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BASTIAN CONTRARIO: NO FERRARI, NO FIESTA

Confesso che, dopo la disfatta rossa vista al GP messicano, avevo ben poco su cui riflettere e scrivere. Le immagini e, soprattutto, il cronometro (quello non mente mai) parlavano chiaro. Eppure questa rubrica deve uscire puntuale, non posso deludere i voraci e preparatissimi (andate sui commenti del Blog… vi farete una cultura!) lettori del Ring e allora mi sono fatto arrivare l’ispirazione. Vedere una Ferrari arrancare e soffrire nel GP messicano è stato mortificante per noi e per lo spettacolo, del resto no Ferrari no fiesta.

Questo potrebbe, apparentemente, sembrare banale eppure, considerando quali sono state le premesse di questo velenosissimo mondiale ad inizio anno, non è un pensiero affatto scontato. Quali erano gli obiettivi di questo insidioso (e dopo quanto successo) inutile regolamento? Ravvicinare il più possibile le squadre tra di loro, tecnicamente parlando, al fine di poter favorire il più possibile la lotta e quindi lo spettacolo in pista che da troppo tempo mancava. Soprattutto a mio giudizio, questo regolamento è stato un assist per quei top team che da troppo tempo mancavano alla lotta mondiale dopo il dominio teutonico… soprattutto per Ferrari, la quale, lo voglio ricordare, non becca niente dal 2007 come titoli piloti e dal 2008 per quanto riguarda i costruttori. Anche perché diciamocela tutta, la stessa F1 non può “tirare troppo la corda” in tal senso: tutto il circo senza la Rossa può abbassare le serrande, non ha ragione di esistere; no Ferrari no fiesta appunto. 

Ritornando all’inizio di questo mondiale e alle sue premesse dunque, cosa avevamo? Di certo l’acquolina in bocca! Il duello dell’anno, la sfida che da sempre stavamo aspettando: Ferrari contro Red Bull, Charles LeClerc contro Max Verstappen… la lotta eterna. Missione compiuta dunque, almeno fino in Ungheria. Poi cos’è accaduto? O forse dovrei chiedere, cosa è accaduto tra il primo GP e quello ungherese? I mali sono molteplici purtroppo e, come dico da sempre su questa rubrica, la responsabile di quanto accorso è solo della stessa Ferrari e per Ferrari intendo la sua dirigenza, ovvero i vertici!

C’è un’ottima riflessione del direttore di questo Blog che fa capire il perché dell’inamovibilità della dirigenza Rossa a tutto quello che abbiamo assistito sino ad ora e la voglio citare rigo per rigo: “Nel 1996 l’Avvocato Agnelli decise di investire nella GeS con budget virtualmente illimitato (bei tempi, aggiungo io), al fine di supportare la ripresa commerciale e di immagine dei modelli stradali, i quali arrivavano da un decennio di insuccessi al netto di qualche jolly pescato più o meno a caso come la F40. Venne preso il miglior pilota in circolazione, il quale, non appena mise piede a Maranello, compresa l’antifona, chiese ed ottenne di portarsi dietro mezza squadra del suo team di provenienza. Dalla 355 in avanti i modelli stradali furono tutto un successo dietro l’altro ed il quinquennio iridato 2000-2004 portò il brand a livelli d’immagine mai raggiunti prima, che furono, a tutti gli effetti, il preambolo della quotazione in borsa che arrivò nella prima metà del decennio successivo. In concomitanza con la scomparsa dell’Avvocato, fu imposto a Maranello una drastica riduzione del budget di spesa, l’obiettivo era stato largamente raggiunto quindi la nuova politica divenne sfruttare il vento a favore. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: un solo titolo, quello del 2007, ed il sostanziale disinteresse verso i successi in pista per via del fatto che il titolo in borsa rende a meraviglia, la quotazione ha riempito le casse di Exor e quindi tutto il resto può aspettare. È  semplicemente business, proprio come la scelta dell’avvocato nel 1996. Viene fatto solo quello che è funzionale al profitto. Viene solo da riflettere amaramente sul perché per marchi con meno di vent’anni di vita, come Red Bull, sia invece così dannatamente importante vincere in pista così come per AMG la quale, ahi noi tutti, pare davvero avere tutta l’intenzione di tornare dov’era dal 2014 al 2021”.

Parole che non lasciano alcun margine di dubbi e di equivoci. Il sottoscritto rincara solo la dose affermando che le scuderie avversarie della Rossa hanno bisogno, come il pane, di dominare in pista, al fine di avere un pesante ritorno commerciale, perché se si comportassero in pista come fa la Ferrari, queste diverrebbero delle squadre qualunque per poi essere dimenticate. Caso mai ci fosse qualche riottoso a riguardo, andasse a bussare alla porta di BMW o TOYOTA, giusto per citare due esempi a caso. Ferrari, di contro, vive di luce propria, che vinca o perda e questo i vertici lo sanno benissimo, per questo non si sbattono più di tanto nelle stanze che contano. Per questo assistiamo a mondiali sciagurati come quello che stiamo vivendo, dove ci siamo illusi di poter lottare per il mondiale ed ora addirittura remiamo e sarà già un mezzo miracolo se riusciremo a difendere il secondo posto nel mondiale marche. Binotto ed il suo team hanno sicuramente delle responsabilità a riguardo eppure, e soprattutto per quanto detto poc’anzi, non me la sento di addossargli la croce per questa disfatta, anche perché lui ed il suo team, appunto, sono le stesse persone che ci hanno regalato una delle monoposto più forti progettate a Maranello e che hanno aperto il mondiale con due doppiette! Il team principal della Rossa lo ha detto a chiare lettere: la F1-75 è stata concepita per viaggiare incollata al suolo, quindi tutti i cinematismi e l’aerodinamica dedicata è nata ed è stata sviluppata attorno a questo concetto. Potrà sembrare una sciocchezza eppure i millimetri che hanno regalato, innanzi tutto a Mercedes ed alla sciatica di Lewis, hanno stravolto questo concetto.

