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F2 SPAGNA 2020 – BLUES FOR THE RED SUN

La lotta per il mondiale andata in onda a Barcellona si conclude a sorpresa con un pareggio tra i principali contendenti, malgrado Ilott abbia dominato qualifiche e due terzi di Feature Race. Ma proseguiamo con ordine.

[COURTESY OF RACINGELITE.COM]

Le prove libere evidenziano un elevato degrado delle gomme, ma anche valori piuttosto ravvicinati: tra il primo (Dan TIcktum) e l’ultimo intercorrono solo 1.3 secondi.

[COURTESY OF CRASH.NET]

Le qualifiche vivono del duello per la pole tra UniVirtuosi e Prema. Grazie anche a una strategia alternativa (segnare il tempo prima di tutti gli altri) alla fine la spunta Callum Ilott, che estende di altri quattro punti la leadership in campionato su Robert Shwartzman, che lo marca a uomo in seconda posizione a 183 millesimi. Per il pilota Prema è la migliore qualifica in F2 (suona strano ma finora l’ex leader di campionato non si era mai qualificato nella Top5). Terza l’altra UniVirtuosi di Guanyu Zhou, mentre in quarta posizione si inserisce (ormai non più a sorpresa) Felipe Drugovich, che precede Mick Schumacher, che non è riuscito a migliorarsi nel secondo tentativo. Sesto uno Yuki Tsunoda in costante crescita; si registra il crollo delle ART, con Marcus Armstrong nella solita 19a posizione e Christian Lundgaard, secondo in campionato, solo 14°. L’italiano Luca Ghiotto è stato relegato in 20a posizione dal cedimento della barra antirollio anteriore nel corso delle qualifiche. Continuano le sofferenze di Matsushita; l’esperto teammate di Drugovich non va oltre il 18° tempo.

Robert Shwartzman (RUS) PREMA Racing; Callum Ilott (GBR) Uni-Virtuosi Racing; and Mick Schumacher (GER) PREMA Racing at the start of the race.
15.08.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 6, Barcelona, Spain, Saturday.
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Come pronosticabile, il leitmotiv della gara è la gestione delle gomme. Tra i primi l’unico con gomme dure è Schumacher jr, che è anche il pilota che ha lo spunto migliore in gara, passando dalla quinta posizione alla testa della gara nell’arco di poche centinaia di metri. In curva 1 arrivano appaiati in tre: Schumacher, Ilott e Shwartzman; in qualche modo ne escono indenni e la spunta il russo, seguito dall’inglese e dal tedesco; dietro le posizioni rimangono invariate. Marcus Armstrong prosegue il periodo miserabile insabbiandosi in curva 4 per un sorpasso azzardato. Viene chiamata la SC e, ripartiti, Shwartzman va subito in sofferenza con le soft, tanto che all’ottavo giro subisce il sorpasso di Ilott. Rientra al termine dello stesso giro, ma il leader del campionato para l’undercut rientrando il giro dopo. In testa si ritrova quindi Schumacher jr, con 2.5 secondi di vantaggio su Drugovich, che prosegue su ottimi tempi malgrado sia ancora sulle soft (si fermerà al 12° giro). Ilott è 30 secondi dietro al tedesco ma dimostra di avere un passo imprendibile e, malgrado il traffico di chi ancora si deve fermare al 23° giro gli è in scia. Shwartzman non riesce a essere altrettanto risoluto e, dopo aver perso tempo dietro a Matsushita, subisce anche il sorpasso di Drugovich nel corso del 24° giro. La Prema di Schumacher ormai non sta più in pista ed il tedesco è costretto a fermarsi, malgrado ciò lo condanni a tredici giri con le soft. Proprio quando Ilott vola indisturbato verso la vittoria, che assesterebbe la mazzata finale sul campionato, Gelael e Alesi jr si scontrano alla Caixa; il pilota francese resta bloccato sopra un cordolo, e la Safety Car fa il suo secondo ingresso.

La neutralizzazione sconvolge la gara: la maggior parte dei piloti si ferma per una seconda sosta (come Ilott, Shwartzman e Zhou); chi era ancora su gomme dure sfrutta la SC per effettuare la prima sosta (è il caso di Mazepin e Matsushita); alcuni temerari scelgono invece di non fermarsi per la seconda sosta, come Tsunoda, che pertanto alla ripartenza si ritrova a guidare il gruppo, con Ilott il primo degli inseguitori. Drugovich è costretto a effettuare la sosta con un giro di ritardo (a causa della piazzola già occupata da Matsushita) quindi scivola in nona posizione.

Alla ripartenza si innescano furiose battaglie: Ilott cerca l’affondo su Tsunoda, ma il timido tentativo viene rintuzzato e anzi gli si ritorce contro quando viene sorpassato all’esterno di curva 4 da Matsushita. L’inglese prova a rispondere, ma finisce largo in curva 7 e viene passato anche dal diretto avversario Shwartzman. Dopo appena un giro dalla bandiera verde Roy Nissany va a muro, costringendo Bernd Maylander agli straordinari. Malgrado manchino ancora cinque giri, il cronometro incombe: resta il tempo solo per un ultimo giro. Basterà per dar vita a furibonde battaglie. Matsushita riesce dove Ilott aveva fallito e ruba la leadership a Tsunoda, con Shwartzman che lo segue a ruota; subito a seguire Ilott cerca di replicare la manovra subìta in curva 4, ma gli va male anche stavolta e incassa il sorpasso di Mazepin, Zhou e Schumacher (riuscirà a risorpassare almeno il tedesco) e conclude sesto. Per rendere l’idea di quanto sia stato convulso quest’ultimo giro, meno di cinque secondi hanno separato il terzo dal tredicesimo; in particolare, i piloti dalla sesta all’undicesima sono racchiusi in in 1.2 secondi (!!!).

[COURTESY OF AUTOSPORT.COM]

A spuntarla, dopo un’ora e un giro, è dunque Nobuharu Matsushita, alla prima vittoria stagionale; e pensare che fino a quel momento non era andato oltre il settimo posto! Non che sia stata solo fortuna la sua: originariamente avrebbe dovuto percorrere uno stint di cinque giri più breve, invece grazie a una ottima gestione delle gomme lo ha prolungato fino a beneficiare della SC. Lo seguono sul podio Shwartzman (che recupera punti importanti sul leader) e Zhou (che ottiene il podio grazie a una penalità di 5 secondi su Mazepin), mentre la piazza d’onore spetta a Tsunoda. Solo quinto Ilott, che spreca così il break point. Sesto Schumacher, non senza rimpianti (se avesse atteso un giro in più avrebbe beneficiato del pitstop gratuito). Settimo Drugovich, anche lui penalizzato dalla SC. Conclude la “reverse grid zone” Ghiotto, eccellente a rimontare dalla terz’ultima posizione. Lundgaard, ora di nuovo terzo in classifica, conclude appena fuori dai punti in 11a posizione.

[COURTESY OF AUTOSPORT.COM]

Nel corso dell’ultimo giro Sean Gelael si scontra con Jack Aitken; malgrado l’incidente sembrasse di poco conto, l’indonesiano ha subìto la rottura di una vertebra. Il pilota sta bene, ma dovrà saltare i prossimi appuntamenti del mondiale.

