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F2 BAHRAIN 2022: POURCHAIRE, LAWSON E VIPS AL TOP

Con la F1 ripartono anche la F2. Anche quest’anno il mio compito sarà quello di riportarvi le cronache, ma anche il carico di sogni, speranze e illusioni che queste serie portano con sé.

Avrei voluto scrivere un articolo introduttivo alla stagione 2022 ma ho fatto male i conti il calendario mi ha colto alla sprovvista. Sbrigherò la faccenda nei prossimi paragrafi.

[COURTESY OF FIAFORMULA2.COM]

Si ritorna al formato di due gare dopo le tre dell’anno scorso. Sia lodato il Signore (Bruno Michael). A differenza del passato però si trovano disposte in un altro ordine: dopo la qualifica si passa direttamente alla Sprint race, la cui griglia è determinata invertendo i primi dieci dell’ordine ottenuto dalle qualifiche. La Domenica invece si disputa la Feature Race, la cui griglia è sempre quella definita dalle qualifiche. Insomma, le due gare non sono più legate da un rapporto tra ordine di arrivo e griglia di partenza. I punti sono anche distribuiti in modo diverso: pole, gpv e sprint race assegnano meno punti. La ratio della scelta risiede nel fatto che la stagione 2022 di F2 sarà la più lunga di sempre (13 appuntamenti, in origine 14 con Sochi). Incredibile dictu, in un campionato FIA hanno imparato dal passato e hanno cambiato le regole in meglio!

Non si osservano cambiamenti tecnici significativi, mentre a livello di squadre si registra l’abbandono della HWA in favore della Van Amersfoort Racing. Per le ragioni note ormai anche ai sassi Uralkali rescinde il contratto con Hitech.

In termini di piloti c’è stato un certo rinnovamento. I primi 4 sono emigrati: Oscar Piastri e Robert Shwartzman sono entrati nei ranghi di Renault e Ferrari mentre Guanyu Zhou ha esordito in F1.  Christian Lundgaard si è spostato in Indycar (dove peraltro ritrova Callum Ilott) mentre Dan Ticktum in Formula E.

[COURTESY OF FORMULAPASSION.COM]

Insomma, del plotone di piloti del quale ho raccontato l’epopea a partire del 2020 sono rimasti Felipe Drugovich, che ritorna in MP dopo un anno pessimo in Virtuosi, Jehan Daruvala, in Prema dopo due anni in Carlin (ritengo l’indiano una sorta di Irvine della F2 ma chissà che non mostri qualche qualità) e Marcus Armstrong, che passa alla Hitech per provare a deludere le aspettative per il terzo anno di fila. Ok, sono stato cattivo.

Bisogna menzionare anche Ralph Boschung, il gatekeeper della serie (esordì nel 2018). Il tedesco non è stellare ma grazie all’esperienza riesce a tener testa ai giovani.

[COURTESY OF MOTORSPORT.COM]

I sophomore  più quotati per la vittoria finale sono il talento francese Theo Pourchaire (ART), il neozelandese Liam Lawson (passato in Virtuosi; nel giro è reputato il favorito) e l’estone Juri Vips (Hitech), veloce sempre ma fortunato mai. A pelle reputo Vips il più veloce, oltre ad essere il più esperto, ma finora è stato sfortunato come pochi. Lawson è il mio favorito personale ma se dovessi scommettere dei soldi punterei su Pourchaire.

Si ritrovano in F2 i piloti migliori della F3 dell’anno scorso. Il dominatore Dennis Hauger guiderà la Prema, candidandosi a imitare i percorsi di Shwartzman e Piastri (spero per lui più il secondo del primo). Il secondo classificato Jack Doohan esordisce in Virtuosi. L’australiano figlio d’arte aveva già stupito tutti quando l’anno scorso ad Abu Dhabi, quando salendo in una F2 per la prima volta in assoluto si era qualificato in seconda posizione appena alle spalle di Piastri (!!!).

Altri rookie che terrei d’occhio: l’americano Logan Sargeant (che solo per sfortuna non ha vinto il titolo F3 nel 2020 contro Piastri, dato che venne tamponato senza colpe all’ultima gara) e Frederik Vesti, academy Mercedes, che mi sembra uno intelligente (ma è il secondo pilota ART, ormai sappiamo che è una condanna). Sarà da seguire anche la storia di Cem Bolukbasi: il turco infatti è il sim racer ad arrivare in F2.

