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VERSTAPPEN DOMINA LA FARSA DI MELBOURNE. FERRARI NEL BARATRO.

Due settimane di pausa fra un GP e l’altro consentono ai giornalai e agli youtuber “esperti” di F1 di raccontarne di tutti i colori, sfruttando le voci che abilmente vengono fatte filtare da varie parti.
E così abbiamo sentito parlare di Ferrari rivoluzionata per Imola, prove libere abolite e gare con F1 e MotoGP assieme.

La pista, invece, racconta sempre le stesse cose, con Verstappen a dominare le qualifiche davanti alle due Mercedes, e le Ferrari sempre in difficoltà. Come Perez, che insabbia la sua Red Bull al primo giro buono (ovviamente a causa di un problema meccanico) e partirà in ultima posizione.

Si spengono i semafori e Verstappen viene bruciato dalle due Mercedes, con Russell già davanti alla pima curva, e Hamilton che lo passa di forza alla terza. Dove finisce la gara di Leclerc, che tenta un sorpasso impossibile all’esterno di Stroll e finisce nella ghiaia.

Esce così la Safety Car, che fa perdere a Russell il cospicuo vantaggio che in un solo giro era riuscito ad accumulare.

Dopo 4 giri la gara riparte e i primi tre si ricompattano subito, con Russell braccato da Hamilton e Verstappen che bracca a sua volta il sette volte campione del mondo.

Ma non c’è tempo per vedere un duello, perchè al giro 7 Albon, che viaggiava in un’ottima sesta posizione, sbatte e provoca un’altra safety car. Russell e Sainz vengono fatti fermare, ma subito dopo la gara viene sospesa, e la loro domenica sembra irrimediabilmente rovinata.

Si riparte dopo venti minuti con start da fermo e ancora una volta la Mercedes parte meglio della Red Bull, e Verstappen si accoda ad Hamilton, con Alonso che, dopo una prima partenza molto tranquilla, viaggia silenzioso in terza posizione.

Non appena viene abilitato il DRS, Max svernicia Lewis, che non oppone resistenza, e gli bastano poche curve per scomparire dalla sua vista.

Al giro 19 la situazione diventa difficile per la Mercedes. Mentre Alonso si fa minaccioso con Hamilton, il motore di Russell, che era risalito fino al quarto posto, esala l’ultimo respiro. Viene attivata per qualche giro la Virtual Safety Car, 

Quando la gara riparte, Hamilton riesce a mettere qualche secondo di distanza fra sè e l’antico rivale spagnolo, mentre Verstappen ha già scavato una voragine fra sè e l’immediato inseguitore.

Al giro 25, con un sorpasso “uao, mai visto cuesto”, Carlos Sainz supera Gasly e si porta in quarta posizione, non molto lontano dai primi tre. Stranamente, la SF23 con le gomme dure sembra funzionare bene, ma è anche possibile che i primi stiano gestendo le gomme, dovendo fare ancora 30 giri con le coperture dure che hanno montato durante la sospensione della gara.

Tutto resta tranquillo per una ventina di giri, fino a quando, alla 48a tornata, Verstappen non regala un brivido andando sull’erba alla penultima curva, perdendo di colpo 4 secondi. Ma è solo una distrazione, perchè al giro successivo segna il giro più veloce. Dietro di lui, Alonso non riesce a raggiungere Hamilton, 

A 4 giri dalla fine, Magnussen urta il muro e perde una gomma. Esce così nuovamente la Safety Car, subito seguita da una provvidenziale (per lo spettacolo) bandiera rossa.

Si riparte da fermi con due giri di gara da fare, e tutti montano la gomma più morbida. E, come prevedibile, assistiamo ad una pagliacciata, che comincia con Sainz che tocca Alonso mandandolo in testacoda, e Gasly che taglia la prima curva e rientra in pista mandando contro il muro il compagno di squadra Ocon, concludendo con un disastro l’ottima, fino a quel momento, gara delle Alpine. Dietro si scatena il caos, e la direzione gara espone immediatamente la bandiera rossa.

Il tutto avviene con un solo giro da percorrere, e si attende con ansia la decisione che i clown della FIA prenderanno. Quella più ovvia sarebbe, ovviamente, terminare la gara e usare la classifica della ripartenza. E, invece, in nome dello spettacolo si decide che ci deve essere la parata finale, percorrendo l’ultimo giro dietro la Safety Car e utilizzando la classifica del secondo settore dell’ultimo giro percorso, ma con l’infuriato Alonso riportato nella sua meritata terza posizione. Dove stia scritto questo sul regolamento non è dato a sapere. Fatto sta che, da un punto di vista sportivo e regolamentare si tratta di una vera e propria pagliacciata, cosa che in realtà non stupisce proprio perchè, come detto, il circo è governato dai pagliacci.

