Tutti gli articoli di Il punto della Redazione

FORMULA 1, MOTO GP, WSBK, ENDURANCE, WRC, ROAD RACES, STORIA, TECNICA. Per info/contatti/richieste scriveteci alla mail blogdelring@norschleife1976.com

BASTIAN CONTRARIO: ATTO DI FORZA

Il cinema, nello scrivere i miei articoli, mi condiziona tantissimo. Sarà che questa F1, a cominciare proprio da Ferrari, è un film già visto, ecco che le vicissitudini che accadono durante il week end di gara non fanno che riportarmi alla mente titoli di film che ho avuto modo di vedere. All’indomani del GP spagnolo, ciò che la Mercedes ha mostrato e fatto vedere al mondo è proprio un atto di forza bello e buono. Premetto immediatamente, caso mai ci fossero dubbi, che ho sempre affermato che i teutonici sarebbero tornati prepotenti, vero è (qui confesso il mio peccato) che non mi sarei aspettato un loro ritorno così presto nella stagione sportiva che stiamo vivendo. Ad essere sinceri, non avrei mai immaginato una Aston Martin così deludente, tanto da far arrancare Alonso nelle retrovie (colpa anche sua per aver rovinato il fondo in qualifica). Mi ero illuso che, attualmente, AMG fosse ancora indietro a Ferrari e che, quindi, almeno Carlos sarebbe riuscito a salire sul gradino più basso del podio almeno davanti al suo pubblico. Ben mi sta!

Atto di forza, dicevo, e non lo si può definire diversamente il colpo di reni della squadra anglo – tedesca. I crucchi, con la loro perseveranza, hanno impartito una lezione di umiltà e di come veramente si lavora in F1 a tutto il mondo del motor sport della massima serie, soprattutto a Ferrari e ad i suoi forcaioli tifosi. Sì perché la Mercedes, domenica scorsa, su una delle piste più rappresentative dal punto di vista tecnico, sulla pista dove si dice “se vai veloce al Montmelò, vai veloce ovunque”, era dichiaratamente seconda forza, mettendosi dietro la sciagurata Ferrari e, appunto, la deludente Aston, la quale è chiamata alla reazione già dal Canada per capire se quella in Spagna è stata una distrazione oppure un sorpasso tecnico a tutti gli effetti. Qual è il segreto del successo dei teutonici? Che magia hanno usato? A molti piace pensare che in F1 esista la bacchetta magica, quando invece in una squadra di F1 vale solo una legge immutabile nel tempo: la stabilità. Vedete, Toto Wolff è un tipo simpatico e affabile, oltre che gran paraculo, solo che non gli dovete mai far venire i cinque minuti, come si suol dire, altrimenti sono volatili per diabetici! Il team principal della casa con la stella a tre punte ha dato fiducia ai suoi ingegneri, continuando a puntare sul concetto “zero side pod”, fino a che il tempo non è scaduto ed allora ha preso in mano le redini della situazione, semplicemente dicendo “ora si fa come dico io!”. Il cambiamento della W14 è stato radicale, considerando le limitazioni regolamentari alle quali tutti si devono attenere, eppure sapete cosa non è cambiato in questa rivoluzione? La squadra!

Nelle mille discussioni nelle quali mi sono imbattuto nel cercare di evidenziare questo piccolo, e nel contempo, fondamentale passaggio, mi sono ritrovato più o meno la stessa risposta e cioè “grazie… quella è la squadra che ha vinto otto titoli”. Domando scusa, stiamo sempre parlando della stessa squadra pluri – vincitrice che ha cannato il progetto per due anni di fila? Allora mi chiedo come mai il ragionamento è vero solo a senso unico? Ciò che non si vuole accettare, a mio giudizio, è che uno come Toto Wolff stia facendo risorgere la sua squadra senza licenziare nessuno e senza nemmeno sognarsi di smembrarla, non tanto perché quelli sono i tecnici che gli hanno portato otto titoli costruttori, quanto al fatto che egli sa che, se vuole vincere, ha bisogno di una squadra stabile e, soprattutto, serena, cosa che non è nemmeno nei sogni più remoti di chi lavora in Ferrari evidentemente. Stiamo parlando della stessa squadra, che quando è ritornata in F1 come costruttore unico, faceva pole a nastro per poi mangiare le gomme in gara solo dopo quattro giri. Quella squadra è cresciuta (a dismisura), mantenendo i suoi uomini e nel contempo aggiungendone di nuovi (Costa ed Allison, gentilmente offerti dalla Scuderia, sono solo i nomi più famosi che posso citare), di modo che la scuderia anglo tedesca cresceva e si rafforzava contemporaneamente. Wolff, dopo le magra figure del 2022 e inizio 2023, non ha licenziato nessuno, non perché, ripeto, quelli sono i tecnici che gli hanno permesso di stravincere, quanto perché sapeva che se avesse smembrato la squadra, se gli andava bene finiva dietro la Rossa! Ad essere sinceri non capisco cosa ci sia di così difficile da comprendere in un concetto così semplice, o forse ciò che risulta esercizio alquanto arduo da affrontare sia quello di ammettere che in Ferrari come minimo hanno commesso una boiata e, forse, era meglio che rimaneva quello che c’era prima, accontentando le sue richieste (di crescita della squadra), facendo venire gli uomini che aveva chiesto.

