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MIT’S CORNER: GIUSTO O SBAGLIATO

Questo articolo nasce come commento al resoconto di Pier Alberto sul gp di Suzuka. Preso dal furor dello scribacchino di provincia non mi sono reso conto che, come mi spesso mi accade, aveva raggiunto una lunghezza che non meritava la vostra attenzione. Almeno non tanto quanto lo meriterebbe nella forma di un articolo che, spero, possa dare qualche spunto di riflessione.

 

Io non sono molto intelligente quindi ammetto che potrei non aver capito nulla di quanto accaduto con la distribuzione in stile “elicopter money” (cit.) di punti mondiali fatta a Suzuka quest’oggi, quindi quanto segue andrà preso con beneficio d’inventario.

Tuttavia i miei hanno speso un sacco di soldi per farmi studiare e tra questi studi c’è stato pure qualcosa che ha a che fare col diritto.

Quindi, per quanto infimo sia il mio livello di conoscenza di queste cose non è tuttavia pari a zero, provo volonterosamente ad applicarmi e muovermi in direzione uguale contraria a quanto le accondiscendenti maestre elementari del tempo che fu raccontavano alle nostre madri: se tutti eravate del tipo “è intelligente ma si applica poco” io provo a fare quello che “è stupido ma si impegna tanto”.

Orbene, procedamus.

Se leggo nel regolamento F1 all’art 5.3 che la <i>distanza </i>di gara dev’essere pari ad un numero di giri che superi i 305Km capisco che quest’articolo stabilisce <i>tassativamente </i>la <i>distanza </i>di gara di un evento di F1 il che per logica cosiddetta controfattuale fa dedurre che se un evento non raggiunge tale distanza allora non è una gara di F1.

Dopodiché, naturalmente, ci si è posti il problema di come gestire delle condizioni particolari che, come le condizioni meteo avverse viste oggi, o il sopraggiungere della notte, o incidenti che richiedono la sospensione, ecc. ecc., impediscono all’evento di raggiungere il kilometraggio che la gara dovrebbe avere. Fino all’anno scorso c’era la regola del 75%: se si raggiunge il 75% entro il numero di ore previsto per far correre tutti in sicurezza allora si assegna punteggio pieno, sennò è dimezzato.

Poi i fatti di Spa hanno fatto gridare allo scandalo e hanno fatto sì che si specificassero meglio le situazioni. Da qui il nuovo articolo 6.5 con le tabelle che assegnano punteggi via via decrescenti in funzione di quanto ci si allontana dal 75% di cui sopra (che rimane)

Visto che durante il GP tali tabelle erano continuamente esposte dalla stessa F1 in mondovisione ciò dà la misura di quanto “ovvio” fosse per chiunque che se la gara avesse raggiunto la sua scadenza temporale naturale (3 ore nel nostro caso) senza raggiungere il 75% della distanza, allora il punteggio si sarebbe dovuto assegnare secondo le dette tabelle.

E sapete perché era così ovvio?

Per la cosiddetta <i>analogia giuridica</i>.

Cioè, se c’è una situazione non direttamente ed espressamente normata dalla legislazione vigente il giudice può ciononostante esprimersi laddove intraveda una connessione, per l’appunto, <i>analogica </i>ad altre norme della stessa legislazione.

Ciò significa che, per fare un esempio un po’ ridicolo ma che rende l’idea, che se un abile furbacchione delle quattro ruote parcheggia la sua vettura in divieto di sosta ma “a testa in giù” (leggi: cappottata) e contesta la conseguente multa dicendo che il codice della strada non parla espressamente dei parcheggi di vetture cappottate allora il giudice può valutare comunque la vettura in divieto di sosta perché, per quanto parcheggiata in modo inusuale, essa era <i>comunque parcheggiata</i> dove non avrebbe dovuto essere. Egli ha cioè ragionato per <i>analogia </i>rispetto alla norma del codice della strada che regola i divieti di sosta individuando in uno stato di fatto non espressamente normato dal codice (che effettivamente non parla di vetture cappottate) ciò che invece è normato espressamente in una situazione che può legittimamente dirsi <i>analoga</i>.

(tranne ovviamente che si trovasse lì e in quella inusuale postura a causa di un incidente – questo esempio fu discusso in una divertente lezione svoltasi ahimè troppo tempo fa nelle aule di giurisprudenza dell’Università di Modena che ho avuto la sventura di frequentare)

Va specificato che arrivare ad un’interpretazione analogica non è procedimento arbitrario né completamente discrezionale ma è a sua volta regolato per via diretta da articoli specifici nello stesso codice (ad esempio nel codice civile italiano è l’art. 12) e, soprattutto, dalle tonnellate tonnellate di dottrina giuridica e commentari vari che si sono sciorinate nel corso dei secoli. Quindi non è che uno decida a cavolaccio suo se un fatto non espressamente normato è analogicamente sussumibile sotto altre norme oppure no.

Nel caso che ci occupa la <i>ratio legis</i> e l'<i>analogia iuris</i> (così si definiscono queste cose) devono tenere conto di quanto segue:

  1. che la distanza minima di 305 km è ciò che caratterizza un evento di Formula 1 per essere considerato tale e affinché vengano assegnati pieni punti per la classifica del campionato del mondo – art. 5.3
  2. che se l’evento NON viene annullato ma si svolge, per quanto con sospensioni dovute a cause di forza maggiore, può comunque assegnare punti mondiali quandanche la distanza prevista dall’art. 5.3 non si sia raggiunta – art 6.5

La <i>ratio legis</i> dell’art 6.5 rintraccia nel fatto che i partecipanti all’evento abbiano corso per una certa <i>distanza</i>, competendo regolarmente tra loro come si addice alla natura dell’evento stesso ossia cercando di percorrere quella distanza nel minor tempo possibile. Laddove le circostanze avverse non abbiano consentito di raggiungere la distanza minima determinata dal regolamento si vuol ugualmente premiare i piloti e le scuderie per l’impegno sportivo profuso. E tuttavia a tale impegno corrisponde, nelle circostanze verificatesi e normate dal 6.5, un punteggio che non è pieno almeno sino a che non sia stato percorso il 75% della distanza di gara e con assegnazione di punteggi via via inferiori quanto più è inferiore la distanza di gara percorsa.

