F2 BAHRAIN 2021 – NOTHING’S SHOCKING

Benritrovati. Dopo due mesi di pausa, torna la F2 con l’appuntamento di Montecarlo. Per seguirlo con la giusta consapevolezza, ecco la cronaca del round precedente del Bahrain. Per un’introduzione generale alla stagione e alle sue differenze con la precedente, questo è l’articolo che fa per voi. Laddove non espressamente specificato, le immagini provengono dall’account Twitter ufficiale della F2

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Il Venerdì del nuovo format è lo stesso del passato. Dopo aver fatto segnare il tempo migliore nei test, Felipo Drugovich conclude al vertice anche la sessione di prove libere. Visto che i piloti conoscono bene il circuito, avendovi condotto i test poche settimane prima e due appuntamenti di fila a Novembre, la pista ha visto poca azione. I valori in campo restano confusi, se non che Campos, Trident e HWA si confermano come le scuderie peggiori. Si distingue in negativo Alessio Deledda, ultimo a un secondo e mezzo dal teammate Matteo Nannini, penultimo.

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Le qualifiche sono invece tirate fino al millesimo. Come si immaginava, la lotta per la pole è ristretta a Drugovich, Guanyu Zhou (entrambi su UNI Virtuosi), Christian Lundgaard (ART) e Robert Shwartzman (Prema). Il primo ad abbandonare la contesa è proprio il russo, abbandonato dalla macchina mentre si stava lanciando per il secondo tentativo. Il rapido miglioramento delle condizioni della pista lo relegherà al dodicesimo posto al termine delle qualifiche. Per il resto gli altri tre si alternano in testa alla classifica dei tempi e all’ultimissimo momento utile la spunta Zhou per 3 millesimi (!!!) su Lundgaard. Più attardato è Drugovich, terzo ma a tre decimi e mezzo. Colpisce il quasi rookie Juri Vips (Hitech, academy Red Bull), quinto, mentre sorprende il rookie Richard Verschoor, sesto con la modesta MP Motorsport e migliore dei novellini. Gli altri sono attardati, Oscar Piastri (Prema) ottavo e Theo Pourchaire (ART) dodicesimo.

Dopo le qualifiche Vips sarà escluso dalle qualifiche (quindi partirà 22o) in quanto la sua Hitech non rispettava i limiti di regolamento. Si scopre anche la causa dello stop forzato di Shwartzman: l’uso combinato di acceleratore e freno per scaldare le gomme ha invece attivato il sistema di sicurezza della vettura, che ha spento la macchina. Dopo la squalifica di Vips, partirà undicesimo.

Per compiere un rapido recap del nuovo format: si disputano 3 gare, due il Sabato e una la Domenica. Gara 1 e 2 si corrono al Sabato su una distanza ridotta (23 giri in Bahrain). Per comporre la griglia di partenza della prima si considera l’esito delle qualifiche e si applica l’inversione dei primi dieci concorrenti, mentre per la seconda si prende l’ordine di arrivo di gara1 e anche qui si invertono i primi dieci. Gara3 sarebbe la vecchia Feature Race, si tiene di Domenica e prevede una distanza maggiore (in Bahrain 32 giri) e un pit stop obbligatorio; stavolta i piloti partiranno nelle posizioni conquistate in qualifica, senza alterazioni.

“Conservare” è stata la parola chiave di gara1. Le coperture, perché l’asfalto a 50° scioglieva le gomme e perché non si può sprecare un secondo set già nella prima gara. La macchina, perché una monoposto distrutta non si ripara in tempo per la gara serale. Le posizioni, perché a chi ha conquistato le prime posizioni in qualifica conviene andare cauti e terminare su per giù nelle stesse posizioni in cui si è partiti (magia della doppia reverse grid: perché rischiare a rimontare dalla nona/decima posizione, se tanto ci si ritroverebbe a partire di nuovo ai margini della top 10 in gara2?). Per tutte queste ragioni, il 90% del risultato finale di Gara1 si decide nei primi tre giri.

