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Test F1 Barcellona, Giorno 2

Benvenuti all’analisi di questa seconda giornata di Test al Montmelò. L’attività in pista di oggi ricalca grosso modo quella di ieri, tranne per un importante particolare, il meteo, che ha provocato leggeri problemi ai team, soprattutto nella prima mattinata con le temperature più fredde (sia ambientali che dell’asfalto) per quanto riguarda la finestra di utilizzo degli pneumatici. Infatti è comparso il graining, fenomeno di degrado della superficie del battistrada dovuto alle temperature troppo basse (frequente all’anteriore, specialmente lato sinistro, a Barcellona), rientrato successivamente con il ristabilirsi delle temperature (seppur rimaste di qualche grado inferiore a ieri).

Cominciamo, in attesa del debutto della Williams atteso domani pomeriggio, nella nostra consueta “classifica dal basso” dei team più proficui in pista con la Haas- Ferrari, la quale, nonostante si sia mostrata anche oggi molto solida in quanto a prestazione pura (testimoniato dal terzo tempo assoluto a circa 1 secondo dalla Rossa di Leclerc a parità di mescola), si ritrova in questa zona della classifica a causa di un problema “irrisolvibile” al sedile del danese che ha permesso il debutto anticipato di Pietro Fittipaldi (che continuerà domattina). Solo 72 giri per gli italo-americani, ma sono contenti riguardo all’handling della vettura.

Lance Stroll (CDN) Racing Point F1 Team RP19.
19.02.2019.

Giornata positiva e programma svolto per Lance Stroll al debutto con la RP19. Solo 79 giri ma comunque il triplo di quelli svolti da Perez ieri nello “shakedown ufficiale” della Racing Point. L’ex Williams si è detto soddisfatto ed emozionato, ma ha ammesso di non conoscere ancora a fondo i metodi di lavoro del nuovo team e di non avere un buon feeling con le nuove regole aerodinamiche, da mettere alla prova probabilmente soltanto nei weekend di gara.

Pierre Gasly  driving the (10) Aston Martin Red Bull Racing RB15  (Photo by Dan Istitene/Getty Images)

Solo 92 giri per Pierre Gasly e la sua Red Bull RB15. Dopo una mattinata proficua, basata su short runs per ottenere la maggior quantità di dati possibili sulle gomme e sul comportamento della vettura, è stato autore di un incidente che ha messo fine alla sua giornata, dovuto ad una improvvisa perdita del posteriore della vettura. Tanto lavoro quindi per il team in serata per preparare la giornata di domani.

Antonio Giovinazzi (ITA) Alfa Romeo Racing C38.
19.02.2019.

Quinta posizione assoluta e più di 100 giri per Antonio Giovinazzi e la sua Alfa Romeo C38, al debutto “ufficiale” in questa stagione. Tante prove sulla vettura, anche “studiando” il lavoro di Kimi di ieri, che hanno risposto come si aspettavano i tecnici, quindi atmosfera positiva nel team con licenza svizzera. Giornata impegnativa anche dal punto di vista fisico per il pilota italiano che ha ammesso di aver dovuto “rispolverare un po’ se stesso come pilota” e di fare molto allenamento in vista della vero e proprio debutto a Melbourne.

Alexander Albon (THA) Scuderia Toro Rosso STR14.
19.02.2019.

Tanto lavoro per i rookie di questa stagione, Lando Norris (McLaren) e Alexander Albon (Toro Rosso): ben 104 e 132 giri rispettivamente e tanti dati portati a casa. McLaren, oltre ad aver testato la nuova MCL34 in vari runs con diverse specifiche di gomme per aumentare la comprensione di un pacchetto davvero diverso dal precedente, ha provato anche dei giri di qualifica a serbatoi scarichi, che hanno permesso al pilota britannico di raggiungere addirittura la seconda posizione assoluta odierna. Tanto impegno anche per il pilota anglo-thailandese: nonostante sia stato autore di un testacoda nel suo primo giro con la vettura “spaventato” dalle forze G, ha continuato il lavoro cominciato ieri da Kvyat sulla gestione della PU e di raccolta dati aerodinamici.

Daniel Ricciardo (AUS) Renault Sport F1 Team RS19.
19.02.2019.

Giornata complicata per Daniel Ricciardo e la RS19. Il pilota australiano ha potuto completare appena 28 giri nella sua sessione mattutina a causa di una spettacolare e pericolosa rottura del suo DRS in pieno rettilineo. Il pilota di Perth però si dice fiducioso sul setup e sul comportamento della vettura, anche perché il resto del lavoro è stato compiuto da Hulkenberg, tra cui vari long runs in ben 95 giri nel solo pomeriggio.

Valtteri Bottas (FIN) Mercedes AMG F1 W10.
18.02.2019.

