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ESPERTO, MESSICANO E DISOCCUPATO: PEREZ RIMONTA E VINCE A SAKHIR

Quando il gatto non c’è i topi ballano. Col settimo mondiale in tasca, Hamilton si prende il Covid ed è costretto a dare forfait per la replica in Bahrain. E così si materializza il sogno di molti suoi detrattori: vedere qualcun altro sulla sua macchina per dimostrare che le vittorie sono solo merito del mezzo a sua disposizione.

E la Mercedes decide di accontentarli. Anzichè utilizzare il pilota di riserva designato, Stoffel Vandoorne, convoca George Russel, che passa così dalla vettura peggiore a quella migliore. C’è chi è pronto a scommettere che l’inglese ridicolizzerà Bottas, e dimostrerà la suddetta teoria. E si tratta di una scommessa vinta. O quasi.

Dopo un venerdì passato in cima alla lista dei tempi, il giovane George manca la pole di soli 26 millesimi, dimostrando così di che pasta è fatto. Dietro di lui, in seconda fila, un altro “predestinato” fa un miracolo piazzando una inguardabile SF1000 in quarta posizione con un giro incredibile.

La curiosità è grande quando si spengono i semafori, e gli avvenimenti non deludono le attese. La superiorità di Bottas evapora in pochi metri, con Russel che lo supera in tromba mentre per lui le prime curve sono un incubo. Si ritrova così braccato da Verstappen, Perez e Leclerc. A quest’ultimo non par vero di poter lottare per la seconda posizione, e così arrivando in curva 5 si butta, come suo solito, all’interno alla ricerca di un varco che non c’è, perchè a sinistra non ha il suo compagno di squadra bensì Perez. Il quale chiude e viene centrato dal ferrarista, che rompe la sospensione. Verstappen, per evitare il messicano, va largo e finisce contro le barriere. 

E così i tre più pericolosi rivali delle Mercedes sono fuori in un colpo solo. Forse.

Dopo qualche giro di Safety Car, la gara riparte e mentre Russel sembra Lewis Hamilton e se ne va indisturbato, Bottas sembra Bottas e si fa superare pure da Sainz, per poi riprendersi la seconda posizione quando lo spagnolo va lungo nella parte mista del tracciato.

Per 60 giri la gara vive con Russel in pieno controllo e Bottas ad inseguire a debita distanza. Mentre Perez, precipitato in ultima posizione dopo lo scontro con Leclerc, rimonta e raggiunge i migliori degli altri.

Si preannuncia un trionfo per il giovane inglese, ma Aitken, il pilota che l’ha sostituito alla Williams, gli mette i bastoni fra le ruote: perde la macchina all’ultima curva, sbatte e la sua ala rimane in mezzo alla pista. La direzione gara decide di far uscire la Safety Car per recuperarla, e la Mercedes decide di ricordare al mondo quanto sono bravi nelle operazioni ai box. Col risultato ormai acquisito e nessun problema di gomme denunciato dai piloti, viene effettuato un inutile doppio pit-stop che si trasforma in una comica. A Russell vengono montate le gomme destinate a Bottas, e il team se ne accorge quando il finlandese arriva sulla piazzola. Dopo un lungo ragionamento, gli rimontano le sue gomme vecchie, e lo rispediscono in pista in quarta posizione. Russell è costretto a rientrare per rimontare le gomme giuste, e ritorna in pista in quinta posizione. Il suo sogno di vittoria sembra ormai svanito, ma quando la Safety Car si fa da parte, George dimostra di non temere niente e nessuno. In tre giri si sbarazza nell’ordine di Bottas, Stroll e Ocon, e va alla caccia di Perez, incredibilmente in prima posizione dopo una rimonta dal 18° posto. 

Ma quando l’inglese arriva a 2 secondi dal messicano, e mancano ancora 10 giri, dal box lo richiamano nuovamente per una sospetta foratura. Rientrerà in fondo al gruppo, e la sua giornata si concluderà comunque con i primi punti, ma con molto meno di ciò che poteva portare a casa.

Gli ultimi giri sono una passeggiata per Perez, mentre il duello per i restanti due posti del podio sembra più intenso, con Sainz che pare in grado di superare almeno Stroll, terzo. Ma non succederà nulla, e la gara finisce così con un podio inedito composto da Perez, che coglie così la sua prima vittoria in quella che potrebbe essere la sua penultima gara in Formula 1, da Ocon e  da Stroll.