Perché nel mentre si svolgeva il mondiale fino all’Ungheria questo è successo: in nome della sicurezza si decideva di sollevare le monoposto concepite sin dall’inizio per rimanere incollate al suolo (una barzelletta!) e, soprattutto, gli attuali campioni del mondo mettevano mano al portafoglio come se non ci fosse un domani e, soprattutto, come se non esistesse un Budget Cap da rispettare e sviluppavano la RB18 a forza di dimagramenti e migliorie aerodinamiche, fino ad arrivare al mostro vorace che noi tutti conosciamo. La settimana scorsa ho affermato che se ci fossero stati altri 20 GP, state certi,  Verstappen li vincerebbe tutti. Alla fine del primo giro, con Max che passa al comando, si era già capito come sarebbe andata, di certo non c’era da aspettare lo sbaglio di AMG in merito alla scelta delle gomme.. e così è stato. Alla faccia dello spettacolo e delle lotte in pista. Siamo passati così da un inizio mondiale dove il fascino dell’incertezza regnava sovrana ad una seconda parte di campionato che si è rivelato essere la fotocopia del 2020, con l’unica differenza che prima i dominatori erano grigi (pardon neri… perché c’era il razzismo da sconfiggere prima!) ed ora sono blu elettrico. Sia chiaro, Ferrari durante il tragitto ha fatto di tutto per perdere questo mondiale, tra errori delle squadra (tanti), dei piloti (centellinati) e problemi di affidabilità e per questo sono convinto che la Rossa, comunque, non avrebbe vinto il mondiale. Solo che se il regolamento non fosse stato modificato o se qualcuno non ci avesse “mangiato sopra” (dopo le scuse bibitare perdonate il mio gioco di parole), di sicuro avremmo assistito a qualcosa di diverso, più tirato ed emozionante, perché con una Rossa in ballo è tutto un altro articolo, mentre ora ci ritroviamo nuovamente la Formula noia e del resto si sa, no Ferrari no fiesta.

 

Vito Quaranta 

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI CITTA’ DEL MESSICO

Del Gran Premio del Messico ho visto e letto molte cose, prima e dopo il suo svolgimento, che ne hanno movimentato il contesto rendendolo, di fatto, ancora più interessante di quanto già non fosse alla vigilia.

Ciò può sembrare paradossale dal momento che i vincitori del mondiale 2022 sono già stati iscritti all’albo d’oro ma tra le polemiche generate dalla sentenza sullo sforamento del Budget Cap da parte di Red Bull, motivi d’interesse tecnici dati dalla pista “più altissima” del mondiale e la curiosità di vedere come si sarebbero sviluppate le sfide sportive che rimangono da raggiungere agli “altri” di cose da vedere, ascoltare e leggere ce n’erano parecchie.

E ci sono, effettivamente, state.

Il tema Budget Cap meriterebbe riflessioni a parte. In questa sede mi limito a fare una battuta e due considerazioni.

La battuta: visti i dettagli di natura contabile divulgati nei giorni scorsi è evidente che in RBR hanno bisogno come il pane di contabili che, al minimo, siano capaci di saper fare cose tipo addizioni e sottrazioni, per non parlare di  moltiplicazioni e divisioni. Io ho già mandato il mio CV, specificando con orgoglio di saper snocciolare le tabelline dall’1 al 12 con crono di 1’34’’523 stabilito in un’esaltante sfida vinta in extremis contro il bimbo G.V. nelle Q3 del GP “Scuole Elementari Ariosto” il 2 Maggio 1981.

Considerazione 1. 

I numeri indicati e i loro giustificativi danno tante di quelle perplessità che c’è da chiedersi con quale metodologia giuridica siano stati considerati, cioè con quale approfondimento inquisitorio e probatorio, che non sia dato dalla lettura dei documenti di bilancio presentati dalla RBR alla federazione. In Italia, ad esempio, i bravi ispettori dell’Agenzia delle Entrate, quando decidono di prenderti di mira (siamo pur sempre in Italia…), non è che si accontentano solo dei tuoi documenti, eh. Ho visto con i miei occhi un bilancio di 445mila euro di una ASD di cui uno dei suddetti ispettori ha “smontato” il 73% di falsità – cioè, non il 5% o il 1.6% o il 0.37%: il 73%!! E non è che se lo sono inventati o hanno meramente supposto ma hanno tracciato tutto: pagamenti, prelievi, fatture (false), persone e tutte le “lateralità” ove erano stati plausibilmente ridirezionati i flussi di danaro contestati (e poi le commissioni tributarie gli hanno sfondato il c…). Mi domando quanto la FIA possa approfondire davvero gli sforamenti. Perché il punto è proprio lì. Com’è facile intuire, se sfori la voce x e quella y o sei un coglione incapace (scusate non ho potuto trattenermi) o li hai usati per fare qualcosa ti tecnicamente utile al team. Ma se non posso (o non voglio?) approfondire su come hai usato quei soldi sarà difficile dimostrare il vantaggio che ne hai tratto e come ulteriore conseguenza sarà ancora più difficile decidere le sanzioni sportive da applicarti.

Considerazione 2. 

Tra tutte le in-credibili voci che si evincono dai vari report pubblicati sull’argomento la meno credibile non è il costo relativo al catering (che già di per sé fa ridere) ma il punto relativo al credito d’imposta non sfruttato. Cioè, un team iperprofessionale come RBR, con sede legale in un paese che dei magheggi finanziari e fiscali fa il fiore all’occhiello della propria economia, ha un credito d’imposta di 1.431.348 (leggasi unmilionequattrocentotretunomilatrecentoquarantotto) sterline e non lo sfrutta?

