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CAPOLAVORO DI SAINZ A SINGAPORE. LA STAGIONE DELLA FERRARI E’ SALVA.

Prima o poi doveva finire. E a Singapore è finita. Parliamo della striscia vincente della Red Bull e di Verstappen, che è durata a lungo, troppo a lungo.
Ma, stranamente, è finita non per un problema tecnico inaspettato, non per un incidente, ma perchè la RB19 è improvvisamente diventata una carriola, e la Red Bull una squadra alle prime armi.

Già dal venerdì si era capito che qualcosa non funzionava. Al dominio Ferrari corrispondeva un Verstappen in difficoltà (Perez lo è quasi sempre e non fa testo). La notte non ha portato consiglio, come invece spesso è accaduto, e così il campione del mondo è rimasto fuori dalla Q3, con Sainz a prendersi la pole davanti a Russell e a Leclerc.

Allo spegnimento dei semafori, Leclerc è più lesto di Russell, e si prende la seconda posizione. Le due Ferrari guadagnano un certo vantaggio sulle due Mercedes, con Hamilton che, tagliando la prima chicane, passa davanti al compagno di squadra per poi ridargli la posizione al secondo giro. La stessa cosa dovrà poi fare con Norris per non prendersi una penalità.

Charles è partito, unico fra i primi, con la mescola più morbida. Il monegasco si incolla agli scarichi del compagno di squadra, ma il suo ingegnere gli chiede di mantenere un distacco di 3 secondi da Sainz. E così il distacco fra i due ferraristi aumenta, ma Russell si avvicina a Leclerc, e il box Mercedes ha ben compreso che la Ferrari vuole sacrificarlo per far vincere Sainz.

Al giro 19, il distacco fra la numero 55 e la numero 16 è effettivamente di 3 secondi, e a Charles viene chiesto di aumentarlo di ulteriori due secondi. Cosa molto pericolosa perchè Russell è a soli 2 secondi.

Ma al giro 20 ci pensa Latifi, pardon, Sargeant a complicare un po’ la situazione, andando a muro e danneggiando l’ala, che si porta poi in giro per il circuito seminando detriti. E, ovviamente, viene fatta uscire la Safety Car.

La Ferrari reagisce immediatamente chiamando al box entrambi i biloti. Leclerc però, purtroppo, si ritrova dietro a Russell e Norris, fermatisi anche loro. Sainz è riuscito invece a mantenere la posizione su Verstappen, che era partito con la gomma più dura e non si è quindi fermato. 

La gara riparte al giro 23, e Russell impiega un giro per superare Verstappen, in difficoltà con le gomme, e incollarsi agli scarichi di Sainz. Leclerc perde un’ulteriore posizione su Hamilton, andando lungo per non tamponare Norris che, a sua volta, stava cercando di non tamponare Perez, anch’egli ritrovatosi fra i primi non avendo effettuato la sosta.

Allo spagnolo viene detto di rallentare il gruppo, cosa che fa puntualmente e per 20 giri i primi 5  viaggiano separati da circa un secondo.

Al giro 43, l’Alpine abbandona Ocon in curva 1, e viene attivata la Virtual Safety Car. Sia Ferrari che Mercedes sono pronte per un pit-stop, che però viene effettuato a sorpresa solo dalle due Mercedes. Che si ritrovano, così, in quarta e quinta posizione. Per i tedeschi è una vera e propria scommessa. 

La gara riparte al giro 46, e Russell si trova a 13 secondi da Leclerc, con 16 giri da percorrere. L’inglese, con gomma nuova, a suon di giri veloci raggiunge Leclerc al giro 53. Servono poche curve al giovane della Mercedes per prendersi la terza posizione. Il ferrarista viene poi passato facilmente anche da Hamilton. 

Al giro 58, con Russell che incombe, Norris rompe gli indugi e si avvicina a meno di un secondo da Sainz. Ma, in realtà, è quest’ultimo che gli dà all’inglese volutamente il DRS, per tenere lontane le due Mercedes. I primi 4 sono ora racchiusi in meno di 2 secondi.

Carlos tiene sapientemente Norris in zona DRS, e la cosa funziona talmente bene che Russell, nella foga di stare il più vicino possibile al connazionale, commette un errore da principante e va a muro a poche curve dalla fine, lasciando il podio ad Hamilton.

Finisce così, con Sainz che riporta in alto la Ferrari, firmando un vero e proprio capolavoro di strategia, per la maggior parte farina del suo sacco. Completano il podio Norris ed Hamilton, quest ultimo autore di una prestazione di gran lunga migliore del suo tanto acclamato compagno di squadra. Al quarto posto, staccatissimo, Charles Leclerc, il cui morale sarà sicuramente finito sotto i tacchi. Incollato a lui sotto la bandiera a scacchi è arrivato Verstappen, autore di una rimonta dalle ultimissime posizione nelle quali era sprofondato dopo l’ultimo pit-stop. Seguono Gasly, Piastri, Perez, il giovanissimo Lawson, a punti alla terza gara, e Magnussen, 

Fra una sola settimana si correrà a Suzuka. Vedremo se la Red Bull si ripresenterà con la forma di Singapore, nel qual caso ci sarà da divertirsi.

