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LA VERSIONE DI SELDON: 1, X, 2 E….PEDALARE.

Ognuno di noi conserva nella memoria determinate circostanze, legandole al luogo, al momento e alle contingenze. Ciò che rimane è il fatto! Per es. che una volta la domenica si svolgesse un intero turno di partite di calcio è un fatto! Che molti di noi lo facessero con la schedina in mano, con un inizio e una fine nel giro di 2 ore compreso l’intervallo, è un altro fatto!

Spiaggia.

I fine settimana di settembre, di ottobre, pure di novembre se c’era il sole, erano “fuga dalla realtà”. Fuga dalla scuola che stava per ricominciare, o dal lavoro che per una settimana aveva oscurato le ancora calde e limpide giornate pur accompagnate da una gelida acqua a causa di maestrale e tramontana. Per ritrovarsi lì senza la scusa dell’ombrellone c’era la lettura attesa, popolare e condivisa della schedina. Si parcheggiava la macchina o la moto a bordo spiaggia e lì, o anche sulla sabbia si chiacchierava con la colonna sonora dell’orchestra diretta dal maestro Ameri.

Primo violino Sandro Ciotti, tromba Tonino Carino da Ascoli ecc. Rivedevi tutte le facce di luglio e agosto tranne quelle dei turisti. Era la domenica del villaggio, una festa privata. 13 partite seguite contemporaneamente che cambiavano continuamente l’umore.  13 che a dieci minuti dalla fine diventavano 9.  8 che diventavano 12.  11 che rimanevano 11…! Sapevi quando partivi e sapevi quando arrivavi. Non c’era niente prima e non c’era niente dopo se non i commenti del prima e del dopo. Era bello! Produceva ansia iniziale, e poi nervosismo da tic. Infine era liberatorio! Per chi vinceva e per chi perdeva.

Non c’è più motivo oggi per andare là (che non sia ovviamente “il mare d’inverno”) perché hanno da tempo fatto a pezzi quel 13. Hanno addirittura proposto ultimamente di giocare tutte le partite singolarmente senza sovrapporle, cioè in orario diverso per ciascuna.

Passato.

Molti di noi sanno, anche non avendole viste, che le prove di qualificazione in F1 un tempo si svolgevano in modo diverso dall’attuale. Siamo passati dalle prequalifiche per eliminare una quota di partecipanti (quando questi erano troppi) all’introduzione del 107% per superare le qualifiche e/o eliminare i troppo lenti, insieme a giri secchi a serbatoio scarico e poi carico per la prima parte di gara nei giorni di venerdì e sabato, e via andare. E naturalmente il warm-up, fino al 2002. Una sessione pre-gara della domenica mattina per assettare le macchine al meglio. Senza dimenticare la dimenticabilissima “sedia rovente” del 2016, diventata fredda subito. Un pilota eliminato ogni minuto e mezzo nelle tre sessioni fino agli ultimi due highlanders.

Insomma, la questione delle qualifiche non si è mai definitivamente risolta anche se lo schema attuale è in vigore con pochissime varianti dal 2006. A nessuno però era mai venuto in mente di sostituire una qualifica in senso stretto con una serie di frazioni di qualifica di cui fa parte anche una mini-gara. Fino ad oggi!

Un assaggio in tal senso lo avevamo avuto nel rocambolesco finale del gran premio di Baku. Un gp che si era messo su un binario piuttosto diritto fino a quando, prima Stroll e poi Verstappen, hanno loro malgrado azionato uno scambio. Nella prima occasione, con ripartenza dietro SC, poche variazioni se non che il ricompattamento ha messo alcuni in condizione di giocare una partita diversa. La seconda occasione però si è dimostrata una variabile potente, in grado addirittura di sovvertire quanto sembrava ormai acquisito.

E’ qui che dobbiamo analizzare cosa sarebbe e cosa non sarebbe una sessione di gara anzi che di qualifica in relazione al premio in palio.

Chiaramente nei due giri di Baku si trattava di un all-in, in cui alcuni si giocavano un risultato importante per la classifica. Abbiamo piacevolmente rivisto una vecchia conoscenza, tale Sebastian da Heppenheim, arpionare un podio in maniera vigorosa. Un giovane leone francese. Un vecchio leone spagnolo che ha azzannato un incredibile sesto posto e un altro vecchio ingordo (accezione positiva) leone inglese (insomma…) che pensava di avere ancora abbastanza denti per un cosciotto decisamente grande e appetitoso.

