NANDO E I CAMPIONI DI RITORNO

Prima di scatenare le ire dei tifosi dell’asturiano o di far venire il bollore ai suoi anti sgombriamo il campo e diciamo subito che NON stiamo esprimendo nessun giudizio.

Si tratta di sole cinque gare, troppo poche per sentenziare qualsiasi cosa, ma un analisi si può cominciare a fare in una domenica “off” della F1.

Fernando sta incontrando più difficoltà di quelle che lui stesso (forse) si sarebbe aspettato. Al di la del confronto diretto con Ocon riassunto dagli asettici numeri, sta combattendo con una performance non ancora costante e, pare, con un servosterzo Alpine troppo leggero con il quale non è ancora entrato in sintonia.

Rientrare dopo un paio d’anni lontano dalle F1 non è stato facile per nessuno, neanche per i campioni del Mondo del passato che tra fortune alterne hanno riaperto un capitolo che pareva volessero chiudere per sempre.

Per non andare troppo indietro nel tempo possiamo ricordare il mitico Lauda che, dopo aver “lanciato” il volante della Brabham a fine 1979, rimise il suo famigerato “kulo” su una discreta McLaren vincendo alla terza gara e laureandosi campione del Mondo due anni dopo ancora nel 1984.

(immagine tratta da motorifanpage)

Suo “coetaneo” fu Mario Andretti che scese dall’Alfa nel 1981 e restò fermo sino a Monza 1982 richiamato dalla Ferrari alla quale regalò la pole position ed un bel podio nel suo secondo debutto per poi salutare definitivamente il Circus.

(immagine tratta da pinterest)

Alain Prost vinse il suo quarto titolo dopo un semplice anno sabbatico (diciamo un anno e un pezzo visto l’appiedamento rosso) tra l’esperienza Ferrari e quella Williams. Nulla paragonabile all’esperienza Alonso che ha interrotto per più tempo e che non è salito su una AMG quale poteva essere la Williams dell’epoca.

(immagine tratta da motorsport.com)

Molto più simile all’esperienza di Fernando può essere quella di King Michael Schumacher che si fermò un anno in più di Nando per rientrare in Mercedes alla stessa età in cui lo spagnolo è risalito sull’Alpine.

L’esperienza del kaiser fu comunque molto faticosa, confrontandosi con auto dotate di un’aerodinamica diversa, della presenza del Kers ed accanto ad un pilota emergente (equiparabile all’epoca all’attuale Ocon).

Il tedesco riuscì a conquistare in tre anni una sola pole (peraltro manco goduta) ed un podio a Valencia 2012, concludendo tutte e tre le stagioni dietro al teammate in classifica generale.

(immagine tratta dal sito derapate.it)

In ordine di tempo l’ultima esperienza di un Campione del mondo di rientro è quella di Kimi Raikkonen. Appiedato a fine 2009 dalla Ferrari si presenta a Melbourne 2012 calato nell’abitacolo della Lotus: nel primo anno riesce a conquistare il primo podio da rientro alla quarta gara, a vincere un GP ed a concludere terzo nel Mondiale. Certo, aveva anche solo 32 anni invece di quasi 40..

(immagine tratta da F1sport)

Quest’analisi non è redatta per fare un confronto, ma solo per comprendere quanto sia difficile mollare e poi rientrare anche se sei un pluri campione. E’ vero, le auto di oggi “sembrano” più facili, ma forse non è così davvero.

Un tempo l’ufficio del pilota comprendeva tre pedali, una leva ed una ruota da girare davanti al casco. Poi serviva molto coraggio, e tanto talento assoluto.

Oggi l’ufficio del pilota è fatto da un megapc di fronte agli occhi, da un’infinità di parametri da controllare durante la guida, da una radio da ascoltare che talvolta ti aiuta ma spesso di distrae. Oltre al pelo ed al talento servono una diversa capacità di analisi, una diversa capacità di reazione agli stimoli.

(immagine tratta da Formulapassion)

Tra le premesse del rientro di Fernando c’era l’obiettivo 2022 con i regolamenti stravolti. Non era ipotizzabile neanche per lui stesso l’essere vincente sin da subito con un Alpine che invece pare aver fatto un passo indietro in termini di competitività rispetto allo scorso anno. Di certo questo 2021 e le gare che lo comporranno dovranno essere una sorta di palestra che gli possa consentire di tornare il solito animale da gara che è sempre stato. Alonso non è mai stato un gran qualificatore e se nelle prime gare è riuscito ad arrivare sugli scarichi del compagno di squadra partendo da molto più indietro sulla griglia, a Barcellona e a Montecarlo ha faticato troppo per essere lo stesso Nando che abbiamo sempre conosciuto.

Da lui ci si attende che possa regolarmente mettersi dietro Ocon sia in griglia che sulla linea del traguardo e siamo certi che lui se lo aspetta più di chiunque altro.

Forza Alo. Vamos.

 

(immagine in evidenza tratta da eurosport)