Questo è il punto fondamentale: in circostanze avverse di un evento NON annullato si vuole comunque <i>premiare </i>l’esito della competizione tra piloti e scuderie sia pur in modo proporzionale alla distanza percorsa di gara.

A questo punto poco importa se tale distanza, inferiore a quella normata dell’art. 5.3, sia stata percorsa con ennemila sospensioni, con una sola, con una sospensione all’inizio, con una alla fine. Il senso è che è la distanza di gara a determinare il punteggio e non la durata.

Giusto per non lasciare spazi di ambiguità: normare la durata complessiva dell’evento (2 ore più le eventuali sospensioni fino ad un massimo di 3 ore) è dettata dal preservare le possibilità di svolgerlo in condizioni opportune di sicurezza dei piloti (se viene buio? mica accendono gli abbaglianti). La durata, cioè, non è ciò che ne determina lo svolgimento essendo prevista solo per consentire di correre in sicurezza. Non lo è tanto quanto lo è, invece, la distanza percorsa.

In altre parole: si corre per almeno 305 km e chi ha impiegato meno tempo vince.

(diverso è il caso degli eventi tipo 24ore di LeMans ove invece avviene l’esatto contrario: si corre per 24 ore a prescindere da tutto e chi ha percorso più km vince)

Quindi in F1 vince sempre, giuridicamente parlando, la distanza percorsa.

Se tutto quanto sopra è chiaro il fatto che 6.5 ci sia scritto “Se una gara è sospesa ai sensi dell’articolo 57, <i>e non può essere ripresa</i>” non cambia di un epsilon la <i>ratio legis</i> che ne ha ispirato la stesura.

D’altra parte, per dar maggior peso a tali argomentazioni, ripensiamo alla gara di oggi in questo modo. Partono.

Sospensione immediata che dira 2 ore e 55 minuti.

Ripartono dietro SC ma dopo un solo giro vengono dichiarate le 3 ore

Che fanno? visto che la gara formalmente è durata 3 ore danno 25 punti a quello che stava davanti e così via, con punteggio pieno fino al decimo?

Scherziamo?

Dunque, giuridicamente parlando, soprattutto tenendo in mente l’esempio fatto poco fa, l’interpretazione che ha portato all’assegnazione di punteggio pieno per la gara è tutt’altro che ovvia perché la <i>ratio </i>che ha portato alla stesura del 6.5 nel modo in cui è stato fatto dice tutt’altro rispetto a quanto sostiene la FIA per la gara odierna.

Certamente se si vuol essere legulei o azzeccagarbugli manzoniani si potrebbe anche ammettere che l’applicazione sia stata in via del tutto teorica ammissibile ma non esiste un giudice serio al mondo (e già qui mi mangio le mani) che l’avrebbe applicata in questo modo.

Quindi quando sentirete frotte di commentatori dire “la regola va cambiata” sappiate che sono tutti o ignoranti o ipocriti.

 

Che poi è ovvio che la regola andrà cambiata specificando anche il caso che si è verificato oggi affinché non si verifichi nuovamente la stortura ma ciò non cambia di un epsilon la mia argomentazione. Anche perché il diritto e la sua codifica non sono pensati per normare espressamente ogni possibile caso che la realtà presenta al suo giudizio.

Immaginare che il diritto sia così significa immergersi in un mare di complicazioni filosofiche  che non portano a nulla e, peggio, si rischia di legittimare una (inaccettabile) eristica del diritto a causa del vortice di totale perdizione giuridica che una tale concezione determinerebbe (e se lo dico io, con il reboante nickname che espongo al vostro ludibrio…).

A questo destino non sfuggirebbe la nostra beneamata Formula 1 laddove pretendesse di normare ogni singola eventualità possibile, immaginabile e persino non immaginabile. Non si può normare tutto: dalla pioggia incessante di un monsone, all’incidente che impone l’ingresso della safety car che magari va troppo piano o troppo veloce, agli spettatori che gettano troppi fumogeni arancioni in pista fino al bullone che si svita inopportunamente in seguito ad una potente flatulenza di un cosmonauta russo che passava di lì per caso. Non si può.

Quel che si può fare, invece, è capire che il regolamento della F1 deve riuscire a creare l’ambito entro il quale poter giudicare correttamente e nello spirito della competizione sportiva anche le situazioni che non norma in modo esplicito. E, vivaddio, per una volta l’aveva fatto con questo benedetto art. 6.5 ma, a quanto pare, non sono solo in Italia gli azzeccagarbugli di cui sopra.

Quindi lo ripeto. Non si può normare tutto e pretendere ciò, appellandosi poi furbescamente alla lettera della legge/regolamento se qualcosa NON c’è scritto, finirebbe per farci trovare persi dentro la versione giuridica della Biblioteca di Babele di Borges (se non l’avete già fatto: leggetelo! è un racconto pure corto).

Magari così facendo qualcuno guadagnerà qualche soldo, nell’immediatezza delle sue forzatamente accolte pretese ma, credetemi, non se ne farà nulla.

Perché, in quella fantasmagorica Biblioteca, impazziremmo tutti

 

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: I CONTI NON TORNANO

Sono mesi che sollevo il dubbio, su questa rubrica, su come faccia Red Bull a sviluppare così tanto, senza sforare il tetto di spesa. Prestazioni in crescendo in cui hanno mostrato capacità di adattamento della RB18 su ogni pista e in ogni condizione, eppure i conti non tornano, non sono mai tornati. Perché al netto delle puttanate rosse in pista, dei problemi dell’affidabilità e per ultimo la DT039, la Red Bull sembrava non accusare nulla. Anzi, l’inizio del mondiale per loro è stato disastroso, considerando il doppio ritiro per ambo i piloti. Ferrari sembrava aver già preso il volo, in quanto aveva fatto bene i compiti a casa. Invece così non è stato.

