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BASTIAN CONTRARIO: IL BLUFF

Dall’enciclopedia Treccani il significato di bluff viene cosi riportato:

“(voce proveniente dall’olandese bluffen «vantarsi» o verbluffen «confondere, fuorviare»)” , quando si dice il caso aggiungo, “usato in ital. al masch. – 1. Il fingere di avere carte buone in mano nei giochi di carte e spec. nel poker, comportandosi in modo da far credere agli avversari di avere un gioco più alto e indurli così a ritirarsi. 2. estens. Vanteria infondata, montatura, finzione, soprattutto al fine di far credere a concorrenti o avversari di avere possibilità che in realtà non si hanno”.

Specificare il significato di questo termine è doveroso, dopo quanto visto nel GP texano di domenica scorsa, perché di bluff giocati ce ne sono stati a iosa e, naturalmente, il sottoscritto non risparmierà nessuno. Il primo della lista è proprio Lando Norris che, assieme al suo arrembante compagno di squadra, stanno portando in alto la rinata McLaren. Sia Piastri che appunto Norris, sono due ottimi piloti ci mancherebbe e, sebbene il primo stia mostrando quanto di vero si diceva sul suo conto, il secondo non sta facendo altro che confermare quanto già fatto vedere sino ad ora. Eppure ci andrei piano con le magnificazioni, perché proprio a partire da Oscar, ne ha ancora di esperienza da maturare sul campo ed è tutto da dimostrare se sarà all’altezza del compito che gli verrà assegnato, quando e se avrà un mezzo competitivo che gli permetterà di lottare per il titolo. Il confine è labile da potenziale campione a bluff e quanto fatto vedere in Giappone in partenza contro Verstappen, ha lasciato l’amaro in bocca dato che si è fatto accompagnare gentilmente fuori pista dal campione olandese. Piastri al momento ha la scusante dell’inesperienza, che contro una bestia come Max conta eccome, quindi lo rimandiamo a tempi migliori. Chi invece non ha sconti è il suo compagno di squadra, il quale proprio domenica ha dimostrato palese mancanza di sangue freddo. Norris è un potenziale campione o un bluff? In gara l’inglese era saldo primo e così sarebbe stato fino alla fine (salvo giocarsela con il campione olandese proprio nelle battute finali) del GP, quando all’improvviso sbaglia clamorosamente una staccata e, per giunta, ciò è successo quando era solo con un buon margine di vantaggio sul diretto avversario. Domenica scorsa, Norris aveva la possibilità concreta di regalare alla sua squadra l’ennesima vittoria della sua storia e, soprattutto, di festeggiare i suoi primi cento GP, con una sontuosa vittoria, in quanto la RB19 di Verstappen, almeno domenica, non era l’astronave che salutava tutti e aspettava la compagnia al traguardo. Red Bull, per ovvi motivi, ha smesso di sviluppare l’attuale monoposto e arriverà a fine mondiale per inerzia, come si suol dire, (tanto, col potenziale che ha a disposizione, basta e avanza) ed infatti Max la vittoria se l’è dovuta sudare d’esperienza assieme alla squadra. Il buon Lando, dicevo, ha mancato di sangue freddo proprio nel momento in cui serviva: con una macchina un secondo al giro più veloce della concorrenza, sono tutti bravi a vincere, mentre il campione, il killer instinct, lo vedi proprio nelle situazioni in cui la gara è tirata e devi dare il massimo per portare a casa il risultato. Per la seconda volta nella sua carriera, Norris ha mancato l’occasione giusta di vincere: la prima è stata a Sochi nel 2021, quando all’improvviso venne giù una pioggia torrenziale e lui si ostinò, contro il parere della squadra, a rimanere in pista con le slick, mancando palesemente di lucidità (e sangue freddo appunto!), venendo così raggiunto da tutti e regalando la vittoria a chi gli stava dietro (Hamilton, of course). Allo stesso modo, ad Austin, l’inglese ha sbagliato e ciò che è peggio è che era solo, come ho già anticipato, donando cosi la vittoria al mai sazio campione del mondo (certi sbagli, con Verstappen alle calcagna, non te li puoi permettere). Si dice “due indizi fanno una prova” ed in questo il buon Lando ha tutte le prove contro. Con una McLaren in forte ascesa, dove tutto lascia presagire che l’anno prossimo se la giocherà con Red Bull… sperando che siano della partita altre scuderie (no, non sperate in Ferrari!), sarà necessario tutta la concentrazione ed il sangue freddo possibile, al fine di poter lottare contro il cannibale Verstappen, il quale proprio in quel di Austin ha dimostrato che, a parità di mezzo, fa comunque la differenza (che spreco averlo visto correre in solitaria per tutto il mondiale) e che non lascerà mai nulla al caso. Lando è un bluff o un potenziale campione? Credo e spero che l’anno prossimo avremo la possibilità di dare una risposta a questa domanda.

