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F2 2020: COSA ASPETTARCI?

Benritrovati, fan della F2. Dopo mesi di #VirtualGP e #RaceFromHome finalmente ricomincia dal vivo anche la serie cadetta, e come per la sorella maggiore sarà l’Austria a spezzare l’indigesto digiuno. Valgono per i “piccoli” le medesime preoccupazioni dei “grandi”: non è ancora chiarissimo quante e quali gare verranno disputate e se si continuerà oltre Monza (sono comunque garantiti, in assenza di emergenze sanitarie, almeno 8 appuntamenti, gli stessi della F1), se i double header inficeranno lo spettacolo, come i piloti e i team gestiranno lo stress di 16 gare in 10 settimane, quanto le difficoltà economiche determineranno le fortune dei team (la F2 è uno dei campionati meno economicamente sostenibili), quanto la gestione dei pezzi di ricambio influenzerà il rendimento dei piloti etc. In aggiunta, la F2 avrà anche l’onere di fare da cavia per i cerchioni da 18′: tutti i piloti sono concordi nell’attribuir loro un comportamento radicalmente differente, se non opposto, dalle gomme da 13′ usate fino all’anno scorso; assisteremo a uno stravolgimento dei rapporti di forza usuali?

BAHRAIN INTERNATIONAL CIRCUIT, BAHRAIN – MARCH 01: Mick Schumacher (DEU, PREMA RACING) during the Test 1 – Bahrain at Bahrain International Circuit on March 01, 2020 in Bahrain International Circuit, Bahrain. (Photo by Joe Portlock / LAT Images / FIA F2 Championship)

Dal punto di vista del racing, il 2019 non è stato un mondiale memorabile: i migliori dei “vecchi” avevano già trovato un posto altrove (Norris, Russell, Markelov, Albon, Leclerc etc), mentre i migliori dei nuovi dovevano ancora arrivare o maturare. Quest’anno la musica sembra esser cambiata: ci sono parecchi nomi che possono concorrere per la vittoria finale ma nessuno sulla carta sembra averne per staccare nettamente gli altri. Correranno dieci nuovi rookie (!), tra cui la top6 della F3 dello scorso anno, e compariranno due nuove scuderie (Hitech e HWA, che vorrebbe essere la scuderia “giovanile” della Mercedes). La “storyline” principale IMHO sarà il derby in casa Ferrari: sono 5 infatti i piloti FDA, quasi tutti di alto livello (ho riserve su Alesi jr), ognuno dei quali vorrà dimostrare di essere degno di un sedile in Alfa Romeo. Personalmente ho un’idea su chi potrà vincere; ma proseguiamo con ordine e diamo uno sguardo ravvicinato ai protagonisti dell’anno che verrà.

DAMS
Monza (ITA), SEP 6-8 2019 – Italian Grand Prix at Autodromo Nazionale Monza. Nicholas Latifi #06 Dams. © 2019 Sebastiaan Rozendaal / Dutch Photo Agency

Line up rivoluzionata per il team francese campione del mondo in carica (nonché istituzione delle serie minori), per il quale correranno Sean Gelael e Dan Ticktum. L’indonesiano appartiene alla genìa degli Stroll: figlio di un magnate (il padre Ricardo è mister KFC), corre per hobby, finanzia squadre e supporta la carriera di teammate talentuosi (come De Vries o Giovinazzi) ma è lento da morire – molto peggio della controparte canadese, che non sarà Senna ma almeno non si gira nell’out lap. Seppur fondamentale nell’economia della F2, Sean Gelael è probabilmente il peggior pilota del parco partenti di quest’anno e non mi aspetto che vada a punti più di tre volte. Se l’indonesiano ha trovato la nicchia ecologica in cui esercitare la sua professione, il quasi rookie Dan “James Dean” Ticktum cerca di rilanciare la propria carriera: forte racer (in Inghilterra stravedono per lui), due vittorioso a Macao, ex pupillo di Helmut Marko, ha dilapidato questo capitale agonistico in scorrettezze, incidenti stupidi, dichiarazioni avventate (tipo quando accusò la Prema di barare e Schumacher jr di essere un raccomandato) e prestazioni non all’altezza nei momenti cruciali (tipo quando ha mandato tutto in vacca in SuperFormula, che tutti reputavano una formalità e lui riuscì a conquistare solo un punto in quattro gare). Gli manca la testa, in pista tanto quanto fuori (per dire, postò su Facebook una storia in cui sfrecciava nel centro di Milton Keynes al volante di una BMW sprezzante del limite di velocità – sono bravate che possono facilmente costare sponsor e carriere). La sua figura è un punto di domanda: avrà imparato, anche in minima parte, dagli errori o è rimasto lo stesso cretino che sorpassò dieci macchine dietro SC solo per tamponare volontariamente il rivale per il titolo? Mi aspetto qualche podio e financo un paio di vittorie, ma nulla di più.