Vasseur avrà bisogno di almeno un lustro per vincere, questo ho dovuto leggere nella selva di commenti dettati dalla frustrazione dei tanti tifosi che, un giorno si e l’altro pure, chiedono la testa di questo e di quell’altro. Se è vero che il buon Vasseur avrà bisogno di almeno dieci anni per riportare la Rossa alla vittoria, allora tanto valeva mettere da parte tutti i pregiudizi del caso e far rimanere l’altro, il quale avrà anche mille difetti, vero è che non è uno stupido e sapeva dove mettere mano, senza contare che, come il suo collega Wolff, sa benissimo che, nel momento in cui i vertici cambiano, si deve ricominciare tutto d’accapo. Che lezione, o meglio, che legnata che tutti noi abbiamo preso sulle gengive da parte di Mercedes con il suo perentorio atto di forza. Quante volte su questa rubrica mi sono sgolato nel dire che la stabilità è tutto, perché questa è garanzia di serietà e se in un’azienda c’è serietà i tecnici di un certo spessore sono più invogliati nel fare le valigie e trasferirsi nella sempre più isolata Maranello. Perché il problema è tutto qui e, soprattutto, sempre lo stesso e cioè che la Ferrari è tecnicamente isolata ed i migliori ingegneri non ne vogliono sapere di venirci. Si invoca a gran voce Adrian Newey, il quale, nell’intervista su Sky con Ivan Capelli, ha chiaramente fatto capire con quel “se fossi vent’anni più giovane…”, che non si muove da dov’è ed a mio avviso, le sue sono state parole di circostanze, perché dire “chi me lo fa fare di andare in quella gabbia di matti?!”, pareva brutto. Oltretutto i tanti tifosi che vogliono il superman degli ingegneri, mentre ne invocano contemporaneamente il licenziamento di altri cinque, non vogliono capire che chi è a capo della Rossa di vincere veramente non ne ha proprio voglia. Non si può spiegare altrimenti un atteggiamento del genere a partire dalla sua eterna assenza sul campo… penso che tutti ricordano quando a comandare c’era il nonno che era a sua volta alle spalle di Montezemolo, come la presenza di comandava era tangibile e non eterea. La Ferrari di Todt e Schumacher (che tanto viene richiamata alla memoria… Todt voluto da Binotto e negatogli dall’attuale Presidente tra l’altro) su quali basi si fondava se non sulla stabilità che a sua volta attirava ingegneri come mosche sul miele?

La faccia di Charles a fine GP, con le sue tristi dichiarazioni, è stato  l’emblema dell’attuale situazione della Rossa, la quale a mio modesto giudizio, considerando la realtà che stiamo vivendo, non caverà un ragno dal buco nemmeno l’anno prossimo. Faccia che è stata esattamente l’opposto quella di Hamilton, il quale, dall’alto della sua esperienza, se la ride e non poco, perché a fine GP ha avuto la certezza che la sua squadra abbia imboccato la strada giusta. Per carità, nessuno si illude in casa Mercedes, che quest’anno si possa vincere qualcosa contro i bibitari che volano, di sicuro si sono gettate le basi per tentare il colpaccio nei prossimi due anni a venire. Non c’è che dire, un vero e proprio atto di forza

 

Vito Quaranta

F1 2023 – GRAN PREMIO DI SPAGNA

Ultimo Gp del trittico di Maggio, si arriva sulla pista madre di tutti i test, il circuito che, a detta di chi ci capisce davvero, è il più probante per valutare la bontà o meno di una monoposto. Una pista che quest’anno torna al suo vecchio layout, con la scomparsa (finalmente!!!) della chicane tra curva 13 e 14 e il ritorno delle due curve da raccordare ad alta velocità.

Da sempre pista sulla quale vengono introdotte tonnellate di aggiornamenti alle monoposto reduci dalle fatiche oltreoceano, è letteralmente l’ultima spiaggia per le residue ambizioni Ferrari per questo 2023. Buttato il ferro a fondo se consideriamo la lotta per il mondiale, gli aggiornamenti che verranno introdotti sulla SF23 saranno fondamentali per cercare di continuare e chiudere in maniera dignitosa e proattiva questa stagione e prenderla come volano per il 2024.

immagine da funoanalisitecnica.com

Tante novità per la rossa a partire da una nuova veste aerodinamica che secondo i rumors dovrebbe risprendere le forme Red Bull, un nuovo fondo e una sospensione posteriore aggiornata. Assomiglia molto ad un “all in” questo pacchetto di aggiornamenti per Ferrari che al momento non ha ancora trovato una soluzione ai grossi problemi, soprattutto di gestione gomme, che affliggono la SF23.

Storicamente i mega pacchetti di aggiornamenti hanno sempre funzionato poco per la rossa e, considerando quello che è successo da inizio anno ad oggi, non c’è da essere granchè fiduciosi. Certo è che se anche questo presunto step in avanti dovesse risultare fallimentare, sarebbe davvero difficile per la GES continuare la stagione in corso.

Non solo Ferrari porterà novità ma in pratica tutti i team esclusa, forse, la Mercedes che ha fatto debuttare al nuova W14 a Monte Carlo.