Le prime prove libere dell’anno sono state lineari, con la pista che è migliorata notevolmente nell’arco dei 45 minuti. In un circuito dove si è sempre esaltato, Drugovich si riconferma alla testa della classifica. Seguono le DAMS di Ayumu Iwasa (debuttante, ma ha beneficiato di un tentativo con gomme nuove in più degli altri) e Roy Nissany. Indietro i migliori F3 2021: Dennis Hauger è 11° e Jack Doohan 14°, che precede il duo ART. I tempi ottenuti sono di circa 3s più lenti dei test quindi c’è ampio margine di miglioramento.

La prima emozione delle qualifiche arriva dopo pochi secondi, quando Iwasa perde il controllo della macchina in curva 2 e si impantana nell’unica via di fuga in ghiaia della pista. Un avvio degno di Raghunathan.

[COURTESY OF FORMULASCOUT.COM]

La Virtuosi ripete la strategia vittoriosa dell’anno scorso: Doohan effettua il secondo tentativo prima di tutti ed effettua il giro senza traffico. L’australiano ferma i cronometri su 1:40:542. Il tempo si rivela irraggiungibile per i rivali pertanto l’alfiere Virtuosi firma la prima pole dell’anno.

L’ART di Pourchaire contiene il distacco sotto i due decimi, sufficienti per qualificarsi accanto a lui. Terzo è Vips, che durante la sessione per poco non si è scontrato con Hauger, quando questi ha rallentato all’improvviso per rientrare ai box. Completa la seconda fila l’altro rookie, Logan Sargeant.

Dopo Boschung, quinto, si piazzano i delusi di giornata: Lawson è sesto, un po’ poco per il dominatore dei test, Daruvala è settimo con la Prema, Drugovich è solo decimo.

La Sprint Race ha avuto uno sviluppo lineare ma è stata divertente da seguire.

L’inversione della griglia premia l’Olanda, con la MP Motorsport di Drugovich in pole e la Trident di Verschoor accanto a lui. Dato il ritmo mostrato dal brasiliano è corretto vederlo come uno dei pretendenti alla vittoria di tappa…

…ma la sensazione dura poco: tempo di arrivare alla frenata di curva 1 ed è già sesto. Verschoor gli usurpa la prima posizione mentre alle sue spalle si posizionano un Boschung partito a razzo, Daruvala e un rapido Lawson.

Il brasiliano reagisce e passa Hughes per la P5 ma Pourchaire ne approfitta per infilare entrambi. La lotta si propaga come un’onda nella pancia del gruppo e si conclude quando Huges arriva lungo in curva 8 e tampona Marcus Armstrong. Ritiro per il mai fortunato neozelandese e SC in pista per rimuovere la Hitech dalla traiettoria.

Sotto la SC Drugovich segnala che la vettura di Pourchaire perde olio. Ci ha visto giusto: durante la ripartenza, avvenuta nel sesto giro, il francese rompe il cambio e si deve ritirare dalla corsa. Nei primi giri di gara Vips si mostra vivace nei primi giri e sorpassa le Virtuosi di Sargeant e Doohan.

Le posizioni si stabilizzano ma il duello resta vivo: Se il podio è stabile (Verschoor Boschung Daruvala) alle spalle Lawson è insidiato da Drugovich , Vips e Sargeant. Il brasiliano si fa vedere negli specchietti di Lawson per buona parte della gara ma non organizza mai un vero attacco. La differenza con la guida scoordinata e pasticciona dell’anno scorso è lampante, anzi mi è sembrato anche eccessivamente cauto. Posso capire che dopo i recenti disastri non può permettersi nessuna manovra sopra le righe.

Nel finale Boschung subisce il calo delle gomme. Viene sorpassato da Daruvala e Lawson e perde il podio. L’indiano ha dato l’impressione di poter andare a caccia anche di Verschoor, salvo rinunciarci dopo un paio di giri. Drugovich resta cautoloso e conclude alle spalle della Campos. Anche Vips molla un po’ e subisce il sorpasso di Sargeant. Dopo la gara l’estone racconterà che gli si era rotto un laccio dell’HANS, quindi ad ogni frenata la sua testa tirava a sinistra.

[COURTESY OF AUTOSPORT.COM]

Verschoor riporta la Trident sul gradino più alto del podio dopo una vita: era il 2016 e la serie si chiamava ancora Gp2, il vincitore era stato Luca Ghiotto in Malesia, mentre con il terzo posto Giovinazzi si lanciava verso la conquista del titolo al debutto eeeh, volevi!

