IL PUNTO DELLA REDAZIONE

A partire da questa settimana affronteremo le ultime tre gare, che decreteranno ufficialmente e definitivamente chi sarà campione del mondo, per quanto riguarda il titolo piloti e costruttori. Sebbene per il primo ormai sia solo una formalità per il secondo ancora tutto può accadere e, nonostante la McLaren sia la monoposto più forte in pista, purtroppo per loro non si può affermare che la conquista del titolo marche sia scontato, visto i continui svarioni che squadra e piloti hanno commesso e soprattutto, visto come la Ferrari sia stata in grado di recuperare il gap che la separava proprio dalla squadra papaya anche e soprattutto grazie alla coppia di piloti che si ritrova, la quale è la migliore del lotto senza se e senza ma. Coppia che si godrà, agonisticamente parlando gli ultimi tre appuntamenti assieme, visto che ad Abu Dhabi si separeranno, con Sainz in particolare, che saluterà tutti e ad essere sinceri non so se avrà il tempo per piangere per la malinconia, visto e considerato che già da lunedì sarà ufficialmente un pilota Williams.

Infatti a gran sorpresa, anche se non me ne meraviglio troppo, Ferrari annuncia che gli obblighi contrattuali dello spagnolo termineranno proprio immediatamente dopo il GP di Abu Dhabi e, sempre su quella pista, già da martedì Carlos potrà vestire la tuta Williams e soprattutto calarsi nella vettura inglese in modo da familiarizzare con la nuova monoposto (nuova rispetto alla Ferrari, dato che sarà la macchina di quest’anno) e con la sua nuova squadra e, di rimando, il team Williams con lui. Non me ne meraviglio di questa sorta di “piacere” che la Rossa fa più al suo pilota che alla rivale squadra inglese, visto e considerato come lo spagnolo si sia comportato durante la stagione: innanzi tutto un esempio di professionalità e dedizione, oltre che di forza agonistica, tanto che gli ha dato la possibilità di vincere (fino ad ora) due GP. Sainz poteva tranquillamente tirare i remi in barca e fregarsene della squadra e anzi, al contrario, avrebbe potuto remare contro di essa e mettersi di traverso al compagno ed invece ha scelto la strada più logica e proficua che è stata quella di lottare per la squadra e nel contempo si è messo in mostra. “La merda capita” come disse Forrest Gump e non ci possiamo fare nulla, resta solo da vedere come la vogliamo togliere: l’azione di Sainz a mio giudizio è stata un vero e proprio esercizio di assertività che sposa perfettamente il mio modo di pensare. Ormai il cosi detto “piattino” allo spagnolo glielo avevano presentato (l’annuncio di Hamilton) e non poteva che accettare la realtà. Sainz ha avuto davanti due strade: o bruciava energie nel lamentarsi, piangersi addosso e remare appunto contro la squadra, oppure poteva usare quelle energie per risolvere il problema. Nulla da dire quindi a riguardo della lezione di vita che il forte pilota iberico ha impartito a noi tutti e, risultati alla mano, oggi o domani che si venissero a creare i presupposti affinché ci possa essere un suo ritorno (è già successo con Kimi… anche se li, le modalità e necessità erano particolari), Ferrari non avrà nessuna remora a richiamarlo visto il modo in cui si stanno per dire addio… anzi, si spera arrivederci. Sainz, assieme a Charles a Las Vegas, andrà a caccia del titolo costruttori che a Maranello manca dall’ormai 2008, ultimo anno di fasti per la Rossa. Impresa molto difficile, visto il numero risicato di GP che mancano e la vicinanza dei valori tra i vari team, vicinanza che non fa altro che aumentare la imprevedibilità di ogni evento.

Più prevedibile, a differenza di Ferrari con Sainz, è stato l’atteggiamento di Mercedes con Hamilton in luogo del quale Toto Wolff non ha concesso la stessa grazia anticipando la rescissione del contratto, dandogli cosi la possibilità di salire sulla Rossa prima del tempo. Del resto non biasimo il buon Toto visto e considerato come sono andate le cose tra Mercedes e Lewis: a differenza di Ferrari con Carlos (dove era la Rossa evidentemente ad avere il coltello dalla parte del manico), è stato Lewis a fare lo sgarbo all’amico (esistono gli amici in F1 si?) Toto e non il contrario e, quest’ultimo se l’è legata al dito. Non ho dubbi che i rapporti commerciali che stringono il campione inglese alla squadra crucca sono tali che lo legano mani e piedi eppure, sono certo che se ci fosse stata più consensualità da ambo le parti, molto probabilmente avremmo potuto vedere Lewis in Rosso già in anticipo. “La merda capita” quindi inutile prendersela, vuol dire che l’hype non farà altro che aumentare, cosi come non fanno che ingigantirsi le notizie riguardanti la venuta di sir Lewis in quel di Maranello. Infatti è proprio il suo “pernottamento” che ha fatto esplodere la bomba, visto che è stato annunciato che dormirà a casa del Vecchio, onore dato solo a Schumacher. Al di la di quello che si possa pensare e, degli inevitabili accostamenti che si possono fare, quella di farlo vivere nella casa del Fondatore la trovo una cosa logica ed anche inevitabile: allo stato attuale Lewis è come una rock star e già cosi il traffico di Maranello e dintorni sarà abbastanza congestionato, figuriamoci se il campione prendesse casa in centro. Resta solo da vedere quanto di questo interesse rimarrà nel prossimo futuro perché naturalmente tutto dipende dallo stesso Hamilton, portando risultati pesanti a casa, per farlo aumentare o meno. Come ho già scritto immediatamente dopo il GP del Brasile, se dovessimo giudicare Hamilton proprio per quel weekend, allora dovremmo dire che è un pilota finito! Poiché sappiamo fin troppo bene che nello sport, a meno di collassi cerebrali che ti fanno impazzire, la realtà non va mai giudicata da un singolo episodio è anche vero che il futuro Sir in rosso ha ancora tanto da dare e magari essere pericoloso come un tempo. Secondo “zio Bernie” Lewis incontrerà non poche difficoltà a Maranello (alè… evviva l’amor di patria tra connazionali) visto che la squadra non abbandonerà mai LeClerc. Nello specifico l’inossidabile Mr E ha detto (fonte Formu1a.uno): “Se Lewis ha imboccato il viale del tramonto, cosa che non mi piace vedere, dovrebbe andarsene e fare qualcos’altro e, fare un buon lavoro”. Nel contempo invece, chi ha fatto un buon affare, secondo Ecclestone, è stato Elkann: “Per John Elkann è stata una grande questione di ego. Pensava di aver preso il ragazzo migliore che il mondo avesse mai visto. Quando lo ha ingaggiato, non c’era nulla che indicasse che si sbagliasse in quella valutazione. Se sia ancora contento di ciò è un’altra storia. Solo il tempo lo dirà”. Naturalmente Bernie non le manda mai a dire e, come ha detto egli stesso, solo il tempo dirà. Di certo il Presidente della Rossa non si è fatto influenzare dalla prestazione carioca del campione inglese e sicuramente, tutti i protagonisti di questo scritto, hanno in mente obiettivi più a breve termine che pensare a cosa accadrà l’anno prossimo.

C’è un GP di Las Vegas a cui pensare che, sebbene non si sentisse l’esigenza di questo circuito (dall’alto assomiglia ad un suino… sigh!), è anche vero che non ci sarebbe palcoscenico migliore per incoronare Verstappen campione del mondo. Buon GP a tutti.

Vito Quaranta