Sainz si becca una penalizzazione di 5 secondi che lo fa imbufalire, anche se obbiettivamente è meritata. 

L’ennesima farsa che, a noi “vecchi appassionati” ha riservato la Formula 1 da quando è stata rilevata dagli americani (ma, lo ricordiamo, è guidata da un italiano), si conclude così con uno dei più bei podi della storia. Verstappen vincitore davanti ad Hamilton e Alonso (al terzo podio consecutivo), con gli ultimi due che ritornano lì assieme dopo 16 anni ancora con un motore Mercedes dietro la schiena.

Sainz, con la penalità, sprofonda in dodicesima posizione, e il quarto posto viene ereditato da Stroll. Seguono Perez, Norris, Hulkenberg, Piastri, che prende i primi punti proprio nella gara di casa, come accaduto a Webber oltre 20 anni fa. Chiudono la zona punti Zhou e Tsunoda.

Ora ci sono ben 4 settimane di pausa che serviranno ad alcuni team per recuperare un po’ della competitività mancante. Ma, c’è da scommetterci, questo non sarà sufficiente a raggiungere la Red Bull.

P.S. per la Ferrari il peggior inizio del mondiale dal 2014. E, oggi, ci si sono pure messi i piloti a commettere errori imperdonabili. Ma si può ancora fare di peggio.

P.S. 2. Il caro Stefano Domenicali da CEO della Formula 1 sta mettendo in mostra un’intraprendenza che non gli avevamo visto quando guidava la Ferrari. E così da Baku vedremo due qualifiche e una sola sessione di prove libere. Prossimo passaggio: abolire anche questa e farla diventare un’altra qualifica, troveranno sicuramente qualche ordine ulteriore da stabilire.

P.S. 3. E invece di pensare a cambiare il format, dovrebbero chiedersi come mai oggi abbiamo visto dal secondo in giù le macchine viaggiare a 1-2 sec. di distanza, come avveniva prima dell’avvento dell’effetto suolo. L’imposizione dell’altezza minima da terra ha portato le squadre ad utilizzare orpelli vari per recuperare il carico perduto, ristabilendo, di fatto, la situazione che si aveva fino al 2021. Complimenti.

F1 2023 – GRAN PREMIO D’AUSTRALIA

Come cambiano le cose da un anno all’altro. Nel 2022 ci si approssimava al Gp australe con una Ferrari sugli scudi, reduce da un gp saudita perso per un’inezia ma con la consapevolezza che, forse, i tempi bui erano passati e ora era tempo di riscuotere a quel tavolo che tante volte ha visto uscire il nero e non il rosso.

Speranze, aspettative confermate di un gp trionfale, dominato dalle prove libere al giro finale, con la ciliegina sulla torta di un Verstappen appiedato dalla sua RB18. Bene, un anno fa la Ferrari toccava il punto più alto della sua parabola sportiva almeno dall’anno 2012 (per tacere del 2007-2008): macchina veloce e affidabile, Leclerc in testa al mondiale e classifica costruttori dominata.

Un anno dopo torniamo a camminare sui cocci di una squadra che perde letteralmente pezzi, in pista e ai box, una carrozza trasformata in zucca e con i topi che abbandonano la nave. Il Gp d’Australia 2023 si prospetta ben diverso rispetto a quello di un anno fa ma con la stessa litanie di domande, incazzature e speranzielle che accompagnano la rossa da lustri a questa parte.

immagine da sportal.it

La rossa arriva con una monoposto e una squadra ai minimi termini come morale e competitività. Si annunciano, come da prassi del resto, grandi aggiornamenti, un nuovo fondo che permetta di abbassare l’altezza da terra e ridurre di colpo molti dei problemi della rossa 2023, addirittura nuove forme nel telaio evoluzione della F1-75 che tanto si era distinta per coraggio e efficacia nel 2022.

Insomma, la Scuderia prova a reagire e a fare ordine nel caos che la accompagna da sempre. Alla fine sembra che dove non potè la TD039 (tra l’altro apprendiamo che è stata “sospesa” per il momento perchè “non serve più”…) ci hanno pensato i controlli al fondo piatto, il vero segreto della velocità della monoposto 2022, un fondo flessibile, sembra oltre il consentito, che riusciva a garantire carico in curva e sul dritto.