Seguono Sainz quarto, Ricciardo quinto e con tanto da recriminare. Sesto un inguardabile Albon, poi Kvyat, Bottas, Russell, sul quale pesa una possibile squalifica per il pasticcio delle gomme, e Norris, incapace di rimontare dall’ultima posizione.

Solita gara triste per Vettel, dodicesimo, mentre i due debuttanti Aitken e Fittipaldi chiudono ultimi.

Ora manca solo Abu Dhabi per chiudere la stagione più anomala della storia della Formula 1. E’ molto probabile che Hamilton non riesca a rientrare, e Russell avrà così un’altra occasione per dimostrare quanto vale, prima di ritornare nelle retrovie. E per Bottas sarà l’ennesimo incubo.

P.S. chi scrive aveva giudicato male il circuito “esterno” di Sakhir. Il mix di tre rettilinei e qualche curva lenta, su soli 3.5 km, si è dimostrato in grado di fornire un ottimo spettacolo. Anche questo sarà materiale su cui dovranno lavorare i capi della Formula 1 per capire come far sì che tutte e 23 le gare del calendario siano spettacolari come quella di oggi. Oltre, ovviamente, a chiedere ad Hamilton di prendersi una lunga vacanza. O a convincere la Mercedes ad affiancare a Lewis un avversario vero. Almeno per il 2021.

 

*immagine in evidenza dalla pagina Facebook ufficiale della Formula 1

DRIVE TO SURVIVE SEASON 3. STARRING: ROMAIN GROSJEAN

Impatto quasi a 90°.
L’auto divisa a metà con la parte anteriore incastrata fra due lame del guard-rail.
53 G di decelerazione
28 secondi nella macchina in fiamme.

29 novembre 2020. Ore 15.13 circa. Gli incidenti più brutti della storia della Formula 1 riassunti in un solo, unico, tremendo botto. 2 minuti col fiato sospeso. L’ultima immagine è quella di una macchina che scarta improvvisamente sinistra puntando dritta verso un guard-rail assurdamente piazzato in diagonale a lato della pista. E poi una palla di fuoco e la bandiera rossa apparire quasi istantaneamente.

Il pilota che manca all’appello è Romain Grosjean. Nessun replay, nessuna notizia, solo paura. Poi un’immagine che sembra irreale: Romain, col terrore dipinto sul viso, seduto sulla Medical Car. E poi un’altra sequenza, che lo ritrae saltare fuori da una palla di fuoco, senza una scarpa, e con la tuta bruciacchiata.

Infine un replay infinito e dettagliato di tutto quello che è successo. La gara parte e si scatena il duello nelle retrovie. Ci sono piloti che sanno già che hanno perso il posto e altri che lo stanno per perdere, tutti smaniano per guadagnare posizioni. Ci sono le vie di fuga immense, e la voglia di passare davanti fa evidentemente perdere ogni tipo di timore. E così in uscita di curva 4 qualcuno esce molto lentamente, arriva Grosjean da dietro molto velocemente, ha Kvyat sulla destra ma, come spesso gli capita, si dimentica della legge dell’incompenetrabilità dei corpi che vale sulle piste vere. L’urto con la ruota anteriore sinistra della macchina del russo lo spedisce ad oltre 200 km/h dritto contro il guard-rail che qualche genio ha piazzato in quel punto proprio in diagonale a rientrare sulla pista. L’auto sfonda la lama centrale e si incastra fra le altre due lame con la scocca che passa dall’altra parte e la parte posteriore che si stacca, il tutto con un’esplosione di fuoco e fiamme che i malcapitati commissari faticano ad estinguere.

Incidenti del passato dall’esito infausto riassunti in un solo botto, si diceva. Ma stavolta tutto ciò che è stato negli anni studiato per evitare esiti nefasti ha funzionato alla perfezione. Dall’assorbimento di energia della scocca (e la parte posteriore che si stacca è un bene, anche se può apparire il contrario), al vituperato Halo che ha protetto la testa del pilota, alle protezioni dal fuoco, per finire con la pronta assistenza del medico, che ha immediatamente soccorso Romain.

