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MIT’S CORNER: LE NON-PAGELLE DI INTERLAGOS

Interlagos delude assai di rado e la gara di domenica scorsa non ha fatto eccezione.

Gara divertentissima perché piena di azione (e non mi riferisco solo ai sorpassi) nonché imprevedibile  perché anche il campione del mondo degli strateghi da divano stavolta non avrebbe saputo consigliare adeguatamente la Scuderia (perché di solito è proprio lei l’oggetto dei consigli, no?).

Be’, quasi imprevedibile. Il cozzo tra Hamilton e Verstappen, infatti, era già la prima frase di ogni articolo e commento sul GP del Brasile sin da sabato sera. Il sottoscritto pure, tanto che durante il lauto pranzo domenicale, tra una forchettata di tagliatelle e l’altra, aveva ammonito i commensali con fare savonarolesco: “vedrete, vedrete! Lewis e Max si incioccheranno alla 1 o alla 2 e se non gli riesce lì alla 4 voleranno fuori entrambi!” ricevendone in cambio sguardi perplessi ed un “ma chi sono?” che non lasciava adito ad alcuna speranza di proseguire la conversazione su quel filone. Nessun vanto di cui andare fieri, dunque.

Solitamente le non-pagelle seguono l’ordine di arrivo ma qui faccio un’eccezione cominciando irritualmente proprio da:

VERSTAPPEN

Dopo una sfilza di gare praticamente perfette, il buon Max si presenta al Josè Carlos Pace di San Paolo come se si trovasse in gita premio a Comacchio a provare go-kart a noleggio sul circuito di Pomposa. Indossa la tuta che non vede una lavatrice dall’88, mocassino con pelle scamosciata d’ordinanza ed in infine il casco di 12 misure inferiori a quella che servirebbe a contenere qualsiasi cranio, figuriamoci il suo testone, e gli si chiudono tutte le giugulari. Il risultato è un tentativo di sorpasso che tecnicamente ci può anche stare ma che, di fatto, viene condotto con mentalità che richiama le sportellate di una gara amatoriale di go-kart e manda in fumo tutti gli elogi sulla sua maturità agonistica che si è preso negli ultimi due anni. Tant’è vero che i suoi commenti post-gara sul punto ricordano gli stessi di Singapore 2017. Non mi spenderei troppo sulla penalità: nel momento del contatto sembrerebbe che Lewis sia effettivamente avanti di qualche centimetro e cavillando col regolamento i 5 sec ci potevano stare – race incident sarebbe forse stata l’archiviazione più corretta. Tuttavia, onestamente, ne avrei inflitti 30 di secondi a Max, imponendogli peraltro di contarli ai box e di percorrerne la relativa corsia in retromarcia per manifesta coglioneria. Non c’era alcun bisogno di forzare in quel modo e in quel punto, soprattutto sapendo benissimo che uscendo dalla 3 attaccato al deretano di Lewis avrebbe potuto sorpassarlo più comodamente nella Reta Oposta grazie alla mostruosa velocità della su RB. Il fattaccio lo relega nelle retrovie dove però il nostro non brilla affatto. Il suo ritmo è buono ma non ottimo. Litiga con le gomme ed è costretto a ulteriore pit. Trova comunque il modo di farci ammirare il suo talento con un sorpasso da antologia alla 1 su Bottas e Ocon. E poi il casco di misura inferiore di cui sopra torna a far sentire i suoi effetti. Dopo varie vicissitudini negli ultimi giri si ritrova negli scarichi del teammate, in difficoltà con le gomme e alla disperata ricerca di punti per contrastare Leclerc in classifica mondiale. “Max, non superare Checo” ma il suo ingegnere non fa in tempo a pronunciare l’ultima sillaba del soprannome di Perez che Max lo infila alla 1 come se non ci fosse un domani! Non contento lo distacca e fa scena muta ogni volta che gli chiedono di far ripassare Perez. Subito dopo il traguardo se ne esce col sibillino team radio che tutti conoscono e del quale me ne importa zero. Ora, al di là di qualsiasi retroscena a noi incognito (per quanto le ipotesi in merito, sul web, si sprechino) e della mancata riconoscenza per il buon lavoro fatto da Checo nel 2021, la mossa, anzi, la non-mossa è sintomo della stessa coglioneria di cui sopra: fallo passare, santo cielo!, incassa il credito e fattelo pagare al momento opportuno. Così facendo, invece, intanto rende pubblico un contrasto che è meglio rimanga privato, rischia di trovarsi il nemico in casa in un 2023 che si annuncia molto più combattuto e poi, se uno dei rumors sulle motivazioni di questo comportamento fosse vero (l’ipotetico crash volontario di Perez in Q a Monaco), rischia di creare danni incalcolabili alla squadra. Peggior gara dell’anno e, forse, della carriera.