Chi ha bluffato, e malamente anche, è stata AMG che in piena crisi mistica ha cannato completamente la gara del suo campione, prima con la strategia e poi facendolo escludere dalla gara a causa dell’assottigliamento, oltre quanto stabilito dal regolamento, del pattino sottostante la monoposto. Belli i tempi in cui Lewis dava trenta secondi a chi lo seguiva (che poi era il compagno di squadra) e si potevano fare tutte le strategie possibili con la dovuta calma. La Mercedes non è nuova a questi svarioni quando è sotto pressione e, domenica scorsa, ha confermato questa tendenza. Eppure l’epta campione, nonostante tutto quello che gli è successo, se la rideva perché ha fatto capire che la squadra sembra aver imboccato la strada giusta e, quando uno come Lewis sorride nonostante il risultato negativo conquistato, è meglio preoccuparsi. Certo che se dobbiamo parlare di bluff, allora, sul gradino più alto del podio ci sale con certezza Aston Martin, assieme al fake show dato dalla sprint Race. Vedete, questo format di positivo ha una cosa e cioè che sta lentamente mettendo d’accordo tutti, puristi e zombi che accettano tutto passivamente, sul fatto che sia totalmente inadeguato a questo sport: che gioia c’è nel vedere le qualifiche di sabato, quando abbiamo già visto tutto al venerdì? Che gusto c’è vedere una mini gara, quando poi ha solo lo scopo di spoilerare la partenza della domenica e da alcuni viene addirittura utilizzata come “FP” per provare come funzionano le gomme (spettacolare come Ferrari abbia usato Sainz come fosse una provetta per raccogliere dati sulle soft… soft che poi in gara sono state categoricamente scartate!). Fosse solo questo il problema. Il bluff Aston, capendo che gli aggiornamenti portati non andavano (proprio durante la Sprint… sigh), ha pensato bene di smantellare la macchina di ambo i piloti e farli partire dal confine messicano, con il risultato (vincente), di portare entrambe le vetture a punti e pazienza che poi “Calimero” Alonso, abbia pagato pegno nel doversi ritirare. Aston ad inizio mondiale aveva ben altre aspettative… un bluff appunto, per come si è persa per strada, così come è un bluff questa sciagurata Federazione, la quale prende random quattro vetture e due (il cinquanta percento!) di queste risultano irregolari: ormai anche i sassi hanno capito che se avessero controllato tutte e venti le monoposto sicuro mezza griglia di partenza sarebbe stata squalificata… che vergogna!

Mi lascio la bomba atomica alla fine che è per Ferrari, neanche a dirlo. Charles è campione o un bluff? Me lo chiedo perché un campione con la “C” maiuscola non è un cannibale solo in pista, bensì lo è anche fuori; all’interno del box. Il talento del monegasco è fuori discussione ed il camera car della sua partenza contro Verstappen lo scagiona totalmente (sembrava si fosse fatto accompagnare da Max, quando invece il campione ha solo chiuso bene la porta visto che il ferrarista partendo male, si stava infilando in un punto impossibile) dalla presunta remissività. Venerdì il campione (in pectore) della Rossa, ha regalato a tutti noi una stupenda pole (assurdo quante pole abbia Charles a fronte delle vittorie concretizzate) che purtroppo è stata vanificata alla partenza… ci sta. Quello che non ci sta è il non puntare i piedi con la squadra, quello che non ci sta è che viene fatto gareggiare con il “plan D” e cioè con una singola sosta, quando era risaputo che la più veloce era quella data a Carlos (podio meritato e tutti muti!) e allora mi chiedo cosa passa per la testa al monegasco? Un campione è dentro e fuori la pista e, a mio avviso, è giunto il momento che il buon Charles inizi ad impuntarsi con i piedi ben piantati a terra se vuole cavare un ragno dal buco, quegli stessi piedi che non ha voluto (o non ha potuto?) puntare per evitare che la squadra venisse smantellata per ricominciare tutto d’accapo. La fenice McLaren insegna: se questa è tornata forte non è perché hanno smembrato una squadra e, allo stesso modo, forse il campione monegasco avrebbe dovuto lottare di più nel difendere quanto ottenuto con la squadra 2022. Sia chiaro, non sto dicendo che è colpa sua per quanto accorso, sto semplicemente dicendo che forse non si è “emozionato” abbastanza per chi lo ha messo in condizioni di vivere da protagonista l’anno scorso. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: ora si deve ricominciare da zero, sperando che “l’obiettivo 2026” non sia l’ennesimo bluff rosso

