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BASTIAN CONTRARIO: GRAZIE BINOTTO

All’indomani del primo GP di questa velenosissima stagione (non poteva essere altrimenti quando c’è di mezzo una Ferrari competitiva), il nostro Salvatore si spese in toccanti parole di ringraziamento nei riguardi del Team Principal della Beneamata, sia per la stupenda doppietta inaugurale e sia perché la Ferrari di Binotto si era presentata puntuale all’appuntamento, dopo anni di travagliato lavoro. Così come il Blog del Ring ha iniziato la stagione nel ringraziare il Boss Ferrari, io la voglio concludere allo stesso modo, scrivendo grazie Binotto! Non posso che provare gratitudine per il buon Mattia, il quale contro ogni favore del pronostico (e della sua stessa dirigenza), ha riportato la Ferrari ad essere nuovamente competitiva e, per quanto sia stato un breve periodo, a giocarsi anche il mondiale.

So perfettamente che queste righe susciteranno l’ira e l’ilarità di molti, eppure non me ne preoccupo, perché ci sono i fatti e la realtà che parlano al posto dello stesso Binotto. Egli, alla fine del GP di Abu Dhabi, ha dichiarato che in pochi avrebbero scommesso sul ritorno di una Rossa in chiave mondiale… ebbene voglio confessarvi e vantarmi che il sottoscritto appartiene a quei pochi, visto che in febbraio ho scommesso un deca (la vittoria della Ferrari nel mondiale costruttori in quel periodo era data a sette) e poco importa se ho perso. Resta il fatto che il collettivo di Binotto sta crescendo, dal 2019, attraverso errori, sconfitte e vittorie, in maniera inesorabile. I numeri, sebbene non sempre raccontano tutta la verità, sono dalla sua:  nel 2020 la Ferrari si classifica sesta nel mondiale con 131 punti, nel 2021 è già terza con 323,5 punti e quest’anno la Rossa conquista la seconda piazza con 554 punti.

Questa crescita è frutto solo di una unica costante e cioè la stabilità nel collettivo, parola chiave e magica che fa la vera differenza nel motor sport in generale e nella F1 in particolare. La stessa stabilità che purtroppo in questa settimana appena trascorsa, è stata minata da voci e soffiate a mezzo stampa, in cui ormai si dà per partente proprio colui il quale ha reso possibile realizzare quei numeri. Allo stato attuale, nulla è dato sapere nei riguardi del destino di Binotto e quindi del reparto corse stesso. Ci possiamo aggrappare solo alle smentite ufficiali (via Twitter da parte della stessa Scuderia… sic!) e a quelle non ufficiali, tramite un ferrarista vero quale è Alesi. Proprio la parte “recitata” dal francese mi ha dato non poco da pensare a riguardo: l’ex pilota Ferrari non ricopre nessun ruolo ufficiale in seno alla Scuderia, eppure egli si è parato d’innanzi alle telecamere, difendendo apertamente il collettivo e sputtanando di brutto quella stessa stampa che ha sganciato la bomba una settimana prima. La mia riflessione a riguardo è quella che a meno che Alesi non sia stato mosso da puro spirito di appartenenza alla bandiera sia stato investito (o forse dovrei dire comandato?), del titolo di ambasciatore non ufficiale della stessa Rossa, per far rientrare il casino che evidentemente la stessa dirigenza ha creato! Sia chiaro, non sto affermando che Binotto sarà alla guida della Scuderia anche l’anno prossimo, le voci che si rincorrono sono troppo confuse e caotiche e nessuno, a parte i diretti interessati presumo, ne sanno niente. So solo, che un pilota così carismatico come il francese, per esporsi a quel modo, come minimo deve avere le spalle coperte… chi ci metterebbe la faccia e reputazione a quel modo altrimenti? Lo stesso Binotto durante il week end di gara, per quanto possa valere, ci ha tenuto a ribadire e a rasserenare tutti. I segnali sembrano andare nella direzione della permanenza dell’ingegnere italo svizzero in GeS per almeno un altro anno. Purtroppo, queste parole e segnali stridono con il comportamento degli altri, a partire da quello stesso Vasseur, che si è proposto alla dirigenza Rossa come messia, che non solo non ha smentito, ha addirittura dichiarato “presto lo saprete”. Cosa bolle in pentola? Cosa sta accadendo realmente tra le mura di Maranello? A questo punto congetturare serve a ben poco, non resta che aspettare di che morte dovrà morire la Scuderia, come si suol dire.

