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BASTIAN CONTRARIO: L’IMPONDERABILE

Alla fine è successo quello che non ti aspetti… l’imponderabile. Parto in quarta nel mio Bastian contrario del GP di Abu Dhabi e non potrebbe essere altrimenti. Per imponderabile, mi riferisco all’incidente di Latifi (che andava a sbattere, quello nemmeno era quotato alla SNAI!), che ha catalizzato l’esito finale del GP (questo si che era imponderabile!). Ci ritorneremo dopo. Ciò che non era imponderabile, anzi, era ampiamente prevedibile, è stato il comportamento della Federazione nella persona del direttore Michael Masi.

Del resto ne avevo parlato proprio su queste righe la settimana scorsa, ponendo il quesito: “cosa succederà tra una settimana, alla luce di come si è appena comportata la direzione gara (GP di Jeddah), visto che nel prossimo appuntamento si deciderà chi sarà campione del mondo?”. Detto fatto. La cara “mamma FIA” si è strozzata con le sue stesse regole e a farne le spese è stata proprio la Mercedes di Toto Wolf, che con quelle regole ci ha sempre banchettato. Voglio essere sincero, che Lewis abbia perso il mondiale in quel modo dispiace. Entrambi i piloti meritavano di vincere, eppure, di vincitore ce ne può essere soltanto uno, proprio come in Highlander o nella tradizione di Hokuto. Masi (e quindi la Federazione) non era all’altezza una settimana fa e, di certo, non lo poteva essere domenica scorsa. Il “nostro” direttore, secondo me, stava già andando ad accendere un cero alla Madonna per avergli regalato un Hamilton imprendibile, di modo che se ne sarebbe potuto uscire pulito come si suol dire. Eppure il nostro, aveva già dato segnali di dissociazione proprio al primo contatto, dove Hamilton il fuori pista se l’era preso tutto. Chi vi scrive è per Il “liberi tutti”, solo che se ti appelli alle regole le devi applicare. Invece, le suddette vengono seguite in maniera confusa e, appunto, il destino poi ti presenta il conto e sullo scontrino c’è scritto imponderabile (leggi Latifi). Dopo? Dopo il dramma viene consumato in quei pochi giri dietro la safety car, dove il maldestro Masi, oltre a dimostrare la sua mancanza di carisma, cede alle pressioni Red Bull. Già la settimana scorsa ho detto (e sono stato attaccato per questo) che c’è una guerra di potere tra le due scuderie ed il fatto che la Federazione si comporti a quel modo mi fa capire che AMG, politicamente, non è più quella di prima.

Forse era arrivato il momento di cambiare, prima o poi questo doveva succedere, fatto sta che il teatro andato in onda in mondo visione è stato patetico. Horner e Toto che facevano a gara a chi piangeva più forte verso il direttore di gara, il quale stando tra l’incudine ed il martello, sapeva benissimo che qualunque fosse stata la sua decisione da prendere, avrebbe dovuto fare quello che non avrebbe mai voluto fare: assumersi la responsabilità di decidere. Far finire il mondiale in regime di Safety Car sarebbe stato un disastro. Forse bloccare la gara e fare un restart sarebbe stata la cosa migliore (ed il contatto sarebbe stato garantito!). Far uscire Mylander con qualche giro ancora a disposizione è sembrata l’opzione migliore, peccato che si siano incasinati (siamo sicuri sia stato uno sbaglio?) nel decidere come le macchine dovevano essere posizionate ed il resto è storia, dove nel mezzo troviamo i due pretendenti al titolo.

Il povero (si fa per dire!) Hamilton è quello che più ha pagato per questa guerra intestina che c’è al vertice della cupola della F1 (cosa succederà quando arriverà Ferrari?) e, soprattutto, paga l’inamovibilità del suo muretto, che diciamolo tutta, mai come quest’anno ha subito la pressione e di fatto non sempre c’ha preso. Dal divano è sempre facile giudicare, solo che non è la prima volta che osserviamo elettroencefalogramma piatto nel reparto strategie, a differenza di Red Bull che sono degli autentici diavoli nell’inventarsi anche l’imponderabile, se necessario.

