MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI SINGAPORE

It’s on purpose

In questa breve frase in lingua inglese si racchiude tutto il bello del GP di Singapore.

E’ Carlos Sainz che la proferisce, rispondendo così negli ultimi giri del GP al suo ingegnere preoccupato del poco distacco che lo separava dall’arrembante Lando Norris.

It’s on purpose”, dice Carlos.

Lo faccio apposta.

Già, perché dietro a Landino c’erano le due Mercedes, che arrivavano a velocità doppia sia di Carlos che di Lando e avevano tutte le carte in regola per superarli.

Carlos e Lando, intendo.

E Russell era convintissimo perché sin dall’inizio della gara, nonostante la sua partenza poco brillante, continuava a pressare il suo ingegnere per chiedergli la mossa che l’avrebbe proiettato sul primo gradino del podio. Quindi George, quella vittoria, la voleva ad ogni costo.

It’s on purpose

Sempre lì torniamo. Cosa fa apposta il buon Carlos negli ultimi 15 giri del GP? Apposta cerca di tenere Norris a portata di DRS, in modo tale che le due Mercedes non potessero trovare lo spunto velocistico per superarlo. Se avessero superato Norris avrebbero superato anche lui e addio vittoria e forse neppure podio perché Norris avrebbe potuto approfittare della bagarre e soffiargli pure il terzo posto. Ma Carlos ha fatto bene i suoi conti.

Tutti i piloti hanno fatto bene i loro conti. Tutte le scuderie hanno fatto bene i loro conti (tranne una). E ne è venuta fuori una gara bellissima, dall’esito incerto fino all’ultima curva, in cui ogni più piccolo particolare ha fatto la differenza.

Naturalmente tutto ciò è stato favorito dall’unica squadra che non ha fatto bene i suoi conti: RBR. Che cosa sarà successo? Tutti dicono che il loro flop prestazionale NON dipende dall’introduzione della TD18 e dalle precisazioni alla ben nota TD39 che sono entrate in vigore a Singapore.. Per quanto ne sappiamo la TD18, centrata com’è sui dispositivi che agiscono sulle flessioni alari, avrebbe inciso molto poco a Singapore, pista sostanzialmente cittadina e da Stop&Go, senza cioè curve in appoggio in cui avere un anteriore capace di reggere la pressione fa la differenza. Sarà così. Fidiamoci dei tecnici. Certo è che la coincidenza pare molto coincidente. Assisteremo a qualcosa di simile a quanto è accaduto l’anno scorso con l’introduzione della famigerata TD39? A Suzuka, dove invece curve di quel tipo abbondano, l’ardua sentenza.

Ma veniamo ai piloti. Chi ha fatto apposta che cosa?

SAINZ

Con RBR sostanzialmente fuori dai giochi il GP di Singapore era l’occasione più ghiotta per poter finalmente vedere il gradino più alto del podio occupato da qualcuno di diverso dal solito. E Carlos lo sapeva, forse più di tutti gli altri. Primo praticamente in tutte le sessioni, Pole Position strepitosa, partenza altrettanto e prima posizione per tutta la gara. In una pagella di voti da 1 a 10 il buon Carlos meriterebbe 257. Ma ciò non dà ancora la misura della straordinaria vittoria di Sainz. Perché quel che più ha colpito è stata l’accortezza strategica e tattica che Carlos, insieme a tutta la squadra,  ha tenuto nel portarla a termine. Visti gli esiti delle qualifiche la Ferrari ha deciso una strategia che coinvolgeva entrambi i piloti. Per il primo stint l’ideale sarebbe stato trovare entrambe le monoposto a controllare la gara e a tal fine hanno messo le rosse a Leclerc per cercarne di favorirne il sorpasso a Russell. Detto? Fatto. A quel punto stabilizzano il ritmo con Sainz davanti per cercare di preservare le gomme, da un lato, e per tenere compatto il gruppo dall’altro. Detto? Fatto. L’idea è evitare di sfilacciare il gruppo che avrebbe consentito a qualcuno di fare un undercut molto pericoloso quando invece, col gruppo compatto, qualsiasi tentativo di undercut sarebbe naufragato per le molte posizioni perse. In questo modo, tra l’altro, si è consentito a Leclerc di risparmiare le gomme rosse che si sono usurate poco. Da un certo punto in avanti chiedono a Leclerc di distanziarsi di 3 secondi da Sainz. Questa scelta è un po’ più rischiosa ma in questo modo si copre ulteriormente il rischio di cui sopra. Arriva la SC per l’incidente di Sargeant intorno al 20 giro e tutti sono costretti a fare doppio pit. Leclerc è costretto ad uscire dopo Russell e Norris ma poco male perché le RBR avevano scelto di rimanere fuori e si frappongono tra Sainz e quei due. Che le due RBR non fossero un pericolo e la loro scelta una scommessa si conferma subito. Sainz vola via. In pochi giri Russell supera Max e Norris supera Perez ma in questo modo entrambi hanno già messo a dura prova le gomme e non ne hanno abbastanza per impensierire seriamente Sainz. A Carlos non rimane altro che gestire il ritmo sino alla fine. Sono divertenti i team radio tra Russell e il suo muretto allorché gli comunicano che Carlos va piano di circa 1 secondo sul suo ritmo ideale: “mi sorprende non abbia detto 2 secondi” risponde tra il piccato e l’ironico il giovine british. Poi arriva la VSC tra il 42 e il 45 giro che pone le basi per il finale super spettacolare che abbiamo visto. Infatti la decisione, rischiosa ma interessante, di Mercedes di pittare entrambi i piloti mette una pressione enorme sui primi due, Carlos e Lando. Guadagnano fin da subito 2 secondi al giro ai primi e facendo un po’ di conti si capisce che gli avrebbero raggiunti con ancora 4 o 5 giri da percorrere: situazione ideale per chi arriva da dietro con gomme più fresche. Forse decisiva è la breve ma intensa resistenza di Leclerc su Russell: in quel giro Russell è costretto a girare 2 secondi più lento facendo sostanzialmente guadagnare un giro di difesa ai primi due. Quando poi Russell ed Hamilton arrivano sul duo di testa accade l’impensabile. Carlos capisce che l’unica possibilità che ha di portare a casa la gara è tenere Norris a distanza di DRS con quest’ultimo che sarà capace di rispondere alla maggior trazione di Mercedes con una maggior velocità sul dritto. Detto? Fatto! Ma è qui che si fonda la straordinaria performance di Carlos. Già! Perché un conto è pensare la cosa. Ben altro è metterla in pratica: se non si è perfetti si rischia di grosso. E Carlos, perfetto, lo è stato. C’è stato un momento in cui Norris aveva perso il DRS per difendersi da un attacco di Russell ma Carlos, lucidissimo, in due curve sapientemente rallentate al punto giusto ha favorito il riaggancio di Norris. Sottolineo che ancor più dell’idea, a meravigliare è stata la perfetta esecuzione e la lucidità: in quegli ultimi 10 giri quanti appassionati e conoscitori hanno richiamato Jarama 1981? Tutti?

