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BASTIAN CONTRARIO: LA PIOGGIA NON MENTE

“Non può piovere per sempre”, diceva il figlio di Bruce Lee ne “Il Corvo” ed infatti anche il diluvio universale è stato a tempo determinato. C’è una peculiarità della pioggia quando scende giù… non mente mai. Bastano quattro gocce d’acqua ed esce fuori la vera natura degli esseri umani. Fateci caso, per strada, cosa succede quando piove: persone che scappano, altri con l’ombrello che camminano sotto i balconi, lasciando gli altri passanti sprovvisti dello stesso sotto il cielo plumbeo… genitori che parcheggiano dentro la classe se necessario, pur di non far bagnare i propri figli! Potrei continuare per ore, solo che qui si parla di F1 e allora portiamo il parallelo alla pista magiara. Già nella notte tra il venerdì ed il sabato ha piovuto, lavando la pista e complicando tutto il sabato (Ferrari ne sa qualcosa). Solo che questo è stato il meno peggio, perché domenica la pioggia era presente proprio nel momento della partenza, portando inevitabilmente alla luce tante verità.

Una di queste tristi realtà è che i piloti non sono abituati a correre sul bagnato. Inutile nascondersi attraverso giustificazioni che puzzano di ridicolo. Il calendario di F1 è concepito affinché la probabilità di incontrare un meteo avverso, nella data in cui è fissato il weekend di gara, sia ridotto al minimo. Certo, non si ha la sicurezza assoluta, vero è che è più facile (o meglio, dovrei scrivere “è più probabile”) che piova in estate o in autunno? Appunto. Motivo per il quale il mondiale inizia sempre in Australia (a Marzo lì è ancora estate) ad esempio. Usando questo metodo reiterato nel tempo, ha portato alla inevitabile disabitudine da parte di tutti (piloti e team che vanno in crisi) a correre sul bagnato. Sia chiaro, su queste righe non sto affermando che questi consumati professionisti non sappiano guidare sul bagnato, qui si parla di abitudine. Ed infatti l’orgia che si è consumata subito dopo la partenza in curva uno ne è un esempio concreto! Diciamocela tutta, l’intero circo non ci ha fatto una gran bella figura. Non c’erano condizioni di pioggia battente, addirittura dai camera car la nube d’acqua, alzata da chi stava davanti, non era così fitta da impedire completamente la visibilità. Siamo stati anche fortunati a non aver avuto una partenza dietro safety car… perché, purtroppo, anche questo ci hanno costretto a vedere. Una vergogna indicibile!

La pioggia non mente mai ed infatti così come partire dalla pole è un indiscutibile vantaggio (immaginate se terzo fosse stato Lewis, per poi essere centrato dal compagno), è anche vero che partire dietro è una roulette russa. Ne sa qualcosa Fernando Alonso quando era in Ferrari ed era costretto a partire dalla terza fila (Spa 2012 vi ricorda qualcosa?)… lo stessa Fernando che domenica scorsa, invece, è stato graziato da quella carambola, a differenza del malcapitato Verstappen per il quale, ora, i giochi iniziano a farsi duri. A poco o a nulla è valsa la sua rincorsa con una monoposto completamente monca da un lato, di quella preziosa aerodinamica che gli tiene incollata la macchina a terra e gli permette di fare le sue evoluzioni. Persino un gagliardo Schumacher ha disturbato la sua vana rincorsa. Red Bull a questo punto o si inventa qualcosa o può dire addio ad ogni speranza iridata. Per AMG il primo d’agosto è stato Natale: ha conquistato la vetta in ambo i mondiali… la pausa estiva non poteva iniziare con miglior regalo. AMG ha ripreso a volare da quando hanno cambiato le gomme. A questo punto la domanda che mi pongo è la seguente: era Red Bull che “giocava” con le vecchie mescole oppure era AMG che non sapeva farle lavorare? Vedremo al ritorno dalle vacanze cosa succederà.