Iwasa conclude la zona punti. Sul giapponese bisogna spendere due parole. Le telecamere lo hanno inquadrato poco ma nelle retrovie ha dato vita a una rimonta spettacolare: partito ultimo in seguito allo spin in qualifiche, ha sorpassato tutti di puro passo (senza eventi fortunosi) allo stesso modo conservando le gomme. Alla fine aveva addirittura raggiunto Vips! Nessuno si aspettava un debutto del genere. Vediamo come si evolverà nelle prossime gare, ma pare promettente.

Domenica mattina si disputa la Feature Race, la gara lunga (32 giri) con il pitstop obbligatorio.

Hauger resta fermo sulla griglia di partenza e partirà dai box. Il weekend d’esordio del campione F3 non sta svolgendosi nel segno della memorabilità, a differenza dell’omologo di 12 mesi fa. Quasi tutti calzano hard, tranne pochi disperati su option, ovvero Calan Williams (12°), Armstrong (13°) e Iwasa (ultimo).

Il via ricorda quello di gara 1: i primi due partono lentamente, il terzo assume il comando delle operazioni mentre Boschung parte a cannone e di nuovo scala da sesto a secondo. Nelle retrovie Vesti viene toccato, si gira e  rende necessario l’ingresso della SC.

Alla ripartenza Vips sorprende il gruppo dando gas ben prima dell’ultima curva. Ne fa le spese Boschung, che si ritrova con il gruppo a pochi centimetri, senza scia e nessun feeling con le gomme. Nell’arco di una decina di chilometri scivola fuori dalla top 6.

Si mette in luce il comportamento anomalo delle gomme: le dure sono lente, difficili da mandare in temperatura ma sono anche le prime a raggiungere il cliff. Le morbide, al contrario, oltre a garantire un importante vantaggio prestazionale, sono più facili da gestire e durano anche più a lungo!

Tutti quelli che le montano stanno infatti guadagnando moltissimo: Per dire, Iwasa ha guadagnato 8 posizioni nel primo giro e durante l’ottavo ha già raggiunto la top ten (!!!), Armstrong si porta in top 5 dopo la ripartenza e dopo aver sorpassato Lawson e Pourchaire agguanta il podio virtuale. Nel gruppo di testa Lawson sembra il pilota più in difficoltà con le gomme e compatta il midfield alle sue spalle.

Drugovich ha perso cinque posizioni al via (lo scatto non era neanche male, ma in curva 3 è dovuto andare fuori pista e ha perso svariate posizioni) e non sembra in grado di rimontare, quindi al dodicesimo giro compie l’azzardo: rientra ai box e monta gomme soft, per affrontare i restanti due terzi di gara con le option (!). Dopo il classico giro di riscaldamento, inizia a girare di 2s più veloce del leader della corsa.

Vips è l’unico che non sembra soffrire le dure. Al momento conduce con 5s di vantaggio su Doohan e Armstrong ma la squadra preferisce richiamarlo immediatamente. La mossa già di per sé sarebbe azzardata ma si trasforma subito in un disastro: un meccanico non riesce a inserire correttamente l’anteriore sx e fa perdere più di dieci secondi all’estone. Tutto da rifare.

Seguono le soste degli altri. Pourchaire mette a punto l’undercut su Doohan, il quale, uscendo dai box, va lungo alla prima curva e pizzica la gomma di Pourchaire. Classico errore da debuttante. L’ala è rovinata e viene condannato a due pit stop nei giri seguenti (uno per cambiare l’ala, uno per montare gomme dure. Non chiedete).

Grazie all’undercut selvaggio Drugovich guida il gruppo, tuttavia ha gomme vecchie e nel futuro sarà una facile preda. Il brasiliano ne è consapevole e saggiamente non perde tempo (e gomme) in duelli inutili. Vips si è ritrovato in ottava posizione ma l’estone è ancora il pilota più veloce in pista. Fa segnare il giro più veloce e inizia la rimonta.

Iwasa resta l’unico pilota del gruppo a non essersi fermato ai box. La sua posizione è solo virtuale, ma questa immagine resta impressionante, dal momento che è alla sua prima gara lunga in F2. Si fermerà al 20° giro e riemerge in decima posizione, ma con gomme più fresche di tutti. In testa Pourchaire ha assunto il comando delle operazioni, ma su gomme option Lawson è rivificato e sta chiudendo il gap.

Nella parte bassa della top ten Nissany ha problemi di passo ma non è intenzionato a cedere un centimetro e ingaggia duelli assurdi con tutti quelli che provano a passarlo (manovre molto al limite della legalità, comunque). Dopo una schermaglia degna della Moto3 con altre quattro macchine, Fittipaldi tampona Verschoor, che si gira e stalla. SC in pista.