Seriously?

Considerazione 3.

Tutti avranno notato che la base di calcolo per lo sforamento del BC è fondato sul relativo bilancio RBR in valuta. La cosa pare ovvia dal momento che il team è di diritto UK e la relativa valuta è la sterlina. Tuttavia, poiché l’ammontare del BC (o “Cost Cap” come viene definito ufficialmente) è espresso in valuta Dollaro qualche dubbio sulle conseguenze e sulle consistenze effettive di eventuali sforamenti può legittimamente venire visto e considerato che i rapporti economici di natura tecnica di un team di F1 sono da considerarsi in un ambito globalizzato. Nel caso di specie, infatti, non può non balzare all’occhio come tra 21 e 22 il cambio $/£ abbia avuto un’oscillazione di quasi il 20% (18.39% secondo i miei calcoli) e chiunque tratti affari internazionali sa quanto sia importante “giocare” sul cambio per proteggere (o, possibilmente, ampliare) i margini sulle transazioni. E non sono cose che scopro io nella mia stanzina: i banchieri fiorentini e veneziani hanno campato per secoli su queste cose. Nel nostro orticello globalizzato della F1 un’oscillazione valutaria di questa entità può portare vantaggi decisivi. È vero che FIA, nelle varie versioni del regolamento finanziario, si è premurata di aggiustare e fissare i cambi (c’è un tabella di conversione del cost cap in dollari con sterline, euro e franchi svizzeri) ma un fixed annual value non significa nulla per chi è abituato a “giocare” con i cambi. Anzi, come si dice dalle mie parti: gli torna solo che comodo considerato che in UK ci sono i maggiori esperti mondiali di questo tipo di “giochi” valutari.

Considerando questa oscillazione, dunque, lo sforamento da parte di RBR potrebbe essere riconteggiato in modo tale che lo porterebbe in una forchetta tra 2,27% e 14,84% quale esito di una manciata di calcoli su excel considerando il caso migliore e peggiore per RBR. Un ipotetico “gioco” che sfrutti un valore di conversione valuta $/£ nel 2021 contro le tabelle di conversione FIA per lo stesso anno farebbe sì che, al lordo delle mille assunzioni fatte in calcoli di questo tipo, lo sforamento certificato da Fia starebbe molto a fatica dentro la minor breach < 5% di cui tanto si parla. Tutte speculazioni, per carità, e per le quali mi cospargo subito il capo di cenere accettando ogni critica ma siccome in questi ameni luoghi virtuali discutiamo di differenze sul giro di pochi decimi capaci di decidere un campionato del mondo di Formula 1 credo che, in generale, questo tema sia una bella gatta da pelare per la FIA.

Il tutta vale, beninteso, per tutti i team con Presentation Currency che non siano dollari (cioè tutti tranne Haas, che io sappia).

Considerazione 4.

Perché la multa di 7 mln di $ è extra-cap? Cioè: brandisco per i glutei mezzo mondo sforando su Catering e crediti di imposta (magari gioco pure sulle valute), mi beccano, mi danno pure una multa alla proverbiale acqua di rose e non la devo nemmeno considerare nel budget cap? Mah!

Considerazione 5.

Come dite? Avevo promesso 2 considerazioni e sono già alla 5? (Be’, l’argomento è succulento)

Avete ragione mi fermo qui. Tanto non saprei come giudicare la parte sportiva delle sanzioni e, a quanto pare, non lo sanno giudicare nemmeno gli stessi protagonisti: Horner piange in cinese proclamando urbi et orbi che per il prossimo anno avranno uno svantaggio enorme mentre gli altri TP (curiosamente non Wolff né Binotto ma Seidl pare il più assatanato) sono scontenti perché, dicono, la loro concreta applicazione in realtà non danneggerà di un epsilon le possibilità di sviluppo tecniche di RBR. 

E se non lo sanno loro…

 

Ma veniamo al Messico.

Che l’altura (2200 s.l.m.!) avrebbe limato non poco le differenze in termini di efficienza aerodinamica tra le vetture si sapeva. La curiosità stava nel capire l’efficacia del pacchetto meccanico in queste condizioni.

E qui non ci sono santi: ha vinto, anzi stravinto Mercedes.

E ha perso Ferrari, ovviamente.

Mercedes ha sfornato performance inimmaginabili alla vigilia: di fatto andava tanto quanto RBR e solo la strategia errata ha impedito ad Hamilton di portare a casa la prima vittoria del 22. Di contro la Ferrari si è ritrovata (inaspettatamente?) a distanze siderali, inimmaginabili alla vigilia. Ma tanto la DT39 non c’entra, giusto?

RBR limita i danni (si fa per dire) grazie ad un Verstappen in stato di grazia e ad un Perez che cercava il massimo nel GP di casa, nonché grazie all’aver capito, contrariamente a quanto credeva Mercedes, che poteva andare sino in fondo con le gialle. Ma siccome c’è chi ha fatto anche meglio in termini di strategia ascriverei il loro successo nel GP ai piloti. Sui quali ora mi spendo, finalmente!, nelle NON-PAGELLE.

