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BASTIAN CONTRARIO-ROLLER COASTER

Ormai si è capito che il mondiale di F1 per i contendenti al titolo e per la Ferrari, sarà un sali scendi di emozioni, proprio come su un roller coaster di quelli tosti.

Eh si, perché la F1 è imprescindibile dalla rossa e se da un lato tutti sono concentrati sul capire chi la spunterà tra Hamilton e Verstappen, dall’altro c’è una frangia di irriducibili che non smetterà mai di dannarsi per la squadra di Maranello. Andiamo con ordine.

Dal 2014, anno in cui è iniziato il dominio teutonico, abbiamo avuto solo due occasioni di bearci di un mondiale incerto: il 2016 anno in cui vinse il compagno di box del re nero e il 2018, dove la Ferrari fino a Monza ha accarezzato il sogno iridato; salvo poi affondare lentamente. Diciamocela tutta, nel 2016 ci siamo forzati di gioire, di fatto quel mondiale fu un regolamento di conti interno alla squadra anglo tedesca e nel 2018 fu solo un illudersi prima e disperarsi dopo. Per avere un mondiale emozionante come lo stiamo vivendo ora, abbiamo dovuto aspettare “solo” sette anni!

Emozioni che fanno su e giù proprio come su una montagna russa e che lasciano senza fiato, come quando si affronta tutto d’un fiato la discesa verso il vuoto, tipica dei roller coaster. Ed è proprio senza fiato che ci ha lasciati la rincorsa di Verstappen ai danni di Hamilton. Sapete, quando vedo un team come la Red Bull, che mette in discussione la leadership della sua gara con quel secondo pit di Verstappen; penso che di una squadra come questa bisogna aver paura. Freddi, lucidi, si sono resi conto che con quelle gomme non sarebbero mai riusciti ad arrivare fino alla fine. Sapevano che con uno come Hamilton alle calcagna, campione nel gestire le gomme, non avrebbero avuto vita lunga. Sapevano che comunque sarebbero arrivati secondi, allora che fanno? Rischiano! Questo signore e signori è ciò che significa avere le palle: rischiare il tutto per tutto avendo fiducia nei propri mezzi. Mai mi sarei sognato di scrivere questo dei bibitari eppure se vogliamo parlare di F1, dobbiamo mettere da parte il tifo e guardare con oggettività ai fatti.

Verstappen ha mostrato il suo nervosismo già alla partenza del giro di ricognizione, muovendosi in ritardo. Nervosismo che ha confermato nello start, regalando il primo posto all’acerrimo avversario. Da li, è iniziato il personalissimo giro della morte dell’olandese sul roller coaster francese, a suon di giri veloci e fermate strategiche per tenere continuamente sotto pressione il campione inglese. Max è la prima volta che si gioca il titolo concretamente ed in questo è in svantaggio rispetto a Lewis; decisamente più navigato a riguardo. Il ragazzo deve imparare a gestire meglio queste fasi, cosa che fa decisamente meglio in gara, dove in fase di lepre che scappa o di lupo che insegue; si trova indiscutibilmente a suo agio. La vittoria è stata meritata e diretta conseguenza del lavoro sinergico che c’è stato tra lui ed il team. Tempi duri per la Mercedes di Hamilton, la quale non era abituata da molto tempo ad essere messa realmente sotto pressione (nel 2016 giocavano a dadi tra di loro, nel 2018 ci pensava Ferrari a facilitargli il gioco), ed infatti i teutonici si sono incartati in mondo visione, con Hamilton che ha sciorinato il solito Rosario per tutta la gara e Bottas che ha “bippato” cosi forte per radio, che per poco non lo facevano Beato per le bestemmie che ha tirato giù!

Le emozioni salgono e scendono a velocità impressionanti in F1, proprio come su un roller coaster ed in questo momento i continui sali scendi emozionali ad Hamilton e a Mercedes sono indigesti. Campionato assolutamente alla pari in questo momento, con buona pace dei tifosi di Hamilton che pensano e dicono che Red Bull è in vantaggio di mezzo secondo sulla W12 di Lewis… panzane! Le differenze sono davvero minime e solo il pilota e la comprensione delle gomme su l’uno o l’altro circuito fa la differenza. Se Hamilton vorrà battere “quota Schumacher” e fissare la sua di quota, dovrà sudare sette camicie come si suol dire e tirare fuori tutto il suo estro (magari se si concentrasse più sullo sport e meno sulla politica sarebbe già un inizio); se vorrà battere l’olandese volante e il suo team.