In quella nube d’acqua è emersa una incredibile ed amara (per gli altri) verità e cioè che Bottas è utile anche come proiettile vagante. L’anno prossimo, Hamilton  rimpiangerà ogni giorno il fido compagno, perché Russell per quanto rispetto potrà avere per il blasonato compagno, attaccherà di brutto (LeClerc ha fatto scuola nel 2019 a riguardo), perché a sua volta Hamilton tenterà di schiacciarlo, se non altro per far pagare a tutti l’affronto che gli hanno fatto. So che  l’annuncio ufficiale non c’è stato ancora, vero è che ormai questo è il segreto di Pulcinella… ridicolo tenere George un altro anno in Williams. Intanto quel velo d’acqua ha portato alla luce cosa significhi avere esperienza: Vettel, sapientemente, si tiene lontano dai guai, anche se il suo compito finisce li visto che non è mai stato un pensiero per il trionfante Ocon. Peccato che il suo podio sia stato cancellato, causa mancanza benzina. Ancora più amarezza c’è nel sapere che Aston Martin farà ricorso e anche questo GP finirà davanti ad un avvocato e, ancora più dell’amarezza, rimane la tristezza dei tifosi del tedesco che anche questo weekend hanno dato il meglio di sè. LeClerc paga la posizione in qualifica come detto, centrato dal proiettile Stroll: sebbene il canadese stia imparando il mestiere (“il lavoro si impara lavorando” no?) e spesso e volentieri è sempre davanti al suo mate, è anche vero che non poteva nascondere “la bugia”  per sempre e la pioggia di domenica ha tirato fuori tutta la sua inesperienza ed inadeguatezza a riguardo.

La pioggia, abbattutasi in quel di Budapest, sebbene si sia poi asciugata, ha lasciato degli strascichi… di verità: tralasciando la partenza in solitaria di Hamilton (la quale ormai farà giurisprudenza come si suol dire), rimarrà indelebile la battaglia tra lui ed Alonso. Fernando non lo scopriamo ora, eppure molti, troppi, si sono resi conto solo domenica scorsa di cosa fosse ancora capace il campione spagnolo. Guardando le sue difese, riflettevo sul fatto che è vero che Lewis ha cinque titoli in più rispetto allo spagnolo (quindi questo potrebbe portare a sudditanza), solo che è anche vero che il buon Fernando ne dovrebbe avere almeno tre in più rispetto a quello che riporta il suo palmares… ed infatti l’asturiano ha mostrato tutta la sua classe, ha sfogato tutta la sua rabbia repressa tenuta dentro per troppi anni. Alonso, con una Alpine che tiene dietro per dieci giri Hamilton, porta alla luce un lato del suo carattere sportivo che mal si sposa con le sue epiche gesta: il lamento! Certo che fanno sorridere (amaro) le sue parole ai danni del coriaceo e cazzuto Alonso, soprattutto dopo quello che lui stesso ha combinato alla Copse quindici giorni prima nel  GP di casa. A volte mi chiedo cosa voglia veramente Hamilton. Davvero pensa che, piangendo in mondo visione via radio, poi tutti debbano obbedire a partire da chi sta avanti e quindi lasciarlo passare? Di questo lato dell’epta campione del mondo non c’era bisogno della pioggia per conoscerlo, ormai fa parte del pacchetto Hamilton ed è un vero peccato.

La pioggia non mente mai e domenica scorsa ci ha confermato un’altra verità, che su queste pagine avete sempre letto: la Ferrari ha la coppia di piloti più forte del mondiale. Se manca l’uno c’è l’altro. LeClerc, totalmente incolpevole, ha rimediato un altro zero in classifica; poco importa. Ci pensa Carlos a salvare baracca e burattini, riportando Ferrari a pari punti con McLaren, la quale, a differenza della rossa, ha una grossa difficoltà… corre praticamente con un solo pilota! La pioggia magiara non ha fatto altro che raccontarci una verità che ormai è assodata. Spiace per l’australiano, che reputo un ottimo pilota, solo che proprio non riesce ad ingranare al momento con questa squadra. Certo è che è importante che si rimbocchi le maniche, perché in un ambiente come quello della F1 le giustificazioni non reggono per molto tempo: Carlos si è dato da fare subito e, sebbene deve migliorare in qualifica, è alla domenica che si fanno i punti (tranne quando c’è la Sprint Race… sigh!) ed il suo contributo è evidente; con buona pace di chi critica aspramente Binotto e le sue scelte.

