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F1 2021 – GRAN PREMIO DELLA STIRIA

Dopo l’esito del GP di Francia si può dire che la doppia gara di casa per la Red Bull capita proprio nel momento giusto, quello di mettere in atto un tentativo di fuga ai danni della Mercedes.

La gara francese in sostanza ha confermato la supremazia del team austriaco come pacchetto complessivo, pilota – monoposto – muretto box, che è parso di gran lunga più sul pezzo di quello anglo-tedesco.

Hamilton ha cercato di metterci una pezza ma a fronte anche di un Perez molto più in palla di Bottas, non ha potuto fare altro che limitare i danni.

immagine da motorbox.com

Ora si va nella tana del lupo o del toro, fate voi, un GP che per Mercedes non ha regalato grandissime soddisfazioni negli ultimi anni e soprattutto ad Hamilton, che nel 2020 è arrivato quarto penalizzato a fine gara per un contatto con Albon.

In più, trattandosi di un back to back sulla stessa pista, se le cose dovessero mettersi male l’emorragia di punti potrebbe essere molto pesante. Un altro successo Red Bull allungherebbe a 4 la striscia vincente, roba che nell’era ibrida non è mai capitata neanche alla Ferrari nella sua forma migliore.

Per Mercedes un bel banco di prova per cercare di raddrizzare una situazione che si sta facendo molto complicata da gestire e con in più, rispetto alle sfide con Ferrari, alle prese con un team che fa della vis polemica e pungente una delle armi per avere anche il minimo vantaggio psicologico.

Fondamentale in Austria, così come lo sarà fino a fine anno, l’apporto dei team mate Perez e Bottas, anch’essi posti su due piani completamente differenti: uno che ha già vinto ed è totalmente coinvolto nel nuovo team e un altro che invece sembra sempre un pò l’ultima ruota del carro, o che comunque non ha una personalità tale da farsi ascoltare dal team al 100%.

Anche per Ferrari arriva una bella prova dopo il disastro francese. Gli esperti di tecnica puntano il dito contro i cerchi delle gomme che non riescono a smaltire sufficientemente il calore in eccesso a carico delle coperture e che sono state la causa del piazzamento fuori dalla zona punti ( e complice probabilmente la pioggia di domenica mattina che ha reso nuovamente green e quindi molto più aggressivo l’asfalto del Paul Ricard).

immagine da motorbox.com

Un problema risolvibile con una diversa tipologia di cerchi ma inattuabile a casua della mancanza di tokens disponibili per operare su un componente “congelato” dal punto di vista regolamentare.

Quindi non resta che sperare che la monoposto si adatti bene ad ogni pista e condizione meteo che si susseguiranno d’ora in poi. Se così non fosse i due piloti potranno fare ben poco per lottare contro la McLaren.

Gli avversari dei rossi arrivano tutti da un weekend positivo, con piazzamenti a punti e ottime prestazioni. In primis McLaren, il cui unico cruccio al momento sembrano essere delle prove in qualifica piuttosto sottotono rispetto alle performance di gara.

immagine da circusf1.com

Alpha Tauri, Aston Martin e Alpine restano concorrenti temibili, ancora di più alla luce dei problemi emersi sulla SF21H in Francia. In crescita decisa la Aston Martin, l’Alpha Tauri potrebbe fare molto di più con uno Tsunoda meno falloso e Alpine che è sempre di più la squadra di Alonso.

Le ultime tre del lotto devono sperare in gare pazze o grossi problemi di quelli davanti per cercare di marcare qualche punto. A parte la continua polemica tra Mazepin e Mick Schumacher e un Raikkonen ormai abbonato a guardare gli scarichi di Giovinazzi in qualifica, oltre al sempre ottimo Russell, non ci sono spunti degni di nota.

Dopo le mille polemiche di Baku, Pirelli ha vissuto un weekend sereno in Francia. Per il doppio appuntamento austriaco si è voluta aggiungere un minimo di variabilità con due set di mescole differenti: C2, C3 e C4 per il GP della Stiria e C3, C4 e C5 per quello d’Austria.

Un gran ruolo lo giocherà il caldo eventualmente presente, anche se la pista austriaca non è così esigente sul fronte del degrado degli pneumatici.