Ci siamo divertiti tutti. Ma non era penso lecito pensare alla futura sprint-race di qualifica come una riproposizione in grande di questo flash di spettacolo. Troppo diversa la dimensione della posta in palio, troppo grande il rischio di vanificare gli sforzi di tutto il team per arrivare al meglio alla gara vera, quella dei punti e delle posizioni importanti.

Cosa è stata?

A mio modo di vedere una blanda parata di 17 giri a cui si possono rimproverare tutti i difetti della gara in senso stretto. DRS per permettere i sorpassi, controllo della condizione e della temperatura delle gomme, ecc. A cui aggiungiamo la mancanza della presa di rischi eccessivi per i primi, per i quali conquistare il premio grosso è talmente più importante che dopo pochi giri andavano per acquisire gli spiccioli. L’unico movimento lo abbiamo avuto come prevedibile da centro gruppo in poi, con Sainz che sfortunato si è ritrovato retrocesso in undicesima posizione e Alonso che viceversa ha imperiosamente guadagnato diverse posizioni.

Tutta gente che parte per arrivare più o meno dove è partita, guadagnare zero punti sia per se che per la squadra e magari rischiare di non portare a casa in gara quei pochi punti che magari a fine stagione valgono diversi milioni. No, non mi è piaciuta! Non solo perché l’avevo messo in preventivo, ma soprattutto perché è stata piuttosto noiosa. C’è davvero qualcuno che pensa che quanto è successo tra Hamilton e Verstappen la domenica potesse succedere il sabato!? Non scherziamo! Altro che i tre giri di Baku!

Questo porterebbe a pensare che due gare vere con punti veri in palio, sarebbero meglio. Parlo di meglio rispetto al peggio, che è comunque un magro risultato.

Paure.

La mia paura, e penso non solo mia, è che succeda come per le domeniche dimenticate del calcio. Dividi l’interesse tra più giorni di gara e dividi anche il pathos. Il primo giorno anestetizzi l’ansia per il risultato finale, ed è probabile che a seconda del trend della prima gara la seconda perda attrattiva e resti addormentata. Costringi le persone, almeno gli appassionati, a dedicare all’evento l’intero weekend. E se penso a quanti hanno famiglia e già faticano a ritagliare due ore la domenica nel telo del weekend capisco che molti molleranno. E il disinteresse porterà all’abbandono, perché al contrario del calcio per il quale ogni tifoso ha uno spazio dedicato alla sua squadra e poi verifica in relazione a quanto successo alle altre, per la formula1 spezzettare significa spezzettare anche il tempo per la propria squadra, per il proprio pilota. Valido per tutti!

L’altra mia paura è che venga davvero esteso a tutti o quasi i gp, a dispetto del gradimento del pubblico. Perché il gradimento è di Sky, e Sky con LM deciderà come organizzare gli eventi futuri così come decide come organizzare il campionato di calcio (tanto DAZN o Sky cambia niente). E questa paura è dovuta anche alle sconclusionate parole pre-gara del presidente della FIA, sua Eminenza Don Menicali: “sarà sicuramente un successo. Siamo sulla strada giusta”! Non aveva visto neppure un giro…..

Nebbie.

C’è qualcuno (parlando di quelli che hanno davvero un peso nel futuro di questo sport) tra gli organizzatori, gli sponsor, i team, i network, che abbia notato anche solo di sfuggita che è bastato ridurre di 30 minuti il tempo delle fp per ravvivarle al punto che in ognuna delle tre le squadre se le danno in pista a suon di giri da qualifica? A che serviva una doppia qualifica di cui quella vera è addirittura quella dei giri meno veloci del sabato? La nebbia non si vede, mi sembra chiaro. Ma d’altronde cosa ha detto Mezzacapa? Quando c’è la nebbia non si vede niente…cit.

La paura è che butteremo l’occhio al campionato una volta ogni tre o quattro gare.

Cosa ha fatto le Ferrari?

Seconda in campionato?

Beh dai, mica male!

