ISTERIA FERRARI IN STIRIA. LEWIS TORNA A DOMINARE.

A volte si tocca il fondo e si inizia e risalire. Altre volte, al contrario, si inizia a scavare. La Ferrari torna dalla doppia gara in Stiria con la pala in mano dopo avere scavato una voragine le cui dimensioni riportano la mente ad un lontano passato. E tutto questo accade proprio mentre la rivale degli ultimi anni ritorna a distanze siderali da tutti gli avversari.

Già le prove del venerdì avevano mostrato che questo week-end si sarebbe tornati alla normalità. Quella di un Hamilton dominante, non solo grazie alla macchina. E le qualifiche, disputate in condizioni al limite della praticabilità, lo hanno confermato: Lewis in pole con 1.2 sec. di vantaggio su Verstappen, con un ottimo Sainz terzo e Bottas quarto. Ferrari già in grande difficoltà con Vettel decimo e Leclerc undicesimo, poi pure penalizzato di 3 posizioni in griglia. Gli aggiornamenti portati in fretta e furia non hanno funzionato, gettando la squadra in un evidente sconforto.

Pronti-via, e mentre i primi se ne vanno tranquillamente, nelle retrovie si materializza la catastrofe rossa. Un’ottimista Leclerc vede  in curva 3 un varco lasciato da Vettel e ci si infila. Peccato che quel varco fosse indispensabile per fare la curva, e quando Seb stringe, il giovane talento monegasco non può fare altro che saltare sul cordolo, finendo poi per fare la curva sulla macchina del compagno. Risultato: alettone distrutto per il  tedesco, fondo disintegrato per Charles, gara finita per entrambi.

Dopo l’inevitabile Safety Car,  Hamilton e Verstappen se ne vanno indisturbati, mentre Sainz tiene brevemente la terza posizione per poi cederla inevitabilmente prima a Bottas e poi ad Albon.

La gara prosegue senza grandi emozioni se non il duello fra Ricciardo e Ocon, con Daniel che si deve sudare la posizione fino a quando dal box non convincono il francese a farlo passare al giro 20.

Dopo 24 giri il quarto, Albon, é a quasi 28 secondi. Al giro 25 Verstappen apre il valzer dei pit-stop con un’entrata ai box che per un niente non è il replay di quella, mitica, di Coulthard ad Adelaide nel 1995. Per lui gomme medie.

Al giro 28 entra anche Hamilton che riesce a stare comodamente davanti a Max. Gomme gialle anche per lui.

La Mercedes tiene fuori Bottas fino al giro 34, fra le proteste del finnico che avrebbe preferito anticipare per non perdere troppo sul rivale olandese.

Passata metà gara inizia la rimonta delle due Mercedes rosa, in quel momento le più veloci in pista. Perez rimonta facilmente su Ricciardo e va alla caccia di Albon che naviga a mezzo minuto da Bottas. Il quale ha ormai preso Verstappen, in grande difficoltà con le gomme posteriori.

E, infatti, al giro 66 il finlandese passa Max in tromba, ma quest’ultimo lo ripassa in modo formidabile, per poi subire una seconda sverniciatura al giro successivo, alla quale non riesce a rispondere.

A due giri dalla fine, Perez prova ad attaccare Albon ma danneggia l’ala anteriore. Dietro di lui, c’è una bella lotta fra Ricciardo, Stroll, e Norris, con l’ inglese che li passa entrambi e all’ultima curva riesce anche a sopravanzare Perez, in difficoltà con l’ala rotta.

E così finisce con l’ennesima doppietta Mercedes, Verstappen terzo a mezzo minuto, e Albon quarto a 44 secondi. Ad oltre un minuto il solito fantastico Norris, davanti a Perez, Stroll e Sainz. Chiude la zona punti Kvyat.

Fuori dai punti Haas e Sauber, sempre nelle retrovie e in evidente difficoltà, così come la Williams, parsa comunque in grado di lottare con le avversarie, a differenza di quanto avveniva lo scorso anno.

