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BASTIAN CONTRARIO: LA F1 ALZA BANDIERA ROSSA

Ebbene sì, la F1 (intesa come Liberty Media e Federazione Internazionale dell’Automobile) si arrende e, a differenza di quando uno sconfitto che per far capire la resa alza bandiera bianca, l’organizzatore della massima serie del motor sport su quattro ruote lo fa alzando bandiera rossa e, per non farsi mancare nulla e per andare sul sicuro, la alza per tre volte.

Ben venuti nel nuovo mondo di Liberty Media, dove ciò che conta è solo lo spettacolo da dare in pasto al vastissimo pubblico che ha fame di azione. Rimanendo in tema culinario, mi permetto di riportare le parole di Bernie Ecclestone che pronunciò a distanza di tempo dalla vendita dei diritti TV agli attuali proprietari della F1: “gli ho consegnato un ristorante a cinque stelle e loro lo hanno ridotto ad un fast food!”. Liberty Media (e magari non solo loro) potrebbe dire che con il ristorante di lusso non si guadagna tanto (a differenza di adesso!), vero è che nel suddetto ristorante, come ha fatto saggiamente notare @Lucacapvt, ti sedevi e mangiavi bene a differenza dello schifo che danno appunto nei locali da “cibo veloce”. Domenica scorsa ne abbiamo avuto la prova tutti del livello raggiunto e della direzione che l’organizzatore ha deciso di prendere. La F1 che annega nel suo stesso brodo regolamentare: investe tanto nella nuova generazione di monoposto turbo ibride, pubblicizzando il livellamento tra le squadre con inevitabile spettacolo dato dalle maggiori lotte e, nel contempo, contingenta tutto e tutti con il budget cap in nome del risparmio e del green, con il risultato che ha creato un mostro ancora più vorace di quello generato nel 2014. Avvilente e straziante nel contempo, vedere Verstappen che passa Hamilton come quando in autostrada vai a 90 orari e la polizia ti supera a 180! Liberty Media e FIA si rendono conto (di certo non lo hanno capito domenica scorsa… si sapeva già tutto in quella barzelletta di tre giorni di test) che il mondiale è finito ancora prima di iniziare e, allora, per rimediare al bordello che hanno creato cercano di farlo nel modo più squallido e vergognoso possibile. Non mi va di soffermarmi oltre sull’increscioso spettacolo al quale abbiamo assistito, di primo mattino per giunta, domenica scorsa mentre invece vorrei discutere due episodi, se possiamo chiamarli così, che lo sciagurato GP australiano ha evidenziato.

Il primo è l’inesorabile incidente di LeClerc. Il buon Charles peggio di così non poteva iniziare e, sebbene nel 2020 con un motore spompo raccoglieva poco o nulla, è anche vero che in quell’anno egli già sapeva come sarebbe andata (nell’attesa che si avverassero le promesse del 2022) e quindi approcciava alla corsa a cuor leggero, senza tante aspettative. Quest’anno invece è totalmente diverso: ne viene da un anno dove è stato protagonista se anche per poco, ne viene da un anno dove assieme al compagno hanno lottato per delle vittorie che hanno condotto la squadra ad essere seconda forza. Ora si ritrova a dover lottare con la macchina (che dovrebbe essere l’evoluzione migliorata della precedente), con la squadra, il compagno e chissà con chi altro! Povero Charles, è duro e pesante l’onere della corona e quest’ultima inizia ad essere anche stretta. Il monegasco, a differenza del citato 2020, ha un approccio più aggressivo, più nervoso, perché tutto è andato storto, per non dire altro, ed egli sa già che anche quest’anno dovrà remare anziché correre per vincere. Ciò è frustrante e i singoli episodi negativi che succedono durante il weekend di gara proprio non aiutano. Da qui, l’errore che ha commesso al primo giro (anche se Stroll è stato molto “fantasioso” nel volersi infilare tra Charles e Fernando… andiamo avanti!), figlio di quel nervosismo che ormai non riesce più a nascondere e siamo solo al terzo di ventitré GP. La giustificazione da parte degli estremi difensori è calata puntuale, eppure vorrei ricordare che, proprio nel GP precedente a quello australiano, Verstappen partiva quattordicesimo: la differenza, se l’olandese non ha commesso cappellate, sta tutta nella fiducia che il pilota ha nel mezzo e nella squadra. Max sapeva che con la RB19 a sua disposizione non aveva senso spingere da subito, perché con traffico regolarizzato avrebbe ripreso tutti… cosa che è avvenuta puntualmente. Charles questa serenità non ce l’ha, perché non ha né un mezzo né una squadra compatta ed aggiungo, considerando l’attuale situazione, che rischiamo di vederlo spesso partire tra la quarta e l’ottava posizione della griglia. Partire da quelle posizioni aumenta la probabilità di incidenti (chiedere ad Alonso del 2012), quindi mi auguro che il monegasco (ed il suo compagno il quale non è esente da errori) se ne faccia una ragione altrimenti può solo peggiorare la sua situazione. LeClerc, sia chiaro, non è da mettere in croce, perché, in questa disastrata Ferrari, i piloti sono l’ultimo dei problemi (quante volte ho scritto questa frase?), vero è che se il monegasco vedeva nel Messia francese un amico, e chissà cos’altro, mi sa che forse si è sbagliato. Purtroppo Vasseur avrà bisogno di tempo e Dio solo sa di quanto e, soprattutto, se saprà arrivare all’unico risultato utile che tutti vogliono.

Questa considerazione mi porta al secondo punto di riflessione e cioè che domenica scorsa in pista la seconda forza dichiarata non era Aston Martin, bensì la Mercedes di Hamilton e Russell. Nel weekend australiano i crucchi hanno insegnato all’evanescente dirigenza ferrarista in primis, a molti a Maranello e ai forcaioli della carta stampata e dei social, cosa significa lavorare in F1: AMG ha cannato il progetto per due anni consecutivi e lo stesso Toto, davanti alle telecamere, non si è nascosto in merito dicendo le cose come stanno. Ebbene, nonostante questa clamorosa debacle, a Stoccarda non hanno licenziato nessuno, non hanno mandato via nessuno, non è stato creato nessun clima avvelenato di ansia o terrore, sebbene la pressione fosse enorme. Siamo giunti al terzo GP ed AMG si è presentata in Australia come seconda forza e solo la strategia scellerata (non solo Ferrari dunque sbaglia in questo reparto…) che ha letteralmente affondato Russell (motore arrosto a parte si capisce) non gli ha permesso di portare tutti e due i piloti sul podio. Stabilità, organizzazione, programmazione e, soprattutto, voglia di vincere rendono una squadra capace di reagire ad ogni difficoltà. I tempi di reazione si restringono perché il team è rodato, all’interno c’è fiducia ed è necessario apportare solo piccoli correttivi in seno alla squadra stessa senza stravolgerla. Non sono un fan di Toto&Co., vero è che non sono nemmeno cieco e i fatti sono sotto gli occhi di tutti, almeno sotto gli occhi di chi mette tifo ed orgoglio da parte e li vuole tenere aperti. AMG continuerà a crescere e sebbene al momento Red Bull è imprendibile, sicuramente se la giocherà con Aston Martin… perché Ferrari al momento non è affatto un problema. Miei cari (pochi e coraggiosi) lettori, vi potete graffiare a sangue e disperarvi ogni domenica di GP, eppure questa Rossa non caverà un ragno dal buco, perché chi decide non ha voglia o, meglio, non ha interesse nel vincere veramente in quanto conta solo il rapporto azionario di fine trimestre ed i risultati di questa politica si vedono in pista.

Nel frattempo Red Bull tutta ringrazia e di contro la F1, per cercare di tenere buoni tutti ricorre agli artifici, senza rendersi conto che in realtà si è solamente arresa a se stessa alzando bandiera rossa

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON-PAGELLE DI MELBOURNE

E anche la trasferta down-under per eccellenza va in archivio. Mi è sempre piaciuto il circuito di Melbourne, sin da quando è entrato a far parte del circus a metà anni 90. Sarà per le geometrie old style, per le titolazioni di molte curve a piloti mitici (c’è una Ascari anche qui!), sarà per la splendida cornice dell’Albert Park in cui è inserito, sarà per i tersi cieli australi che proprio a Melbourne permettono di spaziare lo sguardo, con un sapiente uso three-sixty della telecamera dell’elicottero, dal gelido oceano antartico passando per il moderno Business District pieno di grattacieli del centro cittadino fino all’infuocato e sterminato Outback, sarà per il fascino un po’ alieno che queste perlopiù disabitate terre generano, sarà per la segreta e intima eccitazione che l’orario antelucano in cui bisogna alzars… ah no.

Ecco, partiamo da qui.

Dopo anni in cui ho guardato il GP d’Australia in differita mi ritrovo ad alzarmi alla solita ora in cui mi alzo tutti i giorni e anziché guardare Rainews metto su Now e guardo un gp. Che strano, vero? Bello? Uhm… non proprio. La cosa più intelligente detta in questo week end è uscita dalle labbra di Checo Perez: orario totalmente assurdo per far correre un GP a Melbourne, in questo periodo dell’anno. Non c’era bisogno di consultare le oscure effemeridi di un astronomo rinascimentale per sapere che la combinazione di autunno australe e la latitudine negativa di Melbourne fanno tramontare il sole intorno alle 18 ora locale. Che poi, intorno all’equinozio, si sa che il tramonto è lungo… be’, è lungo come la quaresima! con il sole basso a emanare luce sempre più stanca prima di svanire oltre l’orizzonte.

Quindi perché far partire il GP alle 15 ora locale?