Che si fa il weekend? C’è Monza.

Ma quando? Venerdì, sabato o domenica?

Quanto costa?

Ahhhh…! No senti, avevamo già organizzato. Carichiamo la bici in macchina e andiamo a pedalare in montagna.

Ma non ci sarà nebbia?

No no, è tutto chiaro…

 

Antonio

 

Immagine in evidenza da: www.oasport.it

F2 GRAN BRETAGNA – BOREDOMS

La lotta per il titolo di F2 è entrata nel vivo. Guanyu Zhou (UniVirtuosi) finora aveva guidato la classifica con autorevolezza ma adesso è stato raggiunto da tutti i principali rivali, come il duo Prema (che lo scavalca in classifica), Dan Ticktum (Carlin) e, un po’ più indietro, le Hitech di Liam Lawson e soprattutto Juri Vips. In generale ora la classifica vede una decina di piloti nell’arco di 50 punti – e un singolo weekend di gara assegna idealmente 69 punti.

Si giunge al weekend di Silverstone con tre notizie. La prima è che il leader Zhou lascerà la serie a fine anno, a prescindere dal risultato; un po’ perché ha la F1 nel mirino (ha anche effettuato una sessione di prove libere in Austria) ma anche perché i costi che la serie richiede ai propri piloti sono diventati così elevati che è impensabile disputare più di due o tre stagioni. Matteo Nannini continuerà a correre col team Campos anche a Silverstone, mentre il giovane talento Theo Pourchaire (ART) ha completato il recupero della frattura del polso, conseguenza di un incidente a Baku.

Le prove libere si svolgono nella norma, con un paio di bandiere rosse e molta azione nei minuti finali. La spunta Dan Ticktum (Carlin) con due decimi e mezzo su Oscar Piastri (Prema), il principale inseguitore di Zhou in classifica, il quale è sesto a poco più di mezzo secondo, davanti a un Christian Lundgaard (ART) in recupero dopo l’inizio di campionato insoddisfacente a dir poco. Robert Shwartzman (Prema), terzo in campionato, è decimo mentre Pourchaire, il giovane talento della serie, è ultimo dopo aver causato la prima bandiera rossa con un testacoda.

[COURTESY OF MOTORSPORT.COM]

Le qualifiche introducono i temi del weekend: Oscar Piastri ottiene la sua prima pole dal 2019 e, grazie al bonus di quattro punti elargito al poleman, ora è solo a un punto da Zhou. Il cinese lo affiancherà in prima fila; resta comunque della partita. L’australiano ha beneficiato dei pasticci del compagno di squadra Shwartzman, il quale nel corso dell’ultimo tentativo è andato in testacoda alla Stowe, provocando una bandiera gialla e rovinando i giri ai suoi principali avversari. Ticktum e Felipe Drugovich (UniVirtuosi), dopo aver lottato per la pole per due terzi di sessione, invece concludono 4 e 6. Hanno invece beneficiato dell’interruzione Richard Verschoor, che porta la modesta MP in terza posizione, e Roy Nissany (DAMS), che ottiene la migliore prestazione in carriera in F2 (ottavo). Lundgaard, decimo, partirà in pole in gara-1 per via dell’inversione della griglia.

[COURTESY OF ROBERT SHWARTZMAN VIA TWITTER.COM]

Gara-1 come di consueto regala poche emozioni. Al via Shwartzman compie una partenza stellare e balza dalla quarta alla prima posizione. Lundgaard cede invece la posizione anche a Juri Vips, qualificatosi nono e partito secondo. A sorpresa, Zhou va in testacoda in completa autonomia in curva 4 e si deve ritirare. Stessa sorte anche per Nissany (partito terzo), vittima di un contatto con Lundgaard nello stesso punto. La gara vedrà altri due testacoda ad opera di Alessio Deledda (HWA) e Guilherme Samaia (Charouz), per il resto non accade nulla.

Vince Shwartzman in controllo su Vips. Lundgaard conquista il primo podio dall’opening in Bahrain, mentre seguono Drugovich, tallonato da Pourchaire, e Piastri, il cui sorpasso su Lawson per la posizione è stata l’unica manovra degna di nota dopo il primo giro. La zona punti è chiusa da Ticktum, mentre la top ten da Marcus Armstrong (DAMS) e Verschoor, maturata dopo aver compiuto una sosta aggiuntiva sotto SC per montare gomme fresche.

