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MIT’S CORNER: LE NON-PAGELLE DI MIAMI

Le Formula 1 tornano a rombare nella colorata cornice del circuito di Miami, un curioso budello ricavato intorno all’Hard Rock Stadium dei Miami Dolphins. Il layout del circuito non è male, in sé, ma come già l’anno scorso non riesco a levarmi di dosso l’impressione di assistere ad un video youtube in cui qualche volenteroso appassionato di Assetto Corsa vuol far vedere di essere bravo quanto Max e Charles. Solo che qui Max e Charles ci sono davvero.

Impressioni epidermiche a parte, dopo lo sconsolante GP di Baku, almeno oggi abbiamo assistito ad un GP in cui le strategie hanno avuto il peso che meritano nonché un week end “normale” con prove libere, qualifiche e gp domenicale a farla da padrone.

Ancora una volta dietro alle solite RBR si sono rimescolate le carte e se non altro ciò sta dando qualche motivo di interesse ad un campionato che sembra già saldamente nelle mani di Verstappen. Infatti a Baku sembrava che Ferrari si fosse rimessa un minimo in carreggiata, che Mercedes fosse tornata indietro e che Aston Martin fosse più in difficoltà. Qui invece abbiamo di nuovo Aston Martin (ma solo con Alonso) sugli scudi, Mercedes in palla alla domenica mentre Ferrari è nuovamente apparsa non in grado di comprendere la propria vettura con Leclerc che si lamentava delle gialle e Sainz, viceversa, che si lamentava delle bianche (ma è possibile?!). Più indietro registriamo progressi di Alpine e, inaspettatamente, Alfa Romeo. Difficile dire se questi cambi di gerarchia tra scuderie dipendano dal circuito in sé. Più probabile, credo, ciò sia dovuto alla difficile comprensione della vettura che tutte le scuderie (tranne RBR e Aston Martin) hanno delle proprie vetture in versione regolamento 23 (che, non dimentichiamolo, ha assorbito la famigerata TD39) e che ciò incida in modo aleatorio circuito per circuito. Forse la situazione si stabilizzerà dopo che le scuderie porteranno tutti gli aggiornamenti tecnici previsti (Imola, Barcellona). Staremo a vedere.

Bianche di marmo e DRS non decisivo (sempre con la rimarchevole eccezione di RBR) rischiavano di fare di Miami una sorta di doppione di Baku ma fortunatamente il layout della pista ha consentito ai piloti di studiare modalità di sorpasso fattibili in staccata che ha consentito a qualcuno dei protagonisti di mostrare qualche bel pezzo di bravura, che fa bene agli occhi degli appassionati. Non si sono sottratti a questo fondamentale il buon Max (per quanto favorito da una certa arrendevolezza dei diretti avversari), Hamilton, Alonso, Russell e si sono fatti apprezzare pure Magnussen e Tsunoda.

Il pasticcio fatto da Leclerc in qualifica, che ha generato una griglia quantomeno inaspettata, poteva far sperare in un risultato a sorpresa o che in qualche modo le aspettative della vigilia sarebbero state tradite. Tuttavia, memore del motto “Non aspettatevi troppo dalla fine del mondo” coniato di quel geniaccio di Stanislav Lec (Pensieri Spettinati, Bompiani – da leggersi senza nessuno attorno sennò vi prendono per matto) non pensavo davvero che il facile pronostico si sarebbe ribaltato. Troppo superiore alle altre è questa RBR, troppo ben centrato è Verstappen in questa vettura e quindi l’unico dubbio in cui crogiolarsi era su quanti giri avrebbe impiegato Max a raggiungere la prima posizione. Per quel poco che può interessarvi avevo pronosticato, grazie ad un perverso uso di excel (di cui divento competente solo quando comincio a metterci numeri di Formula 1) che l’avrebbe raggiunta tra il 18° e il 20° giro. In realtà glie ne sono bastati 15 e mentre guardavo in diretta il GP, proprio in quell’istante, peraltro colmo di un’abietta delusione di cui mi vergogno un po’, è apparso dietro la tv un variopinto coro di creoli cubani visibilmente reduce da sfrenate danze caraibiche che tutt’a un tratto, anzi in quel preciso tratto, s’interrompe e mi guarda come un sol uomo pronunciando, manco fosse coro di tragedia greca, le fatidiche parole “so goes life”/”così va la vita” (a chi indovina la citazione ricchi premi e cotillon!).  Quindi è così che va la vita: se sei il pilota più forte sulla vettura più veloce (e non ti buttano fuori in partenza) allora vinci la gara anche se parti a metà schieramento. Sul come si è comportato il vincitore e gli altri vado a dettagliare qualcosa nelle seguenti NON PAGELLE DI MIAMI!

 

VERSTAPPEN

Ok, Max. Allora Baku è stato solo un (molto relativo) incidente di percorso. Eh già. Il posto in griglia non è stata colpa sua (be’, in parte sì perché il suo primo giro in Q3 l’ha sbagliato lui). Partito con la consueta cautela che ha mostrato in tutte le partenze del 2023 ha impiegato un paio di giri per scaldare le bianche e poi è andato come un fulmine per tutta la gara. Un vero martello, come lo Schumacher dei bei tempi (oh no! Mi è scappato di nuovo l’impertinente paragone! Ma d’altra parte, quando fa gare così…). Impiega solo 15 giri per issarsi in vetta, complice una certa arrendevolezza delle sue vittime sacrificali, e a colpi di giri veloci su giri veloci riesce a tenere la principale vittima sacrificale, il suo team mate che ha osato partirgli molto davanti, alla distanza giusta per tutto il resto dello stint. Nello stint finale, oltre all’imperioso e decisivo sorpasso su Checo, si toglie anche la soddisfazione del fastest lap sotto l’1:30 (1:29.708 per la precisione), 7 decimi più veloce di qualsiasi altro fastest lap dei piloti in gara, giusto per far capire che è di un altro pianeta. Così va la vita.