Alla fine il bubbone è scoppiato. L’intero sistema F1, durante il weekend del GP di Singapore, è stato sconvolto (si fa per dire, visto che si scopre l’acqua calda in quanto tutto questo, almeno nell’ambiente, si sapeva già da agosto) dal “budget cap gate” da parte della Aston Martin e, soprattutto, della Red Bull. In uno sport quando il protagonista non è più la relativa disciplina, bensì l’aspetto regolamentare e le furbate che vengono messe in atto per eccellere in quella stessa disciplina, beh allora quello sport è morente. Ed è proprio a quello che stiamo assistendo con la F1 attuale e lo sforamento del budget cap è solamente la ciliegina sulla torta di un sistema malato che ci ostiniamo a seguire ancora.  Se tutto va bene mercoledì, quando questa rubrica verrà pubblicata, dovrebbe uscire il verdetto della FIA in merito alla furbata fatta dalle due scuderie inglesi… sempre loro, i bidonisti. Sono arrabbiato, deluso, nauseato dalle continue ingiustizie ed angherie che dobbiamo subire, dove ad essere mortificati siamo noi appassionati e la nostra intelligenza. Non mi illudo minimamente che la Federazione usi il pugno di ferro a riguardo delle due squadre (anche se parliamoci chiaro, di Aston Martin ci frega poco!). Come potremo continuare a vedere un GP ora, sapendo che la squadra di Milton Keynes ha barato sugli sviluppi? Per quanto la Federazione si affannerà a cercare di salvare capra e cavoli, ormai tutto è venuto alla luce.

Ovvio che i conti non tornano dunque. Binotto, ai microfoni, è stato molto chiaro: ammesso che lo sforamento del budget sia stato entro il 5%, questo comunque equivale ad almeno mezzo secondo di vantaggio sulla diretta concorrenza. Il dramma è che si parla di uno sforamento maggiore, così grosso che va ad abbracciare addirittura tre anni: lo scorso, questo e addirittura il prossimo. Dati alla mano, tralasciando il 2021 che nel bene o nel male è passato, è evidente come la Red Bull sia progredita, dandosi persino la zappa sui piedi, pubblicizzando addirittura un nuovo telaio. Wolff lo disse le settimane fa: “come fanno a farlo? Con questi limiti noi non possiamo permettercelo”. Come si fa a non mettere in discussione una intera squadra ed il suo pilota di punta allora? Il pilota certo, guai a toccare lui e tutti gli altri: il livello comunicativo è divenuto tale che ormai i piloti sono intoccabili e guai a criticarli; è un continuo giustificarli. Ebbene, le cose non stanno così: Verstappen è un indubbio fenomeno e su questo non si discute eppure se sta vincendo praticamente ad ogni GP è solo perché è indubbiamente bravo? Se Red Bull non avesse dopato finanziariamente la sua RB18, con continui e riuscitissimi sviluppi, l’olandese sarebbe riuscito a fare tutto quello che ha fatto? Il dubbio purtroppo è lecito, perché i conti non tornano. Ad inizio mondiale, l’olandese ha dovuto sudare per recuperare i punti persi e sebbene Ferrari gli abbia dato una mano in questo, Max se la giocava alla pari. Da agosto la Red Bull ha letteralmente mostrato un altro passo, tanto ripeto, da non accusare minimante la DT039. La dimostrazione di ciò che dico l’abbiamo vista proprio ieri. Sergio Perez, di sicuro non è un chiodo al volante (questo glielo devo), eppure stiamo parlando di un pilota (specie quando hanno indirizzato gli sviluppi solo da un lato del box) che mediamente  prendeva sette decimi al giro dal compagno e di sicuro non è all’altezza di un Charles LeClerc. Domenica sera, in quel delirio di GP, il monegasco non ha mai avuto la possibilità di avvicinarsi a tal punto da poter sferrare uno dei suoi attacchi. Certo, Charles il GP lo ha perso in partenza (che per inciso il suo spunto è stato buono, ha solo avuto la sfiga di trovare lo sporco… sul lato pulito della pista!) eppure considerando quello che abbiamo visto domenica, sarebbe riuscito a contenere la RB18 del messicano (il quale faceva letteralmente quello che voleva, qualunque fossero “le scarpe” che indossasse), caso mai fosse riuscito a partire bene? All’improvviso Perez è divenuto un campione? Vi prego. A dire il vero, non oso immaginare cosa sarebbe successo se al suo posto ci fosse stato il compagno.

Lo squallido teatrino dell’assegnazione dei secondi di penalità (anche questo ho ripetuto più volte e proprio con il messicano sempre come protagonista… che senso ha punire dopo, visto che un pilota in quel caso si può fare i conti e gestire quindi la gara? Cosa che è avvenuta puntualmente tra l’altro!) è stata solo la solita routine di una direzione gara inadeguata e totalmente asservita alla squadra più forte di turno. Ad essere sinceri, ammesso che avessero comminato dieci secondi a Perez, sarebbe stato comunque un modo squallido di vincere, dato che la festa della premiazione era già stata consumata. A Perez va il merito di aver saputo sfruttare il mezzo che aveva… con buona pace delle decisioni postume della Federazione. Federazione sempre più nella bufera e questo è già il secondo GP di fila che commette queste enormità. Questo thriller per loro è stata una sana distrazione, perché per tre ore non si è parlato del budget cap gate.

