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F1 2021 – GRAN PREMIO DEGLI STATI UNITI

Si arriva ad Austin con sei Gp da disputare e sei punti che separano Hamilton e Verstappen.

Il mondiale 2021 continua a giocarsi sul filo dei punti e di una tensione crescente tra i due contendenti e i rispettivi team. E sarà proprio questo probabilmente il fattore decisivo nella lotta al titolo.

Chi tra i due sbaglierà meno e saprà capitalizzare al massimo i punti di forza sui circuiti che mancano si porterà a casa il titolo. E guardando al calendario, un jolly importante se lo gioca proprio la Mercedes al COTA.

Dal 2014 in pratica un dominio incontrastato spezzato solo dal canto del cigno di Raikkonen nel 2018. Per Mercedes è spesso stato un GP “chiave” per ribadire una netta superiorità in pista e per rimettere in ordine situazioni di classifica deficitarie.

immagine da granprix247.com

Considerando la situazione in classifica e che i successivi due GP sono quelli del Messico e Brasile, storicamente molto amici della Red Bull, l’imperativo per Hamilton è vincere.

Non farlo equivarebbe alla certificazione di un finale di campionato piuttosto complicato e in salita. Per contro invece Verstappen dovrà fare il possibile per perdere meno punti possibile dal suo rivale per poi aspettare piste molto più favorevoli. Ma potrebbe anche piazzare il risultato a sorpresa.

Il COTA è sempre stato un Gp complicato per tutti i team, con un T1 misto veloce, un T2 con un lungo rettilineo e un T3  in cui è fondamentale avere stabilità in frenata e trazione in uscita dalle curve.

Quest’anno potrebbero aggiungersi i problemi di asfalto piuttosto malmesso, come già certificato dai piloti della motoGP. La Mercedes è abituata a questo tipo di pressione ma, rispetto alle sfide con Ferrari, il margine di errore sembra essere molto più ridotto.

immagine da sudouest.fr

In Honda si dicono piuttosto fiduciosi di poter vincere in almeno tre dei restanti GP: Messico, Brasile e Abu Dhabi. Lasciando da parte la scaramanzia che evidentemente non attecchisce molto in Giappone, il ragionamento è condivisibile e a maggior ragione la tappa di Austin potrebbe essere uno spartiacque importante per la corsa al titolo.

Anche ad Austin continuerà la sfida di sicuro meno nobile ma con diversi spunti di interesse tra Ferrari e McLaren. Vale il discorso fatto sopra: chi saprà adattarsi meglio avrà un vantaggio notevole.

Al momento le azioni del Cavallino sono in ascesa, complice una PU che sembra aver risolto molti problemi e una monoposto con una finestra di utilizzo più ampia che in passato.

Lo storico dei piloti Ferrari non è eccezionale al COTA, motivo in più per cercare un buon risultato. Risultato che sia per loro che per gli uomini di Woking, è ragionevole pensare non possa riguardare in nessun modo un possibile podio, a meno di grossi problemi per i quattro piloti di Mercedes e Red Bull.

Dietro ( o forse davanti ad Austin…) il pacchetto di mischia Alpha Tauri, Alpine, Aston Martin è pronto a dare battaglia. Diciamo che quest’ultima sembra essersi sfilata da questo gruppetto, con delle prestazioni piuttosto imbarazzanti nell’ultimo mese ( e un cambio di PU annunciato per Vettel).

Molto in forma invece Alpha Tauri e soprattutto Gasly, che potrebbe essere una bella sorpresa al COTA. Per Alonso l’ennesimo ritorno su una pista su cui non corre da un pò di tempo e una certa curiosità di vedere dove potrà portare una Alpine in crescita.

Le ultime tre scuderie del lotto, dalla quale potremmo escludere la Williams di Russell, cercheranno l’ennesima traversata nel deserto cercando di raccogliere quello che si può.

In realtà Alfa Romeo fà più parlare fuori dalla pista, con l’interessamento di Micheal Andretti a rilevare l’intero team. L’acquisizione sembra cosa fatta anche se non ci sarà nessun annuncio ufficiale ad Austin.

