NO PARTY, NO MERCEDES. E UN TEAM ITALIANO TRIONFA A MONZA

La cosa più emozionante del GP di Monza rischiava di essere l’inno italiano suonato dagli alpini, con il contorno delle Frecce Tricolori. Si era fatto un gran parlare dell’abolizione del party-mode, con le squadre costrette a congelare la mappatura prima delle qualifiche. Una misura anti-Mercedes, si diceva. O, almeno, così speravano gli avversari promotori dell’istanza presso la FIA. E, infatti, nelle qualifiche si è assistito al solito dominio delle frecce argento, pardon, nere. Sono cambiati però gli inseguitori, con le McLaren in grande spolvero a precedere Racing Point e Red Bull. E le Ferrari sempre più in crisi, con la peggior qualifica a Monza da tempo immemorabile.

Un  GP noioso, quindi, il 71* d’Italia. Ma fin dalla partenza qualcosa non quadra: Hamilton scappa via, ma Bottas parte al rallentatore, e viene superato facilmente da 4 avversari. Dai box gli comunicano che non vedono problemi, così è la sua Mercedes oggi, se gli pare. Ma il finlandese definisce i settaggi del motore “uno scherzo”.

Ad inseguire Hamilton ci sono così le due McLaren di Sainz e Norris, che però, come previsto, vengono distanziate abbastanza facilmente. 

Al 7° giro a Vettel, che stava faticando a tenersi dietro una Williams per difendere la 17a posizione (!), esplode il freno posteriore sinistro, ponendo provvidenzialmente fine a quello che sarebbe stato un calvario lungo 53 giri.

Il suo compagno al 16° giro si trova 13°, la stessa posizione dalla quale era partito, a 3.5 sec. dalla Alfa Romeo di Raikkonen, e incalzato da Albon che lo supera al giro successivo, consigliandolo di rientrare ai box prima di farsi sverniciare anche da Giovinazzi, il che sarebbe stato decisamente troppo.

Al 20° giro Magnussen parcheggia la sua Haas poche decine metri prima dell’entrata dei box. La direzione gara decide di fare uscire una Safety Car dal sapore molto americano, di quelle che servono più a rompere la monotonia che a garantire la sicurezza. E l’operazione riesce perfettamente perchè il box Mercedes si frega con le proprie mani chiedendo ad Hamilton di rientrare con la pit-lane chiusa. E, infatti, tutti gli altri si fermeranno qualche giro dopo, a pit-lane aperta. Tutti tranne quelli che si erano già fermati prima della SC, fra i quali Gasly, le due Alfa e Leclerc, che si ritrovano così nelle prime posizioni. Mentre Sainz, con la prima McLaren, sprofonda in ottava posizione.

Quando la gara riparte, Leclerc supera in un colpo solo entrambe le Alfa Romeo, issandosi in quarta posizione, ma subito dopo va oltre il limite della pessima auto che guida, che si vendica e lo porta a sbattere violentemente all’esterno della parabolica. Inevitabile la bandiera rossa.

La gara ricomincia dal giro 27, con partenza da fermo e Hamilton in pole ma con la penalità da scontare. Di fianco a lui c’è Stroll, cui la bandiera rossa ha risparmiato un pit-stop, ma il canadese rovina una grande possibilità di vittoria con una pessima partenza. 

Mentre Lewis sconta la penalità, il comando passa a Gasly, con dietro un arrembante Raikkonen, che però verrà rapidamente risucchiato dal gruppo, dal quale risalgono Sainz e Stroll, che si ritrovano però a diversi secondi dal francese in testa.

Si ritira Verstappen, mai competitivo, mentre Bottas non riesce ad emergere e rimane a lottare con le due Renault, anch’esse incapaci di sfruttare la situazione. Nelle retrovie la rimonta di Hamilton non è imperiosa come ci si sarebbe potuti aspettare. La Mercedes sembra avere difficoltà quando si ritrova in gruppo, e sarebbe interessante sapere se questo dipende dalla mappatura congelata, o, come è più probabile, da un setup non adeguato alla situazione.

Sainz vuole assolutamente la vittoria, e tenta di recuperare su Gasly, ma lo raggiunge solo all’ultimo giro, ed è troppo tardi.

