Il pentacampeón fa il rookie e stende il campionato ai piedi di Marquez

Dovendo scrivere del Gran Premio di Catalogna mi sono venute le idee più strane.

Ho pensato, in ordine sparso, che “la fortuna aiuta gli audaci” riferendomi al vincitore ma nell’occasione ha “solo vinto” e non è stato artefice di gesta epiche che giustificassero il titolo (dell’articolo).

Ho pensato a “il primo strike con la moto nuova” cercando un improbabile rinverdimento del (brutto) cabaret italiano a cui il nostro eroe del giorno ci aveva abituato nel tentativo di emulare Rossi per i festeggiamenti post vittoria.

Ho persino riesumato la Mondaini con “che barba che noia” per una fotografia più generale del GP di Catalogna che ha visto suonare per tutte le classi l’inno di casa.

Ma, come sempre, la realtà supera la fantasia ed ecco che Meregalli ai microfoni di Sky non le manda a dire “il pentacampeòn, come lui ama precisare di essere, è sembrato più un rookie che un campione” detto con un’acrimonia che mi ha lasciato spiazzato. Però è la fotografia esatta di quel che è successo.

George Lorenzo, partito bene e ritrovatosi nel gruppetto dei primi per la prima volta con la Honda ufficiale, si è steso nel tentativo di una impossibile staccata , portando con sè tre dei probabili protagonisti: Dovizioso, Vinales, Rossi. Il gran Premio di Catalogna non è ancora praticamente iniziato ma è già finito per tre dei big e soprattutto per il primo dei contendenti il titolo di campione del mondo a Marquez, Andrea Dovizioso.
Evidentemente la tensione per il viaggio in Giappone alla ricerca di una moto cucita su misura e le conseguenti polemiche con il compagno di squadra dentro e fuori dalla pista sono risultati fatali per il sistema nervoso di George Lorenzo. D’altronde non è da adesso che l’ombra di Marquez nello stesso box sembra pesare come un macigno per il compagno.

Cosa dire del GP dopo l’antefatto? Al via Dovizioso con la sua Ducati, pur partendo dalla seconda fila, si era prontamente portato in testa nel tentativo di esorcizzare un probabile tentativo di fuga di Marquez. E Marquez, scampato il pericolo dello strike di Lorenzo, ha fatto proprio questo. E’ fuggito via, ha inserito il cruise control e navigato in solitaria fino al traguardo. L’unico suo problema è stato lo scoppio durante i festeggiamenti, a moto ferma, dell’airbag della tuta. Il cambio di tuta ha completato la foto del gram premio: Marquez bello lucido fresco come se non avesse corso.

In realtà, dimenticato il fuggitivo, dimenticate le vittime di Lorenzo, il GP è stato sufficentemente combattuto e interessante. Petrucci si è reso protagonista assieme a Quartarolo e Rins di una bella battaglia per il podio e alla fine si ritrova antagonista per il titolo assieme al compagno di squadra. Forse inferiori alle aspettative le prestazioni della Suzuki di Rins ma è solo un dubbio perchè le prestazioni di Marquez con le gomme morbide hanno lasciato zero chances a chiunque. Quartarolo, invece, dopo la magnifica pole, in gara ha confermato la sua capacità di prestazioni costanti nel gruppo dei primi e ha avuto ragione di Petrucci per la piazza d’onore del podio dopo una bella lotta.

In un gran premio caratterizzato da un maxi captombolo poteva mancare una menzione speciale per Cal Crutchlow? Il simpatico inglese ha pensato bene di cadere in solitaria a due giri dalla fine quando stava portando a casa un buon piazzamento al quinto posto. Le telecamere hanno risparmiato inquadrature di Cecchinello.
In conclusione il risultato ha allargato la rosa dei pretendenti a una folta schiera di piloti tra cui Petrucci. Dovizioso si ritrova un “nemico” in casa e dovrà dedicare tempo a meditare una politica più creativa dell’attendismo iniziale e della ragioneria attuale. Per battere Marquez serve molto di più e il ventaglio di concorrenti serve solo a ridurre ulteriormente le già esigue chances di tutti.

La Moto2 ha visto la conferma di Marquez junior. Il cambio di strategia e il lavoro concentrato tutto sulla gara a discapito anche di una qualifica modesta sta cambiando il suo campionato. Sono problemi seri per i nostri in lotta per il campionato.