85 vittorie per Lewis. Il record assoluto di Michael è a -6.  Ieri l’inglese ha stabilito un altro record: 14 stagioni consecutive con almeno una pole. Tutte quelle che ha disputato. Questo sarà probabilmente l’anno in cui si isserà definitivamente in cima a tutte le classifiche.

E sarà, probabilmente, anche l’anno in cui la Ferrari toccherà uno dei punti più bassi nei suoi 70 anni di storia in Formula 1. Ma, come ha sempre fatto in passato, risalirà sicuramente. Quando qualcuno avrà il coraggio di prendere atto della situazione e di apportare gli opportuni cambiamenti. Il che non è detto che accada a breve.

Sicuramente non da qui ad una settimana, quando si tornerà in pista in Ungheria.

 

Immagine in evidenza dal profilo Twitter @MercedesAMGF1

RANDY KRUMMENACHER DICE ADDIO. – RESCISSO IL CONTRATTO CON MV AGUSTA

Questa non è una situazione piacevole, è una situazione che non avrei mai voluto che accadesse.

Il mio obiettivo era quello di competere per il Titolo Mondiale ma purtroppo non ci sono le fondamenta per andare avanti con questo progetto con MV Agusta.

Ho dovuto prendere questa decisione per preservare la mia integrità morale e professionale, oltre a quella fisica.

Durante tutta la mia carriera ho sempre perseguito la strada della correttezza, dando tutto me stesso per affrontare qualsiasi situazione, anche quello più difficili.

Questa volta però la decisione è stata necessaria.

Non posso dire altro sui motivi che mi hanno spinto a tale decisione ma li comunicherò a tempo debito.

 

Queste le parole del Campione del Mondo in carica della categoria Supersport, laureatosi nel 2019 in sella alla Yamaha R6 del Team Evan Bros.

Indubbiamente è uno shock non indifferente per tutto il movimento e soprattutto per la MV Agusta che puntava al Mondiale. Evidentemente qualcosa è andato “troppo” storto.

Auguro a Randy, un Campione vero, di tornare presto in pista.

 

P.S. Resta da capire quali siano le motivazioni che hanno spinto Randy ad una scelta così drastica…

Durissima la replica di MV Agusta…

Non avendo MV Agusta Motor S.p.a. alcuna relazione contrattuale diretta con il rider, avvierà un approfondita indagine sull’accaduto, riservandosi Sin da ora ogni diritto di intraprendere le necessarie azioni legali atte a tutelare l’immagine del proprio marchio e della propria reputazione.

Immagini WSBK.

F1 2020 – GP DI STIRIA

Si scrive GP di Stiria, si legge GP d’Austria pt.2. In tempi di Covid e di mancanza di location sufficientemente “sanificate” il circus della F1 rimane in terra austriaca per il secondo Gp stagionale sul Red Bull Ring.

Se tutto va come deve andare, ovvero con zero interventi della direzione gara pre e durante la gara, il gp di Stiria avrà presumibilmente un esito molto diverso da quello svolto il 5 Luglio.

Al di là del rocambolesco esito finale, il GP di Austria ha evidenziato principalmente questo:

  • Mercedes è ancora la macchina da battere e non di poco. Superiorità imbarazzante in qualifica e consistenti in gara al netto di errori di strategia e piccoli problemi di affidabilità che, onestamente, sembravano messi lì apposta per mascherare un palese dominio o per sedare gli ardori dei suoi piloti quando si fanno troppo vicini in pista.
immagine da motorbox.com
  • Red Bull bene ma non benissimo. Non sapremo mai cosa sarebbe successo con Verstappen in pista ma l’impressione è che Red Bull deve crescere ancora tanto per arrivare a contendere le vittorie alla Mercedes. Considerando anche che, con tutta probabilità, la Mercedes per buona parte della gara ha viaggiato di “conserva”.
  • Ferrari e tutti i suoi motorizzati malissimo. Distacchi abissali in qualifica, lenti con serbatoio pieno in gara e decenti sul passo gara solo a serbatoi scarichi. E Vettel/Leclerc come lo Yin/Yang.
  • Racing Point molto competitiva ma che ha già buttato all’aria la prima vera occasione da podio. Meglio mettere fieno in cascina ora perchè in futuro potrebbe essere molto più difficile.
  • Nel “gruppo B” McLaren e Norris sugli scudi. E anche Renault…se pensiamo alla PU montata sulla monoposto di Woking.