P.S. oggi abbiamo visto quello che impedirà a Leclerc di diventare un campionissimo, nonostante il suo immenso talento. I vari Prost, Senna, Hamilton e Verstappen, sentendosi chiedere di allontanarsi dal compagno davanti a loro, avrebbero insultato l’ingegnere e sarebbero andati a prenderlo per superarlo a costo di farlo fuori e di gettare un risultato buono per la squadra. Charles invece si è messo a contrattare. Ma la cosa peggiore, per lui, è che è stato meglio così, perchè oggi era nettamente inferiore al suo compagno di squadra, di prestazione e di testa.

P.S 2. la vittoria di oggi ci permette di ricordare quella 2023 non come una stagione fallimentare, e la SF-23 non come una carriola al pari della 312-T5, della F1-86, della F92A e della SF16-H e della SF1000.

P.S 3 la mancata penalità a Verstappen per 3, e dico 3, situazioni che ad altri piloti sarebbero valse almeno altrettante posizioni in griglia, non può non far pensare che ci sia la chiara disposizione di NON sanzionare il pilota olandese. Disposizione che dura dal 2021, da quando, cioè, qualcuno ha deciso che il dominio di Hamilton e della Mercedes dovesse finire. A costo di sembrare dei pagliacci. Abu Dhabi 2021 è lì a dimostrarlo.

P.S. 4 dite alla FIA che qualunque cosa abbia fatto per rallentare la Red Bull, è meglio che lo continuino a fare. Ma penso che ci arriveranno da soli, confrontando le interazioni del dopo GP di Singapore con quelle del dopo GP di Zandvoort (o di qualunque altro di questa stagione).

F1 2023 – GRAN PREMIO DI SINGAPORE

Dopo la lunga parentesi europea, il circus si sposta in Asia per la prima tappa di un trittico che prevede in serie il Gp di Singapore, quello del Giappone e quello del Qatar.

Si torna sul Singapore street circuit che quest’anno vedrà un’importante modifica, l’introduzione di un rettilineo al posto della sezione con le curve dalla 16 alla 19, in pratica un raccordo tra la curva 15 e le ex curva 20. Scopo della modifica ovviamente favorire i sorpassi su una pista su cui e’ (era?) quasi impossibile sorpassare. Di conseguenza diminuirà il degrado e l’usura a carico dell’impianto frenante, con un guadagno stimato sul giro tra gli otto e i dieci secondi. Vedremo quanto questa modifica potrà aumentare lo spettacolo in pista.

immagine da infomotori.com

Il circuito di Marina Bay potrebbe rappresentare il nemico più pericoloso per lo squadrone Red Bull e Max Verstappen, intenzionato ad allungare la striscia di gare vinte appena portata a 10. E’ vero che in assenza di avversari uno se li deve inventare per non sminuire i propri successi ma in effetti il cittadino di Singapore è il circuito in cui le variabili imprevedibili potrebbero giocare contro i tori austriaci. Marko si dice anche molto spaventato dalla Ferrari mentre Mercedes annuncia battaglia, insomma anche gli avversari hanno cerchiato questo GP sul calendario per sferrare il primo vero agguato alla corazzata Red Bull.

Forse questo può valere per Perez, che però ricordiamo che ha un ottimo storico sui tracciati cittadini, ma non per Verstappen che sembra davvero essere su un altro livello per tutti.

immagine da modenaindiretta.it

Ferrari, più realisticamente, cercherà di puntare al podio, aiutata anche dal nuovo layout della pista. Difficile pensare a qualcosa di meglio a meno di sfruttare (almeno per una volta!) le variabili impazzite che potrebbero verificarsi a gara in corso. Sarà interessante vedere se Leclerc ritroverà quella velocità persa a Monza nei confronti di Sainz oppure se mentalmente è già al 2024 aggrappato alla solita flebile speranza di un futuro migliore.

In casa Mercedes la fa da padrone il gran capo Wolff che si è lasciato andare ad alcune affermazioni tra il lapalissiano ,lo iettatorio e quello che lo confermano come il principe delle faccia di tolla della F1. La prima è quella che riguarda il cambio di regolamento del 2021 (riduzione della lunghezza del fondo vettura) che è stato fatto apposta per cercare di fermare il loro dominio. Quando mai in Formula 1 non è stato così? Chiedere alla Ferrari del 2005.

La seconda invece riguarda la nuova direttiva Fia sulle ali flessibili che, stando a radio paddock, dovrebbe sfavorire in primis Aston Martin e Red Bull. Wolff, tra il serio e il faceto, si “augura” che gli austriaci perdano almeno mezzo secondo e che comunque non vorrebbe un cambio di regolamento per fermare l’attuale dominio Red Bull. Ma la TD039???

Barzellette a parte, non si prevedono chissà quali sconvolgimenti nei valori in campo in seguito a questa nuova direttiva, men che meno che la Red Bull possa all’improvviso trasformarsi in un bidone, più o meno quello che successe alla SF-22 dopo l’introduzione della TD039.

immagine da formulapassion.it

Per il resto l’attenzione degli addetti ai lavori è calamitata dalla possibile azione legale di Massa contro la FIA per il famigerato crashgate di Singapore 2008. Secondo Massa, la recente ammissione di Ecclestone che ammette l’irregolarità della gara certifica l’esito del campionato falsato e ci sarebbero gli estremi per ottenere in un’aula di tribunale quel titolo che Massa assaporò per pochi secondi al termine della gara di Interlagos. Addirittura chiederebbe l’aiuto di Hamilton, per il quale quel titolo fu il primo dei suoi attuali sette, in qualità di cittadino brasiliano onorario.