Red Bull non dorme sugli allori e lavora alacremente per cercare di vincere, non lo ammetterano mai ma è così, tutti i GP previsti dal calendario. Anche a Monte Carlo Verstappen è apparso in pieno controllo della situazione, artigliando una gran pole al sabato e gestendo con freddezza i vari momenti topici della gara domenicale. Per contro Perez ha praticamente consegnato nelle mani dell’olandese il mondiale 2023, se mai era stato davvero in gioco. Cosa che a Marko&soci va più che bene. L’unico cruccio al momento per loro può essere quello di una corte serrata che altri team stanno facendo ai suoi tecnici a suon di dollari. Beh, avercene di questi problemi…

immagine da infomotori.com

Mercedes dovrà verificare se la sua nuova monoposto è davvero un step in avanti rispetto a quella di inizio anno. Il GP di Monaco ha già dato buone indicazioni ma ovviamente il vero test è quello del Montmelò. Chissà che non siano i grigi di Brackley i rivali più pericolosi per il GP Grand Slam della Red Bull.

Chi invece ha perso una bella occasione per vincere è stata la Aston Martin, a conti fatti solo per poco più di un decimo, il distacco che ha separato Alonso dalla pole sul principato di Monaco. Considerate le caratteristiche della AMR23 dovrebbero lottare per il podio anche nella prova catalana anche se per la vittoria la sensazione è che debbano sperare in qualche grosso guaio da parte Red Bull. Sarà importante per loro, considerando la quantità di aggiornamenti per tutti i team, rimanere stabili almeno come seconda forza del campionato.

immagine da autosport.com

Dietro questi team sarà interessante capire chi avrà davvero fatto il salto di qualità. McLaren arriva da una gara incoraggiante e vorrà confermare i progressi per cercare di raddrizzare un inizio di campionato davvero sotto tono. Stesso discorso per Alpine, ringalluzzita dall’incredibile podio di Ocon a Monaco e che, per bocca del suo direttore sportivo Permane, si aspetta di essere lì con Mercedes e davanti a Ferrari.

Pirelli porterà le mescole più dure a sua disposizione, una scelta ovvia considerando le caratteristiche del tracciato, molto pesante in termini di sollecitazioni e degrado sulle gomme. La novità sarà invece la possibilità di provare una nuova specifica di gomme che esordiranno a partire del GP di Gran Bretagna. Saranno delle gomme che,  a parere di Pirelli, non andranno a modificare i valori in pista. Vasseur invece ripone qualche speranza di crescita per la SF23 in merito alle nuove gomme. Uno dei due avrà ragione.

Tanti aggiornamenti per tutti, tante speranze di miglioramento da confermare, alla fine la pista come sempre darà il suo verdetto. Non ce ne vogliano in Ferrari ma i loro tifosi penso si siano già messi nell’ottica di prendere altre sberle in faccia questo weekend. Alonso vinse la sua ultima gara proprio al Montmelò su Ferrari nel lontano 2013. Se uno si sente fortunato potrebbe anche puntare qualche eurino su di lui.

*immagine in evidenza da kilometroschequentan.goodyear.eu

Rocco Alessandro

F2 MONTECARLO 2023 – AND THEN THERE WERE THREE (MAYBE)

Anche per la Formula 2 il weekend di Montecarlo è uno dei più attesi e affascinanti di tutta la stagione. Le ultime edizioni sono state a loro modo memorabili: nel 2021 Theo Pourchaire (ART) si è presentato al mondo con pole e vittoria a soli 17 anni, mentre l’anno scorso Felipe Drugovich blindò la sua leadership in classifica, anche lui con pole e vittoria. L’edizione di quest’anno a suo modo rappresenta uno spartiacque nella stagione, ma procediamo con ordine.

Prove Libere

Come ampiamente previsto, le prove libere sono state ricche di interruzioni. Alla fine sono svettati Ayumu Iwasa (DAMS) e Victor Martins (ART), separati da appena 46 millesimi, seguiti da Richard Verschoor (VAR) a un decimo. Più attardati Frederick Vesti (Prema) e Theo Pourchaire (ART), ai margini della top ten.

Tra gli incidentati va segnalato Olivier Bearman, il dominatore del fine settimana di Baku. Il rookie inglese va a sbattere all’inizio e finisce per saltare tutta la sessione. Non l’ideale per un pilota che non aveva mai corso su questo tracciato.

Qualifiche

Anche nella serie cadetta le qualifiche sono fondamentali. A causa della natura stretta e tortuosa del tracciato, le qualifiche sono separate in due tranche. Metà dei piloti disputerà le qualifiche nel Gruppo A, l’altra metà nel Gruppo B. Un gruppo stabilirà le posizioni nelle caselle pari dello schieramento, l’altro nelle dispari. Il pilota più veloce in assoluto partirà dalla pole (e stabilirà anche chi partirà dalle posizioni pari e chi dalle dispari).

Come l’anno scorso, le qualifiche sono cadenzate dalle bandiere rosse.

Nel gruppo A si assiste alla lotta tra Kush Maini (Campos) e Jack Doohan (Virtuosi) prima che la sessione venisse interrotta a causa dell’incidente di Arthur Leclerc (DAMS). Alla ripresa Maini non riesce a confermarsi a causa del traffico trovato nel proprio giro, mentre Doohan riesce a issarsi alla testa del Gruppo A, prima di venir scalzato da Victor Martins (ART). Jehan Daruvala (MP) va a muro nei secondi finali e cristallizza la classifica.