In questa acuta osservazione di Checo si trova l’humus su cui si innestano tutte le polemiche post-gp incentrate sulla non meglio precisata spettacolarizzazione dei GP che sta nei sogni bagnati delle dirigenze di LM e FIA, rispettivamente (e rispettosamente parlando).

L’ombra del sospetto di ricavare una audience live più consistente del passato per la visione del GP in Europa è più che fondata, tutti incuranti del fatto che i piloti avrebbero affrontato l’ultima parte del GP con il sole in faccia in tutto il tratto del circuito che va dalla curva 14, passando per il rettilineo d’arrivo, fino alla curva 5, cosa che, evidentemente, nessuno ha minimamente pensato di valutare. In queste condizioni nessuna visiera ultratecnologicamente polarizzata che i piloti possono montare sui caschi può nulla. Se poi a ciò  aggiungiamo gli ettolitri di testosterone e di adrenalina che tipicamente mandano in affanno i sistemi endocrini dei piloti nell’imminenza dello standing start allora si può spiegare, senza bisogno di ulteriori e complicate dietrologie, il caotico finale del GP.

Chiarisco subito il mio pensiero, opinabile eh! Per carità!, sulle decisioni della direzione gara nel finale: hanno sbagliato.

Hanno sbagliato perché l’incidente di Albon forse non richiedeva bandiera rossa (ma qui, onestamente, sono più incerto rispetto ai prossimi casi perché la massa di sabbia e detriti in pista era davvero tanta).

Hanno sbagliato perché dopo l’incidente di Magnussen hanno aspettato troppo per far uscire la SC.

Hanno sbagliato perché poi hanno aspettato troppo per mettere la red flag.

Hanno sbagliato perché a quel punto potevano tranquillamente, e regolarmente, far terminare la gara a punteggio pieno con classifica al giro precedente. Questa è la soluzione che avrei preferito visto che mancavano solo due/tre giri alla conclusione.

Hanno sbagliato perché una volta presa la (più che discutibile) decisione di far riprendere la gara con standing start allora dovevano tenere conto che di gara si trattava, sia pur con la classifica stravolta che la caotica ripartenza ha generato e, magari, comminando tutte le penalità del caso.

Hanno, infine, sbagliato a penalizzare Sainz in quel modo. Se, di fatto, non consideri quanto accaduto alla ripartenza come gara effettiva allora l’infrazione di Sainz è avvenuta in un momento di non-gara. La comminavi, perché probabilmente ci stava, ma la facevi scontare al GP successivo o con arretramento in griglia o scontandola al primo pit. E poi perché solo lui? Non mi pare che il gruppo abbia brillato per lucidità. Sainz, Gasly, Perez, Sargeant e Ocon (quest’ultimo, poco sorprendentemente, il più stupido di tutti) hanno fatto un bel po’ di danni là in mezzo. Forse il solo Perez passava indenne la forca della penalità ma gli altri sarebbero stati da penalizzare insieme a Sainz chi allo stesso modo per aver causato una collisione evitabile (Sargeant e Ocon) chi per rientro pericoloso (Gasly).

Si noti, infine, che la scellerata decisione di far ripartire di nuovo la gara con rolling start con classifica ricavata dalla griglia della partenza precedente non vedeva al proprio posto, per ovvie ragioni, le Alpine. Ma allora perché rimettere Alonso e Stroll al terzo e quinto (poi quarto per la penalità Sainz) posto? Che senso ha avuto tutto ciò?

Quel sole in faccia, del resto, lasciava intuire che quella ripartenza non sarebbe stata proprio lineare. Spettacolo o “spettacolo”? Spettacolo-senza-virgolette o spettacolo-con-le-virgolette? mi sono già posto questa domanda in un altro articolo del blog e la scelta dell’orario e della standing start a due giri dalla fine, in combinazione con le eufemisticamente opinabili dichiarazioni rilasciate dal presidente FIA durante la sprint della Motogp, lasciano intravedere l’amore per le virgolette che pare albergare nei cuori e nelle menti di chi comanda il Circus.

Oppure, lasciatemi divertire un po’, nessuno s’è reso veramente conto di aver assistito al primo Gran Premio Quantistico della storia! Schrödinger levati, che qui sono tutti più intelligenti di te! I giri dal 57 alla fine si sono sia corsi che non corsi. L’ordine di arrivo è quello ma è anche un altro. Sainz ha buttato fuori Alonso ma anche no. Stroll è andato per campi ma si è ritrovato anche in quarta posizione! E, udite udite!, Verstappen ha vinto pur rischiando di uscire al 48°  giro ma non ha vinto perché è uscito al 48°  giro!

GP Quantistico? E non-pagelle quantistiche siano! L’ordine quindi è puramente casuale!

RUSSELL

Bravo Giorgino! Rifila l’ennesimo smacco in qualifica ad Hamilton dove, peraltro, è l’unico insieme a Max a scendere sotto l’1.17. Parte in modo eccezionale uccellando un Max (a onor del vero nella sua inedita versione o’ cauteloso) nel più limpido dei modi alla prima curva. Conduce, e bene, per qualche giro sino alla SC generata dall’incidente di Albon e qui abbiamo il primo effetto quantistico della gara: Mercedes, intelligentemente,  decide di pittare George e lasciare fuori Lewis a portarsi dietro Verstappen! (……..Questi ultimi pittano al giro dopo in regime di SC ma si ritrovano nelle retrovie così George ha vita facile nel fare il vuoto e arrivare a cogliere la sua seconda vittoria in carriera davanti al sorprendente Hulkenberg!………)   ma la successiva red flag infrange i sogni di gloria del nostro il quale è costretto a ripartire a centro gruppo e poi non pago di tanta iella, mentre stava recuperando alla grande si ritrova pure il motore in fiamme che lo costringe a parcheggiare mestamente la sua AMG appena fuori l’uscita box generando la terza SC della giornata. Comunque la vediate il buon George è da applausi a scena aperta.

PEREZ

L’orribile, e più che evitabile, errore nel Q1 lo costringe a partire dai box da dove, onestamente, non è che faccia vedere delle gran cose a parte l’impressionante sorpasso su Piastri al 25° giro: pur avendo quest’ultimo DRS da Tsunoda si vede superare da Perez come fosse fermo! La RBR si conferma ancora una volta di un altro pianeta. Al di là di questo episodio, però, Checo pare avere un ritmo piuttosto irregolare perché (al netto che anche lui è rimasto vittima strategica della prima red flag) impiega molto, troppo tempo per riportarsi nelle posizioni che contano, Norris nello specifico, che supera solo al 43° giro. In realtà la sua condotta è molto strana perché alterna giri molto veloci (tra cui il fastest lap)  ad altri lenti. Onestamente non so il motivo. Il caos finale (………..lo vede sfruttare il suo QI alla grandissima! Si rende conto che il sole è troppo basso sull’orizzonte e che infastidisce tutti. Quindi prima del re-start Installa una visiera da fantascienza che gli fa calcolare al millesimo tutti gli spazi e in un giro supera tutti compreso Max, il quale girandosi alla penultima curva regala un insperato podio al sorprendente Hulkenberg!………..) gli regala un quinto posto di fatto non meritato. Il voto sarebbe largamente insufficiente, visto il missile che si ritrova a guidare, ma per aver imbroccato il commento più intelligente di giornata gli assegniamo il premio Schrödinger. Alla via così.

SAINZ

Bella la qualifica dove si dimostra decisamente più “ordinato” di Leclerc. Parte bene tenendosi lontano dai guai e infilandosi nel posto giusto per guadagnare una posizione. Sceglie, insieme a Russell, la pittata intelligente durante la SC post-incidente-albon ma tutto viene vanificato dalla bandiera rossa. Di lì in avanti la sua gara è faticosa e per aver ragione di Gasly deve trovare tutta la (poca?) cattiveria agonistica di cui è capace. Nonostante le esultanze dei commentatori (fatta eccezione, al solito, per Valsecchi che pur nel suo modo eccessivamente affannoso e ansiogeno c’azzecca più spesso che sovente) a me il suo ritmo è parso piuttosto scadente visto che non riesce né a scrollarsi di dosso Gasly né a impensierire Alonso. Forse l’unico lato positivo mostrato da Sainz, e da Ferrari, in questa gara è aver comunque retto decentemente sulle bianche. Mancando Leclerc non sappiamo se ciò sia stato dovuto ad una guida “sparagnina” da parte di Sainz o se ad altro. Tutto sommato la sua è una buona gara (……..che vede sfumare il podio a favore del sorprendete Hulkenberg solo a causa della penalità:  un quarto posto che dà comunque fiducia in vista della pausa pre-Baku…….…) che però rovina alla ripartenza finale finendo lungo alla prima curva quel giusto per impattare Alonso e prendersi la penalità (quantistica) che nella pagliacciata finale lo vede terminare ufficialmente ultimo. Mah!

HAMILTON

Se non fosse che prende paga da Russell in qualifica per l’ennesima volta. Se non fosse che la prima red flag l’ha favorito oltre i suoi meriti. Se non fosse che Alonso ha deciso di non impegnarsi troppo. Se non fosse che l’ultima SC e bandiera rossa l’hanno ulteriormente favorito. Se non fosse che… se non fosse che… e a forza di se non fosse che (………..potremmo dire che questa vittoria di Hamilton non sarebbe meritata ma siccome è là sopra al primo gradino del podio per la prima volta dal 2021, peraltro davanti al sorprendente Hulkenberg, allora l’applaudiamo e notiamo che in classifica mondiale è appena dietro a Perez………) si porta comunque a casa un secondo posto che sa di buono perché, in fondo, è comunque merito suo se sta lì e non altrove. D’altra parte la soddisfazione di superare Max (ripeto: nella sua inedita versione o’ cauteloso) all’inizio se l’è tolta e stava pure conducendo bene strategicamente perché tenendosi sotto DRS da Russell il duo Mercedes avrebbe potuto fare molto bene, sempre strategicamente parlando, e rendere molto ma molto difficile la vita a Max. Anzi no, mi contraddico (in fondo sono non-pagelle quantistiche, no?): oggi il suo merito è stato sfruttare i demeriti (e le sfortune) degli altri la qual cosa è testimoniata dal suo sorrisone in parco chiuso, decisamente inedito. Ma va bene così: verranno, per lui, tempi peggiori.