Ultimo argomento di questa analisi sono i due Top Team, Mercedes e Ferrari. Gli anglo-tedeschi si sono concentrati in numerosi long run con mescole C2 (medium) e C3 (soft), test aerodinamici e prove di gestione PU. Nessun problema di affidabilità ma tanto studio sul bilanciamento della vettura apparso già da ieri non perfetto, ma in via di miglioramento, almeno secondo quanto riportato da Bottas, al lavoro nel pomeriggio. Solo nelle fasi finali il pilota finlandese ha provato un giro “veloce” con le gomme C3, che lo ha portato in sesta posizione assoluta, ancora lontano dalla vetta.

Lewis Hamilton (GBR) Mercedes AMG F1 W10.
19.02.2019.

Leclerc, al debutto con Ferrari, invece si impone nella classifica assoluta, sia per numero di giri assoluti che per tempo sul giro: 1.18.247 con gomma Soft, ad un decimo dal tempo fatto dal suo compagno ieri. In mattinata Ferrari è partita molto cauta per far prendere feeling al pilota monegasco con la SF90, per poi fargli seguire lo stesso programma svolto in mattinata da Vettel: tempi molto simili, venuti in modo facile appena la vettura è scesa in pista. A confermare questo comportamento, già visto ieri, è lo stesso Leclerc: “mi sono sentito subito a mio agio e mi sono divertito molto. Abbiamo raccolto tantissimi dati e abbiamo portato a termine il nostro programma”.

Si è parlato molto di “nascondino” da parte di Mercedes mentre Ferrari , invece, avrebbe “scoperto le carte”: assolutamente falso. Entrambi i team sono ben lontani dall’aver espresso il loro vero potenziale, anche perché impegnati (e lo saranno per tutta la prima settimana di test) in prove fondamentali di comparazione con la galleria del vento e con i dati delle simulazioni. E poi, per nascondersi, basta alzare il piede sul rettilineo come fatto dai due piloti della Rossa…no?

Charles Leclerc (MON) Ferrari SF90.
19.02.2019.

Chris Ammirabile

Test F1 Barcellona, Giorno 1

Ciao a tutti e benvenuti all’analisi della 1° giornata di Test F1 svoltasi nel consueto circuito di Catalunya, a pochi km da Barcellona: tanta trepidazione e attesa anche quest’anno per vedere in azione le nuove vetture 2019, caratterizzate da modifiche aerodinamiche ben evidenti sia sulle ali che sul corpo vettura per “garantire” una minor turbolenza di flussi, maggior capacità a seguire gli avversari a distanza ravvicinata e, quindi, maggiori sorpassi (almeno in teoria) in questa stagione.

Al contrario dello scorso anno, ad agevolare il lavoro di ingegneri, tecnici e piloti c’è stato il meteo: giornata serena, soleggiata, con poco vento e temperature miti. Quale miglior occasione, quindi, per programmare sessioni di comparazione con i dati della galleria, fin dalle prime ore della mattinata, per tutti i team. O quasi. Ricordo, infatti, per chi giustamente non l’avesse notato (date le prestazioni) l’assenza della Williams (al 99% sarà assente anche domani), per motivi di ritardo con l’assemblamento della vettura, notizia già nell’aria da parecchi giorni (ahi, ahi, Claire…).

Sergio Perez (MEX) Racing Point F1 RP19

 

Fanalino di coda, per numero di giri compiuti, è la nuova Racing Point-Mercedes, guidata da Sergio Perez: soli 30 giri, per un totale di 140km, piuttosto deludente guardando a ciò che hanno fatto i diretti competitor. Non è dello stesso parere, però, il fiducioso pilota messicano spiegando come, per il team britannico, in realtà, questa prima giornata è da considerarsi uno shakedown: tanti check e pochi run per prendere confidenza con la neonata RP19.

 

Segue nella classifica crescente per numero di giri compiuti la Haas-Ferrari, guidata da Romain Grosjean: 65 giri e 3° posto con il tempo di 1:19.159 (+0.998) su gomme a banda gialla (C3). In mattinata il lavoro del francese è stato ostacolato da una perdita di pressione del carburante sulla VF-19, probabilmente dovuta ad un montaggio erroneo della vettura. Nel pomeriggio, invece, ha girato regolarmente, dimostrando le grandi qualità telaistiche della vettura Dallara (di ispirazione SF71H), accoppiata alla componentistica Ferrari.

 

Daniil Kvyat (RUS) Scuderia Toro Rosso STR14

Sesto posto e 77 giri completati per la Toro Rosso con alla guida il “redivivo” Daniil Kvyat, dopo l’ottima esperienza al simulatore di Maranello. Il team italiano, dopo aver fatto debuttare la STR14 lo scorso mercoledì a Misano durante un filming day, ha subito provato a compiere molte tornate per capire il comportamento della monoposto motorizzata Honda e il feeling è positivo. Interessante anche sottolineare la fiducia di Franz Tost nei nipponici, tanto da sottolineare di poter compiere tutta la stagione con sole 3 PU. Un po’ difficile per un team che resta, anche quest’anno, il tester degli sviluppi sul motore…

 

Daniel Ricciardo (AUS) Renault Sport F1 Team RS19.
18.02.2019.