 

VERSTAPPEN

Il buon Max continua a stupire e le parole per descriverne le prestazioni cominciano a scarseggiare. In questa gara, date le particolari condizioni in cui si è svolta e anche al netto dei discorsi fatti poc’anzi su bontà del pacchetto meccanico e strategie, ha dimostrato quanto sia eccezionale come pilota. Umanamente non mi ispira una gran simpatia (al pari del suo odierno rivale, l’eptastellato) e sono perciò propenso a radiografare ogni sua mossa a cercare il proverbiale pelo nell’uovo per potermi permettere di dirgli, con fare da moderno Torquemada: “ecco! Vedi?! TU, neerlandese immondo, stregone di cacciaviti ed eretico alchimista che trasformi piedi umani in lingotti di piombo! TU, proprio TU che fai contemporaneamente lo spanizzo e il finto modesto ad ogni domanda sul record di vittorie in una stagione! TU, sei immeritevole! e vinci solo grazie al patto con il Newavolo! (e hai pure una faccia da schiaffi)” 

Eppure non lo trovo, quel pelo nell’uovo, e sono costretto (di buon grado a onor del vero) a riconoscerne gli enormi meriti e l’altrettanto enorme abilità. Qui ha fatto una gara perfetta. Qualifica impressionante. Partenza eccezionale. Ritmo incredibile per tutta la gara a segnare giri con crono costante quasi al millesimo nelle due fasi (pure Genè notava i primi 15 giri tutti sul 23.2). Neanche un errore, nemmeno una piccola sbavatura. Negli ultimi 10 giri, quando tutti si aspettavano che le gomme crollassero, non fa una piega e continua imperterrito a stampare tempi impensabili per gli altri e prendendosi pure la soddisfazione di staccare ulteriormente lo speranzoso Hamilton. Perfezione di gara che ricorda, da molto vicino… lo dico? Ok lo dico: qui in Messico mi ha ricordato lo Schumy dei bei tempi.

HAMILTON

Il buon Lewis arriva in Messico e si ritrova una bella sorpresa: la macchina più veloce del lotto. Però…

Però in qualifica viene sorpreso, sia pur per 5 millesimi, dal suo teammate, oltre ovviamente al giro monstre di Verstappen. Ciò non gli consente di poter battagliare in partenza con Max. Poi il suo lo fa e alla grande. Parte bene e si tiene attaccato a Max con i denti nel primo stint tenendo, al contempo, a debita distanza l’arrembante idolo di casa. Gli RBR decidono di pittare tra il 24 e il 26 giro e qui c’è la mossa che sembra decisiva: rimane fuori senza copiare la strategia. Già. Perché si era capito che le rosse non si erano consumate granché e che a quanto pare il rapporto tra il connubio monoposto 2022/gomme con il circuito Hermanos Rodriguez è una vera e propria storia d’amore. Quindi, pure dal comodo divano di casa ce ne rendiamo conto, l’idea di Ham e Rus potrebbe essere tirare le gialle il più possibile, mettere le rosse e chiudere la gara con concrete possibilità di vittoria. Peraltro, chi dietro aveva le rosse e non aveva ancora pittato (mi viene in mente Vettel), non stava avendo particolari problemi di ritmo. E’ chiaro che tale scelta parrebbe piuttosto aggressiva ma se vuoi vincere devi fare così perché non sono più i tempi in cui il vantaggio di macchina imponeva scelte più conservative che tanto si vinceva lo stesso. Invece sta fuori solo 6 giri in più di Max e i suoi decidono di mettergli le bianche. A quel punto non gli rimane altro che sperare che il preventivato crollo di prestazione delle gialle di Max si concretizzi. Ma chi visse sperando… Occasione buttata.

PEREZ

Il buon Checo le prova tutte per portarsi a casa il GP di casa. Per una volta non prende le piste dal teammate in qualifica. Parte pure bene perché si infila tra le due mercedes. Però lui, a differenza di Max, è un pilota “normale” e la fatica che ha fatto a stare dietro a Lewis, nonostante tutte le motivazioni che aveva per fare bene, è ciò che ci ha fatto capire che qui in Messico era proprio la Mercedes la macchina migliore. Il problema al pit stop è stato sfortunato ma non sarebbe cambiato nulla nei confronti di Ham. Alla fine è deluso ma non ne ha troppe ragioni: il compagno ha performato in modo irreale e Ham ne aveva di più. Quindi, più di così non poteva fare. E comunque si riporta al secondo posto nel mondiale piloti

RUSSELL

Pure lui si ritrova la più grande sorpresa del week end messicano tra le mani ma trova il momento peggiore per mostrare al mondo la sua deferenza per l’illustre compatriota nato nel 1564 a Stratford-upon-Avon. Infatti, dopo una qualifica eccellente, che rimette a posto i conti con il teammate per 5 millesimi, decide di travestirsi da Principe di Danimarca e allo spegnersi dei semafori eccoli lì i sottotitoli a caratteri fluorescenti comparire sul muso della sua Mercedes: “Essere o non essere… aggressivi? Passivi? Furbi? incoscienti?”

Niente di tutto questo. La sua indecisione è palpabile e ne paga pesantemente le conseguenze non solo nei confronti di Lewis, che di “Shakespeare” forse non sa fare nemmeno lo spelling, ma anche nei confronti di Perez. Onestamente il frangente e come l’ha gestito mi ha deluso parecchio. Ancora più deludente è il primo stint dove non pare avere la capacità di tenere lo stesso ritmo dei primi 3. Si riaccendono le sue possibilità intorno a metà gara dove mette in mostra un QI di tutto rispetto visto che si rende conto che la strategia con le rosse nel secondo stint sarebbe vincente. I suoi non gli danno ascolto e deve suo malgrado ingoiare l’amara pillola delle gomme bianche. A dir il vero il secondo stint è più veloce di Hamilton e Perez ma con un margine troppo risicato per poterli davvero impensierire. Più logico rispetto al precedente GP il pit per il Fastest Lap a due giri dalla fine per prendersi il punto addizionale perché con una Ferrari così obbrobriosa la possibilità di strappare il secondo posto mondiale nei costruttori non è più così impensabile come poteva essere sino ad un paio di GP fa (e poi limita il continuo recupero di Ham in classifica piloti). Amletico.

