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F1 2020 – GP DI STIRIA

Si scrive GP di Stiria, si legge GP d’Austria pt.2. In tempi di Covid e di mancanza di location sufficientemente “sanificate” il circus della F1 rimane in terra austriaca per il secondo Gp stagionale sul Red Bull Ring.

Se tutto va come deve andare, ovvero con zero interventi della direzione gara pre e durante la gara, il gp di Stiria avrà presumibilmente un esito molto diverso da quello svolto il 5 Luglio.

Al di là del rocambolesco esito finale, il GP di Austria ha evidenziato principalmente questo:

  • Mercedes è ancora la macchina da battere e non di poco. Superiorità imbarazzante in qualifica e consistenti in gara al netto di errori di strategia e piccoli problemi di affidabilità che, onestamente, sembravano messi lì apposta per mascherare un palese dominio o per sedare gli ardori dei suoi piloti quando si fanno troppo vicini in pista.
immagine da motorbox.com
  • Red Bull bene ma non benissimo. Non sapremo mai cosa sarebbe successo con Verstappen in pista ma l’impressione è che Red Bull deve crescere ancora tanto per arrivare a contendere le vittorie alla Mercedes. Considerando anche che, con tutta probabilità, la Mercedes per buona parte della gara ha viaggiato di “conserva”.
  • Ferrari e tutti i suoi motorizzati malissimo. Distacchi abissali in qualifica, lenti con serbatoio pieno in gara e decenti sul passo gara solo a serbatoi scarichi. E Vettel/Leclerc come lo Yin/Yang.
  • Racing Point molto competitiva ma che ha già buttato all’aria la prima vera occasione da podio. Meglio mettere fieno in cascina ora perchè in futuro potrebbe essere molto più difficile.
  • Nel “gruppo B” McLaren e Norris sugli scudi. E anche Renault…se pensiamo alla PU montata sulla monoposto di Woking.

Si ripartirà con una maggiore consapevolezza dei valori in campo e con situazioni da rimettere in carreggiata per qualcuno come Hamilton e Ferrari.

Il primo non può permettersi di concedere il bis a Bottas, soprattutto nell’ottica di un mondiale con poche gare. L’ultima volta di una partenza al rallentatore fu il 2016 e non portò proprio benissimo…

Ferrari invece ha compreso di essere ancora più lenta di quanto non immaginasse, ergo cercherà di anticipare i corposi (sic) aggiornamenti aerodinamici inizialmente previsti per il Gp di Ungheria, già in questo weekend. La domanda è: saranno efficaci e soprattutto sufficienti a compensare una PU che definire involuta è fare un complimento?

L’impressione è che il trick utilizzato nel 2019 fosse così consistente da mascherare i grossi limiti della SF90H e la sua assenza sta mortificando ogni speranza di competitività per quest’anno e anche il venturo. Considerando anche che l’attuale SF1000 è stata concepita cercando di recuperare il carico aerodinamico che la SF90H non aveva. Il tutto però potendo contare sulla “cavalleria” della PU 2019, poi la FIA ha deciso che forse non era il caso…

immagine da quotidiano.net

Binotto ci mette la faccia e ha già messo le mani avanti già dai test invernali ma una debacle tecnica di questa portata era difficile da immaginare. Ciliegina sulla torta un vertice aziendario al momento assolutamente assente e silenzioso, anche sul fronte degli evidenti malumori di Vettel. Auguri e soprattutto speriamo che Binotto abbia ben riposto nel taschino il santino di Maylander…

Variabile in più rispetto al weekend passato il meteo che prevede pioggia almeno al sabato, con ulteriore possibile sconvolgimento della griglia di partenza.

Sarà un Gp divertente viste le premesse anche se Hamilton e la Mercedes difficilmente concederanno il bis di errori e Leclerc non potrà sempre metterci una pezza da secondo posto.

Pronostico? Con una gara dallo svolgimento normale è quasi certa una doppietta Mercedes. Unica variabile Verstappen e la gestione pit e gomme della Red Bull. Ma in un’annata come questa dove l’eccezione è la regola ci si può aspettare di tutto. Anche che Hamilton non vinca il mondiale (eventualità molto improbabile) e Vettel non finisca la stagione (molto più probabile della precedente).