La bandiera a scacchi sancisce così l’incredibile vittoria di un bravissimo Gasly, che precede Sainz, Stroll, Norris, in questo week-end nettamente in ombra rispetto al compagno, gli altrettanto incolori Bottas e Ricciardo, poi Hamilton, risalito fino alla settima posizione, Ocon, Kvyat e Perez, che dal rientro dopo avere smaltito il COVID-19 sembra piuttosto in difficoltà.

Ad un passo dalla zona punti Latifi, ed è un peccato perchè l’uscita di scena della famiglia Williams dalla F1 avrebbe meritato di essere celebrata con un arrivo a punti. Da segnalare la pessima gara di Albon, arrivato 15° senza un particolare motivo. Il tutto mentre colui che è stato cacciato con ignominia dalla Red Bull per lasciargli il posto guadagna una incredibile vittoria.

E l’inno di Mameli risuona per la seconda volta davanti alle vuote tribune di fronte al rettilineo di partenza. Ma è per il team “sbagliato”, quello con sede in Romagna, a Faenza, e le cui origini ben conosciamo. Per questo motivo, la vittoria di oggi ha un grande significato, perchè rende merito a chi lavora in silenzio e quasi ignorato dai mezzi di comunicazione, che vedono sopratutto rosso. Ed è bello ricordare che ad aiutare la nascita di quel team fu anche Enzo Ferrari.

Ora si va al Mugello, per il millesimo GP della scuderia del Drake. E la squadra di Maranello si presenta con quella che è una delle situazioni più squallide e imbarazzanti della sua storia. A livello di prospettive di classifica, peggio del 1980 e del 1992, quando comunque si navigava a centro classifica, con qualche fiammata possibile grazie al talento dei piloti. Ora non si può nemmeno sperare in quello perchè, come si è visto oggi, con la SF1000 se si esagera si rischia di farsi male. E non è proprio il caso. I tifosi della rossa però stiano tranquilli: le porte girevoli a Maranello sono state tolte, e si punterà sulla stabilità del gruppo attuale, con qualche rinforzo. Gruppo attuale che, faccio sommessamente notare, è stato in grado di sfornare una macchina come la suddetta SF1000, che rappresenta il terzo passo indietro dalla SF70H del 2017, che fu in grado di giocarsi il mondiale con la Mercedes. Auguri, soprattutto a Sainz.

* Immagine in evidenza dal profilo Twitter @AlphaTauriF1

COMANDO ANCORA IO – WSBK 2020 TERUEL POST GP

Sono rimasto 10 minuti fermo in silenzio. Non sapevo che titolo dare all’articolo.

Ma che razza di weekend è stato⁉️ Non ditemi che vi siete annoiati. Tre vincitori in tre diverse gare. Una Ducati V4 R che si conferma la moto da battere (chiedere a Lorenzo Lanzi) ed un Rea che non molla la presa nonostante una ZX10-RR con qualche anno sulle spalle…

È stato un weekend pazzesco e vorrei partire da questa immagine…⬇️

Rea 🥈🥈🥇 Rinaldi 🥇🥉🥈

In ogni gara questi due Piloti sono andati a podio, entrambi hanno vinto una manche. Se per uno non ci sorprendiamo più di tanto, per l’altro invece chi se lo sarebbe aspettato⁉️

Michael Rinaldi ad ottobre era appiedato, grazie all’occhio di Denis Sacchetti (magistrale) è riuscito ad ottenere una V4R privatissima con la quale sta ottenendo risultati ECCELLENTI.

Niente MotoGP, niente BSB, talento nostrano della cara vecchia scuola “Superstock” 600 e 1000. La vittoria ottenuta in gara 1 deve fa rabbrividire chiunque, specialmente Redding e Davies.

Se il biondo Chaz ormai sembra aver ammainato la bandiera di guerra, il Campione Britannico (ex MotoGP) Redding era in piena lotta al titolo fin quando…

…fin quando non ha perso l’anteriore. Capita purtroppo ed aggiungo che (purtroppo) il suo rivale per il Titolo sbaglia pochissimo.

In gara 1 la vittoria è andata a Michael Rinaldi davanti a Rea e Davies, con Redding che si è steso durante la lotta per il podio. Ai piedi del podio la Fireblade di Haslam, moto che è molto vicina alla top 3 ormai.