UNI-Virtuosi Racing

Ex Russian Time e detentrice del nome più brutto che abbia mai sentito, la Uni-Viruosi quest’anno conserva Guanyu Zhou e gli affianca Callum Ilott, entrambi al secondo anno nella serie, nonché amici dai tempi dei kart. Dopo una buona stagione l’anno scorso e degli ottimi test post- e pre- stagionali,  il team inglese si candida ad essere uno dei protagonisti della lotta iridata. Per il sophomore cinese il giudizio è simile: malgrado abbia deluso nelle serie inferiori (tanto da esser buttato fuori dal programma della Ferrari), al primo anno in F2 ha dimostrato una costanza invidiabile, nonché una velocità non tanto inferiore all’esperto Luca Ghiotto,  e ha ottenuto cinque podi e una pole position, bottino che gli ha fruttato il premio di Rookie of the Year e il posto di test driver per Renault. Se si affina nel corpo a corpo e la UNI si solidifica come team (la squalifica di Ghiotto a Montecarlo grida ancora vendetta), forse scommetterei su di lui come campione. Forse. Non escluderei comunque che possa finire in F1 al termine di quest’anno: del resto la Renault ha un posto libero e lui è il primo cinese decente nel motorsport occidentale. Callum Ilott invece lo decifro di meno, è veloce in qualifica (una pole l’anno scorso, malgrado corresse per un team di seconda fascia) ma l’anno scorso la gestione delle gomme per lui era materia oscura. Attualmente il britannico è affiliato alla FDA.

ART Grand Prix

La scuderia che ci ha dato gli ultimi due campioni del mondo di F2 vuole confermarsi anche quest’anno. Cacciato l’inutile Mazepin (cinque arrivi a punti e mai oltre l’ottavo posto – grazie al cielo abbiamo il meccanismo della Superlicenza, sennò ce lo saremmo trovato in Williams) e visto andar via il campione del mondo De Vries, quest’anno la ART dispone forse della migliore line up del lotto: Marcus Armstrong e Christian Lundgaard, accademia Ferrari vs accademia Renault. Aspettative elevate sono poste su Armstrong, malgrado abbia vinto solo un titolo da quando corre nelle formule e abbia passato due anni in F3 senza vincere il mondiale. La velocità c’era (vedere il weekend di Sochi), la fortuna decisamente no, al contrario di qualche incidente di troppo, incluso uno con il teammate e iridato Robert Schwartzman. Comunque, il secondo anno in F3 (concluso al secondo posto) gli è stato utile per maturare. Nei test di Abu Dhabi è riuscito ad essere il più veloce per buona parte delle giornate malgrado fosse stata la prima volta al volante di una Formula 2. Ci si aspettano sempre tante cose da chi è sotto l’egida di Nicolas Todt. Christian Lundgaard al contrario non è mai stato un vero pretendente al titolo in F3, ma si è dimostrato uno dei piloti più consistenti, malgrado la scuderia fosse tutto meno che solida, con un paio di lampi interessanti e un confronto impietoso con i compagni di squadra. A differenza degli altri rookie ha già corso una gara di F2 ad Abu Dhabi, ma di contro ha dovuto saltare i test prestagionali perché rimasto confinato in quarantena a Tenerife [quanto vorrei essere così sfortunato NdLG], quindi temo che nelle prime gare soffrirà le nuove gomme da 18′.

