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MART1NATOR DOMINATORE DEL THAI. – MOTOGP GRAN PREMIO DI THAILANDIA

Jorge Martin domina in Thailandia, vincendo la Sprint e la Gara. Si riporta a -13 da Bagnaia, mondiale sempre più in bilico.

Le urla dei GP scorsi nel Box Ducati Lenovo Team, dopo l’errore di Martin in Indonesia che ha spalancato le porte della vittoria a Bagnaia e quelle dell’Australia dove la soft del Maiorchino non ha retto dopo una gara dominata, sono la perfetta rappresentazione di ciò che sta accadendo. Il Mondiale sta lentamente cambiando padrone, lo sanno nel Team, lo sa Bagnaia, lo sa Martin e soprattutto quella vecchia volpe di Borsoi.

Jorge Martin è un pericolo costante, frena meglio ed anche osservando i dati nel box di Bagnaia sono in netta difficoltà ad arginare lo strapotere del Maiorchino. Non l’hanno mai fatto se non per un chiaro e palese errore diretto di Martin.

Nel weekend appena concluso Jorge Martin ha letteralmente dominato, facendo segnare la pole position con un tempo stratosferico mentre Bagnaia chiude soltanto in seconda fila. Una brutta partenza in gara Sprint gli costa molti punti anche perché non riesce a riportarsi sugli inseguitori, il passo lo aveva ma la lotta tra Zarco ed Alex Marquez gli ha fatto perdere moltissimo tempo.

La gara della domenica è stata tra le più belle che io ricordi negli ultimi anni, riportandoci indietro di qualche anno. Abbiamo rivisto finalmente uno scontro al vertice, come accadeva nei tempi d’oro. La partenza di Martin è stata fenomenale, ha amministrato questa maledetta Michelin, ed ha tenuto il gruppo compatto.

Tatticamente era la cosa migliore da fare, tecnicamente era molto difficile per uno come Martin. Il maiorchino ama andare in testa e fare ritmo, è velocissimo ma con questi pneumatici non puoi farlo perché o finiscono o ti stendi (quanto manchi Bridgestone!!!). Brad Binder sta zitto e buono per 18 giri per poi sferrare l’attacco dopo una lunga serie di tentativi andati a vuoto. Nasce una bagarre tra i due bellissima che si protrae fino all’ultima curva come ai bei tempi tra Marquez e Dovizioso.

Bagnaia nonostante la bella rimonta non è mai veramente della partita, si stava staccando quando mancavano 5 giri ma l’inizio della bagarre tra Binder e Martin gli ha permesso di rimanere attaccato senza mai però riuscire a potare un attacco decisivo. Riesce a prendersi il 2° posto grazie alla penalità data a Binder per aver pizzicato il “verde” nell’ultimo giro.

I due Piloti sono divisi da soli 13 punti quando mancano 3 GP alla fine. La Malesia dove entrambi sono fortissimi e dove potrebbe piovere, il Qatar con il circuito di Losail che è appannaggio Ducati e dove lo scorso anno Bagnaia scivolò mentre tentava il sorpasso proprio su Martin ed infine Valencia.

Tecnicamente anche Bezzecchi è in lizza per il Mondiale, probabilmente fino al prossimo GP quando verrà matematicamente escluso.

 

IL RESTO DEL MONDO!?

Mentre Brad Binder lotta per le vittoria, le altre KTM arrivano agli ultimi tre posti della classifica. Siamo sicuri di dargli la KTM di GasGas a quello che si preannuncia come un kraken!? Altro spunto interessante, Fabio Quartararo ha appena superato in classifica generale il pilota Factory KTM Jack Miller.

La Honda è tenuta a galla dal solito Marquez, che in gara sprint regala spettacolo con Aleix Espargaro rifilando 7 secondi in 13 giri a Joan Mir. In gara chiude in top10 regalando battaglie con Bagnaia ed Espargaro e perdendo nel finale la posizione da un ottimo Quartararo che salva la baracca Yamaha.

Aprilia in crisi nera anche qui, dopo la penalità di 3″ ad Aleix ed il ritro anzitempo per problema tecnico di Vinales. È sparita quella che ad inizio stagione sembrava una moto in grado di lottare davvero per il Mondiale.

MERCATO.

Manca ancora il nome del Pilota HRC. La casa motociclistica più vincente al Mondo non ha ancora un Pilota per il 2024,  il mondo si è ribaltato. Fabio Diggiannantonio è l’unico attualmente libero sul mercato. Honda potrebbe pensare a qualcuno di Aprilia anche se personalmente avrei promosso qualcuno dalla Moto2. Chi!? Fermin Aldeguer.

 

Francky

 

 

 

F1 2023 – GRAN PREMIO DEL MESSICO

Dal Texas al Messico il passo è breve ma il cambiamento di atmosfera sarà notevole, in tutti i sensi. Per la seconda tappa del trittico oltreoceano, che poi volendo sono quattro se ci mettiamo Las Vegas a metà Novembre, si torna ai 2300 metri di altitudine di Città del Messico, una condizione che potrebbe variare i valori in campo visti ad Austin.