Alla fin fine, il tutto sembra risolversi in un banale “trick” non consentito dalla FIA. Ennesima conferma che anche provando a fare come Red Bull e Mercedes (quella pre 2022…), ovvero esplorando le famigerate aree grigie del regolamento, si viene scornati e si ritorna a casa con la coda fra le gambe.

Vedremo cosa proporrà la rossa a Melbourne ma non aspettiamoci chissà quali miracoli. Piuttosto c’è da interrogarsi come saremo messi a livello di budget cap da metà stagione in poi, presumendo i grossi sforzi che la Ges sta compiendo per raddrizzare una situazione al limte del ridicolo.

Lo stesso vale per Mercedes che pare rivoluzionerà anch’essa la monoposto considerata la pochezza di quella attuale. Risorse spese per recuperare, mica per vincere, e alla fine ecco che anche la sanzione comminata a Red Bull per l’affaire budget cap 2022 diventa molto più facile da gestire. Se i tuoi avversari sprecano soldi solo per cercare di salvare il salvabile, tu che sei in testa al mondiale non hai di che preoccuparti.

immagine da racingnews365.com

Unica preoccupazione forse viene da una monoposto che è una lama ma soffre di qualche piccolo problema di affidabilità ma, francamente, sembra davvero una questione di poco conto considerando l’enorme vantaggio competitivo che la RB19 si trova ad avere sulla concorrenza, e questo a causa principalmente della dabbenaggine di quest’ultimi.

Chi continua a fare un figurone cercherà di ripertersi a Melbourne. Al momento Alonso&co non hanno una speranza che sia una di vincere una gara in condizioni “normali” ma metti che il cambio di Perez o Verstappen si rompe in gara e non in prova e allora la prima storica vittoria per la Aston Martin diventa una cosa fattibile, quasi auspicabile.

Dietro queste quattro sarà la solita rincorsa ai punti, ad una bella qualifica, a fare meno danni possibili. Tra queste sembrano farsi preferire la Alpine, Williams e Alfa Romeo ma fare una previsione diventa un esercizio di stile più difficile che cercare di immaginare la prossima cazzata tecnica o gestionale che uscirà da Maranello…

Molto dipenderà dai piloti e allora un gettone vale spenderlo per Bottas, ormai australiano di adozione che si trova molto bene nel cittadino di Melbourne quando riesce e a non stamparsi a muro in prova. Gasly ha una motivazione extra che gli viene dal suo team mate, probabilmente uno dei più antipatici mai apparsi ai box. Ad uno così sei costretto a stargli davanti anche solo per avere ancora rispetto di te stesso. Ultimo gettone per Albon, uno che in teoria valeva poco ma si sta ritagliando il suo spazio, piccolo e senza clamore ma molto meglio di tanti altri.

immagine da granprix247.com

Per gli altri sarà un gp in cui raccattare quell che si può e soprattutto quello che verrà lasciato da altri. Senza dimenticare che per chi deve recuperare, in primis Ferrari, Melbourne potrebbe diventare una sessione di test ao vivo prima di un’assurda pausa di 4 settimane grazie agli ineffabili cinesi che hanno cancellato l’ennesimo Gp causa covid…

Pirelli porterà le mescole centrali della sua gamma: C2, C3 e C4. E’ stato rifatto l’asfalto che dovrebbe avere più grip ma andrà adeguatamente condizionato essendo vergine e quindi con tempi ed evoluzione del conportamento delle monoposto da ridefinire dopo ogni sessione.

A questo proposito, l’ultima boutade che viene addirittura da Domenicali è quella di abolire le prove libere perchè di nessun interesse per il pubblico. E noi ancora ce la prendiamo a male pere seguire questa roba quì…

*immagine in evidenza da austadiums.com

Rocco Alessandro

PEREZ VINCE, VERSTAPPEN RIMONTA. LA RED BULL DOMINA ANCORA IN ARABIA SAUDITA

Che per la Ferrari il mondiale 2023 non fosse iniziato bene si era già capito. Ma che potesse proseguire di male in peggio non era, forse, tanto prevedibile. Forse. Prima le dimissioni di Sanchez, poi le voci di un Vasseur “depotenziato” e di un passaggio di Leclerc in Mercedes, prontamente smentite, manco a dirlo, dalla televisione ufficiale della squadra di Maranello.