La tragedia in tutta questa storia è che sono solo i tifosi, gli analisti e i giornalisti esteri che capiscono che, per vincere, la stabilità è tutto e non noi italiani, purtroppo. Si pretende la vittoria a qualunque costo e, quando non ci si riesce, è necessario trovare il capro espiatorio su cui addossare la croce, per poi mandarlo via, com’è costume nel mondo calcistico. Peccato che la cultura calcistica mal si sposa con quella della F1, senza contare che non esiste la bacchetta magica se non il duro lavoro. Infatti, chiunque dovesse arrivare al posto di Binotto, oltre che a campare di rendita su un lavoro avviato già da tempo anche in chiave 2023, comunque nel bene e nel male, dovrebbe instaurare le proprie metodologie di lavoro e questo comporterebbe, se necessario, anche dei cambiamenti radicali, con inevitabile perdita di tempo. Red Bull dal 2014 al 2020 non ha mai vinto nulla, dopo la scorpacciata fatta nei primi quattro anni del decennio appena concluso… hanno per caso cambiato qualcuno ai vertici? Si sono solo, si fa per dire, preoccupati di sostituire un campione con un altro giovanissimo talento da crescere. Horner, Newey, sempre al loro posto sono rimasti ed ora raccolgono i frutti (glisso su come ci sono arrivati) del loro investimento. AMG cos’ha fatto? Non solo non ha buttato fuori nessuno, ha addirittura preso gli “scarti” che proprio Ferrari ha buttato nell’umido, quali Costa ed Allison. Da quando è iniziato il declino della Rossa? Esattamente dal momento in cui hanno avallato la politica suicida del cambio compulsivo! Il primo fu Brawn, il quale voleva le redini della Scuderia in mano e gli diedero il ben servito ed infatti abbiamo visto nel 2009 cosa ci ha combinato, per non parlare che l’anno dopo, guarda caso, andò a gettare le basi di quella che è ora la Mercedes. Continuo? Cosa è successo dal 2010 al 2014? Per non parlare del quadriennio sotto l’egida di Arrivabene. Binotto a dispetto di quello che gli acerrimi tifosi urlano ai quattro venti, crediate che non sappia che si deve cambiare qualcosa in seno alla GeS? Davvero si crede che le decisioni vengano prese a seconda degli umori che si esternano sui social? Ovvio che al muretto dovrà necessariamente cambiare qualcosa. Questo è stato il primo vero anno, in cui la Ferrari di Binotto ha provato a giocarsi il mondiale e certamente dovrà effettuare delle correzioni. Di sicuro non avrebbe sputtanato la squadra, come era abitudine del suo predecessore!

Per inciso, il muretto incriminato, è lo stesso che ha permesso a LeClerc di agguantare l’agognato quanto inutile secondo posto nel mondiale piloti e naturalmente, grazie anche a Carlos, la seconda piazza nel mondiale costruttori. Il risultato ottenuto al GP di Abu Dhabi è stato importante non tanto per il risultato in se quanto per l’atteggiamento con cui l’intera squadra l’ha affrontato. Avrebbero potuto commettere nuovamente un errore eclatante, avrebbero potuto bruciare l’ennesimo motore, la squadra poteva soccombere alle pressioni che sono state create ad arte, invece, abbiamo visto una Scuderia più unita che mai e che ha fatto quadrato attorno al suo generale… e forse proprio questa unità ha spiazzato la stessa dirigenza, facendogli fare un passo indietro tramite Alesi. Immaginate cosa si sarebbe detto ulteriormente se Ferrari fosse arrivata in gara e in classifica dietro AMG? Sarebbe stato un ulteriore pretesto per mettere in croce il Team Principal. Invece Mattia era lì, a metterci la faccia e a concludere il lavoro che ha iniziato quest’anno, sperando che rimanga a lungo nella sua Ferrari.

Grazie Binotto

 

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: LA SALUTE E’ LA PRIMA COSA

Nonostante la F1 sia ferma, per le dovute e sacrosante ferie (mi riferisco a ingegneri e meccanici, perché i piloti in ferie ci stanno sempre), il circo fa comunque parlare di sé. Come ho già detto in passato, mai nome più azzeccato è questo (con tutto il rispetto per chi nel circo ci lavora davvero), per il carrozzone della massima serie del motor sport su quattro ruote. L’argomento è, manco a farlo apposta, la sicurezza e per “mamma” FIA, si sa, la salute è la prima cosa.

