E’ necessaria una premessa, i fatti raccontati in questa pagina non hanno attinenza con la realtà e non sono presenti nozioni tecniche o proposte concrete, anzi, certi punti potrebbero far storcere il naso, ma è solamente un sogno senza troppe pretese, o meglio, un delirio da crisi d’astinenza. Citare addirittura Shakespeare (la cui nipote sposò tra l’altro tale John Barnard, omonimo di un personaggio sicuramente noto ai nostri lettori) nel titolo è forse “leggermente” pretenzioso, ma quando si sogna ci si può permettere di tutto, anche di essere artisti o di immaginare un futuro diverso per il proprio sport preferito, quindi buona notte.
Il 2017 sta finendo, un anno se ne va, ma che stagione di Formula uno! Il tempo vola, mi sembra ieri quando ho letto sul Blog del Ring i dettagli sulla rivoluzione della Formula 1, una rivoluzione soprattutto culturale, che ha restituito al Circus lo status di categoria regina del Motorsport e non solo di show televisivo. Mi ero entusiasmato nel leggere la parola “divieto” accostata a termini quali drs o kers, con libertà per motori, gomme (da corsa, quelle vere) test e sviluppo, senza penalizzazioni e vincoli da monomarca, con safety car limitata ai primi giri e ammessa nel corso del Gp solo in funzione “virtual” con limitatore e congelamento distacchi. Qualcuno più tecnico di me ha obiettato che tornare indietro di anni con l’aerodinamica per generare sorpassi più genuini non sia un passo avanti, ma la Formula 1 nella propria storia ha già dimostrato di saper fare anche un passo indietro per riprendere la giusta direzione.
La grande sorpresa è stata la rivoluzione Ferrari (ancora!): saltata la line-up, con conferma di Raikkonen e ingaggio di Ricciardo al posto di Vettel, in posizione divergente rispetto al nuovo assetto dirigenziale e tornato a casa in Red Bull a fianco di Verstappen. Mercedes ha confermato i piloti mentre la Mclaren ha affiancato il giovane Vandoorne ad Alonso, sostituendo Button, passato in Williams al fianco di Perez. La Renault, intenzionata a crescere, ha scelto Hulkenberg e Kvyat, mentre la Force India ha puntato sul rientrante Kobayashi e Bottas, più “costante” invece la Haas che ha confermato Grosjean e Gutierrez. In fondo al gruppo Manor con Wehrlein e Magnussen e Sauber (iscritta all’ultimo in attesa del passaggio ad una nuova società) che ha schierato per Maldonado e Nasr due vecchie Toro Rosso aggiornate per regolamento. Esatto, onde evitare penali per la gestione di più team la Red Bull ha ceduto il materiale STR mentre si è riaffacciato il nome Minardi, con il Patron Giancarlo consulente di un nuovo gruppo tutto italiano, grazie a vetture progettate dalla Dallara per i due piloti Sainz e Filippi, di ritorno dagli Usa carico di speranze. Ferrari e Honda hanno osato con un nuovissimo V12 destinato a sprigionare grande potenza, Mercedes ha optato per il V10 (alla Williams è stato girato un vecchio V8 “aggiornato” secondo nuove regole), la Renault (che spinge anche Red Bull) non ha rischiato, rivedendo i propri ultimi 8 cilindri puntando più che altro sull’affidabilità. Per Haas, Force India, Sauber, Minardi e Manor il sempreverde Cosworth, come da tradizione per i team cosiddetti minori.
La stagione era iniziata in terra americana nel segno della Mercedes, con Rosberg primo a Interlagos, Città del Messico (dove Ricciardo, poi costretto al ritiro, ha eseguito un sorpasso da urlo su Vandoorne alla Peraltada) e Watkins Glen, cui ha risposto Hamilton vincendo a Montreal e Imola (sede del Gp d’Europa, nonchè da oggi Patria del primo podio nella storia Minardi, grazie ad un fenomenale Filippi), la classifica diceva quindi Rosberg 31 e Hamilton 18, con Mclaren e Ferrari ancora tormentate dall’affidabilità e altre come Red Bull, Williams e Renault non abbastanza competitive, anche se Hulkenberg in Brasile e Canada ha sfruttato al meglio le avverse condizioni per cogliere due ottimi secondi posti sfiorando un successo che sarebbe stato meritato.
