I “Flying Finns”

Strana gente e strano paese, la Finlandia..

Ho sempre subìto il fascino di questo paese lontano, quasi magico, fin da bambino quando mi dicevano che Babbo Natale arrivava dalla Lapponia su una slitta trainata da renne..

“Lapponia”?.. che paese potrà mai chiamarsi così? “Renne”? che razza di animali sono? Visti solo in tv, da noi non ci sono.. Slitte, neve, ghiaccio, freddo.. piaciuti sempre fin da piccino..

Poi crescendo (ma nemmeno molto, diciamo primissimi anni ’80) iniziavo a sentire tutti questi nomi “strani” che suonavano bene, che solo a sentirli ti sembrava che per forza dovessero arrivare da chissà dove.. Vatanen, Mikkola, Kankkunen, Salonen..

Erano gli anni eroici dei rally, gli anni in cui su qualsiasi circuito del mondo gli appassionati si assiepavano a decine quando non centinaia di migliaia, stavano in mezzo alla carreggiata mentre arrivavano questi pazzi furiosi a tavoletta per togliersi solo all’ultimo secondo (roba che a confronto il bungee jumping è un divertimento da piccolo borghese annoiato).. ed erano gli anni in cui imparavo che nei rally i piloti più forti del mondo erano finlandesi, e quando non erano finlandesi si infilava comunque qualche svedese (anch’essi ovviamente con cognomi dal sound sufficientemente forestiero da accendere la fantasia).

All’epoca lo ammetto, ero molto più affascinato dal mondiale rally che dalla F1 e la stessa cosa valeva per tutti i miei amici e compagni di classe.. certo si seguiva tutto, ma quei mezzi rumorosissimi, cattivi, che sfrecciavano come missili totalmente incuranti se il fondo fosse gravel, ghiaccio, neve o fango erano irresistibili.. e poi quando nonno non sapeva cosa regalarmi, era sempre una Stratos… di qualsiasi scala, di qualsiasi livello di realismo.. addirittura una Stratos Alitalia grossa quasi quanto me che avevo forse 5 anni o giù di lì telecomandata.. e “telecomandata” all’epoca significava che il comando era collegato via cavo alla macchina.. quindi la dovevi rincorrere per casa mentre la guidavi.. un piccolo volante trasmetteva lo sterzo alle ruote, e due tasti erano per la marcia avanti e la marcia indietro.. a 6 anni la parcheggiavo facendo manovre impossibili in tutti gli angoli della casa, tra mobile e mobile o dovunque mi pareva che ci potesse stare..

Il tutto senza sensori di parcheggio, né davanti né di dietro… tzè…

Il contesto.

Anni fa lessi una statistica che riportava il fatto di come la Finlandia fosse, nel mondo, la nazione che ha portato più campioni del mondo negli sport motoristici in rapporto al numero di abitanti.

Il fatto, detto così, può impressionare come no ma serve un minimo di contesto per comprendere appieno la portata fenomeno.. Parliamo di una nazione che, renna più renna meno, conta ad oggi circa 5 milioni di abitanti.. parliamo di una nazione che prima di diventare la numero uno al mondo per qualche lustro nella telefonia mobile con annessi e connessi (Nokia ma anche Nokia Networks ancora attivissima) viveva di una economia piuttosto povera, legata a doppio filo con quella dell’allora Unione Sovietica (cosa che è difficilissima tutt’oggi fare ammettere ad un qualsivoglia finlandese indipendentemente da quanto abbia bevuto). Questo significa assoluta mancanza di sponsor di rilievo, quindi mancanza di visibilità per i piloti per non parlare del fatto che nessun marchio automobilistico abbia mai visto la luce in quel paese.