Resta l’interrogativo sul coivolgimento del marchio Alfa Romeo in F1, operazione voluta a suo tempo da Marchionne ma che al momento non sembra continuare ad avere senso. L’avvento di Andretti potrebbe riportare un pilota USA in F1, Colton Herta.

immagine da motorlat.com

Questo riaccenderebbe l’interesse degli States per la F1, un amore mai davvero sbocciato e sempre in secondo piano rispetto a Nascar e Indycar.

Intanto Mick Schumacher sembra sia in orbita Williams per il prossimo futuro. Con la partenza di Russel e la crescita mostrata anche in ottica 2022, potrebbe essere un bel colpo per il tedesco approdare a Grove.

Infine un grande (?) ritorno nel circus. Flavio Briatore sembra sarà il responsabile della gestione degli ospiti di lusso del Paddock club, un aspetto praticamente azzerato dalle restrizioni Covid.

Obiettivo neanche tanto nascosto è attrarre soldi in un ambiente che ne ha un disperato bisogno. La riprova la si è avuta anche nella bozza di calendario del 2022, con 23 GP in programma e una gestione delle trasferte e dei trasferimenti davvero illogica, ma di sicuro la migliore per massimizzare i profitti.

Si spera almeno che la nuova gestione possa avere un occhio di riguardo per gli utenti comuni, quelli per esempio che ancora aspettano un qualche tipo di rimborso dalla farsa del Gp del Belgio. E’ comprensibile che la F1 stia cercando di cambiare per assicurarsi la sopravvivenza inseguendo i pochi che portano capitali e esposizione mediatica magari a discapito dei tanti che al massimo comprano il biglietto per il prato alla Domenica, ma speriamo che il tutto non diventi ancora più esclusivo e inaccessibile di quanto non lo sia già.

A proposito di spettacolarizzazione a tutti i costi, è venuta fuori la notizia che Verstappen non rilascerà interviste a favore della serie Netflix di grande successo negli States “Drive to survive”, incentrata sul mondo della F1.

Motivo? Secondo l’olandese la serie viene montata in modo da creare rivalità accese tra piloti che in realtà non esistono, il tutto per creare un prodotto più appetibile e romanzato.

Ho avuto modo di vedere la serie e in effetti c’è molto “cinema” e poca sostanza, personalmente l’ho abbandonato dopo 2 puntate.

Se questa spettacolarizzazione forzata è il futuro della F1 mi viene da pensare che sarà una via per l’inferno lastricata di buone intenzioni (l’importante è che portino soldi).

*immagine in evidenza da motorimagazine.it

Rocco Alessandro

NORRIS RISCHIA TROPPO, HAMILTON FA 100

E’ un mondiale come non se ne vedevano da anni. Due contendenti su due auto diverse, una lotta senza quartiere. E, spesso, arriva la pioggia a creare situazioni imprevedibili.

Pioggia che era ampiamente annunciata a Sochi, e che ha contribuito a creare uno dei week-end più entusiasmanti della stagione. A partire dalle qualifiche, iniziate con pista bagnatissima e finite con una striscia di asfalto abbastanza asciutta da montare le slick, con Norris a cogliere la sua prima pole position, seguito da Sainz e Russell. Hamilton si è trasformato, per l’occasione, in David Coulthard, sbattendo all’entrata dei box e rimediando solo un quarto posto. Non molto, considerando che il suo rivale sarebbe stato costretto a partire dal fondo per cambio della power unit.

Si spengono i semafori e Sainz sembra venire risucchiato da chi lo segue, ma Norris gli dà la scia e gli consente di presentarsi primo alla prima curva. Hamilton perde diverse posizioni mentre Leclerc, partito dal fondo come Verstappen, ne guadagna ben 7 nel primo giro.