Del resto, in nome della sicurezza si fa tutto, si muovono le montagne se necessario e si rende possibile l’impossibile… gli ultimi due anni insegnano del resto. Dal 1994 e cioè da quando ci lasciarono per sempre il povero Ratzenbergher e sua maestà Ayrton, la Federazione prese a cuore realmente la sicurezza dei piloti, i quali, alla fine della giostra, erano loro e solo loro a rischiare il culo ogni volta che scendevano in pista. Nel giro di quasi trent’anni, da quel tragico weekend i progressi raggiunti sono stati sbalorditivi, un fulgido esempio da seguire. Un appassionato qualunque, confrontando le attuali monoposte con quelle dei primi anni duemila (quindi senza andare troppo lontano nel tempo), si potrebbe tranquillamente chiedere come diavolo facessero a correre prima! Carbonio, titanio, cellula di sicurezza praticamente impenetrabile, l’Halo che potrebbe sorreggere un bus londinese a due piani, tuta ignifuga e guanti biometrici in modo da poter monitorare in qualunque istante i parametri vitali del pilota che li indossa… meraviglioso! Cosa si vuole di più? Ebbene (non c’è nulla da fare, c’è sempre il trucco), la nostra cara Federazione si perde per un acino di sale come si suol dire.

Si prenda il “fenomeno” del momento, il famoso porpoising. Iniziano i test, le monoposto si muovono per essere sgrezzate e nello stupore generale di ingegneri pluri laureati, di personale altamente specializzato per il calcolo computazionale e persino da parte di quelli che devono lavare i pavimenti, ci si accorge che le vetture in rettilineo rimbalzano… vanno su e giù manco fossero yo yo! Ormai la frittata è fatta e, nonostante i simulatori da decine di milioni di dollari che ogni squadra ha a disposizione, nessuno ha previsto il maledetto inconveniente. La Federazione che mette la sicurezza al primo posto che fa? Esatto, nulla. Ci si arrangia con quella manciata di test che si ha a disposizione (che ricordo da quest’anno le giornate di allenamento sono passate da otto a sei) e ci si presenta al primo appuntamento della stagione alla “Dio me la mandi buona”. Del resto la salute è la prima cosa e quindi, tutto il circo, per cercare di capire al meglio prima e debellare il dannato fenomeno dopo, sfrutta tutte le FP (gare comprese), di tutti i GP ai quali abbiamo assistito sino ad ora. Perché come sapete, la F1 è divenuto ufficialmente l’unico sport che si deve praticare senza allenarsi. Bastano i simulatori no? Ormai è la fiera dell’assurdo: per inseguire una chimera, quale quella del risparmio e dell’inquinare meno (in F1!), si è arrivati al paradosso di rendere questo sport “una sorpresa” e quindi poco sicuro. Se è vero che il porpoising da non poche noie al pilota (addirittura il buon Toto ha affermato che questi “salteggi”, per dirla alla Genè, possono recare danni al cervello… sappiamo tutti perché il team principal dei teutonici abbia detto una boiata del genere), con i test in pista, in quanto tempo le squadre sarebbero riuscite a risolvere il problema? Certo quelle più preparate e avanti nello sfruttare questo nuovo regolamento (leggi Ferrari e Red Bull) sono riusciti già nell’impresa; gli altri prima o poi arriveranno.

La salute è la prima cosa, allora cosa c’è di logico nel non far girare i piloti in pista liberamente per migliorare la macchina e prendere confidenza con essa sempre di più? Com’è possibile che esiste questa regola del parco chiuso per cui se al sabato piove, la domenica, se asciutto, corri con gli assetti da bagnato (e viceversa naturalmente)? Dov’è la sicurezza in tutto questo? Nell’ultimo sciagurato (per Ferrari si capisce) GP a cui abbiamo assistito, Verstappen (e con lui la sua squadra), hanno capito nei giri che ti portano alla griglia dipartenza, che le Hard non andavano. Al di la dell’inamovibilità rossa, com’è possibile che prima di un GP non ci sia più il warm up e al suo posto solo tre o quattro miseri giri di riscaldamento, prima di prendere posto sulla griglia di partenza? Domande alle quali, sono sicuro, non troverò mai risposta eppure sono doverose, soprattutto alla luce della politica perseguita dalla F1 e di quello che è accaduto nell’immediato passato e, soprattutto, di recente.