[COURTESY OF INSIDERACING.COM]

Ghiotto parte dal palo nella Sprint Race, ma per via di uno scatto a rilento la sua leadership dura solo qualche decina di metri. Felipe Drugovich ne approfitta e senza farsi pregare impone fin da subito il proprio ritmo. Il distacco sale rapidamente a 8 secondi, da lì in poi il brasiliano si limita a gestire le gomme e conquista la seconda vittoria stagionale con una prestazione immacolata. Malgrado un graining furioso nella prima metà di gara che lo porta a difendersi da Ilott, il vicentino mantiene la posizione e ottiene pertanto il secondo podio stagionale. Dietro la gara è più movimentata.

Felipe Drugovich (BRA) MP Motorsport.
16.08.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 6, Barcelona, Spain, Sunday.
– www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com Copyright: XPB Images

Schumacher è il più lesto dei primi tre al via, ma non trova lo spiraglio giusto e viene anzi superato da Ilott in curva 3. Più avanti nella gara l’inglese prova a superare l’italiano con la stessa manovra, ma Ghiotto tiene e l’inglese si trova con le gomme strapazzate senza aver conquistato niente. A sei giri dalla fine le coperture presenteranno il conto, e Ilott scivola fuori dalla zona punti (beneficerà di una penalità a Lundgaard per agguantare almeno il punticino dell’ottavo posto). Se Atene piange, Sparta non ride: Zhou fora dopo un bloccaggio importante per difendersi da Matsushita; il pitstop aggiuntivo significa la 14a posizione finale, dietro a Shwartzman, anch’egli costretto alla strategia a una sosta da un consumo importante delle coperture. La strategia in realtà avrebbe portato frutti, se la sosta fosse stata anticipata. L’unico dei top team a far segnare punti importanti è stato pertanto Schumacher jr, terzo alla bandiera a scacchi. Seguono poi Tsunoda, Matsushita e l’ottimo Mazepin, in rimonta dalla tredicesima posizione.

[COURTESY OF LIVEGP.COM]

Come anticipato, in classifica si registra un pareggio quasi esatto: Ilott e Zhou conquistano 15 punti ciascuno, Shwartzman e Schumacher jr 18. Battuta d’arresto per Lundgaard, che resta a secco. Il sophomore inglese resta saldo in testa a 121 punti, con 18 lunghezze di vantaggio sul rookie russo, a sua volta 16 punti davanti al danese della ART, fermo a 87. La lotta per il terzo posto è più serrata, con Lundgaard, Tsunoda, Schumacher jr, Zhou e Mazepin racchiusi in 12 punti. Con i pasticci in gara-1 e la strategia sbagliata in gara-2 Ilott ha sprecato l’occasione di ammazzare il campionato. Le circostanze particolari però non capitano ad ogni gara, e se i rapporti di forza restano questi non vedo molte possibilità per i suoi sfidanti. Ci rivedremo in Belgio.

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

[Immagine di copertina tratta da F1.com]

 

 

 

 

 

F2 GP 70° ANNIVERSARIO – THE DOWNWARD SPIRAL

Il GP del 70° anniversario di F1 (che qui in F2 appellerò Silverstone-2 per ovvi motivi) è stata forse la gara che ha segnato la svolta nel mondiale. Callum Ilott ha completato il sorpasso in classifica su Robert Shwartzman, che non è riuscito a fermare l’emorragia di punti, ora terzo dietro anche a Christian Lundgaard. Ma proseguiamo con ordine.

[COURTESY OF MOTORSPORT.COM]

Dopo averne saltate tre quarti, alla fine è Mick Schumacher a concludere in testa le Prove Libere. Il quarto posto di Shwartzman testimonia i progressi della Prema rispetto allo sfacelo della scorsa settimana (allora conclusero 11° e 14°), mentre le Hitech al contrario sembrano in diffioltà (12° e 13°). Come per la F1, anche qui la Pirelli ha portato gomme più morbide rispetto a Silverstone-1.

[COURTESY OF P300.COM]

Già dalle qualifiche si intuisce l’aria che tira. Ilott (UniVirtuosi) batte Lundgaard (ART) e conquista la seconda pole stagionale (primo a riuscirci), dopo che per buona parte della sessione era rimasto fuori dalla top-10. La buona stella dell’inglese si è palesata sotto forma di spin di Gelael che ha impedito alla maggioranza dei piloti di completare l’ultimo tentativo. Tra questi il più danneggiato è stato il teammate di Ilott, Guanyu Zhou, sesto e costretto ad abbandonare il giro dopo aver segnato il record nel primo settore. A confermare il momento magico del motor-racing inglese, Jack Aitken (Campos, migliore qualifica finora) e Dan Ticktum (DAMS) si spartiscono la seconda fila, davanti a Luca Ghiotto (Hitech) e al già citato Zhou. Altra notte senza stelle per le Prema, con Schumacher 8° e Shwartzman 11°. Sempre meglio di Marcus Armstrong con l’altra ART, 20°, che più che nella notte è sprofondato in un buco nero.

[COURTESY OF MOTORBOX.COM]

Rispetto agli ultimi tempi, la Feature Race ha avuto sviluppi più lineari e meno imprevedibili. Come lo scorso fine settimana, i piloti sulla grigia sono equamente divisi tra chi parte su morbide e chi su dure. I primi cinque sono su option, il primo degli “alternativi” è Zhou. Al via Ilott mantiene la posizione; Ticktum si insedia alle sue spalle, ma verrà progressivamente risucchiato dal gruppo e non sarà mai sui radar per il podio. Pessime partenze invece per Ghiotto e soprattutto Zhou, che perde cinque posizioni, nonché la leadership dei piloti su strategia alternativa. Le gomme morbide mostrano un decadimento molto marcato e chi ci è partito inizia ad essere in sofferenza già dal quarto giro (soprattutto Ticktum e Ghiotto). Ilott mostra un passo migliore della concorrenza e il tentativo di Lundgaard di sopravanzarlo con un undercut sarà vano. Dopo le soste dei piloti partiti sulle morbide comanda Schumacher; Mazepin lo incalza, ma malgrado la buona volontà in questo stint non riuscirà a superarlo. A seguire a tre secondi il teammate Shwartzman, più in palla rispetto a Silverstone-1, che nei primi giri si è difeso un po’ oltre il limite da Zhou, quarto a cinque secondi. Nella fase centrale di gara appare chiaro che la strategia alternativa non si sta rivelando superiore a quella normale: i piloti che hanno già pittato riescono a girare con continuità almeno un secondo più veloce degli altri, e le morbide non sembrano in grado di reggere una rimonta indemoniata come quella di Zhou a Silverstone-1.

[COURTESY OF YAHOO.COM]

Arrivati nell’ultimo terzo di gara, iniziano i cambi gomme per quelli davanti. Un po’ in anticipo rispetto alle previsioni (probabilmente per parare un undercut), al 20° giro Schumacher è il primo a rientrare; gli altri aspetteranno due giri, e saranno sufficienti perché, una volta esaurite le soste, il tedesco si ritrovi ad essere il più lento degli “alternativi”. Questa volta il russo della Hitech riesce a sorpassarlo (una staccata alla Stowe con due ruote sull’erba, manovra migliore del weekend) e completa la rimonta passando nei giri seguenti anche Deletraz e Tsunoda, mentre Shwartzman e Zhou rimangono bloccati alle sue spalle, impossibilitati a capitalizzare la strategia alternativa a causa del passo lento di Schumacher. Finiranno in quest’ordine; almeno il cinese si porta a casa i punti per il gpv (in realtà di Daruvala, solo che l’indiano ha concluso fuori dai punti, solo che da regolamento conta il gpv dei piloti in zona a punti).