Come vedete, una cosa così comune e di routine come la pioggia che cade dal cielo può rivelare tante cose, può dirci tante verità che non sapevamo o alle quali non volevamo credere. Tutto quello a cui abbiamo assistito domenica scorsa non è altro il frutto di verità che sono da sempre presenti, comportamenti ed atteggiamenti che sono insiti in ogni pilota che si cimenta ogni domenica di GP ed è bastato un po’ d’acqua per far emergere tutto… perché la pioggia non mente.

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: ESSERE PAZIENTE

Gli ultimi avvenimenti che sono accaduti tra Hamilton e Verstappen in pista e quelli che sono successi tra AMG e RB fuori dalla pista, ci hanno distratto da quello che Ferrari sta mostrando.

Quando si parla di Ferrari si sa, è sempre rischioso, si tocca sempre un tasto dolente, specie in questo suo periodo storico, dove non si vince da tempo immemore il titolo piloti (ormai lo spettro del “ventennio” aleggia sulla testa di ogni accanito appassionato rosso); e soprattutto mai come ora la tifoseria è divisa proprio sulla gestione della squadra.

Eh già, perché il capitano che detta la rotta per la direzione del nuovo corso ferrarista; non è ben voluto da tutti. Sto parlando di Mattia Binotto naturalmente, il quale è reo (soprattutto agli occhi degli acerrimi tifosi), di aver allontanato l’intoccabile tedesco da Maranello. Vettel alla rossa ha dato tanto e questo non è in discussione, eppure quel “tanto” non è stato sufficiente; soprattutto nei riguardi di un indemoniato Hamilton (chiedere a Verstappen per conferma). La sua chance il buon Sebastian l’ha avuta e nonostante tutto, ha avuto anche la possibilità di riscattarsi nel 2019, avendo a disposizione il “motorone” della discordia. Purtroppo per lui, il suo cammino è stato intralciato dalla prima scelta del nuovo corso del buon Mattia; mi riferisco a Charles Leclerc. Il monegasco è stato il primo tassello da parte dal team principal elvetico, per ricostruire dalle sue ceneri la fenice rossa. Binotto sapeva che con il tedesco e soprattutto con il suo faraonico stipendio, non sarebbe arrivato da nessuna parte. Il 2018 purtroppo (errori della squadra a parte), parla chiaro. Binotto sapeva che in Scuderia aveva un cavallo di razza che scalpitava per prendersi la squadra sulle spalle e che difficilmente avrebbe potuto trattenere. L’unico pegno da pagare in questa scelta è quello che ci vuole tempo; perché non si vince dall’oggi al domani. Questo non è stato un problema, perché se venti e passa anni di Ferrari gli hanno insegnato qualcosa, una di queste è stata quella di essere paziente.

Va tanto di moda il famoso hashtag “essere Ferrari”, resta da capire quanto veramente gli appassionati si sentano realmente cosi. Perché se c’è una cosa, che si evince soprattutto dai commenti degli acerrimi tifosi, è quella di mettere le mani avanti e di non avere nulla contro i piloti. Quindi via di meme e sfottò ai danni di Binotto; che si è permesso di violare il dogma Vettel. Eppure a parte le discutibili modalità di allontanamento del costoso ed improduttivo tedesco (in tempo di Covid tutto è giustificabile dico bene?), il buon Mattia ha avuto ragione su tutto.

Mi sembra già di sentire le voci di protesta che gridano “duemila venti!”. Il depotenziamento del famoso “motorone”, rimarrà una pagina tristissima della storia Ferrari. Binotto a riguardo ha le sue responsabilità non si discute eppure; siamo sicuri che è esclusivamente colpa sua? Non si dimentichi chi c’era prima al posto suo e soprattutto, quali lotte intestine ha dovuto ereditare in seno alla Gestione Sportiva e anche a livello manageriale.