Considerando la minore resistenza generata dall’aria, tutte le monoposto dovrebbero viaggiare con configurazioni aerodinamiche più cariche, e in ogni caso, saranno avvantaggiate quelle monoposto che sono capaci di generare downforce dal corpo vettura. Questo ovviamente mette in pole la Red Bull e molto meno la Ferrari ma tanto farà anche la capacità delle monoposto di viaggiare con assetti molto vicini al fondo stradale.

immagine da paddocknews24.com

Per contro dal lato PU, la rossa dovrebbe riuscire a dare qualcosa in più ma sappiamo che il turbo è una bestia strana e farlo girare a giri più elevati per compensare la minore quantità di ossigeno a disposizione potrebbe provocare dei bei fuochi d’artificio.

Si correrà quasi in corrispondenza del dia del los muertos, quasi una celebrazione di questo mondiale 2023 ammazzato praticamente nella culla dal duo Verstappen/Red Bull. Proprio l’olandese sarà l’osservato speciale del pubblico messicano che quasi sicuramente lo prenderà di mira in difesa dell’idolo locale Perez. Anche Marko farebbe bene a farsi vedere poco in giro e, ben più importante, tenere la bocca chiusa almeno per questo weekend.

Facezie a parte, per Perez potrebbe essere un’ottima occasione per tornare a lottare, se non per la vittoria, almeno per restare vicino al suo team mate. L’aria di casa e l’avere sotto le terga una RB19 dovrebbero essere un incentivo più che valido per un ottimo weekend.

immagine da sports.yahoo.com

Con tutta probabilità il triello Mercedes – McLaren – Ferrari si accapiglierà per il podio. Il circuito messicano è da sempre difficile da interpretare perchè offre grandi miglioramenti dalle prove libere a quelle ufficiali, per cui sarà complicato trovare il giusto setup che sarà necessariamente di compromesso. Vediamo quale altra grande strategia si inventerà la Ferrari per rovinare la gara dei suoi piloti, che ormai non vedono l’ora che finisca lo scempio di questo 2023.

Pirelli porterà le tre mescole più morbide a disposizione. Mescole più morbide vuol dire più degrado e potenzialmente più soste ai box nel tentativo di creare più variabili. Vedremo se funzionerà.

Gran premio che sarà occasione di rivincita per tanti: Leclerc in primis, ormai sempre più “alesizzato” per colpa di un team che mal lo supporta, Norris che ad Austin ha dato ragione a chi grida alka sua “hulkembergizzazione”, Perez che deve evitare l’ennesima batosta da parte del 33 olandese, Ricciardo reduce da un lungo stop e che in Messico è sempre andato forte.

Chiudo con Sainz. Lo spagnolo è forte e sembra avere la capacità di “massimizzare” maggiore drl suo team mate. E, cosa non secondaria, più abile dal punto di vista “politico” nel team. Ottimo elemento eppure…non posso fare a meno di storcere il naso quando Leclerc gli finisce dietro. Vero è che l’importante è che vinca la Ferrari ma non posso non pensare allo spreco in atto del talento del monegasco che tra ditini, monoposto imbarazzanti e poca protezione mediatica sta rendendo molto meno di quanto potrebbe. Al punto che sarei felice di vederlo in un’altra squadra.

*immagine in evidenza da automobilismo.it

Rocco Alessandro

BASTIAN CONTRARIO: IL BLUFF

Dall’enciclopedia Treccani il significato di bluff viene cosi riportato:

“(voce proveniente dall’olandese bluffen «vantarsi» o verbluffen «confondere, fuorviare»)” , quando si dice il caso aggiungo, “usato in ital. al masch. – 1. Il fingere di avere carte buone in mano nei giochi di carte e spec. nel poker, comportandosi in modo da far credere agli avversari di avere un gioco più alto e indurli così a ritirarsi. 2. estens. Vanteria infondata, montatura, finzione, soprattutto al fine di far credere a concorrenti o avversari di avere possibilità che in realtà non si hanno”.