 

Ma andiamo oltre.

Prima del ciocco tra Hamilton e Verstappen c’è stato quello tra Ricciardo e Magnussen. Il simpatico Daniel rifà identico identico lo stesso errore del Messico contro Tsunoda. Solo che là ha tirato dritto e fatto la sua miglior gara dell’anno mentre qua il colpo da bigliardo si è rivelato un boomerang nella miglior tradizione degli aborigeni della sua terra natale. Karma? Anche qui errore marchiano, inutile e deleterio tanto più considerando che la mecca, ieri, non sembrava male. Dopo questo errore temo che ad Abu Dhabi vedremo l’ultima gara in F1 di mister sorriso.

C’è stata una terza stupidaggine, domenica, e purtroppo l’ha fatta Carletto nostro. Il tentativo di sorpasso di Leclerc su Norris tra la 6 e la 7 non ci stava proprio, mi spiace doverlo ammettere. La facilità con cui incalzava Norris avrebbe dovuto condurre il nostro negli scarichi della mecca fino alla Junçao e di lì ad un presumibilmente facile sorpasso alla 1 del giro successivo. Non c’era alcun bisogno di prendersi quel rischio e l’aver potuto riprendere la gara è stato solo un colpo di fortuna. Per cui proseguo le non-pagelle proprio con: 

LECLERC

La stupidaggine di cui sopra ne ha ovviamente condizionato la gara. Dopo il cambio del musetto ha sfoderato un ritmo che non aveva nulla da invidiare a quelli davanti. Il che fa storcere il naso ancora di più. È uscito 6 sec dietro a Verstappen e, più avanti nella gara a parità di pit, gli era davanti di 5 sec. Va veloce, Charles, ma episodi come questo si ripetono con inquietante regolarità e danno molto da pensare. Vero è che l’episodio di venerdì con le Intermedie l’avrà parecchio innervosito ma la sagacia di un pilota di F1 deve andare oltre. Lo spettro di un Alesi 2.0 è sempre meno diafano. Sta a lui, l’anno prossimo, sgombrare ogni dubbio (sperando che la vettura 2023 sia allo stesso livello di competitività mostrata quest’anno). Il pietoso piagnisteo degli ultimi giri per elemosinare una posizione ci poteva anche stare, in un’asettica valutazione dei punti mondiali. Tuttavia sorprende che non valutasse il rischio di quella manovra con un Alonso assatanato praticamente attaccato agli scarichi e con un Verstappen ancora più incattivito (e con le giugulari chiuse di cui sopra) appena dietro. Immaginatevi la scena: Sainz rallenta per far passare Leclerc e Alonso e Verstappen si infilano. I due rossi vanno in confusione, si girano o passano sull’erba, e li passa pure Perez. Ve l’immaginate il ludibrio planetario? Hanno fatto bene, per una volta, a evitare questo rischio.

Non-pagelle un po’ caotiche oggi, proprio come il GP che stiamo commentando. Quindi passiamo a: 

MAGNUSSEN

Bravo, bravissimo. Nelle qualifiche di venerdì ha mostrato a tutti come si deve gestire una situazione ambientale così difficile. Sfruttare ogni momento utile per passare il taglio? Fatto. Annusare l’aria invece di guardare i radar? Fatto. Fare il giro più veloce della vita nel momento giusto? Fatto. Bravo! Nella Sprint ha fatto quel che poteva e l’ha fatto bene. Peccato la stupidaggine di Ricciardo che l’ha messo fuori domenica: vista la sua condotta week end fino a quel momento e vista l’imprevedibilità della gara avrebbe potuto, chissà?, portare a casa un risultato insperato anche nella gara “vera”. Di lui ho sempre pensato che non sia, come velocità pura, al livello dei top driver ma che il suo QI “motorsportistico” invece sia di qualità decisamente superiore. E nel week end di Interlagos l’ha dimostrato alla grande. Mi ripeto: sarebbe (stato?) un secondo pilota di grande utilità in una scuderia di primo piano.

Magnussen è stato l’eroe del week end ma non è stato l’unico.