Decisioni giuste dicevo, decisioni che si sono rivelate azzeccate a partire dalla scelta dei piloti: Ferrari è l’unica squadra attualmente che non ha “coccolato” il proprio pupillo, proteggendolo e quindi mettendogli un pilota che gli guardasse le spalle e non si permettesse di competere con lui. Carlos Sainz è stata una scelta molto ben ponderata: pilota consistente che anno dopo anno è cresciuto agonisticamente parlando e che dà la carica e lo stimolo giusto al compagno per spingere sempre. Perché è un fatto che LeClerc da il meglio di se sotto pressione. Con un quattro volte campione del mondo accanto al suo box, ha fatto vedere di che pasta è fatto. Con Carlos è battaglia continua in pista e lo si vede dalla classifica, la quale dice che la rossa ha entrambi i piloti che stanno portando punti pesanti alla causa ferrarista. Nel 2020, non era esattamente cosi, nonostante la macchina fosse uguale per entrambi i piloti.

I detrattori potrebbero dire che questa è magra consolazione, perché non si vince nulla e bene che ci vada saremo terza forza. Purtroppo, ribadisco io, non si guarda il concetto più ampio della visione. Essere pazienti comporta anche questo se necessario… e cioè che il nemico ti si avvicini e ti strappi brandelli di carne, facendogli credere di essere inoffensivi. In questo attuale periodo storico della rossa, si guardi da dove si è dovuti partire: è stato preso il progetto 2020 (concepito attorno al “motorone”) e con la spesa di un paio di token (una barzelletta!), è stata messa una pezza qua e la e nel contempo si recuperavano una quarantina di cavalli! In questo contesto nasce l’attuale monoposto. In Spagna la prova del fuoco, infatti se vai bene a Barcellona vai bene ovunque. Detto fatto; Ferrari è la prima degli altri. Certo, c’è stata la debacle francese: Ferrari sta mettendo a punto metodologie di calcolo e di lavoro che si ritroverà in futuro; gli errori meglio farli adesso. Questa attuale Ferrari, ha “rischiato” di vincere due volte con una SF1000 rattoppata… una a Montecarlo ed una seconda volta a “casa loro”. Solo l’indemoniata rincorsa di Hamilton ha rotto l’incantesimo. Non male per una squadra che ha una macchina che solo di motore paga ancora (se ci va bene) una quindicina di cavalli sui diretti avversari, non male per una scuderia di F1 che praticamente lavora con quello che ha.

Perché un altro aspetto che bisogna tenere in considerazione è, che non solo i pezzi pregiati la dirigenza Ferrari li ha mandati tutti via (ancora piango per Allison!); addirittura in quel di Maranello non ci vuole venire nessuno. Gli appassionati, anche quelli più accaniti è bene che si convincano di questo: sono finiti i tempi di Schumacher dove c’era la fila fuori la Gestione Sportiva. I tempi sono cambiati e con le continue defezioni che ci sono state, nessuno si arrischia di avvicinarsi alla rossa in questo momento. L’onere della corona, il fardello che Binotto si è caricato sulle spalle è bello grosso, anche e soprattutto alla luce di quanto ho appena detto. La sua gestione, ha puntato tutto sul regolamento 2022 (spero che la Ferrari che ne verrà fuori, sia più bella della monoposto di presentazione che hanno mostrato a Silverstone), inutile negarlo. Si vincerà? Questo nessuno lo sa. Le speranze sono sempre vive, le aspettative sono sempre alte e purtroppo i lupi travestiti da agnello, pronti a colpire al primo passo falso dell’elvetico team principal; sono sempre dietro l’angolo. Essere pazienti è innanzitutto uno stato mentale; mai come ora. Binotto questo lo sa bene ed in questo momento l’unica cosa che può fare è appunto aspettare. Nel mentre c’è una squadra i cui ingranaggi devono essere ben oleati, due piloti da far crescere in modo che siano pronti per quando sarà il momento (Charles starebbe nelle stesse condizioni di Verstappen se la sua Ferrari valesse la RB16b… si starebbe giocando il mondiale con Hamilton!) e nell’immediato c’è da preparare un GP che potenzialmente è alla portata di questa squadra, di questi piloti e di questa monoposto.

Essere pazienti vuol dire anche saper aspettare il prossimo GP con fiducia, sapendo che la Ferrari di Binotto darà il massimo per portare il risultato a casa.

Vito Quaranta

LA VERSIONE DI SELDON: 1, X, 2 E….PEDALARE.