[COURTESY OF P300.COM]

Non succedono altri sconquassi e Ilott va a vincere il GP con 8 secondi di vantaggio (il distacco più elevato quest’anno) su Lundgaard, che nel finale ha alzato il ritmo per timore di ripetere i guai della Mercedes in F1 la settimana prima. Terzo è Aitken a 12s, anch’egli nella “terra di nessuno” per buona parte della gara. A seguire i già citati Mazepin, Deletraz (che zitto zitto da un po’ di gare intasca sempre risultati prestigiosi), ai ferri corti con Ticktum in occasione del suo sorpasso, e Tsunoda; a seguire il terzetto di cui ho già raccontato le gesta, in settima, ottava e nona posizione. Silverstone amara per Ghiotto (13°, vittima di un pit stop lento), Armstrong (14°) e Ticktum (15°, in grandissima difficoltà nella gestione delle gomme).

[COURTESY OF INSIDERACING.COM]

Il “dramma” ritorna con la Sprint Race. Alla partenza i primi tre (Shwartzman, Schumacher e Tsunoda) mantengono le posizioni, mentre Aitken con il consueto ottimo scatto sorpassa Mazepin e Deletraz e si installa alle loro spalle. Partenza rivedibile ma ok per Ilott, che perde due posizioni, di cui una a favore del teammate Zhou. Dopo qualche giro si delineano le storyline principali della gara: il duello per la vittoria tra il trio di testa,  e quello per la piazza d’onore tra i piloti che vanno da Aitken, quarto, a Mazepin, ottavo. Schumacher è più veloce, ma Shwartzman tiene botta per quasi tutta la gara, in un paio di casi costringendo il tedesco all’errore, che a sua volta deve guardarsi le spalle da un pimpante Tsunoda.

Quanto non mancano che due giri alla fine Schumacher ha l’occasione migliore della gara alle Brooklands: mette il muso davanti al russo nel Wellington Straight, ma in frenata stringe eccessivamente la traiettoria e anziché il punto di corda trova la monoposto del compagno di squadra, che non può non tamponarlo. Schumacher finisce fuori pistaperde la posizione su Tsunoda, ma l’ex leader di campionato ci rimette invece l’ala e la possibilità di concludere a punti. Schumacher e Shwartzman sono veramente i piloti Ferrari del futuro… Dopo due giri di pressing, il giapponese vince la sua prima gara davanti al tedesco. Non c’è un vero e proprio colpevole “legale” tra Schumacher e Shwartzman (MSC poteva essere meno aggressivo e SHW più accomodante, ma non c’è stata una manovra sconsiderata o pericolosa), però la responsabilità sportiva è più del tedesco che non del russo. Con un attacco meglio congegnato poteva vincere, l’avversario non ne aveva più. Il podio è completato da Aitken, alle prese con un posteriore ballerino, che si difende Deletraz, quarto, che non porta a casa il sorpasso per un guasto al DRS ma almeno riesce a difendersi da Zhou, quinto. A Ilott basta pertanto un sesto posto per allungare in campionato, visto che anche Lundgaard termina lontano dai punti,  frenato dal cedimento dell’anteriore sx (conseguenza anche dei numerosi bloccaggi del pilota danese).

[COURTESY OF FIAFORMULA2.COM]

Nella seconda gara di casa Ilott (106 punti) ha capitalizzato l’ottimo stato di forma, dopo che nelle scorse gare per un motivo o per l’altro (sfortuna, strategia, errori) aveva guadagnato meno del previsto. Al momento è il favorito per la vittoria finale, e non solo per il margine di venti punti sugli inseguitori: è il più veloce in pista, ha imparato ad essere consistente in gara. corre per il miglior team del lotto e ha più esperienza dei diretti avversari; lo slancio inoltre è dalla sua. Negli anni passati Russell e De Vries costruirono la vittoria iridata proprio in questo periodo: sfruttando un periodo di magra per gli avversari e continuando a martellare senza pietà, scavarono intorno a metà campionato un solco in classifica che alla fine fu il margine con cui vinsero. Shwartzman (85) è chiamato a un compito non facile, quello di stoppare la fuga di Ilott; il tracciato di Barcellona, sede del prossimo GP, sembra adatto alla missione. La situazione in classifica sarebbe ben migliore senza lo scontro con Schumacher, ma è ancora gestibile: venti punti si possono recuperare, a patto di essere realmente più veloce dell’avversario, cosa che però alla fine non ha fatto vedere in molte occasioni (pur mostrando molte altre qualità positive). In mezzo Lundgaard (87) sembra essere quello con minori possibilità: è veloce e costante ma gli sono mancati guizzi particolari, in un senso e nell’altro, e la ART sembra essere la più debole dei “top team”. I rispettivi teammate sembrano fuori fuoco.  Sia Schumacher che Ilott, settimi con 61 punti, sono molto indietro malgrado un passo in molte occasioni simile a quello dei compagni di scuderia. Non sono (ancora) tagliati fuori dalla lotta per l’iride, ma urgono weekend senza problemi. Parlando degli outsider, Mazepin, quarto (71), si conferma essere la sorpresa di questa parte di stagione. La Hitech non è il team più veloce in qualifica, ma sembra essere quello che fa lavorare meglio le gomme in gara (insieme alla UniVirtuosi); dal canto suo Mazepin riesce a far funzionare il pacchetto, al contrario di Ghiotto, che dopo la vittoria in Ungheria non ha più mosso la classifica. Tsunoda (6°, 62) finalmente ha preso le misure col campionato (anche in senso letterale, finora ha rotto in media un alettone a gara) e se riuscisse a ripetere gli exploit mostrati finora potrebbe essere un serio pretendente al podio iridato.

[COURTESY OF SKYSPORT.COM]

[Immagine in evidenza tratta da Motorsport.Motorionline.com]

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

F2 SILVERSTONE 2020 – CLOSER

La cavalcata trionfale di Robert Shwartzman si è arrestata nel più miserabile dei modi, ma per sua fortuna gli avversari non hanno sfruttato l’occasione. Ma procediamo con ordine.

[COURTESY OF MOTORSPORT.COM]

Come è ormai prassi, nelle prove libere capeggiano le Carlin, Tsunoda primo e Daruvala secondo. Drugovich completa una top-3 tutta di rookie. Prima dell’inizio del campionato la Carlin aveva girato con delle vetture di F3 proprio a Silverstone per permettere ai  suoi piloti di riprendere confindenza con la guida, quindi hanno dalla loro una maggiore familiarità col tracciato rispetto agli altri piloti.

[COURTESY OF FORMULASCOUT.COM]

Le qualifiche offrono già diverse sorprese: Daruvala guida la classifica nel primo quarto d’ora, ma alla fine si impone il brasiliano Felipe Drugovich su MP Motorsport con l’impressionante 1:39:527, sei decimi più veloce dell’indiano, un tempo costruito principalmente con un secondo settore inavvicinabile da chiunque.  Decisamente niente male per un pilota che corre per una scuderia di secondo piano e che alla vigilia della stagione in pochi consideravano (il sottoscritto comunque già all’epoca suggeriva di tenerlo sott’occhio). Al contrario dell’avversario, Daruvala nel secondo tentativo fallisce nel migliorarsi (come Tsunoda, che era partito bene ma poi ha combinato un disastro nelle Maggots) e partirà solo settimo; alla fine dei giochi il più vicino al brasiliano sarà Callum Ilott (UniVirtuosi) con 139 millesimi di distacco; a seguire Mick Schumacher (miglior qualifica in carriera, malgrado tanto traffico nel primo run), Christian Lundgaard e il sorprendente (per quello che ci aveva abituati…) Nikita Mazepin. Diversi piloti appaiono in crisi: Guanyu Zhou, solo ottavo, Marcus Armstrong, quindicesimo, e soprattutto il leader del mondiale Robert Shwartzman, diciottesimo (!) a un secondo e mezzo dal poleman e soprattutto senza una reale spiegazione del gap.