VERSTAPPEN

Dopo averlo più volte irriverentemente paragonato a Schumy oggi tiriamo fuori Prost. Il Max nella sua inedita versione o’ cauteloso è stata una novità che non mi aspettavo. Ad una qualifica un po’ difficile ma comunque sufficiente per la pole, grazie alla stupidaggine di Checo e ad un Leclerc disordinato, fa seguire una partenza molto cauta, in versione Prost per l’appunto, consapevole di avere il mezzo per non preoccuparsi troppo. Tuttavia, sarebbe stato interessante vedere lo sviluppo della corsa se non ci fosse stato l’incidente di Albon perché le due Mercedes si erano messe nella situazione migliore per provare ad infastidire Max con Russell a fare il ritmo, Hamilton a tenersi a distanza DRS che avrebbe potenzialmente impedito a Max di superarlo. Certo, quel che si è visto con Perez e Piastri farebbe pensare che alla fine non sarebbe cambiato nulla ma, in questo GP così pieno di what if, non si poteva dar proprio tutto per scontato. Fatto sta che dopo la prima bandiera rossa supera agevolmente Hamilton, si porta a distanza di sicurezza di una decina di secondi in un amen e per tutto il resto del tempo guida con il gomito fuori dal finestrino. Forse un po’ troppo perché al 48° giro (a proposito, sappiate che se scrivete un numero e, attaccato di seguito, una “o” minuscola Word trasforma immediatamente quest’ultima in   °   : non c’entra niente ma è la mia prima grande scoperta informatica del 2023) il nostro si distrae e (………finisce per campi! Lasciando via libera agli inseguitori e aprendo la strada ad un podio sul quale sale persino il sorprendente Hulkenberg!………) fa un po’ di off-road alla penultima curva, facendo correre un brivido sulla schiena di Horner! Poco male per lui che gestisce comodamente il resto della gara, caos vari compresi, che stravolge un po’ tutto tranne la sua facilmente prevedibile vittoria. O’ cauteloso!

ALONSO

Non vorrei apparire contro corrente per forza ma siamo già alla terza gara di seguito in cui, pur dovendo, e giustamente!, spellarmi le mani a forza di applausi per la old fox asturiana ho sempre l’impressione che avrebbe potuto fare meglio. Passi per la prima gara, in cui la sorpresa generale di questa Aston Martin straordinariamente competitiva, induceva una certa cautela per preservare il risultato altrettanto straordinario che si stava ottenendo ma nella scorsa gara e in questa mi è sembrato che Fernandello nostro potesse provare un ritmo migliore ma che non lo facesse perché riteneva non possibile raggiungere chi gli stava davanti. E se nelle prime due gare là davanti c’erano le RBR, quindi era comprensibile, un po’ meno comprensibile lo è stato a Melbourne in cui davanti a lui, e neanche molto distante per tutta la gara, c’era l’ondivago eptacampeao che negli scorsi due gp non sembrava certamente in grado di resistergli. Forse la mia impressione è sbagliata, ci mancherebbe, ma (…………lo zero rimediato in questa gara, sia pur per colpa di Sainz, fa molto riflettere sul fatto che con un po’ di coraggio in più, gettando il cuore oltre l’ostacolo come s’usa dire, si potrebbe ambire a risultati ancora più prestigiosi di quelli già eccellenti che Aston Martin sta ottenendo. Qui, ad es., se Alonso nell’ultimo re-start fosse stato davanti a Hamilton, anziché dietro, avrebbe colto un secondo posto facile facile e distanziare ulteriormente la Ferrari in classifica con Sainz quarto causa penalità che ha aperto il podio al sorprendente Hulkenberg……..) non vorrei che gli auspicabili miglioramenti che giungeranno a Baku, Imola o cmq nelle gare seguenti da parte dei competitor possano far mordere le mani a qualcuno in Aston Martin. Bene, benissimo, ma con, pur microscopica, riserva.

STROLL

Continua la sua anonima stagione. Vero è che nelle prime due gare soffriva per l’infortunio (e, fosse stato per me, non avrebbe dovuto correre) ma ora del tempo è passato e continua ad essere anonimo. L’unico suo guizzo è stato il dritto sulla sabbia dopo la ennesima red flag che solo la dea bendata ha annullato trasformandolo in un (……..quinto posto totalmente immeritato con davanti a sé Sainz penalizzato e il sorprendente Hulkenberg al primo podio della sua carriera………) quarto posto del tutto immeritato e arrivato del tutto casualmente. Peccato perché, a differenza del classico pilota pagante, lui qualche numero l’avrebbe anche: è veloce sul giro secco (ma si prende, per ora, le piste da Alonso 42enne) e sul bagnato se la cava molto bene. Aspettiamo ancora che dia segnali di essere nel 2023 e non più nel 2022.

GASLY

Eccellente qualifica che lo vede non soltanto nuovamente in Q1 dopo Gedda ma anche davanti a Ocon. Conduce una gara ottima agganciandosi al treno Sainz e non mollandolo più fino al caos finale (…….che vede solo il sorprendente Hulkenberg tra lui e il podio……..). Lo fa peraltro con una certa facilità che se da un lato mostra i progressi Alpine già intravisti a Gedda dall’altro testimonia che gli entusiasmi dei commentatori Sky per il ritmo di Sainz forse non erano poi molto fondati. Peccato per il pasticcio finale che lo priva, ingiustamente, di un risultato di grande rilievo ampiamente alla sua portata in questo finale.

 

MCLAREN

Bene Norris e Piastri, per la prima volta a punti nel suo gp di casa, oggi. A una qualifica disastrosa fanno entrambi seguire un GP abbastanza sorprendente in termini di ritmo, almeno rispetto alle aspettative. Direi che entrambi si sono mostrati pimpanti, in particolare Norris che, forse rinfrancato dalla decente competitività di McLaren su questa pista, ha mostrato i numeri di cui è capace cogliendo un sesto posto difficilmente pronosticabile alla vigilia, sia pur aiutato dal caos del finale (…….in cui solo il sorprendente Hulkenberg gli ha negato la gioia dell’insperato podio, dopo tutte le collisioni da cui era riuscito a uscire indenne……..). I segnali mostrati da questi team fanno pensare che ci sia ancora molto da ricavare da queste vetture e non si esclude che l’arrivo della più o meno auspicata nuova TDxx possa rimescolare un po’ di carte.

OCON

Sì, è vero, Gasly è uscito da quella curva un po’ incautamente, c’era un gran caos ecc. ecc. ma Ocon dove credeva di andare? Considerando che tutti i piloti di Formula 1 hanno riflessi eccezionali come ha fatto questo tizio a non rendersi conto che doveva frenare per evitare la collisione con Gasly? Per lui non ci sono universi alternativi in cui andare a pescare un risultato clamoroso: non c’è Schrödinger che tenga e gli assegniamo il premio di co…rmorano di giornata.

ALPHA TAURI

Bene Tsunoda, alle soglie del Q1 in qualifica e sempre combattivo in gara: il primo punto della stagione, sia pur frutto del caos finale, è ben meritato.

Male invece DeVries che continua a cedere vistosamente quanto inaspettatamente il passo rispetto a Tsunoda sia in qualifica che in gara. Anche oggi si è preso 3 decimi in Q e in gara girava a distanze siderali dal suo teammate.

ALFA ROMEO

Male, male, male Alfa Romeo in questo GP, dove però va distinto Zhou, comunque ottimo in gara e capace di prendersi i primi punti della stagione nel caos finale, da Bottas talmente impalpabile da trovarsi ultimo e doppiato prima dell’ultima bandiera rossa e ultimo, fisicamente parlando (11° di 12 considerata la penalità di Sainz), tra gli arrivati alla bandiera a scacchi.

WILLIAMS

Bene ma non benissimo Albon mentre stavolta molto male Sargeant. Il primo fa una qualifica eccezionale che lo issa all’8° posto in griglia. Purtroppo l’errore all’8° giro gli costa un brutto incidente e spreca un’occasione d’oro. Queste sono le occasioni che uno come lui deve sapere sfruttare se vuole rientrare nel giro di sedili importanti. E invece non l’ha fatto. Male senza discussioni Sargeant che si prende un’infinità in Q da Albon e conduce una gara anonima con errore, a mio avviso, penalizzabile come Sainz nella caotica ripartenza finale in cui butta fuori DeVries alla prima curva. Albon, comunque, conferma il progresso di Williams che non è più la cenerentola delle scorse stagioni e che può giocarsela a centro gruppo con una certa comodità.

MAGNUSSEN

Insolitamente anonimo il buon Kevin che oggi si è fatto vedere solo per il suo strano incidente che ha dato il la al caos finale. Onestamente non ho ancora capito se al 54° giro è andato a muro perché ha sbagliato lui (magari accecato dal sole in faccia) e a causa di ciò si è rotto cerchione e gomma posteriore dx oppure il contrario, cioè è andato a muro a causa della rottura di cerchione e gomma. Capire cosa è successo sarebbe importante, per ovvi motivi.

E veniamo agli ultimi due protagonisti.

