Con l’ultimo GP ad Abu Dhabi si è chiusa la stagione di Formula 1 2022. Una stagione che nonostante i numeri apparentemente dicano il contrario è stata assai divertente e movimentata. E quando dico movimentata intendo anche in senso letterale, soprattutto per i piloti i quali, soprattutto nella prima parte della stagione, hanno dovuto combattere anche contro il famigerato effetto “porpoising”.
La messa meglio su questo effetto è stata, incredibili dictu, la Sauber/Alfa Romeo che infatti nelle prime gare della stagione ha colto i suoi migliori risultati con Bottas e ha vissuto di rendita sino alla fine. Le altre scuderie si sono messe di buzzo buono e arrivati a metà stagione avevano praticamente risolto gli effetti più deleteri del problema. Ma la federazione, a seguito dei ripetuti “stimoli” soprattutto di una squadra (e soprattutto di un pilota) ha infine emesso la famigerata direttiva tecnica 39, TD39, che imponeva alle squadre, tra le altre cose, un limite minimo più alto di altezza da terra (di ben 15 mm se non ricordo male) e altre simpatiche amenità quali la limitazione del rapporto flessibilità/rigidità del fondo.
Non si sa con precisione quando le squadre hanno cominciato ad applicarle la TD39, nell’intervallo tra Silverstone e la pausa estiva ma di fatto era a regime a Spa.
Dopo l’introduzione della TD39 la RBR è scappata in avanti in modo clamoroso il che ha permesso a Verstappen di consolidare il già notevole vantaggio in classifica piloti che aveva accumulato.
Anche Mercedes ha visto la propria competitività aumentare al punto da concludere il mondiale quasi come prima forza, il che ha dell’incredibile visti i pessimi risultati ottenuti nella prima parte di stagione.
Si dice che il grande cambiamento nei rapporti di forza delle scuderie nella seconda parte di stagione sia dovuto soprattutto all’efficacia degli sviluppi portati sul campo e non agli effetti della TD39. Tuttavia va considerato che prima della famigerata direttiva molte scuderie stavano sviluppando o programmando gli sviluppi sulla base del pacchetto che avevano sicché, volenti o nolenti, la direttiva ha comunque, anche a pensar bene, avuto una importante (e forse decisiva) influenza sulla seconda parte di stagione in quanto ha letteralmente scombinato tutti i piani di sviluppo di chi o non se l’aspettava o non l’auspicava. Tutte le scuderie ne hanno dunque patito direttamente o indirettamente gli effetti. Tranne Mercedes la quale probabilmente ha sviluppato la vettura proprio aspettandosi la direttiva, con i risultati che tutti abbiamo visto.
Insomma, la famigerata direttiva secondo me è stata quantomeno improvvida. E non si può non tenerne conto nell’esaminare la stagione dei piloti.
Non mi spendo sul discorso budget cap in questo pagellone, perché a differenza della TD39 non ha avuto molta influenza (se non ovviamente indiretta per i RBR) sulla guida e la condotta dei piloti in generale.
Il NON PAGELLONE che segue è un giudizio riassuntivo, pilota per pilota, che prende in considerazione l’intera stagione cercando di valutarne l’andamento complessivo. Seguirò l’ordine della classifica piloti.