Le voci sono voci, i fatti sono i fatti. E questi ultimi dicono che le 2 centraline disponibili per Leclerc per il 2023 sono già andate in fumo, e che su entrambe le auto hanno dovuto “per misura precauzionale” montare power unit nuove. Ma, ancora peggio, che la SF-23 si becca 6-7 decimi da Verstappen. E, quando quest’ultimo ha “problemi, problemi, problemi”, se ne becca 2 da Perez, nonostante un giro mostruoso di Leclerc. E sta dietro pure ad Alonso.

C’è poco da stare allegri, dunque. Con Leclerc dodicesimo e Verstappen quindicesimo, si spengono i semafori e Nando parte a fionda presentandosi primo alla prima curva, ma si becca immediatamente una penalità per avere posizionato la sua Aston Martin troppo a sinistra.

Al giro 4 Perez si porta in testa senza troppa difficoltà, mentre dietro Stroll si porta in quarta posizione superando Sainz, Leclerc è salito in nona posizione e Verstappen in undicesima. 

Sorprendentemente, Perez non riesce a staccare Alonso, il quale sembra farsi rimorchiare approfittando del DRS. E la strategia funziona, perchè Russell, terzo, è già oltre i 5 secondi.

Chi se la passa malissimo è Hamilton, cui sono state montate le gomme più dure che sembrano non funzionare. L’inglese si lamenta via radio, ed è costretto a farsi sverniciare prima da Leclerc e poi da Verstappen.

Al giro 14 viene Sainz, bloccato dietro a Stroll, viene richiamato ai box per finta. L’Aston Martin ci casca e ferma il canadese, lasciando via libera allo spagnolo che prosegue per altri due giri e riesce a guadagnare la posizione.

Nel frattempo, Perez ha messo 5 secondi fra sè e Alonso, il quale si lamenta del degrado delle gomme. Il suo vantaggio su Russell è di 7 secondi.

Al giro 17 a Stroll viene detto di fermare la macchina in pista. La sua Aston Martin è posizionata in corrispondenza di un varco, ma la direzione gara decide di usare una Safety Car anzichè una Virtual. Questo consente al suo compagno di squadra di effettuare il cambio gomme in tutta tranquillità scontando la penalità e rimanendo in seconda posizione davanti a Russell. Anche Hamilton ne approfitta, e riesce a fare il cambio gomme riguadagnando la posizione su Leclerc.

Va ancora meglio a Verstappen, che ora si trova in quarta posizione a ridosso dei primi,. 

Si riparte al giro 20 con Perez che se ne va comodamente, e Russell che impensierisce per qualche curva Alonso, e poi deve preoccuparsi di Verstappen. Hamilton, l’unico con gomma a mescola media, passa Sainz.

Tempo due giri, e Verstappen fa fuori con facilità prima Russell e poi Alonso, e si porta all’inseguimento del compagno di squadra.

Inizia una battaglia a suon di giri veloci, con il distacco fra i due che si stabilizza attorno ai 5 secondi, fino a quando, al giro 39, Verstappen comunica di sentire uno strano rumore al posteriore, che gli ricorda il problema al semiasse avuto durante le qualifiche. Perez, invece, si lamenta del pedale del freno diventato lungo. Fatto sta che i due hanno quasi 15 secondi di vantaggio sul terzo..

A Max viene detto di lasciar perdere l’inseguimento al compagno e di girare un secondo più lento, cosa che non fa. A Perez viene ugualmente detto di rallentare, e il messicano ovviamente non ci sta. Così, entrambi continuano a tirare come matti.

Il box Red Bull implora Max di rallentare, e quando mancano 4 giri alla fine, e un distacco ormai incolmabile, l’olandese ha l’ardire di chiedere di potere fare il giro più veloce, in quel momento in mano a Perez. Ma decide saggiamente di lasciare perdere. Anzi no, perchè lo sigla proprio all’ultimo giro.

Finisce così con un’altra doppietta Red Bull e una meritatissima vittoria di Perez, davanti a Verstappen, ad Alonso, nuovamente sul podio, e alle due Mercedes di Russell e Hamilton. La macchina più veloce della storia della Ferrari si conferma quarta forza con Sainz sesto e Leclerc settimo. Chiudono la zona punti le due Alpine di Ocon e Gasly, e Magnussen.