Trattandosi appunto dello Spielberg, immaginiamo invece il ritorno in pompa magna delle polemiche sui track limits, soprattutto nell’ultima curva in appoggio che porta sul rettilineo finale. Per Masi e compagnia sarà un weekend bello impegnativo, soprattutto quando l’intenzione è quella di interpretare il regolamento caso per caso.

Mercedes negli ultimi anni ha sempre fatto vedere una gran reazione nei momenti difficili. Vedremo se anche questa volta sarà così oppure sarà l’inizio della fine del suo regno.

A Brackley fanno sapere di essere unicamente concentrati sul progetto 2022, mentre Red Bull continua a martellare sul 2021. Se non è mettere le mani avanti questo poco ci manca.

*immagine in evidenza da drivingitalia.net

Rocco Alessandro

 

BASTIAN CONTRARIO-ROLLER COASTER

Ormai si è capito che il mondiale di F1 per i contendenti al titolo e per la Ferrari, sarà un sali scendi di emozioni, proprio come su un roller coaster di quelli tosti.

Eh si, perché la F1 è imprescindibile dalla rossa e se da un lato tutti sono concentrati sul capire chi la spunterà tra Hamilton e Verstappen, dall’altro c’è una frangia di irriducibili che non smetterà mai di dannarsi per la squadra di Maranello. Andiamo con ordine.

Dal 2014, anno in cui è iniziato il dominio teutonico, abbiamo avuto solo due occasioni di bearci di un mondiale incerto: il 2016 anno in cui vinse il compagno di box del re nero e il 2018, dove la Ferrari fino a Monza ha accarezzato il sogno iridato; salvo poi affondare lentamente. Diciamocela tutta, nel 2016 ci siamo forzati di gioire, di fatto quel mondiale fu un regolamento di conti interno alla squadra anglo tedesca e nel 2018 fu solo un illudersi prima e disperarsi dopo. Per avere un mondiale emozionante come lo stiamo vivendo ora, abbiamo dovuto aspettare “solo” sette anni!

Emozioni che fanno su e giù proprio come su una montagna russa e che lasciano senza fiato, come quando si affronta tutto d’un fiato la discesa verso il vuoto, tipica dei roller coaster. Ed è proprio senza fiato che ci ha lasciati la rincorsa di Verstappen ai danni di Hamilton. Sapete, quando vedo un team come la Red Bull, che mette in discussione la leadership della sua gara con quel secondo pit di Verstappen; penso che di una squadra come questa bisogna aver paura. Freddi, lucidi, si sono resi conto che con quelle gomme non sarebbero mai riusciti ad arrivare fino alla fine. Sapevano che con uno come Hamilton alle calcagna, campione nel gestire le gomme, non avrebbero avuto vita lunga. Sapevano che comunque sarebbero arrivati secondi, allora che fanno? Rischiano! Questo signore e signori è ciò che significa avere le palle: rischiare il tutto per tutto avendo fiducia nei propri mezzi. Mai mi sarei sognato di scrivere questo dei bibitari eppure se vogliamo parlare di F1, dobbiamo mettere da parte il tifo e guardare con oggettività ai fatti.

Verstappen ha mostrato il suo nervosismo già alla partenza del giro di ricognizione, muovendosi in ritardo. Nervosismo che ha confermato nello start, regalando il primo posto all’acerrimo avversario. Da li, è iniziato il personalissimo giro della morte dell’olandese sul roller coaster francese, a suon di giri veloci e fermate strategiche per tenere continuamente sotto pressione il campione inglese. Max è la prima volta che si gioca il titolo concretamente ed in questo è in svantaggio rispetto a Lewis; decisamente più navigato a riguardo. Il ragazzo deve imparare a gestire meglio queste fasi, cosa che fa decisamente meglio in gara, dove in fase di lepre che scappa o di lupo che insegue; si trova indiscutibilmente a suo agio. La vittoria è stata meritata e diretta conseguenza del lavoro sinergico che c’è stato tra lui ed il team. Tempi duri per la Mercedes di Hamilton, la quale non era abituata da molto tempo ad essere messa realmente sotto pressione (nel 2016 giocavano a dadi tra di loro, nel 2018 ci pensava Ferrari a facilitargli il gioco), ed infatti i teutonici si sono incartati in mondo visione, con Hamilton che ha sciorinato il solito Rosario per tutta la gara e Bottas che ha “bippato” cosi forte per radio, che per poco non lo facevano Beato per le bestemmie che ha tirato giù!