Il giro più veloce è stato di Piastri, il che gli permette di guidare la classifica con 83 punti, due di vantaggio su Shwartzman (81) e 5 su Zhou (78). Sono a distanza di una vittoria anche Vips (75), Ticktum (61), Pourchaire (61), Daruvala (53), Lawson (52) e Drugovich (49).

[COURTESY OF AUTOSPORT.COM]

Gara-2, di solito il round più convulso del weekend, è stata calma al limite della noia. Verschoor vince dopo essere partito dalla pole. Per MP è la prima affermazione stagionale, per il pilota olandese invece è la prima dal 2017 (!). Armstrong chiude secondo dopo aver respinto Ticktum, che trascorre la gara in scia all’austriaco senza tentare neanche un attacco. Il fatto che i primi tre sono arrivati nelle stesse posizioni in cui sono partiti spiega efficacemente la gara.

Due incidenti (uno spettacolare tra Nannini, Deledda e Ralph Boschung (Campos) in partenza, uno miserabile tra Daruvala e Bent Viscaal (MP) dopo sei giri) fanno sì che la prima metà a conti fatti vede tre giri di bandiera verde, comunque abbastanza per Zhou per rimontare dodici (!) posizioni. La gara si anima un po’ nei giri finali, quando diversi piloti si trovano in difficoltà con le gomme. Piastri respinge Vips e sorpassa Lawson. L’australiano conferma le sue doti di gestione delle gomme segnando il giro più veloce all’ultimo giro. Più indietro si forma un trenino che va dalla sesta (Vips) alla quattordicesima posizione, ma nessuno azzarda una manovra. L’unica fonte di spettacolo è Shwartzman, che va in testacoda a 10 km dalla fine nel disperato tentativo di raggiungere la zona punti.

La rimonta di Zhou si arena in questo trenino e il cinese non va oltre l’undicesima posizione; la sua resta un’ottima rimonta. Lundgaard poteva essere un protagonista della corsa, ma stalla nel giro di formazione (è incredibile la sfortuna del danese quest’anno). Considerando anche la battuta di arresto di Shwartzman, Piastri allunga sui principali rivali, con l’eccezione di Ticktum.

Dopo lo “spettacolo” di gara-1 e gara-2, non mi aspettavo molto dalla Feature Race. Non sono stato deluso.

[COURTESY OF LIVEGP.IT]

Piastri parte male dalla pole e Zhou lo brucia; allo stesso modo Ticktum passa Verschoor. Piastri tenta l’undercut ed è il primo dei primi a passare ai box, al giro 7. Ticktum risponde il giro dopo ed emerge davanti all’australiano, mentre il cinese prosegue per altri quattro giri con ottimi tempi. Quando si fermerà sarà ben davanti all’inglese della Carlin. Piastri si fa vedere negli specchietti di Ticktum per qualche giro, ma con sorpresa di tutti sembra incapace di replicare il passo visto al Sabato. Passerà la seconda metà di gara a guardarsi le spalle da Verschoor, che aveva allungato lo stint con gomme morbide. Il duello culmina in una sequenza di sorpasso-controsorpasso all’ultimo giro, l’unico momento adrenalinico della corsa.

Neanche alle spalle dei primi succedono cose interessanti. Vips, il migliore dei piloti su strategia alternativa, dopo la sosta è troppo lontano dai primi e manifesta un passo troppo poco veloce per poter ambire anche solo alla top 5. Shwartzman va in crisi con le gomme soft e su dure non riesce a recuperare il gap che si era andato creandosi. Conclude quinto davanti a un trenino aggressivo costituito da Drugovich, Vips, Pourchaire, Lirim Zendeli (MP) e Jehan Daruvala (Carlin). I sei transitano sotto la bandiera a scacchi separati da appena due secondi e nove decimi.

L’unico “drama” della corsa proviene dal mai fortunato Christian Lundgaard, che parte dai box con la posteriore sx non fissata a causa di un dado difettoso. La ruota rimbalza in pitlane e per fortuna nessuno si fa male – a parte la gara del danese, che dopo aver perso un giro ai box è anche oggetto di uno Stop&Go. Nel piattume complessivo si distingue Nissany, che perde il posteriore alla Chapel e si esibisce in una doppia piroetta.