Intanto mercoledì incombe e la Federazione una decisione dovrà necessariamente prenderla. Per il suo bene sarebbe stato meglio che nulla fosse uscito fuori e che i panni sporchi si fossero lavati in famiglia, come si suol dire. Per loro sarebbe stato ideale, in questo modo avrebbero conservato il candore delle loro camicie bianche. Ed infatti, per il proprio bene, la Federazione farebbe bene ad insabbiare tutto, comunicando ufficialmente che è stato tutto un grosso errore e che i conti tornano perfettamente, perché la FIA come si muove farà danni. La sua priorità naturalmente sarà quella di salvare la propria immagine di credibilità eppure sarà difficile, se non impossibile, perché i conti non tornano: se verrà certificato che Red Bull ha rubato (perché questo è un furto bello e buono e basta che abbia sforato anche di un solo milione affinché sia considerato tale) questa dovrà essere punita. Una “semplice” multa andrà a minare seriamente la credibilità della stessa Federazione. Se ci andrà giù pesante con la mano (cosa sacrosanta, visto che a detta di Binotto, anche pochi milioni in più di spesa equivalgono ad un bel vantaggio cronometrico), allora si metterà di traverso a chi paga i conti al circo. Conoscendo il sistema come gira e funziona, posso solo immaginare come finirà. Non dimentichiamo che, con i mille chilometri di test segreti, fu AMG stessa (tramite Ross Brawn… lo stesso che ora è nella stessa FIA!) a “suggerire” la pena da scontare. In tutto questo teatro, in seguito Ferrari come si muoverà? Quali saranno le sue decisioni? Con quale spirito ci si affaccerà al 2023, soprattutto se Red Bull (cosa molto plausibile), non verrà punita e conserverà l’enorme vantaggio che ha già accumulato proprio per l’anno prossimo?

No signore e signori, in un modo o nell’altro i conti non tornano.

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI SINGAPORE

Mi piace questa idea delle NON-PAGELLE post gp

Così posso sbizzarrirmi nel fissare nero su bianco le impressioni che la visione del Gp, rigorosamente in diretta, mi ha dato prescindendo il più possibile dai condizionamenti delle chiacchiere successive.

Peccato che qui le chiacchiere già precedevano il gp, come tutti ben sapete, e la dietrologia da Nobel che lo ha contornato sembrava una slot machine di Las Vegas in preda a deliri d’onnipotenza.

Fino a esiti certi su Budget Cap RBR mi astengo dall’intervenire sulle polemiche. E vado al GP.

La pioggia non era una novità del week end sicché ci si attendeva che le squadre avessero programmato un set up, se non ideale per le condizioni, almeno che tenesse conto dell’eventualità la quale peraltro, in quel luogo e in questo periodo, non è a bassa probabilità (per quanto, se non erro, c’è stata una volta sola in passato). Ci si aspettava dunque una gara spettacolare (con o senza le virgolette lo decidete voi). 

E lo è stata.

Rispetto ad altre volte ho avuto il privilegio di guardare il gp a casa di una persona a me cara e che gode di un rango a me decisamente superiore: può pigiare il tasto verde del telecomando! (oh magari si può fare pure su nowtv ma non mi pare)

Così mi sono sbizzarrito per gran parte della gara a guardare i camera car in diretta. 

L’esperienza, onestamente nuova per me, è stata a due facce: da un lato, camera car così prolungati ti fanno capire ancora meglio lo stile di guida del pilota, oltre ovviamente alle impressionanti difficoltà cui si trova a dover far fronte, ma dall’altro lato ti toglie un po’ di visione d’insieme il che si riflette su tutti i ragionamenti strategici che, da buon divanista olimpico, mi piace fare durante il gp. Ma tant’è.

 

Perez – che dire? Meglio di così non si può. Il nostro ha avuto lo spunto giusto all’inizio ed ha corso tanto tanto ma tanto bene. Devo ammettere di aver particolarmente apprezzato la sua gara proprio per il tipo di contesto. Terreno difficile, prima posizione più o meno inattesa, il cagnaccio che aveva dietro che non lo mollava di un metro, VSC e SC a gogo e il compare che non solo era molto indietro ma partiva pure malissimo lasciandogli di fatto sulle spalle la responsabilità del risultato del team. C’erano quindi tutte le condizioni in cui, come si usa dire, “aveva tutto da perdere”. E il nostro anziché farsi prendere dal panico piazza una gara perfetta. Non sbaglia praticamente mai, non si fa innervosire e quando gli dicono che deve mettere i famigerati 5 sec non si pregare e fa uno step-up di performance. Quest’ultimo tratto di gara me lo sono palleggiato tra lui e Leclerc e ho potuto notare con quanta sicurezza ha guidato Perez anche quando in cui gli è stato richiesto di spingere di più. Nonostante la ricerca di performance continuava a guidare su rotaie (in senso quasi letterale: la striscia asciutta che si era creata la seguiva pedissequamente) senza prendersi rischi eccessivi il che mi fa pensare che ne avesse ancora. Onestamente incomprensibile il comportamento sulla seconda SC, non aveva nessuna necessità di staccarsi con così tanto anticipo e con così tanto margine visto che mancavano ancora parecchie curve, compreso il budello tra la 16 e la 21, al traguardo. All’inizio pensavo che la sua idea fosse scattare con molto anticipo per prendere il ritmo, cosa che sembrava aver fatto ma poi ha rallentato di nuovo. Mah. Comunque non è colpa sua se i commissari hanno deciso la penalità a bocce ferme.

 

Leclerc – gara eccellente anche la sua. La partenza a fasi alterne non è del tutto colpa sua. Ho notato che anche Hamilton si è impantanato perdendo posizioni. Probabilmente una pozza o qualcosa del genere l’ha fregato. Certo che ci si aspetta che il poleman goda di un certo vantaggio ma tant’è: evidentemente non è il suo anno. Ad ogni modo, lui e Perez fanno subito il vuoto. La differenza è che mentre Perez guidava con una certa sicurezza il buon Charles aveva il suo bel daffare a tenere in pista la rossa. Il che rende per certi versi straordinaria la sua prestazione di ieri. Le varie mosse sotto VSC e SC  non l’hanno penalizzato (me lo dico da solo: touché!). La sua guida all’inseguimento di Perez dopo l’ultima SC è stata entusiasmante per il fatto che si vedeva che tirava quanto più poteva e il controllo che ha messo in mostra è da annali (i tempi sul giro fatti in quella fase lo dimostrano). Tuttavia ho anche notato che non riusciva a venire a capo delle strette curve 3 e 13 ed anche la 20 e la 21 le azzeccava a giri alterni (quantomeno confrontato con Perez) – segno che Perez non l’avrebbe mai passato (salvo errori). In una di queste curve ha fatto un piccolo errore e da quel mmento in avanti ha visto Perez allontanarsi sempre più senza poter fare più di quanto stava già facendo. Penalità a Perez o meno, un applauso per come ha guidato non glie lo leva nessuno.

