L’ANGOLO DEL FROLDI: NICO ROSBERG, MISTER PREZZEMOLINO?

Dicono che cambiare opinione, davanti a fatti che te la fanno cambiare, sia segnale di intelligenza. Non so se sia questo il caso, tuttavia voglio segnalare ai lettori che il campione del mondo di Formula Uno 2016, per quanto la cosa possa loro interessare, a me sta cominciando a diventare un pochino “antipatico”.

Perché? Perché parla di tutto, interviene su tutto, dà spesso il proprio parere, anche quando non richiesto e spesso dice cose tutto sommato abbastanza ordinarie. Se fossero originali probabilmente sarebbero anche interessanti.

Partiamo da “lontano”. Dal 2016. Nico Rosberg riesce a vincere il titolo mondiale contro il predestinato Hamilton. I due si conoscono da tanti anni, hanno battagliato nelle formule minori ed erano amici. Erano. Come sappiamo, con la lotta interna che si sviluppa quando si è nello stesso team, quasi inevitabilmente si diventa se non nemici, certamente acerrimi rivali. E’ la logica delle cose umane.

Quando Nico conquistò l’ “iride”, in tanti, compreso il sottoscritto, furono contenti. Hamilton non è mai stato (per me) un campione di simpatia (lasciamo perdere le sue straordinarie doti alla guida) e tutto sommato vederlo battuto da un compagno di scuderia era una sottile “goduria”. Questo ci passava il convento in una delle tante annate storte di Maranello.

E quando, come un fulmine a ciel sereno, Rosberg annunciò il proprio ritiro, non ne fui così sorpreso.

Le cronache degli “insider” ci raccontano di un Hamilton furioso, perché così non avrebbe potuto avere la rivincita che tanto bramava… ma ci arriviamo.

Seppure con le dovute differenze, mentalmente accostai tale “rifiuto” al “gran rifiuto” di Niki Lauda nel fatidico Fuji 1976 (tra l’altro immortalato nel magnifico film di Ron Howard).

Non è inumano avere paura, non è inumano sentire di aver dato tutto e sentire di non essere capace di reggere quella pressione un altro anno, rischiando di essere battuto in pista.

D’altronde l’arte di uscire di scena nel momento migliore è poco praticata, rispetto ai “vantaggi” che comporta per la carriera e la vita di un atleta.

In me prevalse la comprensione di un gesto forte in cui uno ti diceva: ho raggiunto il massimo, non mi potrò ripetere, me ne vado all’apice della mia carriera.

In qualche modo qualcosa di simile fece Schumacher, salvo poi tornare sui suoi passi (ma lui senza l’adrenalina della velocità proprio non riusciva a stare) e non ripetere più le gesta memorabili che lo avevano portato a vincere tutto il possibile stabilendo ovunque nuovi record.

Ora però, capisco che Nico non riesca a staccare completamente la spina da quel mondo, che è il suo mondo. Tutto ampiamente e rispettabilmente “umano”.

Tuttavia, fare il grillo parlante (cosa che bisogna saper fare), e soprattutto fare il prezzemolino, secondo me non gli riesce bene. Soprattutto quando dà consigli su come affrontare la pressione contro un avversario.

Lui, quella pressione, l’ha affrontata uscendo di scena. Semplice.

 

Mariano Froldi – @MarianoFroldi, direttore di FUNOAT

Immagine presa dal website “Mbenz.it”