Lotta per il “midfield” di questa personalissima classifica di tornate con McLaren, Renault e Alfa Romeo che hanno compiuto, rispettivamente, 119, 109 e 114 giri. Per gli inglesi una vettura tutta da esplorare: completamente stravolto il concept aerodinamico, per risolvere i cronici problemi di drag e quindi era importantissimo compiere quanti più km possibili. Soddisfatto Carlos Sainz della vettura: buona affidabilità (nonostante un blackout nel pomeriggio) e addirittura 2° tempo assoluto, seppur con mescola più morbida. Renault, invece, ha alternato Hulkenberg e Ricciardo: la vettura però mostra ancora evidenti carenze di guidabilità (testimoniate dagli ultimi due tempi di giornata), quindi molto lavoro da svolgere per avvicinare i top team. Discorso diverso, invece, per Kimi Raikkonen e l’Alfa Romeo C38: definita “un grande passo avanti rispetto alla C37”, nonostante sia stata “battezzata” subito nella ghiaia, ha dato al pilota finlandese ottimi feedback, con buoni riscontri sia sul giro secco, che nei long run.

Kimi Raikkonen (FIN) Alfa Romeo Racing C38.
18.02.2019.

Concludiamo l’analisi della giornata di oggi con i 3 Top Team, Red Bull, Mercedes e Ferrari. Per i ragazzi di Milton Keynes davvero una giornata felice: buon passo gara (mostrato specialmente nel pomeriggio) e buona affidabilità della PU Honda, nonostante qualche “spegnimento” nelle prime uscite, prontamente risolto. Da sottolineare, per quanto riguarda la RB15, la stabilità nei trasferimento di carico, chiaro segno di un ottimo comportamento delle sospensioni; ho notato, però, qualche traiettoria larga di troppo, segnale di un sottosterzo un po’ pronunciato, forse nel tentativo di aumentare la velocità di percorrenza. 

Max Verstappen (NLD) Red Bull Racing RB14.
18.02.2019.

A circa 2 secondi dalla vetta troviamo la Mercedes con Bottas (mattina) e Hamilton (pomeriggio): nonostante sia abbastanza chiaro che non abbiano badato al cronometro, spicca nella giornata di oggi una stranezza nel comportamento della Freccia d’Argento: la vettura necessita di parecchia comprensione, sembrando più complicata della precedente W09. A sottolinearlo sia James Allison, che i due piloti, definendola una macchina “completamente nuova e tutta da scoprire”, ma anche il comportamento in pista, non sempre stabile in curva. E si spargono velocemente nel paddock le voci di una Mercedes “spiazzata” dalla soluzione aerodinamica all’anteriore della Ferrari, che cerca di correre “ai ripari” con addirittura con 3 ali in fase di studio di diversa concezione.

Lewis Hamilton (GBR) Mercedes AMG F1 W10.
18.02.2019.

Ultima analisi di giornata per la Ferrari SF90, guidata senza errori (tranne un piccolo spin a inizio sessione) da Sebastian Vettel. Ben 169 giri e primo tempo assoluto di giornata, compiuto senza troppe forzature. Ciò che ha impressionato gli addetti ai lavori e i tifosi in pista è stata la tranquillità e la facilità con cui la vettura ha girato in pista, mostrando tempi molto buoni nonostante fossero semplici comparazioni con la galleria come per gli altri team. Particolarmente contento è stato il pilota tedesco, il quale ha sottolineato come la giornata sia stata “molto vicina alla perfezione”, ringraziando i tecnici del lavoro svolto sulla vettura, che si è mostrata costante, affidabile, prevedibile e per nulla carente di quel carico rimosso, in teoria, dal nuovo regolamento. Come di consueto ai test mi preme sottolineare che siamo ben lontani dal poter fare un’analisi accurata e precisa sui potenziali in pista. Ciononostante una nota rivista tedesca ha quantificato, da dati GPS Red Bull, un vantaggio di circa 0.5 sec della Ferrari su Mercedes in questa prima giornata…

Sebastian Vettel (GER) Ferrari SF90.
18.02.2019.

Chris Ammirabile

Classifica tempi:

LongBeach’83: elementare Watson

Il campionato del mondo di Formula 1 1982 fu segnato tanto da terribili tragedie, quanto dallo spettacolo in pista, con gare incerte, undici diversi vincitori in sedici appuntamenti e il titolo assegnato in occasione della prova finale a Keke Rosberg, che portò per l’ultima volta sul tetto del mondo il motore Ford Cosworth, in una stagione dove si imposero con prepotenza i motori Turbo, destinati a dominare la scena negli anni a venire.

