junior team di BMW (che ha sotto contratto Laverty), che aveva garantito finanziariamente la presenza al mondiale. Si spera in un pronto ritorno alle gare ma a questo punto potrebbe essere in dubbio il proseguio della stagione.

*immagine da motorsportguides.com

Rocco Alessandro

 

BASTIAN CONTRARIO: LA LEGGE DELLA GIUNGLA

Il GP di Gran Bretagna, è stato teatro di uno spettacolo che, diciamocela tutta, stavamo aspettando da tempo e che quasi avevamo rinunciato a sperare avvenisse: lo scontro (letteralmente parlando) titanico tra Lewis e Max.

Su queste pagine è sempre stato scritto che era solo questione di tempo ed alla fine il tempo è giunto. Il botto ha origine proprio dal sabato e da quel discutibile spettacolo chiamato “sprint race”; ed è figlio di una serie di atteggiamenti che ormai covavano da tempo. Ne discutevo con @ReMinosse (al quale vanno i ringraziamenti per aver ispirato il titolo dell’articolo) proprio all’indomani del GP, che quello a cui abbiamo assistito non è altro che l’attuazione della legge della giungla.

È dall’inizio di questo esaltante ed avvincente mondiale (perdonatemi il vezzo lessicale… finalmente abbiamo veramente qualcosa di cui parlare) che abbiamo visto un Hamilton tranquillo, parsimonioso. Magari ad inizio mondiale gli poteva andare anche bene, visto che Red Bull e Verstappen erano alla ricerca della quadra e non erano ancora esplosi. Inoltre in quel breve duello, che abbiamo visto solamente ad inizio mondiale, Max ha imposto la sua personalissima legge del “boia chi molla”; ed infatti a rimanere avanti era sempre lui. Con Max Verstappen non ci sono mezze misure, non c’è margine di dialogo in pista; o tiri fuori le palle e giochi all’auto scontro o semplicemente vieni annichilito. Lewis questo lo sa, lo ha sempre saputo, solo vuoi l’esperienza, vuoi il mezzo, vuoi l’attesa di una promessa di rinascita della sua W12; il campione inglese si è sempre trattenuto.

In Inghilterra, a casa sua, evidentemente il leone ha voluto far capire che non è ancora vecchio da essere spodestato, o comunque se proprio deve avvenire, vuole vendere cara la pelle… questa è la legge della giungla; uccidi o sei ucciso. La stessa giungla che trovi in pista allo spegnersi dei semafori dove tutti, leoni e iene (diciamocelo… non tutti sono all’altezza di essere leoni), sono pronti a spolparti vivo. Domenica il buon vecchio Lewis di leoncini, pronti a fargli la festa ne aveva due; uno più affamato dell’altro. Solo che fino a prova contraria è Hamilton il re della foresta; ed infatti la festa l’ha fatta lui a tutti e due!

Come ho già anticipato, tutto si è consumato o quanto meno dovrei dire capito, al sabato: infatti nella “mini gara” che la FIA ci ha costretti a vedere (ci vorrebbe un Bastian Contrario a parte solo per questo nuovo format), mi sono reso conto di una cosa: che questa non è altro che uno spoiler di quello che avremmo visto il giorno dopo. Tralasciando il fatto se la Sprint Race piaccia o meno, se sia la cosa giusta o no per la F1, vorrei farvi focalizzare sul fatto che in quel preciso momento Hamilton; ha capito come comportarsi alla domenica: sabato il campione inglese partiva dalla pole (si può dire?) e come spesso gli è capitato (le partenze non sono il punto di forza di Lewis), perde la posizione a favore di Verstappen. L’olandese, naturalmente chiude giù duro, non lo fa passare e la mini gara finisce li, con buona pace della FIA che credeva di fare spettacolo e del pubblico pagante che affollava (Dio ti ringrazio!) le gradinate. La Sprint Race è stata utile solo per un motivo: ha fatto capire ad Hamilton che se avesse voluto portare a casa il risultato, se avesse voluto fare il suo personale show cinematografico ad uso e consumo di fotografi e telecamere, avrebbe dovuto fare solo e soltanto una cosa; chiudere la porta a Max appena se ne fosse presentata l’opportunità.

Il killer instinct si è risvegliato in un attimo, la legge delle giungla che governa il suo mondo ha prevalso e cosi, il sette volte campione del mondo si è ricordato di avere un bel paio di palle nei pantaloni (chiedo scusa alle donne che mi leggono… se frequentate queste pagine, sapete che il politically correct non è il mio forte), le ha cercate e mostrate! Il resto è storia come si suol dire.

C’è una bellissima immagine postata dal direttore di questo blog, dove viene sovrapposta la traiettorie di Hamilton nell’affrontare la Copse nel momento del sorpasso su Verstappen prima e Leclerc dopo: ebbene in quella immagine si vede chiaramente che nel primo caso il campione è praticamente a centro pista (con Verstappen quasi di traverso), mentre con Charles, Lewis è sul cordolo (posizione più ovvia per affrontare quella curva). Questo per dire che Hamilton non ha impostato quella curva per andare più veloce possibile o sorpassare l’olandese in modo strano. No, Lewis ha percorso in quel modo quella curva solo per un motivo: far capire a Max chi comanda ancora! Tuttavia non c’era bisogno di quell’immagine per capire questo no?