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON-PAGELLE DI AUSTIN 2023

Hermann Tilke non gode di grande popolarità tra gli appassionati di Formula 1 di vecchia data. L’accusa principale è sempre stata quella d’aver progettato circuiti (ché questo è il suo mestiere per chi non lo sapesse) senza caratteristiche che li rendano peculiari, senza punti di unicità, senza tener conto del contesto quindi, in definitiva, senza una sorta di “personalità” capace di farli diventare parte della leggenda del motorsport. Si è giunti al punto di definirli “tilkodromi”, sprezzante neologismo che ne certifica l’anonimato. Orbene, non prima di immaginare che dietro a queste accuse si celi una certa invidia (chi non vorrebbe fare il suo mestiere alzi la mano!), non posso nascondere un certa consonanza con questa critica. Ma il nostro è pieno di giustificazioni. Di molti “tilkodromi”, primi fra tutti quelli costruiti sulle rive del Golfo Persico e del Mar Rosso, riesce difficile trovargli delle colpe: quale ispirazione si può trarre dal deserto? Cioè, non ci sono cornici degne di nota, limiti naturali sui quali disegnare con abilità o località ricche di storia o natura con le quali giocare di fino con lo sguardo prospettico dell’architetto. Di altri invece colpe e responsabilità gli si possono e anzi gli si devono attribuire: la moderna versione del Nurburgring (scialba e incapace di rapportarsi alla storica Nordschleife), l’aggiustamento dell’Hockenheimring (che snatura il vecchio circuito – ma qui forse sono cattivo: difficile far di meglio di quanto ha fatto lui), Shangai e Corea (il primo scialba imitazione di Sepang e il secondo scialba imitazione del primo: gioco al ribasso), quello strano giochetto di Sochi, Valencia e i già citati circuiti sulla penisola arabica sono probabilmente i peggiori tra quelli che ho visto io. Meglio, sempre a mio modestissimo parere, circuiti come Istanbul e Baku. Ma certamente nulla gli si può dire per il disegno di Sepang e di Austin. Entrambi presentano tutte le caratteristiche per essere ricordati dai piloti e dagli appassionati: il budello e il doppio rettilineo di Sepang sono punti veramente notevoli e Il COTA non è da meno con curva 1 ad angolo in salita e con carreggiata amplissima si unisce allo “snake” con curve a raggio via via inferiore e poi quel lungo rettilineo a sua volta esito di una entrata difficile, con la connessione tra la 14 e la 16 che implica scelte di traiettoria non univoche e infine la complicata curva multi-raggio 17-18. Insomma, si tratta proprio di un bel vedere!

A maggior oggettività di questi giudizi non si può non condividere il fatto che Sepang abbia ospitato parecchi gran premi memorabili fino al 2017 (quando è uscito dal calendario) e che il COTA ha fatto altrettanto dal 2012 ad oggi.

Ed è stato bellissimo anche il GP di ieri pieno di incognite strategiche, di sorpassi fulminanti, di problemi inattesi e di sorprese in positivo e in negativo e infine pieno di incertezza e tensione fino all’ultimo giro. Cosa si vuole di più da un GP di Formula 1?

Magari, si potrebbe rispondere, che il vincitore sia, una volta tanto, diverso. Ma è proprio qui che cominciano le NON PAGELLE!

VERSTAPPEN

Arriva la 50esima per Max e arriva grazie ad una prova monumentale. Tradito una volta tanto da un piccolo errore in qualifica che lo piazza 6° in griglia, decide di giocarsela con maturità nella prima fase, evitando guai nelle prime curve dopo la partenza, e piazzandosi in ritmo quasi subito. La progressione è eccezionale ma non tanto per la performance, giacché al COTA (come già a Singapore) si è vista un RBR che non presentava particolari vantaggi sulla concorrenza, quanto proprio per la guida perfetta messa in mostra dal nostro. Faceva molta più fatica del solito a raggiungere la sua preda ma quando gli arrivava sotto, vuoi per errori o errorini (Norris) vuoi per gomme in crisi (gli altri) non perdeva tempo e sfoderava immediatamente sorpassi magistrali che non gli facevano perdere il ritmo. Così ha vinto la gara, tra imprecazioni con i freni che (a suo dire!) non funzionavano al meglio e velocità pura che non aveva nulla in più degli altri: con i sorpassi giusti nel momento giusto. Basta immaginare un suo giro in più dietro ad una Ferrari in crisi di gomme e il GP sarebbe andato (be’, al netto della squalifica di Lewis). A titolo acquisito e in una situazione complicata oggi ci ha fatto vedere, ancora una volta, perché oggi lui è il top in assoluto. Grandioso!

HAMILTON

Non è arrivato secondo per la squalifica rimediata nella notte ma in pista secondo c’era arrivato, eccome!. E con pieno merito, aggiungo. Gara gagliardissima del nostro che sfodera ritmi da top team in tutti gli stint e solo una strategia assurda (oltre alla perfezione di Max) gli impediscono di agguantare quella vittoria che ormai manca da Gedda 2021. Sono rimasto particolarmente colpito dall’ultimo stint in cui è vero che con le gialle ci si aspettava un ritmo migliore degli altri (con le bianche) ma, onestamente, non così tanto e non così a lungo. La squalifica giunta nella notte gli toglie la soddisfazione di mettere nel ruolino di marcia ufficiale il suo miglior GP della stagione (nonché, purtroppo per lui, una bella botta nella rincorsa al secondo posto mondiale, impensabile ad inizio stagione). Fantastico!

NORRIS

Week end da favola anche per Landino. Nelle due qualifiche e nella garetta sembra lanciare un messaggio a Piastri molto netto mettendolo a distanze che non si vedevano, tra i due, da tempo (per non dire: da mai) e in gara, dopo una partenza assolutamente eccezionale che gli consente di sopravanzare il pur ottimo CLC assapora per parecchio tempo il gusto di poter davvero lottare per la vittoria. Viene tradito, in questo senso, più che dalla sua guida, dalla sua McLaren che, pur miglioratissima, non sembra ancora in grado di digerire le gomme bianche forse (dico forse due volte: sui tecnicismi sono soggetto a castronerie non potendo accedere ai dati) per il motivo contrario per cui altre scuderie vanno in crisi con le gomme: troppo drag? È stato comunque un bel vedere il suo stare in testa alla gara per diversi giri e soprattutto un ritmo che prima di ogni crollo di gomma era del tutto simile a quello di Max. La squalifica di Lewis gli regala il secondo gradino del podio che è comunque ampiamente meritato.