E possiamo così archiviare tutto con qualche bruciatura, forse qualche costola rotta, ma niente di grave se si pensa a quello che avrebbe potuto succedere. E restano tante immagini e foto spettacolari destinate a riportare interesse su un mondiale di F1 che di interessante quest’anno ha avuto la consacrazione di Hamilton alla leggenda e tanti botti paurosi conclusisi per fortuna senza conseguenze. Nell’era dei social tutto questo fa comodo, anche se chi, come chi scrive, ha vissuto da spettatore ad altre epoche, ne farebbe volentieri a meno.

C’è poi stata anche una gara, ripartita dopo più di un’ora con il jersey piazzato al posto delle decine di metri di rail divelte dalla Dallara di Grosjean. Niente cronaca, oggi, ma alcune considerazioni:

  1. Hamilton è di un’altra categoria. Punto.
  2. Verstappen anche, ma alla macchina manca qualcosa. Altro punto.
  3. Oggi un pilota, Albon, ha colto un immeritatissimo podio, che probabilmente non gli salverà il posto, e un altro Perez, vi ha invece dovuto rinunciare per colpe non sue, con un costo enorme sulla classifica di campionato per lui e per la sua squadra.
  4. E chi ne ha beneficiato è la McLaren, quarta con Norris e quinta con Sainz, entrambi autori di un’ottima gara.
  5. Chi, invece, non ne ha approfittato è la Renault, settima con Ricciardo e nona con Ocon, e, a questo punto, più lontana dal terzo posto in classifica costruttori.
  6. Gara terribile per la Ferrari, con Leclerc decimo solo grazie al ritiro di Perez, ma doppiato, e Vettel quattordicesimo. Il tutto con Binotto a parlare di “sorpresa”. Vale la pena ricordare che per molto meno nel 2014, dopo una prestazione non buona sullo stesso circuito, il suo omologo dell’epoca ritenne di dovere rassegnare le dimissioni.
  7. Gasly, sesto, è sempre lì, e Bottas, ottavo, anche. E’ vero, il finlandese ha subito una foratura, ma la sua prestazione di oggi lascia una volta di più alquanto perplessi.

Fra una settimana vedremo l’ennesima novità esotica di quest’anno anomalo: un circuito “quasi ovale”, da meno di 1 minuto. E sarà di sicuro un pomeriggio più tranquillo, con una doppietta Mercedes e le Ferrari doppiate.

* immagine in evidenza dal profilo twitter @JeanTodt

 

7 VOLTE LEWIS

Un titolo mondiale andrebbe sempre conquistato vincendo la gara della consacrazione matematica. Ancora meglio se lo si fa mostrando a tutto il mondo che se sono arrivati 6 titoli nelle ultime 7 stagioni non è solo perchè si lavora per il miglior team della storia della Formula 1. E se poi, a completamento dell’opera, riesci a doppiare il tuo compagno di squadra, non puoi proprio chiedere di meglio alla tua carriera. Perchè si tratta del settimo. 

Asfalto nuovo e liscio, temperature basse, gomme  delle mescole più dure a disposizione, pioggia. Questo è lo scenario che si è presentato alla Formula 1 ritornata sul bellissimo circuito di Instanbul. Per queste macchine è come correre sul ghiaccio. E la qualifica si è disputata in condizioni quasi proibitive, con Stroll a conquistare la pole position davanti ad un nervosissimo Verstappen. Mercedes in grande difficoltà e Ferrari disastrosa, ad attendere una gara che si preannuncia sull’asciutto.

E, invece, il circuito è ancora allagato, un’ora prima della partenza. Poi smette di piovere, ma ci sono 11 gradi e non c’è il sole. Ma Michael Masi decide di dare una partenza normale, anzichè usare la Safety Car, secondo una consuetudine ormai consolidata negli ultimi 15 anni quando le condizioni sono incerte.

Si preannuncia il festival del pattinamento, e così è. Tutti quelli che sono dal lato sinistro della pista faticano maledettamente ad avviarsi, e così Verstappen, Albon e Leclerc rimangono letteralmente fermi, mentre Stroll dalla pole, e anche Vettel che partiva molto indietro, scattano come razzi. Bottas urta Ocon ed entrambi si girano riuscendo subito a ripartire, e la gara prosegue normalmente senza bisogno della SC.

Hamilton riesce a recuperare fino alla terza posizione, ma va lungo e Vettel si porta incredibilmente terzo, avendo così rimontato ben 8 posizioni nel primo giro, con un nervosissimo Verstappen che lo segue vedendo scappare le due Racing Point davanti a lui.