 

Sainz – a differenza del teammate il buon Carlos ha guidato tutta la gara tenendosi fuori dai pericoli. Dal camera car era piuttosto evidente: là dove Leclerc era continuamente a correggere Carlos invece sembrava su rotaie. Ma ciò non deve ingannare: andava più piano tant’è che si prendeva quasi 1 sec al giro. Visto che la pista non si asciugava e il numero di VSC e SC che ci sono state l’idea era anche giusta: va a sapere che davanti si stendono. Solo che non si sono stesi. Che l’andar “piano” fosse una sua scelta per stare in pista oppure che meglio di così non sapeva fare alla fine è arrivato comunque terzo. Bravo lui.

 

Norris – ho guardato anche lui in camera car, soprattutto nella prima metà gara. Onestamente mi ha un po’ deluso. Nel senso, un po’ paradossale, che si vedeva che quando toccava il limite ne sembrava più spaventato che “informato”. Ho notato che mentre Leclerc correggeva con maestria cercando il limite il buon Lando invece talvolta si ritrovava al limite e le correzioni erano un correre ai ripari. Per carità, aveva una rapidità e riflessi eccezionali ma mi ha dato un’impressione diversa da Leclerc (e Verstappen). Aiutato dal muretto si è comunque portato a casa, insieme al teammate, punti importantissimi.

 

Ricciardo – il simpatico Daniel non ha mai amato la pioggia e qui si è visto alla grande. Solo un muretto bravissimo (o fortunato: fate voi) lo ha condotto in quinta posizione. Ho visto anche i suoi camera car ma se Lando mi ha un po’ deluso come guida immaginatevi lui…

 

Stroll – il figlio di papà non sarà mai un favorito degli appassionati ma non si potrà dire che con l’asfalto bagnato non sappia il fatto suo. Tutti o quasi i suoi maggiori risultati sin qui ottenuti sono stati in condizioni simili. E anche a Singapore ha detto il suo. Peccato non aver visto i suoi camera car (mannaggia!) e non saprei dire come guidava. Sarebbe stata un’occasione d’oro per confrontarlo con i pesi massimi su questo terreno.

 

Verstappen – eh… Boh. Si può dire pietoso di un campione come lui? Evidentemente, la cappella epocale fatta dal team in Q l’ha condizionato in modo assai pesante. Una partenza pietosa. Qualche giro alla grandissima (pur con il “passi pure” di Gasly) da par suo e poi pietosamente accodato al buon Fernando senza neanche provare una manovra delle sue. Il successivo tentativo su Norris ci stava ma non ha visto tutto come fa di solito e la conseguente spiattellata ne ha condizionato il risultato finale. Bene ma non benissimo nemmeno nella riconrsa finale ma va detto che ormai non aveva tanto da chiedere alla gara. In generale mi è parso ansioso oltremisura, segno che anche il talento più luminoso può trovarsi in affanno quando gli vanno storte un po’ di cose.  Va detto però che al camera car mi ha dato l’impressione di guidare allo stesso modo di Leclerc: come Charles anche Max guidava sapendo cosa aspettarsi. Le correzioni che faceva erano sicure, toste, cercate. Il pietoso che mi sono permesso all’inizio non è quindi nel modo di guidare che ha avuto nel gp quanto nella gestione della gara. Non a caso il risultato, per i suoi standard e capacità, è il peggiore dell’anno.

 

Vettel  – finalmente si è visto qualche sprazzo del BVZS (cit. con S al posto di M per gli appassionati di fumetti). Gran partenza, ottima gestione. Bravo a tenersi lontano dai guai e senza essere arrendevole nelle lotte in cui si è trovato suo malgrado. Ho guardato un paio di suoi giri in camera car quando era in lotta con Verstappen a metà gara ma non ne ho ricavato un’impressione giudicabile. Ad ogni modo, visto l’andazzo di AM, gran risultato anche per lui. L’unico neo è che Stroll gli è arrivato davanti il che, pur considerando l’attenuante che Stroll è buono solo sul bagnato, non ci fa esultare del tutto.

 

Hamilton – luci e ombre. (Partenza viziata da qualche pozza?). Luci: la macchina non stava dritta neanche se fosse stato al simulatore quindi la sua performance è stata rilevantissima. Ombre: l’errore in cui danneggia l’ala. Luci: la resistenza contro Verstappen nonostante l’ala danneggiata. Ombre: il finale tutto sommato incolore. Che non fosse più Hammer ormai l’avevamo capito. Peccato: in una gara come questa sarebbe stato il terzo incomodo ideale.

 

Gasly – onestamente a parte il “prego passi pure” dato a Verstappen non l’ho mai “visto” il che mi farebbe concludere per un “anonimo”. 

 

Note di merito: 

Alonso: be’, che ve lo dico a fare? Avete visto che paura aveva Max ad attaccarlo? Manco ci ha provato. E non ci ha provato perché il buon Fernando non glie ne ha dato occasione! Di tutto si può dire del nostro eroe tranne che non sappia cosa fare quand’è in pista. Peccato il problema: la sensazione è che, ceteris paribus, al 4 posto alla fine ci si sarebbe trovato lui e non Norris.

 

Magnussen.  In gp come questo dimostra solidità, coraggio e grande capacità di gestione – peccato solo che gli manchi la velocità altrimenti sarebbe un pilota da tenere in seria considerazione quantomeno come seconda guida in un top team. 

 

Note di demerito: 

 

Russell: male in Q, male in gara, ok l’azzardo vista la posizione ma proprio non stava in pista. C’è da dire che la Mercedes l’ho vista in grandissima difficoltà il che attenua un poco le sue colpe. 