Si ripartirà con una maggiore consapevolezza dei valori in campo e con situazioni da rimettere in carreggiata per qualcuno come Hamilton e Ferrari.

Il primo non può permettersi di concedere il bis a Bottas, soprattutto nell’ottica di un mondiale con poche gare. L’ultima volta di una partenza al rallentatore fu il 2016 e non portò proprio benissimo…

Ferrari invece ha compreso di essere ancora più lenta di quanto non immaginasse, ergo cercherà di anticipare i corposi (sic) aggiornamenti aerodinamici inizialmente previsti per il Gp di Ungheria, già in questo weekend. La domanda è: saranno efficaci e soprattutto sufficienti a compensare una PU che definire involuta è fare un complimento?

L’impressione è che il trick utilizzato nel 2019 fosse così consistente da mascherare i grossi limiti della SF90H e la sua assenza sta mortificando ogni speranza di competitività per quest’anno e anche il venturo. Considerando anche che l’attuale SF1000 è stata concepita cercando di recuperare il carico aerodinamico che la SF90H non aveva. Il tutto però potendo contare sulla “cavalleria” della PU 2019, poi la FIA ha deciso che forse non era il caso…

immagine da quotidiano.net

Binotto ci mette la faccia e ha già messo le mani avanti già dai test invernali ma una debacle tecnica di questa portata era difficile da immaginare. Ciliegina sulla torta un vertice aziendario al momento assolutamente assente e silenzioso, anche sul fronte degli evidenti malumori di Vettel. Auguri e soprattutto speriamo che Binotto abbia ben riposto nel taschino il santino di Maylander…

Variabile in più rispetto al weekend passato il meteo che prevede pioggia almeno al sabato, con ulteriore possibile sconvolgimento della griglia di partenza.

Sarà un Gp divertente viste le premesse anche se Hamilton e la Mercedes difficilmente concederanno il bis di errori e Leclerc non potrà sempre metterci una pezza da secondo posto.

Pronostico? Con una gara dallo svolgimento normale è quasi certa una doppietta Mercedes. Unica variabile Verstappen e la gestione pit e gomme della Red Bull. Ma in un’annata come questa dove l’eccezione è la regola ci si può aspettare di tutto. Anche che Hamilton non vinca il mondiale (eventualità molto improbabile) e Vettel non finisca la stagione (molto più probabile della precedente).

E per non farsi mancare nulla, ecco che si profila all’orizzonte della stagione 2021 il grande ritorno di Fernando Alonso.L’ufficialità è arrivata mercoledì e un personaggio e un pilota di tale spessore non può che fare bene a tutta la F1.

immagine da sport.sky.it

Questo limita ancora di più le possibili mosse di Vettel in ottica 2021. Proprio il sedile in Renault lasciato libero da Ricciardo poteva essere una buona soluzione per il tedesco. Ora di alternative valide ne restano davvero poche, forse nessuna. Ritiro o anno sabbatico? In ogni caso sarà dura per lui.

Se poi proprio vogliamo volare con la fantasia, si potrebbe pensare che Alonso possa prendere il volante della Renault già in questa stagione, spingendo Ricciardo ad anticipare il suo approdo in McLaren e di conseguenza l’arrivo di Sainz in Ferrari. Con Vettel che non finisce la stagione…

Che si sia suoi tifosi o meno sarebbe un epilogo davvero poco augurabile nei confronti del tedesco, che per titoli vinti (in Red Bull) e professionalità e abnegazione (in Ferrari) non si merita di scendere così in basso. Paradossale, quasi grottesco che la mossa di Alonso possa innescare un domino che porti il tedesco, il suo avversario più feroce ai tempi Red Bull e suo successore da titolo in Ferrari, ad una vacanza anticipata.

Non succede…ma se succede…

*immagine in evidenza da automoto.it

Rocco Alessandro

“BENTORNANDO” ALONSO

E’ FATTA……Nando ritorna con un contratto triennale vestendosi di giallo francese per la terza volta.