All’ottavo giro è già il momento di passare alle intermedie. I primi a fermarsi sono Leclerc e Bottas, seguiti poi da Vettel ed Hamilton al decimo giro.

I primi tre restano con le full-wet, e Verstappen recupera su Perez che poi si ferma a sua volta. Max continua a volare anche con le gomme da bagnato estremo, e si ferma al giro 12 per uscire nuovamente dietro a Perez e poco davanti a Vettel ed Hamilton. Quest’ultimo prova ad attaccare il tedesco, ma va ancora una volta lungo e viene superato anche da Albon, il quale subito dopo supera anche il tedesco della Ferrari.

Verstappen si attacca al posteriore di Perez, ma in una curva veloce perde il controllo della sua Red Bull e si esibisce in uno spettacolare testacoda multiplo, che fortunatamente non lo porta a sbattere. Deve però fermarsi ancora una volta ai box per montare un treno di intermedie nuove.

Hamilton continua ad essere bloccato dietro Vettel, mentre davanti Perez e Albon guadagnano su Stroll.

A metà gara si presenta per tutti il dilemma di un eventuale cambio gomme per le slick o per intermedie nuove, e qualcuno dei primi è già in difficoltà A decidere per primo di fermarsi è Vettel al giro 34. Nel frattempo Albon, in terza posizione, va in testacoda e perde l’ennesima grande occasione di una stagione che merita di essere la sua ultima nella massima formula.

Nel frattempo, Perez raggiunge Stroll, e Hamilton si avvicina ad entrambi. Al giro 36, il canadese, che vorrebbe gomme slick, viene fatto rientrare per montare un treno di intermedie nuove. La scelta si rivelerà sbagliata, e il suo sogno finisce qui. Rientra infatti dietro a Verstappen, e da quel momento in poi in poi sprofonderà ai margini della zona punti.

Hamilton supera Perez e fra lui e la sua 94a vittoria c’è solo l’incognita di quanto ancora dureranno le gomme che aveva montato al decimo giro. Ma la classe non è acqua, e Lewis sa come far arrivare le gomme fino alla fine, cogliendo così vittoria e titolo mondiale.

E bravo come lui a gestire le gomme è anche il neo-disoccupato Perez, che riesce a conquistare un prestigioso secondo posto riprendendosi in extremis la seconda posizione che il rimontante Leclerc gli aveva appena soffiato. E proprio il monegasco rovina un’ottima gara con un errore in frenata che lo porta a perdere il podio a favore del suo compagno di squadra, autore di una prestazione maiuscola, degna di un quattro volte campione del mondo, cosa che nelle ultile due stagioni gli era riuscita poche volte.

Dietro ai primi quattro, un ottimo Carlos Sainz, seguito dalle due Red Bull con Albon davanti a Verstappen, autori  entrambi di una gara da dimenticare. Seguono Norris, apparso oggi ancora una volta nettamente inferiore al compagno di squadra, Stroll e Ricciardo, anch’egli decisamente in ombra in un giorno in cui la sua esperienza avrebbe dovuto fare la differenza come è avvenuto per altri colleghi.

Poca gloria per Toro Rosso, Haas, Alfa Romeo e Williams. Ma, obiettivamente, oggi per loro il problema sono stati probabilmente più i piloti che l’auto.

Infine, una menzione speciale per Bottas, giunto al traguardo quattordicesimo e doppiato. Per quanto si possa cercare di convincersi che egli rappresenti un osso duro per Lewis, gare come quella di oggi dimostrano che non è così, e che quando l’inglese gli sta dietro è un caso. D’altra parte i numeri delle ultime 4 stagioni parlano chiaro e dicono che Bottas non è minimamente a livello di Nico Rosberg, col quale Hamilton aveva dovuto combattere duramente per vincere i suoi primi due titoli in Mercedes (e il terzo lo aveva perso).

E, forse grazie anche a Nico, al Lewis delle ultime 4 stagioni avrebbe potuto tenere testa forse solo un pilota, colui che gli ha ceduto il posto nel 2013 e che ha contribuito a far diventare la Mercedes quello che è oggi. E, con quel pilota, oggi Lewis condivide il numero di 7 titoli mondiali vinti.