Il primo è LECLERC sul quale non c’è molto da dire. Per una volta non è brillante in qualifica. Sabato ho avuto la netta impressione che non fosse concentrato, sempre impreciso, disordinato al punto tale da stare dietro a Sainz per tutte e tre le sezione di qualifica: molto molto inconsueto. Nelle interviste post Q ha detto che si stava più preparando per la gara che per altro ma, così fosse, ancora meno giustificabile diventa l’errore alla curva 3 che ha fatto su Stroll e che gli è costato la gara sin da subito. Dall’alto si vede chiarissimamente che anticipa la chiusura della curva andando ad impattare sull’incolpevole Stroll e da uno con la sua sensibilità in bagarre errori come questo non ce li aspettiamo. Se queste fossero pagelle gli dovrei affibbiare uno (……..straordinario voto fuori scala perché nonostante l’errore su Stroll ha poi saputo combattere da par suo per tutta la gara, sfruttando magistralmente tutte le imprevedibili circostanze di questo gran premio sino a issarsi sul primo gradino del podio, davanti al forse ancora più sorprendente Hulkenberg……..) zero e un paio di pacche sulle spalle di incoraggiamento sperando che a Baku (il cui particolare design non gli dispiace) possa tornare a far vedere di che pasta è fatto.

HULKENBERG

Nel gran premio quantistico per eccellenza, dopo aver giocato con lui per tutto l’articolo, posso finalmente spendere due parole più serie. Finalmente, infatti, il buon Hulk si dimostra consistente in gara oltre che in qualifica. Se nei primi due appuntamenti della stagione aveva mostrato che come piede non aveva perso molto durante il forzato riposo delle ultime stagioni ottenendo delle buone se non ottime qualifiche purtroppo non aveva mostrato granché in gara, eclissato dal sagace Magnussen, e facendo storcere il naso agli addetti ai lavori sulla scelta di Haas di puntare su di lui nel 2023. Oggi invece ha fatto una signora gara, direi strepitosa per il mezzo che si ritrova a condurre. Non solo si è tenuto abbondantemente lontano dai guai nelle varie situazioni ma ha anche tenuto un ritmo piuttosto importante che l’ha tenuto agevolmente nei primi 8 per tutta la gara. Nell’ultima ripartenza poi, mentre gli altri giocavano all’autoscontro, lui si è magistralmente infilato tra le linee andando ad occupare la quarta posizione che, con la penalità subita da Sainz, in un mondo “normale”, gli avrebbe fatto guadagnare, nel più improbabile dei modi, il tanto agognato podio che nella sua ormai lunga carriera, non è mai riuscito a centrare. Con Alonso buttato fuori da Sainz e con quest’ultimo penalizzato il podio se lo sarebbe assolutamente meritato se quel tratto di gara fosse stato considerato, per l’appunto, gara , e non una non-gara. Come ho scritto più sopra, infatti, una volta che la direzione gara ha deciso di far ripartire con standing start allora doveva considerare ciò che è successo dopo parte della gara, con tutti gli annessi e connessi. Del resto lo ha fatto per Alpine, no? Non ha rimesso Gasly al posto che occupava in quella griglia, no? E allora perché non considerare anche il buon Hulk in tutta questa complicata equazione?

E vorrei, sempre con Hulkenberg, tornare ancora più serio su un momento della gara che non possiamo lasciar passare sotto traccia. La dinamica dell’incidente di Albon è stata agghiacciante. L’incidente, svoltosi ad altissima velocità, non è stato pericoloso soltanto in sé, visto l’angolo di impatto con il muro avuto da Albon ma anche perché ha sollevato un enorme polverone che per qualche istante ha completamente annebbiato quella curva. E di lì stava sopraggiungendo proprio Hulkenberg. Se Albon fosse stato un metro soltanto più dentro la pista avremmo potuto assistere ad un incidente molto più terribile di quanto non sia stato in realtà, con Hulkenberg che non avrebbe potuto evitarlo, come invece è riuscito a fare ieri.

E con ancora in mente le immagini terrificanti di Antoine Hubert all’Eau Rouge quel maledetto 31 Agosto 2019, non voglio proprio giocarci con i what if e con le battute sul gran premio quantistico. Non mi voglio trovare in un universo alternativo in qui Albon si fosse trovato un metro più dentro la pista.

Questo sport è ancora terribilmente pericoloso e tutto quel discorso che ho fatto all’inizio sull’orario di partenza, sullo spettacolo e lo “spettacolo”, sull’intelligente commento di Perez e quant’altro volete sembrerebbe poca cosa rispetto allo scaldarsi degli animi per questa o quella scuderia o per questa o quella decisione della direzione gara. E anche se l’incidente di Albon non c’entra nulla con l’altezza del sole sull’orizzonte in quel momento (si era a inizio gara con il sole ben alto in cielo e in direzione opposta al suo tramonto) non si può dimenticare che fa tutto parte del pacchetto. Non si può dimenticare che tutto il GP, quando c’è in gioco la vita dei piloti (e non solo: leggo di uno spettatore ferito da un frammento della vettura di Magnussen), dev’essere innanzitutto pensato per allontanare il più possibile ogni evitabile elemento di rischio e poi, solo poi, pensato per lo spettacolo-senza-virgolette e ancora più poi per lo spettacolo-con-le-virgolette. Decidano quello che vogliono ma non osino neanche per un millesimo di secondo trascurare di considerare, o addirittura dimenticare, la sicurezza.

Ad maiora

 

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: LA VITTORIA HA LA MEMORIA CORTA

Il GP di JEDDAH sarà ricordato negli annali come il chiodo della bara più veloce di sempre, sulla fine prematura di una stagione che è solamente all’inizio. La resa incondizionata da parte di una squadra totalmente allo sbando. Ritornerò su questo aspetto, nel mentre mi attira ciò che ho letto sul social twitter immediatamente dopo il trionfo (in carrozza) dell’armata bibitara: “chi lavora meglio vince”. Vedete, se le orge di vittorie, schiaccianti e perentorie, hanno un pregio (o forse è un difetto?) è quello di avere la memoria breve. Eh già, perché forse ci si dimentica come Red Bull abbia conquistato il dominio della odierna F1. Chi lavora meglio vince? Al sottoscritto piace affermare che chi ha veramente voglia di vincere, lavora al meglio delle sue possibilità ed anche oltre se necessario, scavalcando tutto e tutti. Questo ci ha dimostrato Red Bull e di certo non lo scopriamo ora, visto quello che ha fatto nel suo recente passato. L’anno scorso dissi che il vantaggio che i bibitari avevano acquistato, grazie al latrocinio perpetrato ai danni di tutti, barando sul budget cap, gli avrebbe permesso di campare di rendita fino al 2024… e mi auguro che sia solo fino a quella data, sperando che nel frattempo AMG riesca a colmare il gap e che Aston Martin riesca a migliorare ulteriormente.

Da Ferrarista sono così ferito e disilluso che mi aggrappo alla speranza rinviata ad altre squadre, perché, dopo quanto visto domenica scorsa, ad una ripresa della Rossa nel breve periodo non credo più! Red Bull ha voglia di vincere per davvero (ed aggiungo che deve vincere se vuole sopravvivere, a differenza di Ferrari che, lo si accetti o meno, vive di luce propria… al mercato azionario sicuramente) e per ottenere questo è stata disposta anche a commettere un illecito, sforando il budget cap appunto. Ciò gli ha permesso di sviluppare in maniera indiscriminata la RB18, che a sua volta ha portato alla creazione della macchina da guerra che abbiamo visto qualche giorno fa nella notte di Jeddah. Le ubriacature di vittorie, l’entusiasmo che ne segue, offuscano la memoria come un raro e dolce liquore facendo tessere lodi da poeta e, appunto, facendo dimenticare come realmente si è giunti a questo domino. Lo squallido teatrino montato ad arte in “Drive to survive” (ebbene sì, confesso il peccato: mi sono violentato nel vedere quella serie da bimbo minchia, perché incuriosito dalle polemiche che ne sono seguite sui commenti di Gunther Steiner su Mick Schumacher… poi ho scoperto la difesa televisiva rivolta verso Horner ed i suoi), dove il Team Principal della Red Bull era la vittima e gli altri i “cacciatori di streghe” (con Toto che passa per il primo forcaiolo) è un fulgido esempio di come tutto deve essere sotterrato, di come tutto deve essere messo a tacere. Geniale come lo staff bibitaro da carnefice viene fatto passare anche per vittima per via della “esagerata” punizione che gli è stata comminata in termini di riduzione di ore di sviluppo. Sempre l’anno scorso, affermai che proprio grazie al vantaggio acquisito dalla squadra di Mylton Keynes, quella punizione datagli (la FIA non poteva non fare qualcosa), altro non era che un buffetto sul dorso della manina e così è stato considerando quanto visto nell’ultimo GP. Assodato che Red Bull dovrà rallentare gli sviluppi della RB19, per rispettare il monte ore assegnatogli, per quando lo farà, ormai avranno già messo in cassaforte entrambi i mondiali e buona notte ai suonatori, come si suol dire. Sia chiaro, allo stato attuale nemmeno mi ci arrabbio più e nemmeno ce l’ho più di tanto con i bibitari, perché quelli hanno fame di vittorie, solo che (questo sia chiaro), a differenza di molti la mia memoria non è breve e bisogna tenere sempre a mente questo “piccolo” particolare che, piaccia o meno, permetterà al buon Max di raggiungere quota Fangio (che sono cinque titoli per chi avesse memoria corta) nell’immediato futuro.

