F2 ARABIA SAUDITA 2021 – PIASTRI DOMINA E VEDE IL TITOLO

Il weekend della F2  in Arabia Saudita è stato piuttosto sgradevole. Come per la sorella maggiore, i maggiori problemi sono emersi dalle catteristiche della pista. A sua differenza, tutti i piloti si sono comportati in modo dignitoso e il mondiale si è praticamente concluso. Non c’è la certezza matematica, ma con più di cinquanta punti sul vantaggio sul secondo Oscar Piastri ha praticamente vinto il mondiale di F2 2021. Proseguiamo con ordine.

Nei due mesi di distanza che ci hanno separato dall’ultimo round di Sochi, sul fondo della griglia ha avuto luogo una piccola rivoluzione. Debutano ben quattro nuovi rookie, tutti provenienti dalla F3. Essi sono Logan Sargeant (HWA Racelab, al posto di Jake Huges), Olli Caldwell (Campos Racing, al posto di David Beckmann), Jack Doohan e Clement Novalak (MP Motorsport, al posto di Richard Verschoor e Lirim Zendeli). Non potevano trovare un tracciato peggiore per esordire.

La F2 ha avuto il poco glorioso compito di inaugurare il tracciato di Jeddah. Come da (mie) previsioni, le prove libere si sono disputate dopo un ritardo di quasi un’ora. La sessione è stata movimentata, con la bandiera rossa uscita in occasione degli incidenti di Sargeant e di Alessio Deledda (HWA). Il miglioramento della pista nei minuti finali ha permesso a Robert Shwartzman (Prema) di concludere la sessione davanti a tutti. Più indietro gli altri contendenti per il titolo: Guanyu Zhou (Uni Virtuosi) è 7°,  Oscar Piastri (Prema) 10° e Theo Pourchaire (ART) 13°. Si distingue Ralph Boschung, secondo con la modesta Campos, mentre tutti i rookie sono in fondo alla classifica.

Dopo poche ore si arriva al momento più importante del weekend (e, a posteriori, del finale di stagione), le qualifiche. L’andamento ha ricordato quello della F1: Shwartzman è il pilota più in palla, si in stalla in testa fin dal primo minuto e, man mano che i minuti passano, respinge tutti gli usurpatori. Nei minuti finali, si lanciano tutti quanti, e perdiamo il primo contendente per il titolo: Dan Ticktum fora e non può partecipare al rush finali, con pesanti conseguenze sulla sua posizione finale.

Oscar Piastri, finora autore di una qualifica poco memorabile, all’ultimo momento utile balza in testa alla tabella dei tempi, ma c’è Shwartzman in dirittura di arrivo. La pole sembra fatta per il russo: ha due decimi di vantaggio e gli manca solo l’ultima curva. Come Verstappen in F1, compie un errore in entrata e perde tutto quello che aveva guadagnato. Concluderà secondo, staccato di 165 millesimi dal teammate.

Oscar Piastri conquista la quarta pole consecutiva, eguagliando il record di pole consecutive di Leclerc, e ipoteca il mondiale. Non solo la posizione è la migliore per affrontare la Feature Race, ma i quattro punti bonus gli permettono di estendere la leadership a 40 punti su Zhou e 47 sul teammate. Esperienza è il nome che si dà ai propri errori; oggi il russo ha imparato molto. Come si vedrà, la pole sarà la chiave di volta per il weekend dell’australiano.

Dopo il duo Prema, la seconda fila ospita la coppia piloti ART, con Pourchaire davanti a Christian Lundgaard, che ritorna nelle prime posizioni dopo tempo immemore. Discorso simile per Felipe Drugovich, che si qualifica 5°, davanti al teammate Zhou, sesto e con l’acqua alla gola in campionato. Sempre meglio di Ticktum, che conclude 11° dopo le disavventure già narrate. Ralph Boschung è il migliore degli “altri” e conclude 7° con la Campos mentre Clement Novalak è il migliore dei quattro deb, dodicesimo.

Malgrado il circuito non sia un capolavoro di design (rivoltante il design delle curve da 1 a 4, parere personale), gara 1 si è stata divertente.