Diversi piloti ne approfittano per pittare e montare gomme nuove, ma succede l’impossibile. Non uno, ben due piloti (Hauger e Williams) ripartono con una gomma fissata male! La dinamica dell’incidente di Williams è ancora più particolare: riparte con la pistola attaccata alla gomma, ma non si stacca e si trascina dietro il baldacchino che fornisce l’alimentazione. La struttura inoltre funge da fulcro e lancia la macchina contro il muretto. Questi venti secondi di follia grazie al cielo non fanno male a nessuno, ma bastano per il direttore di gara per chiudere la pitlane. Considerando che almeno altri due piloti avevano sofferto di gomme montate male, direi che la lontananza dalle corse si è fatta sentire per i meccanici.

Drugovich, quello che più di tutti aveva da guadagnarci dalla sosta, da una parte resta fregato ma dall’altra i casini al pit prolungano il periodo di SC fino all’ultimo giro, quindi alla fine gli è andata anche bene.

Alla ripartenza i primi tre mantengono le posizioni, mente Drugovich limita i danni e cede due posizioni a favore di Boschung e Armstrong, entrambi con gomme nuove. Dietro di loro l’eccellente gara di Iwasa ha una conclusione tremenda: in un giro precipita dalla settima alla sedicesima posizione a causa di un problema al motore.

Malgrado la visiera fosse danneggiata dall’urto con un pezzo di gomma, Pourchaire vince davanti a Lawson, Vips (gpv), Boschung, Armstrong, Drugovich, Sargeant, Nissany e Doohan, che si prende un punto di consolazione. Daruvala conclude fuori dalla zona punti dopo una penalizzazione (per motivi che non ricordo e che non sono riuscito a ricostruire) ma in generale è stato mediocre per tutta la gara.

I piloti che reputavo i migliori sono anche stati i migliori in gara. Non sono più abituato a questo.

Che dire? La F2 l’anno scorso non ha offerto uno spettacolo grandioso ma quest’anno sembra promettere cose buone (grazie anche a un format più cristiano). I rookie sembrano già in grado di lottare con i primi, ma ormai non c’è più da stupirsi, il salto da F3 a F2 è diventato più gestibile rispetto al passato.

Il pilota più deludente paradossalmente è stato proprio il campione F3 in carica. Hauger non ha avuto molta fortuna ma mi è sembrato in balia delle circostanze per tutto il weekend.

[Immagine di copertina tratta da Motorsport.com]

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

GRAZIE MATTIA

Penso che molti dovrebbero cominciare un proprio scritto con uno “SCUSA MATTIA” grosso come un intero quartiere.

Il Bring, invece, si può permettere di dirgli  solo “GRAZIE”.

Non sarà originale ma non trovo altro titolo per queste righe.

Avevo promesso di essere superiore nei confronti di chi, in questi due anni, ha denigrato l’ingegnere addossandogli responsabilità e colpe che (forse) solo tra un decennio sapremo a chi dover realmente attribuire.

Confesso i miei dubbi iniziali quando fu scelto, ma non perché potessi avere chissà quali indicazioni sulle sue skills manageriali. Mi era sembrato un altro classico vezzo italiano di “spogliare la Madonna per vestire Gesù Cristo”, intimorito che il reparto tecnico venisse depauperato. Ma una volta fatta la scelta si deve andare sino in fondo.  Funziona così nel mondo del lavoro.

Sono stati due anni difficili, passati attraverso la “squalifica con obbligo di frequenza”,  l’allontanamento dell’INTOCCABILE” per mera questione economica (rido), la scelta di un “pippone” da affiancare al diamante voluto in squadra prima del tempo.

Gli è stato attribuito di tutto ad inizio 2020, senza nemmeno mettersi nelle condizioni di capire il contesto nel quale certi avvenimenti si sono sviluppati.

Da queste pagine virtuali ho cercato più volte di contestualizzare le scelte, di predicare che serviva il tempo per poter vedere il frutto del lavoro di un individuo che si trova a capo di un’azienda che ha millemila e più complessità di una semplice azienda che produce un bene e/o un servizio da vendere sul mercato.

Oggi è il giorno della soddisfazione perché i frutti di quel lavoro si sono visti, perché invece di predicare bene e razzolare male non ha predicato e ha cominciato a razzolare benissimo.

L’hastag #Binottoout ha spopolato sui socials per due anni, sventolato non solo da chi non è in grado di allacciarsi le scarpe da solo o di fare un cerchio con un bicchiere, ma anche da tanta “intellighenzia” di questo sport che è riuscita a mostrare quanto veramente ne capisce di F1.

Quanti sfottò da chi riprendeva il “dobbiamo analizzare i dati” e sbeffeggiava colui che aveva il compito di riportare in alto un orgoglio nazionale?