VERSTAPPEN
Dopo la straordinaria, quanto sofferta (eufemismo: per quanto non auspicassi l’ennesimo titolo di Hamilton considero la conclusione di Abu Dhabi 21 una spurcariè, come si dice dalle mie parti) vittoria del 2021 Max era atteso ad una difficile riconferma, date le premesse. Infatti, il cambio di regolamento tecnico era un’incognita per tutti e tutti si aspettavano, prima dell’inizio della stagione, che la Mercedes, capace com’è stata di bersi gli ultimi due cambi di regolamento come fossero gazzose, si sarebbe trovata davanti e non di poco. Ma la sorpresa di una Mercedes così scadente deve aver tranquillizzato il nostro il quale evidentemente era molto meno spaventato dal binomio Leclerc/Ferrari che da quello Hamilton/Mercedes. Non si è scomposto di un epsilon alla vista della competitività Ferrari ed ha portato a compimento una prima parte di stagione semplicemente straordinaria perché è riuscito a massimizzare ogni possibile circostanza. Quando poi il geniaccio (che, ricordiamolo, disegna ancora “a manazza” invece che con il computer) ha partorito gli sviluppi giusti per fronteggiare la TD39 e gli ha messo a disposizione il missile Max ha fatto un ulteriore step e ha annichilito la concorrenza in un modo che ricorda da vicino il miglior Schumacher. Già. Perché se è vero che guidava la vettura complessivamente migliore è anche vero che l’ha guidata ad un livello assolutamente stellare che in molti gp quest’anno mi ha ricordato i bei tempi di #keepfightingmichael (sempre sia lodato). Questo titolo è tanto di Newey quanto suo perché Perez non ha mai dato l’impressione di poter condurre allo stesso livello e non c’è mal-pensiero che possa far deviare da questa considerazione. L’unico appunto che gli si può fare è che nel finale non si è dannato per “aiutare” Checo a conquistare il secondo posto nel mondiale piloti. Ci sta, per carità, sappiamo tutti che vincere il mondiale con secondo il tuo compagno di squadra sminuirebbe, quantomeno negli annali statistici, la portata della tua prestazione e il sogghigno che si celava dietro alla visiera del suo casco quando in Brasile gli è passato davanti aveva probabilmente questo significato. Tuttavia il modo in cui si è messo di traverso ha quel sapore di antipatia un po’ infantile che potrebbe dare qualche speranza in più al suo (al momento ignoto) sfidante del 2023: va a sapere che sotto pressione il buon Max mostri qualche limite! Ma oggi, diciamocelo, TD39 o meno, il livello che Max ha fatto vedere quest’anno era tale che avrebbe vinto a prescindere. Sicché il giudizio non può essere che quello massimo: sommo, stellare, spaziale, galattico, siderale.
LECLERC
Ah! Carletto! Croce e delizia di ogni tifoso (e simpatizzante) rosso! Che stagione!
Gli ammerigheni buttano in ogni dove il vocabolo rollercoaster, financo in modo antipatico, e tuttavia, ça va sans dire, se lo applicassimo alla stagione di Leclerc stavolta lo faremmo certi di non sbagliarne l’orizzonte semantico. Ora, siccome usare la traduzione corretta del vocabolo di cui sopra sarebbe forse un po’ improvvido, visto il complicato panorama geopolitico mondiale di questo periodo, ci limitiamo ad un calembour un po’ infantile: montagne rosse, caro Charles, hai proprio guidato sulle montagne rosse.
Inaspettata e piacevole sorpresa di inizio anno, la competitività della Ferrari ne ha esaltato sin da subito l’istinto guerreggiante e infila un trittico di gare spettacolari che lo portano ad avere già un bel vantaggio nella classifica mondiale. Poi a Imola qualcosa si rompe. La gara, pur difficile per il maltempo, parte male, la conduce malissimo, esagera, sbaglia, recupera, ri-sbaglia, non si capisce nemmeno bene cosa stia facendo. Da lì in avanti (nonostante un filotto di pole position di spessore) si scontra contro il muro Verstappen, contro il muro del turbo e di qualche problema di troppo alla vettura e pure, non bastasse, contro il muretto. Sfiamma e scalpita, il nostro, alternando prestazioni mostruose a errori banali e si ritrova a metà stagione, nonostante la vettura assai competitiva, già ad una distanza siderale dall’orange dai nervi di adamantio. La vittoria in Austria sarà l’ultima e gli sviluppi, anzi i contro-sviluppi (sarà mica colpa della TD39?!) della seconda metà stagione lo relegano a vittima sacrificale della Red Bull. Però non demorde, il nostro, e riesce in extremis ad acciuffare il secondo posto nel mondiale.