 

Ocon: prima del problema al motore stava prendendo le piste da Alonso. E in gp come questo non dovrebbe accadere.

 

Latifi:  riprendo l’espressione idiomatica usata prima con Alonso: che ve lo dico a fare? Solo che qui va intesa in senso negativo. Quand’è che scade il suo contratto?

 

Tsunoda: tutto sommato bene in Q e pure in gara finché è rimasto in pista ma l’incidente poteva e doveva evitarlo. Quest’anno sta andando decisamente meglio rispetto allo scorso anno ma ha ancora tanto pane da mangiare.

 

Albon: come Tsunoda con la differenza che non ha fatto il suo solito in Q. Non c’è nulla da fare: in gare come questa, dove puoi cercare di bilanciare prestazione e sicurezza per cercare risultati normalmente non alla tua portata l’ultima cosa che devi fare è mettere la macchina a muro. Male.

 

Ingiudicabili: Mick e Zhou. La loro gara danneggiata da altri piloti (Russell e il sempiterno Latifi).

 

E Bottas? Dov’era Bottas?

C’era anche lui?

 

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: LA CADUTA DEGLI DEI

Un curioso, quanto inutile sondaggio sul social twitter, di un bidonista inglese (per chi non è avvezzo alla storia della F1, sappia che apostrofo in codesto modo “le persone più competenti della F1”, come le definisce un noto telecronista urlatore seriale, perché, in antico tempo, gli inglesi per rientrare nel limite del peso zavorravano le monoposto letteralmente con bidoni pieni d’acqua!), mi ha dato uno spunto di riflessione su quello che sia la F1 attualmente e, soprattutto, su cosa siano divenuti ora i campioni della “vecchia guardia”. Il sondaggio chiedeva semplicemente se Verstappen fosse riuscito a vincere lo stesso il mondiale qualora sulla sua monoposto ci fosse stato LeClerc e naturalmente lui fosse stato in Ferrari. Al di là del risultato (ha vinto la logica: Charles su Red Bull campione naturalmente), era palese il tentativo del suddetto bidonista di esaltare il nuovo deus ex machina del momento e cioè il futuro bicampione Max Verstappen. Già perché dovete sapere che l’anglo austro (tra Toto e proprietà Red Bull gliela dobbiamo la citazione agli austriaci) tedesca F1 è sempre alla ricerca dell’idolo da adorare e con la caduta degli dei, a cui nemmeno l’epta campione Hamilton si può sottrarre, ha trovato immediatamente il suo rimpiazzo, proprio come il campione inglese ha rimpiazzato il suo omologo tedesco che ora è in Aston Martin.

Prima in F1 la caduta degli dei era un fatto inevitabile, fisiologico… naturale. Oggi giorno è una situazione quasi programmata. Verstappen (lui si che è il vero predestinato), sin da quando ha fatto ingresso nel circus (o circo?), è stato pubblicizzato senza mai nascondere la propensione del sistema F1 verso l’olandese. Pilota di indubbio talento e valore, determinato come pochi ed allevato a pane e motori sin dalla tenera età, irrompe nei circuiti di F1 già a diciassette anni. Ciò che ha sempre cozzato con il suo arrivo è stata l’ossessiva magnificazione del ragazzo, qualunque cosa facesse… errori compresi. Era chiaro sin da subito che il minorenne Max, in un modo o nell’altro sarebbe dovuto divenire campione e con una squadra come Red Bull questo non era che questione di tempo. Esagero? Avete mai visto lo stesso battage pubblicitario con Charles LeClerc? Il monegasco quest’anno non diverrà campione, eppure lui è il “titolare del palo” come si suol dire e questo è stato il suo primo anno in cui si è giocato il mondiale o, almeno marginalmente, ci ha provato. Qual è la differenza tra lui e l’olandese? Davvero LeClerc non è all’altezza di Verstappen? A giudicare dai primi due GP dell’anno, dove abbiamo assistito al loro testa a testa non mi sembra. Ovvio che Verstappen, avendo più esperienza (hanno la stessa età, eppure uno è entrato in F1 nel 2015 e l’altro nel 2018… scusate se è poco se in F1 tre anni possono fare la differenza!) ha avuto la possibilità di maturare determinati aspetti che oggi si ritrova, come la visione e la gestione della gara. Ovvio che ora abbia un comportamento meno irruento e più saggio, in quanto il suo (primo) mondiale l’ha vinto e quindi il sogno è stato esaudito e realizzato e, naturalmente, con la RB18 che non si rompe mai e che non conosce il significato di limite di spesa allo sviluppo fissato dal budget cap, se la può prendere comoda.

Il mezzo è tutto e sir Hamilton ne sa qualcosa e nessuno mi venga a dire che il re nero avrebbe raggiunto lo stesso risultato se si fosse scambiato il sedile con Vettel, perché “baffetto” su quella Mercedes gli avrebbe fatto un mazzo cosi! Infatti si veda la caduta rovinosa del campione inglese nei riguardi del suo connazionale e compagno di box. Di fatto Hamilton sta facendo esattamente la stessa fine che ha fatto Vettel con LeClerc… con la differenza che Russell non ha ancora vinto nessuna gara e, quindi, può ancora salvare la faccia. La classifica è impietosa: Russell, con una Mercedes zoppa (anche se dal Belgio è stata rivitalizzata dalla DT039) è a soli sette punti da Perez e a sedici da LeClerc (pazzesco) e, soprattutto, è avanti di trentacinque comodi punti all’ingombrante compagno. L’anno scorso gli “esperti”, tifosissimi proprio di sir Lewis tra l’altro, parlarono di “tonfo” di Charles, visto che la classifica finale diceva che Carlos gli era finito davanti. A parte cha la “fine analisi” non teneva in considerazione una serie di fattori (incluso quello che il monegasco ha rischiato di vincere l’anno scorso proprio a Montecarlo con la macchina che si ritrovava), ebbene ora cosa dovremmo dire di Hamilton? Il campione inglese ha spadroneggiato in lungo ed in largo ed ora che ha una macchina “più umana”, precipita tra i comuni mortali ed arranca a tal punto che dobbiamo sorbirci scenette al limite del patetico, dove a stento esce dalla macchina per poi zoppicare vistosamente. Il bumping dovuto al porpoising è per tutti i piloti in pista, nessuno escluso, evidentemente non per il campione inglese, tanto che il buon Toto ha dovuto invocare il sempre verde “motivi di sicurezza” come argomentazione valida per frenare la caduta del campione e di tutta la squadra che stava sprofondando lentamente nel mid field a causa di un progetto totalmente cannato.