E per non farsi mancare nulla, ecco che si profila all’orizzonte della stagione 2021 il grande ritorno di Fernando Alonso.L’ufficialità è arrivata mercoledì e un personaggio e un pilota di tale spessore non può che fare bene a tutta la F1.

immagine da sport.sky.it

Questo limita ancora di più le possibili mosse di Vettel in ottica 2021. Proprio il sedile in Renault lasciato libero da Ricciardo poteva essere una buona soluzione per il tedesco. Ora di alternative valide ne restano davvero poche, forse nessuna. Ritiro o anno sabbatico? In ogni caso sarà dura per lui.

Se poi proprio vogliamo volare con la fantasia, si potrebbe pensare che Alonso possa prendere il volante della Renault già in questa stagione, spingendo Ricciardo ad anticipare il suo approdo in McLaren e di conseguenza l’arrivo di Sainz in Ferrari. Con Vettel che non finisce la stagione…

Che si sia suoi tifosi o meno sarebbe un epilogo davvero poco augurabile nei confronti del tedesco, che per titoli vinti (in Red Bull) e professionalità e abnegazione (in Ferrari) non si merita di scendere così in basso. Paradossale, quasi grottesco che la mossa di Alonso possa innescare un domino che porti il tedesco, il suo avversario più feroce ai tempi Red Bull e suo successore da titolo in Ferrari, ad una vacanza anticipata.

Non succede…ma se succede…

*immagine in evidenza da automoto.it

Rocco Alessandro

BOTTAS APRE IL MONDIALE 2020 IN AUSTRIA. LECLERC SALVA LA FERRARI.

Finalmente.
Finalmente i motori tornano a rombare.
Finalmente si ritorna alla normalità, anche se con le precauzioni del caso.
E, fortunatamente, abbiamo visto qualcosa di diverso da quello che era lecito aspettarsi: tre Mercedes, di cui due nere e una rosa, davanti a tutti.

Perchè questo è ciò che i test di febbraio avevano indicato, e non c’era motivo di credere che i 4 mesi di lockdown, di cui 2 di chiusura quasi completa, avessero cambiato qualcosa.

E, infatti, nulla è cambiato. Mercedes davanti a tutti di mezzo secondo in qualifica, con Hamilton dietro a Bottas e Verstappen terzo, unico teoricamente in grado di impensierire i due delle frecce d’argento (nere per l’occasione). Ferrari in grande difficoltà, con Leclerc settimo e Vettel addirittura undicesimo. Binotto aveva già messo ampiamente le mani avanti in occasione del mancato Gran Premio di Australia, ma era lecito non attendersi di vedere la rossa lottare ad armi pari con Mc Laren, Racing Point e Renault. Ma così è stato.

A scombinare un po’ le carte ci pensano i commissari i quali, dopo avere giudicato legale il DAS a seguito della protesta Red Bull del venerdì, hanno preferito dare ai padroni di casa un contentino penalizzando di 3 posizioni in griglia Lewis Hamilton per non avere rallentato di fronte alle bandiere gialle in occasione dell’uscita di Bottas nell’ultimo giro di qualifica. Il giorno prima lo avevano assolto perchè c’erano sì le bandiere gialle, oltre ad un gran polverone e ad una macchina nell’erba, ma qualche pannello aveva ancora la luce verde.

E così Max Verstappen si ritrova in prima fila, con Lando Norris terzo in seconda fila.

La partenza è da manuale per le prime file, con Bottas che prende subito 2 secondi di vantaggio, e Max che riesce a tenere il passo, dopo un primo giro non velocissimo difendendosi da un arrembante Lando.

Il quale deve a poco a poco cedere posizioni ad Albon, Perez, Leclerc ed Hamilton. Quest’ultimo impiega 9 giri a tornare in terza posizione, che diventa la seconda tre giri dopo quando la Red Bull di Verstappen va in tilt.

