BASTIAN CONTRARIO: LA VITTORIA HA LA MEMORIA CORTA

Il GP di JEDDAH sarà ricordato negli annali come il chiodo della bara più veloce di sempre, sulla fine prematura di una stagione che è solamente all’inizio. La resa incondizionata da parte di una squadra totalmente allo sbando. Ritornerò su questo aspetto, nel mentre mi attira ciò che ho letto sul social twitter immediatamente dopo il trionfo (in carrozza) dell’armata bibitara: “chi lavora meglio vince”. Vedete, se le orge di vittorie, schiaccianti e perentorie, hanno un pregio (o forse è un difetto?) è quello di avere la memoria breve. Eh già, perché forse ci si dimentica come Red Bull abbia conquistato il dominio della odierna F1. Chi lavora meglio vince? Al sottoscritto piace affermare che chi ha veramente voglia di vincere, lavora al meglio delle sue possibilità ed anche oltre se necessario, scavalcando tutto e tutti. Questo ci ha dimostrato Red Bull e di certo non lo scopriamo ora, visto quello che ha fatto nel suo recente passato. L’anno scorso dissi che il vantaggio che i bibitari avevano acquistato, grazie al latrocinio perpetrato ai danni di tutti, barando sul budget cap, gli avrebbe permesso di campare di rendita fino al 2024… e mi auguro che sia solo fino a quella data, sperando che nel frattempo AMG riesca a colmare il gap e che Aston Martin riesca a migliorare ulteriormente.

Da Ferrarista sono così ferito e disilluso che mi aggrappo alla speranza rinviata ad altre squadre, perché, dopo quanto visto domenica scorsa, ad una ripresa della Rossa nel breve periodo non credo più! Red Bull ha voglia di vincere per davvero (ed aggiungo che deve vincere se vuole sopravvivere, a differenza di Ferrari che, lo si accetti o meno, vive di luce propria… al mercato azionario sicuramente) e per ottenere questo è stata disposta anche a commettere un illecito, sforando il budget cap appunto. Ciò gli ha permesso di sviluppare in maniera indiscriminata la RB18, che a sua volta ha portato alla creazione della macchina da guerra che abbiamo visto qualche giorno fa nella notte di Jeddah. Le ubriacature di vittorie, l’entusiasmo che ne segue, offuscano la memoria come un raro e dolce liquore facendo tessere lodi da poeta e, appunto, facendo dimenticare come realmente si è giunti a questo domino. Lo squallido teatrino montato ad arte in “Drive to survive” (ebbene sì, confesso il peccato: mi sono violentato nel vedere quella serie da bimbo minchia, perché incuriosito dalle polemiche che ne sono seguite sui commenti di Gunther Steiner su Mick Schumacher… poi ho scoperto la difesa televisiva rivolta verso Horner ed i suoi), dove il Team Principal della Red Bull era la vittima e gli altri i “cacciatori di streghe” (con Toto che passa per il primo forcaiolo) è un fulgido esempio di come tutto deve essere sotterrato, di come tutto deve essere messo a tacere. Geniale come lo staff bibitaro da carnefice viene fatto passare anche per vittima per via della “esagerata” punizione che gli è stata comminata in termini di riduzione di ore di sviluppo. Sempre l’anno scorso, affermai che proprio grazie al vantaggio acquisito dalla squadra di Mylton Keynes, quella punizione datagli (la FIA non poteva non fare qualcosa), altro non era che un buffetto sul dorso della manina e così è stato considerando quanto visto nell’ultimo GP. Assodato che Red Bull dovrà rallentare gli sviluppi della RB19, per rispettare il monte ore assegnatogli, per quando lo farà, ormai avranno già messo in cassaforte entrambi i mondiali e buona notte ai suonatori, come si suol dire. Sia chiaro, allo stato attuale nemmeno mi ci arrabbio più e nemmeno ce l’ho più di tanto con i bibitari, perché quelli hanno fame di vittorie, solo che (questo sia chiaro), a differenza di molti la mia memoria non è breve e bisogna tenere sempre a mente questo “piccolo” particolare che, piaccia o meno, permetterà al buon Max di raggiungere quota Fangio (che sono cinque titoli per chi avesse memoria corta) nell’immediato futuro.