Liam Lawson ha lo spunto migliore e nell’arco di duecento metri balza dalla terza alla prima posizione; Pourchaire fa l’opposto, scendendo dalla pole alla terza piazza. Piastri (quarto) ne perde tre, mentre le due UniVirtuosi restano attardate a centro gruppo. Vale la pena di soffermarsi sullo start di Shwartzmann: nell’arco di nove curve passa dall’undicesima alla quinta posizione. Più dello scatto è stato determinante il coraggio e l’intelligenza con cui ha affrontato le frenate insidiose di curva 1 e 4 e la pazzia con cui ha attaccato il teammate al tornantino.

All’inizio del secondo giro Ticktum travolge Verschoor; la macchina di Armstrong si spegne all’improvviso e Boschung, che seguiva, non riesce a evitarlo; Drugovich rientra ai box per sostituire l’alettone danneggiato nel primo giro. Il resto della gara si trascina sonnecchiosa fino alla bandiera a scacchi. Daruvala passa Pourchaire e Beckmann ma Lawson si rivela insormontabile; il francese della ART più avanti rompe il motore mentre è terzo. Shwartzmann, che forse ha stressato troppo le coperture al via, appare fin da subito in crisi di gomme ma resiste alla pressione del teammate, che sembra già a suo agio con le nuove gomme Pirelli.

Alla fine vince Lawson con nove decimi su Daruvala I due hanno fatto gara a sé, basta pensare che Beckmann, ottimo terzo con la Charouz, accusa 14 secondi di ritardo (!!). Esordio migliore non poteva esserci per il neozelandese di scuola Red Bull, per quanto aiutato dalle circostanze. Come anticipato, Shwartzman conclude quarto davanti a Piastri, Lundgaard e Zhou. Ottavo è Ticktum, penalizzato di 5s per il contatto con Verschoor. Le sorprese principali sono state Guilherme Samaia, nono al traguardo ma purtroppo penalizzato per un’infrazione del regime di VSC (sarebbero stati i primi punti in F2), e Juri Vips, capace di rimontare dalla 22° posizione alla decima, che vale la pole in position di gara2. Drugovich è solo sedicesimo.

Gara1 è stata tanto lineare e prevedibile quanto gara2 caotica e ricca di azione. Diverse ragioni concorrono a spiegare le differenze dei caratteri; la principale è che la griglia di partenza è frutto di ben tre rimescolamenti dei valori in campo (inversione delle qualifiche – gara1 – inversione di gara1), col risultato che l’ordine con cui i piloti sono distribuiti nel gruppo non rispecchia i veri rapporti di forza. Detto in altri termini, i piloti non partono nelle posizioni rappresentative della loro velocità, pertanto saranno necessari molti duelli in più per ristabilire l’ordine.

In pole position in gara2 c’è Yuri Vips, seguito da Lirim Zendeli (MP, rookie) e dalle teste di serie: Ticktum, Zhou, Lundgaard, Piastri, Shwartzman. Tutti i piloti partono su gomme dure tranne Zhou e Armstrong, che calzano invece le soft.

La partenza è caotica. Shwartzman parte bene e per superare Lundgaard stacca molto profondo in curva 1. Ticktum privilegia l’inserimento in curva 2, quindi frena e sterza prima degli altri. Il contatto è inevitabile; entrambi i piloti finiscono fuori gara e per la prima volta in campionato entra la SC. L’incidente ha scatenato il caos alle spalle dei primi; Piastri, che aveva avuto un pessimo scatto, riesce a recuperare e resta quinto; Drugovich in poche curve scala dalla 16a alla 7a posizione (!); Lawson passa dalla decima alla quarta posizione, mentre Armstrong e Pourchaire, partiti quasi ultimi, si ritrovano a centro gruppo. Lo scontro tra Ticktum e Shwartzman viene derubricato a contatto di gara, ma ad essere onesto entrambi potevano tenere condotte meno rischiose.