Specificare il significato di questo termine è doveroso, dopo quanto visto nel GP texano di domenica scorsa, perché di bluff giocati ce ne sono stati a iosa e, naturalmente, il sottoscritto non risparmierà nessuno. Il primo della lista è proprio Lando Norris che, assieme al suo arrembante compagno di squadra, stanno portando in alto la rinata McLaren. Sia Piastri che appunto Norris, sono due ottimi piloti ci mancherebbe e, sebbene il primo stia mostrando quanto di vero si diceva sul suo conto, il secondo non sta facendo altro che confermare quanto già fatto vedere sino ad ora. Eppure ci andrei piano con le magnificazioni, perché proprio a partire da Oscar, ne ha ancora di esperienza da maturare sul campo ed è tutto da dimostrare se sarà all’altezza del compito che gli verrà assegnato, quando e se avrà un mezzo competitivo che gli permetterà di lottare per il titolo. Il confine è labile da potenziale campione a bluff e quanto fatto vedere in Giappone in partenza contro Verstappen, ha lasciato l’amaro in bocca dato che si è fatto accompagnare gentilmente fuori pista dal campione olandese. Piastri al momento ha la scusante dell’inesperienza, che contro una bestia come Max conta eccome, quindi lo rimandiamo a tempi migliori. Chi invece non ha sconti è il suo compagno di squadra, il quale proprio domenica ha dimostrato palese mancanza di sangue freddo. Norris è un potenziale campione o un bluff? In gara l’inglese era saldo primo e così sarebbe stato fino alla fine (salvo giocarsela con il campione olandese proprio nelle battute finali) del GP, quando all’improvviso sbaglia clamorosamente una staccata e, per giunta, ciò è successo quando era solo con un buon margine di vantaggio sul diretto avversario. Domenica scorsa, Norris aveva la possibilità concreta di regalare alla sua squadra l’ennesima vittoria della sua storia e, soprattutto, di festeggiare i suoi primi cento GP, con una sontuosa vittoria, in quanto la RB19 di Verstappen, almeno domenica, non era l’astronave che salutava tutti e aspettava la compagnia al traguardo. Red Bull, per ovvi motivi, ha smesso di sviluppare l’attuale monoposto e arriverà a fine mondiale per inerzia, come si suol dire, (tanto, col potenziale che ha a disposizione, basta e avanza) ed infatti Max la vittoria se l’è dovuta sudare d’esperienza assieme alla squadra. Il buon Lando, dicevo, ha mancato di sangue freddo proprio nel momento in cui serviva: con una macchina un secondo al giro più veloce della concorrenza, sono tutti bravi a vincere, mentre il campione, il killer instinct, lo vedi proprio nelle situazioni in cui la gara è tirata e devi dare il massimo per portare a casa il risultato. Per la seconda volta nella sua carriera, Norris ha mancato l’occasione giusta di vincere: la prima è stata a Sochi nel 2021, quando all’improvviso venne giù una pioggia torrenziale e lui si ostinò, contro il parere della squadra, a rimanere in pista con le slick, mancando palesemente di lucidità (e sangue freddo appunto!), venendo così raggiunto da tutti e regalando la vittoria a chi gli stava dietro (Hamilton, of course). Allo stesso modo, ad Austin, l’inglese ha sbagliato e ciò che è peggio è che era solo, come ho già anticipato, donando cosi la vittoria al mai sazio campione del mondo (certi sbagli, con Verstappen alle calcagna, non te li puoi permettere). Si dice “due indizi fanno una prova” ed in questo il buon Lando ha tutte le prove contro. Con una McLaren in forte ascesa, dove tutto lascia presagire che l’anno prossimo se la giocherà con Red Bull… sperando che siano della partita altre scuderie (no, non sperate in Ferrari!), sarà necessario tutta la concentrazione ed il sangue freddo possibile, al fine di poter lottare contro il cannibale Verstappen, il quale proprio in quel di Austin ha dimostrato che, a parità di mezzo, fa comunque la differenza (che spreco averlo visto correre in solitaria per tutto il mondiale) e che non lascerà mai nulla al caso. Lando è un bluff o un potenziale campione? Credo e spero che l’anno prossimo avremo la possibilità di dare una risposta a questa domanda.

Chi ha bluffato, e malamente anche, è stata AMG che in piena crisi mistica ha cannato completamente la gara del suo campione, prima con la strategia e poi facendolo escludere dalla gara a causa dell’assottigliamento, oltre quanto stabilito dal regolamento, del pattino sottostante la monoposto. Belli i tempi in cui Lewis dava trenta secondi a chi lo seguiva (che poi era il compagno di squadra) e si potevano fare tutte le strategie possibili con la dovuta calma. La Mercedes non è nuova a questi svarioni quando è sotto pressione e, domenica scorsa, ha confermato questa tendenza. Eppure l’epta campione, nonostante tutto quello che gli è successo, se la rideva perché ha fatto capire che la squadra sembra aver imboccato la strada giusta e, quando uno come Lewis sorride nonostante il risultato negativo conquistato, è meglio preoccuparsi. Certo che se dobbiamo parlare di bluff, allora, sul gradino più alto del podio ci sale con certezza Aston Martin, assieme al fake show dato dalla sprint Race. Vedete, questo format di positivo ha una cosa e cioè che sta lentamente mettendo d’accordo tutti, puristi e zombi che accettano tutto passivamente, sul fatto che sia totalmente inadeguato a questo sport: che gioia c’è nel vedere le qualifiche di sabato, quando abbiamo già visto tutto al venerdì? Che gusto c’è vedere una mini gara, quando poi ha solo lo scopo di spoilerare la partenza della domenica e da alcuni viene addirittura utilizzata come “FP” per provare come funzionano le gomme (spettacolare come Ferrari abbia usato Sainz come fosse una provetta per raccogliere dati sulle soft… soft che poi in gara sono state categoricamente scartate!). Fosse solo questo il problema. Il bluff Aston, capendo che gli aggiornamenti portati non andavano (proprio durante la Sprint… sigh), ha pensato bene di smantellare la macchina di ambo i piloti e farli partire dal confine messicano, con il risultato (vincente), di portare entrambe le vetture a punti e pazienza che poi “Calimero” Alonso, abbia pagato pegno nel doversi ritirare. Aston ad inizio mondiale aveva ben altre aspettative… un bluff appunto, per come si è persa per strada, così come è un bluff questa sciagurata Federazione, la quale prende random quattro vetture e due (il cinquanta percento!) di queste risultano irregolari: ormai anche i sassi hanno capito che se avessero controllato tutte e venti le monoposto sicuro mezza griglia di partenza sarebbe stata squalificata… che vergogna!