* Immagine in evidenza dal profilo twitter @MercedesAMGF1

HAMILTON ONORA SE STESSO AD IMOLA. E LA MERCEDES FA 7 IN CASA DELLA FERRARI.

Correva l’anno 1980. La Formula 1 faceva il suo debutto ufficiale sul circuito in riva al Santerno. Chi scrive era presente, e ricorda distintamente piloti e macchine dell’epoca, dotate di effetto suolo ma con 500 cavalli e tanta tecnologia in meno, cimentarsi in un circuito veloce, stretto e difficile, che qualcuno definì un kartodromo.

In 40 anni di acqua sotto il ponte che porta al paddock ne è passata tanta. Il circuito ha cambiato faccia e gestione, e sembrava uscito dal giro che conta. Ma la catastrofe sanitaria di questo 2020 ha creato le condizioni per farlo rientrare, per la gioia dei piloti che hanno fornito, da subito, solo commenti positivi.

Il week-end distribuito su soli due giorni ha permesso di vedere tanta attività in pista il sabato mattina, e una qualifica interessante al pomeriggio. Con un po’ di sorpresa, Bottas agguanta la pole position con 1 decimo di vantaggio su Hamilton, con Verstappen terzo  e l’ottimo Gasly quarto.

E, quando si spengono i semafori, il finlandese se ne va indisturbato, mentre Max, dopo essersi posizionato sullo schieramento in modalità old-style, cioè un po’ a caso, riesce a sopravanzare Hamilton, il quale rischia di perdere la posizione anche su Gasly che per poco non lo tampona.

Dietro, Giovinazzi scatta in modo perfetto dall’ultima posizione e, complice un contatto fra Vettel e Magnussen, guadagna ben 6 posizioni, ponendo le basi per un ottimo risultato.

I primi 3 sono di un’altra categoria, e guadagnano un secondo al giro sul quarto che é Ricciardo. Al 9° giro si ritira Gasly a causa di una perdita di pressione al circuito dell’acqua. Al giro 14 pit-stop anticipato per Leclerc, che monta le gomme più dure. Il giro dopo si fermano anche Ricciardo, che lo precedeva, e Albon e Kvyat che lo seguivano. Ma le posizioni non cambiano.

Verstappen prova l’undercut e si ferma al giro 19. Ma Bottas copre la sua mossa e si ferma al giro successivo. Anche loro montano gomme dure. Hamilton invece tenta il colpo a sorpresa e prosegue, iniziando a marcare giri velocissimi.

Dopo il pit-stop, Verstappen sembra averne di più di Bottas, che ha il fondo danneggiato per avere raccolto un pezzo dell’ala di Vettel al secondo giro. Ma l’olandese non riesce ad avvicinarsi. Hamilton continua a volare, e, nonostante un gruppo di doppiati, decide di continuare. Una volta liberatosi di loro, torna ad andare forte e riesce ad accumulare il vantaggio su Bottas sufficiente per fare il pit-stop e rimanergli davanti.

Ma non ce n’era bisogno, perchè al giro 30 Ocon si ferma poco prima della variante alta in prossimità di un varco nel guard-rail. La direzione gara, per estrema precauzione, decide di attivare la Virtual Safety car per pochi secondi, che sono quelli necessari a rimuovere l’auto del francese, ma anche a permettere ad Hamilton di fare il suo pit-stop risparmiando una decina di secondi.

Lewis si ritrova così al comando con un bel vantaggio su Bottas, il quale ha il suo daffare a tenere dietro Max, tanto che al giro 43 arriva lungo alla Rivazza, e non può evitare di essere superato al successivo passaggio alla variante del Tamburello. Ma al 51° giro, poco prima della variante Villeneuve, l’olandese colpisce un detrito e buca la ruota posteriore destra, finendo nella ghiaia e terminando così la sua gara.

Esce la Safety Car, e Russel ne approfitta per rovinare un possibile arrivo a punti, il primo per lui, mettendo a muro la  sua Williams nel tentativo di scaldare le gomme dietro la SC. La gara riparte dopo ben 7 giri, necessari a far passare i doppiati (regola che si rivela ogni volta più stupida). 

Se la lotta per le prime due posizioni è ovviamente inesistente, quella per il gradino più basso del podio è entusiasmante. Alla ripartenza Albon, che navigava in quinta posizione, si fa fregare prima da Kvyat e poi da Perez, per poi girarsi come un pivello all’uscita della Villeneuve, ponendo fine alla sua gara e, probabilmente, alla sua carriera in Formula 1.