RUSSELL

Bravo, bravissimo pure lui! Con i puteolenti retropensieri complottistici che ammorbano il mondo d’oggi verrebbe da pensare che la sbinnata di venerdì l’abbia fatta apposta. Con Hamilton (suo vero avversario del finale di stagione) così indietro e un Magnussen ininfluente per la sprint la possibilità di andare in prima fila alla domenica era dietro l’angolo. Ad ogni modo l’episodio l’avrà anche favorito ma fortuna audaces iuvat e, meno scontato, aiutati che dio t’aiuta sono proverbi perfettamente applicabili al George di ieri. Di proverbio in proverbio non arriveremmo a spiegare completamente la brillantezza con la quale ha condotto il week end. Al di là della conferma delle prestazioni Mercedes di questo finale di stagione (bisognerebbe aprire un capitolo a parte) quel che si fa ammirare di Russell nella circostanza è stata la sua capacità di gestire la pressione. Perfetto nella Sprint con un sorpasso a Verstappen che solo poche settimane fa sarebbe stato immaginabile e perfetto, oserei dire persino straordinario, nella gara “vera”. Le partenze, in particolare sono state eccezionali. La prima è scattato al via che neanche Marcel Jacobs in finale alle olimpiadi: dopo due curve era aveva già messo a distanza siderale il teammate. Nella ripartenza dietro SC pure: ha persino sorpreso Ham che si è trovato nella difficoltà di dover subire l’attacco di Verstappen che sappiamo com’è finito. Da lì in avanti una gara condotta in maniera altrettanto perfetta con ciliegina sulla torta del fastest lap, anche questo non scontato, fatto negli ultimi giri. Non c’è nulla da eccepire e la sua prima vittoria in F1 è da annali. Bravo!

HAMILTON

L’episodio con Verstappen gli ha condizionato, com’è ovvio, la gara. Dopo quello ha guidato da par suo, aiutato da una Mercedes stellare, ma non abbastanza per impensierire il suo teammate. Nel finale il cambio gomme strategico non l’ha danneggiato tanto quanto lui poteva pensare nel momento, tanto più che le rosse hanno dimostrato di essere la mescola ideale per Interlagos. Le scuse sono finite dopo la SC post rottura di Norris: lì poteva giocarsela e, molto semplicemente, non è riuscito ad avvicinarsi a Russell. E questo dice tanto sia della sua gara che di quella di Russell. A questo punto il “mundialito” tra i due pare compromesso e tenuto in piedi solo dalla matematica. Bene ma non benissimo?

SAINZ

Gara onesta del buon Carlos. Ottima partenza e poi il teammate, con la sua stupidaggine, gli apre le autostrade ma non ne approfitta subito impiegando qualche giro di troppo nel liberarsi di Norris. Il ritmo era tale da poter competere con i Mercedes e considerando che, dietro, Leclerc andava ancora più forte ci fa concludere che qui in Brasile la Ferrari fosse messa più che bene. Il problema con il tear off non lo condiziona, secondo me, tanto quanto i commentatori dicono perché è stato risolto abbastanza velocemente. Alla fine il terzo posto è ottimo ma c’è un po’ di amaro in bocca che non ce lo fa godere appieno. Comunque bravo a tenersi lontano dai guai.

ALONSO

E che ve lo dico a fare? Per una volta che la vettura non lo tradisce o che il teammate non lo manda per prati lui fa vedere che può stare tranquillamente in rubrica dei TP di alta fascia. Probabilmente è quello che azzecca la strategia migliore in gara: cambia le gomme nei giri ideali per sfruttare al meglio la finestra di performance nei vari stint. Vero è che partendo così indietro (diciottesimo!) non aveva da preoccuparsi granché ma intanto lo ha fatto. Nel finale solo un Leclerc disperatamente attaccato ai punti gli impedisce di portarsi ai piedi del podio e tiene a bada il pur assatanato Verstappen, incattivito dalle richieste dei box. Grandissimo!

PEREZ

Parliamo di RBR in questo GP? Che è capitato? Al di là degli episodi vari quel che è emerso è che RBR in questo GP non era neanche lontanamente parente di quella che abbiamo visto fino alla settimana scorsa! Sia Perez che Verstappen non hanno mai mostrato un ritmo di gara capace di eguagliare quello di Mercedes (e Ferrari, aggiungerei). E questo mi lascia molto perplesso. Hanno sbagliato l’assetto? Hanno sperimento qualcosa in vista del 2023? Mah. Ai posteri la famosa ardua sentenza. Rimane il fatto che oltre ad un ritmo non all’altezza di quanto mostrato sin qui a Perez hanno pure sbagliato la strategia sicché si è trovato nel finale con le gialle a difendere la posizione anziché a cercare di attaccare. Due giri in più e lo prendevano anche Ocon e Bottas. Veramente strano. Dello sgarbo fatto da Verstappen nei suoi confronti ho già parlato e qui mi limito a rilevare l’insulso commento di fine gara ai giornalisti in lingua spagnola: “non capisco, mi deve due mondiali” dice il buon Checo. Excuse me? Seriously? Se del 2021 se ne può parlare e magari ha pure ragione ma sul 2022, caro Checo, non ci siamo proprio. Magari finirà alla fine secondo nel mondiale ma non se lo merita.