Mi lascio la bomba atomica alla fine che è per Ferrari, neanche a dirlo. Charles è campione o un bluff? Me lo chiedo perché un campione con la “C” maiuscola non è un cannibale solo in pista, bensì lo è anche fuori; all’interno del box. Il talento del monegasco è fuori discussione ed il camera car della sua partenza contro Verstappen lo scagiona totalmente (sembrava si fosse fatto accompagnare da Max, quando invece il campione ha solo chiuso bene la porta visto che il ferrarista partendo male, si stava infilando in un punto impossibile) dalla presunta remissività. Venerdì il campione (in pectore) della Rossa, ha regalato a tutti noi una stupenda pole (assurdo quante pole abbia Charles a fronte delle vittorie concretizzate) che purtroppo è stata vanificata alla partenza… ci sta. Quello che non ci sta è il non puntare i piedi con la squadra, quello che non ci sta è che viene fatto gareggiare con il “plan D” e cioè con una singola sosta, quando era risaputo che la più veloce era quella data a Carlos (podio meritato e tutti muti!) e allora mi chiedo cosa passa per la testa al monegasco? Un campione è dentro e fuori la pista e, a mio avviso, è giunto il momento che il buon Charles inizi ad impuntarsi con i piedi ben piantati a terra se vuole cavare un ragno dal buco, quegli stessi piedi che non ha voluto (o non ha potuto?) puntare per evitare che la squadra venisse smantellata per ricominciare tutto d’accapo. La fenice McLaren insegna: se questa è tornata forte non è perché hanno smembrato una squadra e, allo stesso modo, forse il campione monegasco avrebbe dovuto lottare di più nel difendere quanto ottenuto con la squadra 2022. Sia chiaro, non sto dicendo che è colpa sua per quanto accorso, sto semplicemente dicendo che forse non si è “emozionato” abbastanza per chi lo ha messo in condizioni di vivere da protagonista l’anno scorso. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: ora si deve ricominciare da zero, sperando che “l’obiettivo 2026” non sia l’ennesimo bluff rosso

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON-PAGELLE DI AUSTIN 2023

Hermann Tilke non gode di grande popolarità tra gli appassionati di Formula 1 di vecchia data. L’accusa principale è sempre stata quella d’aver progettato circuiti (ché questo è il suo mestiere per chi non lo sapesse) senza caratteristiche che li rendano peculiari, senza punti di unicità, senza tener conto del contesto quindi, in definitiva, senza una sorta di “personalità” capace di farli diventare parte della leggenda del motorsport. Si è giunti al punto di definirli “tilkodromi”, sprezzante neologismo che ne certifica l’anonimato. Orbene, non prima di immaginare che dietro a queste accuse si celi una certa invidia (chi non vorrebbe fare il suo mestiere alzi la mano!), non posso nascondere un certa consonanza con questa critica. Ma il nostro è pieno di giustificazioni. Di molti “tilkodromi”, primi fra tutti quelli costruiti sulle rive del Golfo Persico e del Mar Rosso, riesce difficile trovargli delle colpe: quale ispirazione si può trarre dal deserto? Cioè, non ci sono cornici degne di nota, limiti naturali sui quali disegnare con abilità o località ricche di storia o natura con le quali giocare di fino con lo sguardo prospettico dell’architetto. Di altri invece colpe e responsabilità gli si possono e anzi gli si devono attribuire: la moderna versione del Nurburgring (scialba e incapace di rapportarsi alla storica Nordschleife), l’aggiustamento dell’Hockenheimring (che snatura il vecchio circuito – ma qui forse sono cattivo: difficile far di meglio di quanto ha fatto lui), Shangai e Corea (il primo scialba imitazione di Sepang e il secondo scialba imitazione del primo: gioco al ribasso), quello strano giochetto di Sochi, Valencia e i già citati circuiti sulla penisola arabica sono probabilmente i peggiori tra quelli che ho visto io. Meglio, sempre a mio modestissimo parere, circuiti come Istanbul e Baku. Ma certamente nulla gli si può dire per il disegno di Sepang e di Austin. Entrambi presentano tutte le caratteristiche per essere ricordati dai piloti e dagli appassionati: il budello e il doppio rettilineo di Sepang sono punti veramente notevoli e Il COTA non è da meno con curva 1 ad angolo in salita e con carreggiata amplissima si unisce allo “snake” con curve a raggio via via inferiore e poi quel lungo rettilineo a sua volta esito di una entrata difficile, con la connessione tra la 14 e la 16 che implica scelte di traiettoria non univoche e infine la complicata curva multi-raggio 17-18. Insomma, si tratta proprio di un bel vedere!