Del resto, per quale motivo dovrei essere incazzato con i bidonisti inglesi di Mylton Keynes? Se essi spadroneggiano, non è tanto perché sono forti politicamente innanzitutto, quanto il fatto che è Ferrari che glielo concede. Una Scuderia che dovrebbe dettare legge anche al cesso, se necessario, fosse solo per il fatto che, se la Rossa si ritirasse dalla massima serie, il circo dovrebbe chiudere il giorno dopo! Invece è lì, inerme, a subire ogni tipo di nefandezza, ultima, in ordine di tempo, la famigerata DT039 voluta dalla “vergine” Toto Wolff, grazie all’avvocato della sua azienda messo ad arte in seno alla Federazione. Cosa sarebbe stata la SF75 prima e soprattutto l’attuale SF23 senza quel rialzo infame di quindici millimetri? Dubito che avremmo avuto questa débâcle, dato che le monoposto (di Binotto) sono state concepite per sfruttare l’effetto suolo, effetto che mal veniva digerito dallo “zero side pod” crucco e allora vai con l’aiutino. Ferrari nel frattempo stava alla porta, dicendo per bocca dell’ex Team Principal, che il rallentamento della macchina non era dovuto alla direttiva… sì, buona notte! Intanto ora ci ritroviamo in un vicolo cieco, con una monoposto che becca più di un secondo al giro dai primi in campionato e Vasseur, che dice ai microfoni che “dobbiamo analizzare e capire”. La storia infinita scrissi su questa rubrica quindici giorni fa… ecco, appunto. La realtà dell’attuale disfatta Ferrari è tutta nel sorpasso ai danni di Sainz da parte di Stroll: subito all’esterno, in un circuito cittadino (!), come se Carlito fosse l’ultimo delle pippe e Lance un consumato campione. Un confronto impietoso, un’umiliazione senza precedenti e queste pene, sia chiaro, le meritiamo tutte.

Di chi è la colpa di tutto ciò? Badate bene, possiamo scannarci ogni momento della giornata sul fare la gara a dire chi è più bravo e più simpatico, se Binotto o Vasseur, se Rueda effettivamente è una mezza sega o solamente l’uomo sbagliato nel momento sbagliato, eppure, se di colpa dobbiamo parlare, allora nella Scuderia Ferrari un responsabile a cui guardare è solo ed unicamente l’evanescente Presidente John Elkann: era sua intenzione da sempre forgiare la Rossa a sua immagine e somiglianza, metterci mano per poter dire che la Scuderia ha vinto grazie alle sue migliorie. Voleva fuori Binotto già da gennaio dell’anno scorso, solo che aveva le mani legate e non poteva fare nulla. I risultati ottenuti in pista gli hanno dato il pretesto di agire già in piena fase di sviluppo (luglio 2022) e le conseguenze si sono viste con effetto immediato… al secondo GP della stagione non solo siamo la barzelletta del circus (fuga di tecnici come un’emorragia irreversibile), addirittura siamo divenuti anche la quarta forza del mondiale, quando a dicembre eravamo la seconda. Quale sano di mente va a demolire una squadra in piena ascesa? In Red Bull hanno mandato via qualcuno durante il dominio AMG? Quest’ultima ha cannato due progetti di seguito (W-13 e 14) eppure, non ha mandato a casa i propri progettisti. Complimenti Presidente, missione compiuta! Ora mi tocca leggere dagli stessi che invocano di continuo teste da far rotolare nel cesto che la soluzione è quella di prendere ingegneri validi, di far ritornare Allison e Costa (!)… tifosi distaccati dalla realtà, scollegati da qualunque tipologia di funzione elementare: in una squadra, com’è l’odierna Ferrari, chi mai vorrà venire per abbracciarsi la croce? Il presente è cupo ed il futuro, basato su questo attuale presente, è anche peggio. Non ci rimane che abbuffarci delle vittorie della imbattibile Red Bull, sperando che a fine mondiale la nostra memoria non sia diventata così breve da dimenticare perché essi vincono e la Ferrari perde

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI JEDDAH

La seconda gara del mondiale 2023 va in archivio senza che siano state granché soddisfatte le promesse di emozioni che la vigilia sembrava aver preparato.

Il guaio di Verstappen in qualifica, infatti, sembrava offrire alla gara molti temi d’interesse perché si poteva pensare che i risultati non sarebbero stati affatto scontati.

Invece, purtroppo, abbiamo assistito ad una gara abbastanza piatta in cui nemmeno le strategie di gara (risorsa di intima spettacolarità delle gare di F1) hanno inciso al punto da rendere quantomeno incerti gli esiti finali.

Peccato, perché le prime due edizioni avevano riservato molte emozioni (nel bene e nel male) e molta tensione, anche al netto delle riserve che un circuito siffatto può determinare nell’appassionato. Quest’anno, con l’intento di evitare i curiosi giochi col DRS visti in passato, sono stati cambiati un paio di detection point e accorciata leggermente la DRS zone sul rettilineo d’arrivo. Mal glie ne incolga agli organizzatori: erano proprio questi che hanno reso spettacolari quelle gare e così facendo è stato tolto un po’ di pepe ad una corsa per correre la quale occorre (tanto) pelo sullo stomaco ma non offre molto su cui speculare quanto a tecnica di guida (forse solo il passaggio delle curve 22-23-24 richiedeva attenta valutazione). Va precisato che quei giochi erano semplici schermaglie tra i piloti in cui non era in gioco la sicurezza oggettiva del circuito ma solo quella relativa tra i piloti. Quand’è così, cioè quando si toglie al pilota anche la possibilità di fare questi giochetti, poi non ci si deve lamentare se si vedono tanti robottini andare avanti indietro per la pista, no?

Nemmeno le strategie, come detto poc’anzi, hanno giocato un ruolo di rilievo in questa gara perché le caratteristiche della pista hanno imposto una ed una sola strategia valida (al netto delle SC) che tutti hanno pedissequamente seguito, senza quindi che l’appassionato potesse essere intrigato dal mistero che l’uno o l’altro pilota avesse in serbo qualche carta da giocarsi diversa da quelle degli altri.

Verstappen che partiva così indietro poteva essere un tema ma la facilità con cui si è portato nelle posizioni che contano, compito portato a termine senza che si sia preso il benché minimo rischio, ha lasciato parecchio amaro in bocca.

Insomma, se ne esce tutti un po’ delusi contando che gli unici brandelli di emozione si sono visti in qualche blando duello nelle retrovie e nel pasticcio delle penalità di Alonso. Ma ne parliamo qui di seguito più in specifico nelle consuete NON PAGELLE. Come sempre vado per ordine d’arrivo dei primi 10 per poi aggiungere qualche nota sull’altra metà dell’ordine di arrivo.

PEREZ

Dopo la tutto sommato opaca prova in Bahrain il buon Checo si regala un week end quasi perfetto. Il “quasi” è dovuto al bastardissimo uccellamento del giro veloce subito all’ultimo giro da un Max in versione venditore di stereo all’autogrill. Non fosse stato per questo la perfezione era alla sua portata. Il guaio di Max in qualifica l’ha issato senza particolari problemi in pole position con un tempo monstre che forse pure Max avrebbe fatto fatica a matchare. Anche in partenza non è male e l’essersi trovato alle spalle di Alonso va più a merito di quest’ultimo che non a suo demerito. Impiega comunque solo 4 giri per liberarsi dell’asturiano e imporre un ritmo che gli altri manco si sognano. Prosegue indisturbato per tutta la gara, conscio anche che la residua quanto improbabilissima ipotesi che Alonso possa rappresentare un problema viene definitivamente cassata dalla penalità presa da quest’ultimo. Fa una ripartenza da manuale alla SC e poi va in controllo fino a che non si ritrova il teammate a rincorrerlo. Da lì in avanti si prende a mazzate con Max a suon di giri veloci su giri veloci, millesimo su millesimo che fanno sì che Max non si avvicini mai a meno di 4.5 secondi. Proprio in questa fase sta il suo maggior merito: quando sembrava giunto il momento di fare la solita vittima sacrificale risponde come si deve alla furiosa rincorsa del campionissimo, ossia affilando il cronometro il più possibile senza commettere errori. Conclude meritatamente sul gradino più alto del podio con quel piccolo amaro in bocca dell’ultimo giro che, forse, avrebbe potuto contrastare se si fosse fidato meno delle chiacchiere del muretto. Comunque bravo.

VERSTAPPEN

Come accennato nelle considerazioni iniziali il suo problema in qualifica e la rimonta in gara non hanno generato le emozioni e l’incertezza che ci si poteva aspettare dalla gara. Max mostra la maturità raggiunta negli ultimi due anni correndo una gara priva di rischi e ottenendo il massimo risultato possibile considerando che Checo, oggi, ha sfruttato perfettamente l’occasione che gli è capitata. Impiega (ben) 17 giri per arrivare nelle posizioni che contano e viene pure aiutato dalla SC che gli permette di superare le Ferrari senza colpo ferire. Giusto il tempo di aspettare il DRS e si libera facilmente di Russell (anche qui segno di maturità: il “vecchio” Verstappen si sarebbe dannato pur di passarlo subito) per poi liberarsi facilmente anche di Alonso al 25 giro, esattamente a metà gara. Da lì in avanti ha fatto di tutto per provare a vincerla ma oggi con Checo non c’era niente da fare. Ho il sospetto che i team radio in cui lamentava qualche fantasmatico problema fossero più frutto della frustrazione di non potersi mangiare Checo come un plumcake più che un timore fondato che qualche problema ci fosse davvero. Si è quindi limitato al colpaccio del fastest lap finale che gli porta quel punto in più necessario per stare davanti in classifica mondiale. Bravo anche lui, per carità, ma la facilità con cui sia lui che Checo hanno condotto la rispettiva gara mostra che RBR è non una, come già si evinceva in Bahrain, ma due spanne sopra tutti in gara.