Nella Superpole Race il contendente al Titolo Scott Redding ha trionfato, spezzando l’egemonia di Jonnhy nelle gare sprint, regalandoci una gara mozzafiato.

In  gara 2 invece ha trionfato Rea davanti a Rinaldi e Redding. Quest’ultima è stata la gara più bella in assoluto, piena di emozioni in classico stile WSBK.

È stata una due giorni di Grandi emozioni in cui chi ha deluso le aspettative a mio avviso è la Yamaha R1 M….in tutte le salse. Personalmente mi aspettavo potessero lottare per il Mondiale ma tirando le somme, al netto di quanto visto, hanno parecchio da lavorare soprattutto se vogliono mantenere Toprak sul podio Mondiale.

Male anche Bautista. Rischia tanto e si vede ma ha sole 8 lunghezze di vantaggio su Leon Haslam… (Quanto è forte la V4R cit.)

Classifica Mondiale 

Classifica Mondiale.

Mancano tre round alla fine del Mondiale, tra poco più di un mese sapremo chi sarà il nuovo Campione del Mondo e con ancora 9 gare da correre 36 punti non sono tanti…. Ma neanche pochi conoscendo Rea.

20 settembre 🇪🇸 Barcellona

4 Ottobre 🇫🇷 Magny-Cours

16 Ottobre 🇵🇹 Estoril

Considerando le ultime tre tappe entrambi i Piloti hanno frecce nel loro arco.  Il Catalunya Circuit è noto ad entrambi i Piloti.

Il circuito di Magny-Cours invece è a vantaggio di Rea, poiché la MotoGP ha sempre corso sul Bugatti di LeMans.

Il circuito dell’Estoril è praticamente sconosciuto a questa SBK (ultima gara nel 1993, e che gare… Chiedere a Russell e Fogarty) mentre Redding ci ha corso nei primi anni di carriera fino al 2012.

Appuntamento tra due settimane a Barcellona, non mancate.

Francky

 

P.S. Dimenticavo… 9 gare a disposizione per raggiungere quota 100.

(immagine in evidenza tratta dal sito moto.it)

 

F1 2020 – GRAN PREMIO D’ITALIA

Più che una preview potrebbe assomigliare ad un necrologio prima della effettiva dipartita. Si perchè scrivere un’introduzione al GP d’Italia 2020 a Monza dopo lo scempio Ferrari visto a SPA, su una pista che è l’essenza stessa del Motorsport a quattro ruote, è un esercizio che facilmente induce alla depressione, almeno per quanto riguarda i tifosi rossi.

Il dolce ricordo del 2019, foto F1.com

Il circuito di Monza è formato da 11 curve (7 a destra e 4 a sinistra), per un totale di 5793 m. Il primo settore prevede due grandi rettilinei, quello principale e Curva Grande, che sono collegati dalla 1° Variante, dove la velocità di marcia, la stabilità in frenata, la trazione e l’erogazione della cavalleria saranno fondamentali. Il settore due è composto dalla variante della Roggia e dalle due curve di Lesmo (curva 6 e 7, più note come Lesmo 1 e 2): è quello tecnico, dove serve tanta stabilità, inserimento e una vettura composta in uscita. Fondamentale è, quindi, il carico aerodinamico generato dal corpo vettura, dato che le vetture avranno pochissimo carico dalle ali; un grande grip sulle gomme generato dal setup delle sospensioni anteriori, per avere direzionalità e nello stesso tempo una vettura non troppo rigida sui cordoli esterni. L’ultimo settore prevede due rettilinei ancora una volta uniti da una Variante, la Ascari, fino ad arrivare alla famosa curva Parabolica, dove avere un anteriore preciso permette di avere elevata percorrenza e uscire con la giusta trazione sarà cruciale per raggiunge la velocità di punta ottimale prima di tagliare il traguardo.