Nel complesso la stagione ha mostrato tutti i pregi e tutti i limiti (attuali) di Leclerc. I pregi: velocissimo, anzi, velocissimissimo in qualifica, arrembante in gara e sempre sul pezzo quando si tratta di duellare. Il mio personalissimo top dell’anno glie lo assegno per l’abilità di guida mostrata a Singapore, in condizioni difficilissime, con una macchina non bilanciata adeguatamente e non all’altezza della stellare RBR: semplicemente straordinario. I difetti: alle volte è debordante e zoppica nel gestire gomme e gara. Le polemiche sugli errori del muretto hanno spesso tenuto poco conto di quanto contasse, in quegli errori (Monaco e Silverstone su tutti), la condotta del nostro eroe. E lo affermo a ragion veduta: i team radio in cui Charles ha mostrato incertezza e indecisione nel rapporto col muretto nel 2022 non si contano, purtroppo per lui, soprattutto se confrontato sullo stesso tema con il team mate, apparso ben più centrato nel gestire il proprio potenziale. Ora si dovrebbe dire: è da qui che deve ripartire per costruire un 2023 vincent……. Ma no! Perché qui c’è un bel busillis da capire. La preannunciata lunghissima stagione 2023 non potrà prescindere da una condotta strategica (posto che la vettura sia competitiva, naturalmente) assai più diligente. Perché il confronto con Verstappen non lo vede meno veloce ma meno solido, almeno oggi, certamente sì. Ed è qui che bisognerà capire come evolverà il Leclerc pilota. Se sarà, cioè, condannato ad essere una stella che brilla a intermittenza, la pulsar del cosmo formulaunistico, o se sarà capace di compiere quello step di consistenza e solidità che potrà consentirgli di competere davvero per il risultato massimo. Le ultime gare del 22, in questo senso, fanno ben sperare ma non possiamo non tener conto della poca pressione che c’era (peraltro attratta dalle voci sul futuro di Binotto) e sospendiamo il giudizio.
Di contro si porta a casa un risultato notevole nei confronti di Sainz il quale, ricordiamolo, arrivava da un 2021 sorprendentemente migliore, nel complesso, di quello di Leclerc. Il distacco con lo spagnolo non è mai stato in discussione e forse, alla fine, il secondo posto mondiale, posto a confronto con il quinto ottenuto da un comunque buono Sainz, dà la misura di un risultato comunque eccellente e di cui far tesoro.
PEREZ
Stagione nel complesso deludente quella di Checo. Quando il tuo teammate fa 15 vittorie e tu ne fai 2, peraltro insperate e a fronte di errori altrui, hai ben pochi motivi per essere felice. In generale mi è parso abbia fatto un passo indietro rispetto al 2021, i distacchi in termini di velocità rimediati in media da Verstappen hanno rasentato la fantascienza, spesso ben superiori a quelli che sono costati il posto a Gasly un paio d’anni orsono e se a questo aggiungiamo la scarsa combattività dimostrata e la strana querelle con il compagno nell’ultima parte di stagione finiamo col trovarci sul tavolo un piatto assai scialbo e deludente. Il passo del gambero si è manifestato soprattutto nella seconda parte di stagione quando, singapore a parte, ha mostrato seri limiti nella gestione delle gomme il che non gli ha permesso di conquistare il secondo posto nel mondiale piloti. Diciamolo: visto il missile su cui era seduto il secondo posto nel mondiale doveva portarlo a casa e non c’è riuscito. Qui si fa presto a dar giudizi: appena appena sufficiente. C’è poi un bel punto di domanda, di quelli proprio grandi grandi, grandi come il costo del catering, per la stagione 23: se i rapporti con Verstappen si sono deteriorati, se la sua competitività è calata e con il sorrisone di Daniel nel retrobox a lanciare macumbe il suo sedile saltasse?
Ai posteri l’ardua sentenza!
RUSSELL
Bravo, bravo, bravo e poi…….. bravo!