Nel GP inglese, abbiamo visto tutti il volo di Zohu. Ebbene è stato notato anche che il roll bar della sua Alfa Romeo ha ceduto… e questo non deve esistere né in cielo e né in terra! Allora Halo e guanti biometrici divengono solo cinema se poi vengono a mancare le basi. Questo dovrebbe creare un polverone ed invece è stato tutto insabbiato e messo “all’ordine del giorno” nel cercare di aiutare i mal di testa di Toto e del suo pluridecorato alfiere… mi riferisco alla direttiva che deve intervenire ad eliminare, o quanto meno ad arginare, il fenomeno del porpoising. Sembra che alla fine, in nome della sicurezza (la saluta è la prima cosa ricordatelo… soprattutto se serve a non far venire il mal di testa a Toto!), si sia arrivato all’accordo di sollevare le monoposto di quindici millimetri. Il che è spettacolare, considerando che le vetture 2023 erano già nel “forno” e forse, alcune sono già anche uscite! Da qui si ritorna, come in un circolo vizioso, nel cercare di capire se questa direttiva avrà avuto effetto e, purtroppo, lo scopriremo solo nella sei giorni di test dell’anno prossimo. Al di là delle patetiche motivazioni di Wolff e di tutto il teatro inscenato da Hamilton quando esce dalla macchina (alla fine il fenomeno è per tutti… com’è che gli altri non si trascinano con il deambulatore come fa il campione inglese? Se è AMG ad aver cannato completamente il progetto, si dia da fare nel migliorarlo, con le regole che Lei ha voluto), la F1 è entrata in una spirale senza fine. Impone regole, decide come intervenire sulla progettazione della monoposto, vuole sapere ogni movimento delle squadre nel dedalo di leggi che promulga per poi perdersi su una questione della quale non ci sarebbe nemmeno di cui discutere. Il sottoscritto si rifiuta di credere che aumentando le giornate di test pre stagionali e dando (su ventitré GP spalmati su un intero anno) almeno trenta giorni di test liberi, le squadre non riescano a coprire i costi che di sicuro lieviterebbero ma non al punto tale da non poterli sostenere. Allora mi chiedo “cui prodest” tutto questo circolo vizioso? C’è sempre un tornaconto finale… del resto la salute è la prima cosa.

 

Vito Quaranta

L’INSOSTENIBILE PESO DELL’ESSERE….TIFOSO FERRARI

Inverno 2022…. Tanto la macchina non potrà mai competere con AMG e RBR…Eravamo troppo distanti lo scorso anno e Binotto doveva essere cacciato per far cominciare qualcun altro (ma chi?). Non possiamo tenerci uno che lo scorso anno ha promesso “solo” un terzo posto in campionato nel 2021. (conquistato ndr)

Marzo 2022. Oh. Ma l’avete vista la W13 senza pance? Questi ci sfondano un’altra volta… Newey ha creato un altro missile dominante.

Bahrein 2022. Siamo da titolo mondiale.

Imola 2022. Non siamo pronti per vincere perché Charles sbaglia ancora e Sainz è inesistente.

Silvertsone 2022. Se non pensi di vincere il mondiale allora che corri a fare?

Praticamente il tifo rosso ha un elettrocardiogramma che quello di un tachicardico sembra piatto.

Ho riassunto le prime cose che mi sono venute in mente, saltando le esaltazioni australiane, le rotture di Barcellona e Baku e gli errori del muretto di Monaco.

Torno indietro con la memoria al mio post-Bahrein quando dissi che la Ges aveva rispettato gli obiettivi che si era prefissata, ovvero risorgere dalle sue ceneri e produrre una monoposto col quale potersi giocare ogni GP.

L’HANNO FATTO!!!

Io credo che di fondo ci sia da scindere il tifoso Ferrarista dal tifoso dei piloti (magari sotto contratto Ferrari).

Verificare che ieri, di fronte ad una vittoria Ferrari, ci sia stata una levata di massa di questa portata mi porta a pensare che ci siano più tifosi dei piloti che della Ferrari. Che ci stà pure, benintesi, basta essere coerenti ed ammetterlo evitando di fingere di tifare rosso solo quando è il “tuo” di pilota quello che vince, altrimenti non è vero tifo Ferrari.