La Moto3, piacevolissima di solito, sta implodendo sulla troppa importanza della scia favorevole. Le PL, le qualifiche e la stessa gara sono incentrate più sull’attesa dell’occasione propizia piuttosto che su traettorie.  Il surplace visto sabato lascia un senso del ridicolo. Sono piovute penalizzazioni da parte della federazione, ma dubito che basti.  Gara vinta da Ramirez (prima vittoria) ma intanto Canet scappa in classifica iridata su Dalla Porta. Bravissimo Vietti, magistralmente al 3 posto.

Alla prossima
Valther

TT ISLE OF MAN 2019

Dopo aver scaldato i motori nel primo grande appuntamento delle corse su strada, la North West 200, gli unici “cavalieri del rischio” degli di tale nomea rimasti nel motorsport sono arrivati nel tempio sacro delle corse su strada, nella gara che a vincerla fa entrare di diritto nell’olimpo dei motociclisti: il TT Isle of Man 2019.

Edizione importante perché è la centesima che si corre sul mitico tracciato del Mountain e da cui ci si aspetta un concentrato di emozioni extra, se possibile ancora più grande di quelle regalate dall’edizione 2018, in cui sono stati battuti molti record sul giro e sulla durata di gara complice le perfette condizioni atmosferiche.

Quest’anno purtroppo il meteo è stato molto meno favorevole, diciamo più in linea con la media dell’isola caratterizzato da pioggia, nebbia e freddo. Queste difficili condizioni hanno falcidiato la settimana di prove, costringendo i piloti a girare pochissimo e anche i primi giorni di gare, con conseguente cambiamenti di orari e programma delle gare previste.

Finalmente il 3 giugno si sono potute disputare le prime gare, con ben tre appuntamenti previsti.

Cominciamo con la prima gara senior delle superbike, disputata su 2 dei 6 giri previsti causa bandiera rossa. La gara è stata una lotta furiosa sul filo dei decimi tra i due protagonisti dell’edizione 2018 e i più attesi di quest’anno, Hickman e Harrison. Quest’ultimo si è portato in testa fin da subito tallonato da Hickman con i due separati da poco più di un secondo al termine del primo giro. Hickman aumenta il passo nel secondo giro e arriva al termine del pit stop del secondo giro al comando con pochi decimi di secondo, che arrivano a 6 nel passaggio a Glen Helen.

Quando la gara sta entrando nel vivo arriva però la bandiera rossa, con classifica congelata al termine del secondo giro e che regala la vittoria a Peter Hickman, su Dean Harrison  e Conor Cummins. Ritirati sia McGuinness che McGee. Ai piedi del podio Hillier, Rutter e Dunlop.

Peter Hickman. Immagine da manxradio.com

Purtroppo la causa della bandiera rossa a Snugborough è stata la caduta di Daley Mathison, 27 anni, che nell’incidente ha perso la vita. E’ l’ennesima morte al TT, e ogni volta si ripropone il quesito se sia giusto o meno continuare a correre in condizioni così pericolose. Ogni volta la risposta è la stessa: sono piloti che amano quello che fanno e pienamente consapevoli dei rischi che corrono. Certo, non tutti possono essere d’accordo ma allo stesso modo non tutti i piloti sono in grado di accettare questo tipo di rischio. Mathison è morto facendo quello che amava di più e tanto basta.

Daley Mathison. Immagine da bbc.com

Seconda gara di giornata la supersport, anch’essa condizionata dal maltempo, costringendo ad accorciarla a 2 dei 4 giri previsti. Scatta subito in testa Hillier, su Johnston, Johnson e Coward.  Al termine del primo giro si rifà sotto Hickman seguito da Harrison. Nel secondo giro le posizioni si consolidano con Johnston al comando su Hillier, Hickman e Harrison.  Anche in questa caso, quando la gara cominciava a entrare nel vivo, si è messo a piovere e il Clerck of the Course ha deciso di far terminare la gara al termine del secondo giro, decretando la vittoria di Johnston su Hillier e Hickman.

Tra le due gare, c’è stata anche la prima gara dei sidecar, col nono successo in carriera dei fratelli Birchall.

Il maltempo ha continuato a farla da padrone facendo saltare la giornata di mercoledì e costringendo a fissare ben quattro gare al giovedì.

