F1 2023 – GRAN PREMIO DI SINGAPORE

Dopo la lunga parentesi europea, il circus si sposta in Asia per la prima tappa di un trittico che prevede in serie il Gp di Singapore, quello del Giappone e quello del Qatar.

Si torna sul Singapore street circuit che quest’anno vedrà un’importante modifica, l’introduzione di un rettilineo al posto della sezione con le curve dalla 16 alla 19, in pratica un raccordo tra la curva 15 e le ex curva 20. Scopo della modifica ovviamente favorire i sorpassi su una pista su cui e’ (era?) quasi impossibile sorpassare. Di conseguenza diminuirà il degrado e l’usura a carico dell’impianto frenante, con un guadagno stimato sul giro tra gli otto e i dieci secondi. Vedremo quanto questa modifica potrà aumentare lo spettacolo in pista.

immagine da infomotori.com

Il circuito di Marina Bay potrebbe rappresentare il nemico più pericoloso per lo squadrone Red Bull e Max Verstappen, intenzionato ad allungare la striscia di gare vinte appena portata a 10. E’ vero che in assenza di avversari uno se li deve inventare per non sminuire i propri successi ma in effetti il cittadino di Singapore è il circuito in cui le variabili imprevedibili potrebbero giocare contro i tori austriaci. Marko si dice anche molto spaventato dalla Ferrari mentre Mercedes annuncia battaglia, insomma anche gli avversari hanno cerchiato questo GP sul calendario per sferrare il primo vero agguato alla corazzata Red Bull.

Forse questo può valere per Perez, che però ricordiamo che ha un ottimo storico sui tracciati cittadini, ma non per Verstappen che sembra davvero essere su un altro livello per tutti.

immagine da modenaindiretta.it

Ferrari, più realisticamente, cercherà di puntare al podio, aiutata anche dal nuovo layout della pista. Difficile pensare a qualcosa di meglio a meno di sfruttare (almeno per una volta!) le variabili impazzite che potrebbero verificarsi a gara in corso. Sarà interessante vedere se Leclerc ritroverà quella velocità persa a Monza nei confronti di Sainz oppure se mentalmente è già al 2024 aggrappato alla solita flebile speranza di un futuro migliore.

In casa Mercedes la fa da padrone il gran capo Wolff che si è lasciato andare ad alcune affermazioni tra il lapalissiano ,lo iettatorio e quello che lo confermano come il principe delle faccia di tolla della F1. La prima è quella che riguarda il cambio di regolamento del 2021 (riduzione della lunghezza del fondo vettura) che è stato fatto apposta per cercare di fermare il loro dominio. Quando mai in Formula 1 non è stato così? Chiedere alla Ferrari del 2005.

La seconda invece riguarda la nuova direttiva Fia sulle ali flessibili che, stando a radio paddock, dovrebbe sfavorire in primis Aston Martin e Red Bull. Wolff, tra il serio e il faceto, si “augura” che gli austriaci perdano almeno mezzo secondo e che comunque non vorrebbe un cambio di regolamento per fermare l’attuale dominio Red Bull. Ma la TD039???

Barzellette a parte, non si prevedono chissà quali sconvolgimenti nei valori in campo in seguito a questa nuova direttiva, men che meno che la Red Bull possa all’improvviso trasformarsi in un bidone, più o meno quello che successe alla SF-22 dopo l’introduzione della TD039.

immagine da formulapassion.it

Per il resto l’attenzione degli addetti ai lavori è calamitata dalla possibile azione legale di Massa contro la FIA per il famigerato crashgate di Singapore 2008. Secondo Massa, la recente ammissione di Ecclestone che ammette l’irregolarità della gara certifica l’esito del campionato falsato e ci sarebbero gli estremi per ottenere in un’aula di tribunale quel titolo che Massa assaporò per pochi secondi al termine della gara di Interlagos. Addirittura chiederebbe l’aiuto di Hamilton, per il quale quel titolo fu il primo dei suoi attuali sette, in qualità di cittadino brasiliano onorario.

Non sappiamo dove si arriverà ma onestamente appare molto utopistico che Massa possa fregiarsi del titolo di campione del mondo 15 anni dopo quei fatti. Fa bene a provarci, in primis come dice lui “per amore del Brasile e dei tifosi della Scuderia”, ma la momento sembra solo una boutade in attesa che magari salti fuori qualcosa di concreto al quale aggrapparsi. E poi ce lo vedete voi Hamilton passare da sette a sei mondiali perdendo lo scettro del primato condiviso al momento con Schumacher e con la certezza di non poter arrivare all’ottavo titolo che ne farebbe il più vincente di sempre? Mi dispiace per Massa ma ha troppi follower in meno rispetto all’epta (?) campione per pensare di poterla avere vinta.

*immagine in evidenza da racer.com

Rocco Alessandro

 

MOTOGP 2023-ROUND 11-MISANO ADRIATICO

Secondo appuntamento di questo intenso mese che vedrà ben quattro rounds. Da venerdì 1 settembre sino a domenica 1 ottobre il pubblico avrà fatto una scorpacciata di gare: Catalunya (già in archivio), Misano, Buddh Circuit, Motegi.

Quattro gare e quattro minigare…..con la sessione di test post Misano nel mezzo….

Tutto ciò per recuperare le 5 settimane di “ferie” a luglio.

Sarà preistorico chi scrive, ma io ci vedo una bella dose di stress per tutti quanti, piloti e non solo.

Concentrare in così poco tempo tutti questi impegni è dannoso anche per lo spettacolo oltre che pericoloso per l’incolumità dei piloti stessi.