Ebbene oggi “staggente” non dovrebbe più esultare, perché ne ha perso il diritto, perché il “si vince insieme e si perde insieme” deve tornare ad avere il significato che merita.

A “staggente” faccio presente che a fine 2020 loro stessi hanno criticato Mattia per avere posto il terzo posto nel Mondiale 2021 come obiettivo possibile.. “Non è da Ferrari, non sono i discorsi che i tifosi si aspettano da un TP e blablabla..”

Eppure la Ferrari ha centrato quell’obiettivo con quattro modifiche a quell’ SF1000 che viaggiava con un motore strozzato ed era nata per averne uno che spingeva più degli altri. Pochi rammentano che nella seconda gara del Bahrein 2020 (sul tracciato corto tutto rettilinei) tutti i motorizzati Ferrari venivano sverniciati anche dalle “velocissime” Williams…

Mattia ha tenuto davvero la testa bassa ed ha lavorato invece di “sloganeggiare” di fronte alle telecamere. Mattia ha protetto i suoi dalle critiche esterne e dagli attacchi che arrivavano dall’interno. Perché in Ferrari non si può mai star sereni, nemmeno quando porti i risultati. C’è sempre qualcosa che toglie tranquillità. La stessa tranquillità che lui invece ha sempre trasmesso all’esterno. La stessa tranquillità che i fautori del “ci vuole un dittatore” scambiano ancora per mancanza di ambizione.

A costoro andrebbe fatto un corso di stile di leadership, perché la stessa la si può esercitare in tanti modi, che passano dall’autorità all’autorevolezza. Non meritano il tempo necessario per farlo.

E’ solo la prima gara dell’anno. Non vinceremo il mondiale e la Ferrari si perderà un’altra volta a causa degli sviluppi. Gli altri saranno più bravi a livello politico e cambieranno le regole del budget cap. Gli altri bareranno passando indenni la “tagliola” della FIA…

Non importa: Mattia ha fatto quanto promesso a fine 2020. C’è riuscito, la Ferrari è tornata davanti a tutti.

Grazie Mattia.

 

Salvatore V

 

(immagine in evidenza tratta dal sito di eurosport)

MOTOGP 2022- OLIVEIRA DOMINA IN INDONESIA

Veniamo subito al dunque.
Nel weekend Indonesiano, in quel di Mandalika, il vero vincitore è la donna sciamano che ha allontanato le pioggie torrenziali ed ha permesso ai Piloti di darsi battaglia, scongiurando una
gara al lunedì. (In Indonesia si doveva correre).
Cosa non ci è piaciuto? Come al solito la gestione gomme. Michelin ha cannato ancora una volta a mio avviso, portando gli pneumatici utilizzati nel medioevo per correre su un tracciato il cui asfalto era completamente nuovo.
Nota a margine, situazione completamente differente dai test (a che cosa servono?) e zero dati per tutti.
In tutto questo marasma sia la Honda che la Suzuki, le moto che avevano fatto passi avanti più grandi rispetto allo scorso anno, hanno faticato non poco.
Marquez per poco non si ammazzava con un highside terribile, dopo averne salvati un po’.
Stesso rischio corso da Pol Espargaró, che è stato un tantino più fortunato.
Pol non le ha certo mandate a dire a Michelin, mentre in Suzuki ringraziano la pioggia e la pista
bagnata.

LA GARA
Miguel OLIVEIRA stupisce soltanto chi non aveva visto le prove, perché specialmente nei turni con pista fredda aveva mostrato un bel passo. Con bagnato ha letteralmente soppiantato gli avversari. Guida pulita, precisa e senza sbavature. Nel finale in totale controllo.
Chi esce vincitore è soprattutto il Campione del Mondo in carica, autore di una gara superlativa ed intelligente. Dapprima tenta di rimanere davanti, quando capisce che era troppo rischioso
spinge e nel finale con pista meno bagnata risale fino al 2° posto.
Ed in Ducati cosa fanno?
Semplicemente quello che auspicavo da inizio anno. Il Team Factory è in piena crisi esistenziale, con il Prescelto dal Signore che non riesce a trovare la quadra e Jack Miller che arriva dietro al privato Zarco.
Lasciatemi dire una cosa. Il Team Pramac, prima con Martin e poi con Zarco, oltre a Bastianini con Gresini hanno dimostrato una cosa: La GP22 (GP21 per Enea) è la moto da battere, la migliore in assoluto. Possiamo dire lo stesso de Team Factory? Secondo me no. Ed in Ducati si stanno mangiando le mani guardando in casa KTM ed in particolare a quel signore che di nome fa Francesco e cognome Guidotti.
A mio avviso errore madornale.
La strada è lunghissima e consideriamoli incidenti di percorso ma a Borgo Panigale deve suonare la sveglia, perché il loro Pilota di punta ha raccolto soltanto 1 punto in 2 gare.
Sarà bello adesso leggere i commenti sulla prestazione di Darryn Binder. Pista sconosciuta, pioggia e una MotoGP salendo dalla Moto3. Chiude in Top10 a mezzo secondo dalla KTM del
fratello ed a soli 11″ dalla Yamaha di Franco Morbidelli.
DITEMI VOI SE QUESTO NON È UN FENOMENO.
Alla faccia di chi ha passato gli ultimi anni a sfotterlo in diretta TV e sui socials, tutti Piloti da Play Station…
Il Mondiale è ancora all’inizio e personalmente aspetto l’Europa per tirare le somme. I prossimi due GP, in Texas ed in Argentina, ci diranno quanto Marquez sarà in grado di vincere questo
Mondiale.