Per effetto dell’inversione della griglia parte dalla pole Liam Lawson (Hitech), affiancato dall’ex promessa Marcus Armstrong (DAMS), mentre la seconda fila ospita il teammate Juri Vips (sempre Hitech) e il già citato Ralph Boschung. Al via Armstrong parte meglio del rivale; Lawson prova a resistere ma finisce fuori pista. Taglia curva 2 (spoiler: lo sentirete spesso) e deve cedere la leadership al connazionale della DAMS.

Come da previsioni, dopo neanche trenta secondi dal via entra la SC a causa di una serie di collisioni avvenute in fondo al gruppo. Alla ripartenza, Zhou cerca di sorpassare Lundgaard con una manovra decisa all’esterno di curva 1, ma il cordolo gli fa perdere reattività nel cambio di direzione e si scontra con la ART. Il cinese ha la peggio, si gira e deve cambiare il muso, mentre Lundgaard perde poche posizioni.

La difficoltà di portare a termine sorpassi in maniera pulita a Jeddah è mostrata dal duello Ticktum – Viscaal per la decima posizione. Dopo quattro giri in cui sfrutta ogni centimetro di asfalto, si libera definitivamente del rivale solo al settimo giro. Davanti la storia è simile, ma grazie ai problemi  con le gomme di alcuni piloti (come Ralph Boschung, che da 3° piomba in quindicesima posizione) la gara si fa guardare. Tra i vari duelli, Shwartzman supera Lundgaard per la sesta posizione tagliando curva 2. La penalità arriva puntuale, ma meglio 5s che languire per tutta la gara dietro a una macchina più lenta (se si verificano dinamiche del genere, il progettista NON ha fatto un buon lavoro).

Nel finale la corsa si anima. Al quattordicesimo giro (su venti) Pourchaire scivola in curva 22 e si schianta. Un altro pretendente che dice addio al titolo. La SC si fa da parte dopo tre giri e nei giri finali ha luogo l’azione più divertente del weekend, grazie al combinato disposto di piloti molto lenti e pista poco predisposta per i sorpassi.

Armstrong vince di un soffio su Lawson, dopo un ultimo giro passato a rintuzzarne gli attacchi. Prima vittoria dell’alfiere DAMS nel campionato di F2. 18 mesi fa il neozelandese era visto come uno dei futuri protagonisti della serie, ma la storia ha avuto altri piani.

Vips resiste a Drugovich e conquista l’ultimo gradino del podio. Shwartzman (gpv), quinto sul traguardo, viene penalizzato e conclude sesto alle spalle di Jehan Daruvala (Carlin), autore di un bellissimo doppio sorpasso su Lundgaard e Piastri. All’ultimo giro si assiste anche una lotta molto tirata tra Piastri, Lundgaard e Ticktum. L’inglese sorpassa entrambi, mentre il danese compie un capolavoro in difesa e conserva l’ultima posizione valevole per i punti. Daruvala sarà successivamente penalizzato per aver sorpassato Ticktum fuori dai limiti di curva 1 (again, grazie Tilke) e scala decimo. Come consolazione, l’indiano partirà in pole in gara 2. Shwartzman torna quinto.

Dopo la seconda inversione della griglia, in pole c’è Daruvala, seguito da Bent Viscaal (Trident) e Piastri. Gara 2 ha un andamento simile a gara 1, anche se risulta meno intensa.

Al via Piastri scavalca Viscaal, mentre in fondo al gruppo si scatena il caos, con una serie di collisioni che miete diverse vittime, tra cui il vincitore di gara 1 Armstrong. Pourchaire e Zhou ringraziano e scalano diverse posizioni.

Restart, e Daruvala manca la frenata di curva 1. L’indiano taglia la curva e rimedia 5s di penalità. Piastri, in seconda posizione, si vede la vittoria servita su un piatto d’argento. Poco dopo, Vips rompe l’alettone nel tentativo di sorpassare Drugovich e si ritira. La gara è animata dalla lotta per la terza posizione tra Lundgaard, Viscaal e Piastri. Il danese taglia curva 1 per difendersi, e la penalità arriva puntuale.