Prima del via, si nota come la gara di Shwartzman in Ungheria ha già fatto scuola: svariati piloti delle prime file, come il poleman Drugovich, Jack Aitken (sesto, migliore qualifica stagionale) e Zhou, montano gomme dure. Colpo di scena: prima ancora del via, Ilott stalla sulla griglia di partenza ed è costretto a costretto a partire dalla pitlane. Allo spegnimento dei semafori Schumacher brucia Drugovich, grazie anche alle gomme più morbide montate sulla Prema del tedesco. Il brasiliano sarà passato nel primo giro anche da Mazepin e da Lundgaard, anch’essi su option. Il russo si dintingue per un passo gara micidiale e già al terzo giro oltrepassa Schumacher alla Stowe. Dopo qualche giro le gomme morbide perdono smalto (lo dimostrano i sorpassi di Zhou su Aitken e Tsunoda) e intorno all’ottavo giro i piloti su morbide imboccano la via dei box. Lundgaard (terzo) tenta un overcut sulla coppia di testa senza riuscirci veramente. Nel frattempo Ilott conduce una rimonta furiosa: dopo sei giri è già 14o (su 22 partenti e nessun ritiro), e dopo un pit anticipato è già in scia a Daruvala e Tsunoda. La gara ora vive del duello a distanza tra i piloti partiti sulle gomme dure (i cui leader sono Drugovich e Zhou), e il terzetto che ha già pittato, appunto Mazepin, Schumacher e Lundgaard, costretto a passare la lunga fila di auto che lo precedono.

Schumacher cerca di rimanere incollato al rivale, ma il russo è più efficace nei sorpassi; in particolare il figlio d’arte tedesco resta bloccato per lunghi giri dietro a Markelov, favorendo la fuga del russo della Hitech e il ritorno del danese della ART, che al quindicesimo giro lo infila con un sorpassone alla Brooklands. Le gomme di chi ha già pittato hanno garantito un vantaggio significativo solo nei primi giri dopo la sosta, quindi i vari Zhou, Drugovich, Aitken adesso staccano tempi simili a quelli di Mazpin, Lundgaard, Schumacher. Quando mancano una decina di giri alla fine, i piloti partiti su prime si fermano (il primo, Armstrong, al 17° giro, l’ultimo, Zhou, al 21°). Un pit stop molto lento spedisce il leader Drugovich fuori dalla lotta per le posizioni che contano. Il suo testimone è raccolto dal cinese, che, rientrato ottavo, negli ultimi giri si lancia in una rimonta che lo spinge fino al secondo posto (e per un minuto anche la vittoria di Mazepin sembrava essere a rischio). Al contrario, Schumacher accusa un crollo quasi verticale della prestazione e affonda in classifica e anche Lundgaard negli ultimi chilometri va in crisi con le coperture, venendo beffato da Tsunoda a tre curve dalla fine.

[COURTESY OF FIAFORMULA2.COM]

Dopo 29 giri Mazepin quindi vince la Feature Race con quattro secondi  di vantaggio su Zhou, che ottiene anche i due punti per il GPV, e sette su Tsunoda, al secondo podio stagionale (nonché secondo arrivo a punti). Il pilota russo mi ha sorpreso: se il suo 2019 è stato semplicemente pessimo, quest’anno dopo un inizio zoppicante (un punto in quattro gare) ha sfoderato ottime prestazioni, in qualche caso battendo nettamente Ghiotto, che certo non è uno sprovveduto (a proposito: nella Feature Race ha avuto una serie di problemi tecnici che gli hanno impedito di rimontare la brutta posizione di qualifica). A seguire Lundgaard, quasi mai il più veloce ma sempre tosto, e Ilott, che malgrado lo stress della rimonta e un pit stop anticipato, negli ultimi giri girava quasi sugli stessi tempi dei migliori. Viene spontaneo pensare che senza lo stallo al via avrebbe vinto con facilità. Drugovich alla fine agguanta la settima piazza, ma senza il problema al pit poteva ambire a un piazzamento in top-5, se non a podio. Schumacher conclude la sua caduta al nono posto; la mia ipotesi è che abbia spinto troppo dopo la sosta nel tentativo di chiudere su Mazepin, solo che a Silverstone la coperta era corta, quindi quei pochi giri “sopra il ritmo” sono tornati tutti come un boomerang negli ultimi quindici chilometri. Sempre meglio del teammate Shwartzman, miserabile anche in gara (14°).

Dan Ticktum (GBR) Dams.
01.08.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 4, Silverstone, England, Saturday.
– www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com Copyright: XPB Images

La Sprint Race vede Ticktum in pole seguito da Drugovich, Deletraz e Ilott. Allo spegnimento dei semafori Lundgaard sorpassa tre macchine in poche decine di metri e si installa in seconda posizione, mentre poco più indietro Ilott tampona e manda in testacoda Tsunoda in curva 3; il talento della FDA sarà (giustamente) punito con 5 secondi di penalità. Dopo la VSC per rimuovere la Carlin del giapponese, i piloti girano guardinghi per qualche giro, un po’ per le gomme non ancora in temperatura ma anche perché nessuno è certo della loro durata. Intorno all’ottavo giro i dubbi si sono chiariti e le gomme stanno iniziando a calare, quindi si sviluppano diversi duelli. I più veloci in questa fase sono i piloti della UniVirtuosi, che recuperano diverse posizioni: Zhou si distingue per un coraggioso sorpasso doppio alla Stowe, il teammate inglese invece si libera degli altri e si lancia all’inseguimento del leader Ticktum, ma nel corso del 16° giro scivola alla Club e fa spegnere il motore. Degna conclusione di un weekend pieno di errori. SC in pista e diversi piloti ne approfittano per cambiare le gomme, tra cui Lundgaard, che perde tre posizioni ma che potrà sfruttare delle medie nuove nei pochi giri rimanenti. Con la prontezza di riflessi tipica della sorella maggiore, in Prema richiamano i piloti con un giro di ritardo, e, sempre per abituarli al clima di lavoro della Ferrari, Shwartzman deve scontare anche una gomma che non ne vuole sapere di svitarsi. Dopo questo disastro strategico concluderanno quindicesimo e quattordicesimo, ben fuori dalla zona punti.

[COURTESY OF FORMULAPASSION.COM]

Alla ripartenza Lundgaard spinge al massimo le sue medie nuove e passa come birilli i vari Mazepin, Zhou e Deletraz, ma nell’ultimo giro Ticktum gli resiste e va a vincere con tre decimi di margine. Per il pilota inglese è la prima vittoria dopo un anno e mezzo. Sempre nel corso del 21° giro Zhou, mentre cercava di rimanere incollato a Deletraz, si gira alla Chapel e scivola fuori dalla zona punti. Scala quarto Daruvala, che grazie alle gomme morbide ha rimontato dalla 12a posizione in cui si trovava dopo la sosta; quinto un solido Mazepin, mentre il suo compagno di squadra Ghiotto si deve ritirare per l’ennesimo problema tecnico; la sua gara comunque era stata già compromessa dalla  scelta di non fermarsi sotto SC. Non c’è pace sotto gli ulivi.