SAINZ

Un week end un po’ in sordina di Carlos si conclude, via squalifica di Lewis, con un insperato podio. Qualifiche così così, garetta così così e gara domenicale condotta con modalità da compitino del bravo alunno delle medie. Beneficia però, come Max là davanti, della migliore strategia che pur senza sprazzi o meriti particolari lo proietta nelle posizioni che contano nel finale, proprio nel momento che conta di più. Ringrazia CLC per avergli lasciato spazio ma non ne ha abbastanza per riprendere Lando in crisi di gomme. Fortunatissimo!

PEREZ

Onestamente non ho molto da dire sul buon Checo. L’essere arrivato in Q3 in entrambe le qualifiche, per come è andato negli ultimi mesi, è stato un buon segno ma i distacchi rimediati da Max continuano ad essere imbarazzanti, così come la garetta. Un po’ meglio, finalmente, in gara in cui dopo una partenza molto cauta e un primo stint poco significativo, sfodera ottimi ritmi nel secondo e nel terzo stint che lo portano ad un passo dal podio. Rilevo che nella garetta ha rimediato 22 secondi da max in 19 giri mentre in gara ne ha rimediati 18 in 56 giri. Basta questo dato per dargli un buon voto.

LECLERC

Che week end roller-coaster! Dalle stelle alle stalle e poi alle stelle e poi alla stalle di nuovo. Di lui si può dir tutto tranne che non sia un pilota che fa emozionare. Nelle qualifiche e nella garetta fa vedere di che pasta è fatto. In qualifica in particolare torna ad essere l’iradiddio che gli conosciamo. Se anche non avessero cancellato quel tempo a Max il distacco sarebbe comunque stato di soli 5 millesimi. Cosa vuoi chiedergli di più? Mettiamo da parte lo sgarbo che gli ha fatto Max nella garetta e parliamo della sua gara. Partenza ottima ma non abbastanza da negare la soddisfazione a Lando di concretizzare il suo scatto eccezionale. Va quasi subito in gestione e lo fa decisamente bene anzi forse troppo bene! Perché al suo muretto viene l’insana idea di andare su una strategia ad una sola sosta. Qui si decide la sua gara (a parte il discorso squalifica ovviamente) perché quel che pareva un podio non dico facile ma quasi si è trasformato in un incubo. La decisione di fare quella strategia, di fatto applicata da nessun altro perché le due Mercedes, pur pensando anche loro di fare una sola sosta hanno poi deciso di raddrizzare il tiro, è stata decisamente improvvida e la lampante dimostrazione sta nella gara di Sainz che pur con un ritmo non irresistibile e certamente non comparabile con quello di CLC, si è trovato davanti a Charles già a 6-7 giri dalla fine, in un circuito che proprio corto non è. La decisione è stata ancora più inspiegabile se si pensa all’esito della garetta (con gomme scoppiate in pochi giri) e quindi al fatto che prima della gara si discuteva se fare due o tre soste: come possono anche aver solo pensato di tentare una sosta sola?! Un vero peccato, anche perché Ferrari era da un po’ che non veniva bacchettata per strategie malfatte. E poi imbrigliare un pilota come Charles in strategie così conservative lascia sempre un po’ di amaro in bocca. Diciamo che è stata una lezione per il futuro e passiamo alla prossima.

RUSSELL

Week end decisamente incolore per Giorgino, soprattutto se confrontato con quello del suo celebrato team mate cui, in prospettiva, vorrebbe fare le scarpe ma che sempre più, quest’anno, sembra ridimensionarlo. Niente da fare in qualifica e con un ritmo decisamente inferiore a quello di Lewis in gara il buon George non riesce mai a farsi notare. Non posso esimermi dal dargli un votaccio perché di fronte alla strepitosa gara che ha fatto Lewis la sua scialba prestazione non si poteva proprio vedere.

GASLY

Gagliardissimo Pierre! Sempre davanti ad Ocon in qualifica e inaspettatamente veloce sia in garetta che in gara. In quest’ultima si è dimostrato anche assai combattivo nella prima fase il che gli ha evitato di impelagarsi nei consueti duelli di centro gruppo. Il tutto alla fine, complici le squalifiche di Lewis e Charles gli regala il secondo miglior risultato dell’anno dopo il podio di Zandvoort. Meritatissimo!

STROLL

Mi ritrovo al COTA anche a dover commentare anche Stroll che torna a punti. Certo è stato aiutato come tutti i precedenti dalle squalifiche di Lewis e Charles nonché dai problemi di Piastri e Alonso però va detto che dopo tante sofferenze ha combattuto alla grande per tutta la gara. Non solo ma per tutta la gara è stato vicino ad Alonso, cosa che non gli riusciva da… sempre! Alla fine non sono certo colpa sua i problemi subiti da chi gli stava davanti quindi i punti che si è preso sono, finalmente!, meritati. Una bella iniezione di fiducia viste tutte le voci che in queste settimane si stanno rincorrendo sul suo conto (e su quello del danaroso genitore…). Però, ricordiamoci, una rondine non fa primavera e dovrà farsi rivedere nei prossimi GP.