(immagine di copertina tratta dal web)

Francky

F1 2022 – GRAN PREMIO DEL BAHRAIN

La lunga attesa è finita. Complice l’emergenza covid-19 che ha fatto slittare di un anno il nuovo regolamento tecnico finalmente le nuove monoposto a effetto suolo calcheranno l’asfalto del primo Gp stagionale in Bahrain.

Il primo di una lunghissima stagione, la più lunga di sempre con i suoi 23 GP (notizia recentissima la quasi ormai certa sostituzione del GP di Russia con quello del Qatar a Losail) che fa assomigliare sempre più il mondiale F1 ad uno spettacolo itinerante in cui, personalissima opinione, l’abnorme numero di appuntamenti non può che diluire la concentrazione di pathos sportivo e competizione a disposizione.

Less is more non sembra proprio essere il motto di chi dirige il baraccone ma dovrà diventarlo inevitabilmente per i team che si troveranno alle prese con i limiti del budget cap in termini di sviluppo e manutenzione delle monoposto.

Un limite non di poco conto considerando quanto ancora poco si conosca di queste monoposto e quanto alti possano essere i margini di miglioramento.

Una cosa positiva però di vede già: ogni team ha portato in pista monoposto che si somigliano poco una rispetto alle altre, in totale antitesi con il conformismo tecnico delle ultime stagioni.

(immagine tratta dal sito di autosport)

(immagine tratta dal sito formu1a.uno)

Questo farà sì che inevitabilmente qualcuno avrà preso una direzione sbagliata e in tempi di budget cap potrebbe equivalere ad una condanna lunga da scontare.

I test prestagionali non hanno, come al solito, diradato di molto le incertezze in merito ai supposti valori in campo.

In linea di massima si può dire che i tre team che si potevano supporre in cima alla classifica della competitività hanno confermato le aspettative. Red Bull, Ferrari e Mercedes sembrano essere le più accreditate seppur per motivi diversi.

Tutte e tre sembrano aver svolto bene i compiti a casa con Red Bull che è sembrata in vantaggio su tutte per velocità e consistenza sul passo. Ferrari sembra aver fatto un grosso step e si candida a presenza fissa sul podio e a seria contendente per le vittorie di tappa.

Mercedes merita un discorso a parte poichè si è presentata con una monoposto che ha sorpreso anche chi ha redatto i regolamenti. Questo aspetto l’ha resa una monoposto potenzialmente molto veloce ma al momento ancora molto acerba e imprevedibile, al punto che si può pensare che difficilmente possa giocarsi la vittoria già in Bahrain. Il che è già una notizia notevole.

Dopo queste tre, la McLaren sembra la più naturale candidata ad essere ammessa al tavolo che conta ma qualche problema di affidabilità di troppo, soprattutto all’impianto frenante che sembra non riceva aria a sufficienza, l’hanno fatta arretrare nel borsino delle candidate al mondiale.

(immagine tratta dal sito racingnews365)

A questo punto arriva il grande kasino, per dirla alla Lauda, ovvero tutti gli altri team che sembrano davvero molto vicini tra di loro e ognuno con una magagna più o meno grande da risolvere.

Tra Alpine, Aston Martin e Alpha Tauri si fa fatica capire chi è davanti al momento, nonostante le ottimistiche dichiarazioni offerte alla stampa. Guardando ai test, la Alpine è sembrata essere quella con il comportamento peggiore ma sono valutazioni che lasciano il tempo che trovano.