Alla ripartenza Zhou fa valere la superiorità delle gomme soft e in un giro sorpassa Vips e Zendeli e si porta in testa. Guadagna quello che serve per portarsi al di fuori del DRS, dopodiché si mette a gestire le coperture in attesa degli eventi. Dietro di lui al contrario Piastri, Lundgaard e Drugovich fanno a sportellate, con il brasiliano che la spunta sugli altri due. La cavalcata del pilota UniVirtuosi continua e scavalca anche Zendeli. Lundgaard si libera di Piastri (non particolarmente incisivo in questa fase) e, non volendo regalare terreno al rivale,  anche lui va all’attacco di Zendeli. L’affondo in curva 1 è ragionevole ma i due non si capiscono: il danese tocca il tedesco, che fora una gomma ed è costretto a ritirarsi. Lo svedese della ART verrà punito  con 10s di penalità (IMHO sproporzionata).

Vale la pena segnalare le rimonte di Pourchaire e Armstrong, partiti 19 e 20 ma ora 8 e 6. In questo momento la gara vive la consueta fase di attesa del decadimento delle coperture, per quanto più elettrica del solito. L’avvenimento degno di nota di questa fase è Gianluca Petecof (Campos), che in un giro perde sei (!) posizioni, a dimostrazione che il balzo da Formula Regional a F2 è notevole. Armstrong e Zhou continuano a far segnare tempi ottimi; la hard dimostra di avere lo stesso degrado termico della soft, col risultato che il vantaggio sulla lunga distanza è limitato.

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La gara si ravviva al giro 15, con Lawson, Lundgaard e Drugovich che inscenano un duello rusticano: il brasiliano attacca il neozelandese in curva 1, Lundgaard passa entrambi in curva 3, Drugovich prova a riprendersi il maltolto in curva 4 ma finisce solo per prendere in pieno Lawson, costringendolo al ritiro. Entra la SC in pista e numerosi piloti ne approfittano per montare un set di gomme più fresche. Zhou prosegue con le sue vecchie soft mentre dei primi rientrano Vips, Lundgaard (che ne approfitta per scontare i 10s di penalità – proprio per questo il suo teammate deve aspettare un giro per la sosta) e Piastri.

Zhou ha un compito molto difficile davanti a sé: non solo è su gomme più vecchie, ma monta anche la specifica più fragile. La ripartenza vede la superiorità delle gomme soft sulle hard e delle coperture nuove sulle vecchie. Armstrong (terzo su soft vecchie) passa Drugovich (secondo e con una penalità pendente), ma alle loro spalle i piloti che hanno pittato mostrano tutt’altro passo: Piastri passa dalla decima alla sesta posizione in quattro curve; nell’arco di un giro, i piloti su S sono tutti nella top6; due giri e sono tutti in top 4.

Zhou ha approfittato delle lotte alle sue spalle per costruire un vantaggio di 3s, che Vips divora non appena ha pista libera. Entra la VSC per rimuovere la macchina di Deledda; sembra una fortuna per Zhou, ma non dura che un giro. Alla ripartenza Vips cerca l’attacco in curva 1, non riesce e anzi si deve difendere da Piastri, che sembra essere il pilota più veloce sulle Soft. Nel frattempo Drugovich e Armstrong affondano mentre Lundgaard è in rapida rimonta. La gara sembra nelle mani dell’estone, ma a tre giri dalla fine gli si rompe il cambio. Il testimone viene raccolto da Piastri.

Zhou è l’unico su gomme vecchie che ha retto il passo dei piloti su gomme nuove, ma all’esordio dell’ultimo giro è destinato a capitolare. Piastri lo passa in curva 1, Lundgaard si butta all’interno e stacca profondissimo per passarli entrambi. ART e Prema entrano appaiate in curva 2, l’australiano spinge lo svedese sullo sporco. La ART si scompone e Zhou lo ripassa. Per qualche metro il cinese ha anche la Prema nel mirino ma il gap prestazionale è ormai incolmabile. Piastri lo regola in frenata, dopo poche curve viene superato anche da Lundgaard e chiude terzo per un soffio davanti a Daruvala.