TSUNODA

Gagliardissimo il piccolo Yuki! Torna Ricciardo ma lui se ne frega e con la sua RBR a pedali sfodera una prestazione memorabile. Peraltro frutto di una strategia interessante perché con tre-diconsi-tre soste si ritrova infine nei punti che contano per una scuderia che ne ha bisogno come l’aria. La terza sosta a dir il vero era stata fatta in totale sicurezza perché la sua posizione in gara non era in discussione ed è stato un po’ strano vederlo in questo frangente cercare anche il giro più veloce, riuscendoci. Applausi!

ALBON-SARGEANT

Albon al solito è combattivo in qualifica. In gara però è troppo “falloso” e non riesce ad essere stabile per poter contendere posizioni più importanti. È stato l’unico a prendersi penalità per track limits (peraltro ininfluente) il che testimonia di una guida troppo nervosa. Bene per i punti portati a casa ma male per come sono arrivati: da lui ci si aspetta di più. Dopo le solite qualifiche stabilmente in ultima posizione il “salvate il soldato Logan” che ho lanciato nelle ultime non pagelle sembra aver dato i suoi frutti. Gara solidissima, condotta su ritmi non dissimili da quelli di Albon lo issano per la prima volta in stagione in zona punti. Sarà stata l’aria di casa? Non lo so ma averlo anche visto uscire vincitore nei numerosi duelli a centro gruppo (anche con mastini come Hulk, Magnussen e Ricciardo) che di solito lo vedevano avere lo stesso protagonismo di un birillo di gimkana è stato incoraggiante. Bravo!

NOTE DI MERITO

Alonso è stato azzoppato da un problema tecnico ma fino a quel momento stava facendo la sua solita gara di alto livello. Peccato.

NOTE DI DEMERITO

Gli Haas si erano presentati al COTA con svariate novità e con un venerdì che sembrava presagire risultati a sorpresa. Invece non appena il cronometro ha contato davvero sono spariti. Male

NOTE DI ANONIMATO

Bottas dopo alcune prestazioni interessanti torna nel limbo. In cronaca i commentatori mi hanno ricordato un piccolo, piccolissimo, piccolissimissimo dettaglio cui non pensavo da tempo: il buon Valtteri, grazie ai magheggi di Toto, continua a prendersi 10mln l’anno. Forse sarebbe il caso di fare qualcosa in più…

Ci vediamo a Città del Messico!

 

Metrodoro il Teorematico

NORRIS ILLUDE, HAMILTON SPRECA, VERSTAPPEN VINCE IN TEXAS

Austin, Texas. Quando, una decina di anni fa, qualcuno decise che era il momento di riportare la Formula 1 negli USA, dopo i disastri del decennio precedente, non si immaginava certamente che l’operazione avrebbe avuto un enorme riscontro di pubblico, specialmente dopo i primi anni di rodaggio, caratterizzati anche da difficoltà economiche.

E, invece, per una volta un nuovo circuito, costruito in una delle nazioni che, certamente, di autodromi nuovi non aveva bisogno, soprattutto per metterli a disposizione di una categoria “europea”, ha portato qualcosa di interessante, nonostante la presenza di Tilke. Perchè, indubbiamente, quello di Austin è un circuito che non ha nulla da invidiare alle piste classiche.

Il venerdì in pole, a sorpresa, ci va la tanto amata Ferrari dell’altrettanto amato Leclerc. Ma la garetta inutile del sabato la vince comunque Max. Che, però, la domenica deve partire in terza fila.

Allo spegnimento dei semafori, è subito lotta fra Leclerc e Norris, con l’inglese che ha la meglio. Dietro di loro, Sainz guadagna la posizione su Hamilton e si accoda al compagno di squadra. L’inglese si riprende la terza posizione al giro 4, quando lo spagnolo della Ferrari crolla di colpo, dovendo arrendersi anche a Verstappen.

Al giro 6 anche Hamilton supera Leclerc, e si butta alla caccia di Norris, che ha già un vantaggio di 3 secondi.

Al giro 11, Verstappen attacca Leclerc alla fine del lungo rettilineo, e lo accompagna gentilmente fuori pista. Per l’arbitro tutto ok, ovviamente. A questo punto, l’olandese si trova a 4 secondi da Hamilton, che segna il giro più veloce ma si trova ancora  a quasi 3 secondi da Norris.

Al giro 17 Max anticipa la propria sosta e costringe Norris a fare lo stesso al giro successivo ma, a differenza dell’olandese, monta la mescola più dura.  Anche Sainz si ferma, mentre Hamilton e Leclerc proseguono.

Con gomme nuove,  Verstappen vola e guadagna manciate di secondi su Lewis, al quale la squadra ha chiesto di allungare lo stint, probabilmente per tentare di fare un’unica sosta. Ma l’inglese non ce la fa più, ed entra quando è troppo tardi, perdendo così la posizione sull’olandese, che adesso è virtualmente secondo. In tutto, la sosta ritardata gli è costata quasi 10 secondi.

Al giro 23 si ferma Leclerc, quando ormai Norris l’ha raggiunto. Ovviamente questa sosta ritardata gli ha fatto perdere una vita rispetto ai primi, relegandolo in sesta posizione.