A maggior oggettività di questi giudizi non si può non condividere il fatto che Sepang abbia ospitato parecchi gran premi memorabili fino al 2017 (quando è uscito dal calendario) e che il COTA ha fatto altrettanto dal 2012 ad oggi.

Ed è stato bellissimo anche il GP di ieri pieno di incognite strategiche, di sorpassi fulminanti, di problemi inattesi e di sorprese in positivo e in negativo e infine pieno di incertezza e tensione fino all’ultimo giro. Cosa si vuole di più da un GP di Formula 1?

Magari, si potrebbe rispondere, che il vincitore sia, una volta tanto, diverso. Ma è proprio qui che cominciano le NON PAGELLE!

VERSTAPPEN

Arriva la 50esima per Max e arriva grazie ad una prova monumentale. Tradito una volta tanto da un piccolo errore in qualifica che lo piazza 6° in griglia, decide di giocarsela con maturità nella prima fase, evitando guai nelle prime curve dopo la partenza, e piazzandosi in ritmo quasi subito. La progressione è eccezionale ma non tanto per la performance, giacché al COTA (come già a Singapore) si è vista un RBR che non presentava particolari vantaggi sulla concorrenza, quanto proprio per la guida perfetta messa in mostra dal nostro. Faceva molta più fatica del solito a raggiungere la sua preda ma quando gli arrivava sotto, vuoi per errori o errorini (Norris) vuoi per gomme in crisi (gli altri) non perdeva tempo e sfoderava immediatamente sorpassi magistrali che non gli facevano perdere il ritmo. Così ha vinto la gara, tra imprecazioni con i freni che (a suo dire!) non funzionavano al meglio e velocità pura che non aveva nulla in più degli altri: con i sorpassi giusti nel momento giusto. Basta immaginare un suo giro in più dietro ad una Ferrari in crisi di gomme e il GP sarebbe andato (be’, al netto della squalifica di Lewis). A titolo acquisito e in una situazione complicata oggi ci ha fatto vedere, ancora una volta, perché oggi lui è il top in assoluto. Grandioso!

HAMILTON

Non è arrivato secondo per la squalifica rimediata nella notte ma in pista secondo c’era arrivato, eccome!. E con pieno merito, aggiungo. Gara gagliardissima del nostro che sfodera ritmi da top team in tutti gli stint e solo una strategia assurda (oltre alla perfezione di Max) gli impediscono di agguantare quella vittoria che ormai manca da Gedda 2021. Sono rimasto particolarmente colpito dall’ultimo stint in cui è vero che con le gialle ci si aspettava un ritmo migliore degli altri (con le bianche) ma, onestamente, non così tanto e non così a lungo. La squalifica giunta nella notte gli toglie la soddisfazione di mettere nel ruolino di marcia ufficiale il suo miglior GP della stagione (nonché, purtroppo per lui, una bella botta nella rincorsa al secondo posto mondiale, impensabile ad inizio stagione). Fantastico!

NORRIS

Week end da favola anche per Landino. Nelle due qualifiche e nella garetta sembra lanciare un messaggio a Piastri molto netto mettendolo a distanze che non si vedevano, tra i due, da tempo (per non dire: da mai) e in gara, dopo una partenza assolutamente eccezionale che gli consente di sopravanzare il pur ottimo CLC assapora per parecchio tempo il gusto di poter davvero lottare per la vittoria. Viene tradito, in questo senso, più che dalla sua guida, dalla sua McLaren che, pur miglioratissima, non sembra ancora in grado di digerire le gomme bianche forse (dico forse due volte: sui tecnicismi sono soggetto a castronerie non potendo accedere ai dati) per il motivo contrario per cui altre scuderie vanno in crisi con le gomme: troppo drag? È stato comunque un bel vedere il suo stare in testa alla gara per diversi giri e soprattutto un ritmo che prima di ogni crollo di gomma era del tutto simile a quello di Max. La squalifica di Lewis gli regala il secondo gradino del podio che è comunque ampiamente meritato.

