BUON COMPLEANNO “GIL”

18 Gennaio!

Può sembrare (e forse lo è) una giornata normale, come tante altre.

Ma per noi appassionati di F.1, che amiamo questo meraviglioso sport e i suoi protagonisti a prescindere dal tifo per una squadra o l’altra, questo o quel pilota, il 18 Gennaio non è una data qualsiasi.

Oggi si festeggia un compleanno speciale.

Il 18 Gennaio del 1950, a Saint Jean sur Richelieu in Canada, nasceva Gilles Villeneuve.

“Gil”, come lo chiamava il grande Enzo Ferrari, oggi avrebbe 66 anni se quel brutto 8 Maggio del 1982, una stupida incomprensione durante le prove del Gran Premio del Belgio a Zolder non ce lo avesse portato via troppo presto.

Per me questo piccolo canadese ha significato tanto, ma credo proprio di non essere il solo a condividere questa sensazione.

Io ero solo un ragazzino di 13 anni quando è volato via, portando con se forse anche il sogno di una fanciullezza che inesorabilmente se ne stava andando.

Come scrisse un’anonima tifosa di Gilles alla fine di una toccante lettera, raccolta e pubblicata nell’opuscolo allegato ad un numero del settimanale Rombo qualche tempo dopo l’incidente, credo di poter dire:

“Gilles, sei stato il mio primo sogno infranto”!

In occasione di questa giornata, dovevo trovare un modo che fosse il meno banale possibile per fare gli auguri al mio, al nostro Campione.

Quando all’inizio di questa meravigliosa avventura che chiamiamo “Bring”, Andras ci diede i compiti a casa e nello specifico a me toccò il gradito compito di scrivere di Gilles, oltre che sentirmi onorato, mi reputai fortunato in quanto ritenevo (di certo erroneamente) di sapere talmente tanto su Villeneuve uomo e pilota, che non sarebbe stato un grosso problema scriverne.

Mai pensiero fu più errato….

Mi sono presto accorto che le cose che scrivevo erano già riportate su libri, siti internet, insomma un po’ ovunque.

Non avrei aggiunto nulla quindi a ciò che tutti gli appassionati già sanno o possono tranquillamente e facilmente leggere sull’argomento. A quello che tanti altri più bravi e preparati di me hanno già detto o scritto.

Non volevo scrivere le solite banalità da tifoso o da nostalgico patetico.

Alla fine ho deciso di seguire la fantasia.

Ho voluto provare a scrivere in tono leggero, quasi come una favola, questa piccola storia.

In questo modo vorrei che chi non abbia vissuto Gilles Villeneuve di persona, ma essendo nato dopo lo ha conosciuto solo attraverso i racconti di altri o attraverso libri, riviste o filmati, si facesse un’idea di quello che ha rappresentato questo piccolo uomo venuto da lontano per quelli che come me lo hanno amato.

Anche se mi piace pensare che a raccontare loro di “Gil” sia stato magari un papà appassionato….

Non so bene nemmeno io cosa ne è saltato fuori.

Spero che si capisca il senso di quello che volevo esternare.

Ringrazio tutti per la pazienza.

F.

 

NOTTE DI NATALE 2015

Che bella serata era stata, la cena con la famiglia, gli auguri a mezzanotte, l’apertura dei regali sotto l’albero.

Tutto perfetto, anche adesso che rimasto solo a guardare le luci intermittenti dell’albero di Natale, iniziava a sentire la mancanza dei suoi cari ormai andati a dormire.

Lui però si era intrattenuto ancora lì e non poteva fare a meno di farsi cullare dai ricordi, che forse complice la stanchezza e perché no, anche quel vinello niente male, parevano volerlo riportare indietro nel tempo.

A ricordare altri Natali felici, a quando da ragazzino viveva quelle vigilie con la trepidazione che hanno i bambini nell’attendere il momento di scoprire se il contenuto della letterina si sarebbe tramutato nella realtà del dono tanto desiderato.

Si vergognò un poco al pensiero della persona che dormiva nella stanza vicina e di quello che gli avrebbe detto se avesse saputo di questa sua fantasticheria.

Il tempo passava e i ricordi scorrevano nella sua mente come le pagine di un libro e tra immagini e suoni, ecco affiorare il ricordo di un volto, di una voce.

Il volto e la voce dell’uomo con la faccia da bambino.

L’uomo con la faccia da bambino veniva da lontano.

Veniva dal Canada, era piccolo di statura ed era esile. Al vederlo al primo colpo d’occhio non avrebbe suscitato in alcuno nessuna emozione particolare, ma aveva due caratteristiche che lo conquistarono al primo colpo.