Robert Shwartzman (RUS) PREMA Racing.
02.08.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 4, Silverstone, England, Sunday.
– www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com Copyright: XPB Images

In campionato il doppio zero di Shwartzman significa che resta fermo a 81 punti, ma è riuscito a conservare la leadership perché anche gli avversari sono stati anodini: Ilott aveva il potenziale per vincerle entrambe e invece ha segnato solo un quinto posto (resta secondo a -8), Schumacher addirittura ha raggranellato solo un paio di punti. Un po’ meglio Zhou, che almeno è andato a segno nella Feature Race, ma Domenica ha buttato dieci punti facili con quello spin a mezzo giro dalla fine (ora è sesto a -30, un distacco da non sottovalutare ma ancora gestibile). L’inseguitore che ha sfruttato al meglio il buco nell’acqua del russo è stato Lundgaard, che tra Sabato e Domenica ha recuperato 24 punti e ora è terzo in graduatoria a -12 dalla vetta con 69 punti. Chi invece al momento sembra costretto ad abbondare i sogni di gloria è il suo teammate Marcus Armstrong, che è dalla Stiria che non segna punti e a Silverstone è parso “off the pace” in tutte le sessioni.

[COURTESY OF SKYSPORT.COM]

Il doppio zero di Shwartzman e il fallimento degli avversari nel segnare questo goal a porta vuota hanno prodotto un drastico accorciamento della classifica: tra il leader e il nono (Schumacher jr) ora ballano solo 40 punti. La situazione ricorda quella del 2016: i distacchi in campionato sono così piccoli, e i valori in pista così ravvicinati, che bastano un paio di weekend tosti e/o fortunati per ritrovarsi ai piani alti della classifica; è il caso di Mazepin, quint’ultimo dopo la Stiria e ora quarto a 23 punti dal compatriota.

[IMMAGINE IN EVIDENZA TRATTA DA INSIDERACING.COM]

Lorenzo Giammarini a.k.a. LG Montoya

F2 UNGHERIA 2020 – ROCKET FROM RUSSIA

L’epica della F1 quest’anno è finita tutta in F2. Non solo la lotta per il mondiale sembra essere la più movimentata dal 2016, ma anche le gare sono le più entusiasmanti da un lustro a questa parte. Se nel primo weekend in Austria furono l’inesperienza di piloti e motori a determinare una gara entusiasmante e nell’omologo in Stiria servì la pioggia per movimentare il fine settimana, qui in Ungheria è stato il comportamento imprevedibile delle gomme a trasformare un tranquillo weekend magiaro in un thriller degno della migliore F1. Procediamo con ordine.

[COURTESY OF MOTORSPORT.COM]

Le prove libere sono state sonnacchiose: neanche in F2 si gira con la pioggia, i team preferiscono conservare i due set di gomme da bagnato per sessioni più importanti. Solo 9 piloti su 22 hanno fatto segnare un tempo valido e il migliore di questi è risultato Giuliano Alesi.

[COURTESY OF AUTOSPORT.COM]

La pioggia accompagna anche le qualifiche, e vedremo come questo influenzerà il resto del weekend. La sessione è stata dominata perlopiù da Ghiotto, alla disperata ricerca di un risultato (languisce ancora in fondo in classifica con 0 punti), ma una corretta strategia e il giro veloce piazzato nel momento giusto (poco prima della bandiera rossa per l’uscita di Daruvala) hanno permesso a Ilott di sopravanzare il pilota italiano e di ottenere dunque la pole. La potenza della UNIVirtuosi al Venerdì è confermata anche dal terzo posto di Zhou. Quarto è Ticktum (che qui in Eurocup conquistò la pole proprio in una qualifica bagnata) mentre quinto è Schumacher (a un quarto d’ora dal termine era in testa), che precede la coppia ART formata da Lundgaard e Armstrong. Chi ha estratto la pagliuzza corta invece è stato l’altro alfiere Prema, Shwartzman, solo undicesimo, e per l’ennesima volta il duo Carlin Tsunoda e Daruvala, 14 e 15. Gli ingredienti per lo show sono tutti qui. Entrambe le gare del weekend saranno (anche) una lotta tra strateghi e la gestione delle gomme sarà il vero discriminante ai fini della posizione finale.

BUDAPEST, HUNGARY – JULY 18: Sean Gelael of Indonesia and DAMS (1) leads Marcus Armstrong of New Zealand and ART Grand Prix (5) during the feature race for the Formula 2 Championship at Hungaroring on July 18, 2020 in Budapest, Hungary. (Photo by Clive Mason – Formula 1/Formula 1 via Getty Images)

Tra i piloti al via della Feature Race si nota un particolare interessante: Shwartzman, 11o, parte con le gomme prime, tutti gli altri (a eccezione degli ultimi 5) con le option. Negli anni passati di solito partivano con le soft tutti tranne gli ultimi tre/quattro. Quello del russo è un azzardo che, vedremo, avrà delle conseguenze. La partenza è movimentata: Ilott conserva la testa, Ticktum si insedia in seconda posizione (era quarto), ma Ghiotto e Zhou precipitano nella pancia del gruppo (saranno sesto e ottavo dopo le prime curve); in particolare sono i piloti Prema i “big winner” della partenza: Schumacher è terzo (partiva quinto), Shwartzman sesto (partiva 11o e con comme dure!).

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Non passa neanche un giro e Nissany manca il punto di frenata di cinquanta metri e travolge il compagno di squadra Sato jr. Gara finita per entrambi e SC che dura un paio di giri. Alla ripartenza c’è una bella lotta tra Ghiotto e Lundgaard che si conclude con il danese che tampona l’italiano rimediandoci un alettone divelto e una foratura all’anteriore sx; per evitarlo il compagno di squadra Armstrong allarga e viene tamponato da Markelov. Insomma, tra curva 3 e curva 5 entrambe le ART sono eliminate dalle posizioni che contano; entra di nuovo la SC per rimuovere la HWA del russo. Ghiotto sarà graziato dai commissari, ma IMHO è stata una mossa scorretta: in trazione dalla curva tre Lundgaard stava provando a passarlo alla sua destra e l’italiano, per coprire il fianco, si è mosso  di scatto e in ritardo. Il danese non ci poteva far nulla.

La SC rientra al settimo giro; diversi piloti ne approfittano per effettuare la sosta, vuoi per scarsa fiducia nelle rosse o per eccessiva fiducia nelle gialle. Tra i piloti di testa, Ticktum rientra insieme alla SC, Ilott risponde fermandosi il giro dopo. Questo undercut molto anticipato avrà delle conseguenze. Continuano per qualche giro in più invece Schumacher, Ghiotto, Shwartzman (ora terzo) e Zhou, ma alla fine entro il quattordicesimo giro si sono fermati tutti i piloti sulle morbide. (Schumacher è stato l’ultimo). Nelle prime posizioni restano solo i piloti partiti con le dure, vale a dire Shwartzman, Mazepin, Drugovich, Daruvala (autore dell’ennesima partenza al rilento) e Samahia. Tra i piloti già fermati si assiste al crollo di Ticktum, che in questa fase di gara gira anche di tre secondi al giro più lento e finisce per essere superato anche dalle Charouz di Deletraz e Pedro Piquet, alla rimonta di Zhou, che per recuperare le posizioni perse al via stressa forse troppo le gomme, e finalmente ad una gara tosta di Schumacher, che, forte delle gomme di sei giri più fresche, dopo il pit stop passa Ilott per la leadership virtuale.