Anche Ricciardo abbandona la compagnia al 18° giro, e contemporaneamente Vettel supera Stroll per guadagnare un’anonima ottava posizione, grazie anche ai problemi di motore che affliggono il canadese da qualche giro.

Al giro 26 Magnussen esce di pista per un problema ai freni, ed interviene la safety car. Tutti ne approfittano per fare il pit-stop.

La gara riparte al giro 30, e Hamilton non prova ad attaccare Bottas. Vettel, invece, sbaglia grossolanamente la staccata e colpisce Sainz, producendosi nel proverbiale testacoda che lo fa sprofondare nelle retrovie.

Mentre Perez supera in tromba Norris, Lewis, che segue da molto vicino il suo compagno di squadra, inizia l’usuale dialogo coi box per avere l’autorizzazione ad attaccarlo, chiedendo di potere usare più potenza, ma la risposta é che entrambe le auto sono in modalitá conservativa e deve quindi starsene buono al suo posto.

Ovviamente l’inglese non demorde, e al giro 45 arriva James ad avvertire democraticamente entrambi i piloti di un problema critico ad un sensore del cambio, che richiede di stare lontani dai cordoli.
É un modo per calmare la situazione, e infatti Lewis si porta a quasi 2 secondi da Bottas, rassegnandosi alla seconda posizione.

Al giro 51 Russel blocca la sua macchina in mezzo alla pista, entra nuovamente la safety car e si fermano nuovamente tutti ai box tranne le 3 Mercedes. Dopo 3 giri la gara riparte, ma viene subito fermata perchè Raikkonen perde una ruota all’ultima curva.

Ci vorranno stranamente ben 6 giri a farla ripartire, e gli ultimi 10  saranno entusiasmanti. Albon, forte di gomme morbide nuove, attacca Hamilton per la seconda posizione, ma l’inglese con tanto mestiere tiene la traiettoria e lo tocca facendolo andare in testacoda.

Leclerc supera Norris e va alla caccia di Perez, superandolo in modo magistrale e portandosi, così, in terza posizione. Che diventa subito la seconda perchè i commissari, con una severità che non si vedeva dal GP del Canada dello scorso anno, comminano ad Hamilton 5 secondi di penalità per la collisione con Albon. Stranamente Bottas non gli dà strada per consentirgli di allungare rispetto a chi lo segue, e così Norris, segnando il giro più veloce proprio all’ultima tornata, riesce a guadagnare il suo primo podio, dopo una gara condotta in modo estremamente intelligente.

Dietro ai primi 4, al quinto posto un ottimo Sainz con una consistente McLaren, al sesto Perez, che forse poteva aspettarsi un risultato migliore, poi Gasly con l’unico motore Honda arrivato al traguardo, il rientrante Ocon, un discreto Giovinazzi con una pessima Alfa, e un mediocre Vettel con una inguidabile Ferrari. Ultimo degli arrivati al traguardo il debuttante Latifi, sempre lontanissimo dagli altri.

Ben 9 auto non hanno concluso la gara, ma d’altra parte questo era il primo GP della stagione.

Fra solo una settimana si replica in Austria. Le macchine saranno ovviamente le stesse, e c’è da credere che vedremo un risultato molto diverso da quello di oggi. Perchè, nonostante le sorprese odierne, l’esito di questo mondiale sembra già scritto. Mezzo secondo su un circuito nel quale si gira in poco più di un minuto è un vantaggio sufficiente a consentire una comoda doppietta quasi ad ogni GP. Non sempre ci saranno commissari e safety car a venire in aiuto agli avversari.

E, per quanto riguarda la Ferrari, 1 secondo in più rispetto allo scorso anno, di cui 0.8 sui rettilinei, è un margine tale da compromettere sia l’esito del mondiale 2020 che quello del mondiale 2021. E non basta avere un campione come Leclerc per rimediare. Purtroppo la situazione ricorda molto da vicino quella del 2014. All’epoca c’era Alonso che faceva miracoli, ma fu comunque una delle peggiori stagioni della storia della Ferrari.