Al netto del miracolo a cui abbiamo assistito domenica scorsa con Pecco, cosa sarebbe potuto accadere se il leader del mondiale avesse dovuto saltare tutto il mese per una frattura? Che impatto avremmo avuto sulla classifica generale? E se Bastianini (sfigato dell’anno) fosse stato in lizza per un posto di rilievo in classifica generale?

Lo “spettacolo” non può essere più importante della salute dei piloti e nemmeno dello sport stesso. E per sport intendo la possibilità di giocarsela senza dover saltare troppe gare in caso di infortunio perché “ammassate” tutte insieme senza un attimo di respiro.

Tali considerazioni le feci già alla notizia che la stagione 2023 avrebbe visto aumentate il numero di le gare e che avremmo anche avuto lo stesso numero di minigare… Se Pecco si fosse fatto male seriamente e avesse recuperato in extremis per le ultime gare dell’anno perdendo il campionato? La vittoria finale avrebbe avuto la stessa valenza sportiva per il vincitore? Secondo me no. E non ne faccio una questione di tifo in quanto con quello non ci mangio e manco ci pago le bollette. E’ oggettivo.

Detto questo l’incedere degli impegni ed il rischio di non potervi partecipare siamo sicuri che non influisca sulla volontà dei piloti di rischiare? E, ammesso che non influisca, è davvero necessario farli correre con il coltello tra i denti rischiando lo stesso di falsare il campionato?

Messe da parte le considerazioni generali passiamo alla gara ed al circuito.

Misano è il vero Gp di casa (molto di più del Mugello) per case e piloti nostrani. Sia le Case che i piloti orbitano intorno a quest’angolo di Italia e non da oggi. I nostri rider conoscono ogni filo d’erba ed ogni ciottolo di ghiaia del circuito quindi possono essere tutti annoverati nella lista dei favoriti soprattutto perché in sella ad una Ducati. Tutti tranne il povero Morbidelli che per le mani un manubrio giapponese (per quest’anno ma ne parleremo a parte più avanti). Tutti tranne Francesco Bagnaia che pur “fit” è dolorante anche se felice di essere presente in qualità di “miracolato” 2023.

Ovvio che anche i piloti Aprilia vorranno essere protagonisti spinti peraltro dall’entusiasmo della prima doppietta di domenica prossima. Per gli altri le possibilità sono più remote con Binder che risulta quello messo meglio rispetto agli altri. Dei piloti su moto giapponesi eviterei di parlare tanto ci sarebbe poco da dire.

 

 

SABATO-QUALIFICHE

Pole monstre con aggregato nuovo record del circuito per Jorge Martin e la sua Ducati Pramac. La prima fila è completata dalle altre due Ducati di Bezzecchi e Bagnaia entrambi Incerottati e doloranti. Spettacolare la wild card Dani Pedrosa che porta la KTM sperimentale a ridosso della prima fila e prima delle moto austriache, segno che lui è sempre forte ma anche che il prossimo step della K è alle porte.

Discrete le Aprilia che si qualificano subito dietro e benino anche Marquez che issa la RCV213 al nono posto (di questi tempi è oro).

Deludono invece Zarco, Marini, Miller che finiscono nelle retrovie insieme al solito Quartararo che non entra nemmeno nel Q2.

 

SABATO-MINIGARA

I pochi giri tirati del sabato pomeriggio confermano i valori delle qualifiche.

Al via Martin scatta meglio di tutti e si invola senza lasciare agli altri nemmeno l’idea di sorpassarlo foss’anche per pochi metri. Dietro di lui Pecco Bagnaia sopravanza per qualche giro Bezzecchi salvo poi ricedergli la posizione per evidenti difficoltà fisiche. Ciononostante riesce ad arrivare sul podio facendo il suo miglior giro proprio all’ultimo per contenere uno splendido Dani Pedrosa che si conferma anche in gara. L’unico a guadagnare posizioni di rilievo dopo la partenza è quel matto di Binder che intraversa la moto ad ogni staccata. Rispetta il suo compagno di squadra che gli arriva davanti non provando a sorpassarlo alla sua solita dura maniera: in fondo un singolo punto in più non avrebbe fatto tutta questa differenza…

Per tutti gli altri prestazioni in linea con quanto espresso in qualifica e pochissimi sorpassi. Nessuna caduta, nessun sussulto, sintomo che quanto scritto ad inizio articolo (viene scritto man mano che il weekend si sviluppa e subito prima o dopo ogni singolo evento dello stesso,ndr)è una realtà. Durante la gara breve del sabato in un mese pregno di appuntamenti i piloti fanno attenzione, altro che tirare a cannone, soprattutto nelle posizioni di rincalzo.

Degno di nota, si fa per dire, il campione del mondo 2020 Joan Mir che pur navigando tra l’ultima e la penultima posizione in classifica riesce a beccarsi una penalità per superament track limits e riesce anche a sbagliare il long lap penalty beccandosene un altro…..

 

DOMENICA-MAIN RACE

Inarrestabile Jorge Martin che completa il suo weekend perfetto partendo bene e facendo respirare il fumo dei suoi scarichi a tutti dall’inizio alla fine. La gara domenicale è stata una sorta di replica allungata della garetta del sabato. Bagnaia che sopravanza Bezzecchi inizialmente e che poi cede la posizione causa fatica fisica salvo resistere con i denti al leone Pedrosa che resta la prima delle KTM (ad un soffio dal podio).

Martin controlla i suoi rivali che gli stanno incollati, guidando tutti e tre ad ad un ritmo forsennato (quasi sempre sotto il minuto e 32!!!). Sino a 10 giri dalla fine… A quel punto Bagnaia cede un po’, “tappando” anche Bezzecchi che lo passa poco dopo ma che ormai si ritrova con un distacco vicino ai due secondi che non riuscirà più a recuperare allo spagnolo.