SAINZ-LECLERC

Si dice che girassero con motore depotenziato. Un più unico che raro camera car (di Sainz, se non ricordo male) faceva effettivamente percepire un rumore un po’ troppo sibilante del turbo ma non sono abbastanza competente da capire se tale rumore fosse indicativo di qualcosa. Fanno a sportellate tra loro le prime due curve e poi si plafonano per il resto della gara girando almeno 1 sec al giro più lenti di quelli davanti. Talmente anonimi che non mi viene in mente altro da dire. Inquietante.

RICCIARDO

Dopo la peggior prestazione dell’anno il simpatico Daniel decide di sfoderare la migliore. Infatti in Q per una volta prende solo 2 decimi da Norris (sufficienti però per mancare il Q3) e poi in gara si dimostra piuttosto pimpante (ho in mente un bel duello con Zhou). Strano, soprattutto considerando che Norris appare, invece, piuttosto svogliato. Forse l’aria rarefatta di Mexico City gli ha dato un po’ alla testa e si ricorda di essere (stato?) un top driver. Avrebbe comunque concluso dietro al teammate come sempre se non avesse intuito (lui o il suo race engineer, magari imbeccati dai team radio di Russell) la strategia più efficace in questo GP: andare il più lunghi possibili nel primo stint, poi mettere le rosse e divertirsi negli ultimi giri a passare gli altri come birilli. La cosa riesce talmente bene che conclude in un, per lui, insperato settimo posto dribblando anche la sanzione di 10 sec per la manovra ridicola fatta contro il povero Tsunoda. A proposito di quest’ultima manovra sono rimasto piuttosto sorpreso. Se c’è una cosa che si può dire di Ricciardo è che proprio il sorpasso è il suo cavallo di battaglia tecnico migliore. Quindi una mossa così ingenua è stata decisamente inattesa: visto il vantaggio di gomme avrebbe potuto tranquillamente aspettare un paio di curve e mangiarsi Yuki a colazione. Invece nulla. Peccato perché quella stupidaggine rovina il ricordo di una prestazione notevole in una stagione che da ricordare, per lui, non ha proprio nulla.

OCON-NORRIS

Li accoppio in queste non pagelle. Prestazione più che sufficiente vista la posizione finale ma nessuno dei due ha mostrato particolari meriti in gara che non siano derivati dalla comunque buona qualifica che hanno fatto.

BOTTAS

Povero Valtteri! Sfodera una qualifica ai limiti del leggendario, confermando che in termini di velocità pura non ha nulla da invidiare a nessuno. Con la scalcagnata Alfa Romeo di questa seconda parte di stagione si toglie persino la soddisfazione di dividere le due Ferrari in qualifica centrando un sesto posto da paura. Ma conferma altresì che non sa correre. Fa una partenza disastrosa facendosi superare da chiunque avesse intorno (ancora un po’ e mi aspettavo che lo superasse anche la medical car). Nei primi giri prova a stare attaccato ad Alonso rispetto al quale sembrerebbe avere anche più ritmo ma la sua cronica incapacità di correre lo limita al punto tale che dopo qualche timido affacciamento negli specchietti di Fernandel si demoralizza e si stacca. Non pago del pietoso primo stint fa una seconda parte di gara al rallentatore permettendo ai vari Ricciardo, Ocon e Norris di passarlo senza opporre la minima resistenza. Il punto portato a casa è solo frutto dell’ottima qualifica.

NOTE DI MERITO

Alonso finché il motore ha retto ha fatto una gara eccellente, di gran lunga migliore, come al solito, del teammate. Strana però la scelta delle bianche: una old fox come lui avrebbe dovuto intuire la strategia à la Ricciardo. Non fatico a immaginare che se avesse potuto applicarla, motore permettendo, avrebbe anche potuto impensierire il duo ferrarista.

Tsunoda: ancora una volta migliore del teammate sia in qualifica che in gara. Peccato la mossaccia di Ricciardo nei suoi confronti. 

Gasly-Albon. In realtà male il primo ma, con Albon, ha il merito di trovare la strategia migliore mettendo le rosse nell’ultimo stint: entrambi rischiano di andare a punti.

NOTE DI DEMERITO

Zhou dopo alcune belle gare, soprattutto nei confronti di Bottas, si ritrova in Messico a soffrire sia in qualifica, dove viene messo a distanze siderali, sia in gara dove non pare mai in grado di impensierire alcuno.

Haas e Aston Martin si sono trovati vetture pietose in questo GP. In qualifica ho visto Mick scivolare talmente tanto che ad un certo punto pure io sono scivolato dal divano per simpatia.

Latifi: che ve lo dico a fare?

 

Metrodoro il Teorematico

VERSTAPPEN FA 14 IN MESSICO. FERRARI SOTTO ZERO.

A Città del Messico l’argomento che tiene banco è sempre quello: il budget cap. Stavolta a tenere banco è la sentenza che, come ampiamente prevedibile, consiste in una bella dose di tarallucci e vino per la Red Bull. Le reazioni ai vari team principal sono da comica, ma per questo rimando agli immancabili PS.

Dopo la proverbiale quanto inutile superiorità Ferrari nelle prove libere, le qualifiche riservano la sorpresa di una Mercedes a livello delle Red Bull e di una Ferrari inguardabile. La pole va comunque a Verstappen, con le due frecce d’argento di Russell ed Hamilton a seguire, e l’idolo di casa Perez a chiudere la seconda fila. Leclerc si fa superare perfino dall’Alfa di Bottas, il che la dice lunga sulle difficoltà della rossa. Rimando anche in questo caso al PS per una considerazione sui commenti dei ferraristi a proposito della débacle in qualifica.