Per contro, i finlandesi sono appassionati di motori, a tutti i livelli e su qualsiasi oggetto semovente i suddetti motori vengano montati.. gareggiano con tutto, dai trattori ai tosaerba e lo fanno magari nel prato di casa insieme agli amici che hanno invitato per un bel pranzo all’aperto durante i pochi mesi di luce e di caldo che si possono godere. Non è affatto raro che bambini imparino prima ad andare in minomoto da cross in giro per i boschi dietro casa che a far di conto a scuola, come non è raro che imparino a guidare la macchina molto prima dell’età per la patente. D’inverno, molti laghi ghiacciati divengono estemporanee piste disegnate nella neve con qualche mezzo pesante a liberare il ghiaccio, dove ognuno è libero di andare a girare con la propria auto ma, visti con i miei occhi, anche con la propria moto da cross con pneumatici chiodati.. a -30° di temperatura…

Moltissime strade al di fuori dei centri principali sono in gravel, oltre che pochissimo trafficate per non dire nulla del tutto, e con limiti di velocità incredibilmente alti per la situazione (spesso 70km/h).. questo direi che lascia poco all’immaginazione di chi si mette nei panni di un giovane finlandese che prende la macchina (magari qualche vecchia Volvo 240 a trazione posteriore o qualche vecchia Lada….) ed esce con gli amici “a fare un giro”..

Anche senza immaginarli pazzi scatenati, per forza di cose imparano a guidare e guideranno su fondi scivolosi, spesso lungamente innevati o direttamente su fondo di ghiaccio puro. Ho visto le corrispondenti della nostra classica casalinga di Voghera (che nel nostro caso lavora, è mamma e non vive a Voghera causa forza maggiore ma magari sta a Lappeenranta o a Jyväskylä) piazzare il pupo in braccio al babbo,allacciarsi il casco, salire su una cosa un po’ informe che un tempo avrebbe potuto essere una Volvo od una Saab o chissà cos’altro e partecipare alle famigerate Jukamiesluokka (Folkrace nell’accezione svedese del fenomeno) che si tengono tutte le domeniche in ogni dove ed alle quali partecipano tutti ma proprio tutti, dalle suddette mamme ai pensionati alle ragazzine (consiglio una ricerca su youtube e vi auguro buon divertimento perché c’è da ridere e da essere ammirati contemporaneamente!)

Per tornare al contesto, insomma, è abbastanza facile immaginare che chi si diletta nella guida veloce in Finlandia ha tutte le basi oltre che le necessità per acquisire uno stile di guida molto pulito, di solito alquanto elegante, ma soprattutto un certo grado di sensibilità alla guida che spessissimo ha fatto la differenza tra i finnici al volante ed il resto del mondo.

I Flying Finns.

L’origine di questa definizione è alquanto incerta, non ci sono sicurezze sulla data di nascita né su chi fu il primo pilota che se ne fregiò ma in fondo è questione di lana caprina in quanto è diventata il simbolo di un “movimento” che ha portato alla ribalta un numero enorme di eroi del volante nonché di Campioni del Mondo. Quello che è certo è che la definizione nacque da qualche parte nel corso degli anni ’60 per indicare i piloti finnici di rally.

Purtroppo, molti per non dire moltissimi di questi eroi sono praticamente dimenticati quando non proprio sconosciuti, e questo a causa del fatto che il Mondiale Piloti, nei rally, non fu istituito ufficialmente se non nel 1979.

Prima di quell’anno i piloti molto difficilmente correvano una intera stagione, e spessissimo guidavano durante lo stesso campionato più automobili differenti ed il motivo è semplice: l’unico Mondiale in gioco era quello Costruttori, quindi i vari contendenti affidavano di volta in volta le proprie auto al pilota libero più forte disponibile, o a quello che l’anno prima in quel rally specifico aveva stracciato tutti eccetera.

Questo ha fatto sì che molto spesso anche tra gli appassionati i nomi di questi incredibili piloti si siano persi nel nulla, poiché non compaiono in nessun Albo d’Oro dei Campioni del Mondo. A peggiorare ulteriormente la situazione, molti rally internazionali (vedi il Montecarlo o il 1000 Laghi) erano di levatura “mondiale” ma non fanno storia né statistica in quanto il Mondiale Costruttori venne a sua volta istituito ufficialmente solo nel 1973, facendo ancora di più perdere le tracce dei piloti che li vincevano o che compivano imprese eroiche.

Mi fa piacere quindi qui ricordare un pilota che viene considerato uno degli originali Flying Finns ed al quale devo, tra l’altro, il mio nick: Timo Mäkinen.

