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E venne il giorno delle tigelle.

 

Prologo.

E’ l’alba, mi sveglio e mi preparo come un Howard Cunningham qualsiasi che si appresta a partire per raggiungere i compagni della Loggia del leopardo nella loro riunione annuale. E’ una giornata uggiosissima, e l’idea di fare 300 Km sotto la pioggia non è esaltante. Nonostante l’anatema di Braccio (non riproponibile) decidiamo di percorrere la comoda e sicura Variante di Valico. Con sorpresa il nostro Fidel ci recapita il messaggio di “un’alba radiosa…” chi si è svegliato due ore dopo e deve fare pochi km può considerare radiosa questa giornata? Non saprei….

Se ho fatto bene i miei calcoli, partendo alle 6:40 posso lasciarmi la perturbazione..ah no, quello è un’altro film. Diciamo che calcolo di trovarmi, dopo circa 120 Km, al punto di ristoro stabilito con i compari toscani. Se, appunto! Nonostante però i calcoli mi portino in linea d’aria col punto stabilito all’ora stabilita, buco di brutto la stazione di servizio che nel frattempo ha cambiato gestione, prezzi e colori, e per recuperare faccio il giro di due o tre quartieri satellite di Firenze prima di accorgermi che se continuo così alla loggia del leopardo ci arrivano gli altri, mentre io al massimo vado all’Ikea che è lì vicino. Così esco e ci ribecchiamo alla successiva. Scambio di chiacchere, cappuccino e via. Il resto è normale amministrazione. Arriviamo alla meta con un mezzo diluvio. Morok, Andras, Davide e Roc ci sono già, assieme ad altre centinaia di visitatori, in gran parte stranieri. In pochi minuti ci siamo tutti e comincia il tour del Bring.

Museo.

Bisogna ammettere che la Ferrari ha fatto le cose in grande. Tre piani di esposizione, filmati, disegni, modellini in scala, motori, macchine di ieri e di oggi (sia stradali che sportive) e trofei, tanti trofei. E’ l’esposizione dell’argenteria di una nobile famiglia. E’ l’ostentazione dei capolavori e dei risultati raggiunti in 70 anni di storia. C’è tutto. La 250 GTO da gara, le prime auto degli anni 40 e 50, la 308 GTB, la Dino Ferrari, la F40…….! Ovviamente le vetture da F1 che hanno fatto la storia, e non solo in positivo. La 640 di Mansell. La F1 87. Naturalmente le mitiche F2002 e F2004. C’è anche la F2003GA, su cui ci intratteniamo un po’. E a bilanciare l’enfasi e il godimento che questi esemplari procurano ad ogni  ferrarista, ecco che si stagliano, sparse nel mezzo, alcune delle vetture che regalano tra i più brutti ricordi ai ferraristi tutti. A cominciare dalla 641, anzi la 641/2 del 90, quella a cui si appiccicò Senna a Suzuka spegnendo i sogni di vittoria dopo 11 anni di digiuno. Che se li spegni il pomeriggio è un conto, alle quattro di mattina è un’altra storia…La Ferrari del 2008, quella che i più considerano come la migliore dal 2004. E qui apro una parentesi…..alcuni di noi sostengono che nel 2007 la McLaren pagò una cambiale, facendo inceppare il cambio nella macchina di Hamilton in Brasile. Vi immaginerete infiammate discussioni. Neanche per sogno. Con la lucidità e la flemma dei veri ferraristi, dopo un’attenta riflessione, si è imputato alla squadra di non aver puntato su Massa nel 2007 (che giusto con un debito poteva vincere un mondiale) e su Raikkonen nel 2008, che giustamente motivato con quella macchina avrebbe vinto facile. Un Mondiale perso per una corta visione…:-)

E chiudiamo il trittico delle tristezze con la F10 del 2010. Sì proprio quella di Alonso, quella di Abu Dhabi, quella del Dom e delle entrate ai box tanto per entrare, quella di Petrov…. All’occhio sempre attento dei bringers non è sfuggito l’insolito stato dell’alettone. Sudicio in confronto a tutti gli altri splendenti….erano i residui dell’olio perso per più e più giri da Petrov!

Alla fine di un giro entusiasmante e stimolante tutti, divisi in due gruppi, ci fermiamo a discutere animatamente davanti alla FXX K n. 14, il numero di Alonso. Cominciamo a vociare così alto che succede…ci sbattono gentilmente fuori!

Decidiamo di anticipare la seduta al desco, e sempre sotto una pioggia insistente ci muoviamo in carovana fino al ristorante.

Dalle 13:00 alle 17:00 è stato un tripudio di tigelle e gnocchi, accompagnati da affettati, salsicce e lardo. Il tutto innaffiato da prestigiose bottiglie di un rosso frizzantino che da quelle parti chiamano Lambrusco. Conoscete? In verità una metà del tavolo dimostrava una strana predilezione per un barbaro prodotto teutonico. Una sostanza chiamata birra. (che però mi dicono abbia visto la luce in MediOriente alcuni millenni fa). Non vi so dire quante bottiglie dell’uno e quanti boccali dell’altra abbiano transitato sul tavolo…ma parecchie! Così come la quantità di tigelle e gnocchi ha superato ogni più rosea aspettativa dei gestori. La cosa più bella è però stata la compagnia. Empatia pura. Nel gruppo c’era chi tifava per la Ferrari e chi no. Chi per i suoi piloti e chi no, chi per entrambi, chi per nessuno dei due. Per questo, nonostante il boss mi abbia intasato la memoria del telefono con meravigliose foto di splendide vetture di Maranello, l’unica foto che voglio mostrare è quella dell’introduzione, quella di un gruppo unito dalla stessa passione. Quella che pone questo blog su un piano diverso, migliore.

Conclusione.

Cos’è l’amicizia? Se l’amicizia è abbracciarsi sia nella gioia che nel dolore, allora domenica abbiamo compiuto almeno la metà del percorso, perchè ci siamo divertiti, e non poco.

Che dire…Landerio, Grumpy, Tornadorosso, Davide, Lattughiz, Morok, Alessandro Rocco, Rocinante, Pier Alberto e infine Andras. Ringrazio per esserci incontrati, per averlo voluto fare. Tutte persone che hanno una memoria e una cultura nel motorsport che io non ho, e mai avrò. Per questo è ancora più bello frequentarle. Sono dei neorealisti nel campo, precisi oltremodo. Io sono più un macchiaiolo, le butto lì a estro. Avrei voluto vedere ieri tanti altri di voi, e spero che succederà. So per certo che nella vita sarebbe stato un bene incontrare più persone come loro…..meglio ora che mai!

Grazie, il vostro Nivola.

 

Il Nurburgring, un eroe italiano, e il suo nipote d’oltreoceano.

Un vecchio e un bambino si preser per mano e andarono insieme incontro alla sera……….

Con queste parole di una canzone (che adoro!) di Guccini, quantunque non abbia mai amato il suddetto cantante, mi piace descrivere una storia di legami, di affinità emozionali seppur accompagnati da distanze caratteriali, eppure tutte convergenti nella definizione di due esseri che, a torto e a ragione, vengono spesso accostati l’uno all’altro per descrivere un modo, una tecnica, una passione e un approccio alle corse che si possono, per tutti i piloti della storia, contare sulle dita della mano. Due miti che idealmente e a-temporalmente faccio camminare insieme in una dimensione che non appartiene a noi.  Parlerò di uno solo dei due, ma per me sono uniti dall’invisibile filo che unisce anime affini. Continua la lettura di Il Nurburgring, un eroe italiano, e il suo nipote d’oltreoceano.