* Immagine in evidenza dal profilo Twitter @MercedesAMGF1

ASTON MARTIN REDBULL RACING RB16




Milton Keynes cala il suo asso per il Mondiale 2020: la RB16 ha tutta l’aria di esser stata progettata con un solo scopo ovvero riportare l’iride che manca al Team dal loro quadriennio d’oro WDC+WCC con Sebastian Vettel. Si parte da un anteriore eufemisticamente estremizzato per convogliare ancora meglio i flussi al fine di massimizzare il concetto progettuale chiave della vettura ossia il rake estremo. Si prosegue con delle “zanne” sul fondo in stile AMG e si conclude con un lavoro di ulteriore affinamento nella zona del diffusore posteriore. La RB16 come da programma è subito scesa in pista per il previsto filming day a Silverstone divenuto a tutti gli effetti lo shakedown della vettura

Con un assetto sportivo che per quanto riguarda i Piloti ricalca appieno quello di AMG ovvero Superstar+Gregario ed un apporto di Honda volto al definitivo raggiungimento dell’elite motoristica delle Power Units, rappresentata da Ferrari ed AMG, la RB16 è una legittima pretendente al Mondiale 2020. Ne capiremo di più e meglio dalla prossima settimana con la prima sessione di test prestagionali al Montmelò di Barcellona

(TUTTE LE IMMAGINI DAL WEBSITE REDBULLRACING.COM)

F1 2019 BRAZILIAN GP: AN INTRODUCTION

Six in a row.

Anche quest’anno è andata come negli ultimi sei. Come vedere di volta in volta l’ennesimo sequel di un blockbuster hollywoodiano: sai già come andrà a finire, nonostante qualche variazione di trama da un anno all’altro.

In Mercedes hanno già adeguatamente e giustamente celebrato il titolo dei record, quello che oscura definitivamente il quinquennio d’oro della premiata ditta Todt-Brawn-Schumacher in Ferrari e in arrivano in Brasile per cercare di continuare la festa sul circuito di Interlagos.

A titoli ormai assegnati gli ultimi due GP assomigliano molto ad una passerella finale in cui ci sarà chi si gode i successi ottenuti e chi non vedrà l’ora di chiudere la stagione. Il GP del Brasile è sempre stato un evento piuttosto pregno di aspettative e momenti interessanti ma è evidente come la vera partita di questo finale di stagione si svolga lontano dal Brasile e non comprende l’attività in pista.

Due sono gli argomenti “caldi”: regolamento tecnico 2021 e il rinnovo del patto della Concordia. A giocarsi le migliori carte in termini di economici e peso politico sono, manco a dirlo, Mercedes e Ferrari.

E’ una partita aperta ormai da qualche tempo, inevitabile per le due squadre che oggi sono l’immagine stessa della F1 e vogliono mantenere questo status quo.

Sul fronte dei regolamenti Ferrari e Mercedes, ma anche Red Bull, hanno una opinione comune che si può sintetizzare nell’opposizione alle parti standard e a parametri aerodinamici troppo restrittivi che vadano a limitare le aree di intervento portando in pratica ad un’unica configurazione possibile e a monoposto tutte uguali tra loro.

immagine da formula1.com

E’ evidente come il mantenimento delle attuali regole vorrebbe dire il mantenimento anche degli attuali valori in campo e Mercedes, in quanto leader incontrastata da 6 anni, ha tutto l’interesse a “congelare” la situazione.

Più possibilisti gli altri team, che vedono in nuove regole l’occasione per dare un colpo d’ala alle loro speranze di lottare per podi e vittorie.

Le linee guida approvate e diffuse in coincidenza del Gp di Austin sono in realtà una rivoluzione a metà, in quanto obbligano ad una aerodinamica più semplice, limitano fortemente le parti standard, introducono le gomme da 18 pollici e un budget cap piuttosto severo considerando le spese attuali, in primis dei top team.

immagine da it.motorsport.com

Tutto risolto quindi? Assolutamente no. Intanto queste sono linee guida che sono passibili di modifiche e c’è da scommettere che ce ne saranno prima di arrivare a stilare comma per comma l’intero regolamento tecnico. Su questo soprattutto Ferrari ha già lottato parecchio e prevedibilmente lo farà ancora.