Le emozioni salgono e scendono a velocità impressionanti in F1, proprio come su un roller coaster ed in questo momento i continui sali scendi emozionali ad Hamilton e a Mercedes sono indigesti. Campionato assolutamente alla pari in questo momento, con buona pace dei tifosi di Hamilton che pensano e dicono che Red Bull è in vantaggio di mezzo secondo sulla W12 di Lewis… panzane! Le differenze sono davvero minime e solo il pilota e la comprensione delle gomme su l’uno o l’altro circuito fa la differenza. Se Hamilton vorrà battere “quota Schumacher” e fissare la sua di quota, dovrà sudare sette camicie come si suol dire e tirare fuori tutto il suo estro (magari se si concentrasse più sullo sport e meno sulla politica sarebbe già un inizio); se vorrà battere l’olandese volante e il suo team.

Chi invece ha un abbonamento sul roller coaster di emozioni che salgono e scendono è la Ferrari di Binotto, il quale un domenica si e l’altra pure è sempre sotto attacco o comunque sotto la lente di ingrandimento. La prestazione francese della Ferrari è disastrosa, senza appello e giustificazioni. Con Leclerc doppiato e Sainz fuori dai punti, nonostante la bella qualifica del sabato (il primo degli altri!), la rossa ha toccato il punto più basso (finora) del campionato. Eravamo stati abituati bene con due pole di fila da parte del monegasco eppure qualcosa si è inceppato… “dobbiamo capire” ha chiosato il buon Mattia. A mio (inutile) giudizio, c’è ben poco da capire e francamente continuo a stupirmi della meraviglia dei tanti tifosi delusi in giro per il web: che questa Ferrari si sarebbe comportata cosi lo si sapeva già da febbraio. Che questa Ferrari sarebbe stata un fulmine su un pista e una lumaca su un’altra era cosa nota… che questa rossa avrebbe avuto continue prestazioni, buone e cattive, proprio come i continui sali scendi di un roller coaster era evidente; se non altro perché ci è stato detto già in fase di presentazione.

Allora io mi chiedo dov’è la meraviglia? Mi chiedo se il tifoso sa veramente che monoposto sia veramente la SF21 e quanto lavoro sia stato fatto per migliorare la SF1000 (perché l’attuale monoposto è una evoluzione della precedente) e dove siano stati spesi quei pochi gettoni. Trattare le gomme in un certo modo avrebbe comportato la modifica dei cerchi e questo sarebbe andato a scapito di altre aree, evidentemente più importanti, perché i maledetti gettoni a disposizione quelli erano. Ritenere questo risultato, anche se fa male, indicativo è quanto meno azzardato; soprattutto alla luce di un mondiale lunghissimo. Lo si accetti, la Ferrari durante tutto il mondiale sarà questa e cioè un sali scendi prestazionale ed emozionale continuo, proprio come su un roller coaster ed alla fine del giro, esiste una sola stazione e si chiama campionato del mondo di F1 2022. Inutile imprecare, inutile contorcersi dalla rabbia, questo è solo il primo anno del nuovo corso rosso, quindi staccate il biglietto e godetevi il giro e visto mai che vi divertiate pure.

 

(immagine in evidenza tratta da youtube)

Vito Quaranta

VERSTAPPEN SBAGLIA, RECUPERA E VINCE IN FRANCIA

Dopo due anni si torna al Paul Ricard, circuito storico rientrato nel mondiale nel 2018. E, come a Montecarlo, si vede un bel pubblico sulle tribune e anche nel paddock.

Le ultime due settimane sono state contraddistinte da forti polemiche sul presunto uso di pressioni irregolari durante la gara, che sarebbero state all’origine delle gomme esplose a Baku sulle vetture di Verstappen e Stroll. Un Toto Wolff estremamente combattivo (e, probabilmente, preoccupato), si è battuto per avere chiarezza su questo tema, così come sulle ali flessibili. E la FIA gli ha risposto, con una nuova direttiva tecnica e nuovi controlli sulle pressioni, e l’aumento dei carichi statici per il controllo delle ali.