ALONSO

Il vecchio leone non demorde e vuole far vedere che Aston Martin non è un bluff. Però… Però, come già accaduto in Bahrain in qualifica, anche stavolta commette imprecisioni non da lui. L’errato posizionamento sulla piazzola di partenza che gli ha fruttato la penalità è un errore che nel 2012 (tanto per fare un esempio) non avrebbe commesso. Ma poco male, perché sfodera una partenza eccezionale che lo issa al primo posto: come detto sopra non è che Perez abbia sbagliato qualcosa e lui ne abbia approfittato, anzi!. L’illusione che la gara possa dire qualcosa di diverso rispetto alle attese dura pochi giri ma Fernando non si perde d’animo e sfrutta il treno di Perez per staccare gli inseguitori e pregustare un secondo posto forse alla sua portata se non ci fosse stata la SC a favorire ulteriormente il rientro di Max. Alla ripartenza non è perfetto ed è costretto a guardarsi da uno scintillante Russell. Quando arriva Max non può nulla e con gesto elegante alla “si accomodi, prego” lo fa passare per poi mettersi a velocità di crociera per il resto della gara. Si risveglia  solo alla fine quando si moltiplicano le voci di una seconda penalità e fa capire che aveva più di mezzo secondo di margine di ritmo. Il giallo sulla sua posizione finale mi ha destato non poche perplessità. Inizialmente si pensava che la seconda penalità fosse stata data perché non poteva scontare la prima penalità in regime di SC e già la cosa sembrava strana. Poi è stato chiarito che è stata data perché la sua vettura è stata toccata mentre scontava la prima penalità – e qui invece sembra tutto giusto. Poi il giorno dopo scopro che hanno tolto la seconda penalità e restituito il terzo posto con ragioni che, onestamente fatico a capire. Il regolamento dice che durante la penalità sulla macchina non si può lavorare e l’unica interpretazione sensata a questa locuzione è che durante la penalità la macchina non si possa toccare in alcun modo, neanche con un grissino aggiungerei! Sicché mi pare strano che alla fine abbiano tolto la penalità e per quanto Fernando non avrebbe meritato di scendere giù dal podio per questo cavillo (ma non dimentichiamo che tutto nasce da un suo errore) era quello che sarebbe dovuto succedere. Nel campo dei commissari di gara sembra che in FIA continuino a scegliere dei campioni mondiali nella disciplina olimpica del lancio della ca***ta ma tant’è. Bravo Fernando, e ci mancherebbe!, ma con riserva.

RUSSELL

Dopo la insufficiente prova in Bahrain Giorgino nostro ritorna a fare quel che tutti ci aspettiamo da lui, cioè andare come una scheggia e mostrare che fa parte dell’elite! Eccezionale, assolutamente eccezionale in qualifica perché rifila la bellezza di 4 decimi al celebrato team mate. A mia memoria mai Hamilton aveva subito, in condizioni regolari, un distacco così ampio da un suo compagno di squadra. In gara si comporta splendidamente tenendo per tutta la gara il miglior ritmo che la Mercedes di oggi può ottenere. A questo si aggiunge che ad un certo punto della gara, dopo la SC (anche qui eccellente ripartenza che lo porta a duellare con Alonso), si ritrova Hamilton con le gialle alle sue spalle che contava su un ritmo potenzialmente migliore e un team order pronto per essere eseguito. Ebbene cosa fa il nostro? Accelera e Hamilton non riesce a rispondere. Bravo bravissimo. E la penalità finale di Alonso ci stava tutta quindi si può perfino dire che il podio gli apparteneva di diritto.

HAMILTON

Sarò breve. Male in qualifica dove si prende 4 decimi dal teammate come mai gli era accaduto senza particolari condizioni a contorno. Decisamente incolore in gara, a parte il buon sorpasso su Sainz dopo la SC (ma aveva gialle nuove), in cui non riesce a reggere il ritmo di Russell e solo la SC gli consente di stare davanti alle Ferrari. C’è molto da rivedere, e non mi riferisco solo alla vettura…

SAINZ

Ancora un week end incolore per il buon Carlos. E non è giustificato dalla vettura al di sotto delle aspettative. Non regge Stroll in partenza e non da mai la sensazione di poterlo impensierire. Ciononostante congegna insieme al muretto una bella finta di andare ai box per poi sopravanzarlo in overcut ma poi non ha ritmo. La SC non l’aiuta ma nemmeno lui si aiuta non riuscendo a opporre resistenza ad un Hamilton già di suo incolore. Con le bianche si ritrova impantanato allo stesso modo di Leclerc in un limbo in cui non è minimamente in grado di recuperare su Hamilton né di offrire la sensazione che la Ferrari sia poi così meglio della Alpine che seguono. Apprezzabile solo il gioco di detti e non detti sui potenziali team order a favore di Leclerc: “fatelo venire sotto DRS e ne parliamo”. Mah!

LECLERC

Week end ambivalente nei risultati ma non per colpa sua. Infatti, il buon Charles sfodera l’ennesima strepitosa qualifica che, non fosse stato per la penalità in griglia, avrebbe poi potuto sortire una gara ben diversa. La gara stessa parte come da lui ci si aspettava: in pochi giri si libera da par suo dei contendenti che lo separavano da Sainz, sfoderando qualche bel sorpasso dei suoi. Poi la SC non l’aiuta perché si ritrova (quasi) inaspettatamente dietro ad Hamilton. Quel che accade in seguito è un mistero. Con le bianche non va. Chiede di far spostare Sainz da davanti ma non riesce minimamente ad avvicinarlo per dar fondatezza a tale richiesta e si ritrova infine in quello stesso limbo di cui parlavo prima per Sainz a portare stancamente a casa una gara che non verrà certo celebrata per le imprese della rossa. La sensazione è che in Ferrari o non hanno ancora capito la vettura oppure che questo progetto è davvero fallimentare rispetto alle ambizioni della vigilia. Un vero peccato per il nostro eroe.

OCON E GASLY

Li metto insieme perché hanno fatto una gara fotocopia e perché confermano il deciso passo avanti di Alpine dopo la incerta gara disputata in Bahrain. Bene tutti e due in qualifica (con Gasly comunque leggermente più dietro di Ocon) e bene tutti e due in gara. Questo “bene” applicato al giudizio sulla loro  gara deriva dal fatto che, a differenza del Bahrain, non si sono trovati in bagarre col resto del centro gruppo e hanno potuto portare a casa il (loro) massimo risultato possibile senza particolari affanni. Sulle bianche non avevano un ritmo così diverso da Ferrari e se quest’ultima continua a passo di gambero…

MAGNUSSEN

Un bravo bravissimo al buon Kevin non glie lo nega nessuno. Eppure le premesse non erano buone. Per la seconda volta consecutiva ha dovuto subire, e non poco,  in qualifica da Hulk ma almeno passa il Q1. In gara ancora una volta mostra le sue qualità sia strategiche che di combattività. Infatti tiene bene in partenza e nei primi giri (rende anche un po’ difficile la vita a Max quando se lo ritrova negli specchietti) e poi passo dopo passo riesce a costruire una eccellente gara che lo porta a ritrovarsi a battagliare con Tsunoda per il decimo posto che, a questi livelli, vuol dire tanto. E ci riesce non mollando mai, anche quando sembrava che l’altrettanto combattivo Tsunoda potesse farcela. Questa qualità di Magnussen me l’ha sempre fatto essere un beniamino tra i piloti di seconda fascia e mi fa piacere vedere che è ancora ben presente.

NOTE DI MERITO:

Tsunoda è costretto a soccombere a Magnussen ma ha comunque fatto una signora gara.

Piastri ha fatto una qualifica eccezionale e pure in gara ha mostrato dei bei numeri, nonostante una McLaren allo sbando.

Bene anche Zhou che risponde al Bahrain di Bottas con una eccellente qualifica ed una buona gara.

NOTE DI DEMERITO:

male male male Bottas, nullo sia in qualifica che in gara (peraltro unico doppiato), male anche Hulkenberg ancora una volta evanescente in gara dopo una buona qualifica e male pure DeVries ancora una volta oscurato da Tsunoda sia in qualifica che in gara. Malissimo Norris che fa un errore da principiante in qualifica: da lui non ci si aspettano queste cose.

Male anche Williams che fa un passo indietro rispetto al Bahrain.

Come dite? Mi sono dimenticato Stroll? Ah perché c’era anche lui? Sono ancora dell’idea che doveva stare a casa e tornare solo con polsi e piede a posto. La splendente Aston Martin di quest’inizio di stagione si meriterebbe ben altro.

 

Spero proprio che Melbourne sarà molto più interessante.

Ad maiora

 

Metrodoro il Teorematico

MIT’S CORNER: LE NON-PAGELLE DEL BAHREIN

“Finalmente si ricomincia” sarebbe l’incipit ideale di questa paginetta di riflessioni sul primo GP del 2023.

Peccato che l’idea di ri-cominciamento, a giudicare dallo svolgimento della gara del team che ha vinto, pare essere più un ri-continuamento, perdonerete il brutto neologismo, della stagione passata. Infatti, al via si assiste sin da subito ad un refrain già visto molte volte nella seconda parte della passata stagione: Max parte bene e se ne va, Checo parte male ma poi recupera e la gara finisce con un comodo 1-2 di RBR.

E potremmo anche finirla qui.

Fortunatamente, però, questa è solo l’ouverture di un campionato lunghissimo e ancora pieno di incognite e la speranza di poter assistere e raccontare gare che vedano il primo gradino del podio ben più contendibile di quanto visto in Bahrein rimane ancora intatta seppur intaccata pesantemente dal dominio mostrato da Max. Di contro, tolti i primi due che hanno fatto corsa a sé, la gara è stata molto bella e spettacolare quanto basta per renderci comunque contenti (intendo… a parte i sacramenti che il ventricolo sinistro ferrarista mi vorrebbe imporre di scrivere a lettere maiuscole).