Passi lo stare in pista del re nero all’ingresso della virtual safety car, eppure con le gomme sulle tele e con il fatto che lo stesso Lewis aveva avvisato il suo muretto, in regime di Safety Car avrebbero dovuto reagire. Forse in Mercedes non si aspettavano quel comportamento di Masi, forse Red Bull li ha lasciati in mutande con quella mossa, fatto sta che Hamilton, nella sua stagione più combattuta e di sicuro all’apice della sua forma ha dovuto abdicare nei riguardi di Mad Max. Onore ad Hamilton che ha disputato la sua migliore stagione di sempre a dispetto di quello che hanno detto i suoi acerrimi tifosi (con quale altro pilota ho usato questo termine?) ai quali ripeto, anni di vittorie continue, hanno creato dipendenza da un lato e mancanza di discernimento dall’altro. Hamilton meritava l’ottavo titolo. Certamente e di sicuro non meritava di perdere in quel modo. Fatto sta che per il re nero si è avverata una triste profezia: se avesse vinto, nessuno avrebbe potuto dire nulla… mai più. Purtroppo per lui ha perso e sta di fatto che, nella sua carriera turbo ibrida, due avversari veri ha avuto e con tutti e due ci ha perso. Ripeterò sempre fino allo sfinimento che Hamilton è uno dei migliori di tutti i tempi eppure la pioggia di tutti i suoi successi derivano anche e soprattutto dal fatto che ha avuto poca concorrenza.. spiace! Ci fosse stato maggiore equilibrio Hamilton avrebbe vinto così tanto? Non lo so, so solo che comunque nessuno avrebbe mai potuto dubitare del suo talento.

Fatto sta che lui è un campione vero e a differenza del suo team principal, che è un infimo perdente (Toto è uscito al naturale domenica scorsa), senza esitare, è andato ad omaggiare il nuovo re, perché se c’è una cosa che questa lotta ci ha dimostrato è che tra questi due guerrieri, sebbene si siano sfidati senza guantoni, non c’è mai stato odio, bensì rispetto. Rispetto che Verstappen si è guadagnato sul campo a suon di sportellate e staccate al limite.

Max viene tacciato di scorrettezza, il fatto è che la F1 è da anni che è anestetizzata nel perbenismo che ormai dilaga ovunque. Il padre Jos, in un’intervista, non fa altro che dire ciò che dico da tempo: questi sono piloti e non killer, siano lasciati liberi di correre, senza che astruse regole li castrino per ogni sbavatura che commettono. Purtroppo, il politically correct del globalismo imperante, di cui la F1 ormai fa parte, ha contribuito a consolidare il modo di pensare del tipo “reprimenda e sanzioni” e soprattutto del “oh mio Dio speriamo non si facciano male!”. Mi domando per quale motivo allora ci si ostina a guardare la F1! Fatto sta che poi, quando troviamo un pilota che lotta seguendo le regole old school, a seconda di come gira il vento ci si esalta o ci si indigna. Che Max sia una testa di cazzo, sportivamente parlando, non lo scopriamo oggi. Jos lo ha educato così perché lui appartiene alla vecchia scuola (Schumacher, Hakkinen solo per citare due nomi)? Certamente. Eppure a mio avviso c’è dell’altro: Verstappen padre, l’ha educato a quel modo nell’approccio alle corse, perché aveva già capito che direzione aveva preso la F1 moderna, fatta di fighettine isteriche. Uno stile di guida old school “a figlio di puttana”, come quello di Max, che ha impattato in modo dirompente, nessuno se lo aspettava. Eppure è stato proprio quello stile che gli ha permesso di lottare per il titolo e, soprattutto, di poter tenere testa ad una bestia come Lewis Hamilton. Perché se credete che l’atteggiamento alla Vettel sarebbe bastato, allora andate a vedere il tedesco che fine ha fatto! Purtroppo, il primo titolo di Max verrà sempre macchiato dalla polemica che è arrivato tra mille controversie, eppure così come con Michael il suo primo mondiale avvenne come avvenne, allo stesso modo con Max varrà lo stesso assioma e cioè che la storia alla fine si ricorda solo di chi vince e non di come vince.

Di fatto ha vinto il migliore, come sempre, e tenendo fede in modo coerente alla trama del film che abbiamo visto, ecco che anche il finale si presenta con l’imponderabile “the end”: finalmente rivedremo il numero uno di antica memoria storica.  Onore a Verstappen che a soli ventiquattro anni è divenuto campione del mondo battendo Lewis Hamilton… l’imponderabile appunto!.

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: IL MERCATO

Al GP di Jeddha, nella cornice esotica che solo il ricco medio oriente sa offrire, si è consumato uno degli episodi più squallidi e patetici che la Federazione Internazionale dell’Automobilismo poteva offrire. Già mi ero speso in passato sull’inadeguatezza regolamentare che la stessa Federazione “offriva”: mi riferisco al famoso episodio tra Perez e LeClerc dove i commissari, capitanati da Masi, ci misero una vita a decidere la punizione da comminare al messicano… punizione che comunque era alquanto discutibile per non dire ridicola.