E poi c’è il tema del rinnovo del patto della Concordia e della redistribuzione degli utili tra i team che si lega alle schermaglie sul regolamento tecnico.

E’ notizia di questi giorni che Ferrari ha firmato il nuovo patto della Concordia e indiscrezioni rivelano che abbia fatto la parte del leone per quanto riguarda il totale degli utili che finiranno nelle sue tasche.

Si potrebbe legittimamente pensare che Ferrari abbia esercitato il più classico degli  “do ut des”: una linea più accomodante in sede di approvazione delle linee guida regolamentari per il 2021 (tanto per capirci: non utilizzo del diritto di veto) per un maggiore fetta dei guadagni da intascare a fine anno per partecipare al circus della F1.

A tale proposito, ovvero l’avallo della Ferrari alle linee guida del regolamento 2021, non è escluso che le ultime richieste di chiarimenti della Red Bull alla FIA in merito alla PU Ferrari imbeccate, così si vocifera, dalla Mercedes indichino un fronte comune di questi due team contro lo “strappo” operato dalla Ferrari che, cedendo sul fronte dei regolamenti, ha ottenuto una controparte economica importante dalla firma del Patto della Concordia.

Diciamo che in Ferrari sono stati , probabilmente, molto pragmatici: in primis pensano a guadagnare di più e poi si decide cosa si può fare per tutto il resto. E’ una questione di priorità, considerando poi che il diritto di veto rimane e quindi la voce in capitolo sulle modifiche al regolamento tecnico 2021 resta praticamente inalterata.

Se Ferrari si è assicurata questo vantaggio, Mercedes non è rimasta a guardare. Anzi, dall’alto della attuale forza mediatica, del prestigio dato dai successi nell’era ibrida e dal fatto che ha già firmato contratti di fornitura delle power unit a ben 3 team, è nella posizione ideale per tenere sotto scacco Liberty Media e ottenere le contropartite tecniche, economiche e sportive che più riterrà opportune.

Toto Wolff è stato al solito molto diplomatico ma nel contempo molto meno criptico di altre occasioni dichiarando che, nonostante l’attività in F1 generi utili e considerando i successi ottenuti, non hanno più niente da dimostrare e potrebbero abbandonare la F1 senza grossi rimpianti, rinunciando anche al ruolo di fornitore di power unit magari puntando a diventare leader in altre competizioni in cui la propulsione elettrica offre maggiori sfide e un grande ritorno in termini di immagine e di ricaduta tecnica ed economica sul mercato dell’automobile.

In poche parole: Ferrari è Ferrari ma la Mercedes ha acquisito un peso politico ed economico pari se non superiore quindi state bene attenti a come lusingarci per tenere in piedi la baracca…

A questo proposito non sorprende più di tanto l’assenza di Wolff nel prossimo Gp di Interlagos per rimanere a casa a lavorare a mente libera proprio sui temi appena citati.

Il mondiale 2021 è già abbondantemente iniziato e si può essere ragionevolmente sicuri che non mancheranno sorprese e occasioni di confronto acceso tra i due team che in questo momento sono la F1.

Torniamo ora alla stretta attualità, parlando del solito chiacchiericcio che ci allieterà gli ultimi weekend di stagione. Tutti i riflettori, come ben sappiamo, sono puntati sulla Rossa, rea di aver imbrogliato anche questa stagione sulla Power Unit e quindi messa sul banco degli imputati dopo la grigia (meglio nera) prestazione del GP di Austin. Discernere realtà e fantasia è un esercizio arduo, soprattutto quando a parlare sono i dirigenti dei rispettivi team rivali (che addirittura chiedono una “fair competition”).

immagine da f1world.it

Il mio parere a riguardo è noto: dopo i problemi di perdita d’olio sulla PU 3 di Charles “risolti” pre FP3 provocando delle crepe per pressione elevata nel circuito idraulico (che costringono ora alla sostituzione del motore), anche sulla vettura di Seb si è optato per un utilizzo conservativo del motore (come confermato da Mark Hughes) cosa che, associata ad un setup aerodinamico aggressivo da massimo carico (quello del Messico o di Montecarlo, per intenderci), ha esposto i punti deboli della SF90, facendola apparire molto “ungherese”. Un peccato non aver potuto sfruttare l’occasione per una sostituzione anticipata, ma sappiamo quanto sia, in ottica 2020, importante rendere manifesti i fattori carenziali piuttosto che evitarli.