Contratto triennale: uno per togliersi la ruggine e gli ulteriori due per puntare a qualcosa di migliore con il cambio regolamentare del 2022.

Non è la prima volta è vero, perchè di rientri eccellenti ne abbiam visti diversi in tanti anni di F1: Lauda Prost, Mansell, Schumacher, Kimi.

Mi approprio di questo spazio pubblico per esprimere la mia personalissima opinione: Nando, hai fatto benissimo!!!

Perché? Perché apprezzo coloro che, pur potendo starsene con la pancia al sole a godersi i milioni di dollari accumulati, si buttano nella mischia col rischio di prenderle dai ragazzini terribili del proprio tempo. E stavolta ce ne sono eccome se ce ne sono.

Quando rientri con un progetto che, nella migliore delle ipotesi, oggi è da mezza classifica. dopo aver provato a schiacciarti sui muri di Indianapolis, dopo aver fatto nottate nel Wec, dopo aver provato a battere Dibiasi con i tripli carpiati rovesciati alla Dakar mentre potevi startene a guardar Netflix su uno Yacht a Dubai, bè allora questa è davvero solo passione: quindi complimenti e grande rispetto.

Naturalmente ci son già coloro che storcono il naso sottolineando l’ennesima scelta sbagliata per via del team, per via del fatto che la sua ex McLaren ha ritrovato uno smalto diverso e che dal prossimo anno monterà la “Pauer iunit” migliore dell’era ibrida. Ma chissenefrega… Nando è tornato e sicuramente merita di star la dentro oltre i 40 anni suonati più di tanti altri che oggi ci sono, e non per diritto acquisito in virtù dei titoli e delle gare vinte, ma esclusivamente per talento e grinta.

Eh si, quella grinta che a Nando non ha mai fatto difetto e che spesso gli ha permesso di sopperire alle lacune delle monoposto che ha guidato, perché questo è indubbio ed incontrovertibile. Ci darà spettacolo a prescindere, statene certi.

Ci vedo molte affinità con i rientri del Kaiser ma ancor di più con quello di Kimi. Tutti e tre sono andati a cercarsi il brivido anche da esodati o pensionati e poi son tornati per il gusto di esserci, senza alcuna certezza di vittoria. Dietro al rientro di Schumacher c’erano una montagna di altre motivazioni che nei casi di Kimi e Fernando non ci sono: qui è solo voglia di esserci senza condizionamento alcuno.

(immagine tratta da Ultimogiro.it)

L’ultimo podio risale al 2014 in Cina mentre l’ultima vittoria è di Barcellona 2013 sempre in rosso padano.  L’augurio è che possa battere il record del finnico di tempo tra una vittoria e l’altra.

(Immagine di F1World)

Il dubbio più grande? Abiteboul sarà in grado di gestirlo? Dovessi scegliere tra i due non mi porrei il più piccolo dubbio.

BentorNANDO ALONSO.

 

(immagine in evidenza tratta da motorbox)

 

Salvatore Valerioti

F2 AUSTRIA 2020: NEW DAY RISING

Il primo appuntamento della serie cadetta in terra austriaca ha confermato le impressioni della vigilia: la nuova infornata di piloti è di prima qualità. Il tempo poi scremerà le proposte, distinguerà i campioni dagli inconcludenti, ma al momento mi godo lo spettacolo.

Ricordo il regolamento sportivo a chi si affaccia ora alla serie: al venerdì si tiene una sessione di prove libere verso ora di pranzo e nel tardo pomeriggio una sessione di qualifica che si articola in un’unica manche di mezz’ora. La pole frutta quattro punti. Il Sabato pomeriggio si corre la “Feature Race” (o gara-1), una corsa lunga (dura circa un’ora) dove bisogna effettuare obbligatoriamente un pit stop per cambiare mescola; i punti sono distribuiti con lo stesso metro della F1 (25-18-15 etc fino alla decima posizione). La Domenica mattina si disputa la “Sprint Race” (o gara-2), una corsa più breve (dura circa 40 minuti) senza obbligo di pit stop che distribuisce i punti ai primi 8. La griglia di partenza di gara2 è determinata dall’ordine d’arrivo di gara1, con l’inversione della griglia per i primi 8 (quindi chi termina ottavo in gara1 parte in pole in gara2). In entrambe le manche vengono assegnati 2 punti all’autore del giro più veloce, a patto che termini la gara in zona punti.