Ebbene domenica scorsa, la FIA, nella persona di Michael Masi, è emersa nuovamente  in tutta la sua inadeguatezza ed impreparazione. Tutto questo ha una radice ben profonda e neanche a farlo apposta la colpa, se così si può dire, è della Mercedes e della loro bravura, sia politica che tecnica. AMG ha monopolizzato, con il suo “cavallo di razza inglese”, la scena sportiva degli ultimi sette anni. In tutto questo tempo è esistito un solo protagonista, il quale lungo il suo cammino ha trovato ben pochi ostacoli (Rosberg sicuramente e Vettel marginalmente). Il dramma per la Federazione (di certo non per il nostro palato), è che il campione di Stevenage ha trovato lungo il suo cammino un osso duro da rodere che gli sta facendo fare gli straordinari per sudarsi il suo ottavo titolo. Questo ha comportato un atteggiamento ed un approccio nel giudicare le gare completamente diverso rispetto all’anno scorso. Anni e anni di lotte drogate e di solitudine (il 2020 è stato vergognoso!), hanno reso la vita facile a chi doveva giudicare: comminare punizioni a piloti di centro gruppo non costava nulla al collegio giudicante ormai anestetizzato dal sicuro dominio teutonico e, pazienza, se dovevano bacchettare anche il campione del mondo, giusto per dimostrare che erano imparziali… tanto il re nero aveva comunque la vittoria finale stretta tra le mani.

Ora le cose sono diverse, adesso c’è un pretendente al titolo che fa sul serio, che gli sta col fiato sul collo e che gli fa sudare sette camicie, per non parlare della stessa Mercedes che pur di vincere è ricorsa ad ogni mezzo, strategia e conoscenza possibile per colmare il gap che l’olandese è stato in grado di creare. Questo ha generato una lotta senza quartiere che, forse, nemmeno la stessa Federazione si aspettava. Ciò, inevitabilmente ha messo lo stesso organo di controllo dinnanzi alle proprie responsabilità, le stesse responsabilità che il direttore di gara ha rifiutato di prendersi. Come in un comune mercato cittadino, dove si vende pesce, verdura, vestiti o comunque un qualunque altro bene di consumo, allo stesso modo il direttore di gara “contratta” la punizione da comminare. Uno dei momenti più bui della storia della Federazione. Le stesse regole cervellotiche, che essa ha voluto ed utilizzato, hanno rappresentato un cappio al collo e si sono strette per soffocarla. Il direttore di gara, senza nessun carisma e, di sicuro, senza nessuna voglia di assumersi le proprie responsabilità, ha cercato di lavarsi le mani chiedendo una contrattazione vera e propria. Eclatanti le urla di Toto ai suoi danni, nel pretendere una risposta immediata  sulla punizione da infliggere. Ricordate Perez – LeClerc? Per loro due non c’è stato nessun problema nel pronunciarsi, perché non andavano ad intaccare nessuno. Nella lotta tra Lewis e Max, nessuno vuole macchiarsi come l’uomo che ha condizionato il mondiale. Resta da capire allora come mai, Masi ha chiamato la safety car per ripristinare la visibilità dello sponsor. Una safety car che grida allo scandalo, considerando che la barriera era praticamente intatta. Glissando sulle ripetute partenze (solo su questo ci sarebbe da parlane per ore sulla presunta agibilità del circuito), si giunge all’episodio clou del GP e cioè alla tamponata trai i due contendenti al titolo, definito altresì “brake test”. Palese ed evidente la posizione di Masi e, dunque, della stessa Federazione, di non volersi schierare e di comminare una punizione che di fatto è stata una barzelletta e, nel contempo, mostra la vera natura della bestia ferita.

Eppure riflettevo sul fatto che le urla di Wolff via radio, le continue azioni punitive da parte della FIA nei riguardi di AMG, mi fanno pensare ad una vera e propria lotta interna tra i due colossi. Diciamocelo… fino all’anno scorso, ve lo sareste mai immaginato uno scenario del genere? Era letteralmente impensabile solo immaginarselo. Eppure è successo e se da un lato c’è la guerra tra colossi come FIA ed AMG dall’altro ci sono due cavalli di razza che se le danno di santa ragione.

Mi spiace per le fazioni di ambo gli schieramenti, solo che su queste righe non si fa mercato; si analizza ciò che realmente è successo. Personalmente parlando, al sottoscritto frega poco chi realmente vince il mondiale, se non altro perché Ferrari non è della partita. Chi invece si dispera, e si contorce sono gli schieramenti delle due fazioni e peggio di ogni altra cosa, sono i “rossi” che tifano Verstappen; affinché il re nero non superi i titoli di Michael. Roba da matti! Come si è potuto scendere così in basso? Ammesso e non concesso che Hamilton vinca il suo ottavo, come si può pensare che il Kaiser venga offuscato? Ammesso e non concesso che Hamilton fissi la sua personale quota, per quanto i suoi tifosi si possano sperticare in deliri di giubilo sfrenato, il valore degli otto di Hamilton non varranno mai i sette di Schumacher perché appartengono a tempi completamente diversi. Tifosi di ambo le fazioni che se le danno di santa ragione a suon di ricordi, promemoria e insulti all’uno o all’altro contendente. Il pop corn è bello caldo e mi gusto il film che sto vedendo in 4K: tifosi di Hamilton che tra venerdì e sabato si strozzano con la loro stessa rabbia perché l’inglese commette errori di valutazione (credete che Lewis sia un robot? Mai come quest’anno è stato messo così tanto sotto pressione e, mai come quest’anno, sta disputando la sua migliore stagione) e la domenica sfogliano il calendario per i comportamenti dell’olandese in pista. Gli orange dal canto loro, tirano in ballo statistiche e dubbi comportamenti da parte dell’inglese e della sua squadra. Un mercato come dicevo. Del resto, questo fa parte del gioco. Il gioco che invece nessuno si aspettava era questa lotta senza quartiere tra questi due splendidi piloti. Max domenica ha sbagliato: il suo “boia chi molla”, a lui (e a chi glielo ha insegnato) tanto caro, gli ha permesso di fare una partenza che rimarrà nella storia e, nel contempo, è stato anche il motivo che gli ha fatto perdere la testa facendo quella manovra poco furba del brake test.