Non sappiamo dove si arriverà ma onestamente appare molto utopistico che Massa possa fregiarsi del titolo di campione del mondo 15 anni dopo quei fatti. Fa bene a provarci, in primis come dice lui “per amore del Brasile e dei tifosi della Scuderia”, ma la momento sembra solo una boutade in attesa che magari salti fuori qualcosa di concreto al quale aggrapparsi. E poi ce lo vedete voi Hamilton passare da sette a sei mondiali perdendo lo scettro del primato condiviso al momento con Schumacher e con la certezza di non poter arrivare all’ottavo titolo che ne farebbe il più vincente di sempre? Mi dispiace per Massa ma ha troppi follower in meno rispetto all’epta (?) campione per pensare di poterla avere vinta.

*immagine in evidenza da racer.com

Rocco Alessandro

 

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI MONZA

Nel motorsport (non solo quello ai massimi livelli) il rischio di patire infortuni gravi o addirittura tragicamente definitivi, si sa, è sempre dietro l’angolo. La triste classifica delle morti che lo accompagna è inquietantemente lunga e coinvolge persino chi quello sport non lo pratica ma lo supporta a vario titolo: proprio Monza è stata funestata nel 2000 dalla tragedia di Paolo Gislimberti e se risaliamo nel tempo tocca fermarsi, con l’occhio sbarrato dallo sgomento, a leggere del disastro di Le Mans nel 1955 ove trovarono la morte, oltre al pilota coinvolto, ben 83 spettatori. I progressi sulla sicurezza, dentro e fuori la pista, hanno fatto passi da gigante in questi ultimi 20 anni e hanno ridotto il numero di quelle tragiche evenienze in modo importantissimo.

Ridotto.

Ridotto, per l’appunto, perché eliminarlo pare oggi ancora un miraggio.

Perché parlare di queste tristi cose? Ieri non è successo niente, no?

Esatto. Proprio perché ieri non è successo niente, ne parlo. A pochi km di distanza da Monza, precisamente a Barcellona sul Circuit de Catalunya, pochi minuti prima dell’inizio del Gran Premio di Formula 1 Francesco “Pecco” Bagnaia ha giocato un jolly di proporzioni epocali. Trovatosi nella peggiore situazione possibile nel motociclismo, inerme in mezzo alla pista con tutto il gruppo che sopraggiunge, se l’è cavata con solo qualche ammaccatura. La cosa ha dell’incredibile. Una serie di congiunzioni astrali inusitate ha dovuto verificarsi affinché Pecco ne uscisse indenne. Innanzitutto già alla seconda curva aveva diversi metri di vantaggio: ciò ha consentito agli immediati inseguitori di vederlo ed evitarlo, tranne Binder che non poteva fare altro e comunque nel frattempo aveva frenato. Poi va considerata la carambola causata da Bastianini alla prima curva che ha messo fuori gioco cinque potenziali investitori e contemporaneamente ha creato un gap tale dai primi da far sì che gli altri potessero agevolmente evitare la sagoma di Pecco a loro perfettamente visibile. Anche le tute, stivali, airbag e quant’altro previsti sul corpo del pilota hanno aiutato. Infine, il caso. Ossia l’imprevedibile risultato delle complicate equazioni dinamiche che hanno portato la sagoma di Pecco orientata in pista in quel modo e non in un altro: qualsiasi altra posizione avesse avuto l’impatto (inevitabile) con Binder avrebbe avuto ben altre conseguenze.

Ecco il punto: io, fossi in Bagnaia, mi ritirerei seduta stante perché una combinazione così opportuna di eventi, dovesse ricapitare,  non mi si presenterà più.

Ma io non sono un pilota.

Perlomeno, non lo sono più da quando, qualche milione di anni fa, mi sono ribaltato con un kart (di quelli seri: un 100 cc due tempi che andava come una scheggia) alla curva più veloce del circuito di Pomposa. Una maledettissima vespa si era infilata nella manica destra della mia tuta ed ebbe la favolosa idea di pungermi proprio mentre uscivo dalla curva, praticamente full throttle e in controsterzo. Il gesto istintivo di sollevare la mano dal volante è stato sufficiente per perdere il controllo e cominciare a piroettare prima dentro e poi fuori la pista. Non contento, il kart si è poi ribaltato e mi sono ritrovato con la testa a 10 cm dal muretto di cemento che a quei tempi (non so oggi) separava la pista dalla mezza palude che c’era fuori. Con ancora il go kart tra i piedi, mentre tentavo di spostarlo, mi resi conto che non mi ero fatto granché male ma anche, con sommo orrore!, che se la vespa m’avesse punto solo 20 metri prima mi sarei ammazzato. Sicché presi la mia decisione: “Fan***o! Non mi vedrà mai più nessuno in pista!”.

Il motorsport non ha perso nulla, figuriamoci, per quanto posso garantire che guidavo molto meglio di come giocavo a basket (il che è tutto dire!) ma è stato un peccato perché non c’è cosa più goduriosa che stare in pista, conoscerla, andare sempre più forte, giro dopo giro, limando le curve, gestendo la velocità, disegnando le traiettorie, migliorando di una virgola ogni volta. C’è qualcosa di ipnotico in quel girare in tondo che fa salire il livello di concentrazione ad un livello che non credi nemmeno possibile. Spariscono le persone, il paesaggio, gli altri pensieri, il mondo intero: sparisce tutto. E rimani solo tu e quel nastro d’asfalto da percorrere il più velocemente possibile.