Dopo 5 giri Max è bloccato in 15a posizione dietro Bottas, al quale era stata “precauzionalmente” cambiata la PU spedendolo cosí in fondo alla griglia a marcare l’olandese. Ma Valtteri non è Chiellini, e si fa infilare da Verstappen quasi subito. Poco dopo anche Gasly spalanca la porta all’olandese.

I primi due hanno fatto il vuoto, con Russell che blocca tutti gli altri. Hamilton è sesto a 10 secondi. Carlos inizia ad accusare graining e Lando si avvicina e prova l’attacco senza successo, poi si allontana nuovamente in preda anch’egli al graining. Ancora pochi giri e con una mossa felina, e non inquadrato dalle telecamere, riesce a passare lo spagnolo.

Nel frattempo, Hamilton con una Mercedes che sembra spompata non riesce a recuperare posizioni, e, anzi, si fa avvicinare da Perez.

Stroll, in quel momento ottimamente nelle prime posizioni, anticipa la sosta al giro 13. E al giro dopo anche Russell tenta l’undercut. Si ferma poi anche Sainz, ormai in crisi con le gomme, e riesce a tenere la posizione su loro due, nonostante nel frattempo avessero guadagnato tantissimo sullo spagnolo.

Grazie ai pit-stop, Verstappen si è portato in sesta posizione, a soli 9 sec. da Hamilton. Incollato a lui c’è Leclerc. Con strada libera Max inizia a volare. E in pochi giri raggiunge il trenino dei primi, guidato da Ricciardo, secondo. Norris sta guadagnando un secondo al giro su questo gruppetto.

L’australiano  è il primo del gruppo a fermarsi,  ma il pit stop è molto lento. Con strada libera, anche Hamilton si mette a volare e Max, che non riesce a superare Alonso, lo vede andare via impotente.

Al giro 27 Lewis si ferma, e l’olandese lo imita. Ma all’uscita dai box fra i due si mettono Ricciardo e Russell.

Norris si ferma al giro successivo. Hamilton con gomma dura guadagna 3 posizioni in pochi giri e si mette alla sua caccia. Max si trova invece bloccato dietro a Ricciardo, come era accaduto in precedenza a Lewis.

Bottas viene implorato da Toto Wollf di fare di piú, ma il finlandese sembra non averne voglia e naviga in un’anonima 14a posizione.

Perez e Alonso sono fra gli ultimi a fermarsi e in testa ritorna Norris con Hamilton a soli 3 secondi. L’ultimissimo a cambiare le gomme è Leclerc, ma un pit stop lungo lo fa rimpiombare in 13a posizione.

Alonso, rientrato dietro Verstappen, lo supera in pochi giri. L’olandese dopo il cambio gomme sembra completamente perso.

Hamilton, dopo essere arrivato ad un secondo da Norris, vede poi il connazionale allontanarsi di nuovo. Dietro di loro Sainz è terzo ad oltre 30 secondi, con Ricciardo a 2 secondi.

Ma proprio quando sembra profilarsi la prima vittoria di Lando, a 7 giri dalla fine inizia a cadere la pioggia. Con la pista viscida, ma non ancora pronta per le intermedie, Hamilton attacca Norris che va lungo ma gli resta davanti.

Passano alcuni giri e i primi non ne vogliono sapere di fermarsi, cosa che invece fa Verstappen. A 4 giri dalla fine, la pioggia cade sempre più forte e Hamilton preferisce non rischiare troppo, visto che il rivale per il titolo ha già cambiato le gomme, e monta anche lui le intermedie. Norris invece decide di proseguire, e il sogno si trasforma in un incubo.

Lewis passa Lando senza problemi, con quest’ultimo che si gira e deve poi raggiungere il box a passo d’uomo, così come Perez, Alonso e Leclerc che, come lui, hanno tentato l’azzardo.

E la gara finisce con Hamilton che fa 100 vittorie, davanti a Verstappen, che ha minimizzato gli effetti della penalità inflitta a Monza e di quella per il cambio della power unit, e a Sainz, per il quale la prudenza ha pagato. Quarto Ricciardo, quinto Bottas, che non avendo nulla da perdere si era fermato per tempo, sesto il solito solidissimo Alonso, settimo un Norris sconsolato, ottavo Raikkonen, nono Perez e decimo Russel, ancora una volta a punti.