Ognuno di noi conserva nella memoria determinate circostanze, legandole al luogo, al momento e alle contingenze. Ciò che rimane è il fatto! Per es. che una volta la domenica si svolgesse un intero turno di partite di calcio è un fatto! Che molti di noi lo facessero con la schedina in mano, con un inizio e una fine nel giro di 2 ore compreso l’intervallo, è un altro fatto!

Spiaggia.

I fine settimana di settembre, di ottobre, pure di novembre se c’era il sole, erano “fuga dalla realtà”. Fuga dalla scuola che stava per ricominciare, o dal lavoro che per una settimana aveva oscurato le ancora calde e limpide giornate pur accompagnate da una gelida acqua a causa di maestrale e tramontana. Per ritrovarsi lì senza la scusa dell’ombrellone c’era la lettura attesa, popolare e condivisa della schedina. Si parcheggiava la macchina o la moto a bordo spiaggia e lì, o anche sulla sabbia si chiacchierava con la colonna sonora dell’orchestra diretta dal maestro Ameri.

Primo violino Sandro Ciotti, tromba Tonino Carino da Ascoli ecc. Rivedevi tutte le facce di luglio e agosto tranne quelle dei turisti. Era la domenica del villaggio, una festa privata. 13 partite seguite contemporaneamente che cambiavano continuamente l’umore.  13 che a dieci minuti dalla fine diventavano 9.  8 che diventavano 12.  11 che rimanevano 11…! Sapevi quando partivi e sapevi quando arrivavi. Non c’era niente prima e non c’era niente dopo se non i commenti del prima e del dopo. Era bello! Produceva ansia iniziale, e poi nervosismo da tic. Infine era liberatorio! Per chi vinceva e per chi perdeva.

Non c’è più motivo oggi per andare là (che non sia ovviamente “il mare d’inverno”) perché hanno da tempo fatto a pezzi quel 13. Hanno addirittura proposto ultimamente di giocare tutte le partite singolarmente senza sovrapporle, cioè in orario diverso per ciascuna.

Passato.

Molti di noi sanno, anche non avendole viste, che le prove di qualificazione in F1 un tempo si svolgevano in modo diverso dall’attuale. Siamo passati dalle prequalifiche per eliminare una quota di partecipanti (quando questi erano troppi) all’introduzione del 107% per superare le qualifiche e/o eliminare i troppo lenti, insieme a giri secchi a serbatoio scarico e poi carico per la prima parte di gara nei giorni di venerdì e sabato, e via andare. E naturalmente il warm-up, fino al 2002. Una sessione pre-gara della domenica mattina per assettare le macchine al meglio. Senza dimenticare la dimenticabilissima “sedia rovente” del 2016, diventata fredda subito. Un pilota eliminato ogni minuto e mezzo nelle tre sessioni fino agli ultimi due highlanders.

Insomma, la questione delle qualifiche non si è mai definitivamente risolta anche se lo schema attuale è in vigore con pochissime varianti dal 2006. A nessuno però era mai venuto in mente di sostituire una qualifica in senso stretto con una serie di frazioni di qualifica di cui fa parte anche una mini-gara. Fino ad oggi!

Un assaggio in tal senso lo avevamo avuto nel rocambolesco finale del gran premio di Baku. Un gp che si era messo su un binario piuttosto diritto fino a quando, prima Stroll e poi Verstappen, hanno loro malgrado azionato uno scambio. Nella prima occasione, con ripartenza dietro SC, poche variazioni se non che il ricompattamento ha messo alcuni in condizione di giocare una partita diversa. La seconda occasione però si è dimostrata una variabile potente, in grado addirittura di sovvertire quanto sembrava ormai acquisito.

E’ qui che dobbiamo analizzare cosa sarebbe e cosa non sarebbe una sessione di gara anzi che di qualifica in relazione al premio in palio.

Chiaramente nei due giri di Baku si trattava di un all-in, in cui alcuni si giocavano un risultato importante per la classifica. Abbiamo piacevolmente rivisto una vecchia conoscenza, tale Sebastian da Heppenheim, arpionare un podio in maniera vigorosa. Un giovane leone francese. Un vecchio leone spagnolo che ha azzannato un incredibile sesto posto e un altro vecchio ingordo (accezione positiva) leone inglese (insomma…) che pensava di avere ancora abbastanza denti per un cosciotto decisamente grande e appetitoso.