Si parte con la seconda gara della supersport, prevista su due giri. Anche il questo caso battaglia sul filo dei millesimi tra Hickman e Harrison, che si alternano al comando nel corso del primo giro che si conclude con Hickman su Harrison e Hillier.

Harrison ci prova nel secondo giro e si riporta al comando ma nulla può contro il ritmo indiavolato di Hickman che riesce a vincere con margine di pochi decimi su Harrison e Hillier, Cummin, Coward e Dunlop.

Nella seconda gara dei sidecar altro successo dei fratelli Birchall, al decimo successo in carriera nel TT.

Terza gara di giornata la superstock, con dominio pressoché totale di Peter Hickman. Sui tre giri di gara previsti, il ritmo di Hickman è stato constantemente il più rapido permettendogli di aumentare progressivamente il margine su Harrison. Alla fine vittoria con ampio margine, oltre 26 secondi e bella lotta per il podio tra Dunlop e Johnson con quest’ultimo ad avere la meglio per soli 208 millesimi.

Con questo successo Hickman entra nel club del hat-trick del TT, in compagnia di nomi pesanti quali Hailwood, Joey e Micheal Dunlop, McGuinnes e Hutchinson.

Nella lightweight il colpo di coda del campione, inaspettato per quello che si era visto fino a quel momento. Micheal Dunlop è riuscito a ripetere il successo del 2018 al termine di un bel duello con Coward. Alla fine il distacco è stato solo di 1.3 secondi ma è tutto quello che basta per assicurarsi la vittoria. Terzo Johnston più staccato. Bonetti, reduce dal successo alla North West 200, termina al sesto posto.

Quinta gara di giornata quella riservata alle moto elettriche, il TT Zero, che ha visto l’ennesimo successo con record sul giro di categoria per Rutter su McGuinnes, sul podio dopo due anni e Ian Lougher.

Dulcis in fundo la gara più importante del Course, la senior TT sulla distanza di 6 giri. Finalmente il meteo ha concesso una giornata con condizioni perfette e si è visto lo spettacolo migliore tra tutte le gare fin qui disputate.

Inutile dire che il duello principale è stato quello tra Hickman e Harrison, con il primo nel ruolo di mattatore e il secondo ad inseguire cercando di chiudere in ogni modo il gap. E che passo per Hickman, autore di un giro da standing start da oltre 134 miglia all’ora. Hickman ha fatto capire subito di voler “ammazzare” la gara arrivando al primo pit stop con 8 secondi su Harrison, 24 su Cummins  e 34 su Dunlop.

Il distacco su Harrison è inesorabilmente salito fino ai 17 secondi al termine del quinto giro. Ma  a questo punto il colpo di scena. al termine del secondo pit la moto di Hickman ha cominciato a perdere acqua con conseguenti problemi di raffreddamento che lo hanno costretto a usare marce corte, giri di motore bassi e a rallentare il ritmo. Ne ha approfittato Harrison, bravo a crederci anche quando ormai sembrava destinato al secondo posto, che ha facilmente chiuso il gap e si è involato verso la sua prima vittoria di una senior TT.

Per Hickman invece si è trattato solo di portare la moto al traguardo, riuscendo nell’obbiettivo di conservare il secondo posto per soli 5 secondi. Terzo Cummins che chiude una buona edizione del TT, che ha preceduto Dunlop e Hillier.

Dean Harrison. Immagine da newsletter.co.uk

Con questo finale thrilling si è chiusa la centesima edizione del TT Isle of Man che ha confermato una volta di più come i piloti che corrono anche in pista, come Hickman e Harrison nel british superbike, sembrano avere una marcia in più rispetto al “classico” pilota da corse su strada. Hickman si è dimostrato ancora una volta il più forte pilota di road races in circolazione, a cui solo un problema tecnico ha impedito di conquistare il poker di successi al TT 2019.

Si conferma anche Harrison, ragazzo dalle straordinarie doti velocistiche e che può ancora crescere. Sembra ormai passato il tempo per i “vecchi” McGuinness e Hutchinson. piegati da l tempo che passa e gli infortuni rimediati negli ultimi anni.
Anche per Micheal Dunlop un’edizione in tono minore, salvata solo dal successo nella Lightweight.

Prossimo appuntamento di rilievo l’Ulster GP di metà agosto, altra gara storica e di gran fascino che riserverà di sicuro altre emozioni.