Tutti lo aspettavamo al varco: dopo tutte le aspettative che si sono create negli scorsi due anni riuscirà il buon George a confermare che è uno di quelli lì? L’approdo ad una scuderia (ipoteticamente) di vertice al fianco di Lewis era la prova del 9 e l’ha superata alla grandissima. La prima incognita era la velocità e il confronto con Lewis si è rivelato illuminante perché lungo l’arco della stagione il cronometro in qualifica oscillava di pochi millesimi rispetto al celebrato teammate (per la precisione: 9-13 in Q con -23millesimi di distacco medio). Poi c’era da verificare la capacità di reggere la pressione e in questo la scarsa competitività iniziale di Mercedes l’ha aiutato ma poi, quando ha potuto competere per le posizioni di vertice non ha fatto una piega e la vittoria in Brasile è stata il coronamento di una stagione stellare. Ciò che più mi ha colpito è stata la solidità che ha mostrato lungo tutto l’arco della stagione unita ad una non scontata capacità di gestione della gara. In quest’ultimo aspetto mi ha ricordato alcuni grandi del passato: sarà per la flemma e per lo standing molto british ma Graham Hill e Jackie Stewart sembrano far capolino nella visiera del suo casco. Nella seconda parte di campionato, con la ritrovata competitività Mercedes (ma come avranno fatto mai?!) si è giocato una sorta di mundialito con un Lewis ringalluzzito che voleva mettere al suo posto il quasi-rookie. Eppure per Lewis non c’è stato nulla da fare. Si parla tanto per il 2023 della sfida Max/Charles ma se la Mercedes dovesse essere competitiva (e ammesso e non concesso che Lewis sia sul viale del tramonto) un pilota così solido e veloce potrebbe sorprendere tutti.
SAINZ
Bentornato sulla terra, Carlos. Dopo un 2021 sorprendente per consistenza e solidità e che poteva far dubitare da un lato sul reale valore di Charles e dall’altro sul suo reale valore, come se, chissà mai, anche il buon Carlos potesse appartenere alla schiera dei più forti in assoluto, sembra che questa stagione l’abbia rimesso al suo posto. Nel complesso il giudizio è dunque assai ambivalente. Carlos ha confermato soprattutto la solidità e la capacità di lettura della gara, il che non è banale viste le polemiche sul muretto Ferrari della prima parte di stagione. Inoltre mi è parso anche leggermente migliorato come velocità pura (solo -86 millesimi il distacco medio da Leclerc in Q nonostante il 7-15 rimediato), che non è poco dato che la sua carriera conta già parecchi anni alle spalle. Quindi con 3 pole position, 8 podi, un’ottantina di punti in più rispetto alla passata stagione e, soprattutto, la prima vittoria in carriera ci starebbero le congratulazioni con i fiocchi. Tuttavia il confronto complessivo con Leclerc l’ha visto sconfitto e non di poco il che lancia una pesante ombra sulla valutazione della sua stagione. L’impressione finale è che Sainz stia meritoriamente dando il massimo ma che Leclerc abbia la famigerata “marcia in più”.
HAMILTON
Povero Lewis! Voleva prendersi la rivincita su Max e invece si ritrovato seduto su un mezzo catabolitico (parola di Toto!). La sua stagione è negativa sotto diversi punti di vista e non necessariamente legati alla scarsa competitività della sua vettura. Infatti, il confronto perso con Russell nella classifica piloti è lì a dimostrarlo plasticamente. Una sconfitta che brucia assai, secondo me, perché benché io sia sicuro che nella sua futura autobiografia scriverà che nel 2022 non si è impegnato, la pista ha dimostrato che quando lo ha fatto le ha prese lo stesso. Credo sia vero che nella prima parte non abbia dato il massimo ma quando, complice la TD39, si è trovato il mezzo per vincere sono altrettanto sicuro che sia la vittoria sia il sorpasso in classifica su George l’abbia spasmodicamente cercato. Non riuscendoci, però. E questa è tanta roba. Sono dell’idea che Lewis abbia cominciato a perdere smalto già dal 2020, e non dico 2019 perché quell’anno Mercedes andava il doppio degli altri, e gli affanni del 2021 (sia pur defraudato nel tempestoso finale di Abu Dhabi) uniti all’indolenza di questo 2022 lasciano poco spazio all’ottimismo. C’è da dire che Lewis ha più volte dato importanti sterzate alla sua carriera e non si può escludere che in futuro possa riservare ancora sorprese ma l’età avanza e lo spazio per trovare nuovi spunti tecnici nella sua guida temo sia assai ristretto. Nel complesso, forse per la prima volta in carriera, una stagione davvero negativa.