Ormai quel che è fatto è fatto e si giunge all’ultima gara che un mercato di periferia a confronto sembrerà un Expo di lusso: da un lato, abbiamo una direzione gara che fa acqua da tutte le parti e si presenterà al mondo come colei che ha redarguito tutti e che tiene le redini del gioco in mano, quando invece farà ancora più pietà di domenica scorsa, dall’altro abbiamo due scuderie rappresentate dai loro team principal, che non se le mandano a dire senza tanti complimenti e in mezzo i due contendenti al titolo che se ne strafotteranno di tutto e tutti! Il mio pronostico? Allo stato attuale, abbiamo il 50% di probabilità che si toccheranno e, comunque, Hamilton è in striscia positiva dal Brasile almeno. Non sbaglia nulla, è in forma e l’esperienza è dalla sua. Il sottoscritto pensa che alla fine sarà lui, il re nero a portarla a casa. Forse meglio così, perché non solo salverà la reputazione (non vince solo quando è… solo), almeno così si sarà saziato, visto e considerato che dal 2022 (speriamo!) si cambierà registro… anche se il mercato sarà sempre lo stesso.

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: TEQUILA E MARIACHI

In Messico si dice “fiesta” quando bisogna fare baldoria e non c’è fiesta senza tequila e mariachi… altrimenti che baldoria è? Il GP messicano è stato un’autentica bolgia, sia sugli spalti, che ormai sono nuovamente gremiti (almeno nelle Americhe), che in pista. Lo strapotere Mercedes sembra, finalmente, volgere al capolinea. Nel contempo, questo coincide con la gioia di tutti noi appassionati che finalmente riusciamo ad assistere a dei GP quanto meno godibili e, di sicuro, non scontati come prima. Resterà sempre il rammarico di questa epopea anglo – tedesca, dove hanno vinto tutto, perché forti certamente e, di sicuro, perché soli. La scelta di spezzare questa monotonia, fosse stata presa prima, ci avrebbe risparmiati ore e ore di noia assoluta e, soprattutto, avremmo avuto la possibilità di apprezzare meglio le doti di Hamilton e non solo le sue.
Hamilton appunto, per il quale di certo non c’è stata né tequila e né mariachi alla fine di questo fiesta messicana. Il campione inglese sta soffrendo dannatamente la presenza dell’olandese, che non arretra di un millimetro e, soprattutto, spiace dirlo, il fatto che da troppo tempo è rimasto lontano da una lotta serrata così come quella che sta affrontando ora. Se Lewis non avesse goduto di tutto questo dominio tecnico che ha sempre avuto a disposizione (che unito al suo talento è stata una vera arma letale), sicuramente non avrebbe vinto così, né tanto meno sarebbe stato accusato di essere stato quasi sempre solo. Questo è il secondo mondiale che si sta giocando fino alla fine e, come ho già ricordato su queste righe, la prima volta non gli è andata tanto bene. Il fatto è che, nel 2016, il titolo comunque rimaneva in famiglia, come si suol dire, mentre ora le cose sono ben diverse. Questa volta si tratta d affrontare avversari estranei alla squadra e nel contempo la ”famiglia” è tutta per lui.
Peccato che nel momento della difficoltà si vede l’uomo ed il campione inglese, in questo suo affannato errare, non ha portato alla famiglia il giusto rispetto. Non credo passeranno inosservate le sue critiche al compagno (reo di non aver chiuso l’olandese in partenza) e la sua squadra (colpevole di non sviluppare la monoposto dal GP inglese). Eppure la combinazione Bottas/AMG ha permesso ad Hamilton di vincere quattro titoli di fila in assoluta tranquillità. Per caso si è dimenticato il soprannome affibbiato al compagno del campione inglese, quando frenava Vettel in quel disgraziato 2018? Veramente Mercedes è così criticabile, dopo che ha fatto valere tutto il suo peso politico in fase regolamentare e dal punto di vista tecnico? Nel 2017 e 2018 se AMG non si fosse data da fare, sfruttando le sue “doti” politiche e tecniche, credo che Hamilton avrebbe avuto molta più difficoltà nel contrastare la Ferrari del duo Arrivabene Vettel (con Binotto dietro le quinte che faceva il vero lavoro… e questa è un’altra storia!). Sebbene ci siano stati errori lungo il percorso, è anche vero che il campione inglese dovrebbe fare muro, quadrato, come si usa dire, e quindi difendere chi lo ha messo in condizione di diventare quello che è attualmente. In questo momento della sua carriera, la debolezza di Lewis è quella di affidarsi troppo all’aiuto esterno della