Ma io non sono un pilota.

A Pecco, vorrei dirgli di ritirarsi, di starsene a casa e di mandare a f****o tutto. Hai già dato, ragazzo!, sei campione del mondo, sei il più veloce del mondo, in pista gli altri ti guardano sempre da dietro, hai già dimostrato quel che dovevi dimostrare! Prendi il regalo che il destino ti ha dato, mettilo in bella vista nel salotto di casa, abbraccia la tua bella fidanzata e goditi il resto della vita in santa pace – magari senza mai più salire su un mezzo a due ruote, possibilmente.

Ma io non sono un pilota.

Certamente non sono un pilota, perché se lo fossi non avrei fatto il sospiro sconsolato che mi è sfuggito quando ho letto che il buon Pecco si sta chiedendo se riuscirà a rientrare per Misano. Lo stesso sospiro che mi uscì quando Grosjean disse che avrebbe continuato a correre, sia pur in Indycar, dopo il suo spaventoso incidente in Bahrein 2020, lo stesso sospiro che ho fatto in tutte le altre occasioni analoghe a queste. Alle volte mi domando se quella folle, quanto meravigliosa, ossessione sia qualcosa di innato o se, più semplicemente, si è approfondita vieppiù che la carriera dei piloti che guardiamo in tv procedeva. O non è, forse, come chiedersi se è nato prima l’uovo o la gallina? Non ho risposte.

Dunque chi è pilota?

VERSTAPPEN

Verstappen è un pilota. Anzi, in questo momento è IL pilota. Già, perché a Monza non aveva alcuna necessità di impegnarsi al massimo con di fronte le Ferrari così in palla, con il mondiale in tasca, con il pubblico contro, con l’obiettivo della decima consecutiva che a suo dire contava veramente poco (che poi… ci credete?). E invece? Invece di starsene (relativamente) tranquillo ad aspettare il primo pit stop per superare Sainz il buon Max passa i primi 15 giri a mettergli una pressione enorme fino a fargli commettere un piccolo errore alla prima variante che è sufficiente per preparare il sorpasso alla Curva Grande. Da notare che il duello è stato forse l’unico degno di questo nome che Max ha avuto quest’anno (se sbaglio mi corrigerete…) ed è stato duro ed implacabile come sempre e non ha commesso neanche il minimo errore: non una bloccata, non uno spiattellamento, nessuna traiettoria fuori controllo. Checo e Charles, invece, nel duello con Sainz qualche errore l’hanno commesso. E lo stesso Carlos ha commesso qualche errore, sia pur da prospettiva diversa. Anche questo serve a dare la misura della forza di Max. Da lì in avanti è il solito Max. Guida con precisione straordinaria, limando un decimo ad ogni giro, tra i 5 decimi e il secondo più veloce di tutti. Lo fa per il tempo sufficiente a costruire un vantaggio di sicurezza e poi si mette a velocità di crociera per il resto del GP. La decima consecutiva riscrive il libro dei record.

PEREZ

Anche Checo è un pilota. E’ un pilota da circuiti veloci, a quanto pare. Le due gare vinte quest’anno sono guarda caso Arabia Saudita e Baku, che per molti versi possono essere accostate a Monza. Non è forse quest’ultima il “Tempio della Velocità”? E poi, caso mai qualcuno se lo fosse dimenticato, non fu proprio Sakhir, in configurazione top speed, il teatro della sua prima vittoria in Formula 1 con la Force India? Se si tiene tutto ciò in considerazione allora non ci si può stupire dell’ottima prestazione in gara di Perez che parte cauto per evitare incidenti alla prima curva e poi con grande grinta passa via via Russell, Leclerc e Sainz per andare ad occupare la meritata seconda posizione. Con Sainz ha faticato di più rispetto a Max, tanto per rimarcare la differenza, ma ci ha messo meno giri. La sensazione è che se non avesse “ciccato” le qualifiche (invero il suo tallone d’Achille) su questo circuito avrebbe potuto per una volta impensierire Max o, quantomeno, costringerlo ad impegnarsi per tutta la gara e non solo per metà.

SAINZ

Eccolo, un altro pilota. Dopo una Zandvoort eccellente in cui pur con macchina inguidabile si era attaccato con i denti ad un risultato insperato, ecco che a Monza non tradisce le aspettative e sfodera un week end magistrale. Ferrari le aveva fatte tutte giuste per Monza: motore nuovo, assetto dedicato, manettini a palla. E lui si è concentrato al massimo. La pole position con 13 millesimi di vantaggio su un Max che ce l’aveva messa tutta è stata strepitosa. Anche i primi 15 giri sono stati eccellenti. Avere Max dietro così scalpitante e riuscire praticamente per 15 volte a difendersi in modo eccezionale non è cosa da poco. Poi commette quell’errorino, quella svirgolatina apparentemente insignificante ma tuttavia sufficiente ad un mostro come Max per subire il sorpasso. Ecco qui si potrebbe avere qualcosa da ridire. C’è stato in passato chi ha potuto vantare capolavori di difesa (Jarama 1981, Imola 2006 sono i primi che mi vengono in mente) e vinto conseguentemente dei GP memorabili. Carlos non l’ha fatto ma il coefficiente di difficoltà era altissimo. Arriva Checo e anche qui si difende alla grande per diversi giri ma alla fine deve soccombere. Non soccombe invece all’arrembante compagno di squadra che negli ultimi giri si mette in testa di negargli la soddisfazione del podio che riesce infine ad agganciare portando a casa il primo podio della sua stagione. Bravo!