 NOTE DI MERITO: 

Bottas, in una pista ove è facile sorpassare, non si ritrova a giocare il ruolo della vedova triste e prova a fare il suo portando a casa punti insperati.

Norris fino alla rottura se l’era giocata proprio bene. A proposito: pollice verso per la direzione gara nel gestire l’episodio. Bisognava mettere SC subito e non quella ciofeca di VSC.

Volevo mettere qui anche Vettel che fa una prima parte di gara assolutamente strepitosa. Poi però si è un po’ perso probabilmente penalizzato da qualche errata strategia del suo box che, per converso, ha aiutato Stroll, sin lì anonimo, a entrare in zona punti

Metto qui Albon ma solo per giocarci con perfido sarcasmo: il suo unico merito è di partire con le bianche e far capire a tutti gli altri che quelle gomme è meglio che stiano ben chiuse in garage.

NOTE DI DEMERITO:

Ocon aggancia un insperato 8 posto. Solo che ci capita per caso e a fronte di un teammate che, nella seconda parte di gara, va il doppio. Mah. Io questo tizio, dopo già diversi anni di F1, non l’ho ancora inquadrato.

Gasly pasticcia e fa confusione. Ancora!

Zhou fa il secondo week end di fila ben al di sotto degli incoraggianti progressi che aveva mostrato durante la stagione.

Tsunoda ridicolo insieme al suo muretto nella SC post-Norris. Vero è che il suo numero non era uscito alla lotteria degli sdoppiaggi in SC ma era ovvio che avrebbe dovuto andare dietro alle Williams. Che prendesse lui la decisione o lo dovesse spronare il muretto tutti e due hanno sbagliato e anche in modo assai pericoloso visto quel che ha dovuto fare in ripartenza mettendosi da parte in rettilineo. Assurdo!

Schumacher fa anche una gara buona gara ma il testa-coda delle qualifiche è pietra tombale posta sulla sua annata.

Latifi: che ve lo dico a fare?

WSBK 2022 – ROUND D’INDONESIA

Penultimo appuntamento del mondiale superbike in quel di Mandalika, Indonesia. Round che coincide con il primo match point per Bautista per chiudere definitivamente la pratica mondiale, titolo che in Ducati aspettano dal 2012 quando vinse Checa.

Paradossalmente se lo giocherà sulla pista peggiore dell’anno in termini di variabili che possono scompaginare i valori in campo. In primis, non ci ha mai corso con Ducati, si correrà su un asfalto completamente rifatto con tutto quello che comporta in termini di evoluzione della pista durante il weekend e il meteo potrebbe non essere dei migliori.

immagine da insella.it

Insomma, ci sarà un gran daffare per lo spagnolo e il suo team per cercare di mettere insieme tutti i pezzi nel modo giusto. Sarà così anche per gli altri ma è chiaro che quando hai la possibilità di vincere il mondiale c’è un pizzico di pressione in più.

Il vantaggio di 82 punti in classifica è più che rassicurante e gli permetterebbe di accontentarsi di arrivare secondo nelle tre gare previste per vincere il titolo. Non crediamo che sarà questa la tattica dello spagnolo ma non deve neanche fare troppi calcoli anche perchè Razgatlioglu non ha nulla da perdere come Rea.

Il turco arriva in Indonesia con la consapevolezza che ormai non dipende più da lui. Magari sarà proprio Rea ad aiutarlo in una rimonta che avrebbe dell’impossibile ma in ogni caso avrà una sola scelta obbligata, vincere tutte le gare a disposizione.

immagine da tuttomotoriweb.it

Rea si trova nello scomodo ruolo di “osservatore” che però potrebbe metterci più che uno zampino nella lotta al titolo. Molto dipenderà dallo stato di forma con cui la sua Kawasaki scenderà in pista, se sarà quello visto nelle ultime uscite allora si dovrà davvero accontentare di essere un semplice spettatore.

Per gli altri, la tante variabili in gioco potrebbero giocare a favore, vedi Honda e BMW ma molto dipenderà dalle motivazioni dei piloti in gioco che nel caso di Redding, ad esempio, non sembrano proprio al top. Anzi, ormai la battaglia sembra ormai più dialettica, con la polemica sul famigerato perso minimo da imporre a Bautista (o comunque ai piloti più “leggeri”) che ha tenuto banco nelle ultime due settimane.