Dani Pedrosa quarto ha annusato l’odore del prosecco che avrebbe potuto sorseggiare sul podio ma può tornarsene a casa fiero ed orgoglioso del lavoro fatto.

Dopo lo spagnolo la prima delle Aprilia con Vinales seguito da Miguel Oliveira. Considerati i tempi bui Marquez settimo è una notizia non da poco. Marc porta a compimento l’ennesimo calvario domenicale mettendosi dietro due Aprilia e tre Ducati…. Non male..

Le Yamaha non sono mai state inquadrate e restano ingiudicabili.

Il campione del mondo 2020: pur sempre navigando tra l’ultima e la penultima posizione, riesce a non prendere penalità scivolando in curva 4 verso metà gara…(che moto indegna!!!).

Scena commovente all’arrivo con Pecco sfinito che fatica a scendere dalla moto ed a stare in piedi.

Bisognerebbe far vedere questi momenti a tutti coloro che questo sport lo guardano giusto per poi parlarne sui socials.

 

MERCATO PILOTI

Siamo in un momento dell’anno particolarmente decisivo ed i giorni dopo ii test romagnoli potrebbero essere decisivi e vedersi incastrare qualche tessera.

E’ tutto in stand by, in attesa di ciò che Honda porterà in pista da far provare a Marquez per il 2024. Se tale materiale lo dovesse convincere a restare il resto delle operazioni di mercato potrebbero andare velocemente in porto. Se, al contrario, Marc dovesse provare qualcosa che non lo aggrada gli scenari potrebbero cambiare in maniera repentina.

Fatto salvo che Bezzecchi resterà al 90% al suo posto in VR46 dove Marini ha già firmato, resta scoperta la seconda sella Pramac orfana di Zarco che andrà in Honda LCR. Con ogni probabilità ci salirà il nostro Morbido nella speranza di salvare una carriera che ad Iwata (oserei dire) sono riusciti a boicottare dopo la bella stagione in Yamaha Petronas.

Ktm è rimasta col cerino in mano… Sperava di avere il benestare per il terzo team e con sei moto essere serena. Invece così non è stato.. Avrebbero preso volentieri Marquez (lo sponsor comune ne sarebbe stato ben felice) ed invece adesso si ritrovano per le mani Acosta e devono far scendere qualcuno da una delle loro belve. Il principale indiziato a farlo è Miller (con in mano un contratto anche per il 2024) sia perché nel team interno sia perché sta avendo più difficoltà del preventivato. A lui sono state offerte più wild card possibili per il 2024 a meno che Pol Espargaro non liberi un posto. Comunque vada hanno una bella gatta da pelare tra le mani.

Ma torniamo a Marquez. Nel caso in cui il materiale Honda per il prossimo anno non lo dovesse soddisfare, il suo contratto prevede il pagamento di una penale per liberarsi anticipatamente a patto di non salire su una moto ufficiale per il 2024. Ed è qui che entra in scena il team Gresini il quale starebbe lavorando per il colpaccio del decennio.

La seconda sella del tema del compianto Fausto ha più pretendenti di quante ce ne sono alla corona di miss Mondo. Marquez, Diggiannantonio stesso, Mir, Miller se KTM lo dovesse appiedare etc etc..

Staremo a vedere nei prossimi giorni.

Ci vediamo tra due settimane sul tracciato Indiano Buddh International Circuit. Si, proprio quello in cui ci corse la F1 ad inizio dello scorso decennio e che non piacque a nessuno delle quattro ruote. Un opera sontuosa dell’onnipresente Tilke ben presto abbandonata dal mondo dorato della Formula Uno

 

Salvatore Valerioti

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI MONZA

Nel motorsport (non solo quello ai massimi livelli) il rischio di patire infortuni gravi o addirittura tragicamente definitivi, si sa, è sempre dietro l’angolo. La triste classifica delle morti che lo accompagna è inquietantemente lunga e coinvolge persino chi quello sport non lo pratica ma lo supporta a vario titolo: proprio Monza è stata funestata nel 2000 dalla tragedia di Paolo Gislimberti e se risaliamo nel tempo tocca fermarsi, con l’occhio sbarrato dallo sgomento, a leggere del disastro di Le Mans nel 1955 ove trovarono la morte, oltre al pilota coinvolto, ben 83 spettatori. I progressi sulla sicurezza, dentro e fuori la pista, hanno fatto passi da gigante in questi ultimi 20 anni e hanno ridotto il numero di quelle tragiche evenienze in modo importantissimo.

Ridotto.

Ridotto, per l’appunto, perché eliminarlo pare oggi ancora un miraggio.

Perché parlare di queste tristi cose? Ieri non è successo niente, no?

Esatto. Proprio perché ieri non è successo niente, ne parlo. A pochi km di distanza da Monza, precisamente a Barcellona sul Circuit de Catalunya, pochi minuti prima dell’inizio del Gran Premio di Formula 1 Francesco “Pecco” Bagnaia ha giocato un jolly di proporzioni epocali. Trovatosi nella peggiore situazione possibile nel motociclismo, inerme in mezzo alla pista con tutto il gruppo che sopraggiunge, se l’è cavata con solo qualche ammaccatura. La cosa ha dell’incredibile. Una serie di congiunzioni astrali inusitate ha dovuto verificarsi affinché Pecco ne uscisse indenne. Innanzitutto già alla seconda curva aveva diversi metri di vantaggio: ciò ha consentito agli immediati inseguitori di vederlo ed evitarlo, tranne Binder che non poteva fare altro e comunque nel frattempo aveva frenato. Poi va considerata la carambola causata da Bastianini alla prima curva che ha messo fuori gioco cinque potenziali investitori e contemporaneamente ha creato un gap tale dai primi da far sì che gli altri potessero agevolmente evitare la sagoma di Pecco a loro perfettamente visibile. Anche le tute, stivali, airbag e quant’altro previsti sul corpo del pilota hanno aiutato. Infine, il caso. Ossia l’imprevedibile risultato delle complicate equazioni dinamiche che hanno portato la sagoma di Pecco orientata in pista in quel modo e non in un altro: qualsiasi altra posizione avesse avuto l’impatto (inevitabile) con Binder avrebbe avuto ben altre conseguenze.