PEREZ

Ci ha sperato, Checo, oh se ci ha sperato. Tra l’insperata pole position e il lontano posto in griglia di Max sperava che tra il distacco che avrebbe accumulato nella prima metà di gara e il degrado gomme che l’altro avrebbe dovuto inevitabilmente affrontare, si sarebbe trovato nell’ultimo stint dell’altro con un vantaggio sufficiente per vincere la gara. E invece non solo di degrado ce n’è stato veramente poco ma, nonostante tutti i suoi sforzi, quando Max esce dai box è solamente a 1 sec di distanza. Niente, nisba, nada! Prova ad abbozzare un po’ di resistenza all’inesorabile sorpasso ma si deve accodare e accontentare, si fa per dire, del secondo posto finale. Semmai ci fosse una qualche clausola nel suo contratto che lo libera davvero nella lotta per il mondiale allora non dovrebbe lasciare a Max gare come questa. Invece lo ha fatto. Così va la vita.

ALONSO

“Bravo bravissimo” a fernandello nostro sta diventando il mantra di questa rubrica. Anche oggi ho avuto l’impressione che avrebbe potuto tenere un ritmo migliore ma stavolta non è un’ombra di riserva sul giudizio finale ma la semplice constatazione che anche l’avesse fatto non avrebbe potuto neanche lontanamente impensierire le RBR. Quindi bene ha fatto a gestire la gara. Più che per la eccellente condotta di gara, per qualche sorpasso ben assestato e per l’ennesimo podio Fernando si è fatto notare per quel perfido, si può dire perfidissimo?, team radio (“Which position is Lance? Great move into Turn 1.” Aston Martin: “P13.”). Lui guida in controllo è va 1 sec al giro più veloce di Lance, lui è in zona podio e Lance tredicesimo, lui ha il tempo di guardare il maxischermo e fa i complimenti all’altro per un sorpasso nelle retrovie. Questa perfida piaggeria in mondovisione rivolta al padrone della (sua) ferriera è il condensato di Fernando Alonso. Sfrontato, talento eterno e intelligenza formulaunistica erogata a fiumi. E se non sappiamo se il lupo ha perso il pelo (manca infatti la controprova) di sicuro sappiamo che il vizio quello no, non l’ha perso. Attento a non esagerare troppo, Fernando, ché i figli so’ piezz’e’core, e se poi nel corso della stagione Lance comincerà misteriosamente a darti le piste non te la caverai con un (sicuramente poco convinto): così va la vita.

RUSSELL

E bravo Giorgino. Manda in archivio il mezzo passo falso fatto a Baku e torna ai livelli che gli competono. Si tiene dietro, e di tanto, il celebrato team mate in qualifica. Fa una gara con un ritmo spaventoso. Sciorina anche qualche bel sorpasso (non ovvio visto che AMG non è che sia un fulmine sul dritto) e conquista un quarto posto che oggi era il massimo che avrebbe potuto ottenere. Bravissimo. Direi il migliore a Miami insieme al vincitore (e, lasciatemelo dire, a Tsunoda). Che sia stato tale lo deduco dal fatto che la sua strategia non era quella ottimale (si è visto abbastanza nitidamente che partire con le bianche e mettere le gialle nell’ultimo quarto di gara era l’ottimale) ma ha ciononostante tenuto ben lontano il suo teammate (20-secondi-20 al traguardo…). E Alonso non era tanto lontano (solo 7 sec di distacco al traguardo). Forse si può finalmente e definitivamente dire che il giovane rampante ha scalzato il vecchio leone dal suo scranno: there’s a new sheriff in town. D’altronde… Così va la vita, no?

SAINZ

Continuano le dolenti note, ahimè, per Carlos. Infatti, non riesce a sfruttare adeguatamente il pacchetto che aveva a disposizione. Non la velocità, non la tenuta, non il degrado gomme ma la “finestra” è questa volta la palla al piede della Ferrari. Non solo non riesce mai ad impensierire Alonso ma fa anche un pasticcio al pit stop beccandosi una evitabilissima penalità che, forse, è stata ininfluente sul risultato finale, visto quanto gli era superiore Russell, ma, suvvia e insomma!, già questi corrono come indemoniati: almeno proviamoci a rendergli la vita difficile! Se nel primo stint è stato comunque decente temo di dover scomodare l’aggettivo “pietoso” per il secondo stint in cui proprio non aveva ritmo e gli è andata bene che Hamilton non andava quanto Russell. Chissà, magari si crogiola del fatto che in classifica mondiale è ancora davanti a Charles ma è solo frutto del caso, caro Carlos, e il sorpasso avverrà, stanne certo. E sai perché? Perché così va la vita.

HAMILTON

Dopo una pietosa qualifica, pietosa perché uno come lui non può uscire in Q2, riesce comunque a far valere la sua classe in gara togliendosi la soddisfazione di qualche bel sorpasso e di sopravanzare lo sfasato Leclerc di Miami. Cosa non da poco perché seppur sfasato stiamo sempre parlando dell’altro wunderkind della Formula 1, eh! Epperò, epperò, epperò. Però Russell è andato il doppio. Però Russell è stato più combattivo. Però Russell l’ha tenuto a 20 sec nonostante una strategia peggiore. Poi, per carità, finire sesto dopo esser partito tredicesimo è comunque positivo ma quel momento in cui fa passare Russell, letteralmente facendosi da parte come fosse un Bottas qualsiasi? Brrr….. D’altra parte, forse l’ho già detto?, così va la vita.

LECLERC

Dalle stelle alle stalle in una frazione di secondo. Non solo non acchiappa la pole position che pure pareva alla sua portata ma pasticcia in Q3 (peraltro doppiamente considerando anche l’errore nel primo tentativo che gli fa perdere 1 sec) e spariglia una griglia che già appariva scontata. Ci si aspettava un arrembaggio costante per cercare di sfruttare la lontananza di Max dalla vetta o cmq per provare ad andare per la seconda volta a podio in questa stagione ma si ritrova a lottare, perdendo!, con Magnussen e a mostrare un ritmo totalmente inefficace per tutta la gara. Lui dice che con le gialle non stava in pista ma non è che con le bianche abbia fatto vedere chissà che. Come causa di questa deludente prestazione si parla di assetto non del tutto azzeccato, anche per lui come per Sainz di “finestre” e infine di un dolore al collo esito dei due “ciocchi” che ha collezionato nel week end. Vista l’opaca prestazione mi affiderei a quest’ultima scusa, salutare tutti, riposare ben bene e presentarsi a Imola sperando nella bontà degli sviluppi Ferrari. Come dite? Imola non è la sua pista preferita? Neanche le due seguenti, Monaco (che pure sarebbe casa sua) e Barcellona? Eppure sono lì, tocca farle. Così va la vita.