Tra l’altro, un “peso massimo” potrebbe esordire in superbike nel 2023, mentre un altro tornerà sicuramente. Il primo è Petrucci, che potrebbe correre con il team Barni nel 2023, anche se Ducati preferirebbe vederlo nel MotoAmerica per questioni di visibilità del marchio e anche perchè non saprebbero con chi sostituirlo. Il secondo è Sykes che correrà nel 2023 con il team Puccetti e quindi di nuovo in sella a quella kawasaki che tante soddisfazioni gli ha regalato.

immagine da motociclismo.it

Tutto pronto quindi per un appuntamento storico per Ducati, che potrebbe centrare per la prima volta la doppietta mondiale MotoGP e SBK, la certificazione di un dominio tecnologico nell’ambito delle moto sportive che sembrava follia fino a qualche anno fa e sembra ancora incredibile considerando le dimensioni e le capacità finanziarie della casa di Borgo Panigale in confronto ai colossi giapponesi.

Difficile che la partita si chiuda già al sabato, Toprak dovrebbe combinare un disastro. Molto più facile che gara 2 della Domenica possa sancire il trionfo dello spagnolo. Ma tanto deve ancora accadere prima di allora per cui godiamoci quello che sembra un weekend di gara ad alta tensione.

*immagine in evidenza da motograndprix.motorionline.com

Rocco Alessandro

F1 2022 – GP DEL BRASILE

Il Gp del Brasile si disputa sull’ormai classico circuito di Interlagos a Sao Paulo dal 1990 quando una versione riveduta e corretta del meraviglioso autodromo che lo ospitò fino a 10 anni prima sostituì Jacarepaguà/Rio nel Calendario Mondiale di Formula Uno. Il compianto ASdS, Paulista d.o.c, fece da supervisore all’ideazione ed alla progettazione del nuovo impianto

Il Destino, com’è noto, sa essere capriccioso quindi al Paulista fu negata la gioia del trionfo inaugurale sul nuovo Interlagos nell’edizione di esordio del 90.  Satoru “orgoglio di Sardegna e Giappone” Nakajima probabilmente lo scambiò per Berger in fase di doppiaggio al che anzichè gettarsi nel prato (com’era consuetudine dei doppiati all’arrivo di ASdS) gli chiuse la porta sui denti come uno Schlesser d’annata costringendolo ad una sosta extra ai box che gli costò la vittoria

Vittoria che, in ossequio alla già citata capricciosità del Destino, venne naturalmente ereditata dal suo arcirivale Alain Prost il quale benedisse la sua prima vittoria in Rosso di fronte alla folla a lui più ostile al mondo (i casi della vita). Il povero Beco sul podio aveva l’aria di uno in sala d’attesa mentre sta per fare una visita proctologica

La kermesse Paulista divenne subito un instant classic per Piloti ed appassionati regalando di fatto sempre dei GP gustosi anche in annate poco combattute per il WDC. Diverse le edizioni degne di nota, in primis quella del 1991 ove quello che parlava con Dio mise il sigillo che desiderava apporre l’anno prima. Meritevole di menzione l’aver guidato nell’ultima fase di gara col cambio che usciva dalla sede delle marce costringendolo ad uno sforzo dal dolore quasi insopportabile. Giusto pertanto il dovuto trionfo tributatogli dal pubblico nell’occasione

ASdS concesse il bis nell’edizione 1993 complice la pioggia torrenziale sopraggiunta in gara che levò di mezzo Prost e la sua impareggiabile Williams. Nota ilare: fu la prima volta che i Piloti corsero col cardiofrequenzimetro che trasmetteva le loro pulsazioni ai box durante la gara. Al netto delle ovvietà (frequenze sui 200bpm al via, etc) emerse una curiosità quando furono divulgati i dati di Senna durante la gara. Le sue pulsazioni erano assolutamente nella media quando a seguirlo erano Prost o Hill mentre si avvicinavano pericolosamente alla frequenza del “via” quando a seguirlo era il Signore qua sotto. Chissà perchè eh