(immagine tratta dal sito crash.net)

(immagine tratta dal sito formula1.it)

Yuki Tsunoda of Japan and Scuderia AlphaTauri performs during the filming day in Misano, Italy on February 15, 2022 // Samo Vidic / Red Bull Content Pool // SI202202200205 // Usage for editorial use only //

Quelle che invece hanno chiuso il 2021 in fondo alla classifica hanno mostrato spunti interessanti in termini di velocità ma grossi problemi di affidabilità. Williams, Alfa Romeo e Haas hanno grosse ambizioni di risalita verso la zona punti e tra queste la Haas è quella che ha mostrato il potenziale migliore in termini di tempi sul giro, sempre che non abbia cercato tempi da qualifica per attrarre qualche sponsor che sostituisca Uralkali.

Nicholas Latifi (CDN) Williams Racing FW44 with flow-vis paint.
23.02.2022. Formula One Testing, Day One, Barcelona, Spain. Wednesday.
– www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com © Copyright: Moy / XPB Images

(immagine tratta dal sito f1fansite)

(immagine tratta dal sito formula1.it)

L‘affidabilità invece sembra ancora insufficiente, soprattutto per Alfa Romeo e Williams che avranno molto da lavorare anche solo per finire il primo GP stagionale.

Aspettando i primi responsi ufficiali in pista e posto il fatto che ogni rapporto di forza potrebbe mutare nei primi 3/5 GP della stagione, non è una bestemmia affermare che un certo rimescolamento c’è stato, non tale da insidiare i primi 3/4 team che hanno chiuso davanti il 2021 ma in termini di lotta nel mid-field.

Verstappen già gongola al pensiero di poter sfruttare i primi GP stagionali per avvantaggiarsi sulla concorrenza, ovvero Hamilton, mentre quest’ultimo dovrà presumibilmente tenere duro nei primi GP per poi venire fuori alla distanza quando la sua W13 sarà maggiormente compresa dai suoi tecnici.

E Ferrari? Gli avversari l’hanno ampiamente lodata, Binotto e i piloti sono molto contenti del lavoro svolto ma la ragione ci fa pensare che difficilmente sarà la più veloce in Bahrain. E’ sicuramente una monoposto nata bene, meno ardita rispetto a Red Bull e Mercedes ma che potrebbe sfruttare la sua solidità e costanza di prestazioni per mettere in difficoltà tutti almeno nei primi GP stagionali. Poi arriverà la vera prova del nove, lo sviluppo a stagione in corso.

Potrebbe essere l’anno buono per la definitiva consacrazione di Leclerc, mortificato da due stagioni con monoposto troppo più lente di Red Bull e Mercedes e costellate da ottime gare ed errori più o meno grandi, segno di un voler a tutti i costi sopperire ai limiti della macchina. Dovrà definitivamente vincere il confronto con Sainz, nell’immaginario collettivo secondo pilota Ferrari ma che già nel 2021 ha dimostrato che è qualcosa in più di un onesto pilota.

Prova del nove anche per Russell che toccherà con mano cosa vuol dire dividere il box con Hamilton in termini di pressione e politica interna al team. Alonso e Vettel sono i grandi vecchi che hanno ancora qualche cartuccia da sparare ma molto dipenderà dalle rispettive monoposto.
Tra gli underdog occhi puntati su Mick Schumacher che dovrà farci capire se davvero è all’altezza del cognome che porta, mentre Gasly avrà uno degli ultimi treni per cercare di tornare in Red Bull.

Cosa aspettarsi quindi da questa prima gara? Il mio pronostico è un Verstappen favorito numero 1 con le due Ferrari che, senza errori in qualifica e in gara, possono quanto meno andare a podio. Mercedes troppo acerba per puntare alla vittoria e avrà difficoltà anche per il podio, insidiata da una McLaren se avrà risolto i suoi piccoli problemi.

Per il mid-field metto davanti Alpha Tauri su Aston Martin e Alpine. Haas possibile sorpresa in qualifica ma con grosse incognite in gara, un po’ come Alfa Romeo che però ha Bottas come carta da giocare soprattutto in qualifica. Williams ultima del lotto per quanto fatto vedere nei test e per la coppia di piloti forse meno competitiva del lotto.

Inizia la nuova era della F1. Senza giri di parole sarebbe bello se il primo giro di roulette si fermasse sul rosso. A Maranello ci credono, i suoi tifosi meno, chissà che per una volta abbia ragione Binotto

Rocco Alessandro

(immagine in evidenza tratta dal sito motorsport tickets)

Motogp 2022 – Pertamina Gran Prix of Indonesia

La Motogp torna in Indonesia dopo 25 anni di pausa e lo fa sul nuovo tracciato di Mandalika che sorge in una zona paradisiaca dedita al turismo.