GASLY – OCON

Che bene che è andata Alpine ieri! Certo, sono ancora indietro rispetto a dove vorrebbero essere (cioè almeno al livello di Mercedes) ma non poi così tanto. Intanto piazzano entrambi i piloti in Q3 e a punti, registrano il recupero di Gasly (che non aveva certo iniziato la stagione nel migliore dei modi), si beano di un’ottima velocità (sul dritto ieri solo RBR era meglio) ottenuta senza dover rinunciare troppo al ritmo gara e infine si godono il titolo di “primi degli altri”. Meglio di così non poteva andare. Si tratterà di capire se questo risultato è solo un caso o se è frutto di una consapevole e maturata conoscenza della vettura in versione 2023, magari del tipo che solo RBR e Aston Martin hanno dimostrato in questa stagione. Se è quest’ultimo bene mentre se è solo un caso… be’, così va la vita.

MAGNUSSEN

Ma perché mai quando ci sono pasticci vari in qualifica Magnussen riesce sempre a tirare fuori il coniglio dal clindro? Il quarto posto in qualifica ha praticamente lo stesso sapore della pole conquistata in brasile lo scorso anno e grazie ad essa, complice anche il bel duello (peraltro sostanzialmente vinto!) con Leclerc, il buon Kevin si porta a casa un risultato che solo la ritrovata competitività Alpine impedisce di essere migliore. Vero che Haas si è dimostrata decisamente più competitiva, ieri, rispetto al passato ma è anche vero che è stato lui a saperne approfittare e non l’Hulk che sembrava molto più in palla sino ad oggi. D’altra parte se non hai nel piede il fulmicotone come Max o Charles, puoi comunque pensare di tenere degnamente il posto in formula 1 sfruttando adeguatamente il buon numero di neuroni che Kevin si ritrova in mezzo alle orecchie, oltre che le famigerate balls della cui pantagruelica dimensione Kevin non ha mai fatto mistero. Balls e neuroni? Be’, anche così va la vita.

NOTE DI MERITO

Tsunoda è arrivato ai margini della zona punti con una gara fantastica. Partiva praticamente dal fondo e si è dannato l’anima, in una pista che, a differenza di Baku, consentiva sorpassi tecnici, e il nostro ne ha approfittato alla grande nonostante il mezzo assai carente. Peccato per lui (come per Kevin) la competitività Alpine che gli ha impedito di fatturare punti in un GP in cui l’avrebbe strameritato.

Alfa Romeo aveva toccato il fondo a Baku ma qui ha centrato un Q1, con Bottas, totalmente inatteso.

NOTE DI ANONIMATO

Stroll anonimo come sempre e si fa pure brandire per i glutei da fernandello in diretta mondiale, bah!. Oggi gli fanno compagnia Albon, Hulk e Zhou.

NOTE DI DEMERITO

Bottas aveva finalmente una vettura in grado di lottare per i punti ma ha corso malissimo.

McLaren aveva portato qualche aggiornamento a Baku ma pare proprio non funzionare nulla e, anzi, sembra che le cose peggiorino pure. Mi sento di dire che i piloti siano incolpevoli.

DeVries aveva pure conquistato la sua prima Q2 della stagione grazie ad una saggia gestione della sessione e aveva pure tenuto dietro Tsunoda. Però fa una partenza pietosa (peraltro rovinando addosso ad una McLaren) e poi si prende le piste dal teammate. Su, Nick! Su! Ma che ti succede?! (o non sarà che il piccolo Yuki è molto migliorato ed è molto meglio di quanto non si pensi?)

Sargeant di nuovo nella polvere: sembra guidare una macchina diversa da quella di Albon. Unico doppiato insieme all’incolpevole Piastri: deve darsi una svegliata.

Ci vediamo a Imola.

Come dite? Saluto banale? Be’, così va la vita

 

Metrodoro il Teorematico

VERSTAPPEN DOMINA A MIAMI E IPOTECA IL MONDIALE

Con un trasferimento all’insegna della sostenibilità ambientale, il circo della Formula 1 si sposta in una sola settimana da Baku a Miami, per il primo dei tre gran premi in terra americana previsti dal calendario 2023.

Il circuito è stato appena riasfaltato, e questa non è una buona notizia per i piloti, che devono anche fare i conti con un accorciamento delle zone DRS che, a loro dire, renderà i sorpassi impossibili su un circuito che è già abbastanza insulso di suo e, nella sua assurdità, ricorda Dallas 1984, riasfaltatura tardiva compresa.

Si prospetta un week-end complicato per Leclerc, che sbatte sia nelle FP2 che nel Q3, quando pareva avere la pole a portata di mano. Chi ne fa le spese, a livello di posizione di partenza, oltre a lui, è Verstappen, che non riesce a marcare il giro veloce e si deve accontentare della nona posizione. In prima fila partono Perez e Alonso, con Sainz subito dietro.

Partenza tranquilla, con i primi che mantengono le posizioni. Al giro 4 inizia il calvario di Leclerc, che si fa superare da Magnussen e nel tentativo di ripassarlo si fa superare pure da Verstappen.

Il ritmo davanti é lento, e Perez mantiene 1 secondo di vantaggio su Alonso che ha un analoga distanza da Sainz. Al giro 9, Verstappen supera Russell e si porta in quinta posizione. Alla tornata successiva é la volta di Gasly.

Mentre Leclerc lotta con Magnussen (!), al giro 14 Sainz si fa sverniciare da Verstappen, che al giro successivo passa anche Alonso e si porta così in seconda posizione a 4 secondi da Perez.
Ma Max ha la gomma più dura, che non soffre il graining.