Robert Shwartzman (RUS) PREMA Racing.
18.07.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 3, Budapest, Hungary, Saturday.
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Mentre questi duelli hanno luogo, accade qualcosa di imprevisto : i piloti che si erano fermati per montare le gialle non stanno guadagnando nulla su quelli che invece vi erano partiti. Shwartzman, per esempio, racconterà di come vedesse Schumacher sempre alle prese con la stessa curva, mentre lui impostava la frenata di curva 1. Quando mancano circa una decina di giri finalmente si fermano anche i piloti di testa (Daruvala il primo, Mazepin l’ultimo) e montano soft. Il ritmo che imporranno alla gara sarà insostenibile per chiunque. Shwartzman riemerge in terza posizione, ma nell’arco di due giri sorpassa Ilott e Schumacher e galoppa via, due secondi al giro più veloce di tutti. L’unico forse a reggere il passo è l’altro russo,  Nikita Mazepin, teammate di Ghiotto, l’ultimo a fermarsi: a dieci giri dalla fine pagava venti secondi da Schumacher, ma sul traguardo ne aveva otto (!) di vantaggio, malgrado i numerosi sorpassi. Shwartzman dunque vince, e Mazepin (partito 16°!) arriva secondo. Terzo e quarto Schumacher e Ghiotto, che almeno riescono a contenere il rush finale degli altri piloti su strategia alternativa, Drugovich e Daruvala (che nella rimonta infila tre sorpassi di seguito all’esterno dell’ultima curva; giuro che non ne avevo visto fare neanche uno fino ad ora), alla prima prestazione decente dopo due weekend anonimi. Il duo Uni Virtuosi invece crollerà per il degrado: per Ilott (8° e in pole per la gara di Domenica) la causa è stata la sosta troppo anticipata, per Zhou (10°) la parte centrale dove forse ha chiesto troppo alle gomme. Ticktum, dopo il terrificante inizio di stint, in qualche modo riesce a ritrovare il ritmo e alla fine arriva nono. L’unico pilota partito con le rosse che ha guadagnato posizioni rispetto al via è stato Deletraz, settimo (con tanto di sportellata a Zhou).

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Non so se Shwartzman sia stato il più veloce; la strategia alternativa ha funzionato così bene che ha portato nella parte alta della classifica anche piloti di seconda fascia (finora) come Mazepin e Daruvala. La vittoria però è stata meritata, non fosse altro per la scommessa di partire con le gialle: se per gli ultimi partire con gomme dure è un atto dovuto, era da secoli che non vedevo qualcuno nella pancia del gruppo partire con le “prime”. La sua peraltro è stata una doppia scommessa, visto che prima della gara non ci sono state sessioni asciutte (motivo per cui tanto gara1 quanto [spoiler] gara2 sono state determinate dal confronto con le diverse strategie), quindi nessuno sapeva come le gomme avrebbero reagito. La scommessa ha portato frutti anche per la partenza straordinaria (cinque posizioni guadagnate malgrado calzasse le medie): se fosse rimasto bloccato nel traffico nei primi giri avrebbe perso più secondi dai primi e non sarebbe riuscito a conservare così bene le gomme. Forse il fattore più determinante per la riuscita della loro strategia sono state le due SC nei primi giri, che hanno impedito ai piloti con le rosse di guadagnare quello che poi gli “alternativi” hanno guadagnato su di loro a fine gara.

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A fronte di Feature Race entusiasmanti, le Sprint Race finora avevano sempre deluso; qui in Ungheria invece anche la Sprint Race si trasformerà in un thriller dove per metà gara la tensione si taglierà col coltello. Come nella precedente, anche qui la causa risiede nel comportamento imprevedibile delle gomme.

Ilott di nuovo mantiene la pole, mentre si distinguono le partenze di Shwartzman (che si infila in un pertugio quasi inesistente e  guadagna due posizioni), Ghiotto (da quinto a secondo), Mazepin (da settimo a quarto) e Ticktum (da nono a quinto). Un calo di potenza purtroppo condurrà fuori dai giochi il pilota inglese dopo appena due giri. Forse per problemi tecnici, Drugovich rimane piantato in griglia e quando partirà sarà stato possato da tutto il gruppo. A questo stadio del campionato, gli unici piloti di testa a non aver (ancora?) avuto guai con il powertrain sono il duo Prema e Ilott. Intanto la gara continua. A causa della pista umida, i piloti hanno compiuto scelte diversificate: la maggior parte dei piloti ha optato per le medie, mentre una significativa minoranza è partita con le rosse. Proprio questi vanno in crisi dopo pochi giri e sono costretti a prendere la via del box per montare pneumatici nuovi (forse ispirati da Tsunoda, che dopo essersi fermato per sostituori l’alettone rotto nei primo giri, al rientro in pista gira due secondi più veloce di tutti). Dopo la sosta staccheranno tempi impressionanti, ragione per cui tutti quanti, anche i piloti sulle gialle, si fermeranno per affrontare un secondo stint a ritmo di qualifica. Solo uno va controcorrente: Luca Ghiotto, secondo a cinque secondi dal leader Ilott, che decide di non fermarsi (per onor di cronaca, anche Alesi jr opta per la strategia “alternativa”, solo che a differenza dell’italiano affonderà come un sanpietrino nel Tevere).

[COURTESY OF CRASH.NET]

Quando l’avversario si ferma, a dieci giri dalla fine, il vicentino ha quasi quaranta secondi di vantaggio, che paradossalmente è un margine ridotto: nei giri successivi l’inglese guadagnerà in media tra i quattro e i cinque secondi al giro. Per rendere meglio l’idea, l’inglese gli guadagna in media un secondo ogni venti secondi (ma nella seconda metà di gara a volte anche uno ogni dieci). La sagoma di Ilott si ingrandisce negli specchietti ogni giro di più, l’italiano va al bloccaggio in curva 1 all’ultimo giro, ma tutto ciò non basta: Luca Ghiotto vince con quattro decimi di vantaggio su Callum Ilott. La manovra dell’inglese non è riuscita per diverse cause: un pit stop lento anche per gli standard della serie (qui sono ammessi solo un meccanico per ruota, quindi le soste durano in media una decina di secondi), gomme non rodate (l’inglese spiegava che la sosta non era stata pianificata, quindi non avevano potuto preparare le gomme alla perfezione) e anche la manovra su Alesi jr (l’altro pilota che non si era fermato): il sorpasso è stato effettuato senza particolari problemi, ma è stato sufficiente per fargli perdere qualche decimo (in quel momento l’inglese guadagnava un secondo ogni dieci sull’italiano; nel segmento che comprende il sorpasso di Alesi, per guadagnare un secondo ha impiegato quindici secondi, ovvero quel mezzo secondo che alla fine lo ha separato dalla vittoria).

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Dopo i primi due, terzo è Schumacher (primo pilota in stagione a ottenere due podi nello stesso weekend) che precede il teammate Shwartzman (autore di un bellissimo duello con Mazepin – penso che un sorpasso alla chicane del secondo settore non lo vedevo dal 2006). Zhou, autore anche stavolta di una partenza al rilento, intasca i punti dell’ottava posizione e del giro più veloce, mentre si distingue la buona rimonta di Armstrong, nono. Alesi jr, l’unico pilota oltre a Ghiotto a non fermarsi, alla fine è decimo.