squadra e soprattutto del compagno. Bottas ormai è cotto: sia chiaro, non sto dicendo che è bollito e non serve più a nulla, sto solamente affermando che il finnico ormai è stanco di prestare servizio come cavalier servente, è stanco di vivere all’ombra di una figura ingombrante come quella del pluricampione del mondo inglese. Bottas in partenza non ha fatto nulla, nel senso che non ha stretto l’olandese e di sicuro non ha stretto nemmeno il proprio compagno, semplicemente ha tirato dritto. Piuttosto cosa ci faceva Il finlandese della Mercedes in pole position? Come mai non c’era il legittimo pretendente al titolo? Questa è la domanda… è questo il quesito su cui concentrarsi. Hamilton ha cannato al sabato ed in seguito ha commesso l’errore più grande alla domenica che è stato quello di fare affidamento sul suo compagno.
A differenza dell’olandese il quale, vuoi per fame vuoi per disperazione, si è reso conto che se avesse voluto vincere questo mondiale e strapparlo dalle grinfie dell’acerrimo avversario, si sarebbe dovuto rimboccare le maniche e fare tutto da solo. Perché una cosa è certa, se avesse voluto aspettare l’aiuto di Perez stava fresco! Per inciso, il messicano nonostante il premio da bimbo minchia che la FIA, in concerto con Liberty Media, ci vuole far ingoiare a forza e tutto il tifo di cui ha goduto, comunque non è stato utile alla causa del compagno in quanto non è mai stato un reale problema per Hamilton. Max domenica scorsa ha dimostrato di essere pronto, ha fatto vedere che i tanti anni (Verstappen è in F1 dal 2015… non esattamente ieri) spesi a commettere errori e ad imparare da essi, hanno portato i suoi frutti; non ultimo hanno contribuito ad affinare il suo dannato talento. Incredibile con quanta lucidità, nonostante il suo già consistente vantaggio, abbia rallentato di proposito (circa tre secondi) per impedire a Bottas di agguantare il giro più veloce. Agli occhi di un purista, l’olandese potrebbe apparire come un anti sportivo, eppure non si dimentichi il comportamento di Hamilton nel 2016 ad Abu Dhabi, dove rallentò vistosamente nel finale per far raggiungere Rosberg da tutti gli altri piloti e costringerlo a sbagliare. Questa è una guerra dove nulla è lasciato al caso e nulla viene lasciato per strada all’avversario, perché ogni punto potrà essere determinate. Fatto sta che ora Verstappen ha diciannove punti di vantaggio su Hamilton e con quattro GP all’alba, ora si fa dura per il suo avversario inglese: considerando la costanza dei due contendenti nell’agguantare la prima e la seconda posizione, lasciando le briciole agli altri e, considerando che tra il primo ed il secondo posto ballano sette punti di differenza, Hamilton è costretto a vincere tre GP di seguito per affrontare la penultima gara con solo due punti di vantaggio. Fossi in Lewis inizierei a preoccuparmi: tutto è ancora possibile, tutto può ancora succedere, eppure ora si inizia a parlare di probabilità, le quali pendono tutte dalla parte del giovane della Red Bull. Considerando come quest’ultimo si sta comportando, insieme alla sua squadra che non sbaglia quasi nulla, è altamente improbabile che Hamilton riesca in questa impresa.
Improbabile e di sicuro non impossibile. Di certo Lewis per i prossimi appuntamenti ha bisogno di un gran colpo di fortuna o un mezzo miracolo e questo vuol dire che deve riprovare a replicare ciò che ha fatto in Inghilterra o deve sperare che il motore Honda schianti all’improvviso oppure che l’olandese commetta una boiata delle sue di antica memoria. Fino a prova contraria chi deve spingere e deve rischiare è proprio il campione di Stevenage e, come ho già detto, ora è tutta una questione di probabilità. Una cosa è certa alla luce di quanto stiamo vedendo in questo lungo ed appassionato mondiale e cioè che se Verstappen dovesse vincere si dirà che ha battuto il più grande di sempre di questo periodo storico. Se invece dovesse essere Hamilton a recuperare lo svantaggio che ora lo affligge, di certo laverebbe l’onta delle sue tante vittorie conquistate in solitaria.
Nel frattempo che aspettiamo che la “torcida” brasiliana scaldi i nostri cuori, ci godiamo l’attimo e Verstappen fa altrettanto perché questo è il suo momento, solo che, conoscendolo, di certo non si distrarrà troppo perché il suo obiettivo non è il singolo GP bensì il mondiale… altrimenti niente tequila, niente mariachi, niente fiesta.