A impreziosire il tutto è giunta ciliegina sulla torta quella frase in team radio, pronunciata col tono di finta sorpresa di chi sta grattugiando la bottarga su un piatto di spaghetti cotti al punto giusto:

It’s on purpose

CHAPEAU!

NORRIS

Anche Lando disegna il suo capolavoro in questa straordinaria Singapore 2023. In una gara ad altissima tensione strategica che richiedeva perfetta esecuzione e controllo non sbaglia praticamente nulla. I primissimi giri falsati dal taglio di Hamilton in partenza non lo scompongono più di tanto e dopo che gli viene restituita la posizione si piazza con comodo alle spalle di Russell senza cedere per un millimetro. Dopo la SC si giova dell’arretramento di Leclerc e tra i primi è quello che più deve impegnarsi per tornare su Russell perché deve superare sia Perez che Verstappen (fa un po’ specie dirlo…) e lo fa con decisione e rapidità nel breve volgere di pochi giri. Ancora una volta consolida la sua posizione tenendo sotto tiro la Mercedes di Russell davanti a lui, consapevole che con 40 giri ancora da percorrere lanciarsi in attacchi scriteriati sarebbe stata la peggiore opzione a sua disposizione. Cambia tutto con la VSC che, complice la scelta di Mercedes, lo proietta in seconda posizione subito dietro a Sainz. Qui la voglia di provarci gli deve essere venuta perché per circa 6-7 giri mette pressione a Sainz il quale, però, reagisce da par suo e non si fa intimidire. Il capolavoro di Sainz lo coinvolge direttamente. Quando si capisce che le Mercedes arriveranno a tiro ben prima della bandiera a scacchi Lando suggella il patto non scritto e non detto: deve stare a distanza DRS ma senza infastidire il ritmo di Sainz. E anche lui, come Carlos, esegue alla perfezione. Gli ultimi giri sono da cardiopalma. Si difende strenuamente dagli attacchi di Russell, in uno dei quali perde il DRS da Sainz ma riesce ad assecondare alla perfezione la tattica di Carlos riaccodandosi con precisione quando glie ne dà la possibilità. La leggerissima sbavatura prima dell’ultimo giro, quando sfiora il muro con la posteriore destra, forse confonde George che invece sbatte e va fuori.

Perfetto!

HAMILTON

Una qualifica tra luci (la posizione in griglia) e ombre (4 decimi rimediati dal team mate) probabilmente lo innervosisce e lo inducono alla pessima partenza. Ma tutto il suo primo stint è pessimo. Il lungo alla prima curva lo costringe al lungo amletico dubbio sulla restituzione della posizione prima a Russell e poi a Norris. L’errore è più grave di quanto non appaia perché la restituzione della posizione a Norris avviene dopo qualche giro con le gomme non più fresche e quindi con lui non più in grado di attaccarlo seriamente. Inoltre nei primi due giri in cui il DRS è vietato, avrebbe potuto tentare un attacco a Norris che, se riuscito, avrebbe potuto cambiare totalmente l’esito della gara. Non contento di ciò il suo ondivago ritmo lo porta a usurare le gomme un po’ più degli altri. Lo salva la SC causata da Sargeant perché il doppio pit Mercedes costringe Leclerc a perdere posizioni ed è poi lucidissimo ad approfittare del lungo di quest’ultimo quando nelle fasi successive alla ripartenza è danneggiato dalla bagarre tra Norris e Perez. Da lì in avanti, evidentemente tranquillizzatosi, anche lui guida alla perfezione. Impiega un paio di giri di troppo per superare il più lento Max (ribadisco: fa specie dirlo…) ma più che altro a causa del fatto che Max fa ostruzione su di lui molto più di quanto non abbia fatto con Russell e Norris – vecchie ruggini? Dopo la VSC, con gomme gialle nuove, va forte, molto forte, anzi fortissimo. In pochi l’hanno rilevato ma esce dai box a quasi 7 secondi da Russell e quando arrivano in prossimità del duo di testa Ham è già attaccato al suo team mate. Questo significa che se Russell girava con ritmo forsennato il suo lo era ancora di più. Tant’è che il fastest lap della gara è suo. Qui si vede l’importanza dell’errore iniziale. Se in partenza avesse superato Norris regolarmente questa rincorsa Mercedes sarebbe stata (quasi? Forse?) coronata da successo. Invece l’ostacolo Norris e la perfetta intesa di quest’ultimo con Sainz ha impedito a Mercedes di fare l’en plein. La colossale stupidaggine di Russell al penultimo giro gli porta in regalo un podio che alla fine, tutto sommato, è meritato.

(RUSSELL)

Tra parentesi perché non merita di stare nelle note di demerito ma merita che il suo demerito venga adeguatamente rimarcato. Il giro in qualifica è stato strepitosissimo e solo il perfetto Sainz di questo week end gli è stato davanti. In partenza perde la posizione da Leclerc ma più che suo demerito è merito di Carletto nostro che scatta a mo’ di fulmine e non può farci nulla. Nel primo stint si vede che ne ha di più ma non riuscire a superare Carletto non è tanto suo demerito quanto merito della Ferrari e dei suoi piloti che adottano perfetta strategia che viene eseguita altrettanto perfettamente. Merita, eccome se merita, in occasione del sorpasso a Max e del rapido ricongiungimento con Sainz dopo la SC ma poi è preda della trappola di Sainz e della Ferrari che gestisce con controllo ferreo tutta la fase della gara che porta alla VSC del 42° giro. Mercedes decide di sparigliare cambiando le gomme a entrambi i piloti e lui si ritrova in solitaria rincorsa a girare 2 secondi più veloce di tutti. Be’, non di tutti perché Hamilton dietro di lui ha un ritmo ancora migliore. A conti fatti Lewis ha un ritmo mediamente di 3 decimi migliore del suo. E questo, lasciatemelo dire, è un grosso demerito perché consente di fatto un giro in meno a provare l’attacco ai primi due. Un altro giro di opportunità lo perde nel sorpasso a Leclerc che gli costa circa 2 secondi. Ed infine, complice il duetto in DRS Carlos-Lando, non riesce a portare a compimento la rimonta andando perfino a sbattere contro il muro al penultimo giro con un errore da principiante che più principiante non si può. Demerito? Altroché! Dopo una qualifica e una gara così gagliarda questo errore è ai limiti dell’imperdonabile. Non è la prima volta che Russell commette errori sotto pressione. Tra l’essere un pilota bravo, velocissimo e capace e l’essere un campione C’E’ differenza e non vorrei che a Stoccarda qualcuno cominci a notarla.