NORRIS
Il cambio di regolamento non ha giovato alle ambizioni di Norris. Dopo tre spettacolari stagioni, una migliore dell’altra, complice la scarsa competitività della McLaren, Lando non ha potuto esibire le sue doti di combattività come in passato e ha dovuto guidare sulle uova per tutta la stagione. Però il titolo “degli altri” l’ha portato a casa. Però la distruzione totale di Ricciardo l’ha portata a compimento. Però un podio l’ha comunque ottenuto (peraltro a Imola, in un GP reso molto difficile dalle condizioni meteo indecifrabili). Quindi alla fine e nel complesso la sua stagione rimane comunque estremamente positiva. Ed è ancora giovanissimo, con (auspicabili) ulteriori margini di miglioramento. Di chi è che si diceva “date una macchina a questo ragazzo”? Ah, non era lui? Ah, no. Peccato. Perché credo che quella domanda retorica si adatti perfettamente anche a Lando nostro. Bravo!
OCON
Eh! Qui, mi spiace, ma non posso essere imparziale. Questo pilota non l’ho mai capito. Non ha uno stile di guida identificabile. Combatte quando c’è da star calmi e sta calmo quando c’è da combattere. È veloce, per carità, ma non dà mai l’impressione di avere lo spunto del campione. Alterna gare intelligenti a gare stupide. E tutto questo campionario l’ha esibito anche quest’anno. Con l’aggravante, però, di non aver mai dato l’impressione di potersi davvero imporre sul suo attempato compagno di squadra. Il risultato finale l’ha visto prevalere ma la sconfitta nel testa a testa in qualifica (10 volte davanti e 12 volte dietro) e, soprattutto, la totale assenza di guizzi e gare speranzose di risultati (a parte il giappone, ove ha fatto un’eccellente gara) ne delineano una stagione complessivamente, almeno per me e con il disclaimer di cui sopra, deludente. Anche perché l’Alpine, pur fragile, non è stata poi così male.
ALONSO
La Old fox non ha tradito le attese. Passa il tempo e Fernandino nostro non cambia di una virgola. Come è entrato in Formula 1 nell’ormai lontano 2001 così è rimasto. Veloce, combattivo, polemico, veloce, orgoglioso, veloce. L’ho già detto che è stato anche veloce? Dopo un 2021 già ottimo sfodera un 2022 ancora migliore. Chiunque mastica di Formula 1 sa perfettamente che anche se la classifica lo vede dietro al teammate la pista ha detto ben altro. La fragilità dell’Alpine pare abbia preso solo lui di mira e sconclusionate scelte tattiche del suo muretto l’hanno danneggiato non poco (perché se in Ferrari hanno pianto le ghiandole lacrimali di Alonso hanno rasentato il diluvio!). Ma le gare che ha condotto, il modo in cui le ha condotte, hanno detto che il confronto con il ben più giovane e teoricamente più quotato Ocon l’ha vinto lui, e non di poco. L’ho già ribadito che è stato veloce? 12-10 in qualifica conditi da exploit favolosi (Montreal e Spa su tutti) parlano da sé. Ha preso l’ennesima decisione controversa della sua carriera, firmando per Aston Martin. Vedremo cosa il 2023 gli riserverà. Eccellente.
BOTTAS
Il maggiordomo per eccellenza della F1 esordisce in Alfa Romeo trovando una gradita sorpresa: a inizio stagione la vettura sembra buona e sembra l’unica a contenere l’effetto porpoising. Il buon Valtteri ne approfitta per mettere in cascina punti importanti. Dopodiché sparisce. Quasi letteralmente, peraltro, perché le gare scialbe che conduce da Silverstone in avanti non lo vedono mai negli obiettivi delle telecamere, se non per qualche guaio o per qualche mesto doppiaggio. Non c’è molto da dire più di questo e se non fosse stato per quelle prime buone gare il commento alla sua stagione si ridurrebbe ad una riga.