[COURTESY OF THELASTCORNER.IT]

In classifica si assiste al sorpasso di Piastri ma anche alla riscossa di Zhou, che si rilancia dopo quattro gare senza punti. Piastri resta comunque aggrappato alla vetta del campionato, 108 punti contro 103 del cinese. Terzo è Shwartzman a 91 punti, insidiato da Ticktum (89) e Vips (85). Il russo quest’anno sta soffrendo il compagno di squadra: non solo sta facendo molti più errori dello scorso anno, ma anche in termini di passo gara “puro” spesso non è all’altezza di Piastri. Dopo una barriera di venti punti si incontrano gli altri inseguitori, Pourchaire (65), Drugovich (59), Lawson (58) e Daruvala (56).

Quello di Silverstone è stato il peggiore weekend in termini di spettacolo dal 2019. Spero che a Monza sarà meglio.

[Immagine in evidenza tratta da gazzetta.it]

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

HAT-TRICK AD ASSEN – NON C’È TRIPPA PER GATTI. POST GP SBK

🗣️Non è più quella di un tempo, non ci sono sorpassi, le moto sono brutte, i Piloti non sono duri e puri, non ci sono personaggi, i Piloti sono scarsi, erano altri tempi, erano più belle, erano più combattute….

È il dramma della Superbike. La categoria regina delle derivate di serie purtroppo deve convivere con un passato troppo pesante, specialmente per lo zoccolo duro della tifoseria di una squadra che ha fatto la storia della categoria.

Personalmente sentire le lamentele dei soliti "noti" non ha prezzo, perché vuol dire andare nella direzione giusta. Cosa sarebbe la SBK senza Jonathan Rea e la sua Ninja⁉️
Sarebbe uno spettacolo per tutti, ci sarebbero migliaia di sorpassi, lotte corpo a corpo, lotte all'ultimo giro. Il paradosso è che anche oggi ci son stati ma pochi li hanno visti, perché tutti vedono soltanto il dominio verde con gli occhi del passato. Questa è la SBK, queste sono le SBK ed il livello è altissimo. Certo si potrebbe fare sempre di meglio...
La lotta all’ultimo giro tra Sykes, Lowes e Rinaldi. Immagine WorldSBK.com

Il weekend di Assen è stato un dominio assoluto di Jonathan Rea. Ha vinto tutte le gare con una “facilità” disarmante, ma non c’erano dubbi. Assen è la sua pista, dove nel 2010 vinse con una vecchia Fireblade che prendeva schiaffi da tutte le parti…

In gara 1 regola Redding e Razgatioglu, mentre nella SP Race batte Rinaldi e Razgatioglu. Infine nella Gara 2 batte ancora Redding ed Andrea Locatelli. L’Italia avrà un futuro assicurato nella categoria.

Il rookie Italiano è stato il “vincitore morale” del weekend con una prova davvero superlativa. Nella SP Race viene retrocesso per un track limits dopo esser arrivato 3°, mentre in gara 2 conduce per molti giri la corsa salvo poi arrendersi a Rea e Redding.

Il contatto tra Gerloff e Razgatioglu alla prima curva di gara 2. Manovra sconsiderata dell’Americano. Immagine WorldSBK.com

Weekend davvero da dimenticare per Garrett Gerloff, che passa da un possibile approdo in MotoGP Petronas al rinnovo con Yamaha SBK, salvo complicarsi la vita con un’entrata killer su Razgatioglu alla prima staccata del primo giro di Assen. Risultato gara rovinata per Toprak (0 punti) e per lui. 

Punti pesantissimi per Razgatioglu quelli persi ad Assen, in virtù dei 25 punti della vittoria di Jonnhy. In casa Yamaha non saranno affatto contenti.

Palmarès da aggiornare per Assen. 15 vittorie e 21 podi per lui. Immagine WorldSBK.com

Weekend perfetto per il Campione del Mondo In carica, dopo la pole position riesce a prendersi la vittoria in tutte le gare senza lasciare scampo agli avversari. Ed è Jonnhy a fare una grande differenza, nonostante gli ottimi risultati fin qui di Alex Lowes. 