LECLERC

Non c’è molto da dire sulla gara di Charles salvo il fatto che tutte le sue carte se le è giocate con la piccola sbandata alla penultima curva del giro decisivo in qualifica che gli è costata la pole position. Infatti prima di quella curva aveva margine sia su Carlos che su George. Ma tant’è. Fa buon viso a cattivo gioco e si mette a disposizione della squadra. Sfrutta le rosse in partenza in modo perfetto superando Russell e accodandosi al suo team mate assecondandone il ritmo. Qualche baruffa con l’ingegnere sul distacco da tenere ma alla fine esegue alla perfezione. Ciò consente a Sainz di gestire con comodo. Il doppio pit in occasione della SC lo relega in quinta posizione: esito inevitabile dovuto alla particolare situazione che non addurrei alla “sfortuna”. Bello vederlo superare entrambe le RBR con facilità (continuo a ribadire: fa specie dirlo…) All’arrivo della VSC per il problema di Ocon il muretto Ferrari decide saggiamente di sacrificarlo lasciandolo in pista: se anche avesse cambiato le gomme non avrebbe fatto altro che rincorrere le Mercedes e non sarebbe servito a nulla. Senza più gomme e con un motore che (pare) tendeva a surriscaldare fa quel che può contro Russell ma è stato comunque sufficiente a fargli perdere un paio di secondi. Qualche brivido nell’ultimo giro per l’arrivo di Max ma resiste e alla fine si porta comunque a casa un risultato buono (anche grazie al “ciocco” di Russell) e la consapevolezza che l’aver fatto l’uomo squadra lo porta in credito di comportamenti e strategie analoghe quando (si spera presto) arriverà il suo turno. OK

VERSTAPPEN – PEREZ

E veniamo al capitolo RBR: l’unica scuderia a non aver fatto bene i suoi conti in questo GP. Fa specie dirlo… Ma che acciderbolina è capitato? È dall’inizio della stagione che non sbagliano un colpo, che capiscono tutto, che fanno faville mai viste e poi? Vedere Max arrancare in questo modo è stato straniante. Quel che è certo è che la responsabilità non è da attribuire ai piloti: il distacco relativo tra i due è il medesimo degli ultimi 10 GP. Ma la performance è deludentissima. Fuori entrambi dal Q3 è roba che non si vedeva da anni! I nomi davanti a loro fanno ancora più specie: Magnussen, Ocon, Hulkenberg e Lawson non dovrebbero stargli davanti, no? Per quanto riguarda la gara Max fa il suo. Parte benissimo e in pochi giri e bei sorpassi si porta agevolmente in ottava posizione ma poi, inspiegabilmente, si ferma. Anzi, prende anche un minimo distacco da Ocon, non riesce a stargli attaccato! Max pare confuso e Perez pare anche più confuso. La SC dopo l’incidente di Sargeant induce in tentazione il loro muretto: rimangono fuori tutti e due e si ritrovano in seconda e quarta posizione. Forse adesso cominciano a tirare e fregano tutti? Max ricomincia a fare il Max? “ok ragazzi fin qui abbiamo scherzato, ora ce ne andiamo” e quello che tutti temono stia pensando Max sotto il suo casco. E invece no! Max prova a stare dietro a Sainz e non ce la fa minimamente. Viene superato di slancio da Russell, Norris, Hamilton e Leclerc e cede secondi su secondi. Mah! Peggio ancora Perez che prende distacchi abissali e solo lo spento Alonso di Singapore gli consente di stare molti più giri nelle posizioni che contano ed evitare di sprofondare nel pantano. Max ritarda il più possibile il pit, che arriva al 40° giro ma gli va male: si ritrova 16°. Perez pitta subito dopo, non prima d’aver subito lo smacco di ben tre sorpassi in un giro: Ocon, Alonso, Gasly. Il suo pit è ancora più deleterio: si ritrova ultimo. Da qui in avanti però i due sembrano ritrovare il filo e si mettono a girare con ritmo eccellente MA non il migliore perché i due Mercedes vanno comunque più forte. Ritmo comunque sufficiente per salvare una gara che, per come si era messa, rischiava di non farli terminare nemmeno a punti. Max arriva 5° a 3 decimi da Leclerc dopo una (quasi) forsennata rimonta e Checo in ottava, con giallo sul suo duello con Albon che gli costa 5 secondi di penalità ma non la posizione finale. Che dire? Suzuka ci dirà se chi di TD ferisce di TD perisce. La curiosità, a questo punto, è massima.

GASLY

Qualifica non strepitosa ma poco male. Da qualche GP ha trovato la costanza e la precisione che sembrava aver perso nella spenta annata 2022. E anche qui a Singapore lo ha dimostrato avendo saputo gestire bene tutte le fasi di gara che, come abbiamo visto con i primi, richiedevano piglio deciso ma anche estrema accortezza. Il sesto posto finale è eccellente. Bravo!

PIASTRI

Non si è ben capito se aveva gli stessi aggiornamenti di Norris oppure no. Perché se sì allora il voto è (relativamente) basso perché in tutto il week end è andato ben più lento di Norris mentre se no allora è, credo, giustificato. Che sia l’una o l’altra ipotesi va detto che è stato sfortunato in qualifica perché l’incidente in Q1 di Stroll lo priva della possibilità di superare la prima tagliola ed è costretto a partire dalla 17esima casella quindi il fatto che, pur mai inquadrato, si ritrovi in 7° posizione alla fine è evidentemente frutto di gran merito. Il ragazzo c’è.

LAWSON

Grandissimo Liam! Con una Alpha Tauri che va a pedali, proiettato all’improvviso in Formula 1, su una pista dove non ha mai corso e in una situazione in cui poteva sbagliare qualsiasi cosa be’… E’ stato eccezionale! Fa un percorso eccezionale in qualifica permettendosi di eliminare dalla Q3 nientepopodimeno che sua maestà Max! Strepitosa la gara, in cui conquista i suoi primi punti mondiali in una corsa difficilissima per le molteplici implicazioni strategiche di cui ho già detto più volte. Bravo bravo bravo!