SAINZ

Un week end un po’ in sordina di Carlos si conclude, via squalifica di Lewis, con un insperato podio. Qualifiche così così, garetta così così e gara domenicale condotta con modalità da compitino del bravo alunno delle medie. Beneficia però, come Max là davanti, della migliore strategia che pur senza sprazzi o meriti particolari lo proietta nelle posizioni che contano nel finale, proprio nel momento che conta di più. Ringrazia CLC per avergli lasciato spazio ma non ne ha abbastanza per riprendere Lando in crisi di gomme. Fortunatissimo!

PEREZ

Onestamente non ho molto da dire sul buon Checo. L’essere arrivato in Q3 in entrambe le qualifiche, per come è andato negli ultimi mesi, è stato un buon segno ma i distacchi rimediati da Max continuano ad essere imbarazzanti, così come la garetta. Un po’ meglio, finalmente, in gara in cui dopo una partenza molto cauta e un primo stint poco significativo, sfodera ottimi ritmi nel secondo e nel terzo stint che lo portano ad un passo dal podio. Rilevo che nella garetta ha rimediato 22 secondi da max in 19 giri mentre in gara ne ha rimediati 18 in 56 giri. Basta questo dato per dargli un buon voto.

LECLERC

Che week end roller-coaster! Dalle stelle alle stalle e poi alle stelle e poi alla stalle di nuovo. Di lui si può dir tutto tranne che non sia un pilota che fa emozionare. Nelle qualifiche e nella garetta fa vedere di che pasta è fatto. In qualifica in particolare torna ad essere l’iradiddio che gli conosciamo. Se anche non avessero cancellato quel tempo a Max il distacco sarebbe comunque stato di soli 5 millesimi. Cosa vuoi chiedergli di più? Mettiamo da parte lo sgarbo che gli ha fatto Max nella garetta e parliamo della sua gara. Partenza ottima ma non abbastanza da negare la soddisfazione a Lando di concretizzare il suo scatto eccezionale. Va quasi subito in gestione e lo fa decisamente bene anzi forse troppo bene! Perché al suo muretto viene l’insana idea di andare su una strategia ad una sola sosta. Qui si decide la sua gara (a parte il discorso squalifica ovviamente) perché quel che pareva un podio non dico facile ma quasi si è trasformato in un incubo. La decisione di fare quella strategia, di fatto applicata da nessun altro perché le due Mercedes, pur pensando anche loro di fare una sola sosta hanno poi deciso di raddrizzare il tiro, è stata decisamente improvvida e la lampante dimostrazione sta nella gara di Sainz che pur con un ritmo non irresistibile e certamente non comparabile con quello di CLC, si è trovato davanti a Charles già a 6-7 giri dalla fine, in un circuito che proprio corto non è. La decisione è stata ancora più inspiegabile se si pensa all’esito della garetta (con gomme scoppiate in pochi giri) e quindi al fatto che prima della gara si discuteva se fare due o tre soste: come possono anche aver solo pensato di tentare una sosta sola?! Un vero peccato, anche perché Ferrari era da un po’ che non veniva bacchettata per strategie malfatte. E poi imbrigliare un pilota come Charles in strategie così conservative lascia sempre un po’ di amaro in bocca. Diciamo che è stata una lezione per il futuro e passiamo alla prossima.

RUSSELL

Week end decisamente incolore per Giorgino, soprattutto se confrontato con quello del suo celebrato team mate cui, in prospettiva, vorrebbe fare le scarpe ma che sempre più, quest’anno, sembra ridimensionarlo. Niente da fare in qualifica e con un ritmo decisamente inferiore a quello di Lewis in gara il buon George non riesce mai a farsi notare. Non posso esimermi dal dargli un votaccio perché di fronte alla strepitosa gara che ha fatto Lewis la sua scialba prestazione non si poteva proprio vedere.

GASLY

Gagliardissimo Pierre! Sempre davanti ad Ocon in qualifica e inaspettatamente veloce sia in garetta che in gara. In quest’ultima si è dimostrato anche assai combattivo nella prima fase il che gli ha evitato di impelagarsi nei consueti duelli di centro gruppo. Il tutto alla fine, complici le squalifiche di Lewis e Charles gli regala il secondo miglior risultato dell’anno dopo il podio di Zandvoort. Meritatissimo!

STROLL

Mi ritrovo al COTA anche a dover commentare anche Stroll che torna a punti. Certo è stato aiutato come tutti i precedenti dalle squalifiche di Lewis e Charles nonché dai problemi di Piastri e Alonso però va detto che dopo tante sofferenze ha combattuto alla grande per tutta la gara. Non solo ma per tutta la gara è stato vicino ad Alonso, cosa che non gli riusciva da… sempre! Alla fine non sono certo colpa sua i problemi subiti da chi gli stava davanti quindi i punti che si è preso sono, finalmente!, meritati. Una bella iniezione di fiducia viste tutte le voci che in queste settimane si stanno rincorrendo sul suo conto (e su quello del danaroso genitore…). Però, ricordiamoci, una rondine non fa primavera e dovrà farsi rivedere nei prossimi GP.