Per la sua configurazione e per le elevatissime velocità, Monza è particolarmente sensibile all’aerodinamica delle vetture, in particolar modo è il circuito più esigente per la resistenza all’avanzamento. I Team quindi toglieranno quanto più drag mantenendo, per quanto possibile, un livello accettabile di carico per le curve presenti, semplicemente riducendo il carico generato dalle ali, anche rimuovendo (e non solo modificandone l’incidenza) dei flap dell’ala anteriore per bilanciare, caso unico in tutto il mondiale. Ciò migliora le velocità ma riduce la direzionalità: per questo sarà mirato il lavoro su barre e ammortizzatori per ridurre il sottosterzo. E c’è di più: con un’ala da minor carico infatti, il flusso d’aria verso il fondo perderà di forza: per evitare uno stallo aerodinamico (e per ridurre ancora l’incidenza delle ali) si predilige scendere in pista con minor rake.

Charles Leclerc, Sebastian Vettel, SF1000 “low downforce”, Spa Francorchamps 2020, pic motorbox.com

Monza è il tempio della velocità, quindi è molto sensibile alla potenza delle Power Unit. 10 cv equivalgono a 2 decimi al giro e, così come a Spa, il compito del recupero da motogeneratori elettrici è fondamentale (20 km/h e oltre 3.5 sec al giro), che devono offrire la giusta spinta alla monoposto in aggiunta al motore endotermico. Di contro, a causa delle poche frenate, l’MGU-K non è in grado di recuperare una grande potenza. Sarà interessante capire quanto potrà influire il ban del “Party Mode” in Qualifica su tutti i motorizzati non Ferrari.

Pu Mercedes on Williams F1, Test Barcelona, F1Technical.net

Dal punto di vista dell’impianto frenante, secondo i tecnici Brembo, l’Autodromo Nazionale di Monza rientra nella categoria dei circuiti più impegnativi per i freni, pur essendoci solo 7 frenate al giro, ma per 3 di queste i piloti sono soggetti ad una decelerazione di almeno 5 g. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 4, identico alla pista di Spa-Francorchamps su cui si è corso una settimana fa, nonostante l’uso del pedale del freno sia di soli 10,75 secondi al giro (14% vs il 13% di Spa). Lo scarso carico aerodinamico utilizzato per sfruttare i lunghissimi rettilinei si traduce in staccate molto violente in corrispondenza delle tre Varianti (del Rettifilo, della Roggia e Ascari) che risultano quindi particolarmente impegnative per il pilota e l’impianto frenante. Dalla partenza alla bandiera a scacchi ogni pilota esercita un carico complessivo sul pedale del freno di 31,6 tonnellate, superiore solo ai due 2 GP disputati a Silverstone. La più dura per l’impianto frenante è la prima dopo la partenza: le monoposto vi arrivano a 353 km/h e scendono a 88 km/h in soli 135 metri. Per riuscirci i piloti frenano per 2,66 secondi esercitando un carico di 195 kg sul pedale del freno ed affrontando una decelerazione di 5,5 g.

Così come per tutte le altre componenti delle monoposto, anche per l’impianto frenante le caratteristiche essenziali sono il peso, la resistenza e le performance assicurate. Trattandosi di masse non sospese, quando viene diminuito il loro peso calano i consumi di carburante e migliorano l’aderenza e l’handling dell’auto. Pensiamo che a differenza di un impianto frenante di un’auto stradale che pesa sui 20 kg a ruota, quello Brembo di Formula 1 incide per circa 5 kg: un quarto (1-1,25 kg) è il peso del disco in carbonio, mentre la pinza in alluminio/litio è più pesante, oscillando tra 1,5 kg e 2 kg. La pastiglia in carbonio di F.1 invece pesa 200 grammi.

Freni, Ferrari SF90, Monza. Foto Autosport.com

Si va, quindi a Monza, uno dei gp di casa della Ferrari, il tempio della velocità, con una monoposto che al momento fa rimpiangere anche quella orrenda del 2014. Supponendo anche che il weekend orribile di SPA sia stato provocato da una concausa di fattori interni ed esterni tutti di segno avverso, che hanno mostrato una SF1000 ben peggiore di quanto in realtà non sia, resta comunque difficile pensare positivo in vista del Gp monzese. Una pista, come abbiamo visto, con una parte guidata irrisoria rispetto a SPA ma in cui la potenza ed efficienza della PU gioca un ruolo primario, caratteristica che relega la Ferrari ad un ruolo secondario, ad essere generosi.