MAGNUSSEN

La sua sesta posizione in griglia, giunta totalmente inaspettata, mi ha fatto pensare di avere ingerito qualche fungo allucinogeno. E niente! Kevin salta sempre fuori nelle situazioni strane e difficili! Non ha una partenza facile, tuttavia, e deve gestire uno stint assai lungo che ha rischiato di compromettere il risultato se fosse stato protratto ulteriormente. Invece il muretto gli viene in aiuto e lo richiama al momento giusto. La VSC lo aiuta nel guadagnare posizioni (e anche la porcata di Perez su Albon) e conquista un punto totalmente insperato alla vigilia. Bello il suo duello con Gasly. Tenace!

NOTE DI MERITO

Ocon non è il mio pilota preferito ma non posso non riconoscergli l’aver fatto una gara gagliarda, finché è durata. Un vero peccato il problema che ha avuto al cambio e che l’ha messo fuori al 42° giro, che induce i commissari a mettere VSC, perché la sesta posizione che avrebbe conquistato sarebbe stata meritatissima.

Albon (io continuo ad adorare la livrea GULF) aveva raddrizzato la gara dopo una pessima, per come ci aveva ultimamente abituati, qualifica ma verso la fine della gara è stato malamente buttato fuori da Perez in un tentativo di sorpasso assai maldestro. Cose che capitano, sì, ma la cosa sarebbe da valutare in prospettiva: e se situazioni del genere capitassero nelle prime posizioni? Anche Williams è in odore da “danni da TD”. Vedremo come andranno a Suzuka.

NOTE DI DEMERITO

Ecco qui il nostro Fernandello, che forse per la prima volta mi vedo costretto a inserire nelle note di demerito. Aveva lasciato intendere che Singapore poteva essere il teatro della sua prima vittoria dopo millemila anni e invece ha rimediato una figuraccia non da poco. Perché oltre ad una competitività da rivedere da parte di AM lui ci ha messo molto del suo. Non è da lui la pessima partenza come non è da lui l’errore in entrata box in occasione della SC. Non è da lui non riuscire con gomme nuove a impensierire Perez, allo sbando e senza gomme, per ben 15 giri come non è da lui farsi infinocchiare da Ocon in quel modo. Tutto storto oggi per lui!

Sargeant divide con Russell la stupidaggine di giornata.

NOTE DI ANONIMATO

Bottas e Zhou non si sono mai visti.

NOTE DI “CHE SFIGA!”

Tsunoda in questo week end sarebbe arrivato ultimo anche in coda al McDonald’s tante glie ne sono andate male!

NOTE DI E’ MEGLIO DARSI AL TENNIS

L’incidente di Stroll in qualifica è stato spaventoso. Ma quel che più mi ha inquietato è che il ragazzo abbia tentato stupidissimamente di rimediare alla sbandata che aveva fatto alla penultima curva facendo la successiva totalmente fuori da ogni logica di guida. Non è lucido e mi preoccupa.

Ci vediamo, lo dico apposta!, a Suzuka!

 

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: IL LIBRETTO DI GIUSTIFICAZIONI