Come sempre, prima di sciorinare non-voti e non-giudizi in queste non-pagelle, mi permetto alcune considerazioni.

I test della settimana scorsa avevano mostrato gran parte dei team largamente impreparati, con vetture per nulla a posto e alle prese con margini di incertezza molto ampi. Con due sole eccezioni. Una era RBR, di cui le cronache davano per scontato il nascondimento delle sue reali potenzialità, e l’altra era Aston Martin, che pareva aver fatto un salto quantico rispetto alla passata stagione (ma di cui si poteva però pensare che le prestazioni mostrate fossero solo a scopo pubblicitario).

Ebbene, le due eccezioni sono state confermate: RBR si era nascosta e Aston Martin non era un bluff.

Negli stint che contavano tutti e due i team hanno fatto vedere di che pasta sono fatti: Max nel primo stint ha girato 6/7 decimi più veloce di Leclerc costruendo il vantaggio decisivo per la vittoria (al netto del resto degli eventi) e Alonso sulle gomme bianche andava quasi un secondo più veloce di tutti gli altri. Anzi, numeri alla mano, dopo essersi liberato di Sainz, Alonso andava pure più veloce delle RBR le quali però erano in controllo e non dubito sarebbero state capaci di rispondere se si fossero trovate a rischio.

Male Ferrari, almeno in relazione alle aspettative generali della stagione e a quelle particolari delle qualifiche, mentre tutto sommato decente la Mercedes, sempre in relazione alle aspettative poco rosee della vigilia. Interessantissima e spettacolare la bagarre dietro che ha visto Bottas “primo degli altri”, forse non a caso: il maggiordomo per eccellenza della Formula 1 non è nuovo ad inizi di stagione consistenti.

Infine alcune note più generali che mi è parso di notare nella gara di ieri:

  • Abnorme differenza tra la performance in qualifica e quella in gara. Tra l’1:29 alto di Max e il suo miglior giro in gara passano quasi 7 secondi – che è più o meno lo stesso tipo di gap mostrato dagli altri (sainz 1:30/1:37 tanto per dire). Questa tendenza ad allargare la forbice tra tempi di qualifica e di gara si era già vista l’anno scorso ma in questo primo gp dell’anno mi sembra accentuata. Probabilmente è dovuta a vetture ancora da sgrezzare e alle nuove gomme pirelli. Ciò potrebbe (spero?) significare che le vetture hanno ancora ampi margini di miglioramento in gara. Oppure che tutti hanno girato in gara con mappature molto conservative. Ma possibile che tutti “conservino” allo stesso modo? Chiedo aiuto a chi ne sa di più. E ad ogni modo staremo a vedere se durante l’anno questo dato cambia.
  • Nonostante (o forse proprio a causa di questo) la maggior altezza da terra ho notato che le vetture, pur non mostrando il porpoising propriamente detto, a inizio gara con il pieno spanciano ancora di più di quanto spanciassero l’anno scorso il che, in circuiti di altra natura, potrebbe essere un issue di sicurezza non indifferente (vedasi incidente di Sainz nei test). Va a sapere che non esca una TDxx pure nel 2023…
  • Il DRS in gara pare meno incisivo rispetto agli scorsi anni. Anche questo è un tema che, se le prossime gare lo confermeranno, potrebbe assumere rilevanza nel corso della stagione nel senso che pur non essendo io mai stato un grande fan di questo dispositivo è però vero che dovrebbe servire a evitare scene come il famigerato non-duello tra Alonso e Petrov 2010. Se il DRS non fosse più in grado di evitare ciò allora qualcosa dovrà essere ripensato. Ma è ancora troppo presto per trarre conclusioni

 

Ma andiamo per ordine e proviamo a fare due ragionamenti sui piloti. Seguirò l’ordine di arrivo.

VERSTAPPEN

Il buon Max vince da par suo, seguendo pedissequamente la facilmente prevedibile strategia del “scappiamo avanti subito e poi vediamo se gli altri ne hanno”. Parte bene, mostra un ritmo con le rosse usate superiore a Leclerc con le rosse nuove di ben 6/7 decimi giro (se non di più) e poi va in controllo sfruttando sempre le rosse che, evidentemente, avevano dato buoni riscontri nei test. Impressionante, come sempre verrebbe da dire, la facilità con cui Max, riesce a gestire queste situazioni. Già l’anno scorso avevo scomodato il sempre-sia-lodato Schumy come pietra di paragone e pare proprio che Max non si voglia sottrarre all’impertinente confronto. Impressionante è stato anche il team radio in cui comunicava un lock rear durante il downshift che probabilmente nessun comune mortale oltre a lui riuscirebbe a percepire. Tale circostanza porta la mente dell’appassionato a ripescare le elaboratissime elucubrazioni filosofiche che tal san Nicola da Vienna faceva a proposito della sensibilità del fondoschiena dei grandi piloti. Magnifico.

PEREZ

Il buon Checo rimedia in qualifica solo 138 millesimi di distacco da Max. Questo dato sarebbe sufficiente per omaggiarlo di grandi complimenti. Tuttavia, bisogna far la tara su questo circuito con cui Perez ha sempre trovato una certa affinità, culminata nella sua prima vittoria nel circus nel 2020 (pur se nella versione high speed). Parte però male ed è costretto a sgomitare con le due Ferrari riuscendo solo per fortuna a conservare la terza posizione. Per alcuni giri sembra non averne quanto Leclerc ma poi si mette sui tempi di Verstappen e si stabilizza distanziando agevolmente Sainz. Sfrutta il secondo set di rosse per avvicinarsi e superare Leclerc e poi gestisce sino alla fine. Della sua prestazione e la facilità con cui ha conquistato il secondo posto ci prendiamo quel che suggerisce in merito allo stato di forma della vettura: RBR sta una spanna sopra a tutti.

ALONSO

Be’, che dire? Assolutamente superlativo. Intanto ha confermato che le prestazioni Aston Martin dei test non erano un bluff. Nelle qualifiche ho avuto la sensazione che abbia commesso un errore nel finale del giro buono (1 solo tentativo in Q3): forse ne aveva per stare tra o davanti alle Ferrari? Ad ogni modo, ha una partenza un po’ incerta e complice la toccatina con Stroll non riesce a stare attaccato alle prime posizioni. Il primo stint sulle rosse non sembra irresistibile per quanto i team radio lascino inferire che non abbia spinto al massimo e ciononostante raggiunge e ingaggia Russell in un bel duello al 13 giro. Non ho ben capito come il primo pit l’abbia spinto così indietro rispetto ad Hamilton e Bottas fatto sta che deve rimacinare il ritmo per liberarsi di quest’ultimo ed andare a prendere Lewis. Lo fa però con una certa cautela con l’idea (poi realizzata) di pittare qualche giro dopo tutti gli altri. L’operazione riesce benissimo tant’è che dopo il pit al 35 giro impiega solo due giri per riprendere Hamilton e sfoderare in un gran bel duello il più bel sorpasso di giornata che già si candida a sorpasso dell’anno. L’idea di infilarsi “sottovento”, quasi in stile motogp, alla curva 9 su Hamilton è stata semplicemente geniale! Il ritmo mostrato nell’ultimo stint è di gran lunga il migliore in pista, persino migliore di quello RBR (che però erano in controllo e non sappiamo con quanto margine) e non solo va a riprendere anche Sainz, superandolo agevolmente, ma dà l’impressione che se Leclerc fosse rimasto in gara il terzo posto sarebbe stato comunque alla sua portata. In definitiva lanciamo i cappelli in aria per il ritrovato podio del vecchio campione con anche la consapevolezza che avrebbe persino potuto fare meglio.

SAINZ

Se queste fossero pagelle vere e proprie il voto per il buon Carlos sarebbe sotto la sufficienza. Buona ma non perfetta la qualifica (incertezza all’ultima curva nel giro decisivo). Buona, se non ottima la partenza: se Perez fosse stato qualche centimetro in più “nella sua corsia” avrebbe potuto passarlo all’interno della prima curva (o quantomeno costringerlo a frenare prima visto che c’era Leclerc sull’altro lato poco più avanti). Dopodiché non riesce minimamente a tenere il ritmo di Leclerc e, soprattutto, non riesce a staccare le Mercedes. Vero che, a differenza di Leclerc, partiva con treno di gomme usate ma il divario mi è parso troppo ampio per essere giustificato solo dalla freschezza della mescola. Con le bianche sembra avere un ritmo più simile a quello di Leclerc ma anche qui la differenza è che Leclerc, secondo me, era in controllo di un terzo posto che fino alla rottura poteva essere considerato (quasi) sicuro mentre Carlos non aveva molto margine sugli inseguitori. Tant’è che si è visto plasticamente nell’ultima parte di gara: incapace di scendere sotto l’1:37 per difendersi da Alonso ha dovuto subire per qualche giro, oltre al sorpasso dal campione di Oviedo, anche la pressione di Hamilton (peraltro in crisi di gomme). Anche qui ci prendiamo il senso della sua gara per valutare la macchina. La sensazione è che Ferrari non abbia tratto indicazioni determinanti (per non dire falsate) dai test e che stia un po’ tirando a indovinare sugli assetti. Inoltre, il problema di Leclerc prima della partenza, cambio di batteria poi concretizzatosi nel suo ritiro, potrebbe aver suggerito mappature più conservative per entrambi i piloti che spiegherebbero una performance, pur buona nel complesso (poteva anche andare peggio: erano comunque 3 e 4 prima del ritiro di Charles e della rimonta di Alonso), ampiamente al di sotto delle aspettative. E per aspettative intendo anche quelle emerse dalle qualifiche che non lasciavano presagire un divario in gara da RBR così ampio.