In teoria la Red Bull avrebbe dovuto essere il bersaglio di queste restrizioni, ma così non è stato. Il sabato, infatti, Verstappen coglie una  pole magistrale, con le due Mercedes a debita distanza e alle prese con problemi nel far funzionare le gomme nella giusta finestra di temperatura.

La pioggia caduta nella mattinata di domenica scombussola i parametri acquisiti dai team durante le prove relativamente alla durata delle gomme. Quando si spengono i semafori, Max spreca la pole del sabato con un errore alla prima curva. L’olandese perde il posteriore in uscita e va largo, lasciando passare Hamilton. Dietro di loro Bottas, Perez e Sainz mantengono la posizione, mentre Leclerc deve difendersi da un Alonso indiavolato.

I primi 15 giri vivono sulle lamentele di tutti per il graining e il degrado, molto maggiore di quanto ci si aspettasse, e sulla caccia ad Alonso, trasformatosi da predatore a preda, che viene superato da Ricciardo, Norris e Vettel nell’arco di pochi giri.

Anche le due Ferrari soffrono come lo spagnolo, ed è Leclerc ad aprire il valzer dei pit-stop al giro 14. E con gomma dura nuova, il monegasco inizia a volare.

I primi 4 hanno scavato un solco fra sé ed il resto del gruppo, Bottas viene incitato a prendere Verstappen, ma non riesce ad avvicinare l’olandese.

Il secondo dei primi a fermarsi è Ricciardo, che tenta l’undercut su Gasly, ma perde la posizione su Leclerc.

E’ poi il turno di Bottas, che tenta a sua volta l’undercut su Verstappen. Subito dietro si fermano Sainz e Gasly. Entrambi perdono la posizione su Leclerc e Ricciardo.

Max si ferma subito, e riesce per pochissimo a stare davanti a Bottas. Si ferma anche Hamilton, e quando esce dai box si materializza incredibilmente al suo fianco l’avversario olandese, che riesce a stargli davanti.

In testa alla corsa c’è a questo punto Perez, che viene rapidamente ripreso dagli altri tre, ma viene fermato per il pit-stop prima di essere raggiunto e potere dare fastidio alle due Mercedes.

Hamilton segue come un’ombra Verstappen, ma nemmeno con il DRS aperto riesce ad avere l’occasione per superare l’olandese. Al giro 30, il ritmo dei primi tre è troppo elevato, e a questo punto non è certo che riescano ad evitare un’ulteriore sosta.

Chi è già in crisi con le gomme è Leclerc, che viene rapidamente passato da Ricciardo, Sainz, Gasly e Norris. Per Sainz le cose non vanno molto meglio. Anche lui viene passato in tromba dalle due McLaren.

Al giro 33, la Red Bull decide di non rischiare l’undercut e ferma Verstappen per montare gomma media. A questo punto per Hamilton l’unica possibilità di vittoria è andare fino in fondo con lo stesso set di gomme, ma non sarà così facile, visto che è già vittima di un forte graining sull’anteriore sinistra.

Al giro 44 Max passa Bottas e si mette a caccia di Lewis. Con 7 giri e 5 secondi da recuperare si profila l’ennesimo miracolo di Hamilton, e l’ennesima delusione per Verstappen. Ma ormai le gomme dell’inglese sono finite, e a due giri dalla fine, alla staccata della chicane posticcia sul rettilineo del Mistral, l’olandese infila l’avversario, il quale non oppone nemmeno troppa resistenza, finendo così per vincere un gran premio iniziato con un errore clamoroso.

Nel frattempo, Perez aveva superato Bottas, salendo così ancora una volta sul podio e confermando l’ottima scelta fatta dalla Red Bull puntando su di lui anzichè su un giovane da passare al frullatore. 

In quinta e sesta posizione concludono le due McLaren, con Ricciardo dietro a Norris ma, per una volta, in grado di stargli vicino. Settimo Gasly e ottavo Alonso, entrambi autori di un’ottima gara. Nono Vettel, ancora a punti, e a chiudere la zona punti Stroll, rimontato dall’ultima posizione.