Seguono Stroll e Vettel, che dopo avere navigato costantemente fra i primi 10 hanno trovato il modo di rovinare tutto negli ultimi giri, riuscendo pure a scontrarsi fra loro. 

Week-end negativo per Gasly e Ocon (quest’ultimo ormai costantemente dietro il compagno di squadra diversamente giovane), e per Leclerc, riuscito sull’asciutto a rimontare dall’ultima fila fino a superare il compagno di squadra, poi sprofondato con la pioggia a causa del cambio gomme ritardato.

Infine, menzione speciale per Tsunoda e Giovinazzi, per i quali è sempre più lecito chiedersi come mai vengano tanto considerati dall’ambiente (o parte di esso).

Mancano 7 gare alla fine. Come ha avuto modo di dire Horner al termine del GP odierno, saranno 7 finali. La prima è in Turchia, fra due settimane. E’ oggettivamente difficile prevedere come andrà a finire. La gara di oggi ci ha dimostrato che quando, per qualsiasi motivo, i due contendenti si ritrovano in mezzo al gruppo, tutto il vantaggio di talento e di vettura scompare. E non è improbabile che il ruolo della cosiddetta F1.5 possa essere determinante per l’esito finale del campionato.

* Immagine in evidenza dal profilo Twitter @MercedesAMGF1

VERSTAPPEN VINCE LA FARSA DELLE ARDENNE

Si torna a correre dopo 4 settimane di pausa. E il meteo riserva uno dei week-end più da lupi che si sia mai visto nella storia della Formula 1. Lo fa nel posto meno indicato, e cioè la cosiddetta università della F1, Spa Francorchamps. 

Che sarebbe stata durissima lo si è capito già il venerdì, con un botto incredibile all’Eau Rouge nella WSeries, e il sabato, con Norris che ha distrutto la sua McLaren nello stesso punto durante il Q3.

Ma le avverse condizioni meteo, il sabato, non hanno impedito la disputa delle qualifiche, e così Verstappen conquista una fantastica pole davanti ad un fantasmagorico Russel, e al grande rivale per il titolo, Hamilton.

La domenica il tempo è, se possibile, ancora peggiore. Piove forte, ci sono vento e nuvole basse.

Perez onora subito il rinnovo del contratto per il 2022 piantando la sua RB16B a muro durante l’ultimo dei giri di allineamento. 

Nonostante sia evidente che non ci siano le condizioni per correre, la procedura di partenza va avanti regolarmente fino al momento in cui, teoricamente, dovrebbe iniziare il giro di formazione. e, solo in quel momento, viene dato l’annuncio del rinvio della partenza. Che viene data dopo 25 minuti di inutile attesa, perchè quando le auto si muovono la pioggia è pure aumentata, e le nuvole si sono ulteriormente abbassate. E, infatti, tutti i piloti si lamentano delle condizioni inaccettabili. Tutti tranne Verstappen, ovviamente. Dopo due giri, le macchine vengono nuovamente fermate, facendole rientrare in pit-lane.

Passano 3 ore, e la pioggia rallenta solo attorno alle 18. La direzione gara, in deroga al regolamento secondo il quale non si sarebbe potuti andare oltre le 18, decide che alle 18.17 si può finalmente ripartire, per una gara la cui durata è stata fissata in un’ora e che, quindi, attribuirà solo metà punteggio.

Questo ritardo dà modo a Perez di partecipare, partendo per ultimo.

Ovviamente le condizioni non sono migliorate, i piloti protestano vivacemente (ma i loro team radio non vengono mandati in onda), e dopo 10 minuti esce la bandiera rossa. Ma il cronometro continua a correre, e scaduti i 60 minuti la gara verrà decretata conclusa e, soprattutto, valida, perchè sono stati compiuti i due giri minimi necessari. Ma Michael Masi decide di porre fine alla farsa senza aspettare.