Il Gruppo B ha una sessione appena più lineare. Dopo un transitorio iniziale la lotta si restringe tra Frederik Vesti (Prema) e Theo Pourchaire (ART). Il giovane talento di casa Mercedes è riuscito a superare Pourchaire di appena 52 millesimi, e il suo tempo di 1:21:053 risulta anche il più basso in assoluto, cosa che gli assicura la pole position. Dopo una serie di weekend in cui era stato messo in ombra dal suo teammate, finalmente il danese della Prema si conferma e rilancia le sue quotazioni in ottica campionato.

Denis Hauger (MP) era in realtà in netto miglioramento nel giro finale, ma la bandiera rossa, esposta dopo che Clement Novalak (Trident) ha assaggiato le barriere del Portier, gli nega la possibilità di migliorare e lo condanna alla nona posizione nel Gruppo B, 17° in generale. Il campionato di Hauger sta prendendo una brutta piega.

Sommando quindi i risultati dei due gruppi, la prima fila vedrà Vesti e Martins davanti a Pourchaire e Doohan, mentre Zane Maloney (Carlin) e Doohan costituiscono la terza fila.

Oltre al già citato Hauger, deludono anche Ayumu Iwasa (DAMS), Olivier Bearman (Prema) e Arthur Leclerc (DAMS), in teoria tutti pretendenti al titolo. Iwasa ha dovuto lottare per tutta la sessione con lo sterzo storto, danneggiato dopo un contatto con le barriere interne della Nouvelle Chicane ma alla fine è riuscito a rimediare il 9° posto, che lo mette in condizione di conseguire un buon piazzamento in gara-1. Bearman ha invece pagato l’incidente che gli ha impedito di disputare le FP ed è solo sedicesimo, ben lontano anche dalla zona della reverse grid. Peggio ancora è andata a Leclerc, che con il botto di inizio sessione ha concluso davanti solo a Roman Stanek (Trident), che però ha scontato una penalità di 3 posizioni per aver causato un incidente nelle prove libere.

Sprint Race
MONTE-CARLO, MONACO – MAY 25: Spectators watch on as a reflection of Enzo Fittipaldi of Brazil and Rodin Carlin (4) driving on track is seen in a windowduring practice ahead of Round 6:Monte Carlo of the Formula 2 Championship at Circuit de Monaco on May 25, 2023 in Monte-Carlo, Monaco. (Photo by Bryn Lennon – Formula 1/Formula Motorsport Limited via Getty Images)

L’inversione della griglia arride a Isaak Hadjar (Hitech), che partirà dalla pole, e a Iwasa, che si ritrova secondo. In seconda fila troviamo invece Daruvala e Jak Crawford sull’altra Hitech.

La Sprint Race è sonnacchiosa e vede le emozioni concentrate nei primi giri. Se l’avvio in sé è regolare, un lungo di Clement Novalak alla Nouvelle Chicane manda in testacoda Maini, che a sua volta causa un ingorgo alle sue spalle.

Nissany e Boschung si devono ritirare, mentre Hauger, Leclerc jr e Novalak vanno ai box per le riparazioni. Il ritardo viene subito appianato dalla SC, necessaria per permettere il recupero delle vetture incidentate.

Al sesto giro la gara riprende nella sua valenza agonistica ed ecco subito il secondo colpo di scena: Hadjar, leader della corsa, perde potenza già sul rettilineo dei box e viene presto sfilato dal resto del gruppo. Immagino che poche cose facciano più male che ritirarsi a Montecarlo, mentre sei in testa, per un problema al motore. Curiosamente è il secondo anno di fila che accade, nella Sprint Race (mentre l’anno prima accadde al secondo sulla griglia, all’epoca Christian Lundgaard)

A questo punto la gara è la consueta guerra di oscillazione che si vede a Montecarlo. Ovvero: le posizioni sono sempre quelle ma all’interno dello schema i distacchi variano di giro in giro, e piloti che prima incalzano chi li precede diventano le prede di chi gli sta dietro. Ma alla fine nulla cambia.

L’unico altro momento di azione avviene a metà gara, quando Fittipaldi supera Cordeel in curva 1. Il belga forse aveva qualche problema tecnico, giacché nello stesso giro subisce anche l’attacco di Correa al Mirabeau. La manovra non riesce pulita e la Virtuosi viene scagliata contro le barriere. Bearman ne approfitta e sorpassa tutti e due mentre pochi secondi dopo esce la SC.

La ripartenza non vede però cambiamenti, con l’eccezione di  Bearman, che urta un muro e deve rientrare ai box con una sospensione piegata. Daruvala in seconda posizione soffre di vetrificazione dei freni, ma nessuno azzarda nulla.

Alla fine Iwasa vince la gara e si rilancia in campionato, mentre, alle spalle di Daruvala, Crawford completa il podio dopo aver resistito alla pressione di Richard Verschoor (VAR). Quinto posto per Zane Maloney davanti a Jack Doohan, sesto ed autore del giro più veloce della gara, con i due piloti della ART Martins e Pourchaire a completare la zona punti della Sprint Race in settima ed ottava posizione.