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: IL CAPPIO SI STRINGE

Prima della partenza del GP americano svoltosi domenica scorsa, annunciavo su Twitter che alla prima curva si sarebbe deciso il titolo del mio Bastian Contrario di questa settimana. Evidentemente sono stato troppo ottimista, in quanto i due acerrimi nemici (sportivamente parlando, si capisce) alla prima curva nemmeno ci sono arrivati per farmi prendere questa decisione. Nello specifico, devo ringraziare l’osannato (ormai le masse sono cotte per l’olandese volante) Verstappen per quanto accorso in partenza e, dunque, per il titolo di questo articolo.

Chi legge e non ha visto il GP potrebbe credere che ci sia stato un incidente, quando invece i due piloti, in termini di contatti, sono stati pulitissimi (il che conoscendoli è veramente incredibile). Nessun contatto per fortuna (nostra), solo che ora il cappio inizia a stringersi e spazio per respirare inizia ad essercene davvero poco. Cos’ha combinato il buon Max in partenza? Ha impostato la sua partenza non sull’uscire dalla prima curva primo, conservando così la pole conquistata al sabato, bensì si è concentrato esclusivamente sul chiudere il suo avversario, stringendolo a bordo pista così come si stringe il cappio per un condannato a morte. Stranamente, e per sfortuna di Verstappen, il campione del mondo azzecca la partenza in maniera perentoria e tira dritto per la sua strada. Al paese mio, eseguire una buona partenza significa uscire dalla prima curva quanto meno avendo conservato la posizione di partenza e, in alternativa, se si imposta la suddetta partenza sul chiudere l’avversario, ci si aspetta che questo venga chiuso per davvero e che magari perda anche posizioni. Ebbene al buon Max non è riuscito nulla di tutto questo, sbagliando clamorosamente e mandando a ramengo tutto quello che ha fatto al sabato.

Il risvolto psicologico di questo laccio che si stringe è sintomatico (lo so oggi vado sul tecnico!) di un’ansia da prestazione e di una voglia di concludere che francamente stride con il comportamento in pista dell’olandese. Parliamoci chiaro: davvero Max crede che potrà comportarsi così la prossima volta ( 7 novembre prossimo in Messico) in partenza? Hamilton ha troppa esperienza e troppo “mestiere” per permettere che questo riaccada. Si ricordi, non tanto Monza quanto quello successo in UK, dove il campione del mondo, vuoi per bravura vuoi per fortuna, ne uscì incolume (spedendo in ospedale l’olandese) rimediando un più venticinque molto pesante. Hamilton da poco ha lanciato la carica su Twitter dicendo a gran voce che “non è finita un cazzo!” e ciò mi fa pensare che in Messico, se il ragazzino riproverà a fare lo scherzetto della chiusura del cappio, probabilmente gli andrà male. Certo, attualmente chi ha più da perdere è il campione del mondo considerando la classifica mondiale piloti: allo stato attuale Hamilton per riprendersi la testa della classifica deve vincere tre GP di fila se Verstappen è sempre secondo. In un mondiale, dove non c’è concorrenza se non quella marginale dei rispettivi compagni, lo scenario è presto concretizzato o nella vittoria dell’uno o dell’altro o con l’abbandono di uno dei due… ed in questo caso il mondiale prenderebbe tutt’altra piega. Come ho sempre detto su queste righe, l’esperienza è dalla parte del campione del mondo e la battaglia da asilo nido, che abbiamo visto nelle FP2 con tanto di dito medio di Verstappen, è servita solo ad innervosire quest’ultimo evidentemente. Il ragazzino, nonostante il “fottuto idiota” detto per radio, se l’è legato al dito l’episodio e scommetto che anche se gli hanno “fatto la scuola”, come si usa dire dalle mie parti, se n’è fregato altamente di tutte le parole dantesche “non ti curar di lui… ma guarda e passa” che gli sono state dette e allo spegnimento dei semafori, invece di andare dritto, è andato obliquo, perdendo capra e cavoli. Solo il suo muretto ha evitato che il cappio si stringesse attorno al suo di collo, seguendo alla lettera il manuale del perfetto “muretto di ghiaccio” e piazzando gli undercut decisivi nei momenti decisivi.