Tutt’altra storia, con molta probabilità, ad Interlagos, circuito da medio-alto carico che si sviluppa in senso anti-orario e su una altura a circa 800m s.l.m. Non sarà esasperato come in Messico, ma anche qui avremo un leggero calo di potenza dovuto all’aria rarefatta (circa 1,5% di cv in meno) e quindi un conseguente leggero aumento delle pressioni turbo per sopperire al minor ossigeno; inoltre la pista presenta nel primo e ultimo settore rettilinei importanti, di cui uno anche in salita (dalla curva Junçao) ed è molto esosa dal punto di vista del recupero elettrico, molto meno, invece, dal punto di vista dei consumi carburante. Un quadro teorico favorevole, insomma, per la SF90 e per Charles con un’unità motrice fresca (ricordando la gara fenomenale di Hamilton nel 2017).

Pirelli ha deliberato le mescole più dure del lotto per il GP brasiliano: C1 hard, C2 medium e C3 soft, per permettere ai piloti di poter spingere di più in gara senza preoccuparsi eccessivamente del degrado della gomma, fattore piuttosto critico a Interlagos, a causa del T2 molto tortuoso che, associato all’elevato stress laterale e longitudinale, provoca aumenti repentini della temperatura della mescola senza che questa abbia tempo per raffreddarsi. E’ probabile, quindi, che le squadre puntino a fare una singola sosta in gara, sfruttando la costanza dei compound C1 e C2.

immagine da sport.sky.it

Tra i top team Mercedes più “conservativa” optando per un maggior numero di C2 rispetto a Ferrari e Red Bull oltre ad un set in più di C1 per Bottas da testare nelle libere del venerdì. Tra gli altri team scelte simili tranne McLaren che preferisce mescole più dure rispetto alla C3. Probabile che la scelta delle tre mescole più dure si riveli un vantaggio per Mercedes, e in misura leggermente inferiore per Red Bull, soprattutto in ottica gara data l’ottima gestione di quel tipo di gomme dimostrata nei GP in cui sono state utilizzate. Gran lavoro quindi per Ferrari per cercare il miglior compromesso possibile tra la performance in prova e la gestione degli stint di gara.

La sensazione è che gli ultimi due Gp di questa stagione siano di transizione per tutti team. I prossimi mesi saranno molto impegnativi dato che si lavora sulla macchina del 2020 e si cerca di acquisire più vantaggio possibile lavorando su quella del 2021. Rumors indicano che addirittura i Top Team abbiano già portato in galleria del vento i modelli per le vetture 2021.

A tal proposito il 2020 sarà un anno di spese folli dato che il budget cap entrerà in vigore solo nel 2021 e chi potrà cercherà di sviluppare la monoposto 2021 per assicurarsi un vantaggio tecnico importante fin da subito. Ecco perché è opinione comune di molti addetti ai lavori che nel 2021 non ci saranno sostanziali variazioni delle forze in campo tra i team nonostante il cambio di regolamenti. Opinione che lo stesso Binotto ha recentemente confermato.

A questo si aggiungono rumors sempre più insistenti ma sempre, ovviamente, smentiti di possibili abbandoni da parte di Renault e Honda. Renault vive una situazione finanziaria complicata sul fronte del mercato dell’auto e gli ingenti investimenti in F1 non stanno portando a niente dal punto di vista dei risultati.

Anche Mercedes sta facendo delle valutazioni in tal senso ma il suo gioco è molto più orientato a contendere il peso politico e storico del marchio Ferrari nel mondo della F1. Mercedes ha una occasione unica, quella di mettere in scacco Liberty Media e ottenere un trattamento economico e un ruolo politico di primo piano che sia anche superiore a quello della Ferrari.