Si diceva che il Bahrain fosse una pista anomala, e che il vero valore delle auto lo avremmo visto a Jeddah. E, infatti, nulla è cambiato. La Red Bull vista oggi rischia veramente di vincere tutte le gare. Appuntamento fra due settimane a Melbourne.

P.S. se hanno abbandonato lo sviluppo della F1-75 a metà stagione per sfornare la SF-23, forse hanno bisogno di uno veramente bravo, per tornare a vincere, altro che Vasseur.

P.S. 2 Alonso ha conquistato il podio numero 100. Colui che 10 anni fa veniva definito come il male della Ferrari, oggi, a quasi 42 anni, ha la soddisfazione di stare comodamente davanti alla sua ex-squadra. Chi l’avrebbe mai detto…

F1 2023 – GRAN PREMIO DELL’ARABIA SAUDITA

Secondo gp stagionale e ci rendiamo conto che il mondiale è praticamente già finito.

Detta così non faccio certo un favore a me nè al blog che ci ospita nè tantomeno a chi si prenderà la briga di leggere queste poche righe. Ma la realtà sembra essere proprio questa: il 2023 inizia come è finito il 2022 con l’aggravante di una Ferrari scomparsa dai radar, una Mercedes che, incredibile anche solo a pensarlo, ha fatto la stessa cazzata ingegneristica dello scorso anno, una Mclaren che, parole loro, pensano già al 2024.

Gli unici contenti quelli della Aston Martin che hanno fatto la cosa più intelligente da fare per un team di secondo piano e con una sacco di soldi: compra i tecnici da(l)i team migliori, prendi un gran pilota e fai una copia della Red Bull 2022 leggermente riveduta. Risultato? Seconda forza del mondiale anche se ben distanziata dalla corazzata bibitara.

Quindi tutto finito? Ci teniamo liberi per i prossimi 23 weekend di gara? Forse no, considerando che nell’arco di una stagione infinita come questa tante cose possono succedere anche solo per sfinimento delle risorse umane in gioco, considerando la mole di lavoro che dovranno sobbarcarsi soprattutto le maestranze di ogni team.

immagine da planetf1.com

Intanto si va a Gedda per il gp saudita sperando che, in primis, non ci siano missili vaganti come nel 2022 e in secondo luogo le caratteristiche della pista favoriscano una maggiore lotta per le posizioni di vertice.

Se lo augurano i tifosi Ferrari, ormai più un riflesso condizionato che un esercizio volontario perchè se sei un tifoso Ferrari e considerando l’evoluzione delle ultime stagioni, allora si può tranquillamente buttare il ferro a fondo e sedersi sulla riva del fiume non per vedere di passare il nemico morente ma per fare ciao con la manina al nemico che passa con lo yacht mentre pasteggia ad aragoste e champagne.

Dopo la stagione 2022 non poteva esserci inizio peggiore per la rossa: buona in qualifica ma non come nel 2022, lenta in gara e disastrosa dal punto di vista dell’affidabilità. E non vale portare ad esempio lo zero Red Bull in Bahrain nel 2022 perchè è evidente come si parta da due basi completamente differenti, per potenzialità e approccio.

E’ la solita commedia che puntualmente si ripresenta dalle parti di Maranello, un pò come “Una poltrona per due” immancabile ogni vigilia di Natale considerando che quest’ultimo è fatta molto meglio e fa ridere ogni volta. In Ferrari invece c’è poco da ridere, o meglio, per i suoi tifosi di sicuro.

La prima gara, forse in maniera fin troppo evidente e quindi un pò esageratamente, ha mostrato lo sfascio attuale della Ges che si è dimostrata ancora a metà strada tra quella dell’uscente Binotto e del subentrante Vasseur, con tecnici e addetti di primo piano che hanno fatto i bagagli (tranquilli non ci metto Rosato tra questi) e fiori di responsabili che hanno abbandonato la barca dopo la prima gara seppur affermando che era una decisione pensata a lungo. E certo, uno va via, guarda caso, al termine di un GP tragicomico con l’aggravante di essere il primo GP stagionale. Mai visto gente rassegnare dimissioni a lungo meditate dopo un trionfo.

immagine da f1sport.it

Questo fa pensare a come sia gestita la GES e quale ambientino si fosse creato con le gestione Domenicali, Mattiacci, Arrivabene, Binotto e ancora prima nei secoli dei secoli… Sembra Beautiful ma c’è poco di bello. Vasseur forse non aveva compreso in pieno in che ginepraio si sia infilato o comunque gli diamo il beneficio del dubbio. Ora è difficile cercare di tappare le falle di una barca enorme con le dita, l’unico modo è di tornare a fare risultato in pista, vincere o quanto meno cercando di fare bella figura.