Al giro 25 l’inglese della McLaren commette un errore e Verstappen lo raggiunge. E due giri dopo, con una mossa a sorpresa, lo passa in fondo al lungo rettilineo e, come ampiamente previsto, si porta in testa alla gara.

Al giro 35, quando il distacco da Verstappen è salito a 3 secondi, e Hamilton gli si sta avvicinando,  Norris effettua la sua seconda ed ultima sosta. Verstappen si difende e si ferma. Ancora una volta Hamilton viene fatto fermare in ritardo, al giro 39, e questo gli costa altri secondi dai primi.

Al giro 44, dopo che tutti e tre hanno superato Leclerc, unico dei primi a tentare la carta dell’unica sosta, Verstappen ha 2 secondi di vantaggio su Norris che, a sua volta, ha 3 secondi su Hamilton. Che però evaporano velocemente, e al giro 49, dopo un breve ma intenso duello, Lewis si porta in seconda posizione.

Ma è troppo tardi, Verstappen è ad oltre 5 secondi, quelli che ha perso nella sciagurata prima sosta ritardata.

Finisce così con Verstappen che vince per la cinquantesima volta, davanti a Lewis, Lando, Sainz, Perez, Leclerc,, l’inesistente Russell, Gasly, il redivivo Stroll e Tsunoda, quest’ultimo autore anche del giro più veloce.

Fra una sola settimana il circus sarà a Città del Messico, in casa di Sergio Perez che, vista la situazione, potrebbe anche annunciare il ritiro. E questo sarà probabilmente l’unico motivo di interesse del prossimo week-end di gara.

P.S. Al sabato la Ferrari sacrifica la garetta di Sainz per provare la gomma rossa, palesemente inadatta. Alla domenica, sacrifica la gara di Leclerc per provare una improbabile strategia ad una sosta sola, che nemmeno la Pirelli consigliava. Questo dimostra che i due piloti hanno pari trattamento. 

P.S. 2 Vi consiglio di ascoltare il podcast “Beyond the grid” con Andrea Stella, pubblicato la scorsa settimana. Si capisce come mai la McLaren è cresciuta così tanto, e perchè, invece, la Ferrari non ce la può fare. 

P.S.3  Ho trovato molto bella l’idea della NASA si allestire in circuito una mostra sul progetto Artemis, con tanto di equipaggio a disposizione dei fan. Se questo è il tipo di intrattenimento a cui pensa Liberty Media per rendere più interessanti le giornate agli appassionati di corse, ben venga. Anche perchè, con le auto dal chilometraggio centellinato, qualcos’altro va trovato.

P.S. 4 Sempre a proposito di intrattenimento, ripeto per l’ennesima volta che gare come quella di oggi (come la corsetta di ieri) devono fare riflettere tanto. Le macchine sono abbastanza vicine, ma col fatto che è tutto ottimizzato, si vede sì qualche sorpasso, ma alla fin fine manca il sorpasso decisivo, quello che negli ultimi giri decide la vittoria. E l’incertezza non può derivare solo dalle gomme o dall’uso del DRS.

F1 2023 – GRAN PREMIO DEGLI USA

Arriva il primo di tre Gp nel continente Nord e Sud Americano, che vedrà in rapida successione le monoposto ad Austin, Città del Messico e Interlagos.

Con i mondiali matematicamente già decisi in tutta onestà resta ben poco da argomentare in questo finale di stagione, seppur con ancora cinque gare da disputare.

I team ormai pensano abbondantemente al 2024 e anche gli ultimi sviluppi sono ormai finiti. Ferrari ad esempio non ne porterà più, rimane solo la Mercedes e Aston Martin in pratica a introdurre un nuovo fondo sempre in ottica 2024.

Dicevamo del vuoto pneumatico che è intercorso tra l’ultimo Gp qatarino e questo di Austin. Quando non c’è più neanche Wolff a creare qualche polemicuccia allora si va dall’altra parte della barricata, in casa Red Bull. Ci sono tensioni in famiglia, tra i “grandi” Horner e Marko, con il primo che si è stancato del secondo e anche tra i “piccoli” con Perez che sembra sempre più vicino a perdere il sedile. Ma alla fin fine anche questo gossip spicciolo svanisce come una scorreggia nel vento.

immagine da gpblog.com

Approcciando il Gp di Austin rimane ben poco: gli spiegoni di Isola sull’asfalto sconnesso del circuito delle americhe, l’ennesima gara sprint di cui non si sentiva certamente il bisogno, la possibilità di McLaren di confermarsi la prima degli altri esclusa Red Bull, pardon Verstappen.

Ma francamente, a meno che la gara non si riveli imprevedibile e con una lotta reale, questo Gp degli USA passerà senza lasciare traccia se non nelle statistiche positive del 33 olandese e in quelle negative del 11 messicano. Poi se uno si appassiona alla lotta per il settimo posto nei costruttori tra Williams e Alfa Romeo liberissimo ma non mi sembra proprio un hot topic.

Spulciando tra le poche notizie degli ultii giorni da notare come il gp del Belgio, ultimamente un pò a rischio, sia stato confermato fino al 2025. Molto contento Domenicali “Spa è sinonimo di F1”. Certo, almeno finchè paga giusto?