Al giro 18 Russell e Leclerc si fermano per montare gomme dure. Al giro successivo é la volta di Sainz, che era incollato ad Alonso. Ma il ferrarista entra troppo forte in pit lane e si becca 5 secondi di penalitá.

Al giro 20 la Red Bull ferma Perez, che aveva il compagno ormai attaccato agli scarichi. Al giro 25 è il turno di Alonso, che rientra subito dietro Sainz, ma impiega un solo giro a passarlo.

Al giro 33 Verstappen segna il giro più veloce, con gomme vecchie, appunto, di 33 giri. Nel frattempo, Leclerc viaggia in undicesima posizione lottando con il solito Magnussen. E Sainz si fa passare da Russell.

Al giro 40 Verstappen, che non si é ancora fermato, inizia a guadagnare su Perez. che sta tentando di tenere un po’ di gomma per il finale di gara e lottare con il compagno. Il quale al giro 46 effettua la sua sosta, e gli rientra dietro. Ma gli basta un giro solo per riprendere il comando, e la lotta per la vittoria finisce lì.

Al giro 54, Leclerc supera Gasly e ai porta in sesta posizione. Che peró Hamilton gli soffia il giro dopo.

Finisce così con l’ennesima doppietta Red Bull e l’ennesimo terzo posto di Alonso. Seguono Russell, Sainz, Hamilton, rimontato dalla tredicesima posizione, Lecler, Gasly, Ocon e Magnussen.

Fra due settimane la prima di tre gare distanziate di una sola settimana: Imola, Montecarlo e Barcellona. Il mondiale è già finito, i podi sono già scritti, non resta che sperare nella pioggia. Forse.

P.S.
Vasseur che parla di stesso passo di Aston Martin e Mercedes, fa più tenerezza che rabbia. Aveva ragione chi, dopo Baku, diceva che in realtà non c’era stato alcun miglioramento evidente. A Miami la Ferrari ha portato aggiornamenti, ma non è cambiato nulla, e Aston e Mercedes sono tornate davanti. Con l’aggravante che il suo pilota migliore, nel tentativo di tirare fuori dalla SF23 qualcosa di decente, l’ha sbattuta violentemente due volte, e si è preso le critiche, per questo. L’altro è riuscito a beccarsi l’ennesima penalità di 5 secondi, anche lui, probabilmente, nel tentativo di fare l’impossibile per mantenere il podio. Ad Imola, più che il sostegno dei tifosi, ci vuole un miracolo. Perchè gli aggiornamenti non funzioneranno, come non hanno mai funzionato negli ultimi 15 anni.

P.S. 2
Giova ricordare che la Haas viene progettata da un gruppo di tecnici ubicato dentro lo stabilimento di Maranello, e costruita qualche decina di km più in là. La speranza di chi ha organizzato l’operazione era quella di far andare un po’ più forte la macchina americana, non quella di fare andare più lenta quella italiana.

P.S. 3
Non ci sono più parole da spendere per Alonso, al quarto podio su cinque gare con la ex Force India. Uno che si guarda la gara del compagno sui maxischermi nei momenti di tranquillità. A Danica Patrick ieri ha detto  che alcuni team in passato non hanno avuto fiducia in lui. Uno di quei team se lo sta mettendo dietro costantemente, e di sicuro fa felice qualcuno che una decina di anni fa sosteneva che non fosse lui il problema della Ferrari. Una sua vittoria, a distanza di 10 anni dall’ultima, è solo questione di tempo. E sarà l’unica non Red Bull di questa stagione.

P.S. 4 (oggi razione doppia di p.s.)
Detesto dire “si stava meglio quando si stava peggio”, ma oggi vedere la presentazione dei 20 driver (che a 20 minuti dalla partenza avrebbero altro a cui pensare) e Wil.i.am (chi?) dirigere un’orchestra finta suonare quel ridicolo motivetto che dovrebbe sostituire l’unica cosa buona rimasta alla F1, la sigla iniziale, mi ha fatto rimpiangere i bei tempi nei quali a 5 minuti dalla partenza il buon Zermiani tormentava Piquet e compagni.

 

F1 2023 – GRAN PREMIO DI MIAMI

Pronti via dai muretti di Baku a quelli molto più glamour di Miami, sede del quinto GP stagionale sull’altisonante Miami International Autodrome (esticaxxi…)

Da un circuito cittadino all’altro il passo non è proprio brevissimo, dato che da quello di Baku a quello di Miami serve coprire circa 11mila chilometri ma se questo serve a soddisfare le masse adoranti del prodotto F1 si fa questo ed altro.

Considerando la tipologia di tracciato forse quello più felice di tutti è Checo Perez, che ha fatto doppietta a Baku nella sprint e nella gara domenicale e che conferma la sua predilizione per i tracciati cittadini, dato che 5 delle sue 6 vittorie in carriera sono state ottenute proprio su tracciati di questo tipo.

immagine da planetf1.com

Il “messicano che si godeva la vita, ma che ora lavora sodo” (Herr Marko dixit), ci sta provando gusto ad essere un reale pericolo per Verstappen e vorrebbe confermare questo ruolo a Miami. Qualcuno, forse preso dalla disperazione di un mondiale che sembra praticamente già avere un vincitore designato, gli dà più di qualche chance di poter combattere per il titolo. Difficile, molto difficile, di occasioni “alla Rosberg” ne capitano rarissimamente e in più temo che il 33 olandese voglia quanto prima rimettere le cose in chiaro.

Proprio l’olandese, sfortunato a Baku e che si è ritrovato nell’insolito per lui ruolo di “moralizzatore” delle entrate assassine altrui, proprio lui che della guida alla ‘ndo cojo cojo ne aveva fatto un motivo di orgoglio, dovrà rimettere i puntini sulle i e relegare il suo compagno di scuderia al ruolo di seconda guida che, volente o nolente, tutti nel team gli attribuiscono.

immagine da express.co.uk

Per Ferrari invece è il momento della riconferma dopo il parziale successo della tappa azera. Urge confermare i passi in avanti che si sono palesati soprattutto guardando alla monoposto numero 16 e proprio quì viene il dubbio che sì, la macchina è migliorata, ma il doppio podio di Baku va ad ascriversi in maniera preponderante ai piedi di Leclerc.