I piloti hanno già messo le mani avanti, ” a Monza sarà molto difficile”. A questo punto il fatto di correre a porte chiuse è quasi una benedizione per loro. E anche per tutta la Scuderia e il management, che continua nel suo mutismo a fronte di una situazione ai limiti dell’indecenza sportiva. Ci sarà una strategia ben ponderata dietro al comportamento e alle (non)dichiarazioni di Binotto e Camilleri/Elkaan ma di sicuro è di difficile lettura, interpretazione e comprensione.

Non conoscendo tutti gli “altarini” svelati dopo l’accordo segreto FIA-Ferrari sull’affaire PU e le trattative per il rinnovato Patto della Concordia si possono solo ipotizzare le cause del disastroso presente Ferrari e dell’incertissimo futuro sportivo della Scuderia, almeno fino a fine 2021.

O meglio, è facile pensare che le attuali difficoltà derivano da una PU tornata ai livelli del 2015 senza il “trick” irregolare che la talpa di Maranello ha gentilmente svelato alla FIA. Si parla addirittura di 90 CV in meno in certe situazioni, roba da GP2 engine di alonsiana memoria. E ad una situazione tecnica e di gestione del capitale umano in GES a dir poco confusa.

Così come confusa e inspiegabile sembra essere l’avallo Ferrari al congelamento delle PU quando la mannaia della FIA si era già abbattuta sulla PU di Maranello. Uno scotto da pagare per evitare la squalifica relativa al mondiale 2019? Forse, ma siamo sempre nel campo delle ipotesi. Di sicuro tale decisione compromette fortemente il mondiale 2021 e oltre se non riusciranno a riprogettare una PU adeguata a combattere per le prime posizioni.

Binotto parla alla stampa con una tale calma che sembra solo aspettare momenti migliori, adeguatamente rassicurato dai suoi capi, e forte del fatto di dover espiare i peccati commessi con un paio d’anni di sberle prese in pista prima di poter rivedere la luce. Anche queste tutte supposizioni ovviamente ma tant’è.

Intanto i “nemici” fanno a gara a sbeffeggiare e rimarcare le colpe di Binotto e compagnia. Horner rivendica vittorie sfuggite nel 2019 a causa del motore irregolare. Quali non specifica, visto che al limite può rivendicare quella del Gp di Singapore, doppietta Ferrari e Verstappen terzo, in una pista in cui la PU non ha una grandissima importanza.

Wolff da mesi spara a zero soprattutto su Binotto, dichiarandosi “solidale” (sic…) con i tifosi della Rossa e arrivando a dichiarare che per colpa del “trick” Ferrari alcuni suoi dipendenti hanno avuto problemi di salute causa stress. In soldoni alcuni suoi dipendenti sono andati in burn-out per colpa della Ferrari. Affermazione alquanto ardita e che lascia piuttosto perplessi.

Wolff che deve guardarsi curiosamente dal “fuoco amico” di media tedeschi che sostengono la poca simpatia reciproca tra lui e il nuovo capo Mercedes Kallenius, che sembra non impazzire neanche per Hamilton. Chissà che dietro le voci di un Wolff in Aston Martin nel futuro prossimo e di un Hamilton che ancora deve rinnovare il contratto non si nasconda la possibilità concreta dello smantellamento del binomio più vincente di sempre in F1. Anche Vettel non ha ancora annunciato la sua destinazione per il 2021. L’ipotesi è ardita ma chissà che non stia aspettando che, chiusa la porta Ferrari si possa aprire il portone delle Mercedes. Pilota tedesco su macchina tedesca…ipotesi molto suggestiva..

Tornando al Gp brianzolo i favori del pronostico non possono che essere grigie, anzi nere. Rimane l’incognita del ban delle mappature “party mode” in qualifica mentre in gara sarà possibile utilizzare mappature per il sorpasso ma, probabilmente, questo non sconvolgerà certo i valori in campo.

Red Bull cercherà di giocare le sue carte, soprattutto in termini di gestione gomme in gara ma la strada per la vittoria al momento sembra sbarrata.

Potrebbe essere una buona occasione per Racing Point e Renault. Soprattutto quest’ultima viene dalla buona prestazione di Spa e anche nel 2019 andarono piuttosto bene sul tracciato monzese.