La ricerca di propulsori sovralimentati non fu l’unica novità tecnica, in quanto anche un mondo cinico come quello della Formula 1 non poté chiudere gli occhi di fronte alle tragedie avvenute in pista e di conseguenza la serie di gravi incidenti, uniti alla morte del giovane e sfortunato Paletti oltre a quella di uno dei piloti più rappresentativi, Gilles Villeneuve, portò ad un repentino cambio delle norme, situazione analoga a quella che si sarebbe verificata purtroppo anche dodici anni più tardi.  Il 13 ottobre 1982 venne pianificata una consistente modifica del regolamento tecnico che vietò il fondo piatto e le minigonne, portando il peso minimo delle monoposto a 540 Kg con portata del serbatoio a 250 kg e autorizzazione del rifornimento in corsa; le decisioni della Federazione furono appoggiate dai piloti e costrinsero i team a modificare le vetture già progettate per la stagione 1983, superando tra l’altro il Patto della Concordia che aveva congelato il regolamento tecnico fino al 31 dicembre 1984. La risposta delle case costruttrici non si fece attendere e fu discussa il 3 novembre, giorno in cui si giunse ad una mediazione, posticipando il debutto iridato al 13 marzo in Brasile con conseguente spostamento del Gran Premio del Sudafrica a fine stagione, una scelta che non rese comunque vita facile ai team, tanto che in occasione della prova inaugurale l’unica vettura completamente nuova fu la Brabham Bt52, seguita a ruota dalla Renault Re40, mentre il resto dei partenti iniziò la stagione con le vetture dell’anno precedente adattate alle nuove regole, portando in pista i nuovi modelli successivamente nel corso del campionato.

La prima prova iridata confermò il potenziale delle vetture turbo e sul velocissimo tracciato di Jacarepagua il campione in carica Rosberg fu autore di un piccolo miracolo, conquistando la pole position davanti a sette vetture sovralimentate, mentre il secondo aspirato in griglia fu Lauda, distaccato di un secondo e mezzo in un’anonima quinta fila. Nel corso del Gran Premio Rosberg testò personalmente la pericolosità dei rifornimenti, uscendo di corsa dalla vettura incendiata durante la sosta, poi ripartì spinto dai meccanici e venne squalificato, vedendo quindi annullato il suo secondo posto al traguardo, mentre Piquet vinse agevolmente una corsa dove i principali rivali nella corsa al titolo furono messi fuori gioco da vari problemi tecnici.

I motori aspirati, penalizzati nei circuiti più veloci, avrebbero potuto alzare la voce nei tracciati cittadini di Long Beach, Montecarlo e Detroit, dove le vetture turbo, di cui molte in fase di studio e non ancora perfettamente affidabili e bilanciate, avrebbero patito tra muretti, brevi rettilinei e continue accelerazioni. Il primo di questi appuntamenti fu quello di Long Beach, seconda prova in calendario, in un circuito già “ritoccato” in seguito al drammatico incidente di Regazzoni del 1980 e ora modificato in modo più radicale nel tentativo di limitare i forti saliscendi e rendere più sicuro l’ingresso ai box, anche se il nuovo layout risultò nei fatti più veloce e potenzialmente più pericoloso. Tra i concorrenti spinti dal Ford Cosworth vi era la Mclaren, ancora in attesa del Tag-Porsche che avrebbe debuttato a stagione in corso, ma le due vetture di Watson e Lauda non incisero in prova, trovandosi rispettivamente in ventiduesima e ventitreesima posizione a quattro secondi dalla pole di Tambay, il quale rifilò otto decimi al compagno di squadra Arnoux, anche lui in prima fila, mentre la seconda fu monopolizzata dalle Williams di Rosberg e Laffite.

Le vetture partirono dunque per il giro di ricognizione con prima fila tutta Ferrari e seconda fila Williams, poi a seguire De Angelis (Lotus), Warwick (Toleman), Alboreto (Tyrrell), Prost (Renault), Sullivan (Tyrrell), Jarier (Ligier), Patrese (Brabham), Jones (Arrows, unica presenza stagionale), Mansell (Lotus), Giacomelli (Toleman), Cheever (Renault), Surer (Arrows), Cecotto e Guerrero (Theodore), De Cesaris (Alfa Romeo), Piquet (Brabham), Baldi (Alfa Romeo), Watson e Lauda (Mclaren), Winkelhock (Ats), Salazar (Ram) e Boesel (Ligier), mentre i sue alfieri dell’Osella, Corrado Fabi e Piercarlo Ghinzani, dovettero seguire la gara da spettatori, avendo mancato la qualificazione.  Le prime fasi di gara videro come protagonista, nel bene e nel male, uno scatenato Rosberg, il quale partito dalla seconda fila, cercò subito di prendere il comando infilandosi tra le due Ferrari toccando quella di Arnoux, mentre nel corso del primo giro tentò un sorpasso impossibile su Tambay compiendo uno spettacolare 360° fortunatamente senza conseguenze. Il gruppo procedeva compatto tra i muretti di Long Beach e non mancarono i sorpassi: nel corso del secondo giro Patrese infilò Sullivan, che poco dopo cedette il passo anche alle Renault di Cheever e Prost, poi quest’ultimo iniziò a patire problemi tecnici che lo traghettarono nelle retrovie, così come Arnoux, costretto ad una sosta d’emergenza causa un inatteso degrado degli pneumatici.