E’ stata solo una passerella, nemmeno sufficiente per allietare il pubblico che si è sorbito una giornata al freddo in mezzo al fango. Ma, in questo modo, la gara è valida, con Verstappen che vince davanti a Russell, che così si prende in omaggio quel podio che la sfortuna (?) gli aveva tolto in Bahrain lo scorso anno. Al terzo posto Hamilton.

Il resto della classifica è quella delle qualifiche, a parte Perez. Non vale nemmeno la pena parlarne.

Sarebbe stato più logico annullare tutto. Ma in F1 non è mai successo, la domenica. E, probabilmente, questo avrebbe comportato conseguenze di vario tipo, commerciale e legale. Quindi bisogna prendere atto di quella che è a tutti gli effetti una pagliacciata, almeno da un punto di vista sportivo.

Ora si va in Olanda, sul circuito di Zandvoort, dove la Formula 1 torna dopo 36 anni. Anche se in un modo anomalo, Verstappen ha chiuso un periodo nero, ritornando alla vittoria. E c’è da credere che in casa sua vorrà dominare. 

P.S. 1 giusto per completare la pagliacciata, il contagiri ufficiale sul sito della Formula 1 dice che è stato completato 1 solo giro valido, e che i punti assegnati sono zero. Sarebbe interessante capire dal buon Michael Masi come viene effettuato il conteggio, e quale articolo del regolamento ha applicato, sempre che anche su questo non abbia agito in deroga.

P.S. 2 al di là dei modi, e delle meritate critiche alla direzione gara per come ha gestito la situazione, è stato un bene che le macchine non abbiano corso. Abbiamo già avuto un esempio sette anni fa di cosa vuol dire correre quando non ci sono le condizioni. E, oggi, le condizioni non c’erano.

* immagine in evidenza dal profilo twitter @redbullracing

F1 2021 – GRAN PREMIO DEL BELGIO

Terminata la pausa estiva, la F1 ritorna su un circuito iconico, Spa-Francorchamps.

Un tracciato che una volta era definito da “pelo sullo stomaco”, quando le monoposto di F1 erano un pelo più imprevedibili e le palle di chi le guidava dovevano per forza essere un pò più grosse di quelle degli attuali piloti. Insomma, un tracciato che separava i bambini dagli uomini.

Pur rimanendo una sfida lunga 7 chilometri, il tracciato ha perso molto della sua epicità, che risputa fuori in caso di mutevoli condizioni climatiche e di partenze caotiche.

Ecco, a tal proposito probabilmente Marko e soci stanno già facendo gli scongiuri, considerando la carambola al via al Hungaroring. Tanti punti persi da Verstappen e dalla squadra che si ritrova ad inseguire la Mercedes dopo essere stati in netto vantaggio fino al Gp di Gran Bretagna.

immagine da motorbox.com

Serve una netta inversione di tendenza per ritrovare un pò di fiducia e, pensando a Verstappen, sfatare una maledizione che vuole il pilota olandese mai in testa al Gp del Belgio fino ad oggi.

Mercedes invece arriva a Spa con la consapevolezza che da quì alla fine sarà una questione di differenze minime, episodi e trovarsi al posto giusto al momento giusto. E nel caso far entrare in azione Bottas…

Scherzi a parte, la W12 si è rimessa decisamente in carreggiata e complice un RB16B in affanno, tutte le gare si giocheranno sulla capacità di ogni team di trovare quel frazione di velocità in più nel momento buono.

A bocce ferme, indicare un favorito tra i due top team è un esercizio di stile inutile, di sicuro sarà avvantaggiato chi riuscirà a mantenere la lucidità durante tutto l’arco del weekend.

Fattore che servirà anche al binomio Ferrari-McLaren, gemelli diversi in caccia del terzo posto nel mondiale costruttori.