RICCIARDO
Disclaimer inverso a quello su Ocon, più sopra. Qui non sono imparziale come cerco di essere con gli altri piloti. Sarà il suo simpatico sorrisone o il fatto che è l’unico ad aver dato del vero filo da torcere ai ben più titolati Vettel e Verstappen ma ho sempre considerato il buon Daniel un top driver quanto a velocità, tecnica e combattività. Non mi sono mai considero un “tifoso” di qualche pilota (tranne che da microbo: via Mario Andretti e viva Villeneuve!) ma negli anni solo tre piloti mi hanno ispirato simpatie che, sia pur da lontano, rasentavano il tifo: Giannino cuor-di-leone Alesi, l’ineffabile Kimi (viaggiatore del tempo: doveva correre a cavallo tra i 60 e i 70) e Daniel col suo sorriso larger-than-life e i suoi sorpassi da antologia del motorsport. Quindi come posso infierire sulla sua pessima, ma veramente pessima stagione? Già il 2021 era stato disastroso ma almeno il guizzo vincente di Monza aveva salvato la sua stagione. Oggi, purtroppo, abbiamo assistito ad un’annata che peggio non si può. Non è solo l’abissale distacco in classifica rimediato dal teammate a darne la dimostrazione ma anche il cronometro, sia in qualifica (dove si è preso spesso distacchi quasi irreali) che in gara. La mesta uscita dal circus che ne è conseguita non poteva che essere la logica evoluzione di questi due anni. Anche perché l’età non è più quella del giovane rampante che potrebbe meritare una seconda occasione. La sua speranza di rientro è legata al, per certi versi, sorprendente contratto da pilota di riserva RBR che si è comunque portato a casa. Il rapporto tra Max e Checo è andato peggiorando nel corso della stagione 2022 e se nel 2023 dovesse deteriorarsi ulteriormente chissà mai che non possa ritrovare il sedile per gareggiare? Anche perché il dubbio residuale è che, come lui stesso e il team hanno spesso dichiarato, non ha mai trovato feeling con la filosofia costruttiva della McLaren e forse gli spunti da top driver che ha mostrato in passato sono ancora lì pronti per farsi vedere (ma non sono imparziale, ribadisco). Però… due anni e quaranta GP quasi tutti lontano anni-luce da Lando… Sarà mica che invece è Lando ad essere un marziano?!
VETTEL
Il 2022 ha visto il buon Sebastian già prepensionato dalle voci, sempre più insistenti e infine confermate, sul suo ritiro. Parte in ritardo, causa Covid, ma trova una vettura scadente, incapace di migliorare neanche di un epsilon rispetto al 2021. E vi si adatta guidando per la gran parte della stagione col gomito fuori dal finestrino, attento solo a marcare a uomo il figlio-del-capo, per non macchiarsi il ruolino di marcia. Solo nel finale regala qualche guizzo (a dir il vero già a Baku, evidentemente pista che gli è congeniale) ricordandosi di essere un fuoriclasse, dispensando qualche lezione di guida molto ben apprezzata dagli addetti ai lavori e dai post-tifosi dal cuore tenero. Rimane una stagione assai deludente, come i numeri impietosamente testimoniano, che non intacca però la bella immagine che si è costruito dopo quel maledetto dritto a Hockenheim 2018. Ad maiora, Seb!
MAGNUSSEN
Ecco un pilota di Formula 1 d’altri tempi. Fermo (be’, quasi viste le interessanti esperienze a ruote coperte e la buona prestazione in Indycar chiamato all’ultimo minuto) per un anno e chiamato a stagione quasi iniziata a sorpresa per sostituire il non compianto Mazepin il nostro sfodera un’annata molto interessante. Come Bottas anche lui si trova sorpreso dalla competitività della vettura e ne approfitta immediatamente con un quinto posto insperato nel primo GP. La favola finisce subito, però, perché già dal secondo GP la Haas torna nei ranghi che le erano stati pronosticati, peggiorando via via lungo il corso della stagione. Il buon Kevin però è un “massimizzatore” coi fiocchi e appena ne ha l’occasione porta a casa la più eclatante sorpresa dell’anno: la pole in Brasile è stata eccezionale. Basta questo, oltre al punteggio doppio rispetto a quello del teammate, per dare un giudizio positivo della sua stagione. E non è la prima volta che asserisco che costui sarebbe il secondo pilota ideale in un team che ha ambizioni di vertice. Non è veloce come i top driver ma la grande intelligenza in gara e l’estrema solidità che ha sempre dimostrato nella sua carriera sarebbero utilissimi. Nel 2023 ritroverà Hulkenberg con il quale ha già duellato con vigore sia dentro che fuori dalla pista, soprattutto in uno storico siparietto nel post-gp di Ungheria 2017. Ne vedremo delle belle? Che poi, se le voci sul motorone Ferrari 2023 sono vere e Haas sforna una monoposto equilibrata il 2023 gli potrebbe riservare delle belle sorprese.