LECLERC

Pilota? Altroché!!! Infatti, parte male nel week end provando assetti che mostrano ancora una volta la difficoltà di gestire l’anteriore. Ho potuto vedere anche quasi tutte le FP e in quelle del venerdì si vedeva che Charles non stava in pista neanche nei giri di rientro… Nelle Lesmo e soprattutto alla Ascari l’anteriore gli scappava all’improvviso. Non so come abbia fatto a controllare la macchina. Poi ha fatto ctrl-c/ctrl-v dell’assetto di Carlos e le cose sono andate meglio sia in FP3 che poi in qualifica. Qualifica nella quale, onestamente, mi aspettavo la pole da parte sua. Vero è che non è arrivata per la miseria di 60 millesimi ma CLC è quello del colpo finale, no? Difficile dire se sia per via del circuito oggettivamente poco difficile, dove cioè può fare poca differenza, oppure per l’assetto non ottimale al suo “stile di guida” perché copiato dal compagno oppure infine perché oggi contro Carlos non ce n’era nemmeno per lui. Fatto sta che le premesse per fare una buona gara c’erano. In partenza Carlos ha gestito alla perfezione Max quindi Charles non poteva fare molto più di quanto ha fatto. Si potrebbe pensare che prendere la linea esterna per entrare in prima variante appaiato era da provare. Tuttavia avrebbe funzionato solo se Max partiva male. Così invece il rischio era di essere chiusi da Max, costretti a rallentare e poi Russell, con più velocità sull’esterno, sarebbe uscito più veloce per passare davanti in Curva Grande. Invece ha tenuto l’interno, costretto a frenare ma non troppo, ha potuto poi contenere abbastanza comodamente dall’esterno l’attacco di Russell perché ha potuto accelerare prima. In seguito è andato bene finché ha tenuto il DRS da Max ma poi appena ne è uscito si è perso un poco. Ma c’era poco da fare. Meno bene invece nel confronto con Perez. Lì, con un FORSE grande come una casa, c’era l’occasione per provare a fare 2-3 sul podio nel senso che finché riusciva a tenere il DRS da Sainz la possibilità di difendersi da Checo era concreta. Ma non c’è riuscito e questa è forse l’unica vera pecca della gara da parte sua. Nel complesso bene perché comunque ha fatto vedere che Ferrari si è ben comportata nel week end.

RUSSELL – HAMILTON

E ancora piloti! Ottimo week end da parte di Giorgino che torna finalmente a far vedere gli scarichi al celebrato team mate sia in qualifica che in gara. Gara in cui regala il più bel team radio del week end allorché, in lotta con Checo, alla richiesta (onestamente ridicola) del suo ingegnere di fare “tire management” alla curva 6 perde il suo aplomb molto british e gli risponde con uno schietto: “sì sì, come no, non so se l’avete visto ma ho una macchina dietro infilata nel c**o!”. sia lui che Hamilton hanno avuto una Mercedes un po’ difficile in tutto il week end ma hanno saputo guidare sopra i problemi, come s’usa dire, e portare a casa un risultato comunque buono. Decisamente meglio Giorgino, come detto, perché ha saputo sfruttare bene la sua posizione di partenza e sfoderato un ritmo non lontano da quello delle Ferrari (da cui non inganni il distacco finale viziato dalla penalità: quello vero è sui 7 secondi a fine gara). Hamilton molto più indietro perché ha fatto molta fatica a superare e va detto che non è che si sia sforzato molto, incorrendo pure in una penalità per il contatto con Piastri. Sarà interessante vedere come si svilupperà il loro duello da qui alla fine dell’anno dopo la firma del rinnovo dell’eptacampeao perché la sensazione che Hamilton si sia molto (ma molto!) impegnato proprio in vista del rinnovo e che ora, senza altre ambizioni, possa un po’ sedersi fa un po’ capolino da dietro la sua visiera.

ALBON

Ormai la Williams non sembra più una sorpresa. Albon è in Q3 praticamente in pianta stabile da diverse gare e qui a Monza si è difeso bene con tutti, in particolare con Norris, dovendo cedere il passo al solo Hamilton. Non c’è molto altro da dire: le potenzialità le ha mostrate e poi le ha concretizzate in gara. Direi che è un gran bel pilota anche lui, no?

NORRIS

Con una McLaren così piantata sul dritto il buon Lando più di tanto non poteva fare. Ha passato quasi tutta la gara dietro a qualcuno senza aver palesemente alcuna possibilità di superare, nonostante il DRS. L’unico semi-sorpasso l’ha fatto con il team mate Piastri, in uscita dai box e rischiando l’incidente alla prima variante: non un gran bel vedere. Il voto è basso perché si è beccato due decimi in qualifica da Piastri. Pilota? Ma sì! Suvvia!