I primi continuavano a viaggiare a strettissimo contatto, con Tambay sempre in testa davanti alle Williams di Rosberg e Laffite, in forte pressing sul ferrarista e  seguiti da Alboreto, Cheever, Patrese e Jarier. La bagarre per le prime posizioni favorì i colpi di scena: Cheever perse contatto con il gruppo dopo essere rientrato ai box con i meccanici Renault ancora impegnati con la vettura del compagno di squadra, mentre Jarier tentò un sorpasso ardito su Alboreto mettendolo fuori gioco, anche se a stravolgere realmente l’esito della corsa fu di nuovo Rosberg; il finlandese attaccò Tambay nel corso del ventiseiesimo giro causando il ritiro dell’avversario, poi proseguì e in prossimità del tornantino finale toccò la Williams del compagno di squadra e fu colpito a sua volta da Jarier, con conseguente ritiro dei due piloti e passaggio in testa di Laffite, seguito da Patrese, Surer e dalle sorprendenti Mclaren di Lauda e Watson, entrambi abilissimi a sfruttare le disavventure altrui per portarsi in zona punti dopo essere partiti dal fondo dello schieramento.

La coppia Mclaren proseguì in simbiosi la propria marcia ed entrambi i piloti infilarono Surer, poi Watson ruppe gli indugi e passò Lauda in staccata al termine della Shoreline Drive; bastarono una manciata di giri e i due, sempre vicinissimi tra loro, superarono anche Patrese e infine Laffite, in crisi con gli pneumatici, arrivando clamorosamente al comando della corsa. Ad animare un Gran Premio destinato ad entrare nella storia ci pensò anche René Arnoux, autore di una grande rimonta in seguito al cambio gomme: raggiunto Cheever, lo seguì fino a quando quest’ultimo si incollò alla Williams di Laffite per poi passare entrambi. Nelle fasi finali la corsa perse Cheever e Patrese per problemi tecnici, mentre Lauda fu vittima dei crampi e si limitò ad amministrare un ottimo secondo posto rinunciando ad attaccare il compagno di squadra Watson, che vinse la sua quinta ed ultima gara in Formula 1, primo ed unico nella storia a conquistare il gradino più alto del podio partendo dalla ventiduesima posizione, impresa resa ancora più incredibile dal piazzamento di Lauda, ventitreesimo in griglia e secondo al traguardo.

Il podio del Gran Premio fu completato da Arnoux, ultimo a pieni giri, mentre in zona punti si classificarono anche (a un giro) Laffite, Surer e Cecotto, primo venezuelano a punti in un Gran Premio iridato; a seguire (a due giri) Boesel, Sullivan e Alboreto, poi (a tre giri) Prost, Mansell, Patrese e Cheever, questi ultimi ritirati ma classificati avendo coperto un numero di giri sufficiente. Lauda passò in testa al mondiale con 10 punti, contro i 9 di Watson e Piquet, poi come previsto presero il largo le vetture Turbo e la lotta per il titolo vide come protagonisti Piquet, Prost e Arnoux; le Mclaren vissero invece una stagione di transizione e, dopo aver mancato entrambe la qualificazione a Montecarlo, raccolsero poche soddisfazioni, con due podi di Watson a Detroit e Zandvoort, pista dove Lauda, che nel resto del campionato raccolse due soli punti, portò al debutto il propulsore sovralimentato Tag-Porsche destinato a riportare le vetture biancorosse al vertice.

L’impresa di Long Beach fu l’ultima perla nella storia del trentasettenne John Watson, il quale, nonostante le convincenti stagioni alla corte di Ron Dennis, dovette lasciare il posto al promettente Alain Prost, per poi tornare un’ultima volta al volante due anni più tardi, quando corse a Brands Hatch in sostituzione di Lauda portando al traguardo in settima posizione la Mclaren numero 1, ultimo a correre con quel numero senza essere campione del mondo in carica. La carriera del pilota inglese si concluse con 154 presenze, 5 vittorie, 2 pole position, 5 giri più veloci e 20 podi, oltre alla soddisfazione di essersi confrontato a testa alta con due piloti del calibro di Prost e Lauda.

Se questo racconto non vi è bastato, a voi una sintesi della gara.

Buona visione da Mister Brown

 

 

LIQUIMOLY BATHURST 12 HOURS

La scalata della montagna, la corsa che parte all’alba, la 12 Ore di Bathurst!

Mount Panorama è un circuito di fama mondiale situato a Bathurst, nel Nuovo Galles del Sud. Conosciuto come la casa dell’ Australian Racing, il circuito è diventato famoso grazie all’annuale Bathurst 1000 che fu tenuto per la prima volta nel 1963.

