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Venti anni passati invano: l’inesorabile tramonto della Williams

Correva l’anno 1979. In quel di Silverstone il grande Clay Regazzoni coglieva la sua ultima vittoria nonchè la prima per una scuderia destinata a diventare una delle più vincenti della storia della Formula 1. La vettura era la fantastica FW07 progettata da Patrick Head. Il Team era ovviamente la Williams, di cui il geniale ingegnere era socio assieme al buon Frank, ex squattrinato che aveva risollevato la propria carriera di proprietario di team grazie alla felicissima intuizione di rivolgersi al medio oriente per procurarsi il denaro.

Da quel fatidico giorno, i trofei in bacheca sono stati tanti, frutto anche di anni di dominio incontrastato e di monoposto degne eredi della suddetta FW07, come la FW14B del 1992, che è l’esatto opposto da un punto di vista dei contenuti tecnologici,  così come quella che l’ha seguita, la FW15 del 1993, talmente sofisticata e piena di elettronica da provocare una vera e propria rivoluzione regolamentare con la quasi totale abolizione dei dispositivi controllati dal computer, e con le nefaste conseguenze che purtroppo ben conosciamo. Dal 1979 al 1997 la Williams ha totalizzato 9 titoli costruttori, 7 piloti, 103 vittorie. E poi…

E poi è successo qualcosa, e precisamente l’abbandono del costruttore che le aveva consentito un lungo dominio fra il 1991 e il 1997, contrastato solo dalla tragedia del 1994 e da Michael Schumacher. Nel 1998 la Williams campione del mondo si trova senza più l’appoggio ufficiale della Renault, e da lì in poi i trofei conquistati saranno molti, ma molti meno. Negli ultimi 20 anni le vittorie sono state solo 11, di cui 10 ottenute con un motore BMW, nel periodo fra il 2001 e il 2004, quando sembrava dovessero ritornare i bei tempi, ma di mezzo c’era ancora Michael Schumacher questa volta con una Ferrari imbattibile. E, perso l’appoggio della BMW nel 2006, con i motori clienti è arrivata una sola, strana, vittoria, nel 2012 a Barcellona.

E oggi vediamo una squadra che appare allo sbando, come dimostra l’assurda manfrina per trovare il sostituto di Massa nonchè compagno del giovane Stroll, il cui padre ha di fatto preso in affitto la squadra buttando soldi freschi, sicuramente molto graditi, ma avendo poi ovviamente voce in capitolo relativamente alla scelta del secondo pilota. Nelle settimane successive all’ultimo GP di Abu Dhabi è stato raccontato che i candidati all’ormai unico sedile rimasto libero erano Di Resta, Kubica, Sirotkin e Kvyat. Era girata pure la voce di un ritorno in auge di Massa (un secondo finto ritiro sarebbe veramente troppo), nonchè di un contatto con Rowland, peraltro subito smentito dalla squadra.

Da queste candidature appare evidente che la Williams, pur avendo le potenzialità tecniche per puntare in alto, abbia obiettivi diversi da quello di vincere i gran premi. A meno di non pensare che Stroll e il suo futuro compagno, scelto nella suddetta rosa, non si trasformino improvvisamente in GP winners, se dotati della macchina giusta. Ma la macchina giusta si fa anche grazie al contributo dei piloti, e francamente da uno che fatica a tenere dritto il volante in rettilineo, e da un debuttante (se è vero, come sembra, che sarà Sirotkin il prescelto) di contributo ne arriva sicuramente poco.

In questo senso, forse la scelta più logica sarebbe stata quella di Kubica, che pare avere impressionato il team da un punto di vista della professionalità, o di Kvyat, che di esperienza ne ha e che, secondo quanto dichiarato in questi giorni dal suo ex datore di lavoro Franz Tost, ha solo bisogno di una registrata per potere esprimere il proprio grande potenziale. Ma evidentemente per Stroll ci vuole un compagno non troppo scomodo, e alla Williams servono i 15 M€ di provenienza russa.

Sono passati 20 anni dall’ultimo mondiale, e di questo passo almeno altrettanti ne passeranno prima del prossimo. Ma per il gruppo Williams potrebbe non essere un gran problema, visto che accanto alla squadra di F1 esiste un’azienda che lavora nell’ambito delle tecnologie avanzate, e che negli ultimi anni ha conosciuto un buon successo in termini di fatturato. Le competizioni della massima formula non sono più il core business, e forse ciò spiega questo lento ed inesorabile declino.

P.S. il DT della Williams di nome fa Paddy e di cognome Lowe. Un anno esatto fa era al muretto della Mercedes a redarguire minacciosamente Lewis Hamilton reo di rallentare un po’ troppo vistosamente mettendo in difficoltà il compagno di squadra destinato a portare a casa il mondiale. Evidentemente pago di successi, ha deciso di raccogliere una nuova sfida alla Williams. C’è da chiedersi se uno come lui, abituato negli ultimi anni a dominare avendo a che fare con staff e piloti di altissimo livello, sia davvero convinto di potere tornare a vincere con il materiale che ha a disposizione ora.

Quando la semplicità paga: la Williams FW07

A volte la semplicità è l’elemento che rende un progetto vincente. Questa è la storia della wing-car più vincente: la Williams FW07. E dei primi successi del team di patron Frank, che fino a quel momento nella sua carriera di team manager aveva passato più tempo a calmare i creditori che non a gestire i propri piloti.

Frank Williams iniziò la sua avventura in F1 nel 1970, nel team di De Tomaso, dove il progettista era l’ing. Giampaolo Dallara. Esperienza segnata dalla tragedia di Courage, che di fatto pose fine all’avventura di De Tomaso come costruttore. Continua la lettura di Quando la semplicità paga: la Williams FW07