ALONSO

Della strepitosa forma mostrata a Zandvoort da Fernando e la sua vettura si è confermata solo a metà, cioè solo da Nando. La AM mi è parsa assai in difficoltà, un po’ come McLaren troppo piantata sui rettilinei, per poter avere ambizioni che non fossero finire nei punti o approfittare di qualche guaio davanti, che però non c’è stato. Anche il ritmo non è parso eccezionale e i punti conquistati sono l’esito di una qualifica eccezionale del nostro che conquista una Q3 decisiva per la domenica. Solo verso la fine riesce a fare tempi interessanti, probabilmente grazie ai serbatoi scarichi e grazie ai guai di Piastri scala in avanti di una posizione. Non molto altro da dire se non, come al solito gli abissali distacchi rifilati al compagno di squadra e non c’è certo bisogno della certificazione del sottoscritto per dire che signor pilota che è Fernando.

BOTTAS

Onestamente, non ho la minima idea di come sia riuscito a finire a punti. I duelli delle prime posizioni hanno monopolizzato le attenzioni dei registi e non ci sono state occasioni per valutare il comportamento dei piloti dietro. Non mi resta che rendere onore al merito perché di certo ci si aspettava di tutto da Monza tranne un’Alfa nei punti. Sarà mica un pilota anche lui?!

NOTE DI MERITO

Come accennato nei riguardi di Bottas le posizioni da Norris in giù non sono state seguite dalle telecamere sicché non ho potuto trarre valutazioni serie sui piloti sicché mi limito a registrare, tra i meriti i nomi di Piastri, che fino allo scontro con Hamilton che gli ha danneggiato l’ala aveva guidato alla pari, se non meglio, di Norris e di Lawson, che in un altro teatro in condizioni particolari riesce non solo a portare a termine la gara senza evidenti errori ma anche a concludere ai margini della zona punti

NOTE DI DEMERITO

Per le stesse ragioni di cui sopra mi riesce difficile attribuire dei demeriti chiari. Però Sargeant, viste le prestazioni di Albon, torna pesantemente a deludere. Peggio di lui fa solo Stroll, sempre più in caduta libera. Ecco, di Lance non sono così sicuro di poter che è un pilota quanto, piuttosto, che è uno che è capace di guidare (alle volte pure bene eh! Per carità!) una vettura di Formula 1. Sono troppo cattivo?

Registriamo anche l’affondamento di Alpine, che pure si era difesa bene nelle ultime gare e veniva da un podio eccezionale di Gasly (a proposito di Pierre: ieri mi è venuto in mente che negli anni, da quando è stato defenestrato da RBR, ha avuto ben poche occasioni di andare a podio ma quelle poche le ha prese tutte), ma che qui è andata malissimo. Delle Haas non vale neanche la pena parlare.

Ci vediamo a Singapore!

 

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: COME PONZIO PILATO

Non potrei definire altrimenti l’atteggiamento, in primis, della Ferrari di Vasseur visto domenica scorsa, nel GP d’Italia. Inutile girarci attorno, quindi è bene andare subito al nocciolo del discorso. Sabato, se in pole ci fosse stato il solito Verstappen o il beniamino delle folle, cioè LeClerc, quasi sicuramente non avremmo visto nulla di quanto accorso negli ultimi giri da infarto del GP italiano. Invece il destino ha voluto che un sontuoso Sainz, perennemente bistrattato dai tifosi del monegasco (non capirò mai a fondo come ci si possa concentrare a tal punto su un pilota, quando poi, per un ferrarista vero, conta solo la Ferrari appunto) si è messo in testa di fare suo il GP di casa della Rossa e cosi è stato. Sainz, perennemente avanti a Charles (il quale non ha fatto altro che sperimentare alchemici assetti che gli consentissero chissà quale vantaggio e che poi, per sua stessa ammissione… l’onestà intellettuale di Charles è uno dei suoi pregi migliori, si è ritrovato a copiare quelli del compagno), dal venerdì alla domenica e non ce n’è stato per nessuno, campione olandese compreso… almeno per la pole! Carlito la voleva quella pole, l’agognava più di qualunque altra cosa e, sebbene non sia uno stupido e sapeva benissimo che la vittoria fosse una chimera, di certo aveva deciso che quella di domenica scorsa sarebbe stata la gara della sua vita, per dimostrare a se stesso e, al mondo intero, che, sebbene la Ferrari avesse puntato sul compagno, lui di certo non era da meno. Una difesa stoica su Verstappen, fino a quando ha potuto, poi l’errore (che mastino Max, che intelligenza tattica nell’aspettare e nel contempo mettere pressione giro per giro!) e da lì è iniziato il vero GP dello spagnolo, del compagno e della Ferrari tutta.