Faceva il pilota di F.1, la passione del ragazzo di una volta, ed aveva un viso che lo faceva apparire come un bambino indifeso, anche se bambino non lo era più.

Forse era a causa di quel suo sorriso sempre così innocente e puro o chissà che altro, ma l’idea che dava di se era quella di una figura indifesa, proprio come un bambino.

Quanti ricordi gli riaffiorarono, quante emozioni gli aveva fatto vivere tanti anni fa.

Quando fu messo al volante della macchina da corsa più famosa e bella, il mondo rimase sorpreso. Alcuni addirittura si arrabbiarono, ma piano piano l’uomo con la faccia da bambino seppe conquistare i cuori e gli animi di tanti fra quanti seguivano quello sport.

Ma un brutto giorno dovette andarsene, all’improvviso così come era arrivato, lasciando il ragazzo di una volta e tanti altri che gli volevano bene impietriti e tristi.

La stanchezza lo colse, era ormai notte fonda e si addormentò mentre fantasticava.

E sognò, sognò di essere tornato bambino, nel 1982 e nel sogno si trovò a camminare mano nella mano con un ragazzo più grande di lui.

All’inizio non lo riconobbe, ma quel modo di parlare in un italiano appena comprensibile e quella tuta bianca lo fecero trasalire.

Era lui! Era proprio lui, l’uomo con la faccia da bambino.

Gli tremarono le gambe e la voce si era bloccata in gola.

L’uomo gli disse di non avere paura e lo accompagnò lungo una strada circondata da alberi e prati e iniziò a parlare.

Disse che quella era sempre stata la sua casa. La pista.

Era lì il posto dove si era sempre sentito bene.

Dove aveva sempre potuto correre e sentirsi libero e felice.

Li aveva i propri amici, la sua famiglia, la squadra e la sua macchina.

Gli raccontò di come fosse bello correre più veloce di tutti, di quanto gli piacesse superare gli avversari e di come fosse grande la gioia di arrivare primo al traguardo e sentire la gioia di tutti attorno.

Purtroppo però quella gioia e quei bei momenti finirono un giorno e lui dovette accorgersi che non tutto in quel posto era bello e pulito.

Aveva dovuto imparare che non tutti erano buoni e non tutti gli erano amici.

E così quel mondo che lui aveva sempre amato all’improvviso gli apparve più duro e difficile.

Mentre diceva quelle parole, il ragazzo vide il volto dell’uomo con la faccia da bambino farsi triste.

Allora gli chiese:

E’ per questo motivo che te ne sei andato così presto?

L’uomo con la faccia da bambino lo guardò e sorrise.

Gli rispose:

Io volevo solo andare veloce e vincere.

Ricordo un giorno pieno di rabbia, disse.

Mi sembrava che qualcuno mi avesse portato via qualcosa, ma non ricordo bene.

Volevo riprendermi quello che era mio, così spinsi a fondo e cercai di essere più veloce che potevo.

Feci veramente tutto quello che dovevo, ma non ci riuscii.

Altri erano andati più forte. Altri erano stati più bravi.

Ma il giorno dopo ci sarebbe stata la corsa e mi sarei rifatto.

Ero bravo nel mio mestiere e la macchina era fantastica.

Stavo pensando al giorno dopo, a quali gomme avrei montato, a come sarei partito e a come sarebbe stato bello vincere.

Mentre guidavo e pensavo a tutte queste cose, laggiù nella esse vidi una macchina.

Andava piano e non mi avrebbe dato fastidio, l’avrei facilmente sorpassata.

Quanti sorpassi ho fatto in vita mia……

Fu un attimo, un tocco nemmeno tanto forte.

Fu un soffio e non vidi più l’altra macchina.

E’ il cielo quello, com’è azzurro e mi sta venendo incontro…….

Si svegliò….

Gli parve di aver ricevuto un grande dono, quello di essere tornato a rivivere le emozioni di un tempo.

Presto, avrebbe avuto auguri da fare, baci e abbracci da scambiarsi con parenti ed amici.

La giornata trascorse serena e chissà se qualcuno notò quella sua gioia, quella felicità da fanciullo che lui non viveva da tempo.

Quella del ragazzo che aveva appena ricevuto il regalo più atteso.

Anche se solo in sogno era ritornato bambino.

Anche se solo in sogno, aveva rivisto il suo amico.

L’uomo con la faccia da bambino.

AUGURI “GIL”!