Complice la scomparsa del povero Beco gli anni immediatamente seguenti furono un pò sottotono rispetto alle prime edizioni. Rammento la prova di forza assoluta della Bridgestone nel 1997 che mise Panis nelle condizioni di mettere il pepe sulla coda a Jacques ed alla sua imprendibile Williams. Ottimo Pilota il francese che, come noto, l’anno prima aveva vinto rocambolescamente a Monaco ma il binomio Pilota+Vettura (Ligier Mugen) con una gommatura “normale” era sì e no da zona punti e non certo da secondo posto. Qualcuno a Maranello notò la cosa e da lì a due anni dopo la Ferrari divenne il Team designato per lo sviluppo delle coperture giapponesi. Inutile dire che la cosa fu una delle pietre angolari del quinquennio d’oro del Kaiser

La prima edizione che mi viene in mente del nuovo millennio è quella del 2001 quando un Pilota che a fine carriera sarà universalmente riconosciuto come il più talentuoso a non aver mai vinto un WDC fece vedere al Mondo ed al nostro Alfiere adorato chi era e di che pasta era fatto. A me personalmente piaceva da impazzire e l’avrei tirato di corsa dalle nostre parti con buona pace di Rubens “alopecia” Barrichello

Juancho mise la sua sigla nell’edizione 2005 che però per ovvi motivi passò alla storia per il più giovane Campione del Mondo della Storia della Formula Uno (Record poi battuto da Hamilton nel 2008 e Vettel nel 2010). Quel ragazzino è ancora in giro a dare del gas in Formula Uno dando rara prova di longevità sportiva ma soprattutto agonistica

L’edizione 2006 fu quella dell’addio del Kaiser alla Ferrari che antecedette il suo primo ritiro. Briatore passò il weekend a dire che aveva paura che Massa speronasse Alonso in gara ed ovviamente finì con Fisichella che speronò Michael. Quando si dice i casi della vita eh

Il 2007 come noto segnò l’ultimo Mondiale Piloti vinto dalla Ferrari nella Storia fino ad oggi. Ad occhio e croce quel giorno nessuno poteva immaginare che per 15 anni (and counting) non si sarebbe più rivisto l’Albo d’oro del WDC

L’anno dopo fu quello della beffa più colossale ai nostri danni che riesca a ricordarmi. Di gran lunga peggiore di quello che sarà Abu Dhabi due anni dopo

Penso possiamo essere tutti d’accordo che l’edizione più celebre del decennio successivo sia quella del 2012. Sebestemmio batte Alonso per il WDC sul filo di lana dopo aver corso dal primo giro con la sua Redbull combinata così

Dell’edizione 2016 nessuno si ricorda la farsa della Direzione Gara la quale prima sospende la competizione per pioggia salvo poi farla riprendere dopo più di un’ora di stop senza che la pioggia sia mai cessata ossia con un circuito in condizioni decisamente più pericolose di prima sia per praticabilità che visibilità. Fuor di metafora esattamente come a Suzuka due anni prima non ci si poteva permettere che il buio interrompesse la gara. Uno schiaffo alla memoria del povero Jules

Si arriva quindi all’edizione 2021, l’ultima, nella quale qualcuno ai box spergiurava di aver smesso da metà Mondiale di sviluppare la macchina. La cosa fu chiara a tutti in gara (come no), fortunatamente Max mise il suo sigillo a fine anno chiudendo una serie di 7 WDC consecutivi da parte dei cocchi di mamma FIA. Ai quali auguro un digiuno almeno pari a quello che stiamo vivendo dal 2007 noi altri.

Buon GP a tutti

MOTOGP 2022: BAGNAIA, DUCATI E ITALIA CAMPIONI DEL MONDO

Foto da Motorsport

E’ FAAATTTAAAAAA.

CAMPIONI DEL MONDO PILOTI

CAMPIONI DEL MONDO TEAM

CAMPIONI DEL MONDO COSTRUTTORI.

Un successo tutto italiano a distanza di 50 anni ha un sapore unico ed inarrivabile.

Francesco Bagnaia, Gigi Dall’Igna, Cristian Gabarrini, Paolo Ciabatti, Davide Tardozzi.

Foto da Sportfair

I meriti sono da condividere tra tutti questi uomini e quelli che lavorano in silenzio tra le pareti del box, ma anche tra quelle degli uffici e della factory a Borgo Panigale.

Chi scrive ha fatto fatica a riprendersi dopo ieri, perché la gioia è talmente grande che le parole si incastravano nella tastiera e non usciranno fluide nemmeno oggi.

Foto da La Stampa

Non sembra ancora vero, eppure lo è.

Ho ancora nitido il ricordo di Valencia 2019 quando la sua Ducati lo disarcionò senza ragione alcuna all’uscita della pit lane impedendogli di partecipare alla gara…

Ho chiara in mente anche quella domenica mattina di Misano 2020 in cui c’erano striscioni in giro per Chivasso pronti ad accogliere la prima vittoria che finì nella ghiaia di Curva 6…

Sembra passato un secolo ed invece è successo tutto nello spazio di poco tempo….