Kvyat supera subito anche Leclerc e si mette a caccia di Ricciardo e del sogno di un podio colto a 15 km dalla sede della ex-Minardi. Il monegasco della Ferrari deve difendersi anche dagli attacchi di Perez, il quale ha visto la sua terza posizione, guadagnata con una prima parte di gara ottima, vanificata da un pit-stop incomprensibile sotto SC.

Il circuito non dà però grandi possibilità di sorpasso, quando tutti hanno le gomme in temperatura, e dopo la lotta delle prime curve non succederà più nulla.

La gara finisce così con una doppietta Mercedes, che consente al team tedesco di guadagnare matematicamente il settimo titolo consecutivo cancellando il precedente record che deteneva assieme alla Ferrari, e proprio sul circuito che porta il nome del Drake e di suo figlio.

Al terzo posto un ancora ottimo Ricciardo su una Renault che si conferma la terza forza, per la gioia di Alonso, presente sul circuito in questo week-end. Lo segue un bravissimo Kvyat, la cui prestazione probabilmente non sarà sufficiente a mantenere un posto in Formula 1.

Al quinto posto Leclerc, che ha tratto il massimo dalla solita, difficile, SF1000, seguito da Perez che, come già detto, si è visto sfuggire il podio a causa di un errore macroscopico della sua squadra. Al settimo e ottavo posto le due McLaren di Sainz e Norris, bloccate nel traffico per tutta la gara, seguite dalle due Sauber di Raikkonen e Giovinazzi, che festeggiano il rinnovo del contratto con un’ottima gara.

Fuori dai punti Latifi, mai così vicino a cogliere un bel risultato, e Vettel, la cui buona gara è stata completamente rovinata da un pit-stop interminabile senza il quale sarebbe arrivato probabilmente settimo. Lo seguono Stroll, inguardabile e anche pericoloso, avendo investito un suo meccanico al pit-stop, Grosjean e Albon.

La prossima gara sarà ad Istanbul, in un altro bel circuito che fa il suo rientro nel giro del mondiale. Ci aspetta il quarto week-end di fila con un top record eguagliato o battuto. Perchè è molto probabile che Lewis colga il suo settimo mondiale proprio in Turchia, sulla pista sulla quale nel 2006 in GP2 si produsse in una prodigiosa rimonta, che face dire, a chi scrive, “è arrivato il nuovo Senna”.

P.S. a proposito del campione brasiliano, ho trovato stucchevole il continuo riferimento al fatto che Imola è il circuito su cui ha perso la vita. Hanno ceduto alla tentazione non solo Sky (e di questo non c’è da stupirsi, visto lo scarso livello giornalistico che offrono), ma anche la stessa F1 e un pilota che è sceso in pista con identici colori del casco. Oggi non c’era nessun anniversario da celebrare, e quel tragico week-end del 1° maggio 1994 è qualcosa da tenere ben a mente ma non è certamente un elemento che possa essere utilizzato per celebrare la storia del circuito di Imola, anche se gli stessi gestori, va detto, ne hanno fatto e ne fanno tutt’ora uso.

 

92 AND COUNTING: LEWIS HAMILTON ENTRA NELLA STORIA IN PORTOGALLO

Era abbastanza ovvio che il sorpasso sarebbe avvenuto subito. In neanche due settimane Hamilton ha prima eguagliato e poi superato Schumacher, issandosi, probabilmente per sempre, al primo posto in una delle due parti di albo d’oro che contano di più, quella del numero di vittorie (per l’altra basterà aspettare solamente un anno).

Come spesso gli succede, Lewis è riuscito a far sembrare complicata una giornata che avrebbe dovuto essere molto semplice, visto il mezzo che guida. In qualifica si inventa un improbabile secondo tentativo col quale strappa la pole al compagno di squadra, stranamente molto veloce su una pista completamente nuova. E, in gara, gioca di rimonta.

Si spengono i semafori e succede di tutto. Con le gomme fredde e un po’ di pioggia, i due Mercedes e Leclerc, partiti con la mescola media, faticano molto e capiscono in fretta che è meglio essere prudenti. E così Sainz si porta in testa mentre Verstappen si urta con un arrembante Perez. Raikkonen con un avvio spettacolare risale fino alla sesta posizione, e Leclerc sprofonda in ottava.