A questo proposito, le due rosse si presenteranno a Gedda con l’ala posteriore monopilone, sperando che sia un pò più stabile di quella vista nelle pl1 del Bahrain. Leclerc avrà sul groppone anche 10 posizioni di penalità per l’introduzione della terza centralina dopo le due saltate per aria a causa di cablaggi difettosi. Immaginiamo con quale gioia il monegasco abbia accolto la notizia…

In tutto ciò ancora non si è capito l’interesse e il ruolo di Elkaan e Vigna, per il momento eminenze grigie che poco hanno contribuito se non per affermazioni ben auguranti ma improvvide.

Tutte illazioni giornalistiche? Speriamo, anche se di solito quando questi spifferi escono dalla GES qualcosa e anche più di qualcosa di vero c’è. In ogni caso la Ferrari si è presentata in maniera totalmente inadeguata in questo inizio di 2023 e si sa che la Scuderia è sempre nell’occhio del ciclone, nel bene o nel male. Bienvenue monsieur Vasseur.

Se Maranello piange Brackley di sicuro non ride, con una W14 già bocciata dal suo pilota in cerca dell’octa e con un Wolff che ha già provveduto a mandare una lettera di scuse ai suoi tifosi, sempre con il malcelato tentativo di parlare alla moglie perchè suocera intenda, come fatto l’anno scorso con la famigerata TD39. Vedremo quest’anno quale sarà il problema fisico che affliggerà i suoi alfieri al volante. In ogni caso dal punto di vista mediatico e non, la tempesta di Brackley è poco più di un temporalone rispetto all’uragano di classe 5 che imperversa a Maranello.

Red Bull e Aston Martin invece viaggiano con il vento in poppa, cercano di mettere fieno in cascina in attesa di momenti difficili. Poco da dire, se In Red Bull hanno iniziato così bene è perchè sono bravi e magari non cambiano organigramma ogni anno o quasi. Poi ci sarebbe la piccola questione sul budget cap dello scorso anno, su quanto abbia influito per costruire l’attuale vantaggio prestazionale e sulla risibile pena inflitta da scontare quest’anno. Ma sono solo considerazioni da rosicone, alla luce anche dello sfacelo compiuto dalle più immediate concorrenti.

immagine da motorsportmagazine.com

Mr Stroll ha finalmente dato un senso ai suoi investimenti puntando sul meglio in termini di risorse umane e, probabilmente, anche nella maniera di gestirli. Vedremo quando e se la parabola della Aston ritraccerà con il proseguio della stagione oppure si tratterà di una presenza fissa dalle parti del podio. Alonso professa calma e gesso, ma figuriamoci se il primo che ci crede nel ritorno alla vittoria non è quella vecchia faina.

Scusate la faciloneria nel parlare delle altre cenerentole invitate al ballo ma onestamente le uniche parole da spendere sono per una Williams che è riuscita a mettere in piedi una prestazione di tutto rispetto in Bahrain e punta al bis a Gedda e una Alfa Romeo Sauber Audi ecc ecc che, almeno con Bottas ha tenuto un minimo fede alle aspettative della vigilia. Le altre, a cominciare da Alpine e finendo con Haas e Alpha Tauri, dovranno rimettersi in riga altrimenti saranno volatili per diabetici, anche se non confrontabili con quelli che eventualmente voleranno dalle parti di Maranello nel caso di un malaugurato bis.

A dispetto dell’inopportunità del luogo in quanto a tradizione motoristica e rispetto dei diritti umani, si spera che questo gp edizione 2023 possa essere altrettanto spettacolare come quello 2022. Si spera che le caratteristiche del tracciato accorcino le distanze, enormi, viste tra i team in Bahrain. Si sa che la speranza è l’ultima a morire ma anche che chi visse sperando ecc ecc.

Pista con degrado basso, dovrebbe favorire una gestione del passo gara più aggressiva, con Pirelli che porterà le mescole C2, C3 e C4, quindi al riparo da usura eccessiva.