Malgrado i fermi tentativi di Shwartzman, la Trident si rivelerà un ostacolo insormontabile. Al contrario, Piastri sorpassa Daruvala, malgrado in teoria potesse accontentarsi della seconda posizione. Una SC entrata a tre giri per rimuovere la macchina incidentata di Lawson chiude i giochi, e ci rimettono soprattutto Daruvala e Lundgaard, che a causa della penalità penalità sul tempo finale, concludono ultimi dopo aver passato buona parte della gara sul podio virtuale.

Alla fine vince Piastri, autore anche del giro più veloce, davanti a un coriaceo Viscaal (che porta la Trident sul podio per la prima volta dal 2016) e a Shwartzman, che tutto sommato non poteva molto di più, partendo dalla settima posizione.  L’australiano è sempre più vicino al titolo. Zhou finisce ottavo e conquista un punto. Meglio di lui ha fatto Pourchaire, che da 19° conclude 6° con un’auto riparata all’ultimo momento.

L’eroe di giornata comunque è Jack Doohan, che, da rookie e nel circuito più infame, ottiene uno splendido quinto posto.

Con il podio di Shwartzman e la vittoria di Piastri, la Prema conquista il secondo titolo Costruttori consecutivo.

Si arriva alla Feature Race, il piatto forte del weekend. Circa.

Prima quaranta minuti di ritardo per riparare le barriere, danneggiate dalla Porsche Supercup.

Alla partenza Pourchaire stalla e Enzo Fittipaldi lo tampona a piena velocità. Bandiera rossa e tanta paura (anche perché non hanno mai fatto rivedere i replay – all’inizio ci può stare, ma una volta capito che i piloti stanno bene, la scelta appare ridicola), ma alla fine il brasiliano se la cava con un tallone rotto e un occhio nero. Poteva andare peggio, ma intanto si accumulano altri cinquanta minuti di ritardo.

Alla fine la gara riprende nel pieno della valenza agonistica, per quanto accorciata a venti minuti + un giro, partenza dietro la SC (griglia di partenza: quella del giro 1) ma comunque pit stop obbligatorio. La “pacchia” durerà poco.

La gara vede qualche lotta nei primi giri: Daruvala perde due posizioni ai danni di Drugovich e Vips, mentre Boschung (che aveva guadagnato 4 posizioni al primo via) resiste con durezza a Zhou. Gli ultimi giri non arriveranno mai: nelle retrovie Caldwell perde il controllo e Samaia non lo può evitare (sempre per effetto del grandioso design del tracciato).

Entra la SC, ma si capisce che la cosa andrà per le lunghe. Il direttore di gara ci dà un taglio e sospende la gara, stavolta in maniera definitiva, e attribuisce il punteggio dimezzati ai primi dieci.

Vince Piastri davanti a Shwartzman, Boschung, Zhou e Drugovich. L’australiano è anche l’autore del giro più veloce. La seconda vittoria nell’arco dello stesso weekend (secondo pilota a riuscirci dopo Vips a Baku) permette a Piastri di estendere la sua leadership in modo quasi definitivo.

Con 213,5 punti contro i 162 dell’inseguitore più prossimo, Shwartzman, Piastri ha di fatto vinto il mondiale. Per poter avere qualche vaga possibilità di vincere, i rivali a Jeddah dovevano compiere il weekend perfetto. Per la loro disperazione, è stato Piastri a riuscirci: doppia vittoria, pole position e due gpv su tre, grazie anche a una generosa dose di fortuna. E’ interessante osservare che buona parte del risultato di Piastri in gara 2 e nella Feature Race è maturato per via della pole. Se Shwartzman avesse affrontato bene l’ultima curva in qualifica, la realtà ora sarebbe diversa (ma fino a un certo punto). Ad Abu Dhabi si assegnano ancora 65 punti, quindi in teoria anche Zhou (terzo a 149,5 punti) è ancora in lotta, ma sono le speranze che solo l’aritmetica può dare.

Piastri è stato un autentico schiacciasassi quest’anno. Non ricordo una gara storta o un suo singolo errore. Ha pienamente meritato il titolo.

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

[Tutte le immagini sono prese dal sito o dall’account ufficiale Twitter della F2]