Feature Race

Tutti i piloti di testa partono con le dure in modo da essere liberi di fermarsi quando si verificano le condizioni più idonee, anziché essere vincolati dal consumo. Il primo sulla griglia a montare le morbide (che in questo caso sarebbero le ultra soft) è Jak Crawford in 8a posizione.

Anche qui in Feature Race la partenza è tranquilla, e stavolta si mantiene tale anche nei chilometri successivi. Va segnalata la manovra aggressiva di Martins, che all’avvio va a stringere sulle barriere il suo compagno di squadra Pourchaire.

L’eroe del primo giro è Bearman, che raggiunge la 12a posizione dopo aver sorpassato Novalak al Loews e Cordeel al Tabaccaio. Il belga ha dei problemi, tanto che perde varie posizioni fino a ritirarsi al giro quattro. Poco dopo si ritirerà Leclerc jr per problemi ai freni, e, più avanti, Fittipaldi jr per esplosione del motore.

All’ottavo giro iniziano ad andare ai box quei piloti che avevano scelto di montare al via le ultrasoft. Tra questi, Bearman allunga lo stint di qualche giro e rientra davanti a Iwasa e Hadjar, quindi in piena zona punti (virtuale). Il giapponese sfrutta però le proprie coperture già in temperatura per infilarlo al Mirabeau, manovra che invece non riesce ad Hadjar.

La loro strategia viene però rovinata da Doohan, che si abbatte contro le barriere al Massenet. Poco prima aveva danneggiato la macchina in uscita dalle Piscine e l’alettone ha ceduto mentre era impegnato nel Beau Rivage. La macchina impatta con il posteriore e quasi si ferma sul posto. Maloney, che lo seguiva a poca distanza, si vede passare la vita davanti ma lo schiva per pochi centimetri.

La Safety Car iniziale viene convertita in una bandiera rossa dopo che si osserva che: l’incidente è avvenuto in una curva veloce, cieca, stretta; la macchina è trasversale rispetto alla pista, i detriti sono ovunque, la schiuma degli estintori ha imbrattato il tracciato e per finire bisogna verificare le sicurezza delle barriere.  Il direttore di gara ha operato la scelta corretta.

Un pilota che invece ha sottovalutato le circostanze è Martins, che, malgrado la doppia bandiera gialla, arriva sul luogo dell’incidente quasi a velocità da bandiera verde. Schiva i commissari per un pelo ma la frittata è fatta; alla ripartenza dovrà scontare un drive through. E’ anche poco come punizione, alla fine ha aver messo in pericolo le vite di altre persone per una disattenzione.

La bandiera rossa permette a tutti i piloti di effettuare una sosta gratis. Ne beneficiano soprattutto Hauger, Maini e Stanek, che riescono a scavalcare tutti i piloti partiti su option e si vanno a collocare tra la sesta e la ottava posizione. Per dare l’idea del beneficio, Hauger partiva 17° e Stanek addirittura 22° e ultimo. Crawford scala in nona posizione, seguito da Iwasa e Bearman, che viene ricacciato fuori dalla zona punti dopo che si era faticosamente arrampicato nei primi dieci.

La ripartenza avviene al giro 26. Non ho capito perché, ma tutti i piloti dall’ottava posizione in giù sono considerati doppiati. La SC permette loro di sdoppiarsi ma la gara viene fatta ripartire prima che abbiano avuto modo di raggiungere il resto del gruppo, quindi si assiste a una gara divisa in due tronconi. In ogni caso riprende la consueta guerra d’oscillazione. Gli unici che se le danno per davvero sono Nissany, Novalak e Benavides, ma siamo intorno alla quattordicesima posizione.

Martins sconta il DT e riemerge in ottava posizione. In pochi giri si fa sotto a Stanek e nei giri finali esercita una grande pressione ma il pilota della Trident resiste.

Dopo 39 giri, la Feature Race di F2 viene vinta da Vesti, partito dalla pole, davanti a Pourchaire e Maloney, che beneficia dei casini di Doohan e Martins per tornare sul podio per la prima volta dal season opener del Bahrain. Verschoor è quarto e si conferma come uno dei piloti più consistenti in gara, mentre a seguire c’è il terzetto dei salvati: Hauger (partiva 17°), Maini (12°) e Stanek (addirittura ultimo!). La pressione di Martins è stata vana e di conseguenza il francese si deve accontentare dell’ottava posizione, con il giro più veloce come premio di consolazione. Crawford e Iwasa completano la zona punti, il giapponese abile a reggere la pressione che Bearman ha applicato per l’ultimo stint di gara.

Weekend senza punti per il giovane talento di casa Ferrari, che a causa delle qualifiche disastrose non è riuscito a continuare la crescita mostrata nei precedenti GP. Il campionato è ancora lungo e potrà rifarsi ma le occasioni sprecate iniziano a diventare tante. Discorso simile per Hauger, che più tempo passa e più mi ricorda il Vips dell’anno scorso – sfortunato quando è veloce, lento o falloso quando la malasorte concede una tregua.

In classifica si è visto prima Iwasa strappare a Pourchaire la leadership, dopo la vittoria al Sabato, e poi Vesti staccare tutti e due dopo la gara di Domenica. L’incidente di Doohan, la sventatezza di Martins, la sfortuna di Leclerc e Hauger e l’inesperienza di Bearman fanno sì che tutti loro restano a secco di punti o quasi.