Ecco il punto: io, fossi in Bagnaia, mi ritirerei seduta stante perché una combinazione così opportuna di eventi, dovesse ricapitare,  non mi si presenterà più.

Ma io non sono un pilota.

Perlomeno, non lo sono più da quando, qualche milione di anni fa, mi sono ribaltato con un kart (di quelli seri: un 100 cc due tempi che andava come una scheggia) alla curva più veloce del circuito di Pomposa. Una maledettissima vespa si era infilata nella manica destra della mia tuta ed ebbe la favolosa idea di pungermi proprio mentre uscivo dalla curva, praticamente full throttle e in controsterzo. Il gesto istintivo di sollevare la mano dal volante è stato sufficiente per perdere il controllo e cominciare a piroettare prima dentro e poi fuori la pista. Non contento, il kart si è poi ribaltato e mi sono ritrovato con la testa a 10 cm dal muretto di cemento che a quei tempi (non so oggi) separava la pista dalla mezza palude che c’era fuori. Con ancora il go kart tra i piedi, mentre tentavo di spostarlo, mi resi conto che non mi ero fatto granché male ma anche, con sommo orrore!, che se la vespa m’avesse punto solo 20 metri prima mi sarei ammazzato. Sicché presi la mia decisione: “Fan***o! Non mi vedrà mai più nessuno in pista!”.

Il motorsport non ha perso nulla, figuriamoci, per quanto posso garantire che guidavo molto meglio di come giocavo a basket (il che è tutto dire!) ma è stato un peccato perché non c’è cosa più goduriosa che stare in pista, conoscerla, andare sempre più forte, giro dopo giro, limando le curve, gestendo la velocità, disegnando le traiettorie, migliorando di una virgola ogni volta. C’è qualcosa di ipnotico in quel girare in tondo che fa salire il livello di concentrazione ad un livello che non credi nemmeno possibile. Spariscono le persone, il paesaggio, gli altri pensieri, il mondo intero: sparisce tutto. E rimani solo tu e quel nastro d’asfalto da percorrere il più velocemente possibile.

Ma io non sono un pilota.

A Pecco, vorrei dirgli di ritirarsi, di starsene a casa e di mandare a f****o tutto. Hai già dato, ragazzo!, sei campione del mondo, sei il più veloce del mondo, in pista gli altri ti guardano sempre da dietro, hai già dimostrato quel che dovevi dimostrare! Prendi il regalo che il destino ti ha dato, mettilo in bella vista nel salotto di casa, abbraccia la tua bella fidanzata e goditi il resto della vita in santa pace – magari senza mai più salire su un mezzo a due ruote, possibilmente.

Ma io non sono un pilota.

Certamente non sono un pilota, perché se lo fossi non avrei fatto il sospiro sconsolato che mi è sfuggito quando ho letto che il buon Pecco si sta chiedendo se riuscirà a rientrare per Misano. Lo stesso sospiro che mi uscì quando Grosjean disse che avrebbe continuato a correre, sia pur in Indycar, dopo il suo spaventoso incidente in Bahrein 2020, lo stesso sospiro che ho fatto in tutte le altre occasioni analoghe a queste. Alle volte mi domando se quella folle, quanto meravigliosa, ossessione sia qualcosa di innato o se, più semplicemente, si è approfondita vieppiù che la carriera dei piloti che guardiamo in tv procedeva. O non è, forse, come chiedersi se è nato prima l’uovo o la gallina? Non ho risposte.

Dunque chi è pilota?

VERSTAPPEN

Verstappen è un pilota. Anzi, in questo momento è IL pilota. Già, perché a Monza non aveva alcuna necessità di impegnarsi al massimo con di fronte le Ferrari così in palla, con il mondiale in tasca, con il pubblico contro, con l’obiettivo della decima consecutiva che a suo dire contava veramente poco (che poi… ci credete?). E invece? Invece di starsene (relativamente) tranquillo ad aspettare il primo pit stop per superare Sainz il buon Max passa i primi 15 giri a mettergli una pressione enorme fino a fargli commettere un piccolo errore alla prima variante che è sufficiente per preparare il sorpasso alla Curva Grande. Da notare che il duello è stato forse l’unico degno di questo nome che Max ha avuto quest’anno (se sbaglio mi corrigerete…) ed è stato duro ed implacabile come sempre e non ha commesso neanche il minimo errore: non una bloccata, non uno spiattellamento, nessuna traiettoria fuori controllo. Checo e Charles, invece, nel duello con Sainz qualche errore l’hanno commesso. E lo stesso Carlos ha commesso qualche errore, sia pur da prospettiva diversa. Anche questo serve a dare la misura della forza di Max. Da lì in avanti è il solito Max. Guida con precisione straordinaria, limando un decimo ad ogni giro, tra i 5 decimi e il secondo più veloce di tutti. Lo fa per il tempo sufficiente a costruire un vantaggio di sicurezza e poi si mette a velocità di crociera per il resto del GP. La decima consecutiva riscrive il libro dei record.