Scott Redding in azione ad Assen. Immagine WorldSBK.com

Weekend da bicchiere mezzo pieno per Ducati. La sensazione, nonostante i podi di Redding e Rinaldi, è che entrambi i Piloti non siano in grado di sfruttare al massimo le potenzialità della V4R, soprattutto facendo un paragone con quanto fatto da Bautista pochi anni indietro. Resta da capire quale sarà il futuro di Redding, apparso molto scontento negli ultimi giorni del rendimento della moto. 

Quale futuro per il Team Ufficiale Ducati⁉️ Su quale Pilota puntare per il Mondiale!? Redding e Rinaldi hanno le capacità di battere Rea e la sua Ninja!?

In classifica Mondiale Jonnhy allunga grazie ai 62 punti ottenuti, e si porta a + 37 su Razgatioglu. Il turco correrà con il sangue agli occhi i prossimi round ed il Mondiale è ancora lunghissimo, perché sono stati disputati soli 5 round e ne mancano altri 8. 

Top10 del Mondiale SBK dopo 5 round su 13. Fonte Worldsbk.com

 

Appuntamento al 8 agosto sul circuito di Most, new entry nel Mondiale SBK. Molto tecnico come circuito ed in parte simile ad Assen, sconosciuto a tutti i Piloti né vedremo delle belle.

 

✍️ Francky

WORLD SBK 2021 – ROUND D’OLANDA

Sembrava impossibile ma è successo.

Johnny Rea non è più in testa alla classifica piloti del mondiale SBK 2021.

Ecco lo scenario con cui si arriva per il round olandese, sulla mitologica (anche se un pò meno rispetto al passato) pista di Assen.

Come detto il nordirlandese si troverà per la prima volta dopo tanto tempo a dover inseguire, seppur per soli due miseri punti, il capofila Razgatlioglu, che per una volta ha fatto il Rea della situazione a Donington: vai avanti tu e chissà che magari un errore capita anche a te.

immagine da motocyclesports.net

Detto fatto, Rea cade e il turco azzera il distacco in classifica su una della piste più amiche dell’alfiere Kawasaki.

Ad Assen andrà in scena l’ennesimo duello, dall’esito piuttosto incerto. Non si corre in Olanda dal 2019 e fu dominio Ducati-Bautista (bei tempi…), con Rea a limitare i danni salendo sul podio e Razgatlioglu a raccogliere poco o nulla con due noni posto.

Entrambi i contendenti hanno punti di forza sul tracciato olandese, cambi di direzione ad alta velocità per Rea e le magie in staccata di Razgatlioglu, per cui immaginaimo una lotta davvero serrata.

Per il turco poi sarà il primo esame da primo della classe, cosa che può mettere ulteriore pressione, sarà curioso capire come reagirà e soprattutto se riuscirà a mantenere una costanza di rendimento altissima nell’arco di tutto il weekend.

immagine da automobilesport.com

Rea invece sà che non può permettersi altri passi falsi perchè quest’anno l’avversario è di quelli tosti. Il tutto con l’incognita meteo che ad Assen è la regola.

Quelli che da protagonisti sono passati a sparring partner, ovvero i piloti Ducati Aruba, arrivano in Olanda in una brutta situazione. Oltre al disastro di Donington, quello che preoccupa maggiormente è lo scarso felling che entrambi i piloti hanno con la V4 Panigale.

Entrambi hanno perso la direzione da seguire e ogni gara sembra un salto nel buio: può andare bene ma anche molto male. Si spera in un cambio di rotta quanto meno per riprendere le fila di un campionato partito con ben altre aspettative.

Attesa anche per BMW, reduce dai podi inglesi (complice il meteo) e in decisa risalita nel borsino del mondiale. Van der Mark corre in casa e sarà un altro elemento di cui tenere conto.

immagine da giornalemotori.com

Occhio anche a Gerloff del team GRT Yamaha che è ormai diventato un habituè delle posizioni da podio o immediatamente a ridosso. Posizioni che per la prima volta da tempo ha riassaggiato anche il team ufficiale Honda con Haslam, che si dice fiducioso per il proseguio della stagione avendo compreso esattamente su quali aspetti concentrare gli sforzi per rendere la CBR-RR più competitiva.