Si spengono i semafori e Verstappen, come al solito, parte benissimo. Russell si fa invece superare sia da Hamilton che da Perez.
Leclerc e Sainz duellano per qualche curva ma poi Charles ae la prende persa e lascia in pace il compagno.

Le due Ferrari oggi non vanno, e si staccano rapidamente. I primi 3, invece, restano racchiusi in meno di 3 secondi. Fino al giro 10, perché poi, inesorabilmente, Verstappen si allontana, anche se Hamilton partito con gomma a mescola media, prova a tenere il passo, al contrario di Perez che, invece, si ritrova ben presto a debita distanza.

Al giro 23, le gomme soft di Max iniziano a calare, come quelle del messicano, che si ferma per primo per montare gomma a mescola media. Verstappen si ferma 2 giri dopo, con una scelta ovviamente identica. Ad Hamilton viene detto di continuare per almeno altri 6 giri.

Al comando ci sono quindi le due Mercedes, con Russell staccato di 5 secondi dal compagno. Ma Max gira 1 secondo più veloce.
Al giro 29 si ferma Leclerc per montare gomma media. Si ferma anche Hamilton, per montare gomma dura, evitare l’undercut da parte di Perez e tentare di andare fino in fondo. Lewis era contrario a questa scelta e voleva continuare.

Cosa che fa Russell, al comando, che non si vuole fermare e chiede al suo box di montare la gomma soft per il finale di gara. Ma non viene accontentato e al giro 35 si ferma per montare gomma dura.
Al giro 38 Perez raggiunge Hamilton che, come prevedibile, si lamenta delle gomme, al pari del suo compagno. Verstappen è ormai lontanissimo, ma in Mercedes sono sicuri che le sue gomme non dureranno fino alla fine.

E si sbagliano, perché Max arriva alla fine senza problemi con oltre 10 secondi di vantaggio su Hamilton, che ha continuato a lamentarsi per tutta la seconda parte di gara e, almeno, è riuscito a tenere a bada l’idolo di casa Perez, che sale sul podio per il tripudio del pubblico.

Quarto Russel, quinto, seguito, a quasi un minuto, da Sainz, con a ruota Leclerc. Settimo un ottimo Ricciardo. Nonostante una penalità di 10 secondi. Ottavo Ocon, nono Norris e decimo Bottas. Da segnalare il solito magnifico Alonso, migliore degli altri per quasi tutta la gara e poi costretto all’ennesimo ritiro a pochi giri dalla fine.

Con la sua quattordicesima vittoria stagionale, Verstappen stabilisce il nuovo record superando Schumacher (2004) e Vettel (2013), fermi a 13. Fra due settimane il Circus farà tappa ad Interlagos per la penultima gara, e Max potrà facilmente mettere a segno la quindicesima, perché di avversari, quest’anno, non ne ha più.

P.S. 1: Horner che fa la vittima accusando la FIA di avere penalizzato il welfare Red Bull, Wolff che si dice soddisfatto della sentenza, Seidl che dice che è ora che quelli della Red Bull smettano di raccontare balle e, infine, Binotto che accusa la FIA di esserci andata troppo leggera e che Verstappen si meritava la perdita del mondiale 2021. E’ evidente che ogni dichiarazione si porti dietro un certo tipo di vissuto, e che, alla fin fine, abbiano tutti fatto la figura dei burattini comandati da un burattinaio che aveva ben chiaro cosa dovesse accadere in questi due anni. Burattini fino ad un certo punto, però, perché alla fin fine tutti ci guadagnano tanti soldi da questa situazione.

P.S. 2, Dopo le prove, abbiamo sentito Leclerc e Sainz parlare di qualcosa di strano al motore, e Binotto dire chiaramente che quella di Città del Messico è una pista difficile, e che qualche volta non si riesce a mettere tutto assieme. Traduzione: i piloti non hanno fatto un buon lavoro. In Ungheria era colpa della macchina (e Charles diceva il contrario), qui no (e sempre Charles ha detto il contrario). Meglio che si mettano d’accordo prima di farsi intervistare. Ma, soprattutto, è bene che il team principal inizi a chiedersi perchè, dopo avere ripetuto per due anni che l’obiettivo era il 2022, i tifosi si trovano davanti ad una stagione che sembra la 2019 al contrario. Oppure la 2013, fate voi. E dopo entrambe ci ricordiamo bene che stagioni ci furono.

P.S. 3.  Abbiamo avuto 7 terribili anni di dominio Mercedes, poi un 2021 eccitante, e ora un 2022 con il più grande dominio di un pilota mai visto in Formula 1. Auguriamoci di non vedere questa solfa fino al 2025, con tutto il rispetto per il grandissimo talento di Verstappen, a cui non conviene uno scenario del genere, perché alla storia potrebbe passare il fatto che ha vinto il primo mondiale grazie a Masi, e gli altri guidando un’astronave fatta da Newey. Hamilton sa bene cosa voglia dire.

F1 2022 – GRAN PREMIO DEL MESSICO

Seconda gara back to back nel continente americano per il Circus che passa dal Texas a Città del Messico per il GP del Messico sul circuito intitolato ai fratelli Rodriguez.

Messo in cascina anche il titolo costruttori e in attesa delle fantomatiche sanzioni che la FIA deve comunicare a Red Bull per lo sforamento del budget cap, il Gp del Messico vedrà il grande idolo di casa Perez cercare di togliere una vittoria già opzionata dal suo compagno di squadra e cercare di riprendersi il secondo posto nel mondiale piloti.