Sappiamo già che il grosso degli aggiornamenti arriverà a Imola ma sarà fondamentale fare una buona gara a Miami, fosse solo per far tornare nella lotta per le posizioni che contano anche Sainz, che in questo inizio di campionato è davvero “desaparecidos”. Intendiamoci, “the smooth operator” è un bel pilota quando le cose vanno tutte al posto giusto ed è un bell’asset. Pensare però che possa salire sullo stesso gradino dove si trova il suo team mate e Verstappen, francamente è utopia.

La novità introdotta da Mercedes a Baku è stata invece il lato oscuro di Russell. Non che Hamilton non lo conoscesse già, ma a farne le spese questa volta è stato l’ex principe degli stronxi Verstappen, costretto ad un remake in tono minore della famosa ramanzina di Senna a Schumi del lontano 1992. Ben venga tutto ciò sia chiaro, nel mondo sempre più platinato e politically correct del circus, ma la Mercedes così tanto annoiata di questo periodo (vero Toto?) ha bisogno di una velocità in pista ben più consistente di quella vista a Baku per contrastare il ritorno Ferrari e il green hornet Alonso.

Solo errori di setup per la W14 secondo Wolff a Baku, piuttosto convinto che a Miami con più sessioni di prova possano tornare ad essere più competitivi.

immagine da racingnews365.com

Anche in Aston Martin la trasferta asiatica è stata indigesta, con la verdona che ha dovuto cedere il passo a Ferrari, cosa impensabile fino a qualche settimana fa. La loro monoposto non si è adattata molto bene alle caratteristiche del tracciato e ne è venuta fuori una gara così così, buona solo per limitare i danni. L’obbiettivo è sempre cercare la prima vittoria in F1 e su un tracciato come quello di Miami le chance potrebbero essere più alte che altrove.

Il resto della truppa si barcamena tra problemi e prestazioni incolori, così se Alpine ha mostrato tutto ciò che per loro non va a Baku, Alfa Romeo che è partita col freno a mano tirato e aspetta Imola per un possibile step in avanti.

Una rediviva Mclaren a Baku cerca qualche punto pesante anche a Miami complice nuovi aggiornamenti mentre la Williams cercherà di tornare a punti. Alpha Tauri ha artigliato un punticino a Baku, siamo sicuri che Marko non sarà soddisfatto e comincerà a pensare che il team è pieno di messicani scansafatiche…

Sorpresa sorpresa Kevin Magnussen si ritrova nel ruolo scomodissimo che l’anno scorso aveva il suo team mate Mick Schumacher ovvero la zavorra del team. Se l’anno scorso era stato magico per il danese, questo 2023 invece è partito davvero male, tra incidenti e prestazioni incolori che hanno già spazientito il già poco sereno Steiner. Urge un cambio di rotta per non rischiare il posto.

Pirelli porterà a Miami le mescole C2, C3 e C4, quindi niente di azzardato per una pista che avrà come incognita la nuova riasfaltatura che contringerà le squadre a valutare bene il comportamento delle gomme nel proseguio del weekend di gara. Posto il fatto che al 99% la Red Bull non sarà minimamente toccata da questo aspetto, il grosso della battaglia per il podio tra Aston Martin, Ferrari e Mercedes si giocherà proprio sul fattore degrado. Personalmente vedo una Ferrari sfavorita ma chissà che Leclerc non si inventi qualcosa si analogo a quanto visto a Baku.

*immagine in evidenza da f1miamigp.com

Rocco Alessandro

 

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI BAKU

Che cosa rende bello da vedere un gran premio di Formula 1?

I sorpassi? Fiumi di adrenalina? Gli incidenti? La velocità? La guida al limite dei piloti?

Forse. Ognuno ha i suoi gusti e c’è chi dirà l’uno o l’altro di questi elementi e magari ne aggiungerà altri.

O, forse, c’è un ingrediente base che accomuna tutte queste caratteristiche e che ci fa rimanere attaccati al monitor o alla tv: la tensione.

Essere lì, tesi come una corda di violino, ad osservare attentamente ogni più piccolo dettaglio che le telecamere ci inviano e un dato cronometrico, una curva in leggero sovrasterzo, un beccheggiare troppo accentuato sono sempre lì ad adombrare o persino a minacciare l’extrasistole di prammatica.

Ebbene quanta tensione c’è stata a Baku quest’anno?

Verrò subissato di insulti se a questa domanda rispondo in modo tranchant?

Zero, zero assoluto.

Questo per quanto riguarda il GP, primo e secondo s’intende.

Diverse sono state le qualifiche ove il livellamento prestazionale tra le vetture ha fornito molti più spunti di tensione e in cui si sono viste le qualità primarie di un pilota: velocità e coraggio.

Velocità e coraggio che hanno allagato come un fiume in piena l’abitacolo di Charles Leclerc, vero protagonista del week end, permettendogli di gettare il cuore oltre ogni ostacolo conquistando ben due pole position del tutto impronosticabili alla vigilia.

Ma concluse le qualifiche e la prestazione monstre di CLC né la sprint né il GP domenicale hanno saputo dare le emozioni che ci si auspicava. Il che è strano perché Baku, nelle precedenti edizioni, non si è mai prestato a GP “noiosi” grazie a quei suoi lunghi rettilinei, a quelle ingannevolmente semplici curve a 90°, a quel spettacolare passaggio nel budello ricavato dietro al castello.

Perché?

Azzardo due motivi: le gomme e il DRS.

Quest’anno Pirelli ha evidentemente deciso di andare molto più sul sicuro rispetto al passato e in piste con un asfalto liscio come quello, rinnovato, di Baku (tra l’altro senza alcuna curva ad ampio raggio capace di stressare a dovere gli pneumatici), non hanno riservato alcuna sorpresa ai tecnici in termini di consumo e/o surriscaldamento.