Apprendiamo con dispiacere che Laverty e RC Squadra Corse non correranno ad Assen per “processi di ristrutturazione” interni al team. Davvero una brutta figura per quello che può essere definito lo junior team di BMW (che ha sotto contratto Laverty), che aveva garantito finanziariamente la presenza al mondiale. Si spera in un pronto ritorno alle gare ma a questo punto potrebbe essere in dubbio il proseguio della stagione.

*immagine da motorsportguides.com

Rocco Alessandro

 

BASTIAN CONTRARIO: LA LEGGE DELLA GIUNGLA

Il GP di Gran Bretagna, è stato teatro di uno spettacolo che, diciamocela tutta, stavamo aspettando da tempo e che quasi avevamo rinunciato a sperare avvenisse: lo scontro (letteralmente parlando) titanico tra Lewis e Max.

Su queste pagine è sempre stato scritto che era solo questione di tempo ed alla fine il tempo è giunto. Il botto ha origine proprio dal sabato e da quel discutibile spettacolo chiamato “sprint race”; ed è figlio di una serie di atteggiamenti che ormai covavano da tempo. Ne discutevo con @ReMinosse (al quale vanno i ringraziamenti per aver ispirato il titolo dell’articolo) proprio all’indomani del GP, che quello a cui abbiamo assistito non è altro che l’attuazione della legge della giungla.

È dall’inizio di questo esaltante ed avvincente mondiale (perdonatemi il vezzo lessicale… finalmente abbiamo veramente qualcosa di cui parlare) che abbiamo visto un Hamilton tranquillo, parsimonioso. Magari ad inizio mondiale gli poteva andare anche bene, visto che Red Bull e Verstappen erano alla ricerca della quadra e non erano ancora esplosi. Inoltre in quel breve duello, che abbiamo visto solamente ad inizio mondiale, Max ha imposto la sua personalissima legge del “boia chi molla”; ed infatti a rimanere avanti era sempre lui. Con Max Verstappen non ci sono mezze misure, non c’è margine di dialogo in pista; o tiri fuori le palle e giochi all’auto scontro o semplicemente vieni annichilito. Lewis questo lo sa, lo ha sempre saputo, solo vuoi l’esperienza, vuoi il mezzo, vuoi l’attesa di una promessa di rinascita della sua W12; il campione inglese si è sempre trattenuto.

In Inghilterra, a casa sua, evidentemente il leone ha voluto far capire che non è ancora vecchio da essere spodestato, o comunque se proprio deve avvenire, vuole vendere cara la pelle… questa è la legge della giungla; uccidi o sei ucciso. La stessa giungla che trovi in pista allo spegnersi dei semafori dove tutti, leoni e iene (diciamocelo… non tutti sono all’altezza di essere leoni), sono pronti a spolparti vivo. Domenica il buon vecchio Lewis di leoncini, pronti a fargli la festa ne aveva due; uno più affamato dell’altro. Solo che fino a prova contraria è Hamilton il re della foresta; ed infatti la festa l’ha fatta lui a tutti e due!

Come ho già anticipato, tutto si è consumato o quanto meno dovrei dire capito, al sabato: infatti nella “mini gara” che la FIA ci ha costretti a vedere (ci vorrebbe un Bastian Contrario a parte solo per questo nuovo format), mi sono reso conto di una cosa: che questa non è altro che uno spoiler di quello che avremmo visto il giorno dopo. Tralasciando il fatto se la Sprint Race piaccia o meno, se sia la cosa giusta o no per la F1, vorrei farvi focalizzare sul fatto che in quel preciso momento Hamilton; ha capito come comportarsi alla domenica: sabato il campione inglese partiva dalla pole (si può dire?) e come spesso gli è capitato (le partenze non sono il punto di forza di Lewis), perde la posizione a favore di Verstappen. L’olandese, naturalmente chiude giù duro, non lo fa passare e la mini gara finisce li, con buona pace della FIA che credeva di fare spettacolo e del pubblico pagante che affollava (Dio ti ringrazio!) le gradinate. La Sprint Race è stata utile solo per un motivo: ha fatto capire ad Hamilton che se avesse voluto portare a casa il risultato, se avesse voluto fare il suo personale show cinematografico ad uso e consumo di fotografi e telecamere, avrebbe dovuto fare solo e soltanto una cosa; chiudere la porta a Max appena se ne fosse presentata l’opportunità.