GASLY
Mah! Ma che stagione negativa ha avuto il buon Pierre?! Dopo la (ingiusta?) defenestrazione da RBR del 2019 si era dato un gran da fare per fargliela pagare ad Helmuth e Christian, sfoderando due stagioni e mezzo assolutamente favolose in Alpha Tauri, considerando il mezzo (culminate nella vittoria a Monza nel 2020). Ci si aspettava che nel 2022 avrebbe dato il la definitivo in vista di un suo ritorno alla casa madre. E invece? E invece no! Purtroppo per lui, a parte il relativo acuto di Baku, non trova mai ritmo e nemmeno l’exploit capace di salvare la stagione. Sparisce via via venendo perfino oscurato dal non irresistibile (pur miglioratissimo) compagno di squadra. Invisibile in gara rimane comunque uno dei favoriti della coppia di intervistatori post-gara di sky che ogni volta cercano di spillargli commenti in italiano a cui lui, credo saggiamente, immancabilmente si sottrae. Il favorito (insieme a Toto) della bella e brava Federica Masolin e del simpatico Davide Valsecchi (forse il più competente del team Sky, lasciatemelo dire, al minimo al pari di Bobbi perché nascoste nelle sue fin troppo esagerate filippiche si trovano le più azzeccate analisi tecniche della stagione) finisce ingloriosamente per uscire definitivamente dall’orizzonte RBR e solo la sua “francesità” (unita al mercuriale decisionismo di Alonso) gli consente di ottenere un sedile per il 2023. Che sarà per lui, temo, l’ultima chiamata.
STROLL
Sarò laconico: pietoso, come sempre. Oscurato dal pur pre-pensionato Vettel, non si mette nemmeno in luce nelle condizioni a lui più congeniali, cioè sul bagnato, che pure non sono mancate quest’anno. Ma che ci sta a fare un pilota così in Formula 1? Ah già! Dimenticavo… Non so voi cosa ne pensate ma nonostante il facoltoso babbo ho la sensazione che il 2023 sarà la sua ultima stagione nel circus. È una previsione? O un auspicio?
MICK SCHUMACHER
Spiace per il figlio della leggenda ma purtroppo quest’anno è andato assai maluccio. Non tanto e non soltanto per i pessimi risultati incamerati (pur migliori dell’anno precedente) quanto per l’impressione che ha dato di non aver saputo affrontare la stagione nel modo che si conviene. Il confronto con il teammate, anche al netto dei risultati concreti, è stato impietoso. Mentre Kevin era sempre “sul pezzo”, cioè sempre teso a ottenere il massimo delle sue possibilità e del mezzo che guidava e pronto a sfruttare le rare occasioni che si sono presentate, Mick era sempre ansioso, fuori ritmo e con troppi errori banali (anche senza considerare i siparietti sul costo dei suoi incidenti, alcuni veramente spaventosi remember Gedda e Monaco?) a oscurare il suo ruolino di marcia. Errori spesso gratuiti e del tutto inutili che sono proprio quelle cose che non si vogliono vedere in un pilota di Formula 1 che si rispetti e che, se non sei un fenomeno di velocità come Verstappen o Leclerc, non vengono perdonati. Se poi guardiamo i numeri e consideriamo che Magnussen era stato lontano un anno dalla F1 allora le cose peggiorano: in Q il gap medio rimediato da Mick è stato addirittura di -357 millesimi – non ci siamo proprio. L’exploit ottenuto con merito in Austria e l’ottima Q in Canada non sono stati sufficienti a compensare quanto di negativo ha mostrato nel resto della stagione. Il cognome che porta è stato utile fino a qui, in una embrionale carriera in cui ha pur mostrato sprazzi e spunti promettenti ma è anche un macigno il cui peso è difficile togliersi di dosso. A essere onesti, credo abbia ancora margini di miglioramento e il salvagente che gli ha gettato Mercedes potrebbe essergli utile in futuro. Staremo a vedere.