Per i motivi sopra esposti, praticamente nessuno sa o si ricorda di lui: non vinse mai un mondiale, ma nel suo curriculum troviamo tra le altre vittorie ben 3 RAC (tutti post-istituzione Mondiale Costruttori su Ford Escort RS1600), 4 1000 Laghi di cui 3 consecutivi (1 post-istituzione Mondiale Costruttori al volante di una Mini Cooper S) ed uno storico ed ancora oggi fortunatamente ricordato Montecarlo nel 1965 sempre al volante della fedele Mini Copper S.

Sia detto per inciso e senza polemica che quella vittoria consegno molta più popolarità alla Mini piuttosto che al pilota che la portò alla vittoria ma la Storia è piena di questi accadimenti anche in ambiti ben più importanti..

Al netto delle vittorie, c’è un aneddoto che lo ha reso celebre e che rappresenta lo spirito con il quale questi eroi del volante affrontavano le (pessime) strade dell’epoca specialmente in certi paesi .

Siamo nel 1967.

Timo ha già vinto il 1000 Laghi sia nel 1965 che nel 1966 al volante di quella piccola peste partorita dalla mente visionaria e precorritrice di Sir. Alec Issigonis, e tutto sta filando liscio per il terzo anno consecutivo fino a quando un problema affligge la sua piccola Mini.

Durante la prova speciale di Ouninpohja, molto temuta in quanto molto veloce, si rompono le cinghie di cuoio che tengono chiuso il piccolo cofano della Mini. In conseguenza a ciò il cofano si apre e resta irrimediabilmente aperto coprendo completamente l’area del parabrezza. Timo decide ovviamente di continuare e tenta di mettere la testa fuori dal piccolo finestrino (eh si, era proprio tutto piccolo su quella incredibile macchinetta) ma a causa delle dimensioni del casco solo una piccola parte della testa riesce a sporgere dal montante.

La soluzione che trovò più pratica in quel momento fu semplice ma spettacolare: affrontò tutte le curve del percorso guidando sempre l’auto in derapata in modo da vedere la strada! Riuscì, guidando in questo modo a dir poco funambolico per 12 chilometri a concludere col terzo tempo in quella S.S. vincendo così il terzo 1000 Laghi consecutivo.

Timo è solo uno dei tanti piloti dei quali bisognerebbe parlare nel periodo pre-mondiale piloti, ma certo lui è stato uno dei più forti Non-Campioni del Mondo della storia dei Rally.

Tornando a tempi più moderni, osservando l’Albo d’Oro vediamo che dal 1979 al 2003 su 25 titoli assegnati ben 13 sono finiti in Finlandia suddivisi tra 6 piloti (7 piloti e 14 mondiali su 27 se consideriamo anche il ’77 ed il ’78 anni in cui non era mondiale piloti ma coppa piloti FIA), mentre dal 2003 in poi solo due piloti hanno vinto il mondiale andando quindi a migliorare la performance generale della Finlandia.

Gli eroi dell’epoca nuova erano i vari Alen, Vatanen, i Kankkunen ed i Mäkinen tra gli altri, impossibile trattare di tutti senza scrivere un libro.

Per non fare torto a nessuno di loro, allora, voglio parlare di un vero Flying Finn che però non ha mai potuto vincere un mondiale.. di uno che faceva volare quello splendido oggetto figlio del grande Ing. Claudio Lombardi che prende il nome di Lancia Delta S4.. quello stesso oggetto maledettamente veloce che lo ha strappato troppo presto da questo mondo insieme al suo navigatore Sergio Cresto..

Voglio parlare del mio eroe di quel tempo, di Henri Toivonen.

Henri è stato uno di quei piloti che la mia generazione (ovviamente anche perché i migliori risultati in carriera li ottenne con la italianissima Lancia) ha amato alla follia ed i cui tratti caratteriali erano certamente FullFinn.. tranquillo ma senza peli sulla lingua, incredibilmente veloce e a volte al limite dell’incoscienza per quanto pestava quel piede destro.. molti piloti finnici hanno nel corso degli anni mostrato questo approccio alla guida (certamente più nei rally che in F1), ma lui in quel periodo era davvero qualcosa di speciale.