Vedremo se l’aria (rarefatta) di casa darà quel surplus in più al pilota messicano e anche quanto Red Bull (che è sempre attenta alle questioni di… marketing) vorrà strizzare l’occhio al sempre numeroso pubblico presente in circuito.

immagine da mexicodailypost.com

Il GP del Messico è per sua natura atipico in termini di condizioni ambientali che i team troveranno, con meno downforce generato dal corpo vettura, turbo della PU che dovrà girare a regimi più alti per compensare la perdita di potenza del motore termico causata rarefazione dell’aria e qualche problema in più in termini di raffredamento del corpo vettura e dei freni.

Ragionando in questi termini viene da pensare che le monoposto che riescono a generare tanto downforce saranno quelle favorite, e questo mette in pole sia Red Bull che Ferrari, con la prima che si fa preferire per una maggiore efficienza aerodinamica e l’accoppiata ibrido-turbo superiore rispetto a Ferrari. Dovrebbe venire un pò meno una delle armi principali del team campione del mondo, ovvero la velocità in rettilineo a DRS aperto, dato che l’ala posteriore non incide granchè a livello di DRS chiuso/aperto.

Il GP di Austin ha confermato un Verstappen sempre sul pezzo, una Mercedes in ascesa e una Ferrari bella al sabato e non un granchè alla domenica. In Messico le cose potrebbero cambiare soprattutto per Mercedes che potrebbe risentire di una downforce meno accentuata rispetto ad altre piste. Il pronostico comunque va sempre e comunque a favore della Red Bull.

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Intanto una possibile spiegazione della rossa “bella di sabato” viene, manco a dirlo dalle conseguenze della famigerata TD39. L’introduzione della TD39 sembra abbia in parte compromesso il bilanciamento aerodinamico della SF75, con conseguente irrigidimento delle sospensioni per cercare di porvi rimedio. Questo però ha indirettamente compromesso l’ottima gestione gomme che la rossa aveva dimostrato prima della sosta estiva, con il suo apice nel GP d’Austria.

Pirelli porterà le stesse mescole viste ad Austin e sarà da verificare su una pista front-limited quale sarà il degrado delle gomme anteriori, a fronte anche di una pista che migliorerà sensibilmente col passare delle sessioni di prove libere.

Tornando al discorso budget cap, sono attese decisioni ufficiali entro questo venerdì, giusto per dare il pretesto per qualche polemica in più.

Notizia fresca invece l’approdo definitivo di Audi in F1 in collaborazione con la Sauber. Non è ancora chiaro chi avrà le quote di maggioranza ma immaginiamo che Audi non vorrà essere solo un semplice sparring partner, l’ambizione è quella di arrivare a vincere per cui faranno sul serio fin da subito.

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Per il resto vedremo in che modo i commissari di gara si renderanno ridicoli nel dipanare le inevitabili diatribe che si avranno nel weekend di gara. Difficile fare peggio del trattore in pista a Suzuka, dello specchietto di Alonso e della “Strollata” di Austin ma si sa che non c’è mai un limite al peggio.

*immagine in evidenza da alvolante.it

Rocco Alessandro

BASTIAN CONTRARIO: IL COWBOY SENZA CAVALLO

Nella terra dei cowboy, si consuma così l’ennesima vittoria del neo bi-campione del mondo Max Verstappen, il quale non è assolutamente intenzionato a lasciare nulla agli avversari, nemmeno le briciole. Il Texas ci ha regalato una sana dose di spettacolo che in questa F1, scontata ed inquinata da veleni e sospetti, nemmeno troppo infondati tra l’altro, non guasta mai. Eppure un cowboy che si rispetti, senza il suo cavallo, non è nulla e soprattutto nulla può contro una mandria inferocita di avversari. Naturalmente non mi riferisco all’olandese. Lui il cavallo ce l’ha e purosangue anche. Un cavallo così imbizzarrito e smanioso di correre che nemmeno la sua stessa scuderia riesce a fermare. Max, all’ultimo pit effettuato, viene letteralmente bloccato dalla sua squadra per un errore nella sostituzione degli pneumatici (dopo un intero mondiale che rasenta la perfezione ai box ci può stare), eppure nonostante la quantità abnorme di tempo perso, grazie al suo cavallo, riesce a recuperare tutto e tutti. Come la storia recente ci insegna, scritta proprio dal campione uscente Lewis, non solo senza cavallo non vai da nessuna parte, soprattutto se vuoi spettacolo, devi cercare di azzoppare il tuo stesso stallone vincente. Infatti è stato proprio a causa (o grazie?), all’errore dei bibitari ai box che si è ravvivato un GP già segnato. Max, da par suo conscio del mezzo (e dei mezzi) che ha, come al solito, non si è perso d’animo ed ha recuperato su Charles e su Hamilton con facilità impressionante. 