Il GP di Singapore ci regala una delle vittorie della Ferrari più emozionanti di sempre, con un indomito Sainz che in questo periodo è decisamente “on fire”, come si suol dire. Sarà perché sembrava impossibile in questo mondiale che vincesse una Ferrari, sarà perché sembrava impossibile che vincesse qualcun altro al di fuori della Red Bull (e sottolineo RB19) di Verstappen, fatto sta che la vittoria della Ferrari del nuovo corso ha il sapore di un raro liquore. L’intelligenza tattica di Sainz, uno dei piloti Ferrari più bistrattati di sempre (a causa dell’esasperazione tifosistica che si è creata attorno a Charles, il cui monegasco è completamente ignaro ed incolpevole sia chiaro), unita alla glaciale freddezza di tenere dietro, in zona drs ben tre assatanati, ha avuto dell’incredibile. GP come questi, in tempi di magra (inteso come spettacolo innanzitutto), sono una benedizione e suppongo che tutti gli sportivi italiani in primis e, soprattutto, la tifoseria Rossa in particolare dovrebbero andare orgogliosi del risultato ottenuto, perché di fatto è toccato proprio alla derelitta Ferrari spezzare l’egemonia monopolistica della Red Bull dei Verstappen’s. Del resto, come dice un mio amico, “i ferraristi sono dei pessimi vincenti” e, nonostante in Gestione Sportiva si sia potuto appendere all’ingresso l’unica (?) bandiera dell’anno, non sono mancate le polemiche e soprattutto le giustificazioni, tanto da poter riempire un libretto. I più giovani magari non sanno, a differenza di oggi che a confronto la scuola sembra un Grande Fratello, che prima, quando ci si assentava da scuola, bisognava giustificare l’assenza (che tempi!) con appunto il suddetto libretto firmato da uno dei due genitori. Tralasciando i voli pindarici che facevamo con quel diavolo di libretto pur di giustificare l’ingiustificabile, le scuse, le giustificazioni ,appunto alle quali mi riferisco, sono verso il comportamento avuto dal muretto proprio all’indomani del GP italiano conclusosi quindici giorni fa. Mi riferisco a come Charles sia stato apertamente trattato e a come il popolo ferrarista di fede monegasca, abbia reagito… hanno compilato un libretto di giustificazioni!
Trovo affascinante come la natura umana si possa esprimere quando si trova alle strette, soprattutto quando è arrivato il momento di ammettere la verità e, quindi, porre in discussione il proprio comportamento. LeClerc domenica scorsa è stato umiliato alla stregua del Bottas delle migliori annate 2017 – 2018 e quindi usato apertamente come un tappo! Da qui, dopo la rabbia iniziale dei talebani del tifo, si è irta una levata di scudi nel cercare di giustificare a tutti i costi l’atteggiamento del muretto e, quindi, quello del monegasco. “Charles uomo squadra!, “Carlos non ha mai fatto quello che il compagno ha fatto per lui”, per non parlare delle dichiarazioni di Vasseur: “la Ferrari non ha sacrificato LeClerc a priori. La strategia è stata decisa al sabato, quando in qualifica Sainz è riuscito a battere Charles nella specialità della casa: il giro secco. E sappiamo molto bene quanto conti la qualifica su una pista cittadina”. Di tutte le giustificazioni, la dichiarazione del Team Principal rosso, alle quali tutti si sono aggrappati, pur di salvare la faccia del proprio beniamino, è stata di gran lunga quella che preferisco. Inutile girarci attorno, perché un sacrificio è un sacrificio e quindi in seno alla squadra è stato deciso che al sabato chi fosse finito dietro sarebbe stato sacrificato… nulla di trascendentale.
Di base non ci vedo nulla di male, è stata usata una logica innegabile. Allora mi chiedo per quale motivo si usano parole come “ragion di stato” o “uomo squadra”, quando Charles di fatto ha accettato di buon grado i patti che si sono stabiliti prima del GP? Vasseur la voleva quella vittoria, a qualunque costo. Aveva fiutato l’occasione, sapeva che potevano farcela e non c’ha pensato su due volte ad impartire quell’ordine per far tappare il gruppo, ed in questo caso a farne le spese è stato il bastonato LeClerc. Dopo Monza ho affermato che un team order, considerando la posizione che ci stavamo giocando davanti al pubblico di casa, sarebbe stato opportuno anziché infognarsi in una lotta fratricida per un misero terzo posto. Sono stato redarguito, perché i team order, a meno che non ci si giochi un mondiale, non si devono dare. Cosa si dirà ora, dopo che Charles ha subito il peggiore dei team order di sempre? Quali sono le giustificazioni a riguardo? Ce lo vedete Max Verstappen che accetta un ordine del genere? Da qui le considerazioni sul monegasco, il quale rispetto al sua acerrimo rivale olandese differisce in modo notevole: Charles, talento cristallino, è forse troppo gentile o forse troppo aziendalista e chissà che questo non sia il difetto che gli impedirà di coronare il suo sogno di divenire campione del mondo. Fatto sta, che al di la di quello che si possa pensare, il sottoscritto si chiede solo una cosa: cosa ci faceva Charles dietro a Carlos? Cosa ci fa Charles dietro a Carlos da due GP a questa parte? Indipendentemente da come la si possa pensare, chi sta in difetto innanzitutto, è il monegasco che attualmente mal comprende la monoposto, a differenza del compagno che invece si esalta. Non ci sono giustificazioni che reggono e aggiungerei, per il bene della pace, forse è stato meglio così, perché fosse successo a parti invertite sarebbe stata la fine per Carlos dal punto di vista dell’immagine: il monegasco gode del sostegno della tifoseria e della squadra (e con quest’ultima ci mancherebbe pure aggiungerei) a prescindere di quanto accade in pista, mentre per lo spagnolo ogni azione, ogni gesto è una sudata erculea. Immaginate fosse stato impartito a Carlos l’ordine di fare da tappo… avremmo avuto il sigillo sulla certificazione della seconda guida!
Di fatto così non è stato e Vasseur, con il suo ordine, ha creato il tilt più pazzesco di sempre. Infatti la gara di domenica scorsa è perfettamente confrontabile con quanto successo in Inghilterra l’anno scorso: stessi piloti, medesimo vincitore, Team Principal diverso. Il libretto di giustificazioni non ha abbastanza pagine per sostenere la difesa che c’è nei riguardi dell’attuale corso, a differenza di quello precedente. In Inghilterra si permise che lo spagnolo vincesse la sua prima gara a scapito dei punti mondiali di Charles (il monegasco anche se avesse vinto quella gara, avrebbe perso comunque il mondiale e, con ampio margine, a favore di Verstappen… quindi Binotto aveva ragione su quello che faceva!) e fu una crocefissione in pubblica piazza, per non parlare di quello che successe dopo il famoso “additamento”. A distanza di un anno, con un ordine impartito che si da solo alla seconda guida designata, è stato un oceano di giustificazioni. Il pregiudizio offusca ogni logica e per quanto una persona dia anima e corpo nel cercare di impegnarsi, qualunque cosa faccia non andrà mai bene perché c’è pregiudizio appunto che purtroppo, nei commenti social, sfocia in odio. Cosa si sarebbe detto se a chiedere a Charles di fare da tappo fosse stato Binotto? (tilt!). Davvero volete farmi credere che tutti si sarebbero concentrati sul termine “uomo squadra” e “ragion di stato”, invece di mettere alla gogna il Team Principal italo svizzero? Già so che la giustificazione che verrà data per il GP inglese è che “Charles all’epoca si stava giocando un mondiale”… e giustificazione rimane, perché se all’epoca si è agito così, ci saranno stati validi motivi ed uno di questi è stato quello di non demolire un pilota il quale, domenica scorsa, ha dimostrato di cosa è capace.
L’unica certezza che Ferrari ha è quella di avere la coppia più forte del mondiale: se manca l’uno, c’è l’altro… è tutto il resto che manca e resta da capire se mai arriverà. Nel frattempo che Ferrari diviene una squadra da titolo, riempiamo il libretto di giustificazioni, così almeno ci illudiamo che tutto vada bene

Vito Quaranta

CAPOLAVORO DI SAINZ A SINGAPORE. LA STAGIONE DELLA FERRARI E’ SALVA.

Prima o poi doveva finire. E a Singapore è finita. Parliamo della striscia vincente della Red Bull e di Verstappen, che è durata a lungo, troppo a lungo.
Ma, stranamente, è finita non per un problema tecnico inaspettato, non per un incidente, ma perchè la RB19 è improvvisamente diventata una carriola, e la Red Bull una squadra alle prime armi.

Già dal venerdì si era capito che qualcosa non funzionava. Al dominio Ferrari corrispondeva un Verstappen in difficoltà (Perez lo è quasi sempre e non fa testo). La notte non ha portato consiglio, come invece spesso è accaduto, e così il campione del mondo è rimasto fuori dalla Q3, con Sainz a prendersi la pole davanti a Russell e a Leclerc.

Allo spegnimento dei semafori, Leclerc è più lesto di Russell, e si prende la seconda posizione. Le due Ferrari guadagnano un certo vantaggio sulle due Mercedes, con Hamilton che, tagliando la prima chicane, passa davanti al compagno di squadra per poi ridargli la posizione al secondo giro. La stessa cosa dovrà poi fare con Norris per non prendersi una penalità.

Charles è partito, unico fra i primi, con la mescola più morbida. Il monegasco si incolla agli scarichi del compagno di squadra, ma il suo ingegnere gli chiede di mantenere un distacco di 3 secondi da Sainz. E così il distacco fra i due ferraristi aumenta, ma Russell si avvicina a Leclerc, e il box Mercedes ha ben compreso che la Ferrari vuole sacrificarlo per far vincere Sainz.

Al giro 19, il distacco fra la numero 55 e la numero 16 è effettivamente di 3 secondi, e a Charles viene chiesto di aumentarlo di ulteriori due secondi. Cosa molto pericolosa perchè Russell è a soli 2 secondi.