Ci siamo divertiti tutti. Ma non era penso lecito pensare alla futura sprint-race di qualifica come una riproposizione in grande di questo flash di spettacolo. Troppo diversa la dimensione della posta in palio, troppo grande il rischio di vanificare gli sforzi di tutto il team per arrivare al meglio alla gara vera, quella dei punti e delle posizioni importanti.

Cosa è stata?

A mio modo di vedere una blanda parata di 17 giri a cui si possono rimproverare tutti i difetti della gara in senso stretto. DRS per permettere i sorpassi, controllo della condizione e della temperatura delle gomme, ecc. A cui aggiungiamo la mancanza della presa di rischi eccessivi per i primi, per i quali conquistare il premio grosso è talmente più importante che dopo pochi giri andavano per acquisire gli spiccioli. L’unico movimento lo abbiamo avuto come prevedibile da centro gruppo in poi, con Sainz che sfortunato si è ritrovato retrocesso in undicesima posizione e Alonso che viceversa ha imperiosamente guadagnato diverse posizioni.

Tutta gente che parte per arrivare più o meno dove è partita, guadagnare zero punti sia per se che per la squadra e magari rischiare di non portare a casa in gara quei pochi punti che magari a fine stagione valgono diversi milioni. No, non mi è piaciuta! Non solo perché l’avevo messo in preventivo, ma soprattutto perché è stata piuttosto noiosa. C’è davvero qualcuno che pensa che quanto è successo tra Hamilton e Verstappen la domenica potesse succedere il sabato!? Non scherziamo! Altro che i tre giri di Baku!

Questo porterebbe a pensare che due gare vere con punti veri in palio, sarebbero meglio. Parlo di meglio rispetto al peggio, che è comunque un magro risultato.

Paure.

La mia paura, e penso non solo mia, è che succeda come per le domeniche dimenticate del calcio. Dividi l’interesse tra più giorni di gara e dividi anche il pathos. Il primo giorno anestetizzi l’ansia per il risultato finale, ed è probabile che a seconda del trend della prima gara la seconda perda attrattiva e resti addormentata. Costringi le persone, almeno gli appassionati, a dedicare all’evento l’intero weekend. E se penso a quanti hanno famiglia e già faticano a ritagliare due ore la domenica nel telo del weekend capisco che molti molleranno. E il disinteresse porterà all’abbandono, perché al contrario del calcio per il quale ogni tifoso ha uno spazio dedicato alla sua squadra e poi verifica in relazione a quanto successo alle altre, per la formula1 spezzettare significa spezzettare anche il tempo per la propria squadra, per il proprio pilota. Valido per tutti!

L’altra mia paura è che venga davvero esteso a tutti o quasi i gp, a dispetto del gradimento del pubblico. Perché il gradimento è di Sky, e Sky con LM deciderà come organizzare gli eventi futuri così come decide come organizzare il campionato di calcio (tanto DAZN o Sky cambia niente). E questa paura è dovuta anche alle sconclusionate parole pre-gara del presidente della FIA, sua Eminenza Don Menicali: “sarà sicuramente un successo. Siamo sulla strada giusta”! Non aveva visto neppure un giro…..

Nebbie.

C’è qualcuno (parlando di quelli che hanno davvero un peso nel futuro di questo sport) tra gli organizzatori, gli sponsor, i team, i network, che abbia notato anche solo di sfuggita che è bastato ridurre di 30 minuti il tempo delle fp per ravvivarle al punto che in ognuna delle tre le squadre se le danno in pista a suon di giri da qualifica? A che serviva una doppia qualifica di cui quella vera è addirittura quella dei giri meno veloci del sabato? La nebbia non si vede, mi sembra chiaro. Ma d’altronde cosa ha detto Mezzacapa? Quando c’è la nebbia non si vede niente…cit.

La paura è che butteremo l’occhio al campionato una volta ogni tre o quattro gare.

Cosa ha fatto le Ferrari?

Seconda in campionato?