HAMILTON

Si dice tanto di Alonso ma ricordiamoci che anche il buon Lewis non è esattamente un pischello alle prime armi visto che ha tagliato da poco il traguardo delle 38 candeline. Certamente deluso dai test e da una qualifica in cui ancora una volta è stato sopravanzato, sia pur di poco, dal giovane team mate bisogna riconoscergli di aver fatto una gara molto tenace. Atteggiamento ben diverso da quello indolente della prima parte della stagione 2022 che, però, sarà chiamato a confermare anche nelle prossime gare. Ad ogni modo si porta a casa un bellissimo duello con Alonso (un duello è bel duello se entrambi i contendenti danno il meglio ed è questo il caso, secondo me) e avesse avuto un po’ più di gomma poteva fare lo scherzetto a Sainz. Alla fine, stante la situazione tecnica di Mercedes, conta più essersi lasciato dietro lo scalpitante George che altro. Certo è che sbagliare per due anni di fila il progetto non si addice a Mercedes. Vedremo cosa riusciranno a fare.

STROLL

Un bravo al nostro cocco di papà non glie lo leva nessuno. Reduce dall’infortunio ai polsi che, impariamo dai media, sono stati operati solo due settimane fa, e una microfrattura ad un piede, sale per la prima volta sulla nuova macchina il sabato per le qualifiche e fa vedere, insieme ad Alonso, che Aston Martin non è un bluff. Paga l’infortunio in una difficile qualifica dove riesce comunque ad arrivare in Q3 ma poi in gara è andato abbastanza bene. In tutta onestà io non l’avrei fatto correre. So che la prova per dichiararsi fit-to-race è vedere se riesce a uscire rapidamente dall’abitacolo e pare lui l’abbia superata ma al di là di questo mi pare che la condizione oggettiva non fosse da verificarsi con questa prova empirica e che fosse sufficiente addurre la motivazione che il tipo di infortunio non può essere compatibile con un GP. E se durante la gara avesse avuto un incidente serio proprio a causa della debolezza dei polsi? Mah!! Ad ogni modo la sua prestazione non è certamente paragonabile a quella di Fernando ma si porta a casa l’aver sopravanzato Russell, non proprio uno fermo, a conferma della bontà del progetto AM. Per AM, più in generale, si tratta veramente di un esordio di stagione straordinario. Le voci che si rincorrono (e basta anche un occhio poco esperto di tecnica come il mio a verificarlo) dicono che la somiglianza con l’impianto progettuale RBR sia a dir poco sospetta ma poco male: se proprio devi copiare mica copi la williams o la Haas, no? Ora saranno chiamati a confermare che oltre a non esser stati un bluff nei test e in questa gara hanno davvero una base capace di competere ad alti livelli per tutto l’anno. Non dimentichiamo il passo del gambero di Alfa Romeo dello scorso anno che partì molto bene con Bottas ma dopo 4 gare se ne tornò in fondo al gruppo. Staremo a vedere.

RUSSELL

Ahi ahi, George, cosa mi combini! Bene in qualifica perché tiene ad una quarantina di millesimi il celebrato team mate ma in gara non ci siamo proprio. Dopo una partenza decente, infatti, per qualche giro sembra averne di più dell’eptacampeao, tanto da lasciarsi andare a team radio eleganti e molto british sull’opportunità di chiedere al team di farlo passare. Ma poi scopriamo che Ham stava andando col freno tirato perché così gli avevano detto di fare e che appena Stroll (peraltro nelle condizioni che sappiamo) ha deciso di spingere non ha saputo opporre la stessa resistenza che ha poi saputo opporre Hamilton. Non ho visto guizzi né indicazioni di una gara tosta il che mi fa dare, un po’ come per Sainz, un giudizio al di sotto della sufficienza. Da lui ci aspettiamo molto di più.

BOTTAS

E bravo valtterone nostro! Dopo una buona qualifica che lo porta 12 in griglia (tra l’altro, sia pur di poco, davanti ad uno Zhou che l’anno scorso aveva chiuso in grande crescita) sfodera un’ottima partenza e un buon ritmo che lo mette in mezzo alla bagarre tra Aston Martin e Mercedes. Riesce a capitalizzare il tutto tenendosi lontano dai guai e chiude ad una quindicina di secondi da Russell, cosa impensabile per come si era chiuso lo scorso anno. Bravo.

GASLY

A conferma di una gara spettacolare nelle posizioni di rincalzo arriva la totalmente inattesa nona posizione di Gasly. Il buon Pierre dopo test anonimi e una qualifica disastrosa, partiva ultimo!, sfodera una prestazione incredibilmente aggressiva e solida al tempo stesso, sfruttando una strategia a 3 soste che onestamente all’inizio mi pareva molto azzardata. Invece ha pagato, eccome! (il che fa pensare che Ferrari e Aston Martin avrebbero potuto sparigliare le carte nei confronti di RBR… con il senno del poi), perché da penultimo che era (era riuscito a sopravanzare solo lo spento DeVries) scala posizioni su posizioni sino ad arrivare in questa totalmente insperata nona posizione. Un bellissimo risultato, viste le premesse e vista una Alpine totalmente indecifrabile nei test, che non può che dargli fiducia. Non dimentichiamo che viene da un 2022 pessimo, messo in ombra addirittura dal non irresistibile Tsunoda. Bravo davvero.

ALBON

Anche l’anglo-thailandese comincia bene l’anno portandosi a casa un punto solido solido. Dopo una qualifica probabilmente funestata da problemi tecnici sfodera una gran partenza e si mette a centro gruppo subito. Resiste tutta la gara ai vari Ocon, Hulkenberg, Tsunoda, Zhou, Norris e solo l’arrembante Gasly del finale gli nega il nono posto. Sia lui che Sargeant (applausi anche per lui in gara) mostrano una Williams che parte più avanti di come era partita l’anno scorso. Speriamo per loro che il trend positivo continui

NOTE DI MERITO

Leclerc è stato fenomenale. La scelta di risparmiare un set di pneumatici è stata rischiosa ma ha pagato perché unitamente ad una maestria di guida, che fino a metà gara poteva far sperare anche in un secondo posto e comunque con il terzo apparentemente al sicuro, gli ha permesso di far vedere, ancora una volta, di che pasta è fatto. Avendo visto che in gara non è così ovvio che RBR si sciroppi gli avversari con DRS come faceva l’anno scorso è chiaro che a posteriori si sarebbe potuto pensare a fare il tempo in Q3, magari utile per partire in prima fila o addirittura in pole, e sperare in una partenza migliore rispetto a Max: parto davanti, lui fatica a superarmi e consuma la gomme poi vediamo. Buona da sperimentarsi per la prossima gara. Purtroppo la vettura è ancora un’incognita e le performance mostrate (nemmeno lui è riuscito a scendere sotto l’1:37 finché è stato in gara) non sono incoraggianti. Meno ancora lo è il problema di affidabilità. Mappe conservative o meno ha confermato che Sainz lo tiene ben lontano con una certa comodità e l’approccio strategico pare diverso dall’anno scorso. Vedremo.

Note di merito anche per Tsunoda, Sargeant (quest’ultimo not bad anche in qualifica rispetto ad Albon) che hanno ben combattuto a centro gruppo, oltre a Zhou che ha fatto parte della battaglia sino a che non l’hanno fatto pittare per fare il fastest lap all’ultimo giro – peraltro decisione curiosa ma apprezzabile visto che ha tolto il relativo punto a Gasly e segno che Alfa si vuole giocare la posizione nel campionato costruttori in ogni modo possibile. Aggiungo anche Magnussen che dopo una qualifica disastrosa si è comunque decentemente comportato in gara mostrando la sua consueta solidità

 

NOTE DI DEMERITO

Norris e Piastri. Il demerito non è tanto loro (disperatamente combattivo il primo e appiedato quasi subito il secondo) quanto di McLaren che esordisce come peggio non si può (anzi si può: citofonare Ocon). Già l’anno scorso non hanno brillato ma vederli arrancare in questo modo non è per nulla un bel vedere. Gli strani e inconsueti rabbocchi d’aria nei pit stop (pressioni che divagano nell’aere eterno, suppongo: ma come hanno fatto a non accorgersene nei test?!) hanno completato il pietoso spettacolo di una macchina lenta ed instabile. Mi si stringeva il cuore a vedere Norris, doppiato e con gomme nuove, cercare di stare dietro ad Hamilton e Alonso durante il loro duello.

Male anche Hulkenberg che dopo una qualifica strepitosa imbrocca una partenza pessima, fa un po’ di autoscontro e poi arranca nella terra di nessuno senza sapere bene come correre per tutta la gara.

Malissimo DeVries. Onestamente mi aspettavo molto di più da lui dopo l’exploit di Monza 22. Cioè: sali al volo su una formula 1 che non hai mai guidato e ti prendi punti a Monza e poi, dopo che ti sei tutto bello che preparato mi fai questa prestazione grigia come la nebbia novembrina del polesine? Già prendersi 7 decimi da Tsunoda in qualifica non è stato un bel biglietto da visita ma se a questo aggiungiamo una gara corsa a passo di lumaca proprio non ci siamo.

Ma l’oscar della prestazione più ridicola spetta a Ocon il quale aveva pure fatto bene in qualifica conquistando la Q3 ma poi in gara fa un disastro dietro l’altro. Si piazza male in griglia e lo penalizzano. Poi fa l’autoscontro dopo una partenza ridicola. Va ai box per cambiare l’ala anteriore e scontare la penalità ma lo fa male così se ne prende un’altra dopodiché, non contento, fa pure speeding in pit lane e si prende un’altra penalità ancora. Quanti anni è che corre in Formula 1?! Errori su errori tutti da principiante. Mah!

 

Ci vediamo a Jeddah

 

Metrodoro il Teorematico