TSUNODA
Difficile giudizio quello sulla stagione di Yuki ma la sensazione è che dopo l’inguardabile stagione 2021 il 2022 sia stato decisamente migliore. Errori banali, gratuiti e inutili, condotte di gara al limite del ridicolo e persino mancanza di velocità hanno lasciato via via il posto, nel corso della stagione 2022 al loro opposto. I risultati apparentemente peggiori rispetto all’anno precedente sono dovuti solo ad una vettura decisamente meno competitiva e non alla guida del piccolo Yuki. Intanto ha messo a posto la velocità: in Q è passato da un 1-19 a 9-12 contro Gasly portando il gap medio (ponderato) in Q da -528 a -95 millesimi. Poi ha messo a posto la condotta di gara che è migliorata via via in stagione senza che ciò andasse troppo a detrimento della sua esuberante combattività. Il risultato finale è che mentre Gasly è via via sparito come l’investigatore Blue di Paul Auster il buon Yuki è invece sempre parso pimpante e vivace, al netto dei risultati concreti ottenuti in pista. Dicono che la svolta sia stata il trasferirsi in Italia per masticare Formula 1 da mane a sera. A quanto pare è servito. Bravo.
ZHOU
Molto interessante anche la stagione di Zhou. Partito malissimo ha dovuto scontare evidenti problemi di adattamento alla formula e non ha potuto, come Bottas, sfruttare il buon pacchetto che Alfa Romeo ha avuto nelle prime gare. Ecco così spiegato il gap in termini di punteggio in classifica piloti rimediato dal più esperto compagno di team. Tuttavia il nostro ha saputo poi trovare una quadra e nella seconda parte di stagione ha sfoderato numeri di tutto rispetto che, sempre nell’indicativo confronto con il compagno di squadra, così recitano: in Q nelle prime dieci gare ha rimediato un 2-8 con distacco medio di – 687 millesimi ma nelle rimanenti, pur rimediando un 6-7 in griglia ha ribaltato addirittura la situazione sul piano cronometrico dando a Bottas un distacco medio di + 131 millesimi. In gara (numeri non depurati da incidenti/ritiri salvo ritiri nella stessa gara) è arrivato dietro a Bottas sempre nelle prime 11 gare ma poi nelle rimanenti 10 gare ha prevalso 6-4. L’impressione generale è che il meno chiacchierato pilota di F1 sia molto meglio di quanto non ci si aspettasse. Vedremo l’anno prossimo come andranno le cose.
ALBON
Una Williams in leggerissimo progresso ma pur sempre ultima in griglia non ha permesso ad Albon di ottenere granché. Tuttavia l’anglo-tailandese ha comunque sfoderato una stagione coi fiocchi. Anche in questo caso è bene affidarsi ai numeri e questi dicono che si è “bevuto” il compagno di team più o meno nello stesso modo in cui se l’era bevuto Russell. La bellezza di un 19-1 in Q condito con un distacco medio di 624 millesimi dicono tutto. Per non parlare poi delle gare in cui Albon ha mostrato una combattività straordinaria (che già si era vista, a onor del vero, nelle sue passate esperienze) e che pur a dispetto della scarsa competitività della Williams l’hanno portato spesso a battagliare per i punti. Decisamente bravo.
LATIFI
Che ve lo dico a fare? Ennesimo figlio di papà che approda in F1 noleggiando il sedile che dimostra che non era proprio il caso. La sua mesta uscita dal circus è la logica conclusione della sua carriera.
DE VRIES
Una nota di merito per De Vries ci sta tutta. Chiamato a sostituire Albon a Monza si è presentato a tutti con una qualifica mostruosa all’8 posto e facendo una gara solidissima che gli ha garantito il nono posto finale. L’anno prossimo in Alpha Tauri, peraltro con un compagno non irresistibile (ma in crescita) come Tsunoda, potrà e dovrà far vedere di che pasta è fatto. Mi aspetto ottime cose perché a differenza dei piloti-bambini che va di moda ingaggiare in questi anni arriverà alla sua prima stagione completa in F1 con l’esperienza giusta e con l’età giusta per fare bene fin da subito (come peraltro ha già dimostrato). Sarà molto interessante.
Buon 2023 a tutti!
Metrodoro il Teorematico