La lotta per il titolo inizia ad assumere una fisionomia ben definita. Vesti, Pourchaire e Iwasa sono i più completi e costanti, gli unici reali pretendenti al titolo, mentre i vari Martins, Bearman, Hauger etc sono separati dall’eccellenza per la minore consistenza. Vedremo se i prossimi appuntamenti  confermeranno o ribalteranno questo andamento.

La classifica in tal senso è chiara: Vesti comanda con 89, Pourchaire insegue a 84 e Iwasa, più staccato, a 69. Dopo un solco di 20 punti troviamo Maini a 49 punti, seguito da Maloney, Hauger, Verschoor, Bearman, Daruvala. Maini è insieme a Bearman una delle sorprese di questo campionato, non mi aspettavo che fosse in grado di andare a punti con costanza e soprattutto di reggere il confronto con Ralph Boschung, compagno di squadra e anche gatekeeper della serie.

Battute finali. Il weekend ha confermato che la maledizione per Charles Leclerc sul tracciato di Monaco è di natura genetica: suo fratello Arthur ha iniziato il weekend con un botto nelle qualifiche e si è costretto a partire dal fondo. Nella sprint race è rimasto imbottigliato nell’ingorgo di Maini mentre nella Feature si è ritirato per problemi ai freni dopo neanche dieci giri Anche quest’anno nessun Leclerc ha trovato la gloria sulle stradine di Montecarlo.

[Tutte le immagini sono tratte dal sito ufficiale fiaformula2.com oppure dal suo account twitter]

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

 

BASTIAN CONTRARIO: ROULETTE MONEGASCA

La roulette suicida, più famosa al mondo, è quella russa conosciuta grazie a Michael Cimino e al suo “Il Cacciatore”. In F1, quella più famosa è il GP di Monaco nel quale, se piove, il colpo di scena non manca mai. Non venga mai dimenticato, caso mai qualcuno dubiti di quello che dico, l’omonimo GP del 1996, dove al traguardo si presentarono in sette e a vincere fu Olivier Panis su Ligier – Mugen Honda, davanti a David Coulthard il quale aveva tra le mani una McLaren – Mercedes! Ritornando ai giorni nostri, di suicidi (assistiti e voluti), ne abbiamo avuti non pochi e naturalmente c’è anche chi ne è uscito indenne, beccando la parte giusta del tamburo della pistola.

Allo stato attuale, considerando lo stato di forma (di piloti e squadre) , soprattutto, considerando la situazione della concorrenza, chi ne uscirà sempre vivo da questo perverso gioco, anche se nel tamburo ci sono cinque proiettili su sei, sono proprio Verstappen ed Alonso. I due capitani delle loro rispettive scuderie, sono i massimi interpreti dei mezzi a loro disposizione. Resta solo il rammarico che la AMR23 di Fernando, non valga la RB19 di Max, altrimenti si sarebbe riproposto un nuovo 2021 (Masi di turno permettendo!), con lo spagnolo al posto di Hamilton. Forse è chiedere troppo agli ingegneri della Aston in tal senso, eppure che spettacolo per gli occhi sarebbe stato e che manna per Liberty Media. Invece, il palato viene soddisfatto solo in parte, perché, per quanto l’asturiano ci faccia godere in qualifica ed in gara, nulla può contro l’olandese volante ed il mezzo che ha a disposizione. Verstappen è in quella che si chiama “zona wow”: il ragazzo (no, non scriverò “ormai maturo”, perché dopo due mondiali vinti, mi sembra più una mancanza di rispetto che un’ovvietà… sebbene sia costretto ancora a leggere e sentire ciò), ormai è così confidente col mezzo e dei suoi mezzi, che si permette il lusso di fare quello che vuole, compreso la super qualifica di sabato scorso, dove ha letteralmente portato via l’intonaco dai muri, perché non li sfiorava… li grattava direttamente! Solo quando hai una fiducia smisurata in tutto il tuo repertorio, ti permetti il lusso di fare quello che abbiamo visto sabato scorso da parte di Max. L’olandese, in gara, non ha fatto altro che fare il suo dovere, ha rivoltato il tamburo della pistola, trovando l’unica camera di scoppio vuota ed ha sparato a colpo sicuro! Nemmeno la pioggia scompone lui ed il suo muretto e, sebbene il suicidio per molti sia arrivato puntuale, nulla smembra la corazzata Red Bull (siamo passati dalla corazzata tedesca a quella bibitara… che tristezza), che con il vantaggio che ha (sia in classifica generale che nella gara stessa, si può permettere qualunque tipo di scivolone… che non avverrà) può, con calma, gestire qualunque situazione. Chi invece il tamburo l’ha trovato pieno evidentemente, o comunque l’unico proiettile presente in sede, è stato Perez il quale in un amen ha pagato (salato), lo scherzetto che fece l’anno scorso. L’errore di Sergio è stato gravissimo, non tanto perché si sta giocando il mondiale con il suo compagno, quanto per il fatto che lui, e soprattutto il suo entourage, dichiarano apertamente che sono in lotta per il campionato. Ad essere sinceri non so se lo dicono perché ci credono veramente o perché devono seguire un copione (con Horner che dice che i piloti sono liberi di lottare… un perculo già visto e rivisto con Hamilton e Bottas) per tenere alto l’hype. Sebbene qualunque sano di mente abbia sempre saputo da che lato del box sarebbe andato il mondiale, dopo il suicidio del messicano in qualifica, con relativo zero in gara, penso che anche il più ottuso in merito, abbia capito come questo mondiale finirà.