Pessima gara per le due Ferrari, con Sainz undicesimo e Leclerc addirittura sedicesimo. Lo sviluppo della SF21 è stato sospeso, e questo rischia di essere lo standard che vedremo da qui in avanti, con buona pace del terzo posto in classifica.

Ora si va in Austria, in casa Red Bull, per una doppia gara. Le cose iniziano a mettersi male per la Mercedes, per la prima volta nell’era ibrida. La RB16B è chiaramente superiore alla W12, e Verstappen sembra essere arrivato al punto giusto di maturazione per diventare campione del mondo. Mancano ancora tante gare, e si profila una lotta entusiasmante, giocata sul filo dei secondi.

P.S.
Nel dopogara, ai microfoni di Sky, Toto Wolff è parso piuttosto abbacchiato. L’abitudine a stravincere avendo come avversario la Ferrari, le cui furberie erano evidentemente più facili da smascherare, gli ha fatto evidentemente perdere la capacità di gestire la sconfitta. Non sono bastate le proteste per le ali flessibili e le pressioni, prontamente raccolte dalla FIA, per mettere dietro la Red Bull. Per la prima volta in otto anni, hanno di fronte un avversario tosto almeno quanto loro, da un punto di vista dell’astuzia, oltre che del patrimonio tecnico. Il team tedesco ha l’occasione di chiudere una volta per tutte la bocca a chi sostiene che negli ultimi 7 anni ha vinto facile grazie al vantaggio iniziale, vedremo se sapranno mantenere la calma o se assisteremo al declino della armata più invincibile che la storia della F1 abbia mai conosciuto.

* Immagine in evidenza dal profilo Twitter @redbullracing

F1 2021 – GRAN PREMIO DI FRANCIA

Inizia un Giugno letteralmente di fuoco per la F1, tre gare una in fila all’altra e con una variabile in più che potrebbe dare fastidio a molti team: le alte temperature atmosferiche.

Il primo Gp del trittico di Giugno è il GP di Francia sul circuito Paul Ricard.

Il circuito in sè sarebbe anche bello e divertente se non fosse che lo hanno trasformato in una sorta di parcheggio fieristico per gente sotto effetto di LSD.

Ergo, vie di fughe ampissime, tutte asfaltate e dalle improbabili colorazioni a linee blu, chicane a spezzare rettilinei infiniti e addio a quel fascino che il Paul Ricard originale possedeva.

Circuito veloce, con lunghi rettilinei e curvoni ad alta velocità,non proprio il massimo per una monoposto come la SF21H. Vero è che i miglioramenti dalle prime gare dell’anno sono stati tanti ma, in teoria, in Francia la Ferrari dovrebbe essere costretta a giocare in difesa.

Considerando la gestione gomme (soprattutto con il pieno di carburante) e il caldo che farà in gara, la domenica della Ferrari potrebbe essere davvero difficile, proprio quando c’è da difendere il terzo posto nei costruttori appena conquistato.

Molto più “serena” dovrebbe essere l’approccio della McLaren, che troverà nei lunghi rettilinei un valido alleato.

immagine da mclarenf1nation.com

Se Norris continua ad essere la roccia alla quale tutto il team si aggrappa, Ricciardo invece continua ad essere una barca in balia della onde. Anche il GP azero è stato avaro di soddisfazioni e l’australiano non arriva in Francia in una bella situazione.

Chi arriva in gran forma invece è Vettel, reduce da un gran secondo posto a Baku, come ai tempi belli. La Aston Martin continua ad essere una monoposto ostica e non ancora compresa a fondo ma evidentemente l’esperienza di un quattro volte campione del mondo comincia a dare risultati.

Per l’ex Racing Point ci sarà da valutare anche il caso delle pressioni gomme che impatterà un pò su tutti i team. L’incidente di Stroll a Baku (come quello di Verstappen) potrebbe essere dovuto alla troppa disinvoltura con cui i team giocano con le pressioni e i metodi di gonfiaggio degli pneumatici.

immagine da f1ingenerale.com

In tal senso è già arrivata una direttiva FIA che dovrebbe dipanare l’ennesima matassa di una delle aree grigie del regolamento tecnico. Intanto sembra già accertato che almeno 5 team su 10 hanno giocato con le pressioni delle gomme. Tra queste non ci sarebbe la Ferrari ma il condizionale è d’obbligo.