Oggi non è il momento di snocciolare numeri, tanto quelli non servono a nulla, il MONDIALE è di Pecco e della Ducati.

15 lunghissimi anni dal quel successo del Sig. Casey Stoner sul quale nessuno avrebbe scommesso ad inizio 2007. Invece su Pecco Ducati ci ha scommesso ed ha vinto, alla faccia dei contestatori per partito preso.

L’ha messo sotto contratto con la convinzione di un progetto a lungo termine. Gli ha messo nel Box il miglior capotecnico disponibile, quel Gabarrini che il mondiale lo aveva vinto già con Stoner e che poi è stato con lui anche in Honda. Ci ha creduto al punto di mandarlo addirittura in Pramac per “svezzarlo”. E ci ha creduto anche quando cadeva, quando la vittoria di tappa tardava ad arrivare, quando ad inizio anno si faticava.

Foto da Now Magazine

Questa è la dimostrazione che non ci si deve far influenzare dall’esterno, dagli umori della stampa o da quelli dei tifosi che del lavoro quotidiano non conoscono niente.

Un esempio che andrebbe seguito anche da coloro che rappresentano l’Italia a quattro ruote.

Gigi Dall’Igna è l’altro esempio. Arrivato nel 2014 ha impiegato 9 stagioni per riportare quel titolo iridato che mancava. Nove stagioni in cui ha lavorato sodo ma nelle quali non è stato mai contestato o messo in dubbio.

Spesso abbiamo contestato alcune scelte del team nella gestione dei piloti (basta ricordare come è finita con Stoner, Lorenzo, Iannone etc.), ma vedere ieri il clima che c’era con il partente Miller dovrebbe far riflettere. Non sempre le cose sono come appaiono….

Sono un semplice tifoso, ed anche ad un giorno di distanza faccio fatica a tirar fuori le parole senza scivolare nella retorica, non abbiatemene.

Tocca parlare della gara di ieri, quella vinta da Rins…

L’ho seguita sempre in piedi, con lo smartphone che riceveva notifiche ed io che mandavo al diavolo chi stava criticando il modo di correre di Pecco.

Doveva solo restare in piedi, perché Valencia non ha mai portato bene ai nostri e strafare non era e non doveva essere nei piani di ieri.

I soliti “bravi dal divano” auspicavano un modo di correre garibaldino, ma dopo 50 anni non era manco da pensare.

Alcuni auspicavano che un vero campione del mondo deve pure vincere l’ultima gara… ma chi se ne fotte se per farlo devi prenderti dei rischi inutili… Prima il risultato. Perché ieri contava più di ogni altra cosa, e perché Francesco è riuscito a mettersi nelle condizioni di poter “passeggiare” partendo da un -91 che avrebbe fatto mollare chiunque….. Chiunque non si chiami Pecco Bagnaia.

Ducati moto migliore? Evviva che lo sia, perché da che mondo e mondo nello sport dei motori è la combinazione dei due fattori quella che trionfa. Se a taluni non va bene che Bagnaia abbia vinto su una Ducati strepitosa allora cambiasse sport ed andasse a seguire la maratona, il nuoto o qualsiasi altro sport dove il mezzo tecnico è assente.

Ah, gia, c’è ancora da parlare della gara di ieri, quella vinta da Rins con la Suzuki.

La gara di ieri mi è sembrata la 24h di Le Mans, non finiva più…. Mi si è gelato il sangue quando il nostro si è preso proprio con Quartararo ed ha perso un pezzo di carena. Col senno di poi sono felice sia accaduto, perché con un sol colpo Pecco è riuscito a tirare fuori le unghie ma poi anche ritrarle scendendo a miti consigli per portare la Moto sulla linea del traguardo.

La lotta per la vittoria di ieri è passata in secondo piano, ieri il mondo era tutto per Pecco e la Ducati.

L’ha vinta Rins entrato per primo alla prima curva che poi ha resistito alla consueta rimonta di Binder che gli è arrivato negli scarichi. Il giorno in cui in KTM metteranno in ordine anche le qualifiche e le partenze avremo un contendente in più li davanti.

Sul podio anche Jorge Martin autore di una pole monstre al sabato che però poi in gara raccoglie meno di quanto potrebbe.

Fabio Quartararo ha perso ma con l’onore delle armi. Ha lottato, ci ha provato e ce l’ha messa tutta ieri, dimostrando che non sempre vale il detto che “il secondo è il primo degli sconfitti”.