PEREZ

Anche Checo è un pilota. E’ un pilota da circuiti veloci, a quanto pare. Le due gare vinte quest’anno sono guarda caso Arabia Saudita e Baku, che per molti versi possono essere accostate a Monza. Non è forse quest’ultima il “Tempio della Velocità”? E poi, caso mai qualcuno se lo fosse dimenticato, non fu proprio Sakhir, in configurazione top speed, il teatro della sua prima vittoria in Formula 1 con la Force India? Se si tiene tutto ciò in considerazione allora non ci si può stupire dell’ottima prestazione in gara di Perez che parte cauto per evitare incidenti alla prima curva e poi con grande grinta passa via via Russell, Leclerc e Sainz per andare ad occupare la meritata seconda posizione. Con Sainz ha faticato di più rispetto a Max, tanto per rimarcare la differenza, ma ci ha messo meno giri. La sensazione è che se non avesse “ciccato” le qualifiche (invero il suo tallone d’Achille) su questo circuito avrebbe potuto per una volta impensierire Max o, quantomeno, costringerlo ad impegnarsi per tutta la gara e non solo per metà.

SAINZ

Eccolo, un altro pilota. Dopo una Zandvoort eccellente in cui pur con macchina inguidabile si era attaccato con i denti ad un risultato insperato, ecco che a Monza non tradisce le aspettative e sfodera un week end magistrale. Ferrari le aveva fatte tutte giuste per Monza: motore nuovo, assetto dedicato, manettini a palla. E lui si è concentrato al massimo. La pole position con 13 millesimi di vantaggio su un Max che ce l’aveva messa tutta è stata strepitosa. Anche i primi 15 giri sono stati eccellenti. Avere Max dietro così scalpitante e riuscire praticamente per 15 volte a difendersi in modo eccezionale non è cosa da poco. Poi commette quell’errorino, quella svirgolatina apparentemente insignificante ma tuttavia sufficiente ad un mostro come Max per subire il sorpasso. Ecco qui si potrebbe avere qualcosa da ridire. C’è stato in passato chi ha potuto vantare capolavori di difesa (Jarama 1981, Imola 2006 sono i primi che mi vengono in mente) e vinto conseguentemente dei GP memorabili. Carlos non l’ha fatto ma il coefficiente di difficoltà era altissimo. Arriva Checo e anche qui si difende alla grande per diversi giri ma alla fine deve soccombere. Non soccombe invece all’arrembante compagno di squadra che negli ultimi giri si mette in testa di negargli la soddisfazione del podio che riesce infine ad agganciare portando a casa il primo podio della sua stagione. Bravo!

LECLERC

Pilota? Altroché!!! Infatti, parte male nel week end provando assetti che mostrano ancora una volta la difficoltà di gestire l’anteriore. Ho potuto vedere anche quasi tutte le FP e in quelle del venerdì si vedeva che Charles non stava in pista neanche nei giri di rientro… Nelle Lesmo e soprattutto alla Ascari l’anteriore gli scappava all’improvviso. Non so come abbia fatto a controllare la macchina. Poi ha fatto ctrl-c/ctrl-v dell’assetto di Carlos e le cose sono andate meglio sia in FP3 che poi in qualifica. Qualifica nella quale, onestamente, mi aspettavo la pole da parte sua. Vero è che non è arrivata per la miseria di 60 millesimi ma CLC è quello del colpo finale, no? Difficile dire se sia per via del circuito oggettivamente poco difficile, dove cioè può fare poca differenza, oppure per l’assetto non ottimale al suo “stile di guida” perché copiato dal compagno oppure infine perché oggi contro Carlos non ce n’era nemmeno per lui. Fatto sta che le premesse per fare una buona gara c’erano. In partenza Carlos ha gestito alla perfezione Max quindi Charles non poteva fare molto più di quanto ha fatto. Si potrebbe pensare che prendere la linea esterna per entrare in prima variante appaiato era da provare. Tuttavia avrebbe funzionato solo se Max partiva male. Così invece il rischio era di essere chiusi da Max, costretti a rallentare e poi Russell, con più velocità sull’esterno, sarebbe uscito più veloce per passare davanti in Curva Grande. Invece ha tenuto l’interno, costretto a frenare ma non troppo, ha potuto poi contenere abbastanza comodamente dall’esterno l’attacco di Russell perché ha potuto accelerare prima. In seguito è andato bene finché ha tenuto il DRS da Max ma poi appena ne è uscito si è perso un poco. Ma c’era poco da fare. Meno bene invece nel confronto con Perez. Lì, con un FORSE grande come una casa, c’era l’occasione per provare a fare 2-3 sul podio nel senso che finché riusciva a tenere il DRS da Sainz la possibilità di difendersi da Checo era concreta. Ma non c’è riuscito e questa è forse l’unica vera pecca della gara da parte sua. Nel complesso bene perché comunque ha fatto vedere che Ferrari si è ben comportata nel week end.

RUSSELL – HAMILTON

E ancora piloti! Ottimo week end da parte di Giorgino che torna finalmente a far vedere gli scarichi al celebrato team mate sia in qualifica che in gara. Gara in cui regala il più bel team radio del week end allorché, in lotta con Checo, alla richiesta (onestamente ridicola) del suo ingegnere di fare “tire management” alla curva 6 perde il suo aplomb molto british e gli risponde con uno schietto: “sì sì, come no, non so se l’avete visto ma ho una macchina dietro infilata nel c**o!”. sia lui che Hamilton hanno avuto una Mercedes un po’ difficile in tutto il week end ma hanno saputo guidare sopra i problemi, come s’usa dire, e portare a casa un risultato comunque buono. Decisamente meglio Giorgino, come detto, perché ha saputo sfruttare bene la sua posizione di partenza e sfoderato un ritmo non lontano da quello delle Ferrari (da cui non inganni il distacco finale viziato dalla penalità: quello vero è sui 7 secondi a fine gara). Hamilton molto più indietro perché ha fatto molta fatica a superare e va detto che non è che si sia sforzato molto, incorrendo pure in una penalità per il contatto con Piastri. Sarà interessante vedere come si svilupperà il loro duello da qui alla fine dell’anno dopo la firma del rinnovo dell’eptacampeao perché la sensazione che Hamilton si sia molto (ma molto!) impegnato proprio in vista del rinnovo e che ora, senza altre ambizioni, possa un po’ sedersi fa un po’ capolino da dietro la sua visiera.