La stessa Liberty Media è alla ricerca di un difficile compromesso in cui far conciliare le richieste dei top team e dei team minori spesso in antitesi le une con le altre, la ricerca di nuove squadre e investitori e l’obbiettivo di espandere ricavi e visibilità.  E il tutto abbracciando la svolta “green” del mondo dell’automobile e un “sistema F1” che sia meno economicamente oneroso da approcciare.  Se non è una cosa impossibile poco ci manca.

Già si parla di abbattere quasi totalmente le emissioni delle power unite entro il 2030 e di rendere l’evento “F1” totalmente sostenibile entro il 2025. Tutto molto bello ma c’è da chiedersi quale sarà il prezzo per arrivare, forse, a raggiungere tale obbiettivo.

*immagine in evidenza da autodromodeinterlagos.com.br

Rocco Alessandro & Chris Ammirabile

F1 2019 AMERICAN GP: AN INTRODUCTION

Dal Messico al Texas il passo è breve sia in termini geografici che di lasso temporale che intercorre tra i due GP. Forse in questo caso fin troppo breve ma ormai questa è la F1 di oggi, non si ha tempo di metabolizzare quello che è appena successo che è già il momento di passare a ciò che potrà accadere.

E una di queste cose è scontata come l’alternanza del giorno o della notte, ovvero il sesto titolo mondiale di Lewis Hamilton. Ci ha provato in ogni modo a vincerlo in Messico ma un Bottas redivivo in gara dopo l’erroraccio del sabato ha annullato il primo match point.

All’inglese basterebbe in pratica arrivare nei punti anche con Bottas vincente per archiviare la pratica e lanciarsi idealmente nel 2020 per l’obbiettivo grosso: quello di eguagliare i sette titoli di Schumacher. Di sicuro si può affermare che, dopo il Kaiser, Hamilton rappresenti il pilota che più di tutti ha saputo mantenere elevatissimo il suo livello di performance negli anni. Rimane la macchia del 2016 quando perse il titolo dal compagno di squadra Rosberg, ma considerando i suoi attuali rivali, Vettel su tutti, è evidente come si sia dimostrato il pilota migliore degli ultimi 15 anni.

immagine da senategpexperience.com

Certo, si può dire che è stato per lui tutto più facile una volta iniziata l’era ibrida con Mercedes e bla bla bla, ma è indubbio che, in annate “complicate” come il 2017 e 2018 abbia saputo volgere spesso a suo favore situazioni in cui quanto meno la chance di vittoria era 50-50. E alla fine fare la differenza.

Ecco, diciamo che sarebbe stato interessante scambiare le monoposto di Vettel ed Hamilton e vedere a fine anno chi avrebbe vinto ma la realtà è che un pilota cerca di fare il meglio con quello che ha a disposizione, mettendoci quel qualcosa in più quando se ne ha il bisogno e, sotto questo punto di vista, Hamilton è stato nettamente superiore. Chapeau.

Sopiti a fatica gli echi del GP messicano, le aspettative per il Gp di Austin sono alte per tutti i team di vertice. Guardando a quello che è successo l’anno scorso, con tre monoposto diverse nello spazio di pochi secondi al traguardo, sono aspettative più che giustificate.

E, probabilmente, come avvenuto in Messico l’elemento chiave saranno le gomme e come sarà gestita l’usura delle stesse da parte dei team.

Pirelli ha scelto le stesse mescole del Gp del Messico, ossia C2, C3 e C4.

immagine da twitter @pirellisport

E’ evidente come i team punteranno, come già avvenuto in Messico, ad una unica sosta cercando di partire con le C3 e utilizzando le C2 per l’ultimo stint di gara. Unica variabile, a mio parere, che può rendere difficile questa strategia è l’eventualità di temperature dell’asfalto molto alte durante la gara.

Guardando alle scelte dei singoli team è evidente come tutti tranne Red Bull vogliano provare nelle prove libere il comportamento della mescola C2 con almeno un pilota. A parte Red Bull che punta molto sulle C3, tutti i team hanno fatto scelte simili in termini di numero di set per mescola.