*immagine in evidenza da shop.iomtt.com

Rocco Alessandro

 

 

MotoGp 2019- Grand Prix Monster Energy di Catalunya

Dopo l’inebriante vittoria della Ducati di Danilo Petrucci al Mugello si riaccendono i motori a Barcellona per il settimo appuntamento stagionale del Motomondiale.

Scorgendo i risultati degli ultimi due anni il favorito dalla storia recente parrebbe essere addirittura lo stesso Petrux. Nel 2017 e nel 2018 i vincitori del Gran Premio di Italia hanno replicato immediatamente due domeniche dopo proprio a Barcellona e proprio su Ducati, ovvero Dovizioso nel 2017 e Jorge Lorenzo nel 2018. Sarebbe l’apoteosi per Danilo, e una conferma di forza per Ducati.

Dopo le prime gare i valori in campo sono ormai sufficientemente chiari.

Ducati è nel complesso la miglior moto, continuamente sviluppata da quel “geniaccio” di Gigi Dall’Igna che al Mugello ha sperimentato addirittura una carenatura totale della ruota posteriore, ricordando le ruote lenticolari del ciclismo introdotte anni fa per il record di Francesco Moser. La verve creativa dell’Ingegnere è ormai un classico da anni, al punto di poter dire senza ombra di dubbio che è il tecnico che ha maggiormente influito nell’introduzione dei concetti aerodinamici sulle moto da corsa della classe regina. Ducati miglior moto anche perché l’unica ad aver vinto con due piloti diversi in questo inizio mondiale.

La Honda è sempre al top, anche se la grossa differenza continua a farla il solito immenso ed imperioso Marc Marquez per il quale ogni commento è superfluo. Honda forte perché al Mugello anche il giapponese Nakagami del team di Cecchinello ha portato a termine una gara fantastica a soli sei secondi dal primo, segnale che il mezzo meccanico è validissimo e che il grande assente del 2019 continua ad essere Jorge Lorenzo. A tal proposito lo stesso è stato in visita in Giappone per cercare di parlare direttamente con i tecnici HRC: pare sia tornato fiducioso in merito alle soluzioni che sono state trovate e che verranno provate nel futuro prossimo venturo. Le illazioni diffuse (pare da Giacomo Agostini) lasciavano pensare addirittura ad una rescissione di contratto che, come previsto, non si è concretizzata.. Vedremo se il maiorchino tornerà…. lo spettacolo ne gioverebbe e anche tanto.

La piccola Suzuki è ormai terza forza conclamata, superando il colosso Yamaha. Una vittoria per Rins già in portafogli, delle belle prestazioni anche se qualche incostanza di rendimento del team e dei piloti non sono mancate.

Capitolo Yamaha…..verrebbe da dire “ Epilogo Yamaha”…. Il progetto pare plafonato. I piloti sono alle prese con una moto troppo scostante nel rendimento e difficile da “mettere insieme” nel weekend di gara. Probabilmente gli sforzi tecnici ed economici di Iwata non sono sufficienti per fornire lo step necessario ai piloti per tornare in alto. Il Valentino nazionale non sembra in grado di sbrogliare una matassa così complicata ed ingarbugliata ed il weekend del Mugello né è la riprova (peggior prestazione mai registrata in tanti anni di onoratissima carriera). Staremo a vedere. Proprio in questi giorni ricorre il decennale della battaglia Lorenzo-Rossi su Yamaha protagonisti proprio sul tracciato spagnolo di uno spettacolo che è ancora vivo nei ricordi di noi appassionati. I tre nobili decaduti di questi giorni….

Purtroppo per KTM ed Aprilia gli argomenti di cui parlare non sono molti. Se la prima ogni tanto mostra qualche sprazzo con Pol Espargaro in prova, la seconda è in profonda crisi.

In bocca al lupo agli italiani Bagnaia e Morbidelli.

Moto2

Gara di casa per il fratellino Marquez reduce da due vittorie di fila che lo hanno rimesso in corsa per la vittoria finale dopo un periodo di appannamento. La classifica è cortissima con quattro piloti in 15 punti e con il nostro Baldassarri ancora al comando nonostante le due ultime gare un po’ difficoltose. Nel quartetto è sempre presente il regolarissimo Luthi ed anche Navarro.

Non sarà della partita il supplente per eccellenza Mattia Pasini. Questa volta è toccato a lui essere sostituito dopo un incidente in allenamento. Un vero peccato per la sintonia che ha con la Kalex e perché il team era quello giusto per permettergli un buon risultato. Lo ritroveremo in cabina di commento.

