La solita Mercedes, la solita Monza

Segni di ripresa.

Questo è ciò che ci si aspettava dalla Ferrari prima del GP di Monza, dopo 4 gare senza podio, e questo è ciò che dopo la gara si è sentito dire spesso nei commenti televisivi.
Ma nella Formula 1 attuale, fatta di risparmi di motore, di gomme e di qualsiasi altra cosa, è necessario guardare con cautela la tabella finale. Che parla di Vettel terzo a 20 secondi da Rosberg e soli 5 da Hamilton. E Raikkonen quarto a 7 secondi dal compagno.

Ricordando i distacchi di Hockenheim si potrebbe effettivamente parlare di ripresa. Ma è necessario ricordarsi ciò che è successo nei primi 10 giri. Quando Rosberg, su gomma soft, dava regolarmente 1 secondo abbondante al duo ferrarista, che pure era su gomme più morbide. E Nico, nel finale di gara, non impensierito dal suo compagno che si era fumato in partenza il giro capolavoro di ieri, girava in 1’26” alto come all’inizio della gara, se non più piano.

E’ logico pensare che forse due secondi in meno avrebbe potuto farli, se avesse dovuto, e in tal caso alla fine il distacco sarebbe stato uguale a quello di Hockenheim, se non peggio. Se di ripresa vogliamo proprio parlare, possiamo certamente farlo nei confronti di una Red Bull in grossa crisi di cavalleria. Ma non nei confronti dei tedeschi. I quali tedeschi ora hanno i due piloti separati in campionato da due soli punti, quando di gare ne mancano 7. Una situazione perfetta per portare la battaglia fino all’ultima prova, e non fare sentire troppo un dominio assoluto che dura ormai da 2 anni e mezzo e che ha già stancato da un pezzo.

La solita Monza, dicevamo. La conformazione della pista non consente sorprese, e di GP d’Italia combattuti negli ultimi 40 anni se ne sono visti pochi. Chi ha un vantaggio di motore se lo gode tutto, mentre per chi soffre di carenza equina la gara si trasforma in un calvario. Quest’anno non si sono visti nemmeno i lunghi trenini favoriti dalle scie, segno che si è ben lungi dall’avere un equilibrio fra le varie PU. E si sono visti anche pochi sorpassi. Fra questi pochi si è vista una perla: il sorpasso di Ricciardo su Bottas, una manovra che dimostra che si può essere molto aggressivi senza essere scorretti.

E a proposito di questo, dietro il duo finnico-australiano è arrivato un Verstappen che sembrava sedato. Chissà se si è calmato autonomamente o se è stato minacciato dai colleghi durante il briefing di venerdì. Fatto sta che non è sembrato molto aggressivo, e in partenza è rimasto fuori dai guai, perdendo anche qualche posizione. Sarà forse uno di quelli che quando la macchina non va gli passa la voglia di lottare? Se così fosse, non assomiglierebbe ai grandi campioni del passato, ai quali spesso viene accostato, i quali lottavano col coltello fra i denti sia per un primo posto che per un decimo. Sicuramente a loro non assomiglia per come si esprime e per i ragionamenti che fa nelle interviste (il riferimento è alla diatriba con Villeneuve, dove ha di sicuro passato i limiti della sconvenienza).

Il resto della truppa non ha mostrato nulla di nuovo. Force India sempre sul pezzo, il ritirando Massa guadagna qualche punticino, le McLaren riescono ad evitare evidenti sverniciature, e Alonso si permette pure di fare il giro più veloce (segno di quanto davanti stessero tirando). Le Haas si sono perse strada facendo, con Grosjean tenuto in pista assurdamente per 30 giri col primo set di gomme, quando già andava 4 secondi più lento degli avversari, e Gutierrez che vanifica in partenza un’ottima posizione in griglia. Buio pesto per la Toro Rosso, in crisi non solo di motore ma anche di sviluppi. Sauber e Renault inguardabili sia come macchine che come piloti, e infine la Manor, che i piloti li ha giovani e promettenti ma ancora ha molto da lavorare per diventare uno junior team Mercedes.

Ora si va a Singapore, sede dell’ultima vittoria Ferrari. Lo scorso anno la Mercedes visse, stranamente, un week-end nero con le gomme. C’è da giurare che non ricapiterà, considerata la grande attenzione che la Pirelli ha nei loro confronti (il riferimento esplicito è all’abbassamento delle pressioni minime, dopo le lamentele di Spa e del venerdì di Monza). E c’è da supporre che l’astinenza Ferrari si prolungherà oltre i 12 mesi. E si profila all’orizzonte una stagione a secco, come il 2014.