Ferrari punta all’ennesima pole con la consapevolezza che potrebbe non bastare per vincere, dato il gap nei confronti di entrambe le concorrenti sulla gestione delle gomme e del passo gara alla domenica. Il fatto di aver portato un set di C2 in più da testare è di sicuro un vantaggio rispetto alla gara messicana.

Mercedes invece arriva su una pista di sicuro più amica rispetto a quella messicana e senza l’assillo delle temperature come nella gara precedente. La logica imporrebbe che se la possano giocare anche in qualifica ma è soprattutto in gara che è probabile si palesi il loro vantaggio.

Considerando che, senza l’errore del sabato in qualifica, Verstappen sarebbe stato il naturale candidato alla vittoria finale, non si può non pensare che anche l’olandese possa essere della partita per la vittoria in Texas. Non avrà il vantaggio dovuto all’aria rarefatta ma la gestione ottimale delle gomme potrebbe essere sufficiente a Red Bull per giocarsi la vittoria.

Attesa al riscatto la McLaren, gagliarda in prova ma letteralmente scomparsa in gara alle prese con le gomme C2 e fuori dai punti. Renault invece ha fatto il contrario ma ormai deve più guardarsi alle spalle da Toro Rosso e Racing Point. Il resto della truppa, Haas, AlfaRomeo e Williams si avviano ad un mesto finale di stagione.

Detto di Hamilton, ci si aspetta molto da Leclerc. Dato forse prematuramente come pilota già pronto per lottare per il titolo, ha invece palesato le lacune caratteriali e tecniche dovute alla giovane età: troppe lamentele, delle partenze rivedibili e una gestione delle gomme in gara ancora non ottimale. Dopo i due successi di file e il secondo posto di Singapore, viene da un terzo un settimo e un quarto posto partendo dalla pole. Di sicuro aveva abituato troppo bene ma deve riprendere in fretta il filo del discorso per mettersi nella condizione ideale di iniziare il 2020 con risultati ottimi alla mano.

immagine da motorsportclan.com

Il back to back Messico-USA non ha dato modo agli addetti ai lavori di scatenarsi in dichiarazioni alquanto bizzarre anche se qualcosa, alla fine, è saltato fuori:

  • la querelle PU Ferrari illegale continua. Red Bull ha chiesto un chiarimento ufficiale alla FIA, con Tombazis che si prenderà 7/8 mesi buoni per rispondere, dato le tutt’altro che celeri risposte a cui ha abituato. In Messico sembrava che anche Mercedes volesse accodarsi a Red Bull ma alla fine la casa teutonica ha fatto marcia indietro. Magari si sono ricordati di quando venivano accusati di utilizzare olio lubrificante nella miscela aria-benzina e nessuno ha mai detto nulla…
  • Vettel scatenato sul podio in Messico: prima spinge via il selfie boy un po’ troppo esuberante e poi se la prende con i “trofei di merda” che spesso accompagnano le premiazioni. E’ tornato il solito giocherellone di sempre, probabilmente merito del fatto che da due gare le suona a Leclerc…
  • Michela Masi ha dichiarato che le parole in libertà di Verstappen non hanno influito sulla decisione di penalizzarlo. La decisione è arrivata in ritardo perché dovevano prima assicurarsi che Bottas stesse bene, poi rimuovere l’auto, risistemare le protezioni, scegliere il ristorante nel quale andare a pranzo e respingere l’orda di tecnici Red Bull che chiedevano a gran voce chiarimenti sulla PU Ferrari.
  • Leclerc ” Ad Austin si corre in senso antiorario”. Non c’è che dire…il ragazzo impara in fretta.
  • Vettel “E’ ora di concretizzare il sogno Ferrari”. Occhio Seb che dal “shogno” al “sei fuori” il passo è brevissimo…
  • Isola ” Per Austin scelta di mescole per favorire diverse strategie e poter spingere di più in gara”. Se tutto va come secondo copione, un solo pit, ritmo soporifero e arrivederci e grazie. La Pirelli ormai funziona meglio della melatonina per conciliare il sonno.

*immagine in evidenza da senategpexperience.com

Rocco Alessandro