(COURTESY OF MOTORSPORT.COM)

Passando alla cronaca del weekend appena trascorso, in qualifica Zhou ottiene la seconda pole della sua carriera, aiutato dagli spin ad opera di Sato jr e Mazepin che impediscono a molti dei suoi rivali più in gamba di portare a termine il giro buono. Dato il margine di mezzo secondo sui diretti inseguitori, secondo me la pole sarebbe stata comunque sua. Bene Felipe Drugovich, secondo con quattro millesimi su Callum Ilott, teammate del poleman; a seguire Lundgaard (al primo approccio con le gomme da 18′), Schumacher jr e Daruvala. Ghiotto, il secondo più veloce nelle libere, è settimo; peggio è andata a chi lo aveva preceduto, Tsunoda, 12o, danneggiato più degli altri dai casini del duo succitato. Qualifiche amare per lo stesso motivo anche per Armstrong, 13o, e per la vecchia guardia, con Markelov e Matsushita davanti al solo Sato jr.

Guanyu Zhou (CHN) Uni-Virtuosi Racing. 04.07.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 1, Spielberg, Austria, Saturday.
– www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com Copyright: XPB Images

Allo spegnimento dei semafori Zhou fa pattinare le ruote qualche istante di troppo e cede la posizione Ilott e Drugovich, ma si libera del rookie in pochi metri e riguadagna la leadership in curva 7 dopo aver passato metà giro affiancato al teammate (migliore manovra del weekend IMHO). Nei primi giri Drugovich fa da tappo e scivola indietro in classifica; dopo un primo quarto di gara in cui i piloti sono stati in attesa dell’evoluzione delle gomme, il gruppo si divide in tre tronconi, ognuno su tre strategie diverse: il trio di testa Zhou-Ilott-Schumacher, partito su soft, che ritarda il pit stop fino a metà gara; il gruppo degli inseguitori, fermatosi quasi subito per montare le dure, comandato da Armstrong (il primissimo a fermarsi); gli ultimi (Markelov, Matsushita, Alesi, Nissany etc), partiti con le dure e intenzionati a fermarsi il più tardi possibile per montare le morbide sul finale di gara, per sfruttare un’eventuale SC. Zhou si ferma appena prima degli inseguitori e subisce l’overcut di Ilott e Schumacher, ma forte delle gomme già in temperatura (non ci sono le termocoperte in F2 e quest’anno le carcasse sono più rigide) li ri-passa entrambi in due giri e riguadagna la leadership. Il gruppo degli inseguitori non sembra aver guadagnato nè perso un granché dall’undercut di 10 giri. Il cinese ormai pare essere avviato a vincere la prima gara in F2, quando al giro 27 su 40 il cambio si blocca e lo costringe ad abbandonare i sogni di gloria. Non passa un giro e il motore di Markelov rende l’anima alla Mecachrome. SC in pista; alla ripartenza Schumacher, secondo, esce di pista in curva 7 e perde una dozzina di posizioni. Senza i principali rivali Ilott vince in scioltezza; dietro di lui Armstrong, il primo pilota a fermarsi, è alle prese col cliff prestazionale dei propri pneumatici ma è abile a rintuzzare gli attacchi di Shwartzman, Lundgaard e Ticktum. Sesto è Alesi, la cui rimonta finale con le morbide è stata agevolata dalla SC, mentre Drugovich, ottavo, guadagna la pole per la Gara2. Nissany nega i punti a un rimontante Schumacher; fuori dalla top ten anche i piloti della Carlin, scontratisi tra di loro al primo giro. Ghiotto non termina neanche il giro di formazione per problemi tecnici.