ALBON

Ormai la Williams non sembra più una sorpresa. Albon è in Q3 praticamente in pianta stabile da diverse gare e qui a Monza si è difeso bene con tutti, in particolare con Norris, dovendo cedere il passo al solo Hamilton. Non c’è molto altro da dire: le potenzialità le ha mostrate e poi le ha concretizzate in gara. Direi che è un gran bel pilota anche lui, no?

NORRIS

Con una McLaren così piantata sul dritto il buon Lando più di tanto non poteva fare. Ha passato quasi tutta la gara dietro a qualcuno senza aver palesemente alcuna possibilità di superare, nonostante il DRS. L’unico semi-sorpasso l’ha fatto con il team mate Piastri, in uscita dai box e rischiando l’incidente alla prima variante: non un gran bel vedere. Il voto è basso perché si è beccato due decimi in qualifica da Piastri. Pilota? Ma sì! Suvvia!

ALONSO

Della strepitosa forma mostrata a Zandvoort da Fernando e la sua vettura si è confermata solo a metà, cioè solo da Nando. La AM mi è parsa assai in difficoltà, un po’ come McLaren troppo piantata sui rettilinei, per poter avere ambizioni che non fossero finire nei punti o approfittare di qualche guaio davanti, che però non c’è stato. Anche il ritmo non è parso eccezionale e i punti conquistati sono l’esito di una qualifica eccezionale del nostro che conquista una Q3 decisiva per la domenica. Solo verso la fine riesce a fare tempi interessanti, probabilmente grazie ai serbatoi scarichi e grazie ai guai di Piastri scala in avanti di una posizione. Non molto altro da dire se non, come al solito gli abissali distacchi rifilati al compagno di squadra e non c’è certo bisogno della certificazione del sottoscritto per dire che signor pilota che è Fernando.

BOTTAS

Onestamente, non ho la minima idea di come sia riuscito a finire a punti. I duelli delle prime posizioni hanno monopolizzato le attenzioni dei registi e non ci sono state occasioni per valutare il comportamento dei piloti dietro. Non mi resta che rendere onore al merito perché di certo ci si aspettava di tutto da Monza tranne un’Alfa nei punti. Sarà mica un pilota anche lui?!

NOTE DI MERITO

Come accennato nei riguardi di Bottas le posizioni da Norris in giù non sono state seguite dalle telecamere sicché non ho potuto trarre valutazioni serie sui piloti sicché mi limito a registrare, tra i meriti i nomi di Piastri, che fino allo scontro con Hamilton che gli ha danneggiato l’ala aveva guidato alla pari, se non meglio, di Norris e di Lawson, che in un altro teatro in condizioni particolari riesce non solo a portare a termine la gara senza evidenti errori ma anche a concludere ai margini della zona punti

NOTE DI DEMERITO

Per le stesse ragioni di cui sopra mi riesce difficile attribuire dei demeriti chiari. Però Sargeant, viste le prestazioni di Albon, torna pesantemente a deludere. Peggio di lui fa solo Stroll, sempre più in caduta libera. Ecco, di Lance non sono così sicuro di poter che è un pilota quanto, piuttosto, che è uno che è capace di guidare (alle volte pure bene eh! Per carità!) una vettura di Formula 1. Sono troppo cattivo?

Registriamo anche l’affondamento di Alpine, che pure si era difesa bene nelle ultime gare e veniva da un podio eccezionale di Gasly (a proposito di Pierre: ieri mi è venuto in mente che negli anni, da quando è stato defenestrato da RBR, ha avuto ben poche occasioni di andare a podio ma quelle poche le ha prese tutte), ma che qui è andata malissimo. Delle Haas non vale neanche la pena parlare.

Ci vediamo a Singapore!

 

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: COME PONZIO PILATO

Non potrei definire altrimenti l’atteggiamento, in primis, della Ferrari di Vasseur visto domenica scorsa, nel GP d’Italia. Inutile girarci attorno, quindi è bene andare subito al nocciolo del discorso. Sabato, se in pole ci fosse stato il solito Verstappen o il beniamino delle folle, cioè LeClerc, quasi sicuramente non avremmo visto nulla di quanto accorso negli ultimi giri da infarto del GP italiano. Invece il destino ha voluto che un sontuoso Sainz, perennemente bistrattato dai tifosi del monegasco (non capirò mai a fondo come ci si possa concentrare a tal punto su un pilota, quando poi, per un ferrarista vero, conta solo la Ferrari appunto) si è messo in testa di fare suo il GP di casa della Rossa e cosi è stato. Sainz, perennemente avanti a Charles (il quale non ha fatto altro che sperimentare alchemici assetti che gli consentissero chissà quale vantaggio e che poi, per sua stessa ammissione… l’onestà intellettuale di Charles è uno dei suoi pregi migliori, si è ritrovato a copiare quelli del compagno), dal venerdì alla domenica e non ce n’è stato per nessuno, campione olandese compreso… almeno per la pole! Carlito la voleva quella pole, l’agognava più di qualunque altra cosa e, sebbene non sia uno stupido e sapeva benissimo che la vittoria fosse una chimera, di certo aveva deciso che quella di domenica scorsa sarebbe stata la gara della sua vita, per dimostrare a se stesso e, al mondo intero, che, sebbene la Ferrari avesse puntato sul compagno, lui di certo non era da meno. Una difesa stoica su Verstappen, fino a quando ha potuto, poi l’errore (che mastino Max, che intelligenza tattica nell’aspettare e nel contempo mettere pressione giro per giro!) e da lì è iniziato il vero GP dello spagnolo, del compagno e della Ferrari tutta.