Chi scrive ha un debole incondizionato per Charles Leclerc, ma ha sempre avuto una simpatia spiccata per Sainz sin dai tempi in cui non era rossovestito. Sorrido di fronte agli strali che si è beccato la scorsa domenica, reo di aver cercato di fare ciò che qualsiasi pilota dovrebbe fare quando mette in casco in testa, ovvero vincere la gara.

E sorrido di fronte alla levata di scudi di tante persone che sono le stesse che lo scorso anno se la prendevano con il monegasco quando mandava in vacca la gara di Monaco. Ed anche quando la infilava nelle reti per poter tirare fuori il massimo e lo etichettava come pilota “falloso”.

Gli umori del tifo italiano della rossa sono bizzarri.

Chi è stato l’artefice di questa rossa così performante? Chi ha messo i due piloti rossi nelle condizioni di vincere delle gare magari ogni domenica? La Ges, rappresentata da quel Binotto che qualsiasi cosa faccia la sbaglia, perché questo è.

Ma la squadra non è da mondiale perché commette errori, azzardi e prende cantonate con le strategie e sulla conoscenza delle gomme.

Ormai pare diventata una battaglia personale del tifo che dimentica in fretta le cose buone fatte ma ha una memoria da elefante su quelle sbagliate.

Tempo fa un caro amico “VERAMENTE” tifoso della rossa mi ha buttato li una frase che ha trovato il suo significato più vero proprio questa domenica: la squadra forse non sarà da mondiale, di sicuro non lo siamo noi tifosi.

Come dargli torto? Mi ha ricordato i mondiali persi nel 97-98-99 in piena era Todt (che ieri pareva il benchmark). Ha stimolato il ricordo dello sdegno dei tifosi per il team order di Spielberg 2002 (che ieri veniva invocato a gran voce magari dagli stessi). Mi ha ricordato che Jean “scelse” il pilota da sostenere nel 2007 solo a Monza.

La realtà è che se ti chiami Ferrari devi lottare sia in pista che fuori. Ma non lo devi fare solo contro gli avversari di pista (e politica annessa), lo devi fare anche contro la stampa (e ci sta) ma anche contro i tuoi stessi tifosi. In pratica non hai mai amici sinceri, ma solo amici di convenienza.

E’ aberrante. Lo è per me che seguo questo sport da troppo tempo, magari è normale per gli altri.

Accadrà che, se mai questa gestione porterà a casa qualche “titulo”, esulteranno tutti e nessuno avrà l’onestà intellettuale di ammettere di essere stato troppo spesso ingiusto nei loro riguardi.

La squadra avrebbe la necessità di avere un ambiente intorno sereno invece delle millemila polemiche anche per il dito di Binotto…. Ma che ne sappiamo noi cosa si stavano dicendo? Perché interpretiamo il labiale da una foto?

Tutto è poi dannatamente amplificato dai socials che sono quanto di più deleterio si possa immaginare dopo una domenica del genere. Assistiamo a pipponi chilometrici dell’idraulico di Vattelapesca che sputa sentenze senza aver mai varcato la soglia di una pista. Leggiamo saccenti parrucchieri di Quintorno che in 180 caratteri pensano di saper spiegare tutto. Nel frattempo il clima intorno alla squadra è quello da curva Sud (una a caso e senza discriminazioni). A quando i cortei di protesta in Via dell’Abetone?

Le sconfitte hanno sempre un solo padre (Binotto), mentre le vittorie hanno una madre di facilissimi costumi tant’è che non si sa chi sia il padre tra tanti, guarda un pò..

Continuo a tifare rosso. A sperare che un giorno Charles possa iridarsi. A sostenere Carlos ogniqualvolta gli buttano melma addosso. Ad essere dalla parte di Binotto e della Ges anche se dovessero perdere i mondiali 2022 che “mai” hanno promesso.

Continuo a pensare che i “tifosi rossi” non meritino una Ferrari competitiva… ma anche che la Ferrari non meriti questi “tifosi”

Scusate lo sfogo.

(immagine di copertina tratta dal sito di Raisport)

Salvatore V.

GRAZIE MATTIA

Penso che molti dovrebbero cominciare un proprio scritto con uno “SCUSA MATTIA” grosso come un intero quartiere.