Arrivare secondi era impresa impossibile (persino in mano a Perez la RB19 era incontenibile) e così è stato, di certo era ampiamente alla portata il terzo gradino più basso e, naturalmente, Ferrari per non farsi mancare nulla, ha permesso il duello fratricida al quale tutti abbiamo assistito. Vasseur, come Ponzio Pilato, se ne lava le mani facendo dire “no risk” e da lì Carlos ha dovuto fare gli straordinari contro il coriaceo compagno. Sia chiaro che non ho nulla contro i duelli in famiglia e men che meno detesto il monegasco… anzi. Su questa rubrica mi sono sempre speso nel difenderlo ed esaltare il suo talento ed aggiungo che guai se non avesse provato a superare il compagno. Il tuo primo avversario in F1 è quello che veste la tua stessa tuta e considerando che Charles sia stato letteralmente bastonato per tutto il week end, davanti “al suo” pubblico, il minimo che poteva fare era provarci, visto che purtroppo non è mai stato in grado di impensierire Verstappen. Lo stesso Carlos (il quale anche egli non difetta di sincerità) ha detto che “al posto di LeClerc avrebbe fatto lo stesso” e va da sé, sempre citando le sue dichiarazioni, “che nella posizione in cui si trovava, voleva che le posizioni si congelassero”. Fin qui nulla da dire ed infatti il problema nasce al muretto e nello specifico in chi lo comanda. Davvero Ferrari, in un’annata così disastrosa, si può permettere un duello all’arma bianca, così come abbiamo assistito domenica scorsa? Davvero Carlos, dopo tutto quello che aveva fatto per tenere in alto i cuori, come si suol dire, si meritava un “no risk” detto a Charles, il quale se n’è sbattuto (ovvio!) allegramente e, solo perché è dotato di istinto di conservazione, ha alzato vistosamente il piede per ben due volte altrimenti sarebbe successo l’inevitabile? Il Team Principal della Ferrari ha calato definitivamente la maschera e, come Ponzio Pilato, ha preferito scaricare la responsabilità sul “giudizio” dei piloti. Mi spiace signore e signori che mi leggete, non funziona così: quando comandi, ti devi assumere il dolce e l’amaro, oneri ed onori. I team order non sono mai belli certo, eppure la Ferrari in questo momento si può permettere il lusso di far lottare (la guerra dei poveri la chiamo) i suoi piloti tra di loro, con le due Mercedes che erano a pochi secondi più dietro? Cosa sarebbe successo se i due si fossero toccati o peggio ancora si fossero buttati fuori? Davvero si crede alla favoletta del “giudizio” dei piloti, soprattutto quando l’adrenalina sale e senti il traguardo sempre più vicino a trecento all’ora?

Vasseur aveva il dovere di intervenire e fermare quell’inutile infarto che ha fatto venire a mezzo popolo ferrarista. Il Team Principal avrebbe dovuto farsi sentire perché Carlos meritava quel podio e troppo comodo per Charles farsi sotto, solo nelle fasi finali del GP contro il proprio compagno, quando poi non è mai stato all’altezza dello stesso e figuriamoci rispetto agli avversari diretti. Da qui il mio pensiero (corroborato anche da Sainz sr con le sue dichiarazioni “la Ferrari è strana, una volta decide in un modo, una volta nella direzione opposta”): monsieur Vasseur si sarebbe comportato allo stesso modo a parti invertite? So perfettamente che con un contratto da rinnovare al fenomeno monegasco e soprattutto dopo aver dichiarato, anche se non troppo velatamente, che si vuole puntare su di lui, dirgli di abbassare i giri sarebbe stato un duro colpo, vero è che l’azione avanzata dal responsabile Ferrari, se possibile, è anche peggiore. Vasseur ha rivelato il suo vero volto dunque e, quindi, ogni volta che potrà, si defilerà proprio come Ponzio Pilato, lavandosene le mani e delegando terzi nel risolvere questioni spinose come quelle viste domenica scorsa? Non oso immaginare cosa sarebbe successo se al muretto ci fosse stato “l’altro”, eppure “l’ex”, la responsabilità se l’assunse in Inghilterra e sebbene i tifosi proprio non ne vogliono sapere di accettare la scelta ed il risultato ottenuto, il buon Mattia preservò lo status di Sainz, lo stesso Sainz che ha lottato con il cuore dall’inizio alla fine per tutto il week end. Si cosparga il capo di cenere monsieur Vasseur (mentre Charles si faccia un esame di coscienza, non sul fatto che abbia lottato contro il compagno ci mancherebbe, bensì sul fatto che gli è stato dietro per tutto il fine settimana) e rifletta bene su quale direzione voglia dirigersi, perché ad essere franchi, la politica pilatesca attuata al GP italiano non lo so se lo porterà per strade confortevoli. Prima o poi egli si troverà nella condizione di doverlo dare quell’ordine ed allora troverà me (non credo sarò solo) “sulla riva del fiume ad attendere il suo cadavere che passa”. Al GP italiano, Vasseur non è stato l’unico (della Ferrari naturalmente) a comportarsi come Ponzio Pilato, infatti lo stesso Presidente (sempre più mega presidente di fantozziana memoria… “figura mistica che nessuno ha mai visto”) si è lavato le mani, facendo essere presente solamente l’a.d. Vigna, il quale a sua volta si è guardato bene dall’essere “appariscente”… lo chiamano nuovo corso (sigh!).

Infine rimanendo in tema di politica pilatesca, lasciate che vi riporti in maniera pedissequa il pensiero di Pier Alberto, un appassionato del nostro sport che scrive sul Blog Del Ring e, che mi ha colpito particolarmente: la Fia, come Ponzio Pilato, ha pensato bene di far passare la violazione della Red Bull sul Budget Cap con una semplice ammenda… il risultato è sotto gli occhi di tutti:

Dieci vittorie consecutive di un pilota, quindici di una macchina. Chi ha permesso tutto questo deve riflettere a lungo, perché se è vero che è giusto che a vincere siano i migliori, in uno sport così complesso come la F1 non è normale né ammissibile che si arrivi a questo. Dominare va bene, ma monopolizzare no e se in quattordici stagioni si passa, senza soluzione di continuità (a parte il 2021), da un dominio (Red Bull) ad un dominio (Mercedes) e, infine, ad un monopolio (di nuovo Red Bull), la cosa è ancora più inaccettabile”.