Il Bathurst 1000 è ora uno dei più grandi eventi sportivi dell’Australia, attraendo oltre 200.000 persone nei suoi quattro giorni. La pista di Mount Panorama è una strada pubblica per la maggior parte dell’anno e come tale si applicano regole stradali regolari (limite di velocità di 60 km / h). C’è un dislivello impressionante di 174 metri dal punto più basso (Pit Straight) fino allo Skyline.

Lunghezza del circuito: 6.213 km

Lunghezza del Conrod Striaght = 1.916 km

Lunghezza del Mountain Straight = 1.111 km

Probabilmente molti hanno familiarizzato con il circuito australiano in Real Racing 3, un saliscendi mozzafiato fra muretti a bordo pista e lunghissimi rettilinei. La fluidità, la sinuosità e il ritmo di questo serpentone d’asfalto ti prende e non stanca mai….si potrebbe guardare un’onboard per ore e ore.

Nel corso degli ultimi anni questa gara ha acquisito un richiamo sempre maggiore, soprattutto da quando è stata aperta alle auto di classe GT3. Infatti ogni edizione i numeri delle GT3 iscritte sono sempre maggiori, tanto che dall’anno scorso la gara è stata inserita come prima tappa dell’Intercontinental GT Challenge, ideato dalla SRO di Ratel, e comprendente gare come la 24 Ore di Spa, la 10 Ore di Suzuka e la 8 Ore di Laguna Seca. Grazie al crescente prestigio della gara, negli ultimi anni molte case ufficiali inviano supporto tecnico ai team locali e prestano i loro piloti ufficiali per creare degli equipaggi PRO in grado di lottare per la vittoria. Audi, Porsche, Mercedes e BMW mettono in campo numerose auto supportate ufficialmente, almeno un paio a testa; mentre c’è chi come Bentley che corre con il team ufficiale M-Sport. Ci sono Ferrari e Lamborghini portate in gara da team locali o le Aston Martin schierate dal team R-Motorsport.

Ci sono tutti gli ingredienti per vedere una grande maratona in terra australe.

ENTRY LIST

#2 – Audi Sport Team Valvoline – Mies, Haase, Winkelhock – Audi R8 LMS

#6 – Melborune Performance Centre – Deitz, Westwood, McConville, D’Alberto – Lamborghini Huracan GT3

#9 – Audi Sport Team MPC . Cini, Holdsworth, Fiore – Audi R8 LMS

#11 – Objective Racing – Walls, Luff, Watson – Mclaren 650S GT3

#12 – McElrea Racing – Calvert-Jones, Estre, Evans – Porsche 911 GT3R

#18 – KCMG – Imperatori, Jarvis, Liberati – Nissan GT-R GT3

#19 – Griffith-Black Falcon – Griffith, Buurman, Nielsen – Mercedes AMG GT3

#22 – Audi Sort Team Valvoline – K.van der Linde, Tander, Vervisch – Audi R8 LMS

#27 – HubAuto Corsa – Foster, Slade, Percat – Ferrari 488 GT3

#29 – Trofeo Motorsport – Manolios, Porter, Capelli, Canto – Lamborghini Huracan GT3

#34 – Walkenhorst Motorsport – Krognes, Catsburg, Jensen – BMW M6 GT3

#35 – KCMG – Chiyo, Matsuda, Burdon – Nissan GT-R GT3

#42 – BMW Team Schnitzer – Farfus, Mostert, Tomczyk – BMW M6 GT3

#51 – Spirit of Race – Dalla Lana, Lamy, Lauda – Ferrari 488 GT3

#62 – R-Motorsport – Dennis, Vaxiviere, Kirchofer – Aston Martin Vantage GT3

#75 – SunEnergy1 Racing – Habul, Baumann, Jaeger – Mercedes AMG GT3

#77 – AMG Craft Bamboo-Black Falcon – Engel, Stolz, Paffet – Mercedes AMG GT3

#98 – Matt Stone Racing – Hazelwood, Lago, Russell – Audi R8 LMS

#107 – M-Sport – Kane, Gounon, Pepper – Bentley Continental GT3

#108 – M-Sport – Soucek, Soulet, Abril – Bentley Continental GT3

#760 – R-Motorsport – Kamelger, Baenzinger, Leemhuis, Parry – Aston Martin Vantage GT3

#777 – Bend Motorsport Park – Shahin, Reynolds, Youlden – Mercedes AMG GT3

#888 – AMG Team Vodafone – Lowndes, Whincup, Van Gisbergen – Mercedes AMG GT3

#911 – EBM – Dumas, S.Muller, Jaminet – Porsche 911 GT3-R

#912 – EBM – Werner, Olsen, Campbell – Porsche 911 GT3-R

#999 – AMG GruppeM Racing – Buhk, Marciello, Goetz – Mercedes AMG GT3

#4 – Grove Racing – S.Grove, B.Grove, Barker – Porsche 911 GT3 Cup

#23 – Team Carrera Cup Asia – Van der Drift, Tresidder, Bao, Hamprecht – Porsche 911 GT3 Cup

