A causa delle condizioni ambientali trovate nel GP del Brasile conclusosi il weekend scorso dove, l’organizzatore (non mi riferisco ai commissari di gara i quali sono stati impeccabili viste le suddette condizioni) di tutta la baracca si è fatto trovare totalmente impreparato, si sono venute a creare le condizioni affinché dal mazzo (di carte) si potesse pescare il jolly che ti può far svoltare una stagione intera. Di certo l’occasione non l’ha saputa cogliere proprio chi deve supervisionare tutto lo spettacolo e, in virtù di quanto abbiamo visto, non posso non menzionarlo.
La F1 moderna intesa come team, piloti e pubblico, non è più abituata da tempo alle condizioni meteo che abbiamo visto in Brasile le quali, sebbene sembrava stesse venendo giù il mondo, in terra carioca è una condizione di assoluta normalità e mi scuseranno coloro i quali si affannano a gridare “fine del mondo e cambiamento climatico” ad ogni singolo scroscio di pioggia. Lungi da me polemizzare vero è che mi tocca ricordare che, non da ora il calendario della F1 viene stilato soprattutto per trovarsi in quel determinato weekend di gara, con la più bassa probabilità di beccare pioggia ed il risultato è sotto gli occhi di tutti: la maggior parte dei piloti (con le squadre alle loro spalle appunto) che vanno nel marasma più totale e poi ci tocca vedere gente che esce addirittura fuori pista durante il giro di formazione. Stroll è stato a dir poco inqualificabile per quello che ha mostrato al mondo e, viene da chiedersi quanto meno se davvero la F1 è concepita veramente per i migliori o anche per chi è semplicemente nato nel luogo giusto al momento giusto. “The show must go on” cantava il compianto Freddie Mercury e, l’organizzatore dell’evento per farlo andare avanti a tutti i costi questo show ha dovuto improvvisare, navigare (con l’acqua che c’era in pista mi sembra adeguato questo termine) a braccio, tanto che in caso di qualifica mancata non sapevano nemmeno quale classifica avrebbero dovuto utilizzare, se quella delle uniche FP svoltesi, se quella della qualifica della Sprint race o addirittura l’ordine d’arrivo della stessa Sprint e proprio in virtù di ciò, per colmare questa lacuna per l’anno prossimo, è stato già messo all’ordine del giorno un aggiornamento regolamentare. Onore a loro per carità, che hanno dovuto adattare un intera organizzazione in cosi poco tempo, vero è che tutto ciò sarebbe successo se non si fosse perseguita la politica del safety first in maniera dogmatica? Sia chiaro che nessuno vuole vedere incidenti, vero è che con i sistemi di sicurezza che si utilizzano ora e soprattutto andando a vedere come correvano fino a qualche tempo fa, la domanda uno se la pone cosi come “l’uomo di strada”, si potrebbe chiedere che ci stanno a fare le full wet se poi non devono essere utilizzate e, addirittura non si possono nemmeno accoppiare alle termocoperte, tanto che lo stesso Hamilton tra una risata ed una stretta di mano a Domenicali, gliene canta quattro in diretta tv proprio in tal senso. La F1 ha tanto su cui riflettere e migliorare nonostante sembri un meccanismo perfettamente oliato.