Arrivare secondi era impresa impossibile (persino in mano a Perez la RB19 era incontenibile) e così è stato, di certo era ampiamente alla portata il terzo gradino più basso e, naturalmente, Ferrari per non farsi mancare nulla, ha permesso il duello fratricida al quale tutti abbiamo assistito. Vasseur, come Ponzio Pilato, se ne lava le mani facendo dire “no risk” e da lì Carlos ha dovuto fare gli straordinari contro il coriaceo compagno. Sia chiaro che non ho nulla contro i duelli in famiglia e men che meno detesto il monegasco… anzi. Su questa rubrica mi sono sempre speso nel difenderlo ed esaltare il suo talento ed aggiungo che guai se non avesse provato a superare il compagno. Il tuo primo avversario in F1 è quello che veste la tua stessa tuta e considerando che Charles sia stato letteralmente bastonato per tutto il week end, davanti “al suo” pubblico, il minimo che poteva fare era provarci, visto che purtroppo non è mai stato in grado di impensierire Verstappen. Lo stesso Carlos (il quale anche egli non difetta di sincerità) ha detto che “al posto di LeClerc avrebbe fatto lo stesso” e va da sé, sempre citando le sue dichiarazioni, “che nella posizione in cui si trovava, voleva che le posizioni si congelassero”. Fin qui nulla da dire ed infatti il problema nasce al muretto e nello specifico in chi lo comanda. Davvero Ferrari, in un’annata così disastrosa, si può permettere un duello all’arma bianca, così come abbiamo assistito domenica scorsa? Davvero Carlos, dopo tutto quello che aveva fatto per tenere in alto i cuori, come si suol dire, si meritava un “no risk” detto a Charles, il quale se n’è sbattuto (ovvio!) allegramente e, solo perché è dotato di istinto di conservazione, ha alzato vistosamente il piede per ben due volte altrimenti sarebbe successo l’inevitabile? Il Team Principal della Ferrari ha calato definitivamente la maschera e, come Ponzio Pilato, ha preferito scaricare la responsabilità sul “giudizio” dei piloti. Mi spiace signore e signori che mi leggete, non funziona così: quando comandi, ti devi assumere il dolce e l’amaro, oneri ed onori. I team order non sono mai belli certo, eppure la Ferrari in questo momento si può permettere il lusso di far lottare (la guerra dei poveri la chiamo) i suoi piloti tra di loro, con le due Mercedes che erano a pochi secondi più dietro? Cosa sarebbe successo se i due si fossero toccati o peggio ancora si fossero buttati fuori? Davvero si crede alla favoletta del “giudizio” dei piloti, soprattutto quando l’adrenalina sale e senti il traguardo sempre più vicino a trecento all’ora?

Vasseur aveva il dovere di intervenire e fermare quell’inutile infarto che ha fatto venire a mezzo popolo ferrarista. Il Team Principal avrebbe dovuto farsi sentire perché Carlos meritava quel podio e troppo comodo per Charles farsi sotto, solo nelle fasi finali del GP contro il proprio compagno, quando poi non è mai stato all’altezza dello stesso e figuriamoci rispetto agli avversari diretti. Da qui il mio pensiero (corroborato anche da Sainz sr con le sue dichiarazioni “la Ferrari è strana, una volta decide in un modo, una volta nella direzione opposta”): monsieur Vasseur si sarebbe comportato allo stesso modo a parti invertite? So perfettamente che con un contratto da rinnovare al fenomeno monegasco e soprattutto dopo aver dichiarato, anche se non troppo velatamente, che si vuole puntare su di lui, dirgli di abbassare i giri sarebbe stato un duro colpo, vero è che l’azione avanzata dal responsabile Ferrari, se possibile, è anche peggiore. Vasseur ha rivelato il suo vero volto dunque e, quindi, ogni volta che potrà, si defilerà proprio come Ponzio Pilato, lavandosene le mani e delegando terzi nel risolvere questioni spinose come quelle viste domenica scorsa? Non oso immaginare cosa sarebbe successo se al muretto ci fosse stato “l’altro”, eppure “l’ex”, la responsabilità se l’assunse in Inghilterra e sebbene i tifosi proprio non ne vogliono sapere di accettare la scelta ed il risultato ottenuto, il buon Mattia preservò lo status di Sainz, lo stesso Sainz che ha lottato con il cuore dall’inizio alla fine per tutto il week end. Si cosparga il capo di cenere monsieur Vasseur (mentre Charles si faccia un esame di coscienza, non sul fatto che abbia lottato contro il compagno ci mancherebbe, bensì sul fatto che gli è stato dietro per tutto il fine settimana) e rifletta bene su quale direzione voglia dirigersi, perché ad essere franchi, la politica pilatesca attuata al GP italiano non lo so se lo porterà per strade confortevoli. Prima o poi egli si troverà nella condizione di doverlo dare quell’ordine ed allora troverà me (non credo sarò solo) “sulla riva del fiume ad attendere il suo cadavere che passa”. Al GP italiano, Vasseur non è stato l’unico (della Ferrari naturalmente) a comportarsi come Ponzio Pilato, infatti lo stesso Presidente (sempre più mega presidente di fantozziana memoria… “figura mistica che nessuno ha mai visto”) si è lavato le mani, facendo essere presente solamente l’a.d. Vigna, il quale a sua volta si è guardato bene dall’essere “appariscente”… lo chiamano nuovo corso (sigh!).