Fernando Alonso, dall’alto dei suoi quasi quarantadue (42!) anni, sta rivivendo una seconda giovinezza: dopo tanto penare e dopo tanto veleno (per non dire altro), che gli è stato spalato addosso, trovo giusto che il suo finale di carriera termini in questo modo. Perché sebbene l’asturiano abbia ancora un altro anno di contratto, con tutto il bene che gli vogliamo, penso che difficilmente vada oltre il 2024, sperando, a questo punto, che l’anno prossimo la Aston sia pronta per giocarsi il mondiale. Fernando sabato ha messo a tacere tanti detrattori, che ancora mettono in dubbio le sue doti velocistiche in qualifica: ci sono vent’anni di differenza tra lui e Verstappen, con tutti i riflessi che ci passano in mezzo e, nonostante questo, Max ha dovuto fare gli straordinari per potergli togliere la pole. Purtroppo la sua AMR23, a differenza della monoposto di Verstappen, arrivava a fine giro con le gomme finite, motivo per cui l’olandese è riuscito a recuperare quel maledetto decimo proprio alla fine. La pioggia nel principato non fa sconti a nessuno e la roulette monegasca è stata letale per la Aston… peccato che sia andata così e chissà se questa agognata vittoria arriverà mai. Vero è che comunque, contro la corazzata bibitara, difficilmente si riuscirà ad agguantare il massimo risultato (anche perché non dobbiamo dimenticare che Alo era negli scarichi di Max solo grazie al suicidio di Sergio), quindi c’è ben poco da recriminare allo “spacca squadra” ed al suo team. Che tristezza dover leggere “che la luna di miele tra Aston ed Alo abbia potenzialmente i giorni contati visto il carattere dello spagnolo”: si seguita a ragionare per luoghi comuni e per sentito dire, senza mai approfondire realmente i fatti, come se poi in F1 si diventa campioni perché si è delle verginelle! Nell’ultima gara in Ferrari di Fernando Alonso, i suoi meccanici, mentre gli toglievano le termocoperte da quel cancello di macchina che guidava, piangevano! Si dia rispetto ad un campione mai domo che non conosce la parola “arrendersi” e che sta portando in carrozza una squadra letteralmente da solo. Perché purtroppo, se egli, e la squadra tutta, volessero fare affidamento sul suo compagno, starebbero freschi come si suol dire! Trovo esilarante che in giro ci siano personaggi che cercano di difendere Lance Stroll, il quale è stato l’unico (!) ritirato del GP di Monaco. Piloti molto più bravi di lui, sono stati appiedati per molto meno. In un GP dove (viva Dio!) il pilota conta ancora, Stroll si suicida con due revolverate senza colpo ferire: prima in qualifica e poi in gara… assolutamente incettabile!

Infine, giusto per non farci mancare mai nulla, i nostri piloti Rossi, non potevano assolutamente esimersi alla strage delle roulette monegasca. Ad essere sinceri, per i ferraristi c’è ben poco da dire: per Charles è avvenuto un suicidio assistito, grazie alla cappellata del muretto (con il Messia le cose non dovevano cambiare?), mentre Carlos ha pensato bene di suicidarsi volontariamente con quella manovra a dir poco generosa, alla chicane all’uscita del tunnel. Ciò che mi ha particolarmente colpito, immediatamente dopo la roulette monegasca della Ferrari, sono stati i toni pacati e giustificatori dei tanti detrattori (dell’ex Team Principal) nei riguardi del Messia: ci sarebbero stati gli stessi toni “distensivi”, caso mai ci fosse stato “l’altro”? Del resto la squadra “è giovane ed ha bisogno di tempo” (sigh!) e, nel frattempo che i tifosi cercano di acquietarsi la coscienza con queste ipocrite giustificazioni, mi tocca sentire Vasseur che difende la strategia del muretto… del resto quando era “l’altro” a dire le stesse cose, dopo l’ennesima cappellata, la pazienza era finita, mentre per il Messia, questa è solo la sua prima roulette monegasca in rosso, quindi di comprensione ce n’è a iosa. Peccato che l’anno scorso il GP di Montecarlo lo avremmo potuto vincere in carrozza, mentre quest’anno abbiamo rimediato un minuto al traguardo… non c’è che dire, la roulette monegasca non tradisce mai le aspettative.

 

Vito Quaranta

F1 2023 – GRAN PREMIO DI MONACO

Con ancora le terribili immagini delle inondazioni nelle terre romagnole che purtroppo ci accompagnano, è già ora per il Gp più mondano (e tecnicamente inutile) del calendario F1, il Gp di Monaco.

Ogni anno sempre la stessa litania: passerella per i ricchi e famosi, inutile carosello di monoposto, ormai un pezzo di antiquariato ecc ecc ma alla fine è sempre uno degli appuntamenti più attesi dell’anno, fosse anche solo per il perverso piacere di vedere il o i piloti della scuderia che ci stanno sul gozzo andare eventualmente a muro e fare la figura dei pirla.