SPA, BELGIUM – AUGUST 30: Daniel Ricciardo of Australia driving the (3) Renault Sport Formula One Team RS20 on track during the F1 Grand Prix of Belgium at Circuit de Spa-Francorchamps on August 30, 2020 in Spa, Belgium. (Photo by John Thuys/Pool via Getty Images)

McLaren è un pò nelle nebbie che il gp del Belgio non ha dissipato. Sainz vede già i fantasmi che lo aspetteranno nel 2021 a Maranello e Norris si ritrova a lottare con Gasly piuttosto che con Ricciardo e Verstappen dopo un inizio di mondiale ben più soddisfacente.

Sui motorizzati Ferrari il pronostico è semplice: cercare di portare a casa una prestazione decente. Haas e Alfa Romeo sono stati anche più veloci della Ferrari a SPA. Probabilmente ciò non avverrà a Monza ma chissà.

Potrebbe anche ripresentarsi un duello vecchio di 30 anni, Williams contro Ferrari. Per il fondo della classifica.

Al di là del pessimismo indotto dalla gara belga, presumibilmente Ferrari rialzerà un pò la testa ma non certo per lottare per il podio, quanto invece per le posizioni dal sesto posto in giù. A Maranello non faranno i salti di gioia, ma è sempre meglio della vergognosa performance di una settimana fa.

Sarà un gran premio a rischio noia, soprattutto se Red Bull non si dimostrerà un avversario tenace in gara ma a suo modo interessante più che altro per capire se Ferrari continuerà nella sua discesa negli inferi oppure ritornerà a tenere la testa fuori dall’acqua. Considerando la “follia” di questa stagione 2019, chissà che l’accordo segreto FIA-Ferrari non preveda delle “deroghe” per i Gp corsi in terra italica…

Monza evoca sempre ricordi speciali, il più grande probabilmente è quello legato alla vittoria assolutamente inaspettata della Ferrari  del 1988 , addirittura con doppietta a pochi giorni dalla morte del fondatore. I romantici pensarono che Enzo ci mise una “manina” dall’alto in quella vittoria. Considerando la situazione di sfacelo attuale della sua squadra e su come questa sia avvenuta, forse questa volta potrebbe avere qualche remora in più.

*immagine in evidenza da monza-news.it

Alessandro Rocco & Chris Ammirabile

WSBK 2020 – ROUND DI TERUEL

Altro weekend di gare ma stessa pista, quella di Aragon per il round della provincia di Teruel che ospita il quinto appuntamento del mondiale superbike 2020.

Doveva essere pista Ducati, lo è stato per meno della metà delle gare, in quanto Rea ha portato decisamente a casa il successo di tappa con due vittorie e un podio nel primo dei due appuntamenti al Motorland.

Ora la classifica dice +10 punti su Redding ma la sensazione è che il divario tra i due sia più ampio in termini di rendimento in pista. Rea viene dalla tripletta di Portimao e i successi nel “feudo” Ducati di Aragon.

immagine da motors-addict.com

Redding prova a metterci del suo e rimanere attaccato all’inglese ma sembra non poter offrire la stessa costanza di rendimento per tutto l’arco del weekend. Soprattutto sembra non riuscire ad avere la capacità di raddrizzare situazioni sfavorevoli come ha fatto Rea dopo gara 1 di sabato scorso.

Il motivo di ciò sta soprattutto nel fatto che Rea e il suo team hanno ormai un’esperienza granitica e non si fanno mai prendere dal panico mentre per Redding ogni weekend è un pò una scoperta.

Urge un cambio di passo quanto meno per cercare di tenere aperta la lotta per il campionato fino all’ultima gara. Dopo anni di dominio “verde” incontrastato sarebbe già una graditissima novità.

immagine da tuttomotoriweb.com

Novità che si è vista sul podio di gara 2 con Bautista e la Honda che torna sul podio per la prima volta dal 2016. Una gara 2 solida e convincente per lo spagnolo che ha dovuto lottare molto con la moto ma finalmente raccoglie i frutti del suo lavoro su una moto potenzialemente vincente ma che ha bisogno ancora di una severa “sgrossata”. Attesi ad una conferma, sarà interessante seguirli in questo weekend di gare.