Altre due riguardano due piloti un pò sfigatelli nell’ultimo periodo ma nel senso che si inguaiano con le proprie mani e reagiscono con la stessa capacità di attenzione di un pesce rosso.

immagine da f1enestadopuro.com

Uno è Hamilton, aka “il passeggiatore”, che forse voleva imitare il Raikkonen del Bahrein 2017 quando appiedato dalla sua Ferrari nelle FP1 si produsse in una delle sue tante e involontariamente iconiche azioni quando tornò verso i box camminando nel deserto del Sakhir. Hamilton non è risultato altrettanto “cool” attraversando la pista in pieno Gp dopo il suo incidente al primo giro, cosa proibita dal regolamento. La FIA riesaminerà il caso non tanto per imporre sanzioni più severe all’inglese ma per capire se non sia il caso in futuro di imporre sanzioni più pesanti. Hamilton non è stato di esempio per i piloti più giovani, dice la FIA. Eh insomma, è un periodo un pò così…

L’altra notizia è quella dell’indagine a carico di Stroll sempre da parte della FIA in seguito agli atteggiamenti post Q1 del Gp del Bahrain. In origine il collegio dei commissari sportivi non ha ritenuto di procedere con sanzioni ma la “spinta social” che ha stigmatizzato il comportamento del canadese, ha riacceso le luci sull’accaduto. Ora, Stroll non è stato certo un signore, ma umanamente mi sento di essere solidale con un ragazzo che da un pò di tempo a questa parte non sa più da che parte girare un volante di una F1 e era comprensibilmente scoglionato dall’ennesima figura di palta rimediata in pista. Un pò di nervosismo e frustrazione ci stanno e tutto sommato la reazione è stata si inopportuna ma neanche di una chissà qualche gravità, seguita da scuse doverose subito dopo. Insomma, la gogna social di gente che non ha neanche la patente continua a fare danni. Forse la FIA si è risentita più per i monosillabi rilasciati alla stampa dopo le suddette qualifiche. Anche quì, Raikkonen rimane unico, inimitabile.

immagine da planetf1.com

Dulcis in fundo, Ricciardo torna in pista reduce dalla frattura del polso rimediata al Gp olandese. Il suo ritorno non può che far piacere, ecco magari non a Tsunoda (e a Perez), ma è sempre una bella cosa avere un pilota di quel calibro in griglia. Meglio che torni subito in palla perchè le porte girevoli in Red Bull sono sempre in funzione e il dr.Marko potrebbe regalargli una seconda possibilità.

*immagine in evidenza da formulatours.com

Rocco Alessandro

BASTIAN CONTRARIO: IL GP DEI 18 GIRI

La storia è piena di episodi di guerra dove un conflitto viene ricordato per la durata dello stesso. Il primo che mi viene in mente, fosse solo perché sono campano, è “le quattro giornate di Napoli” per quanto se ne possano citare altri… sia chiaro. Questa di certo non è una rubrica di storia, anche se la F1 sta facendo di tutto per passarci (in negativo) con il suo reiterato e scriteriato comportamento. Ed ecco che il GP del Qatar è passato alla storia appunto, come “il GP dei diciotto giri”. Ormai criticare l’operato della Federazione e di tutto il carrozzone della F1 sta divenendo un esercizio che rientra nella normalità. Che tristezza infinita dover parlare di questo, invece di concentrarsi esclusivamente sulle gesta degli eroi che girano in tondo per trecento chilometri. Che poi, quelli in pista domenica scorsa, eroi lo sono stati per davvero date le condizioni (disumane) in cui hanno dovuto cimentarsi. Sia chiaro a tutti  che del buonismo da social il sottoscritto non sa che farsene e, di certo, non mi metterò a compatire i driver di ogni singola squadra dicendo “oh poverini”, perché quei “poverini” sono consumati professionisti che guadagnano milioni di dollari l’anno, girando il mondo, con tutti i benefici del caso. Sappiamo bene che c’è gente al mondo che a parità di condizioni, se non peggio, lavorano per molto (decisamente!) meno. Detto questo, si dia a Cesare ciò che è di Cesare, perché anche se l’attuale F1 sta facendo di tutto per farci allontanare (almeno i boomer come me… le classificazioni dei giovani leoni da tastiera, dietro le quali si nascondono per evitare ogni tipo di confronto, mi fanno sorridere) dal nostro amato sport, è anche vero che ne riusciamo ad apprezzare ancora le doti sportive dei nostri cavalieri del rischio. Così  il GP dei diciotto giri si è tramutato in una gara ad eliminazione, una sorta di selezione naturale del più forte: così che abbiamo visto improbabili gesti come quello di Russell, che per raffreddare le mani (sigh) le alzava dal volante in pieno rettilineo (e il safety first che se ne va a meretrici!), piloti che vomitavano nel casco ed altri che a stento riuscivano a stare in piedi a fine gara, fino ad arrivare alla vittima Sergeant, il quale per manifesta mancanza di preparazione (unico a ritirarsi), ha dovuto alzare bandiera bianca, dimostrando così (oltre ad un coscienzioso buon senso)non solo di non essere all’altezza della F1 come talento, addirittura non lo è nemmeno come preparazione.