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Piastri vince da star la sua prima gara in F2. La SC lo ha aiutato, ma si è rivelato efficace in tutti i duelli e si è tenuto lontano dai guai. Secondo è Lundgaard, dopo che in un primo momento si era pensato che aver scontato la penalità scontata sotto SC non fosse valevole. A punti anche Verschoor(partito ventunesimo), Pourchaire (partito diciannovesimo), Beckmann e Sato.

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Anche Gara3 si svolge all’insegna del caos, dei duelli e dei colpi di scena. La maggioranza dei piloti sceglie di partire con le soft, ma una nutrita minoranza opta per le hard, tra cui il poleman Zhou, Tickum (quarto), Verschoor (quinto) e Shwartzman (undicesimo). Come prevedibile, il loro scatto è condizionato dalla mescola più dura; in particolare Zhou deve cedere la posizione a Lundgaard, Drugovich e Piastri. Nella pancia del gruppo Shwartzman, tradito dalle gomme fredde e dal tracciato sporco, manca del tutto il punto di frenata e travolge gli incolpevoli Nissany e Deledda. La macchina è integra tuttavia deve scontare un (meritatissimo) drive through. SC in pista.

Alla ripartenza i piloti su soft staccano quelli su hard. Al contrario del solito, la mescola morbida regge e si dimostra più costantemente veloce, con Zhou, Ticktum e Verschoor che continuano ad arretrare. Le due mescole manifestano lo stesso degrado termico, quindi le hard si comportano in pratica come delle soft meno prestazionali, cosa del resto già osservata in gara2.

Lundgaard è in testa ma è anche il primo ad accusare il degrado delle soft e, dopo aver ceduto la leadership a un sorprendente Piastri, al dodicesimo giro apre la girandola delle soste. Nelle tornate seguenti rientrano anche Drugovich e da Zhou; escono tutti alle spalle dell’attardato Shwartzman. Piastri invece continua, senza manifestare ancora alcun decadimento (ottimo, per un rookie).

Con l’esplosione dell’estintore di bordo di Petecof durante il sedicesimo giro esplode metaforicamente anche la gara. Lo svizzero parcheggia la sua Campos all’esterno di curva1, quanto basta per attivare la Safety Car. Piastri sfrutta le circostanze per fermarsi e rientra e rientra davanti ai diretti avversari; anche Ticktum ne approfitta, solo che la sua sosta è lenta ed esce nella pancia del gruppo. I massimi beneficiari della SC sono Armstrong e Verschoor, che si fermano con un giro di ritardo e si ritrovano primo e terzo!

E’ opportuno fare un recap delle posizioni e delle gomme: Armstrong (h), Piastri (h), Verschoor (s), Lundgaard (h), Drugovich (h), Zhou (s), Lawson (s), Pourchaire (h), Daruvala (h), Ticktum (s). Shwartzman si ricollega al gruppo, ma è comunque diciassettesimo, sia pure su soft.

Gli ultimi dieci giri sono da cineteca. La top5 cambia ad ogni giro. Armstrong perde subito la testa della corsa a favore di Piastri, che dopo un giro si deve arrendere alle soft di Verschoor. Zhou ci mette una decina di chilometri giri per portarsi alle spalle dei primi due, mentre i top driver su hard (Armstrong, Drugovich, Lundgaard) affondano in classifica. Per la teoria del “piove sempre sul bagnato”, lo svedese e il brasiliano subiscono anche una penalità di 5s per un’infrazione delle regole della SC. Più indietro Robert Shwartzman si mette in mostra con sorpassi e gpv a ripetizione.

Piastri prova a difendersi, ma a dieci giri dalla fine incassa il sorpasso di Zhou. Verschoor ha un vantaggio sugli inseguitori e sembra avere il potenziale per vincere, mentre Zhou riesce a raggiungere il rivale né a levarsi Piastri dalla scia. Nel frattempo prende vita un bel duello tra le due ART, con Lundgaard che riesce a spuntarla dopo due giri di sorpassi e controsorpassi.