Si era già visto, quest’anno, una minore incidenza del DRS nei testa a testa (con l’ovvia e rimarchevole eccezione di RBR) ma mai come a Baku si son toccati con mano gli effetti di questo cambiamento. Non che me ne dispiaccia giacché, da vecchio appassionato, il DRS non mi è mai andato pienamente a genio ma viste le caratteristiche aerodinamiche di queste vetture non si può negare l’utilità di questo dispositivo nel contribuire, quale fattore determinante, al risultato finale di un GP. Ma se così non è, come si è plasticamente visto a Baku (sempre con la rimarchevole eccezione di RBR), forse dovrà giungere il momento in cui la federazione ne prenda atto e tragga qualche conclusione.

A causa di questi fattori ciò che è “saltato” a Baku è stata la tensione strategica. Le gomme di marmo che si sono viste qui non hanno consentito alcuna divagazione strategica e il corso della gara è stato così lineare che pure dal comodo divano di casa, senza bisogno dell’aiuto di sofisticati algoritmi e senza necessità degli instabili suggerimenti di avveniristiche intelligenze artificiali dopo che i protagonisti hanno montato le bianche avevo già previsto il risultato finale (mi ha “fregato” solo Hulk). Non che sia un vanto di cui andare particolarmente orgogliosi in queste orride condizioni, s’intende.

Stendo un pietosissimo velo sulla sprint (alzi la mano chi ha anche solo intravisto, tolta la sportellata di giorgino a massimino, un po’ di “spettacolo”) e giungo subito alle non pagelle.

 

PEREZ

La fumosa aria di Baku fa evidentemente bene a Checo che approfitta del week end (relativamente) negativo del suo teammate nel migliore dei modi. Sarà mai che con quest’asfalto Baku si è trasformata nella versione ad alta velocità di Shakir, teatro della prima vittoria in F1 del nostro? Be’, quasi. Nella Q del venerdì riesce a limitare a un solo decimo il distacco da Verstappen e nella seconda addirittura lo sopravanza. Non contento esegue alla perfezione sia la Sprint che il GP sfruttando a dovere l’unico DRS funzionante della formula 1 attuale (quello RBR, per l’appunto) mettendosi dietro Leclerc in men che non si dica in entrambe le gare. Poi gestisce ad alto livello la posizione assicurandosi la facile vittoria nella Sprint e tenendo magistralmente a bada Max nel GP. Considerando che, al momento, il mondiale se lo sta giocando con il più quotato compagno di squadra direi che di meglio non si poteva chiedere, oggi, al buon Checo. Applausi.

VERSTAPPEN

La fumosa aria di Baku aveva già innervosito in passato il fenomeno olandese e, complice l’arrembante aggressività di giorgino, anche quest’anno Max ha dovuto pagare dazio ai puteolenti effluvi dell’oro nero. La sportellata di Russell, infatti, ha riportato in superficie quel che continua a ribollire negli angoli più reconditi del suo animo. Un po’ mi spiace, considerando tutti gli elogi che ho fatto nell’ultimo anno e mezzo alla raggiunta maturità agonistica che ha mostrato. Ma la ridicola scenata fatta a giorgino non tollera alcuna indulgenza: di che ti lamenti Max? hai fatto la stessa cosa per anni e anni agli altri, no? Che c’è ora? Se queste cose le facevi tu era “it’s racing, mate” mentre se le fanno gli altri sono tutti dei “d***head”?! Eh no. Non ci siamo proprio! Questa sottile inquietudine, già emersa alla fine dello scorso anno in occasione dello sgarbo a Checo, è quel piccolo tarlo sul quale bisogna far leva se si vuole provare ad intaccare il suo dominio. Per quanto non sia una novità nei modi, la scomposta reazione di Max allo sgarbo di giorgino mi sembra di segno assai diverso da quelle del passato. Se allora era la sfrontatezza e la napoletanissima cazzimm’ di chi sa che non ha nulla da perdere a farla da padrone oggi mi par più un segno di (umanissima) fragilità, quella fragilità che ti si insinua dentro quando meno te lo aspetti, quella che bussa alla tua porta e ti sussurra in un orecchio che ogni piccola deviazione dalla strada maestra è una sconfitta. Se sei in cima al mondo e perdi l’equilibrio l’unica cosa che ti può capitare è di cadere. E qualche fantasma, slavatissimo e (spero per lui) del tutto contingente, forse si è manifestato dietro la visiera del suo casco nel GP domenicale. Esce sostanzialmente indenne da un pit che anticipa troppo la Safety Car dell’11° giro e si porta facilmente alle spalle del compagno di squadra. Dopodiché diventa inaspettatamente falloso, impreciso e preso da un affanno che ben poco gli si addice. Si vede a occhio nudo quell’affanno: sfiora le barriere, scoda, prova giri veloci in conitnuazione ma a Checo non si avvicina mai a meno di 2 secondi. Qui c’è un “uhm” grande come una casa. Sarà un episodio?

LECLERC

Grande, grandissimo, grandissimissimo. La prestazione offerta in Q è a dir poco straordinaria. Non capita spesso nella F1 di oggi, nemmeno a Max, di far sprofondare il compagno di squadra a 8 decimi in qualifica sicché come si fa a non strabuzzare gli occhi di fronte ad una tale maestria di guida? Già, perché quel distacco ha tutta l’apparenza di essere farina del sacco di Charles e non certo delle impostazioni della vettura o di fantomatici problemi accampati da Sainz. Vero è che Baku evidentemente è un circuito che sta nelle sue corde ma i numeri che ha mostrato sono stati strabilianti. Meravigliati da questa prestazione monstre non si poteva comunque far niente in gara contro le RBR e anche qui, tuttavia, Charles ha mostrato quella solidità che gli si chiedeva l’anno scorso. Preso da alonsite acuta, infatti, il nostro ha saggiamente gestito la gara (ossia le gomme) con il preciso intento di portare a casa il massimo risultato realisticamente ottenibile. E ci è riuscito benissimo. Il ritmo tenuto negli ultimi 10 giri è stato persino superiore a quello delle RBR, dato che trovo assai interessante considerato che fino ad oggi l’unico a poterlo fare era stato Alonso.