L’ho detto qualche riga fa: l’alfiere nero, ha realizzato il giorno prima cosa avrebbe dovuto fare ed infatti il tutto si è concluso a metà del primo giro, altrimenti dopo sarebbe stato un infinito inseguire, nel frattempo l’olandese avrebbe preso ancora più coraggio… e addio! Mi pare evidente che l’azione di Hamilton è destabilizzante, è innanzitutto psicologica: potete prendere il righello e misurare i centimetri di spazio che c’erano tra i due per capire chi ha torto. Fatevene una ragione, quello è un incidente di gara sportivamente parlando e se dovessi seguire le regole della legge della giungla; allora quello era un regolamento di conti. I dieci secondi di penalità inflitti a Lewis sono stati una barzelletta (sia perché li ha scontati al pit, infatti ne parlai proprio quindici giorni fa su questa rubrica; e sia perché se devi punirlo per quello che ha fatto non gli si danno solo dieci secondi!). Anzi vi dirò di più, quei secondi in più sono stati un vero e proprio regalo: grazie al suo talento, al suo mezzo e grazie alle gomme nuove (guarda caso la W12 con le hard posteriori di nuova concezione volava… servono conferme comunque), l’epta campione ha potuto regalare al suo pubblico la “remuntada” che tutti desideravano. A farne le spese questa volta è stato il “leone rosso”, che al momento ha gli artigli spuntati e nonostante questo graffia da far male… il suo tempo arriverà.

Signore e signori (si può ancora scrivere senza che nessuno si offenda si?), potete dannarvi l’anima quanto volete sul giudicare il comportamento durante e soprattutto dopo la gara del vincitore del GP. Personalmente parlando, tutto (fair play, sportività, altruismo) passa in secondo piano: siamo di fronte ad una vera e propria guerra psicologica e Max è naturalmente il principale bersaglio. Ora l’olandese sa benissimo cosa significa “essere Nico Rosberg” e quanto valga il suo mondiale conquistato nel 2016. Verstappen, lo so che questa è dura da digerire, di fatto ha sbagliato alla grande: con più di un GP di vantaggio in termini di punti, con un mezzo eccezionale, il minimo che poteva fare era quello di non rischiare e giocarsela per i cinquanta e passa giri che c’erano a disposizione. La differenza tra lui ed il re della foresta è tutta qui, nell’esperienza e come ho già detto in passato; Hamilton sulla distanza ha un vantaggio non indifferente. C’è da dire una cosa comunque (c’è sempre il trucco): Lewis ormai si è giocato il jolly, ormai ha scoperto le carte e buttato i guantoni… ora si colpisce a mani nude. Verstappen lo sa e la sua reazione sarà immediata. La FIA avrà un bel po’ da fare con tutti e due, proprio in virtù di quanto appena detto. Gli animali da gara è cosi che si comportano; è la legge della giungla che lo impone.

Vito Quaranta

HAMILTON VINCE, LECLERC ILLUDE, VERSTAPPEN CI CASCA

Ci sono week-end che rimangono nella storia della Formula 1. A volte per più di un motivo. E quello appena terminato a SIlverstone è uno di questi.

Il sabato ha visto il debutto della discussa “Sprint Qualifying”, tentativo un po’ ingenuo di mettere una garetta anche il sabato per far divertire soprattutto gli spettatori più giovani. Abbiamo così avuto una mega pole di Hamilton il venerdì,  che però non rimarrà negli albi d’oro. Perchè è stata vanificata nella competizione di 17 giri del sabato, che ha visto l’inglese partire malissimo e perdere la prima posizione a favore di Verstappen. Qualche emozione, il sabato, l’ha data Alonso, capace di recuperare ben 4 posizioni. Ma ciò non è stato certo sufficiente a far pensare che la suddetta garetta sia una gran trovata. Giudizio sospeso, vedremo le prossime due occasioni cosa ci riserveranno.

Si arriva quindi alla domenica con le parti invertite. Verstappen in pole, e Hamilton di fianco a lui in prima fila. Per quella che potrebbe essere una sorta di ultima spiaggia per l’inglese e per la Mercedes, reduci da cinque sconfitte consecutivi.

E così quando si spengono i semafori inizia una lotta senza quartiere, con Hamilton a cercare di passare Max, e quest’ultimo procedere a zig-zag per tenersi dietro un avversario a dir poco indiavolato. E l’ultimo di questi zig-zag gli costa caro. Sul vecchio rettilineo di partenza l’inglese lo affianca, ma lui lo stringe contro il muro. Ma non lo convince a tirare su il piede e i due entrano alla Copse affiancati. Il risultato è un contatto che spedisce Verstappen contro le barriere ad alta velocità, costringendo la direzione gara ad esporre la bandiera rossa e l’olandese ad essere portato in ospedale per controlli dopo un impatto di ben 51G.