La caduta degli dei è lenta e rovinosa ed a volte il botto che si produce, una volta raggiunti il suolo, può essere rovinoso. Questo è quello che è successo a Vettel, il quale non fa nulla per frenare questa caduta; anzi se mai l’accelera. Vettel è stato il pilota che ha inaugurato la dinastia dei domini nella F1 moderna: voglio dire, dopo l’era Schumacher abbiamo avuto una sana alternanza di campioni. A partire dal tedesco e cioè dal 2010, fino ad ora, salvo la parentesi “regolamenti di conti in casa” chiamata Nico Rosberg, abbiamo avuto solo due campioni ed ora pare la volta (dio ci scampi!) di Verstappen. La parabola di Vettel, quella della salita all’Olimpo, è stata a dir poco prodigiosa: tra talento (non si vince a Monza con una Toro Rosso sotto la pioggia per caso… diamo a Cesare quel che è di Cesare) e, soprattutto, l’onnipresente e imbattibile mezzo, supportato dal giusto peso politico della sua squadra, ne hanno fatto un dio da idolatrare e la beatificazione è stata raggiunta solo quando è arrivato in Ferrari… naturalmente. Il fatto è che proprio la Rossa è stata la sua rovina (di certo non dal punto di vista economico), in quanto il buon Vettel non ha saputo sfruttare l’occasione appieno (anche a causa della regressione della squadra e della reazione di AMG si capisce) e poi… e poi è arrivato LeClerc ed è dovuto scappare a gambe levate. La differenza tra lui e Alonso, perché entrambi sono in squadre disastrate ed appartenenti alla vecchia guardia, è che l’asturiano fa parlare i fatti e, quindi, la pista per lui, mentre il tedesco fa parlare la bocca e a sproposito anche. Un pilota ormai senza mercato, dove il rapporto prezzo qualità è totalmente sfavorevole, sapendo bene che è a fine carriera (credete sia un caso che si ritiri?), cerca di mungere la vacca facendo parlare di sé più per quello che dice, e le sue gesta di presunto impegno civile, che per i fatti in pista. Ancora riecheggiano nell’aria, in questa lunga pausa aspettando il GP di Singapore, le sue parole di scherno nei riguardi del nostro Presidente della Repubblica il quale, piaccia o meno, è pur sempre il nostro Presidente. Del resto Vettel non è la prima volta che scade nel volgare visto che mandò a quel paese il compianto Whiting in mondo visione. Arrancare, soprattutto, contro un compagno che è un vero mediocre e si ritrova in F1 solo perché il padre gli ha comprato una intera scuderia, non deve essere semplice soprattutto quando era abituato ad avere il mondo a i suoi piedi. Il declino di Seb non è iniziato ora certo, la sua avventura in Aston Martin evidentemente ne segna solo la coerente fine.

Mi auguro che Verstappen abbia degni avversari nell’avvenire e che Charles sia uno di questi, sia per lo spettacolo sia perché il suo talento, non venga mortificato dalla solitudine della concorrenza, proprio come accaduto con il suo acerrimo avversario in questi sette lunghi anni. L’ascesa all’Olimpo è dura, eppure i campioni della vecchia guardia insegnano che la caduta degli dei è un attimo.

 

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: LA F1 NON S’E’ DESTA

Anche il GP d’Italia, uno degli eventi di F1 più attesi dell’anno, viene archiviato e viene fatto nel modo più orrendo che si possa immaginare e naturalmente con non poche polemiche. Il tempio della velocità per eccellenza (almeno prima si raggiungevano anche i 370 km/h), il circuito più veloce del mondo, il GP dove conta solo il piede dell’acceleratore affondato per il 70% del giro termina nel modo più ignominioso… in regime di Safety Car a si e no 150 km/h di media. Niente da fare… la F1, a differenza del nostro Paese cantato nell’inno di Mameli, non s’è desta.

Per il secondo GP consecutivo, ci dobbiamo sciroppare tutta l’inadempienza e la sudditanza di un circo (il termine circus è troppo professionale… con tutto il rispetto per i circensi si capisce!) che palesemente dipende dalle due super potenze Red Bull e Mercedes e non smetterò mai di ripeterlo, Ferrari ha una grossissima responsabilità in questo stillicidio. Per l’ennesima volta ci troviamo una monoposto ferma in rettilineo (a Monza!) e di nuovo ci troviamo di fronte all’inamovibilità della direzione gara, perché conscia che qualunque azione applichi (ed una Safety Car o bandiera rossa sono le uniche alternative possibili) determinerà l’esito della gara. Evidentemente i fatti di Abu Dhabi dell’anno scorso bruciano ancora, forse quella scelta di Masi fu troppo eclatante ed ecco che per risolvere un problema ne viene creato uno ancora più grande, tanto che (l’ironia della sorte non ha confini) addirittura si invoca il ritorno dello stesso ex direttore, silurato proprio dopo i fatti di Abu Dhabi. Nessuno si vuole prendere la responsabilità, sebbene siano pagati proprio per quello e guai se ciò avviene se a condurre il GP c’è la Red Bull dell’idolo del momento.