(COURTESY OF CRASH.NET)

La Sprint Race è meno movimentata. Drugovich parte in pole e conduce con autorevolezza tutti e 28 i giri, malgrado tre interruzioni per SC. Alle sue spalle Deletraz fa lo stesso, e solo negli ultimi giri deve gestire la rimonta di Ticktum (primo podio in carriera) e Shwartzman. Armstrong si era reso protagonista di un opening lap stellare che lo aveva proiettato in terza posizione dalla settima casella dello schieramento, ma deve abbandonare dopo pochi giri per una perdita di potenza. Gara difficile anche per il vincitore della Feature Race, Ilott, che non ha problemi tecnici ma perde ritmo fino a uscire dalla zona punti per mano di Aitken. Gara così così anche per Schumacher jr, che ha anche lui un ottimo scatto al via (passa da undicesimo a ottavo) ma lì si arena, incapace di sorpassare Matsushita per più di venti giri. Ancora sfortuna per Ghiotto e Zhou, fiocinati da Daruvala dopo pochi giri.

(COURTESY OF FIAFORMULA2.COM)

Considerazioni sparse. Il 2019 era stato un anno dove i rookie hanno influito ben poco (tre vittorie su 20 gare, settima posizione per il migliore di loro). Nel 2020 l’equilibrio pare essersi spostato a favore degli esordienti: per esempio, nella prima gara del 2019 i rookie non andarono oltre la decima posizione in griglia e la quarta in gara, mentre quest’anno Drugovich si è qualificato in prima fila e in totale tre dei sei podi sono stati occupati da rookie. La ragione va ricercata nelle nuove gomme da 18′, con cui tutti sono esordienti, ma anche nella qualità (e quantità) dei deb. In classifica iridata (che vede in testa Ilott con 27 punti, conquistati tutti il Sabato) le posizioni dalla 2 alla 5 sono occupate da (più o meno) debuttanti (Shwartzman 23, Drugovich 21, Ticktum 20, Lundgaard 18, con Armstrong 7° anch’egli con 18 punti). Forse sarà stato un caso, ma l’evidenza suggerisce che i rookie saranno più di una semplice cornice per lo scontro per i piloti più esperti. Tra questi ultimi, il favorito di chi scrive è Guanyu Zhou, che in Austria è parso molto migliorato nella velocità e nel corpo a corpo; se mantiene lo stato di forma attuale sarà il principale contendente per il titolo. Ilott al contrario ha mostrato anche lui un passo avanti per la velocità, ma la gara2 ha dimostrato che ha ancora margine per il miglioramento nella gestione delle gomme. Schumacher jr -che qui l’anno scorso azzeccò il weekend migliore dell’anno- ha corso la migliore Feature Race da quando è in F2, ma ha compromesso tutto con una leggerezza, ed è ancora deboluccio nel corpo a corpo (va bene che i sorpassi non sono stati all’ordine del giorno, ma Matsushita la Domenica riusciva a frenare sistematicamente venti metri dopo di lui). L’ultimo della vecchia guardia ad avere probabilità ragionevoli di lottare per la vittoria finale è Luca Ghiotto, che però è più sfortunato di Chris Amon e inoltre corre per una “squadra giovane” della quale non si capisce ancora il potenziale. Chi scrive non è ancora riuscito a capire se dovrà saltare delle gare o no per via degli impegni nell’endurance. Tutti gli altri (Deletraz, Gelael, Matsushita, Markelov etc) mi sembrano o troppo scarsi per costituire una minaccia o corrono per squadre di seconda scelta (anche in F2 il team conta).

(COURTESY OF REDBULL.COM)