Alpine arriva alla gara di casa dopo una serie di buone prestazioni, non ultimo il sesto posto di Alonso a Baku. Essendo il GP di casa ci tengono a fare bene, vedremo come si adatteranno ad un tracciato “tradizionale” dopo due “cittadini” di fila.

Per Alpha Tauri un Gp in cui avere la prova del nove sul “nuovo” Tsunoda, che sembra cominciare a capire che i risultati ottenuti in pista sono direttamente proporzionali al suo tenere a freno il suo carattere e una lingua fin troppo lunga. Per Gasly, reduce dal podio azero, un’altra bella occasione di portare a casa punti pesanti.

Mercedes dovrà necessariamente battere un colpo al Paul Ricard dopo due GP piuttosto deludenti. La squadra e i piloti ne hanno combinate un pò di tutti i colori tra Montecarlo e Baku e il risultato è una Red Bull in fuga nel mondiale costruttori e in testa in quello piloti. Servirà tutto il talento di Hamilton per cercare di ribaltare la situazione.

immagine da planetf1.com

Quello che davvero manca in questo momento è Bottas, che dà sempre più l’impressione di essere con un piede fuori dalla squadra e anche dalla F1.

Verstappen deve ringraziare Perez (e le dita maldestre di Hamilton) se ancora conserva la testa del mondiale. In Francia è presumibile aspettarsi una Mercedes di nuovo in palla per cui l’imperativo è quello di replicare la prestazione di Baku, gomme permettendo.

Williams, Alfa Romeo, Haas in rigoroso ordine. Chissà che la fortuna non premi nuovamente uno di questi team con qualche punticino dopo il decimo posto di Raikkonen a Baku.

Tre gare e 75 e più punti in palio. Più che vincere sarà fondamentale sbagliare pochissimo, andare sempre a podio ed essere fortunati. Il caldo tornerà ad essere una variabile importante, potrebbero esserci grosse sorprese. Non sarebbe male tornare almeno per un pò ad una F1 più imprevedibile in termini di problemi di affidabilità.

Da valutare anche l’effetto della direttiva Fia in merito alla pressione delle gomme. Probabile che l’allineamento alle indicazioni della Pirelli non provocherà enormi variazioni in termini di competitività ma darà sicuramente fastidio a qualche team sulla gestione delle gomme in gara.

Qualcuno perderà qualche posizione e qualche punto molto importante, la Red Bull è avvisata.

*immagine in evidenza da F1i.com

Rocco Alessandro

 

 

BASTIAN CONTRARIO: CARLITO’S WAY

Il GP di Baku, nel modo drammatico come si è svolto e concluso, mi ha ricordato un film. Per la precisione una battuta detta dal protagonista Al Pacino in Carlito’s way. Di base il film (per trama e scenario) non centra nulla col GP eppure quando ho visto Verstappen che si andava a stampare contro le barriere, cosi come Vettel andava ad artigliare la seconda piazza, mi sono ricordato una scena del suddetto film in cui il protagonista, dopo essere sfuggito a trent’anni di galera (per spaccio di stupefacenti), parlava con il suo avvocato ,ringraziandolo, perché lui “era già morto, sepolto… era già sottoterra”!

È proprio quello che è successo all’olandese domenica scorsa: quando la sua gomma scoppiava, mandandolo a muro dopo una gara condotta con intelligenza (lo si è visto già dalla partenza, dove non si è preso inutili rischi con Leclerc) e caparbia determinazione, tutte le sue speranze e le sue mire di conquista del titolo erano finite proprio in quelle maledette barriere. Alzi la mano chi non ha pensato che il mondiale fosse finito in quel momento. Max dal vantaggio di più quattro in classifica, era finito a meno quattordici… se Lewis fosse finito secondo. Divario destinato ad aumentare (meno ventuno per la precisione) se Lewis avesse vinto (e avrebbe vinto visto che Perez ha cannato la ripartenza!). No miei cari lettori, in quel momento Max era come Carlito poco prima della sentenza… “era morto, sepolto; era già sottoterra”! Diciamocela tutta: Hamilton in uno dei suoi peggior GP dell’anno (fino ad ora) che va a punteggio pieno e Verstappen, il giovane ed asperrimo avversario, che non becca nemmeno un punto. Quando lo avrebbe recuperato? Mai! Fosse anche per un mero fattore psicologico.