A cinque giri dalla fine la situazione si sblocca:  Zhou passa all’attacco e stacca Piastri, Ticktum e Lawson (entrambi su soft) raggiungono il terzetto di testa, Shwartzman entra in zona punti. Verschoor si deve arrendere a Zhou e a Piastri, ma l’australiano ha ormai raggiunto il limite delle sue coperture e si trova braccato da Ticktum.

A due giri dalla fine l’inglese va all’attacco in curva 1; nessuno dei due è disposto ad alzare il piede e il contatto in curva 2 è inevitabile. Piastri si gira e fa spegnere il motore mentre Ticktum continua più veloce che mai. Verschoor va in crisi con le soft e all’ultimo giro perde l’ultimo gradino del podio a favore di Verschoor.

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Dopo 32 giri di lotta furiosa, Zhou vince la sua prima Feature Race della carriera, con quattro decimi di vantaggio su Ticktum. Seguono Lawson, Verschoor, Armstrong, Daruvala, Shwartzman -grande rimonta nei giri finali, Pourchaire, Drugovich (primi punti dell’anno) e Nannini (primo punto in carriera, peraltro con la macchina peggiore della griglia). Il cinese è stato il più veloce e il più solido durante tutto il weekend, quindi è meritatamente primo in classifica con 41 punti. Segue Lawson con 30 punti e l’anonimo, ma furbo, Daruvala con 28. Piastri, che dopo le prime due gare era in testa, è solo quarto con 21 punti. Ha fatto comunque meglio di tutti gli altri favoriti: Ticktum ha 19 punti, Shwartzman e Lundgaard 16, Armstrong 10 e Drugovich la miseria di due punti dopo un’ottavo di campionato.

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Anche il 2021 si prospetta molto divertente. Diversi rookie non sembravano neanche esordienti, tanto è stata la loro bravura nella gestione della gomma e delle dinamiche di gara – penso soprattutto a Piastri e a Lawson. Pourchaire si è mantenuto più distante dai riflettori, ma bisogna ricordarsi che in gara1 ha subito la rottura del propulsore mentre era terzo, in gara2 ha concluso sesto dopo essere partito quasi ultimo e in gara3 ha chiuso davanti al compagno di squadra a parità di strategia. Forse il più impressionante è stato Verschoor, che è passato dal non correre ad essere il più veloce dei rookie, capace di destreggiarsi anche in situazioni molto complicate (gara2, da ultmo a quinto) e che per poco ha mancato il podio nella prima Feature Race in carriera.

Resta comunque un interrogativo: il Bahrain era stata la sede dei test, quindi era un tracciato che gli esordient conoscevano già nel dettaglio. Come si comporteranno nei circuiti dove non hanno ancora corso con le F2? In tal senso, la gara di Montecarlo sarà interessante. Visto che l’anno scorso l’appuntamento era saltato, tre quarti della griglia sarà composta da debuttanti assoluti nel Principato (visto che la F3/Gp3 non ci corre dal 2011).

Al di là di tutto, i più veloci in assoluto sono stati comunque i piloti già citati nell’introduzione -Drugovich, Lundgaard, Shwartzman, Zhou- ma devono farsi tutti quanti un bagno di umiltà. L’unico che ha evitato sciocchezze è stato il cinese, peraltro il meno quotato dei quattro, che infatti ha meritatamente dominato il weekend, mentre tutti gli altri si sono rovinati almeno in due gare su tre. In questa “classifica dell’infamia” svettano Drugovich e Ticktum, che hanno combinato disastri in tutte e tre le gare (soprattutto l’inglese).

Concludo questo lungo testo menzionando due piloti che sono stati tanto efficaci quanto sfortunati: Armstrong (alla riscossa dopo un 2020 da incubo) e Vips (quasi esordiente, dopo che l’anno scorso ha sostituito Gelael per qualche gara). In particolare la sorte si è accanita contro l’estone, che ha terminato il Bahrain con zero punti quando poteva essere facilmente in testa.

Sento che a Montecarlo la F2 darà spettacolo.

[Immagine in evidenza tratta da FormulaScout.com]

Lorenzo Giammarini a.k.a. LG Montoya