Passando ai rookie, bene Armstrong, che in gara1 ha rimontato dalla 13a posizione alla 4a (2a contando i guasti/errori di chi gli era davanti) grazie a un undercut molto aggressivo. Piuttosto bene anche Shwartzman, anche se non è stato troppo incisivo nei duelli (ma per sua stessa ammissione ha preferito accontentarsi del risultato che rischiare troppo, e la classifica gli da ragione). Dan Ticktum ha confermato che la velocità non gli manca, e ha anche portato a segno alcuni tra i sorpassi più belli del weekend. Hanno invece un po’ deluso i “toretti” della Carlin: veloci in qualifica (2 e 4 dopo il primo run nelle qualifiche, con il secondo rovinato per i motivi già citati), nelle due gare non ne hanno azzeccata uno: in gara1 Daruvala perde cinque posizioni al via e Tsunoda lo tampona al tornantino; l’indiano ce la fa anche a recuperare, ma nei chilometri finali danneggia le gomme con un fuori pista e scivola fuori dalla zona punti. In Gara2 Daruvala si ricorda che è conterraneo di Raghunathan e rovina la gara a Ghiotto, Zhou e Markelov (!), mentre Tsunoda sbaglia gran parte degli attacchi e delle difese nella lotta per l’ultima posizione a punti e terminerà 11o. Sono piloti giovani e senza troppa esperienza (soprattutto il giapponese) ma conoscendo Marko non penso che potranno permettersi molti altri weekend inconcludenti.

BAHRAIN INTERNATIONAL CIRCUIT, BAHRAIN – MARCH 03: Mick Schumacher (DEU, PREMA RACING) during the Test 1 – Bahrain at Bahrain International Circuit on March 03, 2020 in Bahrain International Circuit, Bahrain. (Photo by Carl Bingham / LAT Images / FIA F2 Championship)

Un altro talking point del weekend erano le gomme da 18′, intorno alle quali si era creata molta attesa; i più ottimisti speravano in un livellamento dei valori, in gare più entusiasmanti, mentre i più critici temevano che la ridotta manovrabilità e l’aumento del peso avrebbero causato un aumento degli errori o una guida più conservativa. Nel complesso hanno avuto ragione entrambi, ma per ora il giudizio è positivo: i piloti hanno potuto attaccare per tutta la durata della gara senza subire crolli significativi, e al contempo il consumo ridotto ma non assente ha permesso una certa flessibilità nelle strategie (a differenza dell’anno scorso, dove di solito i primi giri delle Feature Race non erano altro che un’attesa del fatidico settimo giro per montare le Prime). Nei test in Bahrain i piloti si erano lamentati che era più difficile non finire in testacoda in caso di sovrasterzo, ma, considerando le ruggini di otto mesi senza corse, ci sono stati ben pochi errori. In questo primo weekend la Pirelli si è tenuta conservativa sulla scelta delle mescole, ma anche i piloti hanno preferito non rischiare più di tanto. Avere un secondo weekend di gara sullo stesso circuito e a distanza di pochi giorni sarà un test importante per vedere come si comporteranno gomme, squadre e piloti, i quali, forti di un accresciuto livello di confidenza, andranno più vicino al limite. Le mescole portate saranno oltretutto di uno step più morbido;  finora il comportamento è stato apprezzato dai piloti (forse sono risultate un po’ troppo difficili da mandare in temperatura, ma è una delle conseguenze della carcassa più rigida), vediamo in condizioni di maggiore stress come si comporteranno.

(COURTESY OF ARCHYWORLDYS.COM)

Concludiamo con le dolenti note. Se nel 2019 la Mecachrome (il fornitore unico di motori) si era messa alle spalle un tremendo 2018 (anno in cui a metà stagione venne introdotta la rolling start perché gli organizzatori si erano stancati di trovarsi tre o quattro piloti fermi sulla griglia ad ogni partenza), al Red Bull Ring si è vista una quantità di guasti di nuovo oltre il livello di guardia. Zhou ha perso 25+ punti e la prima vittoria, Armstrong avrebbe probabilmente ottenuto la testa del mondiale senza il ritiro  nella Sprint Race, Gelael si è dovuto ritirare in entrambe le gare e posso andare avanti con l’elenco (Alesi, Markelov, Sato). Potrebbe essere un caso, era pur sempre la prima gara dopo un periodo di stop interminabile, del resto anche la F1 ha avuto una quantità inusitata di guasti meccanici, però in Mecachrome dovrebbero analizzare la situazione e evitare il ripetersi di un 2018-bis. Anche perché suppongo che i team non siano contenti di perdere punti e trofei per il cedimento di un componente che pagano più di 200.000 euro a gara.

(IMMAGINE IN EVIDENZA TRATTA DA FIAFORMULA2.COM)

Lorenzo Giammarini a.k.a. LG Montoya