Il Bring, invece, si può permettere di dirgli  solo “GRAZIE”.

Non sarà originale ma non trovo altro titolo per queste righe.

Avevo promesso di essere superiore nei confronti di chi, in questi due anni, ha denigrato l’ingegnere addossandogli responsabilità e colpe che (forse) solo tra un decennio sapremo a chi dover realmente attribuire.

Confesso i miei dubbi iniziali quando fu scelto, ma non perché potessi avere chissà quali indicazioni sulle sue skills manageriali. Mi era sembrato un altro classico vezzo italiano di “spogliare la Madonna per vestire Gesù Cristo”, intimorito che il reparto tecnico venisse depauperato. Ma una volta fatta la scelta si deve andare sino in fondo.  Funziona così nel mondo del lavoro.

Sono stati due anni difficili, passati attraverso la “squalifica con obbligo di frequenza”,  l’allontanamento dell’INTOCCABILE” per mera questione economica (rido), la scelta di un “pippone” da affiancare al diamante voluto in squadra prima del tempo.

Gli è stato attribuito di tutto ad inizio 2020, senza nemmeno mettersi nelle condizioni di capire il contesto nel quale certi avvenimenti si sono sviluppati.

Da queste pagine virtuali ho cercato più volte di contestualizzare le scelte, di predicare che serviva il tempo per poter vedere il frutto del lavoro di un individuo che si trova a capo di un’azienda che ha millemila e più complessità di una semplice azienda che produce un bene e/o un servizio da vendere sul mercato.

Oggi è il giorno della soddisfazione perché i frutti di quel lavoro si sono visti, perché invece di predicare bene e razzolare male non ha predicato e ha cominciato a razzolare benissimo.

L’hastag #Binottoout ha spopolato sui socials per due anni, sventolato non solo da chi non è in grado di allacciarsi le scarpe da solo o di fare un cerchio con un bicchiere, ma anche da tanta “intellighenzia” di questo sport che è riuscita a mostrare quanto veramente ne capisce di F1.

Quanti sfottò da chi riprendeva il “dobbiamo analizzare i dati” e sbeffeggiava colui che aveva il compito di riportare in alto un orgoglio nazionale?

Ebbene oggi “staggente” non dovrebbe più esultare, perché ne ha perso il diritto, perché il “si vince insieme e si perde insieme” deve tornare ad avere il significato che merita.

A “staggente” faccio presente che a fine 2020 loro stessi hanno criticato Mattia per avere posto il terzo posto nel Mondiale 2021 come obiettivo possibile.. “Non è da Ferrari, non sono i discorsi che i tifosi si aspettano da un TP e blablabla..”

Eppure la Ferrari ha centrato quell’obiettivo con quattro modifiche a quell’ SF1000 che viaggiava con un motore strozzato ed era nata per averne uno che spingeva più degli altri. Pochi rammentano che nella seconda gara del Bahrein 2020 (sul tracciato corto tutto rettilinei) tutti i motorizzati Ferrari venivano sverniciati anche dalle “velocissime” Williams…

Mattia ha tenuto davvero la testa bassa ed ha lavorato invece di “sloganeggiare” di fronte alle telecamere. Mattia ha protetto i suoi dalle critiche esterne e dagli attacchi che arrivavano dall’interno. Perché in Ferrari non si può mai star sereni, nemmeno quando porti i risultati. C’è sempre qualcosa che toglie tranquillità. La stessa tranquillità che lui invece ha sempre trasmesso all’esterno. La stessa tranquillità che i fautori del “ci vuole un dittatore” scambiano ancora per mancanza di ambizione.

A costoro andrebbe fatto un corso di stile di leadership, perché la stessa la si può esercitare in tanti modi, che passano dall’autorità all’autorevolezza. Non meritano il tempo necessario per farlo.

E’ solo la prima gara dell’anno. Non vinceremo il mondiale e la Ferrari si perderà un’altra volta a causa degli sviluppi. Gli altri saranno più bravi a livello politico e cambieranno le regole del budget cap. Gli altri bareranno passando indenni la “tagliola” della FIA…

Non importa: Mattia ha fatto quanto promesso a fine 2020. C’è riuscito, la Ferrari è tornata davanti a tutti.

Grazie Mattia.

 

Salvatore V

 

(immagine in evidenza tratta dal sito di eurosport)