Del resto, proprio l’epta campione del mondo non dovrebbe meravigliarsi di quanto accorso, visto che solo fino all’anno scorso lui si trovava nella stessa situazione, pardon, montava lo stesso cavallo: in assenza di concorrenza si fa il bello ed il cattivo tempo e poco a serve la stoica resistenza offerta e le parole di incitamento che arrivavano alla sua radio, dal suo box. Radio che ad un certo punto è stata ammutolita, non tanto per la ricerca di concentrazione, quanto per il fatto che il campione inglese era ben conscio che da lì a breve sapeva che fine avrebbe fatto. Così, mentre l’olandese volante smadonnava continuamente contro il vento di traverso che arrivava a disturbare la sofisticata aerodinamica della sua RB18, il buon Lewis faceva la telecronaca di tutte le curve che il suo diretto avversario violava in maniera sistematica. Hamilton la voleva quella vittoria a tutti i costi, perché i record da mantenere o da infrangere sono l’unica cosa che gli sono rimasti, perché di vincere, almeno per quest’anno e a meno di miracoli, non se ne parla. Purtroppo entrambi i due cowboy difettano di educazione ed umiltà… e forse chissà è proprio questo il segreto del loro successo: Max, poteva e doveva risparmiarsi quel “beautiful” nei riguardi della sua squadra che, sebbene gli ha rovinato (marginalmente) una gara decisa già dall’inizio, è anche vero che è la stessa squadra che gli ha fornito un cavallo di razza (dopato), che gli ha permesso di vincere tutti i GP del calendario a partire da prima della pausa estiva. Un errore ci può stare, fa parte della casistica, non per l’insaziabile Max evidentemente. Il bi campione del mondo non ha nulla più da imparare ormai, se non in fatto di educazione appunto e motivazione nei riguardi di chi si fa il culo fino a notte fonda per dargli un mezzo all’altezza delle sue aspettative. L’olandese deve pregare che le cose per lui vadano sempre nella sua direzione. Così come il buon Lewis (il quale ha condotto una gara di tutto rispetto e ci sarebbe stato di che esultare caso mai avesse vinto) è ritornato nelle sue abituali vesti di “piangina”, lamentandosi ad ogni curva e, appena ha visto che non ce n’era per nessuno contro quella bestia di Verstappen, ha tirato i remi in barca accusando le gomme. Eppure il suo cavallo ultimamente “di biada ne ha mangiata”, tanto che a questo punto del mondiale, la Mercedes è da considerare, a buon diritto, seconda forza! 

Il vero cowboy senza cavallo, in tutta questa storia, è il duo ferrarista. Certo la doppietta Ferrari nel sabato texano farebbe presupporre il contrario. Il fatto è che i punti non si fanno al sabato e, sebbene le doti velocistiche alla F1-75 non mancano e tutti i difetti si possono occultare proprio nel giro singolo, è anche vero che è durante la gara che la verità emerge in tutta la sua impietosità. Carlos sotto bersaglio per tutta la settimana, a causa delle sue dichiarazioni che non si sente secondo a nessuno, risponde a tutti con una pole da urlo…e poi? Non mi piace fare il tifoso e, sebbene Russell in partenza sbaglia clamorosamente trasformandosi in ariete, lo spagnolo ha di che recriminare con se stesso per l’incidente: una partenza infelice dapprima per poi affrontare la prima curva in un modo quanto meno ottimistico, offrendo letteralmente il fianco a chi segue, vanificando così quanto di buono fatto vedere il giorno prima e buttando al vento un podio che sarebbe risultato pesante almeno per la sua classifica e per il suo morale. Inutile lamentarsi ai quattro venti di non essere il secondo quando poi si conclude la gara proprio alla prima curva, specie se il tuo compagno “domina” il GP partendo dalle retrovie. Con una Ferrari monca del suo pilota partito dal palo texano, ci pensa il solito Charles a mettere d’accordo tutti su quanto la Ferrari riesce ancora ad esprimere. Nel deserto americano la F1-75 del monegasco fa vedere sprazzi di ripresa e, come al solito, illude di potersela giocare fino alla fine, salvo poi fare i conti con la dura realtà. Il cavallo di LeClerc purtroppo ha gli zoccoli con i ferri spuntati, come si suol dire, e purtroppo il monegasco, per quanto abbia dato l’anima e corso con il cuore, nulla ha potuto contro la furiosa rimonta dell’acerrimo nemico d’infanzia. LeClerc, ferrarista per vocazione, regala sogni e certezze ed il sorpasso sul solito coriaceo Perez è già leggenda. Eppure quante volte abbiamo già visto, in questi sciagurati ultimi dodici anni (a partire dal 2010 dunque), piloti rossi come Alonso in primis e persino Vettel (ebbene si, perché anche se il tedesco non è tra i miei piloti preferiti, si dia a Cesare quel che è di Cesare) che si sono dovuti inventare sorpassi impossibili per portare il risultato a casa. La F1-75 ormai è palesemente terza forza nel mondiale nel gestire la gara e solo il vantaggio accumulato all’inizio del mondiale, salvo sciagure dell’ultimo minuto, gli consentirà di conquistare il secondo posto nel mondiale. Per carità, visto da dove la Rossa è partita nel 2020, già questo di per sé è un traguardo ragguardevole. Eppure questo risultato lascia l’amaro in bocca, viste le premesse all’inizio di questo disgraziato mondiale. Purtroppo la Rossa mangia le gomme e la coperta, a questo punto del mondiale che ormai giunge alla conclusione, è troppo corta: se gestisce non riesce ad avvicinarsi e ad attaccare gli avversari, se invece spinge, ad un certo punto, deve tirare i remi in barca perché rischia di arrivare al traguardo sulle tele. La faccia del monegasco, a fine gara, era tutto un programma. LeClerc era in preda a rabbia mista a delusione, perché conscio dell’attuale situazione. Se il mondiale durasse altre venti gare, state certi che Verstappen le vincerebbe tutte comunque e, questo, Charles lo sa bene. A fine gara volge le spalle a Max. Di base il mondiale è andato, solo che, a mio giudizio, nel comportamento del monegasco c’è ben altro che solo carica agonistica. Egli sa che in questo velenosissimo mondiale ci sono state troppe cose che sono andate storte, perché non è normale che il suo cavallo rosso deficita proprio là dove erano prima i suoi punti di forza: consumo delle gomme e (mancata) velocità nei tratti medio lenti di ogni pista. Ferrari si ostina (e non potrebbe essere altrimenti del resto) a dire che la DT039 non centra nulla con la debacle prestazionale della F1-75, intanto il buon Charles, con drs aperto a Max sul rettilineo, lo vedeva col binocolo. Il lavoro da fare in tal senso a Maranello è davvero tanto e speriamo che lo sguardo di LeClerc non sia riferito proprio al futuro, perché, signore e signori, un cowboy, per quanto forte, senza cavallo non può fare nulla

 

Vito Quaranta