Chi invece ha un abbonamento sul roller coaster di emozioni che salgono e scendono è la Ferrari di Binotto, il quale un domenica si e l’altra pure è sempre sotto attacco o comunque sotto la lente di ingrandimento. La prestazione francese della Ferrari è disastrosa, senza appello e giustificazioni. Con Leclerc doppiato e Sainz fuori dai punti, nonostante la bella qualifica del sabato (il primo degli altri!), la rossa ha toccato il punto più basso (finora) del campionato. Eravamo stati abituati bene con due pole di fila da parte del monegasco eppure qualcosa si è inceppato… “dobbiamo capire” ha chiosato il buon Mattia. A mio (inutile) giudizio, c’è ben poco da capire e francamente continuo a stupirmi della meraviglia dei tanti tifosi delusi in giro per il web: che questa Ferrari si sarebbe comportata cosi lo si sapeva già da febbraio. Che questa Ferrari sarebbe stata un fulmine su un pista e una lumaca su un’altra era cosa nota… che questa rossa avrebbe avuto continue prestazioni, buone e cattive, proprio come i continui sali scendi di un roller coaster era evidente; se non altro perché ci è stato detto già in fase di presentazione.

Allora io mi chiedo dov’è la meraviglia? Mi chiedo se il tifoso sa veramente che monoposto sia veramente la SF21 e quanto lavoro sia stato fatto per migliorare la SF1000 (perché l’attuale monoposto è una evoluzione della precedente) e dove siano stati spesi quei pochi gettoni. Trattare le gomme in un certo modo avrebbe comportato la modifica dei cerchi e questo sarebbe andato a scapito di altre aree, evidentemente più importanti, perché i maledetti gettoni a disposizione quelli erano. Ritenere questo risultato, anche se fa male, indicativo è quanto meno azzardato; soprattutto alla luce di un mondiale lunghissimo. Lo si accetti, la Ferrari durante tutto il mondiale sarà questa e cioè un sali scendi prestazionale ed emozionale continuo, proprio come su un roller coaster ed alla fine del giro, esiste una sola stazione e si chiama campionato del mondo di F1 2022. Inutile imprecare, inutile contorcersi dalla rabbia, questo è solo il primo anno del nuovo corso rosso, quindi staccate il biglietto e godetevi il giro e visto mai che vi divertiate pure.

 

(immagine in evidenza tratta da youtube)

Vito Quaranta

DOMENICALI NUOVO AD LIBERTY MEDIA

UPDATE:

TOGLIETE IL CONDIZIONALE E’ UFFICIALE

 

E di ieri sera il tam tam della notizia di Stefano Domenicali quale nuovo amministratore delegato di Liberty Media al posto del baffuto Carey.

La notizia trova conferme ufficiose in LM ma non in Lamborghini con la quale non dovrebbero essere state ancora definite le modalità d’uscita.

Un altro “pezzo da novanta” della gloriosa Ferrari della “Golden Era” prova a trovar posto ai vertici dell’automobilismo mondiale.

Sarà un colpo durissimo per Toto Wolff la cui aspirazione massima era proprio quella posizione e si apriranno nuovi/vecchi scenari per tutto il mondo della F1.

A voi lettori le considerazioni e le prospettive che potrebbero porsi di fronte agli occhi del pubblico e degli attori del nostro sport.

(immagine in evidenza tratta da motorsport.com)

IL PAGELLONE SEMISERIO DEL FROLDI: GP SPAGNA 2019

I-M-P-O-T-E-N-Z-A

E’ la prima parola che mi è venuta in mente, appena ci siamo sorbiti l’ennesima, asfissiante, agghiacciante, ineluttabile (dopo Endgame va molto di moda questo bel lemma italico) doppietta anglo-tedesca.
Ho in mente i fotogrammi al via. Vettel parte come un razzo, affianca all’esterno Bottas e Hamilton, ben redarguiti da Toto a non darsi addosso danneggiando la ditta (che team principal Wolff!) ma deve desistere, pena un super autoscontro. Tira una frenata micidiale, non può fare altro, e spiattella l’anteriore destra. Come sono delicate e fragili le gomme Pirelli (così le ha volute mamma FIA), che si beccano un raffreddore con un piccolo refolo di vento.
La gara finisce lì. Anche perché poi, nella successiva percorrenza di curva, la Rossa ha un momento di incertezza e Max la supera all’esterno come un treno. Ciao. Le tenteranno tutte, con qualche tentennamento negli ordini di scuderia, come consuetudine al muretto, ma Max resterà li davanti.
Leclerc la gara se l’era già mezzo pasticciata nelle Q2 di sabato.
La SF90 è plasticamente questa, cristallizzata in quella del vorrei, oh quanto vorrei, ma non posso.