Il killer instinct si è risvegliato in un attimo, la legge delle giungla che governa il suo mondo ha prevalso e cosi, il sette volte campione del mondo si è ricordato di avere un bel paio di palle nei pantaloni (chiedo scusa alle donne che mi leggono… se frequentate queste pagine, sapete che il politically correct non è il mio forte), le ha cercate e mostrate! Il resto è storia come si suol dire.

C’è una bellissima immagine postata dal direttore di questo blog, dove viene sovrapposta la traiettorie di Hamilton nell’affrontare la Copse nel momento del sorpasso su Verstappen prima e Leclerc dopo: ebbene in quella immagine si vede chiaramente che nel primo caso il campione è praticamente a centro pista (con Verstappen quasi di traverso), mentre con Charles, Lewis è sul cordolo (posizione più ovvia per affrontare quella curva). Questo per dire che Hamilton non ha impostato quella curva per andare più veloce possibile o sorpassare l’olandese in modo strano. No, Lewis ha percorso in quel modo quella curva solo per un motivo: far capire a Max chi comanda ancora! Tuttavia non c’era bisogno di quell’immagine per capire questo no?

L’ho detto qualche riga fa: l’alfiere nero, ha realizzato il giorno prima cosa avrebbe dovuto fare ed infatti il tutto si è concluso a metà del primo giro, altrimenti dopo sarebbe stato un infinito inseguire, nel frattempo l’olandese avrebbe preso ancora più coraggio… e addio! Mi pare evidente che l’azione di Hamilton è destabilizzante, è innanzitutto psicologica: potete prendere il righello e misurare i centimetri di spazio che c’erano tra i due per capire chi ha torto. Fatevene una ragione, quello è un incidente di gara sportivamente parlando e se dovessi seguire le regole della legge della giungla; allora quello era un regolamento di conti. I dieci secondi di penalità inflitti a Lewis sono stati una barzelletta (sia perché li ha scontati al pit, infatti ne parlai proprio quindici giorni fa su questa rubrica; e sia perché se devi punirlo per quello che ha fatto non gli si danno solo dieci secondi!). Anzi vi dirò di più, quei secondi in più sono stati un vero e proprio regalo: grazie al suo talento, al suo mezzo e grazie alle gomme nuove (guarda caso la W12 con le hard posteriori di nuova concezione volava… servono conferme comunque), l’epta campione ha potuto regalare al suo pubblico la “remuntada” che tutti desideravano. A farne le spese questa volta è stato il “leone rosso”, che al momento ha gli artigli spuntati e nonostante questo graffia da far male… il suo tempo arriverà.

Signore e signori (si può ancora scrivere senza che nessuno si offenda si?), potete dannarvi l’anima quanto volete sul giudicare il comportamento durante e soprattutto dopo la gara del vincitore del GP. Personalmente parlando, tutto (fair play, sportività, altruismo) passa in secondo piano: siamo di fronte ad una vera e propria guerra psicologica e Max è naturalmente il principale bersaglio. Ora l’olandese sa benissimo cosa significa “essere Nico Rosberg” e quanto valga il suo mondiale conquistato nel 2016. Verstappen, lo so che questa è dura da digerire, di fatto ha sbagliato alla grande: con più di un GP di vantaggio in termini di punti, con un mezzo eccezionale, il minimo che poteva fare era quello di non rischiare e giocarsela per i cinquanta e passa giri che c’erano a disposizione. La differenza tra lui ed il re della foresta è tutta qui, nell’esperienza e come ho già detto in passato; Hamilton sulla distanza ha un vantaggio non indifferente. C’è da dire una cosa comunque (c’è sempre il trucco): Lewis ormai si è giocato il jolly, ormai ha scoperto le carte e buttato i guantoni… ora si colpisce a mani nude. Verstappen lo sa e la sua reazione sarà immediata. La FIA avrà un bel po’ da fare con tutti e due, proprio in virtù di quanto appena detto. Gli animali da gara è cosi che si comportano; è la legge della giungla che lo impone.

Vito Quaranta