Infine rimanendo in tema di politica pilatesca, lasciate che vi riporti in maniera pedissequa il pensiero di Pier Alberto, un appassionato del nostro sport che scrive sul Blog Del Ring e, che mi ha colpito particolarmente: la Fia, come Ponzio Pilato, ha pensato bene di far passare la violazione della Red Bull sul Budget Cap con una semplice ammenda… il risultato è sotto gli occhi di tutti:

Dieci vittorie consecutive di un pilota, quindici di una macchina. Chi ha permesso tutto questo deve riflettere a lungo, perché se è vero che è giusto che a vincere siano i migliori, in uno sport così complesso come la F1 non è normale né ammissibile che si arrivi a questo. Dominare va bene, ma monopolizzare no e se in quattordici stagioni si passa, senza soluzione di continuità (a parte il 2021), da un dominio (Red Bull) ad un dominio (Mercedes) e, infine, ad un monopolio (di nuovo Red Bull), la cosa è ancora più inaccettabile”.

 

Vito Quaranta

MOTOGP 2023 – ROUND 10 GP DI SPAGNA

Francesco Bagnaia arriva in Spagna con ampio vantaggio in classifica mondiale per un classico sulla pista del Montmelò.

Tracciato spagnolo che è storicamente indigesto alle ultime Desmosedici e con un risultato finale meno scontato che su altre piste.

 

QUALIFICHE

Il campione del mondo in carica mette tutti in fila con un giro dei suoi in Q2 dove spiccano anche le Aprilia che su piste come questa sono più performanti del solito.

La prima fila è completata da Espargaro e dalla Aprilia MY 2022 che fa fare bella figura anche al coriaceo Miguel Oliveira. Vinales quarto e poi in fila ben 4 Ducati Pramac e Gresini prima di arrivare alla prima delle KTM con in sella il solito Binder.

Il “ De profundis giapponese” comincia con un  Marquez che ormai ha deciso di non rischiare più di rompersi ossa gratis e dagli altri che vivacchiano sino all’inizio della gara. Gli altri WC in attività classificati undicesimo, Marquez, diciassettesimo Quartararo, ventesimo Mir. Non si possono fare commenti.

 

SPRINT RACE SABATO

Bagnaia era conscio sin dalla partenza che non sarebbe stata una giornata semplice. Dopo l’ottima partenza e qualche giro al comando cede la posizione ad Aleix Espargaro che va a vincere la seconda gara della stagione seppur in versione dimezzata. Sul podio l’altra Aprilia di Vinales e poi la KTM di Binder.

Bagnaia aumenta il vantaggio in classifica grazie al secondo posto ed al fatto che tutti i suoi diretti concorrenti gli finiscono dietro.

 

GARA

Partenza da incubo come spesso è successo in Spagna. Al via Bagnaia si invola lasciando tutti sui blocchi. Ma all’ingresso della prima curva Bastianini esagera perdendo la sua desmosedici che falcia Zarco, Alex Marquez, Diggiannantonio e pure il solito Bezzecchi che se c’è qualcuno che scivola lui c’è sempre. Neanche il tempo di capire che le immagini inquadrano Pecco autore di un highside in curva due. Scena terribile con lui che vola per aria ed atterra con tutte le altre 15 moto rimaste sulle ruote che gli vanno incontro. Binder lo prende in pieno sulle gambe cadendo a sua volta ed esce la bandiera rossa.

Attimi terribili in cui si è temuto davvero il peggio vista la dinamica dell’incidente. Al momento in cui queste parole vengono scritte le notizie parlano addirittura di assenza di fratture ma solo di diverse contusioni. Per assurdo è andata peggio a Bastianini che si è infilato sotto una Ducati di Gresini rimediando una frattura ad un dito ed al malleolo entrambi da operare.

Domenica prossima ci sarà il Gp di casa a Misano e la Ducati ufficiale rischia di non aver nessune dei suoi due piloti titolari.

Alla ripartenza non c’è storia e la gara è abbastanza noiosa. Vinales prende il comando e lo tiene per due terzi di gara quando il suo compagno di box decide di rompere gli indugi e regalarsi la prima “doppietta” della sua vita e di quella dell’Aprilia. Doppietta con rinforzo di Maverick che gli finisce in scia per il trionfo della casa di Noale che finalmente vede reallizzati in uno strepitoso risultato tutti gli sforzi di questi anni.

A completare il podio troviamo Jorge Martin sulla prima Ducati che precede il compagno Zarco ed un Miguel Oliveira calato dopo la prima parte di gara molto brillante.

Che dire degli altri? Il team VR46 ha deluso le aspettative che negli ultimi tempi aveva creato. Bezzecchi e Marini non sono mai stati protagonisti ed hanno costantemente viaggiato nel gruppo. Gara coriacea di Quartararo che questa volta riesce a mettersi dietro due KTM e tre Ducati. Marquez solo tredicesimo avrebbe una voglia matta di cambiare aria..

 

Considerazioni generali.

Dissi ad inizio stagione che questa storia delle Sprint race non mi piaceva. Dissi ad inizio stagione che sarebbero state il doppio delle partenze, il doppio delle prime curve, il doppio dei primi giri.

Ieri si è rischiato molto. Ok, Motorsport is dangerous, ma aumentare le possibilità che accada qualcosa di grave raddoppiando i momenti più rischiosi del weekend non mi pareva una buon idea mesi fa ed oggi ancora meno.

 

Domenica prossima si andrà in scena a Misano

 

Salvatore Valerioti

 

Life is racing, all the rest is waiting