Beh dai, mica male!

Che si fa il weekend? C’è Monza.

Ma quando? Venerdì, sabato o domenica?

Quanto costa?

Ahhhh…! No senti, avevamo già organizzato. Carichiamo la bici in macchina e andiamo a pedalare in montagna.

Ma non ci sarà nebbia?

No no, è tutto chiaro…

 

Antonio

 

Immagine in evidenza da: www.oasport.it

BASTIAN CONTRARIO: LA LEGGE DELLA GIUNGLA

Il GP di Gran Bretagna, è stato teatro di uno spettacolo che, diciamocela tutta, stavamo aspettando da tempo e che quasi avevamo rinunciato a sperare avvenisse: lo scontro (letteralmente parlando) titanico tra Lewis e Max.

Su queste pagine è sempre stato scritto che era solo questione di tempo ed alla fine il tempo è giunto. Il botto ha origine proprio dal sabato e da quel discutibile spettacolo chiamato “sprint race”; ed è figlio di una serie di atteggiamenti che ormai covavano da tempo. Ne discutevo con @ReMinosse (al quale vanno i ringraziamenti per aver ispirato il titolo dell’articolo) proprio all’indomani del GP, che quello a cui abbiamo assistito non è altro che l’attuazione della legge della giungla.

È dall’inizio di questo esaltante ed avvincente mondiale (perdonatemi il vezzo lessicale… finalmente abbiamo veramente qualcosa di cui parlare) che abbiamo visto un Hamilton tranquillo, parsimonioso. Magari ad inizio mondiale gli poteva andare anche bene, visto che Red Bull e Verstappen erano alla ricerca della quadra e non erano ancora esplosi. Inoltre in quel breve duello, che abbiamo visto solamente ad inizio mondiale, Max ha imposto la sua personalissima legge del “boia chi molla”; ed infatti a rimanere avanti era sempre lui. Con Max Verstappen non ci sono mezze misure, non c’è margine di dialogo in pista; o tiri fuori le palle e giochi all’auto scontro o semplicemente vieni annichilito. Lewis questo lo sa, lo ha sempre saputo, solo vuoi l’esperienza, vuoi il mezzo, vuoi l’attesa di una promessa di rinascita della sua W12; il campione inglese si è sempre trattenuto.

In Inghilterra, a casa sua, evidentemente il leone ha voluto far capire che non è ancora vecchio da essere spodestato, o comunque se proprio deve avvenire, vuole vendere cara la pelle… questa è la legge della giungla; uccidi o sei ucciso. La stessa giungla che trovi in pista allo spegnersi dei semafori dove tutti, leoni e iene (diciamocelo… non tutti sono all’altezza di essere leoni), sono pronti a spolparti vivo. Domenica il buon vecchio Lewis di leoncini, pronti a fargli la festa ne aveva due; uno più affamato dell’altro. Solo che fino a prova contraria è Hamilton il re della foresta; ed infatti la festa l’ha fatta lui a tutti e due!

Come ho già anticipato, tutto si è consumato o quanto meno dovrei dire capito, al sabato: infatti nella “mini gara” che la FIA ci ha costretti a vedere (ci vorrebbe un Bastian Contrario a parte solo per questo nuovo format), mi sono reso conto di una cosa: che questa non è altro che uno spoiler di quello che avremmo visto il giorno dopo. Tralasciando il fatto se la Sprint Race piaccia o meno, se sia la cosa giusta o no per la F1, vorrei farvi focalizzare sul fatto che in quel preciso momento Hamilton; ha capito come comportarsi alla domenica: sabato il campione inglese partiva dalla pole (si può dire?) e come spesso gli è capitato (le partenze non sono il punto di forza di Lewis), perde la posizione a favore di Verstappen. L’olandese, naturalmente chiude giù duro, non lo fa passare e la mini gara finisce li, con buona pace della FIA che credeva di fare spettacolo e del pubblico pagante che affollava (Dio ti ringrazio!) le gradinate. La Sprint Race è stata utile solo per un motivo: ha fatto capire ad Hamilton che se avesse voluto portare a casa il risultato, se avesse voluto fare il suo personale show cinematografico ad uso e consumo di fotografi e telecamere, avrebbe dovuto fare solo e soltanto una cosa; chiudere la porta a Max appena se ne fosse presentata l’opportunità.