BUDAPEST, HUNGARY – JULY 18: Race winner Robert Shwartzman of Russia and Prema Racing celebrates in parc ferme during the feature race for the Formula 2 Championship at Hungaroring on July 18, 2020 in Budapest, Hungary. (Photo by Dan Istitene – Formula 1/Formula 1 via Getty Images)

Si sta iniziando a delineare una scenario abbastanza chiaro. Al netto di outsider (che possono saltare fuori), la lotta per il mondiale sarà verosimilmente ristretta ai quattro piloti Prema e Uni Virtuosi. Shwartzman, 81 punti e primo pilota a vincere due gare quest’anno, è comodamente in testa e guida con 18 punti di vantaggio su Ilott, che recrimina una forma altalenante (non ha ancora fatto due ottime gare consecutive), e 38 (!) su Lundgaard, terzo a 43 punti. Segue Schumacher a 39 (di solito sono critico con lui, ma qui in Ungheria è stato forse il più forte) e Ticktum a 38 (il punteggio non rende giustizia a quello che finora è stato, per me, il secondo migliore dopo Shwartzman). Zhou langue ottavo a 31 punti, a 50 dal leader (non un ostacolo insormontabile, ma non può più permettersi errori o pessime prestazioni), quasi raggiunto da Ghiotto (10° a 27 punti). Le speranze mondiali per il team Carlin mi paiono quasi del tutto tramontate. Tsunoda oltre alla (magnifica) feature race della Stiria ha rotto un alettone a gara, mentre Daruvala è sempre stato lento e in generale poco sul pezzo (anche Sabato alla fine è stato il peggiore dei piloti su strategia alternativa). La classifica dei team riflette le considerazioni poc’anzi espresse: la Prema guida la classifica con 120 punti, poi la UniVirtuosi con 94 punti e la ART con 77. Quarta a sorpresa la Hitech con 54 punti, mentre la DAMS è solo quinta con 44 (ma del resto può contare solo su Ticktum per i punti).

[IMMAGINE DI COPERTINA TRATTA DA RACEFANS.NET]

Lorenzo Giammarini a.k.a. LG Montoya

F2 AUSTRIA 2020: NEW DAY RISING

Il primo appuntamento della serie cadetta in terra austriaca ha confermato le impressioni della vigilia: la nuova infornata di piloti è di prima qualità. Il tempo poi scremerà le proposte, distinguerà i campioni dagli inconcludenti, ma al momento mi godo lo spettacolo.

Ricordo il regolamento sportivo a chi si affaccia ora alla serie: al venerdì si tiene una sessione di prove libere verso ora di pranzo e nel tardo pomeriggio una sessione di qualifica che si articola in un’unica manche di mezz’ora. La pole frutta quattro punti. Il Sabato pomeriggio si corre la “Feature Race” (o gara-1), una corsa lunga (dura circa un’ora) dove bisogna effettuare obbligatoriamente un pit stop per cambiare mescola; i punti sono distribuiti con lo stesso metro della F1 (25-18-15 etc fino alla decima posizione). La Domenica mattina si disputa la “Sprint Race” (o gara-2), una corsa più breve (dura circa 40 minuti) senza obbligo di pit stop che distribuisce i punti ai primi 8. La griglia di partenza di gara2 è determinata dall’ordine d’arrivo di gara1, con l’inversione della griglia per i primi 8 (quindi chi termina ottavo in gara1 parte in pole in gara2). In entrambe le manche vengono assegnati 2 punti all’autore del giro più veloce, a patto che termini la gara in zona punti.

(COURTESY OF MOTORSPORT.COM)

Passando alla cronaca del weekend appena trascorso, in qualifica Zhou ottiene la seconda pole della sua carriera, aiutato dagli spin ad opera di Sato jr e Mazepin che impediscono a molti dei suoi rivali più in gamba di portare a termine il giro buono. Dato il margine di mezzo secondo sui diretti inseguitori, secondo me la pole sarebbe stata comunque sua. Bene Felipe Drugovich, secondo con quattro millesimi su Callum Ilott, teammate del poleman; a seguire Lundgaard (al primo approccio con le gomme da 18′), Schumacher jr e Daruvala. Ghiotto, il secondo più veloce nelle libere, è settimo; peggio è andata a chi lo aveva preceduto, Tsunoda, 12o, danneggiato più degli altri dai casini del duo succitato. Qualifiche amare per lo stesso motivo anche per Armstrong, 13o, e per la vecchia guardia, con Markelov e Matsushita davanti al solo Sato jr.

Guanyu Zhou (CHN) Uni-Virtuosi Racing. 04.07.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 1, Spielberg, Austria, Saturday.
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Allo spegnimento dei semafori Zhou fa pattinare le ruote qualche istante di troppo e cede la posizione Ilott e Drugovich, ma si libera del rookie in pochi metri e riguadagna la leadership in curva 7 dopo aver passato metà giro affiancato al teammate (migliore manovra del weekend IMHO). Nei primi giri Drugovich fa da tappo e scivola indietro in classifica; dopo un primo quarto di gara in cui i piloti sono stati in attesa dell’evoluzione delle gomme, il gruppo si divide in tre tronconi, ognuno su tre strategie diverse: il trio di testa Zhou-Ilott-Schumacher, partito su soft, che ritarda il pit stop fino a metà gara; il gruppo degli inseguitori, fermatosi quasi subito per montare le dure, comandato da Armstrong (il primissimo a fermarsi); gli ultimi (Markelov, Matsushita, Alesi, Nissany etc), partiti con le dure e intenzionati a fermarsi il più tardi possibile per montare le morbide sul finale di gara, per sfruttare un’eventuale SC. Zhou si ferma appena prima degli inseguitori e subisce l’overcut di Ilott e Schumacher, ma forte delle gomme già in temperatura (non ci sono le termocoperte in F2 e quest’anno le carcasse sono più rigide) li ri-passa entrambi in due giri e riguadagna la leadership. Il gruppo degli inseguitori non sembra aver guadagnato nè perso un granché dall’undercut di 10 giri. Il cinese ormai pare essere avviato a vincere la prima gara in F2, quando al giro 27 su 40 il cambio si blocca e lo costringe ad abbandonare i sogni di gloria. Non passa un giro e il motore di Markelov rende l’anima alla Mecachrome. SC in pista; alla ripartenza Schumacher, secondo, esce di pista in curva 7 e perde una dozzina di posizioni. Senza i principali rivali Ilott vince in scioltezza; dietro di lui Armstrong, il primo pilota a fermarsi, è alle prese col cliff prestazionale dei propri pneumatici ma è abile a rintuzzare gli attacchi di Shwartzman, Lundgaard e Ticktum. Sesto è Alesi, la cui rimonta finale con le morbide è stata agevolata dalla SC, mentre Drugovich, ottavo, guadagna la pole per la Gara2. Nissany nega i punti a un rimontante Schumacher; fuori dalla top ten anche i piloti della Carlin, scontratisi tra di loro al primo giro. Ghiotto non termina neanche il giro di formazione per problemi tecnici.

(COURTESY OF CRASH.NET)

La Sprint Race è meno movimentata. Drugovich parte in pole e conduce con autorevolezza tutti e 28 i giri, malgrado tre interruzioni per SC. Alle sue spalle Deletraz fa lo stesso, e solo negli ultimi giri deve gestire la rimonta di Ticktum (primo podio in carriera) e Shwartzman. Armstrong si era reso protagonista di un opening lap stellare che lo aveva proiettato in terza posizione dalla settima casella dello schieramento, ma deve abbandonare dopo pochi giri per una perdita di potenza. Gara difficile anche per il vincitore della Feature Race, Ilott, che non ha problemi tecnici ma perde ritmo fino a uscire dalla zona punti per mano di Aitken. Gara così così anche per Schumacher jr, che ha anche lui un ottimo scatto al via (passa da undicesimo a ottavo) ma lì si arena, incapace di sorpassare Matsushita per più di venti giri. Ancora sfortuna per Ghiotto e Zhou, fiocinati da Daruvala dopo pochi giri.