#43 – Ashley Seaward Motorsport – Stutterd, Fillmore, Muscat – Porsche 911 GT3 Cup

#13 – Strom by MarcGT – Jorgensen, Strom, McLeod – BMW M4 GT4

#48 – KTM/M Motorsport – McMillan, G.Wood, Lillie, Barbour – KTM X-BOW GT4

#50 – KTM/M Motorsport – Crampton, Harrison, Macrow, C.Wood – KTM X-BOW GT4

#55 – Ginetta Australia – B.Schumacher, Vernon, Love – Ginetta G55 GT4

#71 – KTM/M Motorsport – Koutsoumidis, Parsons, Winslow – KTM X-BOW GT4

#20 – T2 Racing by Liajen – Hargraves, Jilesen, Owen – Marc II V8

#91 – MARC Cars Australia . Kassulke, Morris, Tracy, de Pasquale – MARC II V8

#92 – Liajen Motorsport – Busk, Taunton, O’Keeffe – Marc I

#96 – MARC Cars Australia – Morral, Thorsen, Bakker – Marc I

 

ORARI

La gara scatterà all’alba in Australia, vale a dire le 19.45 di Sabato 2 Febbraio qui in Italia.

STREAMING

https://www.bathurst12hour.com.au/streams-tv/international-streaming/

LIVE TIMING

http://www.bathurst12hour.com.au/live-timing/

 

Buon divertimento!

Aury

57TH ROLEX 24 AT DAYTONA

La grande classica dell’endurance oltreoceano compie i suoi 50 anni di validità per il campionato IMSA con un’edizione che si preannuncia memorabile. Le 47 vetture iscritte rappresentano un piccolo passo indietro rispetto agli ultimi anni, ma la qualità dei team sembra più alta che mai. Per il 2019 il campionato IMSA ha deciso di splittare in due classi separate Dpi e LMP2, andando a velocizzare i prototipi DP e limitando le P2. Questa mossa ha portato molti team che in precedenza avevano portato in pista le LMP2 a non partecipare più o ad acquistare delle vetture DPi, con il risultato di vedere quest’anno poche P2 iscritte, che di fatto non possono lottare più per la vittoria assoluta. L’altra grande novità della stagione è rappresentata dalla monofornitura Michelin a tutte le classi, in seguito a molti anni di equipaggiamento per la sola classe GTLM. Quindi la casa francese prende il posto della Continental, di cui molti si lamentavano soprattutto per la qualità delle gomme da bagnato, visto che nel 2015 una Porsche 991 RSR gommata Michelin riuscì a vincere la Petit Le Mans (10 ore) assoluta, funestata da una pioggia battente. I risultati prestazionali delle nuove gomme Michelin si sono visti già al Roar, dove in tutte le classi si è girato nettamente più forte…pure il LMP2 che in teoria doveva essere rallentata.

DPi

Nella classe regina si sfideranno ben 11 vetture, di cui 6 Cadillac-Dallara, 2 Mazda Joest, 2 Acura Penske e una Nissan portata in gara dal team Core. I favoriti per la vittoria sono i 2 equipaggi dell’Action Express, capaci uno di vincere la Rolex 24 lo scorso anno, l’altro di vincere il campionato IMSA; perciò i riflettori sono puntati verso di loro. Ma a far scalpore è la line-up formidabile messa in campo dal WTR con i titolari R.Taylor e Van der Zande affiancati da piloti del calibro di Kobayashi e soprattutto Alonso. Lo spagnolo, dopo aver saggiato la gara nel 2018 con la United Autosport, stavolta ha voluto cercare una vettura e un team competitivo per lottare veramente per la vittoria, e il primo impatto con la nuova macchina è sembrato ottimo. Le altre 3 Cadillac sono gestite da team di più basso profilo, come il Juncos Racing e il JDC-Miller, che l’anno passato correva con le Oreca LMP2, dove correrà anche Rubens Barrichello fra gli altri.

Chi ha sorpreso tutti al Roar è la Mazda, che si è confermata su tempi per ora inavvicinabili dagli altri, tanto che il record sul giro a Daytona di quasi 30 anni fa è stato già non ufficialmente battuto. Le due RTP-24 hanno lasciato gli inseguitori più vicini a oltre mezzo secondo, ma questo risultato non ha comunque influenzato l’IMSA in una revisione del BOP, chissà gli altri se non hanno dato tutto. In ogni caso la velocità c’è, i piloti anche visto che potrà contare su driver di livello mondiale come Jarvis, Tincknell, Bernhard, Pla….Quello che preoccupa rimane l’affidabilità e la solidità, vedremo se il Joest Racing avrà saputo mettere in pista una macchine veloce ed affidabile.

Grandissima attesa c’è anche per le due Acura del team Penske, che ormai hanno maturato la giusta esperienza e devono sicuramente lottare per la vittoria fino alla fine. La line-up rimane la stessa e quindi tornano gli ex Indycar Montoya e Castroneves. In più le 2 vetture porteranno in gara una livrea storica per l’Acura, infatti riprende quella usata nel 1993.