La svolta sembrava essere arrivata a Montecarlo, con una straordinaria doppietta Ferrari ma, dopo la vittoria illusoria di Verstappen a Barcellona (veloce ma ancora troppo irruento e incostante il figlio di Jos), Hamilton si è imposto ancora al Paul Ricard davanti a Rosberg, nella gara che ha sancito il rientro di Vergne sulla Haas al posto del deludente Gutierrez. Era comunque chiaro che la Mercedes non avrebbe dominato a lungo, perchè Ferrari e Mclaren stavano lavorando sodo sull’affidabilità e sembravano decisamente più veloci: Alonso ha vinto a Silverstone, Ricciardo con l’evoluzione B della Ferrari è giunto primo al Nurburgring (si alternerà con Hockenheim, siamo in attesa che venga rimesso a nuovo il tracciato “nel bosco”) e finalmente Raikkonen, sul gradino più alto del podio all’Osterreichring (sia lodata la Red Bull che ha ristrutturato e avviato il vecchio impianto), mentre a Spa è stato ancora il turno di Alonso, con Hamilton incapace di replicare e Rosberg disorientato dagli sviluppi apportati alla Mercedes e in polemica con i vertici della scuderia, colpevoli a suo dire di aver spinto lo sviluppo della vettura basandosi troppo sul compagno di squadra, già tre volte consecutive campione del mondo.
Il tedesco era comunque in testa con 44 punti contro i 40 di Ricciardo e Alonso e i 39 di Hamilton; Raikkonen, fermo a quota 27, a Monza ha coperto il meglio piazzato compagno di squadra per una splendida doppietta, rimettendosi poi in corsa con la vittoria di Zandvoort, che lo ha portato a soli sette punti dalla coppia di testa Hamilton e Ricciardo. A Melbourne Alonso ha vinto (dopo due “zero” consecutivi) davanti a Vandoorne, con Raikkonen, Hamilton e Rosberg fuori e Ricciardo terzo e ora leader del mondiale con una sola gara da disputare.
Siamo a Suzuka, pista che vede favorita la meglio bilanciata Mercedes, non vedo l’ora che cominci: la classifica dice Ricciardo 53, Hamilton e Alonso 49, Rosberg 47, Raikkonen 42, in qualifica (finalmente posso gustarmi un’ora di prove e vedere tutti in pista senza i turni a eliminazione) Hamilton ha messo in regola il compagno di squadra, con Alonso e Raikkonen in seconda fila, Hulkenberg e Ricciardo in terza, Vettel e Perez in quarta, poi via via tutti gli altri, con distacchi crescenti fino a Sauber e Manor, ad oltre sette secondi dalla pole; la maggiore libertà progettuale, che piaccia o meno, ha incrementato il divario per alcuni team, this is F1, la speranza è che in fondo al gruppo di lavori per contenere il distacco già dalla prossima stagione.
Emozioni a mille, giro di ricognizione e via! Partiti per l’ultima gara dell’anno! Subito lieve contatto tra le due Mercedes, ha la peggio Rosberg che si ritrova ottavo, mentre Hamilton ripassa subito Alonso e Ricciardo è bravissimo ad infilare Raikkonen e Hulkenberg, anche se non basta, bisogna rimontare per vincere il mondiale! Nelle retrovie un incidente tra Perez e Bottas porta solo tanta paura e i saluti anticipati dei due al mondiale, escono dalle vetture sincerandosi delle reciproche condizioni mentre entra in scena la VSC, dopo alcuni giri si inizia di nuovo a tirare: Hamilton in testa con 15 secondi su Alonso e Ricciardo che stanno lottando come leoni ed è uno spettacolo d’altri tempi vedere certi attacchi e staccate al limite, ma la loro foga agonistica rischia di favorire Hamilton, che con il ferrarista terzo può vincere il quinto titolo ed eguagliare Fangio.
Il colpo di scena avviene a metà gara quando dalla Mclaren esce del fumo bianco, terribile presagio per Alonso che lascia definitivamente sfilare Ricciardo ed entra ai box: i secondi passano ma la frenesia dei meccanici non porta a nulla, l’asturiano esce dalla macchina visibilmente deluso per la sconfitta, anche se domani potrà rivedere la propria stagione con un pizzico d’orgoglio dopo gli anni passati in mezzo o in fondo al gruppo, con maggiore affidabilità il suo campionato avrebbe avuto un altro epilogo. Ricciardo è virtualmente campione ma la resa delle gomme dalla mescola più dura, montate per una gara senza soste, inizia a risentire del lungo duello con la Mclaren, Rosberg ha rimontato ed è incollato a Raikkonen, anche lui in difficoltà con gli pneumatici, c’è il rischio concreto di vanificare tutto per una questione strategica, un deja vu.