TSUNODA

Gagliardissimo il piccolo Yuki! Torna Ricciardo ma lui se ne frega e con la sua RBR a pedali sfodera una prestazione memorabile. Peraltro frutto di una strategia interessante perché con tre-diconsi-tre soste si ritrova infine nei punti che contano per una scuderia che ne ha bisogno come l’aria. La terza sosta a dir il vero era stata fatta in totale sicurezza perché la sua posizione in gara non era in discussione ed è stato un po’ strano vederlo in questo frangente cercare anche il giro più veloce, riuscendoci. Applausi!

ALBON-SARGEANT

Albon al solito è combattivo in qualifica. In gara però è troppo “falloso” e non riesce ad essere stabile per poter contendere posizioni più importanti. È stato l’unico a prendersi penalità per track limits (peraltro ininfluente) il che testimonia di una guida troppo nervosa. Bene per i punti portati a casa ma male per come sono arrivati: da lui ci si aspetta di più. Dopo le solite qualifiche stabilmente in ultima posizione il “salvate il soldato Logan” che ho lanciato nelle ultime non pagelle sembra aver dato i suoi frutti. Gara solidissima, condotta su ritmi non dissimili da quelli di Albon lo issano per la prima volta in stagione in zona punti. Sarà stata l’aria di casa? Non lo so ma averlo anche visto uscire vincitore nei numerosi duelli a centro gruppo (anche con mastini come Hulk, Magnussen e Ricciardo) che di solito lo vedevano avere lo stesso protagonismo di un birillo di gimkana è stato incoraggiante. Bravo!

NOTE DI MERITO

Alonso è stato azzoppato da un problema tecnico ma fino a quel momento stava facendo la sua solita gara di alto livello. Peccato.

NOTE DI DEMERITO

Gli Haas si erano presentati al COTA con svariate novità e con un venerdì che sembrava presagire risultati a sorpresa. Invece non appena il cronometro ha contato davvero sono spariti. Male

NOTE DI ANONIMATO

Bottas dopo alcune prestazioni interessanti torna nel limbo. In cronaca i commentatori mi hanno ricordato un piccolo, piccolissimo, piccolissimissimo dettaglio cui non pensavo da tempo: il buon Valtteri, grazie ai magheggi di Toto, continua a prendersi 10mln l’anno. Forse sarebbe il caso di fare qualcosa in più…

Ci vediamo a Città del Messico!

 

Metrodoro il Teorematico

MOTOGP 2023- GP D’AUSTRALIA-LA PRIMA DI ZARCO

Round 16 di 20 in quel di Philip Island, ovvero uno dei circuiti più belli che il pianeta Terra ha avuto modo di ospitare.

Dopo l’Indonesia il leader mondiale, nonché campione in carica, Pecco Bagnaia ha raddrizzato la situazione grazie alla vittoria ed alla caduta del suo primo (ed unico) rivale Jorge Martin.

In terra australiana però succede spesso l’imprevedibile in questo periodo dell’anno. Il tempo non è mai clemente ed in condizioni di pioggia non bisogna mai dar nulla di scontato. Ed infatti le condizioni climatiche consigliano lo stravolgimento del weekend visto che per la domenica è previsto un tempo da lupi.

Intelligentemente la “main Race” viene anticipata al sabato per poterla correre in condizioni ottimali posticipando la Sprint alla domenica che poi salterà del tutto. Per una volta la decisione del baraccone è condivisibile. Massimo punteggio a disposizione e rischi inutili per la salute dei piloti evitati. In questo frangente sarebbe stato davvero deleterio per il campionato.

 

QUALIFICHE

Martinator è inarrestabile ed inavvicinabile per chiunque. Con estrema facilità demolisce il record della pista girando in 1.27’2 mortificando il resto della griglia che può solo applaudirlo. Brad Binder e Bagnaia completano la prima fila. Anche in Australia il campione in carica è costretto a partire dal Q1. E’ una sua caratteristica quella di non partire subito a palla nelle Fp, cercando di utilizzare il poco tempo a disposizione per preparare al meglio la gara. Ma dopo Barcellona tutto gli sta diventando più difficile ancora ed il suo modo di arrivare al top è diventato più lento e faticoso.

Al contrario Martin pare benedetto dalla “mano de Dios” per quanto va forte sin da subito. Viene immediato il parallelo con il re di Philip Island Casey Stoner che qui correva su una pista più corta per quanto ci andava forte. La sua peculiarità era proprio quella di trovare il limite subito dopo pochissimi giri.

Jorge lo spagnolo è stato uno spettacolo per gli occhi nel vederlo girare anche da solo. Armonia perfetta con la sua GP23, un armonia che solo lui ha oggi.