Max pagasse da bere a tutta la squadra per il risultato ottenuto, perché solo grazie alla loro freddezza decisionale ha avuto la possibilità di brindare sul gradino più alto, risultando così più alto di Shaquille O’Nealle. Mercedes ormai è sputtanata e, se il suo pupillo non vincerà questo mondiale, presto lo sarà anche lui: al sottoscritto spiace essere così duro, anche perché i tifosi “del nero” sono di notoria reputazione sensibile e suscettibile, solo che è innegabile che se Hamilton ha fatto incetta di record per tutto il globo è perché è sempre stato solo. Due sono i mondiali in cu ha dovuto lottare veramente da quando è nata la (maledetta) era turbo ibrida; il 2016 e il corrente anno. Nel primo caso bene non è andata e se non erro nel 2026 dovrebbe uscire anche il libro con le sue memorie (così disse Lewis immediatamente dopo aver tagliato il traguardo di Abu Dhabi: “fra dieci anni scriverò un libro”). Quest’anno cosa accadrà? I presupposti perché si ripeta il 2016 ci sono tutti… manca solo la rottura del propulsore all’uno o all’altro. Mi pare evidente che allo stato attuale uno zero in casella da parte di uno dei due decreterebbe la fine del mondiale: uno zero per Hamilton sarebbe il chiodo della bara, uno zero per Verstappen sarebbe l’inizio di un incubo. Non male come presupposti. Che peccato che Ferrari non sia della partita. Eppure anche con la rossa il laccio si sta stringendo sempre di più: i piloti sono contenti del comportamento della vettura, soprattutto da parte del propulsore. Addirittura il gap motoristico con McLaren è stato azzerato e solo l’efficienza aerodinamica della monoposto color papaya al momento porta gli inglesi in leggero vantaggio. I soliti detrattori preferiscono focalizzarsi sul distacco rimediato, eppure si seguita a non volersi rendere conto che tutto questo lavoro non era scontato e soprattutto è rivolto all’anno che verrà. La parte turbo ibrida montata dalla rossa quest’anno è la base per la monoposto del 2022 e francamente il lavoro che stanno facendo a Maranello lascia ben sperare. Le aspettative crescono ed il cappio intorno al collo di Binotto inizia ad essere sempre più corto… resta da vedere se alla fine torcerà il suo di collo o quello dei suoi (purtroppo) tanti detrattori, orfani del tedesco che rimedia magre figure contro il “suo datore di lavoro”.  La via della salvezza passa attraverso un progetto ben riuscito dall’inizio (del nuovo mondiale) e da due giovani piloti che hanno voglia di vincere su tutti: Le Clerc è sempre più concreto ed è migliorato in maniera impressionante sulla gestione delle gomme. Del resto non dimentichiamo da quanto tempo è in F1 e di fatto non sta facendo altro che completare il suo apprendistato, proprio come Max (ve lo ricordate quando andava a sbattere e veniva deriso?). Carlos, è cresciuto in maniera esponenziale: dopo un inizio timido, oserei dire ampolloso, è arrivato al punto di superare in classifica il compagno (Vettel in due anni non c’è mai riuscito… così, per dire!), anche se per poco. Al che mi viene da chiedermi che cosa mai potranno fare questi due ragazzi con una monoposto competitiva. Le speranzee sono tante e l’attesa è lunga perché siamo ancora ad ottobre ed il mondiale 2022 inizierà solamente a Marzo, quindi per stringere cappi a Maranello c’è tempo. Per fortuna ci sono Hamilton e Verstappen a tenerci svegli: ogni GP sarà decisivo e qualunque scelta da parte dei piloti, e soprattutto dei loro rispettivi muretti, sarà fatale. Ultimamente Mercedes ha mostrato che il suo muro ha delle crepe. Sotto pressione tutto si amplifica e necessariamente bisogna rischiare… persino il collo con attorno un cappio che si stringe.

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: LA SOLITUDINE DEI MIGLIORI

Al primo appuntamento austriaco, in casa Red Bull, i bibitari segnano (in questo periodo di campionato europeo passatemi il termine calcistico) l’uno a zero a loro favore; aumentando cosi il vantaggio sia in classifica costruttori che piloti. Chi l’avrebbe detto che avremmo avuto uno stravolgimento cosi marcato delle gerarchie in campo? Proprio guardando la classifica e soprattutto la condotta della gara e distacchi all’arrivo, mi sono reso conto di una cosa: tutti noi aspettavamo con ansia questo momento, tutti noi bramavamo una lotta in pista che da troppo tempo mancava. Invece? Invece Max ha condotto in solitaria il suo trionfale GP in casa Red Bull, proprio come ci ha abituati l’attuale campione del mondo in questi ultimi anni. Evidentemente è destino che se vinci, se sei il migliore; sei anche solo.

La solitudine dei migliori è contraddistinta da cavalcate incessanti verso la vittoria, da inquadrature sterili e monotematiche, perché tanto sono da soli e c’è ben poco da inventarsi dal punto di vista dello show televisivo. Ne sanno qualcosa gli sponsor di Hamilton che hanno dovuto spingere sulla visibilità; visto che il campione non offriva spunto televisivo. Allo stesso modo, sta accadendo a Max; come giusto che sia.