Sia chiaro a tutti voi che avete lo stomaco di leggere questo mio pensiero, in modo di placare ogni tipo di polemica, che il sottoscritto non crede e non ha mai creduto che, ammesso e non concesso ci fosse stata una ripartenza, sia dopo Safety car o da fermo dopo una eventuale bandiera rossa, LeClerc avrebbe avuto una possibilità di vittoria. Attualmente il pacchetto RB18 – Verstappen è una macchina da guerra inarrestabile e non ci sono illusioni perché i restanti GP che si devono disputare li ha già vinti! Certo, alla notizia che l’olandese partiva settimo, mi ero quantomeno illuso che avrebbe perso due, tre giri per liquidare tutti i colleghi che lo separavano dal redivivo LeClerc. Poi ho visto la partenza scellerata di Norris, il tappeto steso da Gasly e la non trazione di Ricciardo in uscita dalla Parabolica (con tutto il rispetto per Michele Alboreto, per me quella curva si chiamerà sempre a quel modo) e mi rendo conto che, alla fine del primo giro, non solo Verstappen era già terzo, addirittura aveva già vinto!

Eppure la Beneamata ha reagito e piacevolmente stupito, in quanto ha provato a diversificare e a non subire l’infausto destino  dell’unica strategia consentita su una pista come quella brianzola. Binotto, prima della partenza, aveva detto che fino ad ora la Safety Car ha sempre fatto ingresso in pista ed è proprio su quello che la Rossa puntava ed hanno avuto ragione. Purtroppo le modalità sono state quelle che tutti noi abbiamo visto. La F1 non s’è desta quando ci vogliono due giri per far uscire una Safety Car quando in rettilineo c’è una monoposto. La F1 non s’è desta quando c’è un trattore in pista con le monoposto che, per quanto possono andare piano, hanno comunque una velocità pazzesca e inevitabilmente ci hanno riportato a Suzuka 2014! La F1 non s’è desta quando non si assume le proprie responsabilità, non mettendo una palese bandiera rossa, affondando così lo sport per far prevalere gli interessi del team di turno padrone. Sappiamo benissimo che Red Bull e Mercedes sono le principali squadre che fanno girare tutta la giostra ed ecco che ci tocca assistere ad oscenità come quelle viste domenica scorsa. Centinaia di migliaia di spettatori che hanno pagato a caro prezzo l’obolo, pardon il “token” d’ingresso, mortificati da uno spettacolo insulso, una farsa mai vista. Domenicali, in una fase di esaltazione mentale, visto il grande successo che la F1 sta riscuotendo in tutto il mondo (su questo c’è da dargli atto perché abbiamo la fila da parte di ogni Paese per ospitare un GP ed ogni evento è sempre sold out), elargisce proposte per spettacolarizzare ancora di più la Formula wrestling a cui assistiamo ogni weekend, non ultima la griglia invertita (!). Ebbene come può il buon Stefano spingere in tal senso e permettere, nel contempo, che lo stesso spettacolo da egli perorato si concluda a quel modo?

Molto probabilmente, quando Verstappen avrà chiuso le pratiche (tra Singapore ed Austin… manca poco ormai), forse la prona F1 anglo centrica, permetterà una condotta più lineare e all’altezza dell’evento che organizza e scommetto che quando, all’improvviso, diverrà coerente ed equanime ci sarà proprio quella martoriata Ferrari che “a casa sua” è stata malmenata. Se abbiamo evitato l’umiliazione, dobbiamo ringraziare solamente il mancato campione LeClerc, che ha portato a casa una pole che è un mezzo miracolo e a quel “pippone” di Sainz che ha fatto una rimonta non scontata, visto che a Monza non è così semplice il sorpasso e, udite udite, proprio quel muretto tanto bistrattato che ha osato ed ha cercato di diversificare il più possibile la strategia… perché a parità di opzioni e senza Safety Car, Verstappen al traguardo ci avrebbe dato almeno trenta secondi.

Il Presidente, bontà sua e come anticipato la settimana scorsa, ci ha degnato della sua presenza e (finalmente!) ha elargito parole positive verso la squadra, confermando la fiducia a Binotto anche se ha voluto sottolineare che la Gestione sportiva “è un’altra cosa”. Jhon Elkann se ha detto quello che ha detto è solo perché è con l’acqua alla gola, in quanto sa bene che se mandasse via Binotto, non solo sfascerebbe un gruppo che nel bene e nel male è consolidato (visto la telenovela in casa Red Bull tra Verstappen e Perez? Ormai sono cosi forti che si possono permettere persino screzi in mondo visione con scie volutamente non offerte), non solo sa che poi si dovrebbe ricominciare tutto daccapo, bensì sa perfettamente che sul carro della Rossa non ci vuole venire nessuno; di certo non a queste condizioni. Intanto anche quest’anno sportivo sta lentamente finendo e, sebbene le premesse fossero ben altre rispetto alla realtà che stiamo vivendo, attendiamo sempre una maggiore presenza politica da parte della Ferrari, perché (e quanto successo quest’anno lo dimostra caso mai ci fossero stati dubbi) i GP prima di vincerli in pista si devono vincere nelle stanze che contano. Forse ad Elkann ciò non interessa più di tanto, eppure se la F1 attrae sempre più pubblico è perché finalmente c’è nuovamente competizione e non monologhi di una squadra sola e, soprattutto, perché c’è una Ferrari che è ritornata nuovamente competitiva, DT039 a parte.

A volte mi viene il dubbio che la Rossa sia usata solo come specchietto per le allodole, come una luce ultravioletta che attira le mosche: una Ferrari competitiva serve ad attirare pubblico in tutto il mondo per poi, al momento opportuno, tarparle le ali per indirizzare il mondiale in altre direzioni. Lungi da me fare dietrologie da tifoso da curva… eppure sono troppi i dubbi su questa dannata direttiva che ha allontanato la Rossa dai bibitari, facendo riavvicinare la Mercedes ad essa, così come rimarrà sempre un mistero il livello prestazionale della Red Bull (solo con Max ovviamente) nonostante il budget cap imponga ben altre spese. Prestazioni che sono inarrivabili al momento e che, di certo, non hanno bisogno di essere accompagnate fino al traguardo dietro una safety car… spiacente, la F1 così proprio non s’è desta!

 

Vito Quaranta