 

 

Moto3

Ipotizzare un vincitore certo tra i cadetti equivale a fare un terno al lotto. Sei vincitori diversi nelle prime sei gare e classifica generale cortissima con Canet al comando ma il nostro Antonelli terzo che pare finalmente rinato dopo la opaca stagione scorsa. Ci sarà da divertirsi come al solito tra il gioco di scie, le traiettorie diverse e le staccate all’ultimo respiro delle quali sono capaci i ragazzini terribili.

 

Buon Gran Premio a tutti.

 

Salvatore Valerioti

 

Immagine in evidenza tratta dal sito motorbox.com

 

Orari del GP di Catalunya su Sky Sport MotoGP

 

Venerdì 14 giugno

Ore 08.55: Moto 3 – Prove Libere 1
Ore 09.50: Moto GP – Prove Libere 1
Ore 10.50: Moto 2 – Prove Libere 1

Ore 13.10: Moto 3 – Prove Libere 2
Ore 14.05: Moto GP – Prove Libere 2
Ore 15.05: Moto 2 – Prove Libere 2

 

Sabato 15 giugno

Ore 08.55: Moto 3 – Prove Libere 3
Ore 09.50: Moto GP – Prove Libere 3
Ore 10.50: Moto 2 – Prove Libere 3

Ore 12.30: Moto 3 – Qualifiche
Ore 13.30: Moto GP – Prove Libere 4
Ore 14.10: Moto GP – Qualifiche

Ore 15.05: Moto 2 – Qualifiche

 

Domenica 16 giugno

Ore 08.35: Moto3, Moto2 e MotoGP – Warm Up
Ore 10.30: Paddock Live
Ore 11.00: Moto 3 – Gara
Ore 12.00: Paddock Live
Ore 12.20: Moto 2 – Gara
Ore 13.15: Paddock Live
Ore 13.30: Grid
Ore 14.00: Moto GP – Gara

2019 24 Hours of Le Mans

Finalmente l’evento dell’anno è alle porte, la gara che tutti aspettano, the “BIG ONE”. La Super-Season si chiuderà proprio con un gran finale a Le Mans, in cui ci sarà una griglia record da 62 vetture e 186 piloti.

Questa 24 ore sarà particolare in quanto sarà la gara d’addio di alcune GTE dall militanza più o meno lunga. Come annunciato, la Ford al termine della stagione si ritirerà dal WEC come impegno ufficiale, per cui è assai probabile che sarà l’ultima volta che vedremo lo squadrone delle Ford GT in GTE Pro. Anche BMW ha deciso, in modo quasi inaspettato, di abbandonare il WEC dopo una sola stagione con la M8 GTE, mentre continuerà nel campionato IMSA. Domenica arriverà la pensione per una vera “Old Lady”, infatti l’Aston Martin Vantage si congederà dalle gare dopo una carriera eterna, pensando che il modello attuale è ancora parente stretto della prima versione di Vantage GTE del 2012; mentre il motore V8 era utilizzato ancor prima sulle GT2 a cominciare dal 2008!

In LMP1 è sempre la solita questione fra le due Toyota, che si disputano il titolo piloti. Anche quest’anno manterranno 1 giro di vantaggio ad ogni stint rispetto ai non-ibridi, anche se almeno sono più pesanti rispetto all’anno passato. Fra le LMP1 private è molto promettente la crescita della BR01 dell’SMP Racing, in grado di far segnare ottimi parziali e sfondare i 350 km/h nel Test Day. Anche la Rebellion è lì come passo, ed ha dalla sua una grande esperienza, utile soprattutto a sfruttare le occasioni che lascerà la Toyota, se ci saranno. L’equipaggio della Toyota #8 (Alonso, Buemi, Nakajima) può godere di un buon margine di punti sui compagni di squadra, quindi per loro sarà sufficiente in pratica finire la gara senza inconvenienti per raggiungere il titolo.

La classe LMP2 presenta tante new entry rispetto alle vetture full season, per Le Mans infatti vengono invitati a team più meritevoli di altre serie come European LMS e Asian LMS. La lotta per il campionato è veramente avvincente con i primi due equipaggi separati da soli 4 punti alla vigilia di Le Mans. In leggero vantaggio c’è il Signatech Alpine con Lapierre, Negrao e Thriet; mentre gli inseguitori sono Aubry, Richelmi e Ho Ping Tung con il team Jacky Chan Racing. Questa classe è sempre imprevedibile, dato che la macchine sono molto equilibrate, per cui team e piloti devono fare la differenza cercando di fare tutto in modo perfetto.