Chi il jolly l’ha pescato, in tutto questo delirio, è stato proprio Verstappen soffiandolo al suo diretto avversario Norris. Senza ombra di dubbio il campione del mondo, ormai prossimo a raggiungere “quota Prost”, domenica scorsa ha composto la sua personale quinta sinfonia: il GP del Brasile 2024 verrà ricordato non tanto per la rimonta che l’olandese ha messo in atto, quanto per il significato che essa rappresenta. Max Verstappen non ha fatto altro che fare ciò che ci si aspetta da un talento quale è lui: saper pazientare in modo da cogliere il momento giusto quando si presenta, martellare quando è il momento e mantenere la lucidità necessaria per mettere tutti i pezzi assieme. Qualcuno potrebbe dire (purtroppo è stato detto!) che è stato fortunato perché tutto ha girato a suo favore ed invece, proprio in virtù di quello che ho appena affermato, il buon Max la fortuna se l’è creata piegando la realtà che lo circondava a suo favore. Poteva essere impaziente e tuonare la sua RB20 nel gruppo immediatamente dopo la partenza, poteva fermarsi come gli altri (la chiamata suicida di Charles mi fa “venire qualche sospetto” che con Vasseur le cose non siano cambiate radicalmente) eppure lui tutte queste cose non le ha fatte. Tutto gli è venuto incontro perché è rimasto lucido, persino quando ha inanellato quei diciassette (17!) giri veloci era di una lucidità spietata. Max spingendo in quel modo, anche se non ce n’era affatto bisogno, ha voluto lanciare un messaggio chiaro (per questo ho parlato di “significato” poc’anzi) innanzitutto alla sua squadra la quale ormai è una casa che sta crollando e, l’impalcatura per la così detta “messa in sicurezza”, è proprio il campione stesso, perché è innegabile che se non ci fosse lui Red Bull sarebbe già implosa. Il messaggio è stato inviato anche alla Federazione la quale è sempre stata benevola con lui (non si dimentichi mai quanta pubblicità ha fatto al “bambino prodigio” e soprattutto non si dimentichino i fatti del 2021) ed invece ora, guarda caso che al vertice c’è una squadra inglese per eccellenza, gli si è rivoltata contro. Max in quelle condizioni, con quei giri veloci, ha detto alla FIA e alla F1 tutta che lui c’è, che lui non si muove di un millimetro da dov’è, che il suo stile di guida ed il suo carattere è quello e, non lo cambia perché è proprio grazie a queste peculiarità che è quasi quattro volte campione del mondo ormai. Infine l’ultimo destinatario del suo messaggio era proprio all’indirizzo del suo diretto avversario.
Norris, caso mai ce ne fosse bisogno, nel GP carioca non solo ha dimostrato di non essere all’altezza dell’olandese, addirittura di non essere all’altezza di lottare per un mondiale e dire che il jolly ce l’aveva praticamente in mano. Come ho già scritto in questa rubrica, il reparto tecnico e quello corse del team papaya, viaggiano a doppia velocità ed il primo è di gran lunga più veloce dell’altro e, purtroppo per loro muretto e piloti non mancano mai di ricordarcelo. Se c’è una cosa che non posso accettare nello sport in generale e in Norris nello specifico, è l’atteggiamento arrogante di chi non sa perdere. Sebbene l’inglese, a bocce ferme, si sia speso via social in messaggi di apprezzamento nei riguardi dell’amico – rivale, è anche vero che nel post race ha avuto una pessima uscita definendo la prestazione di Verstappen fortunata (si riferiva alla bandiera rossa e ciò non toglie che rimane ingiustificabile questa affermazione) e che il talento non centra. Si può perdere ed essere rispettati comunque, oppure si può scegliere di essere dei pessimi perdenti e, l’inglese della McLaren ha scelto la seconda e queste sono parole che ti segnano e non si dimenticano. Intanto il jolly è stato bruciato ed il campionato piloti è stato praticamente archiviato quindi, assieme al resto della squadra, consiglio al buon Lando di concentrarsi sul campionato costruttori che è ancora aperto. Perché sebbene Ferrari domenica scorsa non ci ha capito nulla, è anche vero che con tutto quello che McLaren ha sprecato e, con le prestazioni che la Rossa ha sfoggiato, grazie ai suoi due alfieri, è capace che il prossimo jolly sia proprio la Beneamata a pescarlo in questi ultimi tre GP che rimangono e, in quel caso a McLaren non rimarrà che un pugno di mosche in mano altro che jolly.
Vito Quaranta