Il muretto del cavallino richiama l’australiano ai box: sosta perfetta e gomme morbide per gli ultimi quindici giri, rientro in quarta posizione con Hamilton ormai in fase di amministrazione vantaggio e “spettatore” del fermento alle sue spalle che potrebbe determinare l’assegnazione del titolo, ha fatto tutto quello che doveva per guadagnare i 9 punti, deve solo sperare che il rivale non ne metta in cantiere sei. Rosberg ha serie difficoltà a passare Raikkonen, la pista non agevola i sorpassi e senza Drs la storia è ben diversa, anche con un’aerodinamica più essenziale, senza contare che il finlandese non è certo l’ultimo arrivato, Ricciardo sta piombando come un missile a ridosso dei due abbassando il tempo giro dopo giro con gomme morbide e fresche.
Mancano sette giri, Rosberg infila Raikkonen all’imbocco della prima curva e tenta la fuga, nello stesso giro Ricciardo passa il compagno di squadra all’ultima S, lanciandosi all’inseguimento di Rosberg, ancora tre giri con ritmo da qualifica, rischio dopo rischio si trova negli scarichi della Mercedes, il biondo fa il suo mestiere e chiude da maestro in qualche occasione, ma la Rossa ne ha di più e “Riccio” esce meglio dalla Spoon, si incolla in rettilineo, esce di scia poco dopo la 130R e stacca al limite della S, ho un flashback di un evento simile finito male in quella curva tanti anni fa, ma sulla Mercedes non c’è Prost in versione Samurai, la Ferrari esce per prima! Ultimi due giri con Ricciardo molto attento, quasi sulla difensiva, Hamilton taglia il traguardo primo ma non esulta, è teso, spera in un miracolo che non accade, attesa di 48 secondi e arriva una Ferrari, dopo 10 anni è la volta buona, guardi il muretto e sembra la gradinata di uno stadio, Ricciardo è campione del mondo, in un attimo sono scacciati gli incubi di Interlagos o Abu Dhabi, la Rossa è sul tetto del mondo! Arrivano in fila Verstappen (che rimonta dal diciassettesimo posto in griglia!) e Raikkonen, rallentato da una foratura, protagonista di un gioco di squadra perfetto, a dieci anni dal suo titolo in rosso.
Ancora non ci credo ma appare la classifica: Ricciardo 59, Hamilton 58, Rosberg 51, Alonso 49, Raikkonen 44, Vandoorne 25, Verstappen 22, Vettel 20, Hulkenberg 16, Perez e Button 12, Grosjean 8, Kvyat 7, Bottas e Filippi 6, Sainz 4, Kobayashi 3, Vergne 2, Gutierrez, Magnussen, Wehrlein, Maldonado e Nasr 0.
Faccio due conti, il mondiale costruttori è sfuggito per un soffio ma avremo altre occasioni, mi godo il sorrisone di Ricciardo mentre inonda di champagne il suo pubblico di fronte agli sguardi tesi dei due rivali, già pronti a dar battaglia al nuovo campione del mondo, insieme ad una ritrovata Mclaren e ad una folta schiera di concorrenti, prima però bisogna finire la stagione, tra due settimane si terrà la Race of Champions, unica gara non titolata dell’anno, ovviamente sulla vecchia Nordschleife.
Sento un suono strano e fastidioso, cerco di togliermelo dalla testa per sentire l’intervista di Ricciardo, ma apro gli occhi di colpo, la sveglia mi ha giocato un brutto tiro, mi preparo controvoglia e mi dirigo nel primo bar sulla strada, sorseggio un caffè amaro mentre leggo sul quotidiano sportivo che per il prossimo Gran Premio in un Tilkodromo sono previste due zone Drs, Tizio e Caio saranno penalizzati di 46 posizioni per cambio pezzi e per una manovra ritenuta scorretta nella gara precedente, ma sono fiduciosi in previsione delle tre soste e con la variante Safety car può succedere di tutto.
Qualcosa è andato storto, forse era meglio prenderlo corretto questo caffè… altrochè sogno di una notte di mezza estate, questo è Nightmare 7, nuovo incubo!