Ma al giro 20 ci pensa Latifi, pardon, Sargeant a complicare un po’ la situazione, andando a muro e danneggiando l’ala, che si porta poi in giro per il circuito seminando detriti. E, ovviamente, viene fatta uscire la Safety Car.

La Ferrari reagisce immediatamente chiamando al box entrambi i biloti. Leclerc però, purtroppo, si ritrova dietro a Russell e Norris, fermatisi anche loro. Sainz è riuscito invece a mantenere la posizione su Verstappen, che era partito con la gomma più dura e non si è quindi fermato. 

La gara riparte al giro 23, e Russell impiega un giro per superare Verstappen, in difficoltà con le gomme, e incollarsi agli scarichi di Sainz. Leclerc perde un’ulteriore posizione su Hamilton, andando lungo per non tamponare Norris che, a sua volta, stava cercando di non tamponare Perez, anch’egli ritrovatosi fra i primi non avendo effettuato la sosta.

Allo spagnolo viene detto di rallentare il gruppo, cosa che fa puntualmente e per 20 giri i primi 5  viaggiano separati da circa un secondo.

Al giro 43, l’Alpine abbandona Ocon in curva 1, e viene attivata la Virtual Safety Car. Sia Ferrari che Mercedes sono pronte per un pit-stop, che però viene effettuato a sorpresa solo dalle due Mercedes. Che si ritrovano, così, in quarta e quinta posizione. Per i tedeschi è una vera e propria scommessa. 

La gara riparte al giro 46, e Russell si trova a 13 secondi da Leclerc, con 16 giri da percorrere. L’inglese, con gomma nuova, a suon di giri veloci raggiunge Leclerc al giro 53. Servono poche curve al giovane della Mercedes per prendersi la terza posizione. Il ferrarista viene poi passato facilmente anche da Hamilton. 

Al giro 58, con Russell che incombe, Norris rompe gli indugi e si avvicina a meno di un secondo da Sainz. Ma, in realtà, è quest’ultimo che gli dà all’inglese volutamente il DRS, per tenere lontane le due Mercedes. I primi 4 sono ora racchiusi in meno di 2 secondi.

Carlos tiene sapientemente Norris in zona DRS, e la cosa funziona talmente bene che Russell, nella foga di stare il più vicino possibile al connazionale, commette un errore da principante e va a muro a poche curve dalla fine, lasciando il podio ad Hamilton.

Finisce così, con Sainz che riporta in alto la Ferrari, firmando un vero e proprio capolavoro di strategia, per la maggior parte farina del suo sacco. Completano il podio Norris ed Hamilton, quest ultimo autore di una prestazione di gran lunga migliore del suo tanto acclamato compagno di squadra. Al quarto posto, staccatissimo, Charles Leclerc, il cui morale sarà sicuramente finito sotto i tacchi. Incollato a lui sotto la bandiera a scacchi è arrivato Verstappen, autore di una rimonta dalle ultimissime posizione nelle quali era sprofondato dopo l’ultimo pit-stop. Seguono Gasly, Piastri, Perez, il giovanissimo Lawson, a punti alla terza gara, e Magnussen, 

Fra una sola settimana si correrà a Suzuka. Vedremo se la Red Bull si ripresenterà con la forma di Singapore, nel qual caso ci sarà da divertirsi.

P.S. oggi abbiamo visto quello che impedirà a Leclerc di diventare un campionissimo, nonostante il suo immenso talento. I vari Prost, Senna, Hamilton e Verstappen, sentendosi chiedere di allontanarsi dal compagno davanti a loro, avrebbero insultato l’ingegnere e sarebbero andati a prenderlo per superarlo a costo di farlo fuori e di gettare un risultato buono per la squadra. Charles invece si è messo a contrattare. Ma la cosa peggiore, per lui, è che è stato meglio così, perchè oggi era nettamente inferiore al suo compagno di squadra, di prestazione e di testa.

P.S 2. la vittoria di oggi ci permette di ricordare quella 2023 non come una stagione fallimentare, e la SF-23 non come una carriola al pari della 312-T5, della F1-86, della F92A e della SF16-H e della SF1000.

P.S 3 la mancata penalità a Verstappen per 3, e dico 3, situazioni che ad altri piloti sarebbero valse almeno altrettante posizioni in griglia, non può non far pensare che ci sia la chiara disposizione di NON sanzionare il pilota olandese. Disposizione che dura dal 2021, da quando, cioè, qualcuno ha deciso che il dominio di Hamilton e della Mercedes dovesse finire. A costo di sembrare dei pagliacci. Abu Dhabi 2021 è lì a dimostrarlo.

P.S. 4 dite alla FIA che qualunque cosa abbia fatto per rallentare la Red Bull, è meglio che lo continuino a fare. Ma penso che ci arriveranno da soli, confrontando le interazioni del dopo GP di Singapore con quelle del dopo GP di Zandvoort (o di qualunque altro di questa stagione).

F1 2023 – GRAN PREMIO DI SINGAPORE

Dopo la lunga parentesi europea, il circus si sposta in Asia per la prima tappa di un trittico che prevede in serie il Gp di Singapore, quello del Giappone e quello del Qatar.

Si torna sul Singapore street circuit che quest’anno vedrà un’importante modifica, l’introduzione di un rettilineo al posto della sezione con le curve dalla 16 alla 19, in pratica un raccordo tra la curva 15 e le ex curva 20. Scopo della modifica ovviamente favorire i sorpassi su una pista su cui e’ (era?) quasi impossibile sorpassare. Di conseguenza diminuirà il degrado e l’usura a carico dell’impianto frenante, con un guadagno stimato sul giro tra gli otto e i dieci secondi. Vedremo quanto questa modifica potrà aumentare lo spettacolo in pista.

immagine da infomotori.com

Il circuito di Marina Bay potrebbe rappresentare il nemico più pericoloso per lo squadrone Red Bull e Max Verstappen, intenzionato ad allungare la striscia di gare vinte appena portata a 10. E’ vero che in assenza di avversari uno se li deve inventare per non sminuire i propri successi ma in effetti il cittadino di Singapore è il circuito in cui le variabili imprevedibili potrebbero giocare contro i tori austriaci. Marko si dice anche molto spaventato dalla Ferrari mentre Mercedes annuncia battaglia, insomma anche gli avversari hanno cerchiato questo GP sul calendario per sferrare il primo vero agguato alla corazzata Red Bull.