Yamaha invece è uscita piuttosto ridimensionata dall’ultimo round. Solo un misero terzo posto in superpole race con Van der Mark e posizioni di rincalzo nelle altre gare con soprattutto Razgatlioglu in grossa difficoltà. La stagione era partita con bel altro piglio e loro sembrano essersi fermati mentre gli altri migliorano.

Un pò la stessa condizione di Sykes che ha raccolto ben poco nel round di Aragon. Nonostante la conferma in BMW ha disputato oggettivamente tre brutte gare, tra noie meccaniche ed errori marchiani come quello in superpole race. Ha una seconda occasione, meglio per lui e per BMW che la sfrutti a dovere.

Seconda occasione anche per Davies di acciuffare quella vittoria che gli è sfuggita per due volte per poco in gara 1 e gara 2. Con una qualifica migliore e adeguata alle potenzialità della moto potrebbe puntare anche a più di una vittoria. Più preoccupante il fatto che dichiari di essere ancora in una situazione di “lavori in corso” con la sua moto. Discorso che lascia perplessi, considerando che ormai conosce questa moto da un anno e mezzo.

immagine da notizieisernia.it

Lowes ha pagato dazio con la caduta in gara 1 e le relative conseguenze nelle restanti gare. Si dice fiducioso di poter di nuovo puntare al podio, anche perchè considerando quello che fa il compagno di team con la stessa moto, puntare al podio è praticamente un imperativo .

Sorpresa (relativa) della superpole e molto meno consistente in gara, Loris Baz potrebbe regalare qualche altro risultato a sensazione.

Dispiace invece l’abbandono di Althe Racing che ha deciso di interrompere la collaborazione con MIE Racing e il suo pilota Moriwaki. Un abbandono dettato da “incompatibilità tecniche e contrattuali insanabili”. Mondiale finito quindi anche per Gabellini, che aveva esordito a Jerez.

*immagine in evidenza da evanbrosracing.com

Rocco Alessandro

 

F2 BELGIO 2020 – FULL SPEED AHEAD

Il campionato 2020 continua a regalarci capavolgimenti di fronte e protagonisti inaspettati. Callum Ilott ha disputato un weekend pessimo e Robert Shwartzman ha potuto riconquistare la leadership in campionato. Ma proseguiamo con ordine.

Si giunge a Spa, un weekend gravato dal peso del terribile incidente dello scorso anno, costato la vita a Anthoine Hubert e la carriera a Juan Manuel Correa, con  diverse novità. Il sostituto dell’infortunato Sean Gelael in Carlin sarà l’estone Juri Vips, pilota Red Bull al momento confinato in Superformula; si disputeranno due ulteriori round in Bahrain, il secondo sull’Outer Circuit, e questo prenderà il posto di Abu Dhabi come round conclusivo (DEO GRATIAS!).

SPA, BELGIUM – AUGUST 28: Robert Shwartzman of Russia and Prema Racing (21) drives during practice for the Formula 2 Championship at Circuit de Spa-Francorchamps on August 28, 2020 in Spa, Belgium. (Photo by Clive Mason – Formula 1/Formula 1 via Getty Images)

Le prove libere sono più movimentate del solito. Dan Ticktum (Carlin) non vi prende parte per via di un tampone dall’esito dubbio – ma il secondo tampone risulterà negativo. Alesi jr fa esporre la bandiera rossa dopo pochi secondi dall’inizio sbattendo sull’uscita della corsia dei box. Conclusi gli intoppi, alla fine Shwartzman fa segnare il miglior tempo davanti a Tsunoda e Mazepin. Continua il periodo nero della ART, che dopo Armstrong (15) sembra aver perso anche Lundgaard (14), e anche la UniVirtuosi appare fuori forma (Ilott 10 e Zhou 13). Juri Vips conclude 17° la sua prima sessione in F2.