ALONSO

Opaco sia in qualifica che nella sprint (che non gli impediscono comunque di tenere alla consueta debita distanza Stroll), il buon Fernando torna ai suoi livelli nel GP domenicale. Si fa ammirare per i consigli dati a Stroll sulla ripartizione di frenata,  per il bel sorpasso a Sainz e (insieme a Charles) per il ritmo tenuto negli ultimi 10 giri, migliore di quello RBR. Non fosse stato proprio per Charles sarebbe stato l’ennesimo terzo posto della stagione ma non ha poi molto di che lamentarsi per come si erano messe le cose. Solido come sempre.

SAINZ

Gara onesta di Carlos, che non si fa prendere troppo dall’affanno di fronte alla straordinaria brillantezza del suo teammate e porta a casa un quinto posto che non credo affatto sia esito dei demeriti che ha accampato con i giornalisti. La realtà è che, secondo me, Carlos ha guidato come suo solito ma è stato Charles ad aver fatto la differenza. Segno, quest’ultimo che il pilota è ancora un fattore in Formula 1. La Ferrari di Sainz, ottimo pilota ma non un fuoriclasse, è la Ferrari di oggi. Che Ferrari in questo week end abbia osato qualcosa in più col motore mi è parso (sempre opinione personale) abbastanza evidente proprio osservando i comportamenti di Sainz in pista. Quando è stato insidiato da Hamilton nemmeno il DRS di quest’ultimo ha potuto qualcosa contro la velocità Ferrari (ma è anche vero che, sempre tolte le RBR, è accaduto un po’ a tutti). Buon segno, necessario ma non sufficiente, per un prosieguo di stagione un po’ più coraggioso, auspicando che gli aggiornamenti previsti per Imola diano la possibilità a Ferrari di impensierire almeno un po’ le RBR.

HAMILTON

Dopo il rocambolesco secondo posto di Melbourne ci si aspettava un Lewis in palla anche a Baku. Ed in effetti lo è stato. Ha tenuto dietro (finalmente!) giorgino in qualifica e nella gara domenicale si è comportato benissimo. Stavolta però non è stato assecondato dalla vettura che, a differenza di Melbourne, non ha certo dato l’impressione di essere la “seconda forza” del mondiale. Ho l’impressione che da qui alla fine del campionato di “seconde forze” ne vedremo parecchie. Per quanto si vedesse che ne aveva più di Sainz non è mai stato in grado di impensierirlo: da un lato il DRS quasi inutile e dall’altro una Ferrari più veloce di quanto ci si aspettasse gli hanno impedito di stare dietro al treno CLC-ALO e si è dovuto accontentare. Niente altro da segnalare.

STROLL

Ancora una volta anonimo.

RUSSELL

Male Venerdì. Bene sabato. Male, molto male alla domenica. Si segnala solo per la sfrontata aggressività mostrata nei confronti di Verstappen nella Sprint di Sabato. Alla domenica, infatti, non lo si vede mai e mostra un ritmo decisamente inferiore al teammate. La sensazione che ho avuto è che non fosse del tutto allineato con il circuito, quasi come se non si fosse preparato. Onestamente non lo so e la brutta prestazione la classifico come un incidente di percorso.

NORRIS-TSUNODA-PIASTRI-ALBON-MAGNUSSEN-GASLY

Primo degli “altri”, Norris guida (probabilmente non a caso) il trenino della domenica portando in gita un ottimo Yuki e gli altri piloti come se fossero tutti carrozze del regionale Ferrara-Suzzara-Mantova. Non ci hanno neanche provato: a Baku se non sei RBR non si poteva superare. Punto. Brutto segno, in generale, per la F1 2023.

OCON e HULKENBERG

A onor del vero il trenino di prima è stato condotto per la maggior parte della gara da Ocon e Hulk che erano partiti con le bianche e hanno approfittato della SC per stare davanti al trenino di prima per tutta la gara. Sono loro due il vero volto di questo GP. Niente strategia, gomme inscalfibili, impossibilità di superare. Costretti, loro malgrado, a pittare alla fine per la nota regola, si sono ritrovati (immeritatamente?) nelle retrovie della classifica finale. Ancor più a onor del vero è stato proprio Hulk l’unico a ritrovarsi senza gomme alla fine ed è stato costretto a cedere qualche posizione nel giro precedente al suo pit. Poco male: era fuori dai punti comunque.

NOTE DI DEMERITO

Alfa romeo mi pare in clamorosa involuzione tecnica e non permette al volenteroso (e in crescita) Zhou di far vedere di che pasta è fatto. Non bastasse ciò ci si mette anche Bottas in versione ectoplasma a completare il disastro.

Sargeant non pervenuto. Passa il taglio in Q1 solo grazie al tizio che sta qui sotto ma poi si prende le piste da Albon e in gara è l’unico che non riesce ad aggrapparsi al trenino. Male.

Devries, poi, tocca ancora il fondo. Fino ad oggi è di gran lunga la maggior delusione del mondiale.

Ci vediamo a Miami

 

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: RIDI PAGLIACCIO

Dopo una lunga, quanto assurda e paradossale (che senso ha una pausa così lunga con ventitré GP?)  pausa di un mese, la F1 riapre i battenti in terra azera, con la tanto pubblicizzata Sprint Race riveduta e corretta. Quando un organizzatore di una disciplina sportiva cambia le regole a competizione iniziata e, soprattutto, in corso d’opera per giunta, beh quell’organizzatore sta messo veramente male. Ve lo immaginate il comitato olimpico che decide ad Olimpiadi in corso di aggiungere i 150 mt stile libero? Nemmeno io ci riesco, eppure in questa F1 iper tecnologica, affacciata ai nuovi mercati, dove “sono i giovani che comandano la domanda”, tutto è possibile ed ecco che tra venerdì e domenica si è consumata la prima delle sei Sprint Race. Il nuovo format non ha cambiato nulla, anzi forse (sicuramente!) le cose le ha peggiorate. Ciò che è stato vergognoso e vedere come tutti gli addetti ai lavori si sono sbattuti nel tessere le lodi di questo format, che è un vero e proprio insulto all’intelligenza dell’appassionato medio. Mentre assistevo ai canti di festa nei riguardi di questo nuovo modo di concepire il weekend di gara, mi tornava in mente l’opera “Ridi pagliaccio”: questa “viene intonata alla fine del primo atto da Canio, che si prepara per la commedia nel ruolo di Pagliaccio nonostante abbia appena scoperto il tradimento della moglie Nedda. Quest’aria rappresenta il concetto di “clown tragico”, che sostiene il suo ruolo comico senza mostrare alcun turbamento, ma che interiormente vive un dramma personale” (fonte wikipedia).