Con la gara sospesa, iniziano le comunicazioni fra la direzione gara, Horner, ovviamente infuriato, e Wolff, sicuro che il suo pilota non abbia commesso nessun errore. Ad Hamilton vengono comunque comminati 10 secondi di penalità, come sempre molto discutibili, perchè se abbiamo imparato in Austria che bisogna lasciare spazio perfino all’esterno, a lui forse Verstappen non ne aveva lasciato abbastanza all’interno. Ma, come vedremo, quei 10 secondi saranno ininfluenti sul risultato finale.

Si riparte da fermi con Leclerc in pole, ed Hamilton che non prova ad attaccarlo. Dietro, Bottas perde ancora una volta una posizione su Norris, mentre Alonso tenta di difendersi su Ricciardo ma ha la peggio.

Fino al giro 15, Leclerc tiene sorprendentemente a distanza Hamilton, poi in radio inizia a lamentarsi di problemi al motore, e l’inglese si avvicina. Ma tutto sembra risolversi, e Lewis inizia ad accusare un forte blister mentre per Charles le gomme sono perfette, e torna così un po’ di distanza fra i due.

Il primo a fermarsi del gruppo di testa è Ricciardo, al giro 21, seguito alla tornata successiva dal compagno Norris, che però è vittima di uno stop lungo 3 secondi di troppo, che gli farà perdere la posizione su Bottas, rientrato il giro dopo.

Hamilton si ferma al giro 28 e sconta i 10 secondi di penalità. Come previsto, si ritrova dietro a Norris, e ora per lui la strada per la vittoria si fa in salita. In questo momento ci sono due Ferrari in testa alla corsa, e si inizia a sperare in un’altra improbabile vittoria italiana in terra inglese.

Sainz si ferma subito per montare gomma dura, ma purtroppo un problema all’anteriore sinistra gli fa perdere un’eternità. Al giro successivo è il turno di Leclerc, per il quale tutto fila liscio. Mancano 22 giri, e ora i rivali di Charles sono Bottas che si trova a 7 secondi, e Norris a 11 secondi, con Hamilton a 2 secondi da lui. A Lewis basta un giro per sbarazzarsi del connazionale, e si mette così in caccia del compagno di squadra.

Con gomme nuove, Leclerc sembra riuscire a mantenere  costante il distacco su Bottas. Anche con la mescola più dura fra quelle a disposizione, la Ferrari va sorprendentemente bene. La conferma è Sainz, che recupera velocemente su Ricciardo e ingaggia una lotta per la quinta posizione. Ma è solo un’illusione.

A 12 giri dalla fine, Hamilton alza il ritmo. Ci sono ancora oltre 9 secondi di margine da gestire, ma la possibilità di vincere per la Mercedes è reale, e il team chiede a Bottas di far passare il compagno.

Lewis inizia a guadagnare 1 secondo al giro e a 3 giri dalla fine arriva di gran carriera dietro al ferrarista, passandolo al primo tentativo anche grazie ad un errore di Charles, che comunque non sarebbe riuscito in alcun modo a difendere la prima posizione.

Finisce così con il numerosissimo pubblico inglese in tripudio, almeno questa volta, per un raggiante Hamilton primo sul traguardo e di nuovo vicinissimo a Verstappen in campionato. Secondo un delusissimo Leclerc, e terzo il maggiordomo Bottas, autore della solita gara onesta. Quarto Norris, davanti al compagno Ricciardo e a Sainz, che ha pagato caro un incidente con Russell nella qualifica sprint. 

Settimo un fantastico Alonso, ottavo Stroll, nono Ocon e decimo Tsunoda, che zitto zitto è riuscito ad arrivare davanti al compagno di squadra Gasly, oggi undicesimo.

Pessima gara per gli esperti Perez, Verstappen e Raikkonen, autori di qualche errore di troppo in una giornata nella quale poteva esserci l’occasione per far bene.

Fra due settimane si corre in Ungheria, in quella che potrebbe essere l’unica occasione della Ferrari per portare a casa una vittoria quest’anno. Nel frattempo prepariamo i pop-corn per goderci la battaglia a suon di dichiarazioni fra due squadre, la Red Bull e la Mercedes, che sono abituate ad usare anche le parole forti contro gli avversari minacciosi. Ne sa qualcosa la Ferrari.

P.S. Il paragone fra l’incidente odierno e quello di Suzuka 1990 fra Prost e Senna, tanto caro al telecronista del fucsia, del predestinato e così via, a parere di chi scrive è totalmente fuori luogo. Quella fu una vendetta, oggi invece Hamilton ha semplicemente dato un segnale all’avversario, senza commettere alcuna scorrettezza, con una manovra dura ma dentro i limiti del regolamento (anche se il commissario di turno la pensa diversamente). D’altra parte Lewis non è mai stato come il suo idolo Senna, sa dove deve mettere le ruote affinchè il suo comportamento non sia classificato come una carognata. Come ha avuto modo di dichiarare nel dopo gara, “Max ora sa che io non mi tiro indietro”. E questo vale almeno tanto quanto i 25 punti che ha recuperato.

Life is racing, all the rest is waiting