Un ultima considerazione sull’uomo del momento, Vasseur. Da uomo addentro alle vicende motoristiche da trent’anni come ha affermato esso stesso, si spera che abbia fatto un corso accellerato e proficuo di maranellismo applicato alla Ges per poter dare quell’impronta che, forse non i suoi capi, ma i tifosi si augurino possa dare alla Scuderia. Insomma deve cercare di trasformarsi nel Thomas Cromwell della Ferrari. Che lo faccia in fretta perchè al momento assomiglia più a Don Abbondio. E se è vero che anche Cromwell finì decapitato, la cosa è comune a tutti quelli che lo hanno preceduto, che cerchi almeno di arrivare al patibolo attraverso un cammino lastricato di vittorie.

*immagine in evidenza da thelastcorner.it

Rocco Alessandro

BASTIAN CONTRARIO: LA LOTTA ETERNA

Parto in quinta, dicendo immediatamente che nessuno sano di mente (naturalmente sapendo com’è finito il mondiale l’anno scorso e, soprattutto, dopo aver visto quei tre miseri giorni di test), si sarebbe aspettato un inizio di campionato in stile 2022 per la Ferrari. Ciò detto, nemmeno ci saremmo mai aspettati la fine indecorosa alla quale tutti abbiamo dovuto assistere domenica scorsa. Non ci sono giustificazioni, non ci sono scuse, ciò che rimane è tanta rabbia e rammarico per quello che sarebbe potuto essere e che non è stato. Il nuovo corso Ferrari a fine campionato (anche se per onestà e decenza debbo dire che la dirigenza aveva deciso già ben prima di novembre) ha scelto la strada che tutti conosciamo, puntando su un nuovo timoniere (parlo di timoniere di proposito, visto che il capitano è un altro) che avrebbe dovuto traghettare la nave rossa verso nuovi orizzonti. Ebbene gli orizzonti scorsi ieri non sono affatto nuovi, anzi è un film già visto, una lotta eterna che dura ormai da tempo immemore.
Sia chiaro sin da subito: la SF23 è la macchina dello staff di Mattia Binotto, l’ho detto in passato e lo grido a gran voce anche ora. Non ho di certo intenzione di rimangiarmelo o di girarci attorno. Nel bene e nel male rimarrà roba sua e del suo team e ricordo ancora le risatine a denti stretti di molti che, dopo (l’entusiasmo) della presentazione, affermavano il contrario, gli stessi che ora fanno marcia indietro (tranne che per le risate) dandomi ragione, evidentemente solo perché in questo momento ne conviene la virtù, visto il risultato di domenica. La prima domanda che mi viene in mente, alla luce di quanto visto, è: quanto è pesato allo staff tecnico di Maranello l’allontanamento di Binotto? Perché se è vero che è stato lui a seguire i lavori di gestazione, è anche vero che ha liberato l’ufficio da gennaio e quindi mi chiedo cosa diavolo hanno fatto in sua assenza in questi mesi che hanno preceduto la partenza del Bahrain GP? Quanto peserà in futuro la sua assenza? Perché il discorso, che ormai è divenuto un ritornello, che è una lotta eterna appunto, è sempre lo stesso e cioè che in seno alla Gestione Sportiva non c’è continuità. I dati al simulatore davano una SF23 forte, magari non subito all’altezza di una già pronta RB19, di sicuro non così indietro come abbiamo visto allo spegnersi dei semafori. L’attuale monoposto di Maranello doveva essere (ed è!) la naturale evoluzione di quella precedente, proprio come lo è l’attuale RB19. Purtroppo domenica abbiamo assistito ad una orribile involuzione con, apparentemente, gli stessi cronici problemi di motore. Questo fallimento di PU, mi da l’assist per poter citare il “capitano” della Gestione Sportiva (Vigna), il quale, poco prima dell’inizio del mondiale, si spese in un comizio elettorale, ad uso e consumo di giornali, telecamere e azionisti (perché solo loro contano per l’attuale dirigenza), affermando che la Rossa aveva risolto i problemi di affidabilità e che addirittura avremmo avuto a disposizione un “motorone”. Come ha già detto il mio amico Salvatore (@Mat14_05 sul Twitter), immediatamente dopo la fine del GP barenita, “un bel tacere non fu mai scritto” ed il volare basso, aggiungo io, è la prima regola in uno sport dove l’umiltà ed il duro lavoro sono tutto. Proprio queste dichiarazioni, unite all’epurazione effettuata a fine mondiale 2022, mostrano tutta l’inadeguatezza dello staff dirigenziale e manageriale della Rossa. Proprio la prestazione monstre dell’anonima e silente Aston Martin vanno a rimarcare quanto ho appena scritto: Stroll sr., a differenza del nostro Presidente, ha voglia di vincere realmente e quindi agisce di conseguenza andando a fare spesa proprio dai bibitari, sottraendogli “il figlioccio” di Newey, il quale si è portato dietro con sé, segreti e qualche altro buon ingegnere altrettanto motivato. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, dove uno come Stroll jr. senza nemmeno aver toccato il volante nella tre giorni di test sempre in Bahrain, arriva sesto e l’immenso Alonso (che non aspettava altro!), corona il sogno arrivando a podio mettendosi dietro detrattori, Ferrari e chi gli passa mezzo retrotreno della sua AMR23, cioè i crucchi della Mercedes i quali, a loro volta, stanno anche messi peggio della stessa Rossa a Dio piacendo! Come mai degli ingegneri appartenenti ad una squadra campione del mondo (quindi situati in una realtà solida e sicura), hanno preferito fare un salto nel buio andando in un team che l’anno scorso era solamente settimo nel campionato costruttori? Le motivazioni sono solo i (tanti) soldi ricevuti? Di sicuro il compenso pattuito ha il suo peso, eppure dietro c’è dell’altro e cioè la garanzia di stabilità che ogni team (inglese!) fornisce al proprio staff e che, evidentemente, fa parte della loro cultura lavorativa e sportiva. Inutile dire, tra l’altro, che le citate squadre si trovano tutte in un fazzoletto di terra, il che comporta zero spostamenti per loro e, soprattutto, per le loro famiglie.
Ferrari è totalmente isolata, il che mi potrebbe stare anche bene visto che questo comporta un aurea di esclusività, solo che questa esclusività serve a ben poco se poi bisogna guadagnare magre figure (per non dire altro) come quelle di domenica scorsa. Chi vorrà mai venire a Maranello? Perché un team di F1 diviene vincente negli anni, rimanendo stabile nel suo organigramma e, nel contempo, rafforzando ed integrando con personale adeguato, fornendogli strumenti necessari e soprattutto serenità, quella famosa stabilità che Maranello rifugge da tempo immemore come in una lotta eterna soprattutto contro se stessa e che non fa nulla per nasconderlo al mondo esterno. Allo stato attuale, trasferirsi in Ferrari equivale ad un suicidio assistito: chi vorrà mai venire in Emilia Romagna, spostando le proprie famiglie, senza nessuna garanzia di rimanervi a lungo termine? Per quale motivo si dovrebbero avventurare in un buco nero, chiamato Ferrari, che inghiotte tutto; carriera compresa? Non avremo mai la controprova purtroppo, caso mai ci fosse stato l’ex Team Principal di come le cose sarebbero andate (e sono sicuro che se ci fosse stato lui domenica scorsa sarebbe stato messo in croce senza posa… a ragione dico io!). Non dico che non sarebbe successo nulla ovviamente, è anche vero che forse ci sarebbe stata un’opportunità di minimizzare quel disastro… forse. Intanto è stato mandato via un uomo che di sicuro non era il migliore dei Team Principal (che poi, con la dirigenza che la Rossa si ritrova, devo sempre capire, una figura come il Team Principal, appunto, possa eccellere) e nel contempo di sicuro è un ottimo ingegnere che ha seguito, assieme ai suoi uomini, la gestazione della nuova nata a Maranello. Sono perfettamente consapevole che la mia levata di scudi nei riguardi di Binotto suscita perplessità se non rabbia. Se il sottoscritto si spende tanto nei suoi riguardi non è perché ci guadagna qualcosa, bensì perché ama la logica ed odia gli sprechi: invece di tenerlo (continuità) ed affiancargli qualcuno (rafforzare), che lo potesse supportare (magari proprio con quel Todt che è stato rifiutato dal “mega presidente laterale”), come logica impone, si è preferito sprecare tutto quello scibile e quell’armonia che si stava creando in seno alla squadra. Ribadisco: per quale motivo un nome di grido dovrebbe venire ad impantanarsi in un guano del genere?
Adesso Ferrari deve vedersela da sola, con le proprie forze interne, sperando che riesca a venire a capo del problema ed allo stato attuale, dopo quanto visto, il mondiale si gioca più sul proteggersi da Aston Martin (ed AMG che ritornerà), che non inseguire una stratosferica Red Bull che con il suo alfiere sono già al 2024! Come in un film già visto, la Rossa si trova nuovamente a combattere questa lotta eterna che chissà per quanto tempo ancora dovremo assistere.

Vito Quaranta