Siamo cosi giunti alla conclusione di questo lunghissimo mondiale, dove di certo le emozioni ed i colpi di scena non sono mancati affatto. Tant’è vero che anche l’ultimo GP dell’anno, disputatosi domenica scorsa, non ha tradito le aspettative di una stagione intera e, sebbene l’esito doveva essere scontato vista la qualifica di forza svolta da McLaren, abbiamo seguito tutta la gara in apnea visto cosa è successo già alla partenza e, proprio a cominciare da quell’episodio, abbiamo avuto già i primi segnali dal futuro (a tal proposito ringrazio “Marloc”, un affezionato lettore di questa rubrica, che mi ha ispirato nel dare il titolo all’articolo).
Chi ha sbagliato nel contatto tra Piastri e Verstappen? Di sicuro l’australiano doveva e poteva lasciare spazio, cosi come l’olandese avrebbe potuto evitare quella mossa disperata, perché sarebbe stata più giustificabile se lui o la sua squadra si stessero giocando ancora qualcosa. Fatto sta che ala fine il pilota McLaren ne ha pagato le conseguenze, sia in termini di posizioni perse al momento dell’incidente e, sia perché dopo ha dovuto scontare la punizione che gli è stata comminata in seguito. Eppure in quella chiusura di Piastri, ai danni di Verstappen, più che un errore ci ho visto uno dei primi segnali dal futuro che vedremo già dall’anno prossimo. Oscar mi ha dato l’impressione con quella manovra, che ha voluto lanciare un messaggio forte al campione olandese, ed è quello che l’anno prossimo sarà con lui che se la dovrà vedere e, con quella chiusura gli ha voluto far capire che lui nel corpo a corpo, a differenza del compagno, non si tira indietro. Paradossalmente infatti il problema più grande, proprio in chiave 2025 per Lando Norris, non sarà tanto Max e la coppia Rossa quanto proprio il compagno che in quest’anno che si è ormai concluso, non ha fatto altro che prendere le misure come si suol dire. McLaren conclude, da campione, con la vettura più forte e questo è un fatto quindi a meno di sconvolgimenti, l’anno prossimo sarà una pretendente al titolo (sia piloti che costruttori) come logica impone. Paradossalmente il buon Lando forse si è visto scivolare tra le dita proprio la sua unica possibilità di poter vincere il mondiale più importante, in quanto nell’anno che verrà la concorrenza sarà agguerrita e spietata e, considerando quello che ha mostrato (mai all’altezza del compito assegnatogli), per lui saranno dolori veri. Piastri di sicuro non sarà cosi remissivo come è stato quest’anno e, sebbene in una Sprint gli ha regalato una vittoria (restituita successivamente proprio dall’inglese), è anche vero che nel corso di questa stagione che ormai è finita, gli ha fatto vedere e capire quali sono le sue reali intenzioni che di certo non sono quelle di essere uno scudiero. Nel GP del Giappone del 2023, alla partenza, Max diede una spallata prima a Norris e poi a Piastri senza tanti complimenti e già in quell’occasione dissi che i piloti papaya, con quell’atteggiamento, avrebbero fatto poca strada con uno come Max. I fatti accorsi in questo mondiale 2024 mi hanno dato ragione sicuramente con Norris, il quale non solo non è mai stato in grado di affrontare il corpo a corpo col campione Red Bull, addirittura è stato manchevole anche sulla distanza e cioè in quella che viene conosciuta come lotta di nervi. Piastri domenica scorsa ha voluto mettere le cose in chiaro a tal proposito e, sono sicuro che ne vedremo delle belle nel mondiale che verrà; i segnali dal futuro ci sono tutti.