In ogni caso questo GP porta una serie di notizie non banali, alcune reali, altre fuffa da clickbait.

Cominciamo con la Mercedes che si presenterà a Monaco con una nuova W14, abbandonando per sempre il concetto delle “pance zero” che sulla carta garantiva miracoli, in pista invece risate da parte dei loro competitor.

Una monoposto ampiamente rivista che dovrà essere la base per un nuovo attacco all’iride nel 2024, prendendo questo 2023 in pratica come una lunga serie di test.

immagine da planetf1.com

Come mai portare così tante novità su una pista “inutile” come il cittadino di Monte Carlo? In effetti sarebbe stato più logico rimandare tutto al prossimo Gp, sulla pista da test per eccellenza, il circuito del Montmelò. Invece Wolff e soci, non potendo contare sul circuito di Imola, hanno deciso comunque di svelare la W14b.

Come ha fatto notare già qualcuno potrebbe essere la mossa di chi è arciconvinto di avere una monoposto più veloce della precedente (non si era detto lo stesso per la W13/14 zero sidepod?!) oppure la mossa disperata di chi è arrivato all’ultima spiaggia.

Più banalmente viene da pensare che a Brackley abbiano pensato di iniziare da subito a testare le nuove soluzioni anche se su un tracciato poco rappresentativo. Guadagnare tempo, dati e comparazioni per farsi trovare più pronti possibili al 2024. Bene, io non lo glielo auguro.

Altra notiziona che però sà molto di fumo e ben poco di arrosto sono le trattative in corso tra Hamilton e Ferrari per l’approdo dell’epta a Maranello nel 2024. Cifre in ballo? La miseria di 40 milioni di pound per il quasi quarantenne Hamilton.

immagine da formula1.it

Anche in questo caso la logica imporrebbe due ragionamenti banali:

1. è il caso di investire una cifra monstre su un pilota certamente veloce ma che ormai si avvia al crepuscolo della sua carriera e che per di più quest’anno e quello appena trascorso ha fatto una gran fatica con il suo team mate Russell?

2. non sarebbe in caso di investire quei dindini in risorse umane in grado di saper fare di conto e cercare di migliorare una platea di tecnici di cui la GES sembra avere un gran bisogno?

Ora, capisco che in Ferrari la logica è un concetto alquanto aleatorio e flessibile e che la mission conclamata dei suoi vertici è fare i giri veloci in pista (semicit.) ma questa di Hamilton in rosso assomiglia molto al giudizio fantozziano della famigerata corazzata. Sono sicuro che in Ferrari sapranno stupirci anche questa volta.

Terza notizia dai risvolti ben più importanti è l’accordo Honda-Aston Martin a partire dal 2026. Gran colpo per il più capace della famiglia Stroll che si assicura la partnership con chi ha la migliore PU della F1 attuale. A questo punto sognare il grande obbiettivo non è più un miraggio.

immagine da formula1.it

In Honda si ritroveranno l’uomo del “GP2 engine” ma hanno già dichiarato che non hanno nessun problema con Alonso, il tutto mentre lucidavano meticolosamente una katana…

Battute a parte è una gran notizia anche per l’asturiano che dovrà cercare di mantenersi atleticamente giovane fino a tale scadenza. Al momento non sembra essere un grosso problema.

Per il resto, poco da dire sul Gp se non che la gara, al solito si deciderà al 99% con la Q3 del sabato. Chi fa la pole ha un piede e mezzo sul gradino più alto del podio, a meno di trovare la pioggia che renderà il tutto un pò più incerto e di sicuro il serpentone di auto molto più lento.

In Ferrari hanno rimandato il corposo pacchetto di aggiornamenti al GP di Spagna, in modo da posticipare di almeno una settimana la possibile delusione. All in su Leclerc e i suoi giri di qualifica sempre che non esageri e la picchi a muro malamente come già successo. Sappiamo bene che anche in caso di pole non è detto che la Domenica si riesca a schierarsi normalmente in griglia quindi vedremo cosa riuscirà a tirare fuori il monegasco che, a dire il vero, sulle strade di casa è piuttosto sfigatello.

Per Red Bull invece la prima seria possibilità di perdere un Gp. Basta una bandiera in Q3 al momento sbaglaito , una minchiata varia ed eventuale ed ecco che ti ritrovi a guardare gli scarichi di quello davanti per 78 giri. Non riusciranno a sfruttare appieno la magia del loro DRS ma in ogni caso restano i favoriti per la gara.

immagine da astonmartinf1.com

Aston Martin ha una grande possibilità, considerando le caratteristiche della sua monoposto. Per Alonso potrebbe trattarsi di una occasione unica in questo 2023 per cercare di rivincere dopo ben 10 anni, una cosa che ha del fantascientifico. Di sicuro si tratterà della qualifica potenzialmente più emozionante dell’anno.

Nel caso dovesse succedere sarebbe una gran bella storia, di sicuro una storia che agli “ammerigani”, così affezionati alla retorica dei ritorni vincenti a dispetto delle avversità e dei pronostici non favorevoli, piacerebbe molto. E onestamente anche a noi.

*immagine in evidenza da gascommunity.com

Rocco Alessandro