Ci sarebbe da chiedersi chi è il genio che ha deciso di mettere in calendario il Qatar proprio agli inizi di ottobre, quando poi a novembre avremmo sicuramente trovato ben altre percentuali di umidità. Domanda retorica la mia, perché di geni, che nella F1 organizza il circo, ce ne sono pochi e allora, giusto per non farci mancare nulla, lo stesso organizzatore fa sapere che ogni pilota non potrà compiere più di diciotto giri con lo stesso set di gomme… da qui il triste nome del GP qatariota. Evidentemente al peggio non c’è mai fine e devo dire che la Federazione ha del metodo nell’affinare questa metodologia comportamentale. In una F1 scontata, dove già a fine tre giorni di test (ri sigh!) sai chi vincerà il mondiale e che l’unica suspense, o comunque incognita, è data proprio dal tipo di strategia che ogni squadra si inventerà (Ferrari nella Sprint Race del sabato è andata alla grande… meno male che con Vasseur le cose dovevano cambiare), si giunge all’assurdo che ti viene tolto anche quel minimo dubbio, perché tutti vengono obbligati per motivi di sicurezza a cambiare set di pneumatici, appunto entro le diciotto tornate. Che spettacolo osceno che siamo stati costretti ad assistere, che farsa degna solo di un organizzatore da paesello di campagna alle prime armi. L’organizzatore non può che spargersi il capo di cenere e, magari, mettersi un sacchetto della spesa in testa per la vergogna, proprio come faceva il figlio di gatto Silvestro. Asfalto mangia gomme, cordoli alti e taglienti come rasoi e tutto questo emerge solo quando si atterra in quel del Qatar. Fino a qualche tempo fa, i protagonisti erano i piloti che avevano il compito di portare al limite le loro vetture e le loro capacità, oggigiorno lo sono i cosiddetti “track limit”, i quali non possono essere violati, pena la reprimenda da cinque secondi che comminata in quel marasma, chiamato GP del Qatar, dove bisognava ricordarsi quanti giri mancavano al fatidico “diciottesimo”, non hanno fatto altro che aggiungere ancora più confusione. Ovvio che in pista ci vogliono delle regole, così come è giusto che si seguano determinate direttive, vero è che se un pilota esce fuori pista (inteso con quattro ruote sul cordolo) sa bene che può anche scivolare e quindi girarsi… allora che vengano lasciati liberi questi eroi, che assomigliano sempre di più a dei burattini teleguidati e non ai gladiatori ai quali siamo stati abituati a vedere e coi quali siamo cresciuti e che hanno contribuito a rendere la F1 lo sport più popolare del sistema solare; dopo il calcio si capisce. I piloti dicevo, quasi li dimenticavo.

Innanzitutto congratulazioni a Verstappen per il suo terzo titolo consecutivo, vinto al sabato (per gentile concessione di un “cotto a puntino” Perez, che a sua volta è stato richiamato pubblicamente da Horner, il quale è notorio che difende sempre allo stremo i piloti… giusto per far capire come sta messo male il messicano) come suo suocero (“la coincidenza non ha madre” cit. “V per vendetta”), quindi senza nemmeno aspettare diciotto giri. Del resto Max lo conosciamo, non è ragioniere, non è “professore” come Prost e tuttavia, per quale motivo dovrebbe esserlo visto che corre solo. Come ho già detto in passato, il buon Max è uno che nasce ogni generazione e che, purtroppo, a causa di queste regole, si è “hamiltonizzato”, perché non fa altro che correre da solo ed è uno spreco schifoso, soprattutto dopo quanto visto nel 2021. Singolare che proprio Hamilton, domenica scorsa, abbia dimostrato gli effetti di cosa significa correre in solitaria e soprattutto con un compagno incline a fargli da scudiero: per l’ansia di dimostrare alla squadra e al compagno chi comanda, ha mandato a quel paese un potenziale doppio podio per Mercedes, scornandosi con il coriaceo Russell, il quale ha raccontato la favoletta che non lo aveva visto negli specchietti: George ha fatto bene a non mollare, perché se avesse dimostrato sudditanza si sarebbe condannato per sempre. Chi altro non ha mostrato sudditanza è Piastri, che con bravura va a vincere la mini gara (tristezza!) e arrivare dietro al campione del mondo e comunque davanti all’insofferente compagno di squadra: fino a quando saranno “amici” i due? In Mercedes il bubbone è ormai scoppiato. Ritengo che manchi poco anche in questa sbalorditiva McLaren.

Nel delirio qatariota, anche Ferrari a modo suo è stata protagonista: il buon Sainz nemmeno si è disturbato ad entrare in macchina la domenica, dato che poco prima dell’inizio del GP, la squadra si accorge di un problema al suo impianto di alimentazione della benzina. Sapete cosa non mi sorprende di quanto accorso alla Rossa? Il silenzio assordante in merito. Vi posso garantire che se, quanto visto domenica scorsa, fosse successo con Binotto al comando, staremmo ancora a servire messa per quante bestemmie sarebbero state dette sui social. Invece nulla, un silenzio assordante: prima era un solo uomo a sbagliare per tutti, ora è la squadra. Ripeto, certi problemi non dovevano sparire con la dipartita dell’ex Team Principal? Del resto, per il rubicondo e paffuto Vasseur questo è il suo primo anno e, si sa, sta ricostruendo “dalle macerie” che il predecessore gli ha lasciato e un GP da diciotto giri non basta a sistemare le cose

 

Vito Quaranta