Portava la S4 (un’auto sicuramente molto difficile) come nessun’altro riusciva a portarla, anche a sentire tecnici e dirigenti dell’epoca tutti riconoscono che aveva un feeling assolutamente speciale con quella bestia. Ebbe anche qualche esperienza in pista nella F3 inglese e nel WEC ottenendo ottimi risultati: nell’83 per esempio portò una Porsche 956 privata al quarto posto alla 1000km di Imola e al terzo posto alla 1000km del Mugello (entrambe le gare corse in team con Jonathan Palmer e Derek Bell).

Nella F3 inglese corse una delle gare con una macchina del team junior di Eddie Jordan il quale, anni dopo, disse che le performance di Henri in pista erano assolutamente incredibili. Toivonen fu in effetti per un periodo tentato dal richiamo della pista, l’opinione di Jordan sull’argomento: “Non so se in F1 sarebbe potuto diventare Campione del Mondo, ma sono assolutamente certo che avrebbe vinto dei GP”

Nel 1986 nacque una specie di leggenda, messa in dubbio da molti tempo dopo ma che ha probabilmente più di una possibilità di essere vera o vicina alla realtà. Si diceva che Toivonen durante una sessione di prove private al circuito dell’Estoril avesse ottenuto, al volante di una S4, un tempo che gli sarebbe valso il 6° posto in griglia del GP di F1 di quell’anno..

Ci sono molte versioni della faccenda.. chi dice che non sia vera (Fiorio non nega che sia avvenuta tale prova ma mette in dubbio i tempi ottenuti), chi dice che girò a 3 secondi dal giro più veloce in gara che fu di Mansell, chi dice che il tempo ottenuto precisamente non se lo ricorda nessuno ma lo avrebbe piazzato nella top ten del GP (Ninni Russo, team manager Lancia nel WRC all’epoca), chi dice infine che quel giorno all’Estoril pioveva. Un’ultima ipotesi teorizza che l’auto utilizzata non fosse l’S4 di quell’anno ma la ECV, la “figlia” appena nata ma messa fuori legge causa cancellazione del gruppo B.. di certo tutto questo non ha fatto altro che alimentare ulteriormente la leggenda che aleggia intorno ad Henri e a quella splendida auto.

Eppure, proprio durante quel maledetto Tour de Corse Toivonen si lamentò molto dichiarando che fosse assurdo correre in mezzo a quelle stradine con una macchina di quella potenza.. era stremato, e domare quell’aggeggio era un’impresa anche per lui. Eppure pestava il piede come non mai, era la sua gara.. era il suo anno.. stava polverizzando qualsiasi avversario, quando per motivi mai appurati finì in un burrone, capovolgendosi e fermandosi contro ad un albero.

Il sebatoio si ruppe e non ci fu nulla da fare, il rogo fu intensissimo (anche a causa dei materiali compositi utilizzati per la carrozzeria) e si dice che Saby fu fermato da Biasion dal compiere il gesto eroico ma inutile di gettarsi tra le fiamme per estrarre Henri e Sergio (Saby e Biasion furono i primi ad arrivare sul posto).

I motivi non si seppero mai anche se un sacco di voci si sono accavallate nel corso degli anni: blackouts occasionali dovuti all’incidente dell’anno prima in Costa Smeralda dove Henri rimase quasi paralizzato e dei quali avrebbe tenuto il team all’oscuro per paura di perdere il volante, medicine anti influenzali prese poco prima della gara, misunderstanding circa la lettura o comprensione di una nota..

Eppure ricordo ancora quel giorno con un dolore davvero forte, ero allora un tredicenne tifosissimo con la camera stracolma di poster della S4, della 037, di Henri.. ed aspettavo fremente la voce domenicale di DeAdamich a raccontarmi cosa fosse successo nel rally tenutosi la settimana prima.. quella notizia mi colpì molto, sicuramente quel giorno cambio per sempre il mondo dei Rally sia dal punto di vista tecnico che da quello sportivo.

Mi fa molto piacere qui ricordare che Jari-Matti Latvala (fortissimo, velocissimo ma davvero troppo sfascia macchine, non alza mai il piede), dopo avere vinto la tappa WRC al Tour de Corse di quest’anno ha ritenuto di dovere dedicare la sua vittoria proprio a Henri Toivonen, a distanza di quasi trent’anni dalla sua morte. Penso che ciò dica tutto circa l’amore che gli appassionati ancora nutrono per il grande Flying Finn, quello più sfortunato di tutti.