Le 17 curve per 4300 metri finora hanno ospitato solo il mondiale superbike nel 2021. Tutti i team sono stati qui a febbraio per i test invernali e per quanto sperimentato nell’occasione si sono create aspettative elevate sia sul fronte dello spettacolo che delle prestazioni.

E’ solo la seconda tappa del lungo campionato che ci aspetta e sicuramente è troppo presto per qualsiasi considerazione “definitiva” o per instaurare processi sommari ma bisogna ammettere che la tappa di Losail ha evidenziato una serie di situazioni interessanti.

Da una parte ci sono belle conferme come quella di Bastianini e del team Gresini; bisogna ricordare che già a febbraio, proprio nei test di Mandalika, Bastianini mostrò l’irriverenza con cui avrebbe affrontato la sua seconda stagione in motogp.
Allo stesso tempo per qualcuno rischia di diventare già una sessione di esami, per di più di riparazione. E’ ad esempio il caso della Ducati ufficiale e di Checco Bagnaia o di Vinales con l’Aprilia.

Nei test di febbraio la Honda lasciò intravedere. dopo molti anni, la volontà e la capacità di sviluppare un progetto “Marquez indipendente” e mostrò un gran passo con Espargarò. Losail ha confermato l’obiettivo con il podio di Pol e il quinto posto di un Marquez sulla via del recupero definitivo.  E si prospettano tempi duri per gli avversari.

Mi piace tantissimo la squadra Aprilia subito ai piedi del podio con Espargarò, i cui risultati inorgogliscono l’italianità di un progetto che non ha lontanamente il potenziale economico dei concorrenti. Peccato per il sempre più enigmatico e indecifrabile Vinales.

La squadra KTM nella prima gara ha largamente confermato le sensazioni positive dell’inverno; la prima piazza d’onore stagionale è sicuramente un ottimo brodino dopo il difficilissimo 2021.

Il team Suzuki ha raccolto una buona prestazione a Losail ma sicuramente non all’altezza delle attese e del meraviglioso motore che sono riusciti a mettere in pista, l’unico che non teme il desmosedici in rettifilo.

Venendo a Ducati, detto della meravigliosa favola Bastianini e annesso team Gresini (i migliori capitoli li dobbiamo ancora vedere!) il pericolo è di assistere ad una transizione dalle stelle invernali alle stalle estive. E’ necessario tornare immediatamente alle prestazioni “attese” ad evitare che l’abbondanza di piloti e di moto in pista producano rivalità e guerre fratricide interne. Ho anticipato che è troppo presto per le sessioni di riparazione, ma il pericolo è a mio modo di vedere reale.

Anche il campione in carica non fa troppi salti di gioia; già a febbraio Quartararo mise il dito nella piaga dei pochi cavalli (pochi e poco addomesticati) del suo motore Yamaha e in settimana il mal di pancia crescente lo ha indotto a guardarsi già apertamente attorno per il futuro. Non sembra prospettarsi una stagione memorabile per Iwata.

Nel contesto mi dispiace molto per il Morbido che francamente meritava un miglior rientro dopo il recupero completo sul piano della salute; merita (!?) una nota a parte Dovizioso che forse ripensa già a un progetto abbandonato troppo frettolosamente. Poteva essere una bella storia. Ma non è ancora ora di giudizi.

 

Moto 3 – Moto 2

Le gare Moto3 assomigliano a un attacco degli indiani nei film western di una volta. Sempre uno spasso. Dopo i trionfi tricolore di Losail è destino che non sia sempre così grassa. Non è il caso di abituarsi. O forse si?

Forza Celestino.

Gli orari del weekend

Ven 18 marzo
FP1 Moto3 2.00
FP1 Moto2 2.55
FP1 MotoGP 3.50
FP2 Moto3 6.15
FP2 Moto2 7.10
FP2 MotoGP 8.05

Sab 19 marzo
FP3 Moto3 2.00
FP3 Moto2 2.55
FP3 MotoGP 3.50
Q1 Moto3 5.35
Q2 Moto3 6.00
Q1 Moto2 6.30
Q2 Moto2 6.55
FP4 MotoGP 7.25
Q1 MotoGP 8.05-8.20
Q2 MotoGP 8.30-8.45

Dom 20 marzo
Warm Up Moto3 3.00
Warm Up Moto2 3.20
Warm Up MotoGP 3.40

Race Moto3 5.00
Race Moto2 6.20
Race MotoGP 8.00

Immagini dal web