(COURTESY OF FIAFORMULA2.COM)

Considerazioni sparse. Il 2019 era stato un anno dove i rookie hanno influito ben poco (tre vittorie su 20 gare, settima posizione per il migliore di loro). Nel 2020 l’equilibrio pare essersi spostato a favore degli esordienti: per esempio, nella prima gara del 2019 i rookie non andarono oltre la decima posizione in griglia e la quarta in gara, mentre quest’anno Drugovich si è qualificato in prima fila e in totale tre dei sei podi sono stati occupati da rookie. La ragione va ricercata nelle nuove gomme da 18′, con cui tutti sono esordienti, ma anche nella qualità (e quantità) dei deb. In classifica iridata (che vede in testa Ilott con 27 punti, conquistati tutti il Sabato) le posizioni dalla 2 alla 5 sono occupate da (più o meno) debuttanti (Shwartzman 23, Drugovich 21, Ticktum 20, Lundgaard 18, con Armstrong 7° anch’egli con 18 punti). Forse sarà stato un caso, ma l’evidenza suggerisce che i rookie saranno più di una semplice cornice per lo scontro per i piloti più esperti. Tra questi ultimi, il favorito di chi scrive è Guanyu Zhou, che in Austria è parso molto migliorato nella velocità e nel corpo a corpo; se mantiene lo stato di forma attuale sarà il principale contendente per il titolo. Ilott al contrario ha mostrato anche lui un passo avanti per la velocità, ma la gara2 ha dimostrato che ha ancora margine per il miglioramento nella gestione delle gomme. Schumacher jr -che qui l’anno scorso azzeccò il weekend migliore dell’anno- ha corso la migliore Feature Race da quando è in F2, ma ha compromesso tutto con una leggerezza, ed è ancora deboluccio nel corpo a corpo (va bene che i sorpassi non sono stati all’ordine del giorno, ma Matsushita la Domenica riusciva a frenare sistematicamente venti metri dopo di lui). L’ultimo della vecchia guardia ad avere probabilità ragionevoli di lottare per la vittoria finale è Luca Ghiotto, che però è più sfortunato di Chris Amon e inoltre corre per una “squadra giovane” della quale non si capisce ancora il potenziale. Chi scrive non è ancora riuscito a capire se dovrà saltare delle gare o no per via degli impegni nell’endurance. Tutti gli altri (Deletraz, Gelael, Matsushita, Markelov etc) mi sembrano o troppo scarsi per costituire una minaccia o corrono per squadre di seconda scelta (anche in F2 il team conta).

(COURTESY OF REDBULL.COM)

Passando ai rookie, bene Armstrong, che in gara1 ha rimontato dalla 13a posizione alla 4a (2a contando i guasti/errori di chi gli era davanti) grazie a un undercut molto aggressivo. Piuttosto bene anche Shwartzman, anche se non è stato troppo incisivo nei duelli (ma per sua stessa ammissione ha preferito accontentarsi del risultato che rischiare troppo, e la classifica gli da ragione). Dan Ticktum ha confermato che la velocità non gli manca, e ha anche portato a segno alcuni tra i sorpassi più belli del weekend. Hanno invece un po’ deluso i “toretti” della Carlin: veloci in qualifica (2 e 4 dopo il primo run nelle qualifiche, con il secondo rovinato per i motivi già citati), nelle due gare non ne hanno azzeccata uno: in gara1 Daruvala perde cinque posizioni al via e Tsunoda lo tampona al tornantino; l’indiano ce la fa anche a recuperare, ma nei chilometri finali danneggia le gomme con un fuori pista e scivola fuori dalla zona punti. In Gara2 Daruvala si ricorda che è conterraneo di Raghunathan e rovina la gara a Ghiotto, Zhou e Markelov (!), mentre Tsunoda sbaglia gran parte degli attacchi e delle difese nella lotta per l’ultima posizione a punti e terminerà 11o. Sono piloti giovani e senza troppa esperienza (soprattutto il giapponese) ma conoscendo Marko non penso che potranno permettersi molti altri weekend inconcludenti.

BAHRAIN INTERNATIONAL CIRCUIT, BAHRAIN – MARCH 03: Mick Schumacher (DEU, PREMA RACING) during the Test 1 – Bahrain at Bahrain International Circuit on March 03, 2020 in Bahrain International Circuit, Bahrain. (Photo by Carl Bingham / LAT Images / FIA F2 Championship)

Un altro talking point del weekend erano le gomme da 18′, intorno alle quali si era creata molta attesa; i più ottimisti speravano in un livellamento dei valori, in gare più entusiasmanti, mentre i più critici temevano che la ridotta manovrabilità e l’aumento del peso avrebbero causato un aumento degli errori o una guida più conservativa. Nel complesso hanno avuto ragione entrambi, ma per ora il giudizio è positivo: i piloti hanno potuto attaccare per tutta la durata della gara senza subire crolli significativi, e al contempo il consumo ridotto ma non assente ha permesso una certa flessibilità nelle strategie (a differenza dell’anno scorso, dove di solito i primi giri delle Feature Race non erano altro che un’attesa del fatidico settimo giro per montare le Prime). Nei test in Bahrain i piloti si erano lamentati che era più difficile non finire in testacoda in caso di sovrasterzo, ma, considerando le ruggini di otto mesi senza corse, ci sono stati ben pochi errori. In questo primo weekend la Pirelli si è tenuta conservativa sulla scelta delle mescole, ma anche i piloti hanno preferito non rischiare più di tanto. Avere un secondo weekend di gara sullo stesso circuito e a distanza di pochi giorni sarà un test importante per vedere come si comporteranno gomme, squadre e piloti, i quali, forti di un accresciuto livello di confidenza, andranno più vicino al limite. Le mescole portate saranno oltretutto di uno step più morbido;  finora il comportamento è stato apprezzato dai piloti (forse sono risultate un po’ troppo difficili da mandare in temperatura, ma è una delle conseguenze della carcassa più rigida), vediamo in condizioni di maggiore stress come si comporteranno.

(COURTESY OF ARCHYWORLDYS.COM)

Concludiamo con le dolenti note. Se nel 2019 la Mecachrome (il fornitore unico di motori) si era messa alle spalle un tremendo 2018 (anno in cui a metà stagione venne introdotta la rolling start perché gli organizzatori si erano stancati di trovarsi tre o quattro piloti fermi sulla griglia ad ogni partenza), al Red Bull Ring si è vista una quantità di guasti di nuovo oltre il livello di guardia. Zhou ha perso 25+ punti e la prima vittoria, Armstrong avrebbe probabilmente ottenuto la testa del mondiale senza il ritiro  nella Sprint Race, Gelael si è dovuto ritirare in entrambe le gare e posso andare avanti con l’elenco (Alesi, Markelov, Sato). Potrebbe essere un caso, era pur sempre la prima gara dopo un periodo di stop interminabile, del resto anche la F1 ha avuto una quantità inusitata di guasti meccanici, però in Mecachrome dovrebbero analizzare la situazione e evitare il ripetersi di un 2018-bis. Anche perché suppongo che i team non siano contenti di perdere punti e trofei per il cedimento di un componente che pagano più di 200.000 euro a gara.

(IMMAGINE IN EVIDENZA TRATTA DA FIAFORMULA2.COM)

Lorenzo Giammarini a.k.a. LG Montoya