Il team CORE ha deciso di vendere la sua Oreca LMP2 e acquistare dall’ESM una delle Nissan DPi, cercando di portare avanti il progetto della Nismo. Al Roar la vettura ha mostrato un buon passo, in linea con gli altri prototipi, ma anche qui l’affidabilità è sempre stato un tallone d’Achille.

LMP2

In LMP2 ci sono solo una manciata di vetture che possono sperare al massimo in una posizione finale in top5, fra i team c’è il Dragonspeed con due Oreca, fra i cui piloti c’è anche Pastor Maldonado.

 

GTLM

In GTLM come sempre ci sarà la gara più avvincente e feroce, con 9 vetture e ben 4 team ufficiali a darsi battaglia. La Corvette ritorna con le sue C7R (forse per l’ultimo anno) e stessi equipaggi che hanno portato al titolo nella stagione passata. Al Roar ha conquistato la posizione ai box grazie ad un bel gioco di scie fra le due vetture. Il team di Doug Fehan forse non avrà la macchina più veloce, ma di sicuro ha una montagna d’esperienza che lo rende il team complessivamente migliore del campionato.

Probabilmente sarà l’ultima volta anche per le famigerate Ford GT (si parla di un programma DPi per il 2020), che nei test sono state sornione senza dare troppo nell’occhio, pronte a mostrare il potenziale solo in gara. Le vetture di Ganassi vestiranno delle livree celebrative con la Castrol come main sponsor, sempre in occasione dei 50 anni della gara. Anche qui i piloti rimangono sostanzialmente gli stessi.

La Porsche dovrebbe anch’essa schierare le 911 RSR con delle livree celebrative, come già successo a Le Mans e a Road Atlanta. Qui la novità nel roster dei piloti è il giovane Jaminet (debuttante già alla Petit Le Mans), che evidentemente è considerato più maturo di Sven Muller e Matteo Cairoli, gli altri due Junior della casa. La 911 RSR non ha ancora vinto a Daytona, e le livree old-style hanno portato molto bene producendo 2 doppiette…chissà.

La Ferrari si presenta con la 488 del team Risi e un quartetto di piloti ufficiali impegnati nel WEC, fra cui Pierguidi e Rigon. Come sempre è cruciale tenersi fuori dai guai fino alle ultime ore di gara e poi dare il tutto per tutto, ed è quello che devono fare avendo solo una vettura.

In casa BMW la curiosità è tutta rivolta ad Alex Zanardi e a come si evolverà la sua storica avventura. Realisticamente, visti i tempi leggermente inferiori e tutte le difficoltà del caso, è molto difficile che la vettura di Zanardi possa essere veramente in lizza per la vittoria nelle fasi finali di gara, però Alex è una persona che ha dimostrato a tutti cose impossibili, che nessuno credeva potesse essere compiute. Per cui noi tutti facciamo il tifo per lui e riconosciamo il suo coraggio nel volersi cimentare in una categoria così competitiva. Se avete visto il suo giro on-board capirete tutte le difficoltà che a gestire tutti i comandi con le sole mani. Per quanto riguarda la M8 GTE, l’anno scorso era al debutto assoluto, e infatti è stata dura, si per prestazione, che per problemi tecnici. Quest’anno arriva molto meglio con un anno di rodaggio e belle prestazione alle spalle….è nella mischia.

GTD

La categoria GTD è come spesso accade la più nutrita e varia di bellissime gran turismo destinate a programmi clienti. A darsi battaglia ci saranno oltre 20 vetture divise fra marchi del calibro di Ferrari, Porsche, Lamborghini, Audi, Mercedes, BMW, Acura e Lexus. Stabilire il favorito in questa classe è ovviamente molto difficile, di sicuro la Lamborghini vorrà difendere il successo ottenuto l’anno passato, mentre al Roar di inizio mese sono sembrate molto forti le Mercedes AMG GT3 e le Acura NSX del team MSR. Questa classe ha beneficiato molto dell’arrivo delle Michelin, visto che i tempi fatti registrare sono già molto migliori dello scorso anno, avvicinando in qualche caso il ritmo delle più performanti GTLM. Sicuramente, data la grande quantità di equipaggi validi, sarà una gara decisa negli ultimi giri. Vedremo che la spunterà!

 

Bene ragazzi, dopo questa carrellata per familiarizzare con le classi in pista, non ci resta che passare un bel week-end all’insegna del Motorsport, vista anche l’assenza di F1 e MotoGP.

Informazioni indispensabili per seguire la gara sono orari, sito IMSA.tv, live timing e entry list/spotter guide che trovate qui sotto.

Qualifiche Giovedì alle 21.45

https://livetiming.alkamelsystems.com/imsa

https://imsatv.imsa.com/

La gara parte alle 20.30 di Sabato!!

Buon divertimento!!

 

Aury