I-M-P-O-T-E-N-Z-A

La Cenerentola è tornata fra noi, quella che tutti vogliono, perché serve allo spettacolo, ma che va bene se serve da contorno. E’ tornata nel limbo che tante volte l’ha accompagnata nella sua storia, come se una oscura maledizione (qualcuno dirà il peccato originale del matricidio di Alfa da parte di Enzo) le gravasse attorno.
Rossa si, ma di vergogna. Con la regolarità di un caterpillar grigio, la Mercedes seppellisce nell’ignominia e lascia nella vergogna dell’incapacità la Ferrari. Quarant’anni. 1979-2019. In quattro decadi, otto lustri, la Ferrari ha avuto tre campioni del Mondo: Scheckter (1979), Schumacher (caso unico, con cinque titoli di fila 2000-2004) e Raikkonen nel 2007, ormai 12 anni fa. L’ultimo titolo mondiale, quello costruttori, è dell’anno successivo. In mezzo c’è stato il digiuno record di 21 anni, che in molti, compreso il sottoscritto, hanno vissuto; era una Ferrari molto più scarsa di questa, primi anni ’90, che però sembra avviata su quella china. Perché snocciolo questi dati? Per far capire quanto sia difficile, per la Rossa, vincere un titolo mondiale. Deve esserci una vera e propria congiunzione astrale. Roba da tregenda.
Nella storia della Formula Uno sono cambiati tante volte i regolamenti. Ma alcune cose non cambiano, e fra queste la difficoltà degli uomini in rosso di riuscire a creare e prolungare un ciclo vincente. Negli ultimi 20 anni la squadra del cavallino rampante è spesso stata paragonata ad un gambero (Turrini l’ultimo in ordine di tempo). Ci sono alcune costanti nel lavoro del team, costanti che si sono acuite dopo la sciagurata dismissione dei test in pista made in FIA: incapacità di trovare un progetto vincente, e se lo si trova spesso non lo si sviluppa a dovere, carenza di un metodo di lavoro efficace, con la sensazione che si proceda a tentoni. C’è bisogno di una profonda, profondissima riflessione nella gestione sportiva.
Un’immagine: tutti i meccanici degli altri team da un pezzo a nanna, ma non la Ferrari con i meccanici che lavorano alacremente sino alle 23 di venerdì. Dice tutto. Non mi stupirebbe se la risposta di Binotto,ad un giornalista che lo interrogasse sull’arcano, fosse, davanti alle prestazioni della rossa:  “Non sappiamo perché non funziona”.

Siamo dalla parte di Ettore, come Foscolo, lo sapete. Ma non possiamo dimenticare Achille. Anche perché la disfatta di Ettore (e la sua morte nell’Iliade) servono anche a far risplendere maggiormente la vittoria di Achille.
La Mercedes è un’armata semplicemente incredibile, che ha a portata di mano la demolizione del record della Ferrari, di quella Ferrari là.
C’è molta malinconia e rassegnazione in me. Filosoficamente, si potrebbe dire che i record, come ben si sa, sono fatti per essere battuti. Ma questo non mi aiuta ad essere più atarassico.
Vettel. Voto: 9. Poteva fare altro? Ci ha provato, ha rischiato, forse la gara non sarebbe cambiata lo stesso se fosse transitato davanti, forse no. Dopo, era tutto abbastanza scontato.

Leclerc. Voto: 7 1/2. Per la seconda volta si complica la vita da solo. In gara fa il suo. La monoposto non lo aiuta, ma è giovane ed ha bisogno di tempo.

Scuderia Ferrari. Voto: 5. Dicono che da quando non c’è Arrivabene ci sia un bel clima. Può essere. Ma maliziosamente il “bel clima” potrebbe anche significare che il reparto tecnico è talmente allo sbando che neanche c’è più l’adrenalina che ti dà il competere per qualcosa di importante. Il pensiero, che condivido non è originale, è una riflessione a voce alta del nostro Alessandro Arcari.
Muretto Ferrari. Voto: Xanax. Ok, prima si era sempre sull’orlo di una crisi di nervi. Ma ora sembra che al muretto prendano doppia dose di antidepressivo (vedi rapidità team order).

Mercedes. Voto: quinta agghiacciante doppietta consecutiva. E’ imbattibile. Ma resta sempre il dubbio di quanto sia forte lo squadrone, e quando deboli gli altri. Toto merita tutti gli applausi del mondo, eppure sono convinto che a loro non piaccia, o perlomeno non piaccia più, vincere così.

Dieter Zetsche. Voto: un gigante. Ci ha creduto sin dall’inizio a questo progetto, a questo rientro dellaMercedes. Ci vorrebbe una figura così in Ferrari…

SF90. Voto: 3. Monoposto inguardabile nel terzo settore del circuito. Mi ha ricordato il “camion” con cuiProst si concesse il primo e unico licenziamento in tronco della sua carriera. Da cigno invernale a brutto anatroccolo primaverile poco ci vuole. In Ferrari, con l’affettuoso aiuto della stampa nostrana (fatti salvi casi isolati) è tutto un fiorire di campionati di cartone. Poi arriva il gioco vero, quello duro. “E quando il gioco si fa duro” (cit.)…
Hamilton. Voto: 9. Contrariato per la pole mancata, è partito da leone ed ha sbranato il povero Bottas.

Bottas. Voto: 8. Tiene Bottas (freddura), ma non è Rosberg. Siamo costretti a iscriverci d’ufficio al #teambottas per sperare in qualcosa di avvincente che, se guardiamo alle cose razionalmente, non ci sarà. Pensate come siamo messi….

P.S.

Cerchiamo di non illuderci per Montecarlo. Sarà un bagno di sangue. Poi, se arriverà la roulette rossa, magari ci ricrederemo.Si ringraziano come sempre @FormulaHumor e la pagina FB “Le cordiali gufate di Gianfranco Mazzoni”.

Mariano Froldi – @MarianoFroldi