Forse questo può valere per Perez, che però ricordiamo che ha un ottimo storico sui tracciati cittadini, ma non per Verstappen che sembra davvero essere su un altro livello per tutti.

immagine da modenaindiretta.it

Ferrari, più realisticamente, cercherà di puntare al podio, aiutata anche dal nuovo layout della pista. Difficile pensare a qualcosa di meglio a meno di sfruttare (almeno per una volta!) le variabili impazzite che potrebbero verificarsi a gara in corso. Sarà interessante vedere se Leclerc ritroverà quella velocità persa a Monza nei confronti di Sainz oppure se mentalmente è già al 2024 aggrappato alla solita flebile speranza di un futuro migliore.

In casa Mercedes la fa da padrone il gran capo Wolff che si è lasciato andare ad alcune affermazioni tra il lapalissiano ,lo iettatorio e quello che lo confermano come il principe delle faccia di tolla della F1. La prima è quella che riguarda il cambio di regolamento del 2021 (riduzione della lunghezza del fondo vettura) che è stato fatto apposta per cercare di fermare il loro dominio. Quando mai in Formula 1 non è stato così? Chiedere alla Ferrari del 2005.

La seconda invece riguarda la nuova direttiva Fia sulle ali flessibili che, stando a radio paddock, dovrebbe sfavorire in primis Aston Martin e Red Bull. Wolff, tra il serio e il faceto, si “augura” che gli austriaci perdano almeno mezzo secondo e che comunque non vorrebbe un cambio di regolamento per fermare l’attuale dominio Red Bull. Ma la TD039???

Barzellette a parte, non si prevedono chissà quali sconvolgimenti nei valori in campo in seguito a questa nuova direttiva, men che meno che la Red Bull possa all’improvviso trasformarsi in un bidone, più o meno quello che successe alla SF-22 dopo l’introduzione della TD039.

immagine da formulapassion.it

Per il resto l’attenzione degli addetti ai lavori è calamitata dalla possibile azione legale di Massa contro la FIA per il famigerato crashgate di Singapore 2008. Secondo Massa, la recente ammissione di Ecclestone che ammette l’irregolarità della gara certifica l’esito del campionato falsato e ci sarebbero gli estremi per ottenere in un’aula di tribunale quel titolo che Massa assaporò per pochi secondi al termine della gara di Interlagos. Addirittura chiederebbe l’aiuto di Hamilton, per il quale quel titolo fu il primo dei suoi attuali sette, in qualità di cittadino brasiliano onorario.

Non sappiamo dove si arriverà ma onestamente appare molto utopistico che Massa possa fregiarsi del titolo di campione del mondo 15 anni dopo quei fatti. Fa bene a provarci, in primis come dice lui “per amore del Brasile e dei tifosi della Scuderia”, ma la momento sembra solo una boutade in attesa che magari salti fuori qualcosa di concreto al quale aggrapparsi. E poi ce lo vedete voi Hamilton passare da sette a sei mondiali perdendo lo scettro del primato condiviso al momento con Schumacher e con la certezza di non poter arrivare all’ottavo titolo che ne farebbe il più vincente di sempre? Mi dispiace per Massa ma ha troppi follower in meno rispetto all’epta (?) campione per pensare di poterla avere vinta.

*immagine in evidenza da racer.com

Rocco Alessandro

 

MOTOGP 2023-ROUND 11-MISANO ADRIATICO

Secondo appuntamento di questo intenso mese che vedrà ben quattro rounds. Da venerdì 1 settembre sino a domenica 1 ottobre il pubblico avrà fatto una scorpacciata di gare: Catalunya (già in archivio), Misano, Buddh Circuit, Motegi.

Quattro gare e quattro minigare…..con la sessione di test post Misano nel mezzo….

Tutto ciò per recuperare le 5 settimane di “ferie” a luglio.

Sarà preistorico chi scrive, ma io ci vedo una bella dose di stress per tutti quanti, piloti e non solo.

Concentrare in così poco tempo tutti questi impegni è dannoso anche per lo spettacolo oltre che pericoloso per l’incolumità dei piloti stessi.

Al netto del miracolo a cui abbiamo assistito domenica scorsa con Pecco, cosa sarebbe potuto accadere se il leader del mondiale avesse dovuto saltare tutto il mese per una frattura? Che impatto avremmo avuto sulla classifica generale? E se Bastianini (sfigato dell’anno) fosse stato in lizza per un posto di rilievo in classifica generale?

Lo “spettacolo” non può essere più importante della salute dei piloti e nemmeno dello sport stesso. E per sport intendo la possibilità di giocarsela senza dover saltare troppe gare in caso di infortunio perché “ammassate” tutte insieme senza un attimo di respiro.

Tali considerazioni le feci già alla notizia che la stagione 2023 avrebbe visto aumentate il numero di le gare e che avremmo anche avuto lo stesso numero di minigare… Se Pecco si fosse fatto male seriamente e avesse recuperato in extremis per le ultime gare dell’anno perdendo il campionato? La vittoria finale avrebbe avuto la stessa valenza sportiva per il vincitore? Secondo me no. E non ne faccio una questione di tifo in quanto con quello non ci mangio e manco ci pago le bollette. E’ oggettivo.

Detto questo l’incedere degli impegni ed il rischio di non potervi partecipare siamo sicuri che non influisca sulla volontà dei piloti di rischiare? E, ammesso che non influisca, è davvero necessario farli correre con il coltello tra i denti rischiando lo stesso di falsare il campionato?

Messe da parte le considerazioni generali passiamo alla gara ed al circuito.

Misano è il vero Gp di casa (molto di più del Mugello) per case e piloti nostrani. Sia le Case che i piloti orbitano intorno a quest’angolo di Italia e non da oggi. I nostri rider conoscono ogni filo d’erba ed ogni ciottolo di ghiaia del circuito quindi possono essere tutti annoverati nella lista dei favoriti soprattutto perché in sella ad una Ducati. Tutti tranne il povero Morbidelli che per le mani un manubrio giapponese (per quest’anno ma ne parleremo a parte più avanti). Tutti tranne Francesco Bagnaia che pur “fit” è dolorante anche se felice di essere presente in qualità di “miracolato” 2023.

Ovvio che anche i piloti Aprilia vorranno essere protagonisti spinti peraltro dall’entusiasmo della prima doppietta di domenica prossima. Per gli altri le possibilità sono più remote con Binder che risulta quello messo meglio rispetto agli altri. Dei piloti su moto giapponesi eviterei di parlare tanto ci sarebbe poco da dire.

 

 

SABATO-QUALIFICHE

Pole monstre con aggregato nuovo record del circuito per Jorge Martin e la sua Ducati Pramac. La prima fila è completata dalle altre due Ducati di Bezzecchi e Bagnaia entrambi Incerottati e doloranti. Spettacolare la wild card Dani Pedrosa che porta la KTM sperimentale a ridosso della prima fila e prima delle moto austriache, segno che lui è sempre forte ma anche che il prossimo step della K è alle porte.