La seconda fila è composta dalla prima Aprilia di Espargaro, da Zarco e da un sempre più ottimo Di Giannantonio. Qualifiche sotto tono invece per i VR46 e disastrose per Fabio Quartararo fresco del podio dell’Indonesia.

 

GARA

Come già detto una lungimirante decisione da parte dell’organizzatore e della direzione corsa anticipa la gara lunga al sabato mattina onde evitare il maltempo previsto (ed arrivato puntualmente) della domenica.

Al via il poleman scatta come una molla e saluta la truppa “forte” della scelta azzardata della gomma soft al posteriore. In breve Martin stacca Binder; Di Giannantonio (che sopravanza abbastanza in fretta un guardingo Bagnaia); Pecco e Zarco che si mettono a viaggiare ad un passo decisamente più lento di Jorge.

Lo spagnolo arriva ad accumulare quasi 4 secondi di svantaggio quando il gruppo dei suoi inseguitori viaggia compatto. La gara pare non avere storia e scivolare verso quella che sarebbe stata una grande vittoria per Martin ed una grande sconfitta per Bagnaia solo quarto dietro a Binder e Di Giannantonio e per giunta con Zarco alle calcagna. Ma a 4 giri dalla fine la posteriore soft di Martin comincia a mostrare i segni di fatica ed il quartetto degli inseguitori recupera al ritmo di oltre mezzo secondo al giro.

Bagnaia fiuta il colpaccio e passa Fabio Di Giannantonio e Binder portandosi dietro Zarco che però lo sopravanza. All’inizio dell’ultimo giro Martin ha ancora un gruzzoletto di decimi sul compagno di squadra e tutti gli altri. Ma non bastano, perché già al tornantino a sinistra dopo la curva Stoner Zarco si butta dentro in staccata e lo sorpassa. Nel microscopico buco di traiettoria che si apre ci si tuffa a capofitto Bagnaia che esce secondo. Ormai sulle tele Martin deve cedere la posizione anche a Di Giannantonio e, sull’ultima curva, anche alla KTM di Binder.

Nel giro di un minuto e mezzo gara stravolta e classifica del campionato che sorride al leader meglio di qualsiasi rosea previsione prima della gara.

Grandissimo podio per il nostro Diggia del team Gresini. Proprio adesso che si stava divertendo gli tolgono il giocattolo (parole sue).

Bella vittoria, la prima in Motogp, per Johan Zarco che ormai sembrava destinata a svanire per sempre visto che a fine anno lascerà il manubrio di una Ducati.

 

 

 

A fine gara sovvengono alcune domande.

Martin aveva davvero bisogno di fare una scelta diversa visto il suo stato di forma? E perché proprio a Philip Island dove già in passato si è assistito a gomme che ti mollano sul più bello (anche in SBK)? Non era proprio questa la pista dove anni addietro accorciarono la gara perché non erano sicuri di finire con le gomme?

La scelta di chi è stata? Perché Martin (se sono al corrente io di ste cose figuriamoci se non lo è lui) non si è opposto qualora la scelta non è stata sua?

Lo spagnolo in questo momento non ha bisogno di azzardi, deve solo fare quello che gli riesce benissimo, ovvero dare gas. Errore imperdonabile suo e del suo box.

 

Fabio Di Giannantonio. E’ vero, sino a quando non gli hanno tolto il manubrio dalle mani non ha brillato, però è vero che per riuscire a tenere in mano il manubrio di una MotoGp senza test non basta una stagione ed un pezzo, per giunta in un team privato senza tanti “aiuti” che sono riservati agli ufficiali.

Basta pensare al percorso che non è stato interrotto dello stesso Pecco. I suoi primi due anni non sono stati molto diversi da quelli del romano in termini di risultati. Merita una seconda chance.

 

Concludo.

Per vincere il mondiale non basta essere il più veloce in assoluto. Martin oggi lo è ma deve annullare le battute a vuoto che siano cadute che errori strategici.

Questo 2023 lo vincerà il migliore tra Bagnaia e Martin, e quando si intende il migliore non significa solo “il più veloce”. Martin lo è adesso ma lo è stato Bagnaia per oltre un anno su questa moto. A patto di essere di più veloci in assoluto serve tutto il resto, altrimenti Schwantz avrebbe 8 mondiali in bacheca e Lawson manco uno. Il concetto vale sempre come anche per le 4 ruote. Lauda non è mai stato il più veloce in assoluto eppure ha vinto 3 mondiali ed uno con la stessa auto di Prost che lo era. Lo stesso francese ha cominciato a vincere campionati quando non era il più veloce in pista tutte le domeniche.

Se Jorge Martin non riuscisse a vincere questo mondiale avrà imparato quanto sopra. Come lo ha imparato Bagnaia che sino allo scorso anno si stendeva spesso e volentieri.