Bastianini ha conquistato quel tanto ambito terzo posto mondiale che negli ultimi tempi aveva fatto venire l’orticaria a tanti. Complice un Aprilia che ha causato il ritiro di Espargaro, Enea si presenta nel box rosso a testa altissima. Un peccato che abbia perso il suo capotecnico Giribuola e che debba cominciare da zero davvero.

Tornando ad Aprilia purtroppo un guasto tecnico ha impedito ad Aleix di finire sul podio mondiale. Un peccato, perché i progressi del team sono stati enormi rispetto al 2021 anche se nel finale sono andati in calando forse per mancanza di esperienza.

Ci sarebbe da parlare di ognuno, ma non può essere questa l’occasione.

Oggi e sino al Qatar 2023 possiamo e dobbiamo festeggiare urlano “GRAZIE PECCO” e “GRAZIE DUCATI”.

 

Salvatore V.

 

Foto in evidenza da Il Fatto Quotidiano

MOTOGP 2022 GP DI VALENCIA: E CHE FESTA SIA

foto da Twitter

Mancano solo due fottutissimi punti a Francesco Bagnaia da Chivasso ed alla Ducati per fare la storia.

Cinquant’anni son passati da quel 1972 in cui Giacomo Agostini e la sua MV Agusta portarono sul tetto del mondo per l’ultima volta due tricolori “al prezzo di uno”.

Dall’asse Chivasso-Borgo Panigale può venire quanto riuscito pochissime volte nella storia, ovvero portare contemporaneamente al top l’uomo e la macchina entrambi con DNA italico.

foto da Gazzetta

Nelle quattro ruote dobbiamo addirittura tornare indietro agli anni cinquanta… ma di cosa parliamo?

Non voglio addentrarmi nei meandri della retorica, però quanto potrebbe accadere dovrebbe inorgoglire tutti gli appassionati che parlano la mia lingua, eppure….

Eppure chissenefrega, perché il semplice fatto di essere arrivati a due punti da questo evento per me è motivo d’orgoglio, vada come vada.

foro da Moto.it

Pecco ci ha fatto penare tutti quanti, ma vivaddio che sia riuscito a fare un recupero degno dell’olimpo dei motociclisti.

Spiace sapere a priori che ci saranno connazionali “invidiosi” di quanto accadrà oppure “felici” di quanto non accadrà… Per quanto mi riguarda spero di urlar in faccia loro la mia felicità dal maxi schermo di Piazza D’Armi a Chivasso che sarà virtualmente collegato con quello di Borgo Panigale.

Alla faccia dei tanti denigratori a Ducati va riconosciuto di averci messo tanto del proprio affinchè tutto ciò potesse accadere. A Bologna ci hanno messo soldi, impegno e determinazione perché il mondiale potesse un giorno tornare tutto tricolore. Pochi lo ricordano ma, dal loro debutto in MotoGp nel 2003, hanno avuto almeno un pilota italiano in squadra eccezion fatta per il biennio 2009-2010.

Abbiamo avuto addirittura line-up tutte italiane con Dovizioso e Iannone, con Dovizioso e Petrucci e ne avremo anche una l’anno prossimo con Bagnaia e Bastianini. Incredibile, sono stati più “nazionalisti” di tanti loro tifosi. E dire che per realizzare questo “sogno” non badarono a spese nemmeno quando ingaggiarono Valentino Rossi.

foto da Tuttomotoriweb

Quindi il trionfo (incrocio ancora le dita) sarebbe tutto meritato.

Li abbiamo bistrattati spesso (non sono esenti da critiche) però oggi è giusto ringraziarli per averci permesso di arrivare ad un passo da un sogno e dalla storia.

Mi tocca parlare della gara?

Motivi tecnici? Aspiranti alla vittoria? Non abbiatemene ma non essendo un giornalista non riesco a togliermi di dosso il peso del tifo ed essere obiettivo in questa occasione.

Sarebbe la prima volta che, da appassionato di due e quattro ruote ed orgoglioso dei colori nazionali, si potrebbe realizzare un desiderio covato da quando quell’appassionato era un bambino.

foto da Corse di moto

Non importa chi vincerà, non importa se Pecco dovesse arrivare quattordicesimo recuperando quei due punti con Fabio vincitore della gara. Quello che importa e che quel sogno possa diventare realtà.

La tensione è altissima, della pista, delle gomme, dei rivali non serve parlare.

Forza Pecco e forza Ducati, tantissimi sono con voi. Fateci Godere.

 

Salvatore V.