Nel frattempo onore ai vincitori, i quali anche se con affanno, sono riusciti a riportare il titolo a Woking dopo quasi un ventennio che poi è lo stesso periodo di attesa delle Beneamata, la quale quest’anno, aveva il dovere di vincerlo quel titolo. La Scuderia si era prefissata come obiettivo di vincere tra i quattro e cinque GP, solo che questo target sarebbe stato ottimo in previsione di una Red Bull praticamente dominante. A mio giudizio la Rossa, considerando che i bibitari hanno corso con un pilota solo, che McLaren ha sprecato tantissimo e, considerando che Mercedes ha fatto da arbitro con quelle vittorie di tappa (togliendo punti pesanti agli avversari), era obbligata a vincere il mondiale Costruttori, a maggior ragione che ha avuto a disposizione la migliore coppia del mondiale senza se e senza ma. Domenica scorsa i Rossi hanno dato l’ennesima prova di quanto dico, caso mai ce ne fosse ancora bisogno: infatti se manca l’uno c’è sempre l’altro e cosi è stato, visto che Charles è stato afflitto da ogni sfiga possibile ed immaginabile e quindi costretto a partire dalle retrovie, ed ecco che ci ha pensato Sainz a tenere vive le speranze della Ferrari e ciò non di meno, il mai domo LeClerc, tira fuori dal cilindro una partenza da antologia superando 10 vetture in un amen tanto da arrivare sul podio immediatamente dietro il compagno. Proprio in virtù di questo il risultato della Ferrari va stretto, per questo sebbene sia positivo, comunque lascia l’amaro in bocca in quanto nonostante il disastro degli aggiornamenti spagnoli, a Maranello hanno dato segnali di reazione veramente perentori e questa squadra avrebbe dovuto riuscire nel colpaccio. Ci sarà la possibilità l’anno prossimo? I segnali dal futuro ci sono tutti e la logica impone di dire di si, eppure proprio lo sviluppo (cannato) della vettura da parte di tutte le squadre, ci fa stare sul chi va la perché con questo regolamento (godetevelo finche dura!) si vive costantemente sull’incertezza. Il parallelismo del risultato odierno, con quanto ottenuto nel 2022, balza immediatamente all’occhio. Stesso successo positivo? Non proprio visto che due anni fa la Rossa terminò seconda nel mondiale Costruttori e Piloti, con una Red Bull dominante (seconda metà di stagione sicuramente) e con una dirigenza totalmente assente (altro che segnali dal futuro!) già ancora prima che iniziasse quel mondiale.
Intanto proprio con la partenza di Sainz, l’ultimo tassello di Binotto viene definitivamente tolto e di fatto siamo entrati ufficialmente, al 100%, nell’era della Ferrari di Elkann dove tutto è plasmato a sua immagine e somiglianza e, l’arrivo di Hamilton ai danni proprio dell’iberico (persino il modo di come Sainz è stato appiedato rispecchia codesto apparato dirigenziale) ne è la plastica rappresentazione. Sainz ci mancherà, ci mancherà maledettamente. Un pilota che di sicuro non è baciato dal talento che ha Charles e, di sicuro fortissimo, perché innanzitutto non ha affatto sfigurato di fianco al monegasco e soprattutto, perché la mancanza del talento (inteso come guida pura) viene compensata con la metodologia di lavoro che ha portato i suoi frutti, la stessa metodologia che ha costretto Charles a fare un balzo avanti nell’evoluzione della sua maturazione, perché se cosi non fosse stato lo spagnolo se lo sarebbe mangiato vivo il monegasco! Motivo per cui Verstappen “vuole stare tranquillo” e per questo ha detto no alla sua venuta in squadra. Se Charles l’anno prossimo potrà e saprà tenere testa ad uno come Hamilton (il quale tutto è tranne che finito), sarà grazie anche alla convivenza che ha avuto con un coriaceo compagno quale è Carlos Sainz. Perciò grazie di tutto Carlito, ferrarista una volta ferrarista per sempre mi piace dire e, se i segnali dal futuro non mentono considerando il buon rapporto col quale si è lasciato con la Beneamata, chissà che non ritorni di Rosso vestito.
Vito Quaranta