Eppure la delusione resta: dai primi GP si era capito che non sarebbe stata la solita cavalcata in solitaria di Lewis e di conseguenza ci saremmo aspettati dei ruota a ruota intensi e soprattutto frequenti. Per un po’ abbiamo accarezzato il sogno, poi Red Bull ha iniziato a dilagare, AMG ad affondare lentamente e siamo arrivati alla situazione di sempre; e cioè alla solitudine dei migliori. Red Bull ha sviluppato la macchina e sebbene all’inizio alcuni dati non tornavano, hanno fatto quadrato e sono riusciti ad esplodere tecnicamente; poi uno come Verstappen ha fatto il resto. AMG si è letteralmente plafonata e le stilettate di Hamilton a riguardo nemmeno si contano più. Lewis sa benissimo che questo può essere il suo ultimo anno per superare “quota Schumacher”, perché il prossimo è un’incognita per tutti. Non è detto che AMG parta già con un progetto competitivo, non è detto che AMG riesca a dominare da subito (Dio non voglia!)… quindi il campione inglese ha fretta. Per contro Mercedes ha fatto intendere, per bocca del solito Toto, che presto dovranno prendere una decisione per quanto riguarda gli sviluppi della vettura 2022. Brutte notizie quindi per il campione inglese, specie che ora sta definendo anche i termini del rinnovo del contratto. Rinnovo che personalmente mi lascia stupito ed allo stesso tempo perplesso. Infatti credevo (non solo io che conto poco ad essere sinceri) che la star inglese avesse lasciato quest’anno. È anche vero che non ci aspettavamo una Red Bull cosi competitiva e forse nemmeno lo stesso Hamilton, il quale dopo la scorpacciata dell’anno scorso (complice la castrazione della PU Ferrari) forse pensava di poter replicare anche quest’anno in beata solitudine. Un esempio su tutti sono state le amare lacrime nel principato di Monaco… quella vittoria spettava a lui di diritto, perché palcoscenico migliore per sfoggiare l’orgoglio nero (tanto caro a Lewis) con Serena Williams; proprio non c’era. Invece quella solitudine gli è stata tolta, rubata e con molta probabilità non gli verrà restituita.

Chi invece non ci pensa proprio a fermarsi negli sviluppi, a costo di essere anche impopolare è proprio la Red Bull, la quale proprio per le motivazioni di incertezza dell’anno prossimo, preferirebbe abbonarsi alla quarta fila con l’inizio del nuovo mondiale e non abbandonare questa opportunità cosi ghiotta. I bibitari con Helmut Marko in testa, hanno la possibilità di far vincere dopo Vettel, il secondo pupillo della loro breve storia, che da tanto tempo allevano ed hanno spinto fino a quasi bruciarlo. Ne è passata di acqua sotto i ponti ed ora Max è pronto per il suo sogno. Se c’è una cosa che vincere sempre comporta, oltre a quella di essere solo; è quella della fiducia. Vincere è come una droga certo e la fiducia che da essa ne deriva è ineguagliabile: in Francia Max sbaglia la partenza…era nervoso era evidente. La sua personale cavalcata solitaria, fino al sorpasso di Hamilton e al conseguente trionfo, gli hanno dato un carica non indifferente. Lo si è visto domenica scorsa, dove il pupillo olandese della Red Bull non solo non ha ricommesso lo stesso errore; addirittura la vicinanza di uno come Hamilton nemmeno lo ha scalfito.

Cosa accadrà nel momento in cui la FIA delibererà l’utilizzo delle nuove mescole posteriori in nome della sempre invocata sicurezza? La Red Bull di Verstappen continuerà ad essere imbattibile lasciando l’olandese solo davanti a tutti, oppure il campione inglese riprenderà a dominare?

Se la prima ipotesi, allora AMG riceverà un duro colpo dal quale dubito che si possa riprendere. A tal proposito, considerando l’incetta di titoli fatta in questi ultimi lunghi sette anni, la scelta di concentrarsi sul 2022 sarà conseguenza logica; con buona pace di Hamilton.

Se la seconda invece, non solo potremmo assistere ad un capovolgimento della classifica; inevitabilmente saremo investiti tutti da una ridda di polemiche senza fine, perché la F1 avrà consumato l’ennesima porcata della sua storia. Del resto la sicurezza è l’arma perfetta, l’alibi indistruttibile per poter attuare i veri piani dell’una o dell’altra squadra che attualmente comandano in F1. Una cosa è certa: comunque vada, avremo uno solo che vincerà, uno solo che dominerà e che condurrà quasi nell’anonimato il GP di turno… questo è il destino di chi deve vincere; questa è la solitudine dei migliori.

Vito Quaranta