La categoria GTE-Pro sarà ancora una volta la “Battaglia dei giganti” con ben 17 vetture di livello assoluto.

Come lo scorso anno Ford e Porsche portano dagli States i team dell’IMSA e schierano 4 vetture a testa con livree speciali e storiche. Dopo le bellissime livree vintage dello scorso anno, le due 911RSR del WEC sfoggiano una livrea classica della Porsche di questi anni, con la differenza che le strisce rosse sono ora dorate per festeggiare in titolo Costruttori già messo in cassaforte per la stagione 2018-2019. Le Porsche “americane”  sono in pista con i colori Brumos Racing, come hanno già fatto  in occasione di Daytona e Sebring. Ovviamente la casa di Stoccarda vorrà difendere con tutte le forze la vittoria conquistata l’anno passato.

La Ford si appresta ad affrontare la sua ultima Le Mans in forma ufficiale, infatti come era programmato metterà fine ai programmi WEC e IMSA alla fine della stagione. Non si esclude però che le Ford GT continuino comunque a correre gestite da team privati con un ridotto supporto di Ford Performance. Staremo a vedere….. Intanto per onorare il viaggio della Ford GT ci saranno livree storiche come quella della prima vittoria del’66, una livrea che riprende la mitica Gulf e una livrea “standard” in riferimento alla vittoria più recente del 2016.

Le Ferrari 488GTE in gara saranno in tutto 3. Le due di AF Corse cercheranno la caccia al successo che ormai manca da 5 anni e più in generale proveranno a concludere in maniera onorevole il campionato WEC. Quest’anno c’è il ritorno del team Risi Competizione con una Ferrari affidata a Jarvis, Gounon e Derani.

L’Aston Martin ritorna ancora una volta a 60 anni dalla sua unica vittoria assoluta, nella speranza di poter finalmente combattere per la vittoria con la Vantage AMR. C’è molta fiducia nel team dopo la ripidissima curva di apprendimento culminata con 2 vittoria in stagione, tra cui quella a Spa nell’ultimo round WEC.

La BMW M8 GTE sarà destinata ad essere solo una meteora a Le Mans, dato che la casa tedesca ha da poco annunciato che non correrà nella prossima stagione del WEC. Una scelta singolare, visto che sviluppare la macchine per una solo anno senza nemmeno aprire un mercato ai clienti non è sicuramente una strada economica da percorrere. Almeno nell’IMSA la BMW è intenzionata a continuare con il team RRL, visto che gli USA sono un mercato fondamentale per la casa. Nel Test Day le BMW sono state le vetture più in difficoltà, e probabilmente il BOP assegnatoli non è molto vantaggioso per la gara.

Infine c’è la fedelissima presenza delle Corvette ufficiali, arrivate alla 20^ presenza consecutiva, con nel mirino la non vittoria di classe. Gli equipaggi sono gli stessi dell’anno scorso, in un team che fa della solidità e della stabilità la sua forza. La C7R comincia ad avere i suoi anni (è la GTE più “anziana”) del lotto, ma il suo V8 romba come un tuono ed incute sempre timore negli avversari. Anche se non vuol dire nulla, la Corvette ha fatto segnare il miglior tempo nei test…anche se nessuno ha puntato alle prestazioni come di consueto.

Le GTE non finiscono qui perché ci sarà lotta anche in classe AM, riservata ad equipaggi con un gentleman driver a bordo. Questa categoria spesso è molto imprevedibile perché l’errore è sempre in agguato soprattutto quando alla guida ci sono i piloti meno esperti, negli ultimi anni infatti si sono visti errori anche decisivi nelle ultime ore di gara. Fra i marchi coinvolti ci sarà una predominanza di Ferrari e Porsche, con 2 Aston Martin Vantage alla loro passerella d’uscita dal mondo delle corse. In più ci sarà una grossa novità quest’anno, poiché per la prima volta una Ford GT sarà affidata al team privato di Ben Keating, in questo modo si apre il mercato per far gareggiare la vettura americana in futuro, anche in assenza del team ufficiale.

Ci sono tutti gli ingredienti per una grande gara.