L’anomalia dura poco. La pioggia si è fermata subito, le gomme sono entrate in temperatura e al 6° giro Bottas, che aveva superato al primo giro il compagno Hamilton, si riporta in testa.  Passano solo due giri, e all’ottavo si ristabilisce l’ordine naturale delle cose, con Hamilton e Verstappen in seconda e terza posizione.

Chi ha montato la mescola più morbida inizia ad avere difficoltà già dopo 13 giri. Verstappen informa il suo box che l’anteriore sinistra é morta, ma riuscirà a farla durare ancora per un po’.

Al giro 19 Stroll sbaglia la misura nel sorpasso su Norris e lo urta maldestramente. Entrambi si devono fermare ai box e per loro le speranze di un piazzamento a punti svaniscono.

Alla tornata successiva, Hamilton, che, si saprà dopo, ha approfittato della prima parte di gara per risparmiare carburante, supera di forza Bottas. Il finlandese é in difficoltà, mentre chi va forte é Leclerc che recupera su Verstappen. Il quale si ferma al giro 24 per montare la mescola media.

Al giro 29 si rivede qualche goccia, il che porta chi può a rimandare il proprio pit-stop. Ma la pioggia vera non arriva, e così alla 35a tornata Leclerc si ferma per montare la mescola più dura. Hamilton effettua il suo pit-stop 5 giri dopo, seguito dal compagno a quello successivo. Per entrambi la stessa scelta del ferrarista, anche se Bottas aveva chiesto di differenziare la strategia rispetto a Lewis, montando la mescola più morbida. Come spesso gli è capitato, non viene accontentato, evidentemente in Mercedes vogliono andare sul sicuro.

Nella seconda parte di gara non succede praticamente nulla per le prime 4 posizioni, a parte Hamilton che denuncia di avere i crampi. E così la gara finisce con Lewis che coglie la sua 92a vittoria, seguito a 25 secondi da Bottas, con Verstappen terzo e Leclerc quarto ad oltre un minuto.

Un po’ più divertente la battaglia per le posizioni dal quinto in giù, dove sono tutti doppiati. Perez si era riportato in quinta posizione nonostante il testacoda iniziale e il conseguente pit-stop aggiuntivo. Ma deve fare i conti con Gasly e Sainz, i quali riescono a passarlo negli ultimi due giri, piazzandosi così rispettivamente in quinta e sesta posizione, e relegando il messicano al settimo posto.

Ottavo si è classificato Ocon, autore di una buona gara, davanti all’incolore compagno di squadra Ricciardo, e ad un ancor più anonimo Vettel a chiudere la zona punti, poco davanti a Raikkonen che l’avrebbe meritata molto più di lui, vista la partenza e la macchina che guida.

Al dodicesimo posto si piazza Albon, il quale può già iniziare a preparare le valigie e a cercarsi un lavoro in qualche altra categoria. Lo seguono Norris, penalizzato dall’incidente con Stroll ma comunque sempre dietro al compagno di squadra, e Russell autore di una buona gara considerando il mezzo che guida. Poi Giovinazzi, che verrà confermato dalla Sauber nonostante prestazioni come quella odierna, e i due della Haas che hanno già ricevuto il benservito. Chiudono la classifica degli arrivati al traguardo Latiti e Kvyat.

Ora si va ad Imola. C’è la teorica possibilità che Hamilton raggiunga Schumacher a 7 titoli proprio nell’autodromo intitolato ad Enzo e Dino Ferrari, dopo averlo appaiato a 91 vittorie proprio nella sua terra natia. Sarebbe un’ulteriore suggestione, ma la matematica dice che, in condizioni normali, le probabilità non sono moltissime. E, forse, è meglio così.

P.S.: Portimao si è rivelata una pista bellissima, come era stato ampiamente anticipato. Dove l’asfalto è liscio e la pista è larga e pulita, queste macchine riescono a darsi battaglia, pur se è vero che il DRS ha molto aiutato. C’è da chiedersi come faranno i vertici della F1 a ritornare a correre su certe piste, quando la situazione sarà tornata nella normalità.

P.S.2: arrivare a 65 secondi dal vincitore con un pilota, e decimi doppiati con l’altro pilota, significa essere tornati nella direzione giusta. Auguri.

* Immagine in evidenza dal profilo Twitter @MercedesAMGF1