Le continue novene di Lewis sembravano fossero state ascoltate ed esaudite. Hamilton, l’inossidabile campione, colui il quale dispensa preghiere e frasi new age tra un tweet e l’altro, non fa altro che “recitare il santissimo rosario” durante la gara quando la stessa non gira a suo favore. In aria libera è imprendibile, detta il passo, detta la sua legge e tutti si devono sottomettere. Invece quando la sua W12 proprio non ne vuole sapere di energizzare le gomme a dovere (benedette gomme… sempre loro) annaspa e va in difficoltà: ad Hamilton inseguire proprio non garba. Ha lo sprazzo del campione, il guizzo del lupo famelico quando chiede di rischiare a costo di compromettere la gara, perché per lui terzo significa già aver compromesso tutto. La squadra lo blocca, lo censura… quella stessa squadra, che quando non ha problemi funziona come l’orologio IWC che sta al polso del suo campione inglese eppure quando va sotto pressione si scioglie come neve al sole. Prova ne è il pit sbagliato (nei tempi) di Hamilton, costretto ad aspettare nonostante il verde del semaforo che il “passante di turno” attraversi la strada. Hamilton ha avuto la possibilità di ipotecare l’ottavo sigillo, purtroppo per lui è arrivato alla ripartenza con i freni incandescenti e, nonostante il restart da dimenticare di Perez, l’inglese arriva lungo alla staccata della prima curva (quella stessa curva in cui Vettel provò a superare Bottas e  poi, staccando al limite, uscì fuori pista finendo per regalare punti preziosi all’inglese… tutto si paga nella vita), perdendo posizione punti e speranza di ritornare primo in classifica. Verstappen, come Carlito, ritorna a vivere, sa che ha una nuova opportunità e se vogliamo scomodare gli astri del cielo, questo è anche un segno del destino… lo stesso destino che si è rimesso in pari con entrambi i contendenti.

Dal punto di vista sportivo ciò che è successo e a cui tutti noi abbiamo assistito è stato drammatico; proprio come solo la celluloide sa raccontare. Nessuno dei due, per quello che hanno dato in pista, meritavano quella fine. A partire da Verstappen, il quale ha condotto la gara a suon di giri veloci (nemmeno quel punto voleva concedere all’avversario), mostrando tutto il suo potenziale e per finire con il campione inglese, che ha contemplato persino il seppuku se fosse stato utile nel guadagnare almeno una posizione.

Dal punto di vista dello spettacolo (e per fortuna nostra invece) la classifica non si è mossa di un millimetro e questo significa che finché durerà questa situazione avremo quantomeno un’illusione di suspance sull’esito finale. Vivaddio, finalmente un mondiale combattuto! L’ultimo che c’ha provato è stato il tedesco dell’Aston Martin, che all’epoca dei fatti era rossovestito e, dopo il GP di casa nel 2018, non si era più ripreso tant’è che prima del GP di Monaco quest’anno anche lui sembrava “morto, sepolto… già sottoterra”. Perché prendere paga da Stroll, con tutto il rispetto parlando per il giovane canadese, è davvero umiliante. Invece già nel GP monegasco si era visto uno scatto d’orgoglio di Vettel, scatto che non è stato evento isolato ed infatti proprio in quel di Baku il campione arpiona un meritato secondo posto che fa tanto morale. È il minimo per un titolato del suo calibro… ci auguriamo tutti che continui cosi.

Hamilton ha sempre dichiarato che gli piace la lotta in pista… chissà. Forse, quando dichiarò questo, sapeva comunque che l’avrebbe spuntata lui conoscendo il mezzo che aveva a disposizione. Di certo ora è stato accontentato e lo spettacolo ne ha giovato, perché è bastato che i teutonici smettessero quanto meno i panni dei dominatori affinché si ravvivasse un mondiale che sembrava già segnato in partenza. Si aggiunga un elemento impazzito come la Ferrari che infila pole da due GP consecutivi e ci sono tutti gli elementi perché non si possa considerare questo mondiale “morto, sepolto… già sottoterra”.

Vito Quaranta