 

ENTRY LIST/SPOTTER GUIDE/ORARI

 

LIVE TIMING

http://www.sportscarglobal.com/LiveTiming.html

Ricordo inoltre che su Eurosport 1 ci sarà la diretta integrale della gara e di ogni sessione in pista.

L’azione inizia Mercoledì alle 16 con le prove libere. La gara scatterà Sabato alle 15.

Ci siamo….non ci resta che goderci questa settimana di motori!!

 

Aury

Bautista fa un regalo a Rea

Finalmente un round del mondiale 2019 superbike come dovrebbe (sempre) essere: gare lottate, spettacolari, colpi proibiti e cadute inaspettate.

E’ successo un po’ tutto nelle tre gare del round spagnolo, ma andiamo con ordine.

Dopo la superpole conquistata da Rea ci si poteva aspettare una gara combattuta tra i due capofila del campionato. E invece, pronti via, dopo poche curve e’ ritornata la “normalita’” tanto auspicata da Bautista: gara di testa e fuga per la vittoria. E cosi’e’ stato.

Immagine da sport.virgilio.it

Dietro invece si e’ acceso un bel duello tra le due yamaha ufficiali e Rea. Van der Mark, pur partendo attardato , e’ riuscito a raggiungere, superare e poi staccare il duo Lowes/Rea, con una grande prova di forza.

La lotta per il terzo posto e’ stata davvero al calor bianco, con ripetuti cambi di posizione tra Rea e Lowes. Il tutto fino alla staccata dell’ultima curva, dove Rea ha provato un’entrata disperata, da far sembrare un duello tra educande quello Rossi-Gibernau di qualche anno fa. Risultato: contatto tra i due, Lowes a terra e Rea che riesce a salire sul podio.

Un Rea disperato e sinceramente dispiaciuto e’ stato poi retrocesso al quarto posto, regalando un insperato podio a Melandri. Dietro, piuttosto dispersi, Haslam e Davies, autori di una gara assolutamente anonima.

Superpole race che ha rispettato il copione di gara 1: Bautista in fuga e gli altri ad inseguire. Dietro di lui ancora gran gara di Van der Mark e Melandri  che riesce ad arpionare il secondo podio del weekend.

Ottimo protagonista anche Rea, che scattato dall’ultima piazza causa penalita’ per il contatto con Lowes in gara 1, e’ riuscito a recuperare fino al quarto posto, seguito da Sykes e da Haslam. Ancora anonimo Davies mentre Lowes paga le conseguenze della caduta in gara 1 e non finisce la gara.

Gara 2 riserva un vero mix di sorprese. In primis, quella piu’ eclatante, e’ la caduta di Bautista che era ormai involato verso il tris di vittorie. Come da lui spiegsto, una caduta “strana” , perso l’anteriore mentre era in una situazione di relativo controllo.

Immagine da metropolitanmagazine.it

A questo punto, via libera per chi inseguiva, ovvero Van der Mark e Rea, autori di un duello nella fasi iniziali ma che ha poi visto prevalere piuttosto nettamente il pilota olandese per il secondo posto. Rea finalmente a podio e che approfitta della caduta di Bautista per recuperare i punti persi nelle prime due gare.

Terzo un sorprendente Ratzgatlioglu, al suo secondo podio stagionale, che precede un ottimo Rinaldi, miglior Ducati al traguardo, Haslam, Cortese e Sykes. Non poteva mancare l’ennesimo contatto di gara  questa volta tra Melandri e Davies che finiscono la loro gara nella ghiaia. Doppio zero per Ducati e successiva penalizzazione per Melandri.

Alla fine di un weekend sull’ottovolante, Rea recupera 5 punti su Bautista, portando il distacco a 38 punti, un’assurdita’ considerando il parziale di 13 vittorie a 2 dello spagnolo sul britannico. Ma rimane la conferma che solo Bautista puo’ perdere questo mondiale.

Male Davies, mai in gara in questo weekend mentre ottime la yamaha, sia ufficiali che private , che fanno sperare in gare lottate nel futuro prossimo. BMW benino ma mai in lotta per il podio mentre, al solito, pessime le Honda.

Prossimo appuntamento Misano il 21-23 giugno. Ducati giochera’ in casa e vorra’assestare un colpo definitivo alle residue speranze kawasaki.

*immagine in evidenza da bandierascacchi.com

Rocco Alessandro

 

Life is racing, all the rest is waiting