Del resto, per quale motivo dovrei essere incazzato con i bidonisti inglesi di Mylton Keynes? Se essi spadroneggiano, non è tanto perché sono forti politicamente innanzitutto, quanto il fatto che è Ferrari che glielo concede. Una Scuderia che dovrebbe dettare legge anche al cesso, se necessario, fosse solo per il fatto che, se la Rossa si ritirasse dalla massima serie, il circo dovrebbe chiudere il giorno dopo! Invece è lì, inerme, a subire ogni tipo di nefandezza, ultima, in ordine di tempo, la famigerata DT039 voluta dalla “vergine” Toto Wolff, grazie all’avvocato della sua azienda messo ad arte in seno alla Federazione. Cosa sarebbe stata la SF75 prima e soprattutto l’attuale SF23 senza quel rialzo infame di quindici millimetri? Dubito che avremmo avuto questa débâcle, dato che le monoposto (di Binotto) sono state concepite per sfruttare l’effetto suolo, effetto che mal veniva digerito dallo “zero side pod” crucco e allora vai con l’aiutino. Ferrari nel frattempo stava alla porta, dicendo per bocca dell’ex Team Principal, che il rallentamento della macchina non era dovuto alla direttiva… sì, buona notte! Intanto ora ci ritroviamo in un vicolo cieco, con una monoposto che becca più di un secondo al giro dai primi in campionato e Vasseur, che dice ai microfoni che “dobbiamo analizzare e capire”. La storia infinita scrissi su questa rubrica quindici giorni fa… ecco, appunto. La realtà dell’attuale disfatta Ferrari è tutta nel sorpasso ai danni di Sainz da parte di Stroll: subito all’esterno, in un circuito cittadino (!), come se Carlito fosse l’ultimo delle pippe e Lance un consumato campione. Un confronto impietoso, un’umiliazione senza precedenti e queste pene, sia chiaro, le meritiamo tutte.

Di chi è la colpa di tutto ciò? Badate bene, possiamo scannarci ogni momento della giornata sul fare la gara a dire chi è più bravo e più simpatico, se Binotto o Vasseur, se Rueda effettivamente è una mezza sega o solamente l’uomo sbagliato nel momento sbagliato, eppure, se di colpa dobbiamo parlare, allora nella Scuderia Ferrari un responsabile a cui guardare è solo ed unicamente l’evanescente Presidente John Elkann: era sua intenzione da sempre forgiare la Rossa a sua immagine e somiglianza, metterci mano per poter dire che la Scuderia ha vinto grazie alle sue migliorie. Voleva fuori Binotto già da gennaio dell’anno scorso, solo che aveva le mani legate e non poteva fare nulla. I risultati ottenuti in pista gli hanno dato il pretesto di agire già in piena fase di sviluppo (luglio 2022) e le conseguenze si sono viste con effetto immediato… al secondo GP della stagione non solo siamo la barzelletta del circus (fuga di tecnici come un’emorragia irreversibile), addirittura siamo divenuti anche la quarta forza del mondiale, quando a dicembre eravamo la seconda. Quale sano di mente va a demolire una squadra in piena ascesa? In Red Bull hanno mandato via qualcuno durante il dominio AMG? Quest’ultima ha cannato due progetti di seguito (W-13 e 14) eppure, non ha mandato a casa i propri progettisti. Complimenti Presidente, missione compiuta! Ora mi tocca leggere dagli stessi che invocano di continuo teste da far rotolare nel cesto che la soluzione è quella di prendere ingegneri validi, di far ritornare Allison e Costa (!)… tifosi distaccati dalla realtà, scollegati da qualunque tipologia di funzione elementare: in una squadra, com’è l’odierna Ferrari, chi mai vorrà venire per abbracciarsi la croce? Il presente è cupo ed il futuro, basato su questo attuale presente, è anche peggio. Non ci rimane che abbuffarci delle vittorie della imbattibile Red Bull, sperando che a fine mondiale la nostra memoria non sia diventata così breve da dimenticare perché essi vincono e la Ferrari perde

 

Vito Quaranta