Ecco cosa mi è sembrata la F1 in questo week end: sorrisi di circostanza, festa nonostante non ci sia nulla da festeggiare, perché i famosi addetti, li hanno letti eccome i commenti di disgusto del popolo e allora ridi pagliaccio, fai felice il pubblico mentre tua moglie ti mette corna in ogni dove! Il vecchio format della sprint race almeno aveva il pregio (se così si può dire) di lasciare la miseria di due ore di FP (una al venerdì ed un al sabato), mentre con questo nuovo abbiamo decurtato un’altra ora, alé per la gioia del commercialista che a fine anno dovrà tirare le somme! Facendo un rapido calcolo, con weekend di gara regolare (con quello che costa un intero fine settimana tra l’altro), ci sono due ore di prove al venerdì, due al sabato (tra FP3 e qualifica) e all’incirca due ore di GP alla domenica, per un totale di sei ore. A parità di prezzo (ammesso che non l’abbiano anche aumentato il costo del biglietto), la F1 offre trenta minuti in meno di permanenza (dato che la Sprint dura mezz’ora, anche se a Baku è durata qualche minuto in più solo perché si correva in quel budello), perché si sa, lo spettacolo è così adrenalinico che le persone, sugli spalti o buttati sul prato, nemmeno se ne accorgono della minore durata.

Ridi pagliaccio, diverti il pubblico a qualunque costo, anche se mi chiedo quale pubblico… quale divertimento? Con questo nuovo format, per non farci mancare nulla, abbiamo un doppio spoiler: infatti se con il vecchio avevamo una sola qualifica (determinava la griglia di partenza della mini gara del sabato e poi l’ordine di arrivo della suddetta mini gara andava a determinare l’ordine di partenza del GP domenicale), così che veniva sputtanata solo (per modo di dire) la partenza alla domenica, ora lo sputtanamento è doppio visto che oltre a due partenze, abbiamo due qualifiche… la fiera dell’assurdo. Cosa c’è di emozionante in tutto questo? Il venerdì la qualifica per la gara di domenica (a scapito delle FP2) ed il sabato la qualifica (il regolamento di quest’ultima mi sono rifiutato di capirlo), a scapito delle FP3, per la gara del pomeriggio. Quello che abbiamo visto nelle qualifiche del venerdì è la fotocopia di quanto visto il giorno dopo: del resto se un pilota (in questo caso un immenso Charles) conquista la pole con un buon margine sul secondo, perché dovrebbe cambiare (salvo incidenti si capisce) qualcosa il giorno dopo? Infatti Charles disegnava traiettorie irraggiungibili per tutti sia al venerdì che al sabato. Lo stesso dicasi per la gara e quindi per la partenza: sabato abbiamo assistito al primo start e le emozioni (come è ovvio che sia) non sono mancate, con Verstappen e Russell che non se le sono mandate a dire. Cosa è successo il giorno dopo? Avete notato che partenza pulita ci sia stata? Persino Stroll non ha fatto casini, mettendosi come un bravo soldatino in fila indiana: tutti il giorno prima hanno prese le misure, tutti sapevano ormai il comportamento della pista e della macchina in quella particolare e concitata fase ed allora per quale motivo rischiare, quando poi c’era una lunga gara che evidentemente consentiva spunti per poter sopravanzare il proprio avversario? Cosa che, per molti, è puntualmente accaduta tra l’altro.

In questa rubrica mi piacerebbe commentare di F1 riferendomi alle gesta dei nostri eroi in pista ed al comportamento adottato dalle varie scuderie in merito alle scelte che operano, invece sono qui a scrivere dell’ovvio e che evidentemente tanto ovvio non è. Davvero la F1 vuole andare avanti con questa pagliacciata? Davvero vuole propinarci e quindi rovinare altri cinque appuntamenti? Possibile che in un futuro prossimo addirittura minacci (perché questi annunci giubilanti nei riguardi della Sprint Race non fanno che assomigliare a delle vere e proprie minacce!) di “inquinare” tutto il campionato? Evidentemente il sottoscritto sta invecchiando e male anche, eppure un conto sono l’assenza di pregiudizi, e quindi di dare una possibilità nel provare ad inserire qualcosa di nuovo che possa mettere pepe allo spettacolo, un altro è ostinarsi a dire che quella novità funziona, piace ed è ben voluta, quando i fatti dicono esattamente l’opposto.

Il buon Max, da parte sua, ha dichiarato di andarsene se le cose dovessero rimanere  così. Sebbene queste sue parole facciano bene a tutti noi, perché con rispetto parlando, un conto è se le dice lui certe cose un altro è se le dice Magnussen, è anche vero che credo che le sue minacce rimarranno solo chiacchiere, anche perché non si è vista nessuna levata di scudi da parte dei suoi obbedienti colleghi, i quali, assieme alle loro scuderie di appartenenza, chinano il capo ossequiosamente ad ogni diktat che mamma FIA decide. Mi pare evidente allora che la fantastica pole (quale delle due decidetelo voi… sic!) di Charles prima e la inevitabile bastonata in gara (decidete sempre voi quale) rimediata dopo, passa in secondo piano, perché quello è il fumo che serve a coprire gli occhi a distrarre dal vero problema che ci si trascinerà per molto a quanto pare. Alla fine della giostra, il circo, imperterrito come sempre, leverà le tende per spostarsi in altri pascoli e fino a quando ci sarà pubblico che sarà contento di vedere quel pagliaccio, che ride in maniera forzata, ci sarà ben poco da fare.

Allora ridi pagliaccio finché potrai e prega che quelle risate false non mutino in lacrime vere.

 

Vito Quaranta