Carlin

Dopo un 2019 così così, l’ex scuderia di Norris quest’anno sarà una succursale della Red Bull, visto che sia Yuki Tsunoda che Jehan Daruvala fanno parte della Red Bull Driver Academy. Entrambi l’anno scorso hanno sorpreso in F3, con l’indiano che è stato l’avversario più insidioso per Schwartzman nella prima parte di campionato (due vittorie nelle prime quattro gare e numerosi altri podi nel corso dell’anno), dimostrando velocità e maturità che gli son valsi il posto nel programma RB. Dopo anni di Karthikeyan, Chandok, Raghunathan, che sia la volta buona per l’India?  Tsunoda d’altro canto ha sì beneficiato del rapporto con la Honda per entrare nel programma e per trovare un sedile in F3, ma, alla prima esperienza in Europa, ha imparato così in fretta che nella seconda metà dell’anno già lottava per podi e vittorie (centrando anche un paio di weekend perfetti a Monza e a Spa). Forse la decennale ricerca dello “Kwisatz Haderac” giapponese ha trovato un talento vero. Helmut Marko è così fiducioso nei suoi progressi che si aspetta che concluda la sua prima stagione di F2 nei primi quattro, così da ottenere subito la superlicenza per la F1. Come mette a suo agio i piloti lui non li mette nessuno… Per onor di cronaca, al derby in casa Red Bull partecipa anche l’estone Yuri Vips, seppur a distanza e nella SuperFormula giapponese.

Prema Racing
FIA Formula 2 Championship – Testing
Circuit de Barcelona-Catalunya, Spain
Tuesday 5 March 2019
Mick Schumacher (DEU, PREMA RACING)
Photo: Glenn Dunbar / FIA F2 Championship
ref: Digital Imag

Dopo i fasti di 2016 e 2017 la scuderia italiana non è più riuscita a ripetersi, anche a causa di piloti non sempre all’altezza. Schumacher jr (per il quale non ho simpatie particolari) si trova paradossalmente nella condizione di essere un favorito per il campionato: corre per una scuderia storicamente tra le migliori, ha un compagno rookie, nei vari campionati disputati finora ha sempre vinto il titolo al secondo anno. Il problema è che la Prema l’anno scorso ha vissuto il peggior campionato di sempre, penultima nella classifica costruttori e con solo un podio all’attivo, il “compagno rookie” è Robert Schwartzman, possibilmente il più talentuoso di tutti, e per finire non c’è niente che garantisca che il trend dei suoi risultati proseguirà così anche quest’anno. Inoltre se ci mettiamo che l’anno scorso è stato perlopiù insipido (salvo un weekend fortissimo in Austria) ed è finito in classifica pure dietro al compianto Hubert, il quadro che si dipinge non è dei più rosei. Come sempre, wait’n’see. Dall’altro lato del box c’è il campione F3 in carica nonché giovane della FDA più promettente, Robert Shwartzman (il cui padre è morto in primavera di Covid – inizia ad esserci una bislacca quanto inquietante correlazione tra salute del Genitore 2 e correre per la FDA). In F3 ha dato prova di saper gestire le gomme, di mostrarsi incisivo nel corpo a corpo ma senza far danni, di reggere la pressione della lotta iridata. Al momento lo paragono a George Russell, stiamo a vedere. IMHO punterei due cent su di lui.

La “Palude”

Il resto del parco partenti è meno interessante, ma può comunque riservare delle sorprese. Matsushita, ex promessa dell’automobilismo giapponese stroncata da un lustro inconcludente in F2/Gp2, ha avuto una grande seconda metà di stagione nel 2019 (sempre andato a punti da Spa in poi, ha vinto due gare e ottenuto quattro podi) e se continua questo stato di forma potrà causare più di un grattacapo alla “nuova” generazione. Non credo sia materiale da F1, ma resta un solido pilota di F2. Giudizio simile per il “vecchietto” Markelov, in F2 da quando il dominio Mercedes era ancora una novità sorprente, che piano piano è diventato un solido professionista che può vantare il titolo di vice-campione nell’anno di Leclerc come migliore risultato. Il bravo ed esperto Luca Ghiotto invece è un’incognita: in un primo momento aveva lasciato la serie, poi è arrivata la chiamata dalla neonata Hitech, con la quale però avrebbe preso parte solo a circa metà degli appuntamenti a causa di impegni già presi. Poi sappiamo tutti cosa è successo a Marzo, e francamente non ho la minima idea di dove correrà quest’anno. Dovrebbero comunque arrivarmi informazioni a breve da un’informatore. Menzione finale per il brasiliano Felipe Drugovich: l’anno scorso in F3 è giunto sedicesimo con 8 punti (ma correva per la scuderia peggiore e comunque ha battuto i propri compagni di squadra), tuttavia l’anno prima in EuroFormula (sorta di F3 spagnola) aveva schiantato il campionato con 14 vittorie in 16 gare (!). Nessun pilota che al primo anno domina una serie in questa maniera è uno scarsone.

 

Lorenzo Giammarini – a.k.a. LG Montoya