Il killer instinct si è risvegliato in un attimo, la legge delle giungla che governa il suo mondo ha prevalso e cosi, il sette volte campione del mondo si è ricordato di avere un bel paio di palle nei pantaloni (chiedo scusa alle donne che mi leggono… se frequentate queste pagine, sapete che il politically correct non è il mio forte), le ha cercate e mostrate! Il resto è storia come si suol dire.

C’è una bellissima immagine postata dal direttore di questo blog, dove viene sovrapposta la traiettorie di Hamilton nell’affrontare la Copse nel momento del sorpasso su Verstappen prima e Leclerc dopo: ebbene in quella immagine si vede chiaramente che nel primo caso il campione è praticamente a centro pista (con Verstappen quasi di traverso), mentre con Charles, Lewis è sul cordolo (posizione più ovvia per affrontare quella curva). Questo per dire che Hamilton non ha impostato quella curva per andare più veloce possibile o sorpassare l’olandese in modo strano. No, Lewis ha percorso in quel modo quella curva solo per un motivo: far capire a Max chi comanda ancora! Tuttavia non c’era bisogno di quell’immagine per capire questo no?

L’ho detto qualche riga fa: l’alfiere nero, ha realizzato il giorno prima cosa avrebbe dovuto fare ed infatti il tutto si è concluso a metà del primo giro, altrimenti dopo sarebbe stato un infinito inseguire, nel frattempo l’olandese avrebbe preso ancora più coraggio… e addio! Mi pare evidente che l’azione di Hamilton è destabilizzante, è innanzitutto psicologica: potete prendere il righello e misurare i centimetri di spazio che c’erano tra i due per capire chi ha torto. Fatevene una ragione, quello è un incidente di gara sportivamente parlando e se dovessi seguire le regole della legge della giungla; allora quello era un regolamento di conti. I dieci secondi di penalità inflitti a Lewis sono stati una barzelletta (sia perché li ha scontati al pit, infatti ne parlai proprio quindici giorni fa su questa rubrica; e sia perché se devi punirlo per quello che ha fatto non gli si danno solo dieci secondi!). Anzi vi dirò di più, quei secondi in più sono stati un vero e proprio regalo: grazie al suo talento, al suo mezzo e grazie alle gomme nuove (guarda caso la W12 con le hard posteriori di nuova concezione volava… servono conferme comunque), l’epta campione ha potuto regalare al suo pubblico la “remuntada” che tutti desideravano. A farne le spese questa volta è stato il “leone rosso”, che al momento ha gli artigli spuntati e nonostante questo graffia da far male… il suo tempo arriverà.

Signore e signori (si può ancora scrivere senza che nessuno si offenda si?), potete dannarvi l’anima quanto volete sul giudicare il comportamento durante e soprattutto dopo la gara del vincitore del GP. Personalmente parlando, tutto (fair play, sportività, altruismo) passa in secondo piano: siamo di fronte ad una vera e propria guerra psicologica e Max è naturalmente il principale bersaglio. Ora l’olandese sa benissimo cosa significa “essere Nico Rosberg” e quanto valga il suo mondiale conquistato nel 2016. Verstappen, lo so che questa è dura da digerire, di fatto ha sbagliato alla grande: con più di un GP di vantaggio in termini di punti, con un mezzo eccezionale, il minimo che poteva fare era quello di non rischiare e giocarsela per i cinquanta e passa giri che c’erano a disposizione. La differenza tra lui ed il re della foresta è tutta qui, nell’esperienza e come ho già detto in passato; Hamilton sulla distanza ha un vantaggio non indifferente. C’è da dire una cosa comunque (c’è sempre il trucco): Lewis ormai si è giocato il jolly, ormai ha scoperto le carte e buttato i guantoni… ora si colpisce a mani nude. Verstappen lo sa e la sua reazione sarà immediata. La FIA avrà un bel po’ da fare con tutti e due, proprio in virtù di quanto appena detto. Gli animali da gara è cosi che si comportano; è la legge della giungla che lo impone.

Vito Quaranta