 

Vito Quaranta

MAX PASSEGGIA NEL PARCO, LA FERRARI SI ACCONTENTA

A Monza la Ferrari si risveglia. Sempre. Anche, se necessario, con l’aiutino. Nonostante la mediocre prova di Zandvoort solo una settimana fa, e a dispetto della definizione di “macchina sbagliata” che ne ha dato chi l’ha progettata, la SF-23 si rivela macchina adatta ai circuiti a basso carico, e infatti Sainz, dopo avere primeggiato in tutte le sessioni di prove libere, la piazza in pole davanti a Verstappen e ad un deluso Leclerc.

Dopo un rinvio di 20 minuti causato da Tsunoda il cui motore l’ha lasciato a piedi sul rettilineo verso la parabolica, la partenza non riserva alcuna emozione, e i primi 3 se ne vanno, con Sainz, Verstappen e Leclerc racchiusi in un secondo e mezzo.

Al giro 6 Max ci prova alla prima variante, ma Carlos tiene duro. Questo permette a Leclerc di avvicinarsi ai primi due. Il DRS a Monza non consente di fare la differenza, e questo rende i sorpassi molto difficili.

Dietro di loro, Russell cerca di tenere a bada Perez. Al giro 14 entrambi tagliano la prima variante, il messicano passa ma deve fare ripassare l’inglese.

Al giro 15 Sainz blocca alla prima variante, ed esce lentissimo dalla seconda curva. Max lo affianca al curvone e lo passa alla Roggia.
Subito dopo, Perez passa Russell.

L’ olandese dà 1 secondo al giro alle due rosse, e il suo compagno si avvicina a loro allo stesso ritmo.

Con le gomme finite, Sainz si ferma a montare la mescola più dura al giro 20. Al giro successivo entrano Verstappen e Leclerc. Charles esce di fianco a Sainz e i due iniziano a battagliare. Perez esce subito dietro di loro.

Al giro 31 Charles perde il DRS da Sainz, il messicano ci prova alla Roggia ma viene portato sull’erba. Al successivo passaggio sul traguardo non c’é però nulla da fare e il messicano guadagna la terza posizione.

Il vantaggio di Sainz sulla seconda guida Red Bull é tale da non consentirgli l’uso del DRS e Leclerc gli rimane incollato agli scarichi.

Al giro 41 però Sainz crolla, e Perez prova ripetutamente ad attaccarlo alla prima variante ma gli ci vogliono diversi giri per prendersi la seconda posizione.

Inizia poi una lotta senza quartiere fra i due ferraristi, con Leclerc che riesce a superare Sainz alla prima variante, ma ne esce molto lentamente, e i due quasi si toccano alla Roggia, con lo spagnolo che si riprende la terza posizione.

Carlos chiede di congelare le posizioni, ma Charles non ci sta. All’ultimo tentativo, il monegasco blocca tutte e 4 le gomme alla prima variante e dà addio alle speranze di podio.

Finisce così con Verstappen a prendersi tranquillamente la decima vittoria consecutiva, davanti a Perez, Sainz, Leclerc, Russell, Hamilton, un sempre ottimo Albon, Norris, Alonso, oggi in ombra con una Aston Martin inadatta ai circuiti veloci, e, a chiudere la zona punti, Bottas.

Monza chiude la stagione europea, e fra due settimane il circus riprenderà in oriente, nella notte di Singapore, per una gara che, si spera, sia un po’ più imprevedibile delle ultime che abbiamo visto.

P.S. Vasseur ha definito la pole di Sainz “una pietra miliare nella storia della Ferrari”. Se qualcuno ha capito perchè, è pregato di scriverlo nei commenti, perchè a me francamente sfugge il motivo. L’asticella del francese deve essere posta molto in basso, se si dichiara entusiasta per un terzo e quarto posto a Monza che nessuno già domani ricorderà più.

P.S. 2 in Mercedes chi ha ha coordinato il progetto di una macchina sbagliata per due anni di fila è stato cambiato di ruolo (nota bene, non licenziato) ed è stato richiamato chi precedentemente si era occupato di un progetto vincente. Se in Ferrari si dovesse fare la stessa cosa, bisognerebbe andare a cercare in quel di Varano, ovviamente senza alcuna speranza che la proposta venga accettata.

P.S. 3 10 vittorie consecutive di un pilota, 15 di una macchina. Chi ha permesso tutto questo deve riflettere a lungo, perchè se è vero che è giusto che a vincere siano i migliori, in uno sport così complesso come la F1 non è nè normale nè ammissibile che si arrivi a questo. Dominare va bene, ma monopolizzare no. E se in 14 stagioni si passa senza soluzione di continuità (a parte il 2021) da un dominio (Red Bull) ad un altro dominio (Mercedes) e, infine, ad un monopolio (di nuovo Red Bull), la cosa è ancora più inaccettabile.