Posto il fatto che entrambi i team hanno tirato i remi in barca in quanto ad aggiornamenti sulla monoposto 2021, anche in questa lotta la differenza la farà l’adattabilità delle due monoposto alle mutevoli condizioni del tracciato belga.

immagine da zazoom.it

Al momento la fortuna non gira molto bene dalle parti di Maranello, già sicura di dover scontare una penalità per l’introduzione di una quarta PU sulla vettura di Leclerc incidentata da Stroll in Ungheria. Leclerc monterà a Spa la terza PU endotermica in versione standard, senza gli aggiornamenti previsti per il GP di Monza.

Le simulazioni non danno buone prospettive ai rossi, ma considerando che anche Silverstone doveva essere una caporetto, aspettiamo il responso della pista.

Ben più a suo agio dovrebbe essere la McLaren, su cui rimane sempre accesa la spia Ricciardo, a conti fatti vero e unico grosso problema di quest’annata.

Alpine arriva dopo aver vinto in Ungheria e con una monoposto in crescita. Magari con un’altra carambola al via riusciranno a spuntare un altro piazzamento nobile ma se c’è un pilota che preferirebbe evitare è Alonso, che nel 2012 di fatto ci ha perso un mondiale in un crash in partenza.

Aston Martin invece fa e disfa come la famosa Penelope, sia per se stessa, vedi squalifica di Vettel per essere arrivati a secco al traguardo in Ungheria, sia per le altre squadre, vedi Stroll in versione palla da bowling. SI giocano ancora il quinto posto nel costruttori e tanta credibilità dopo il disastro ungherese.

immagine da motorbox.com

I due piloti Alpha Tauri invece, sono riusciti ad uscire indenni e con un ottimo risultato dal gp più caotico dell’anno, se non è una stranezza questa…

A Spa li attende, al solito, un weekend impegnativo in cui i peggiori nemici sono proprio loro stessi. Azzeccare un altro weekend “pulito” su una pista tanto impegnativa certificherebbe un salto di qualità notevole.

La coda del gruppo è più che altro felice di aver scavallato la metà della stagione, in attesa del 2022. Quello più arzillo resta sempre Russell, ormai costantemente a cavallo tra Williams, Mercedes e chi sa quali altre scuderie.

Raikkonen ritorna sulla pista di cui è un Re senza corona. A lui siamo sicuri che non interesserà granchè ma fa sempre un certo effetto vederlo ancora passare, a 40 anni e passa,  all’Eau Rouge in pieno.

Mick Schumacher invece arriva in un altro santuario in cui il padre ha scritto la storia. Non deve essere facile per lui scrivere la sua storia in F1 con un occhio alle enciclopedie che è riuscito a scrivere il padre, soprattutto quando tutti, nel bene e nel male, te lo fanno notare.

Piccole note tecniche: Pirelli porterà le tre mescole intermedie della sua gamma, C2, C3 e C4. Saranno alzate anche le pressioni per cui vedremo come si adatteranno le monoposto, alla luce anche della querelle sulle pressioni di gonfiaggio basse che c’è stata qualche gp addietro.

Alcuni indicano nelle pressioni elevate una buona notizia per Ferrari. L’ottimismo è il profumo della vita diceva qualcuno.

Molto più impattante potrebbe essere il maltempo contemporali improvvisi previsti per tutto il weekend e temperature in ogni caso non superiori a 20 °C. Inutile dire cosa stiano facendo Marko e soci a riguardo.

Un’altra notizia, una bella notizia è il ritorno alle corse di Juan Manuel Correo, il pilota ecuadoriano protagonista due anni fa del terribile schianto in cui perse la vita Antoine Hubert.

Dopo due anni di ospedale e riabilitazione Correa torna in pista per continuare quel percorso ai piani nobili dell’automobilismo bruscamente interrotto due anni fa proprio sulla pista di Spa. Lo fa portandosi dietro il ricordo e la memoria di Hubert, con cui condivideva gli stessi sogni e per assecondare il suo istinto di pilota.

Certe cose non muoiono mai ed è giusto così. I migliori auguri a Correa e un saluto ad Hubert che lo accompagnerà in questa nuova avventura.

*immagine in evidenza da motori.it

Rocco Alessandro