Discrete le Aprilia che si qualificano subito dietro e benino anche Marquez che issa la RCV213 al nono posto (di questi tempi è oro).

Deludono invece Zarco, Marini, Miller che finiscono nelle retrovie insieme al solito Quartararo che non entra nemmeno nel Q2.

 

SABATO-MINIGARA

I pochi giri tirati del sabato pomeriggio confermano i valori delle qualifiche.

Al via Martin scatta meglio di tutti e si invola senza lasciare agli altri nemmeno l’idea di sorpassarlo foss’anche per pochi metri. Dietro di lui Pecco Bagnaia sopravanza per qualche giro Bezzecchi salvo poi ricedergli la posizione per evidenti difficoltà fisiche. Ciononostante riesce ad arrivare sul podio facendo il suo miglior giro proprio all’ultimo per contenere uno splendido Dani Pedrosa che si conferma anche in gara. L’unico a guadagnare posizioni di rilievo dopo la partenza è quel matto di Binder che intraversa la moto ad ogni staccata. Rispetta il suo compagno di squadra che gli arriva davanti non provando a sorpassarlo alla sua solita dura maniera: in fondo un singolo punto in più non avrebbe fatto tutta questa differenza…

Per tutti gli altri prestazioni in linea con quanto espresso in qualifica e pochissimi sorpassi. Nessuna caduta, nessun sussulto, sintomo che quanto scritto ad inizio articolo (viene scritto man mano che il weekend si sviluppa e subito prima o dopo ogni singolo evento dello stesso,ndr)è una realtà. Durante la gara breve del sabato in un mese pregno di appuntamenti i piloti fanno attenzione, altro che tirare a cannone, soprattutto nelle posizioni di rincalzo.

Degno di nota, si fa per dire, il campione del mondo 2020 Joan Mir che pur navigando tra l’ultima e la penultima posizione in classifica riesce a beccarsi una penalità per superament track limits e riesce anche a sbagliare il long lap penalty beccandosene un altro…..

 

DOMENICA-MAIN RACE

Inarrestabile Jorge Martin che completa il suo weekend perfetto partendo bene e facendo respirare il fumo dei suoi scarichi a tutti dall’inizio alla fine. La gara domenicale è stata una sorta di replica allungata della garetta del sabato. Bagnaia che sopravanza Bezzecchi inizialmente e che poi cede la posizione causa fatica fisica salvo resistere con i denti al leone Pedrosa che resta la prima delle KTM (ad un soffio dal podio).

Martin controlla i suoi rivali che gli stanno incollati, guidando tutti e tre ad ad un ritmo forsennato (quasi sempre sotto il minuto e 32!!!). Sino a 10 giri dalla fine… A quel punto Bagnaia cede un po’, “tappando” anche Bezzecchi che lo passa poco dopo ma che ormai si ritrova con un distacco vicino ai due secondi che non riuscirà più a recuperare allo spagnolo.

Dani Pedrosa quarto ha annusato l’odore del prosecco che avrebbe potuto sorseggiare sul podio ma può tornarsene a casa fiero ed orgoglioso del lavoro fatto.

Dopo lo spagnolo la prima delle Aprilia con Vinales seguito da Miguel Oliveira. Considerati i tempi bui Marquez settimo è una notizia non da poco. Marc porta a compimento l’ennesimo calvario domenicale mettendosi dietro due Aprilia e tre Ducati…. Non male..

Le Yamaha non sono mai state inquadrate e restano ingiudicabili.

Il campione del mondo 2020: pur sempre navigando tra l’ultima e la penultima posizione, riesce a non prendere penalità scivolando in curva 4 verso metà gara…(che moto indegna!!!).

Scena commovente all’arrivo con Pecco sfinito che fatica a scendere dalla moto ed a stare in piedi.

Bisognerebbe far vedere questi momenti a tutti coloro che questo sport lo guardano giusto per poi parlarne sui socials.

 

MERCATO PILOTI

Siamo in un momento dell’anno particolarmente decisivo ed i giorni dopo ii test romagnoli potrebbero essere decisivi e vedersi incastrare qualche tessera.

E’ tutto in stand by, in attesa di ciò che Honda porterà in pista da far provare a Marquez per il 2024. Se tale materiale lo dovesse convincere a restare il resto delle operazioni di mercato potrebbero andare velocemente in porto. Se, al contrario, Marc dovesse provare qualcosa che non lo aggrada gli scenari potrebbero cambiare in maniera repentina.

Fatto salvo che Bezzecchi resterà al 90% al suo posto in VR46 dove Marini ha già firmato, resta scoperta la seconda sella Pramac orfana di Zarco che andrà in Honda LCR. Con ogni probabilità ci salirà il nostro Morbido nella speranza di salvare una carriera che ad Iwata (oserei dire) sono riusciti a boicottare dopo la bella stagione in Yamaha Petronas.

Ktm è rimasta col cerino in mano… Sperava di avere il benestare per il terzo team e con sei moto essere serena. Invece così non è stato.. Avrebbero preso volentieri Marquez (lo sponsor comune ne sarebbe stato ben felice) ed invece adesso si ritrovano per le mani Acosta e devono far scendere qualcuno da una delle loro belve. Il principale indiziato a farlo è Miller (con in mano un contratto anche per il 2024) sia perché nel team interno sia perché sta avendo più difficoltà del preventivato. A lui sono state offerte più wild card possibili per il 2024 a meno che Pol Espargaro non liberi un posto. Comunque vada hanno una bella gatta da pelare tra le mani.

Ma torniamo a Marquez. Nel caso in cui il materiale Honda per il prossimo anno non lo dovesse soddisfare, il suo contratto prevede il pagamento di una penale per liberarsi anticipatamente a patto di non salire su una moto ufficiale per il 2024. Ed è qui che entra in scena il team Gresini il quale starebbe lavorando per il colpaccio del decennio.

La seconda sella del tema del compianto Fausto ha più pretendenti di quante ce ne sono alla corona di miss Mondo. Marquez, Diggiannantonio stesso, Mir, Miller se KTM lo dovesse appiedare etc etc..

Staremo a vedere nei prossimi giorni.

Ci vediamo tra due settimane sul tracciato Indiano Buddh International Circuit. Si, proprio quello in cui ci corse la F1 ad inizio dello scorso decennio e che non piacque a nessuno delle quattro ruote. Un opera sontuosa dell’onnipresente Tilke ben presto abbandonata dal mondo dorato della Formula Uno

 

Salvatore Valerioti