[COURTESY OF NEWSBREEZER.COM]

Dopo due bandiere rosse, in qualifica la spunta Tsunoda con 1:57.593. La seconda pole stagionale testimonia il processo di maturazione del protegé Honda, che gara dopo gara si sta inserendo nella lotta iridata. Il capoclassifica Ilott va in testa nei primi minuti ma poi indietreggia fino alla dodicesima posizione, di gran lunga il peggior piazzamento da un anno esatto (non mancava la top-3 in qualifica da Spa 2019). Nikita Mazepin conclude secondo a un decimo di distanza. L’alternanza Giappone-Russia continua nella seconda fila, con Nobuharu Matsushita (primo ingresso in top 10 quest’anno) davanti a Robert Shwartzman. Benino gli altri pretendenti al titolo: Guanyu Zhou è sesto, Mick Schumacher settimo. Ticktum scende in pista per la prima volta in qualifica e conclude 14°; comunque meglio di Vips, abbandonato dalla macchina a Les Combes nell’out lap. Sempre peggio Lundgaard, 18° dopo aver subito la cancellazione del crono migliore per track limits.

[COURTESY OF AUTOMOBILSPORT.COM]

Al via Tsunoda mantiene la prima posizione, con Matsushita che passa Mazepin per la seconda, mentre dietro gran partenza di Schumacher e Deletraz, che da settimo e ottavo si ritrovano quarto e quinto. Al contrario, Shwartzman e Zhou non sfruttano la buona posizione sulla griglia e vengono risucchiati nel gruppo. Il primo giro è caotico, con tutti i primi che si affiancano sul Kemmel, ma a Les Combes tutto si dipana senza incidenti. Dopo pochi chilometri si assiste al crollo delle gomme di Matsushita, che tra il terzo e il quarto giro si fa infilare da chiunque. Era in sesta posizione quando il teammate Drugovich ci preova a Blanchimont: il giapponese non vede il brasiliano e i due si toccano. Matsushita fora e si schianta sulle barriere, mentre il compagno riesce nel miracolo di controllare la macchina con l’ala divelta e rientra ai box. VSC.

[COURTESY OF METROPOLITANMAGAZINE.COM]

Si riparte al sesto giro e subito inizia il valzer dei pit stop. Ghiotto apre le danze, due tornate dopo è la volta di Mazepin e Schumacher jr; entrambi i pit stop sono problematici, con il tedesco che perde secondi importanti per problemi di fissaggio dell’anteriore sx e il russo che viene messo sotto indagine per unsafe release (risoltasi dopo la gara con una semplice reprimenda). Altri due giri e si fermano Tsunoda e Shwartzman: anche questi pit stop sono sfortunati (stessi problemi del teammate per il russo, mentre il giapponese attende per far passare un’altra macchina), e ciò permette a Mazepin di recuperare il terreno sul rivale della Carlin e, grazie alle gomme già in temperatura, di infilarlo a Les Combes.

[COURTESY OF CRASH.NET]

La gara si assesta: davanti i piloti partiti con le gomme Medium che non hanno ancora effettuato il cambio gomme cercano di gestire le gomme e di mantenere un passo dignitoso, dietro i piloti partiti con le Soft inseguono. In questo frangente si distingue Zhou, che allunga al comandodavanti a Piquet jr e Ticktum; Ilott è più indietro e pare poco a suo agio con le prime. Anche stavolta la strategia alternativa non paga. Il gruppo di testa inizia le soste dal quindicesimo giro; Zhou tarda un giro, ma, anche per l’ennesima sosta lenta, sarà sufficiente per perdere una manciata di posizioni e la speranza di un piazzamento prestigioso. Si delineano le storyline della gara: il duello per la testa della corsa tra Mazepin e Tsunoda, e la baruffa per le posizioni dalla sesta in giù tra Ghiotto e gli “alternativi”.

L’italiano sarà un osso duro: l’elevata velocità di punta gli permette di resistere contro rivali fino a due secondi al giro più veloci. Nel finale l’italiano cede e la sesta piazza andrà a Ticktum, autore di un’ottima prestazione, che precede di un soffio Zhou e Nissany (miglior piazzamento stagionale per la Trident). Davanti Tsunoda ha recuperato il terreno perduto su Mazepin, ma anche in questo caso non riesce a passare il rivale a causa del vantaggio sul dritto. A più riprese il giapponese forza la staccata a Les Combes, ma il russo si difende con fermezza, Anche troppa per i giudici di gara, che a fine gara lo ammoniscono con cinque secondi di penalità per aver forzato Tsunoda fuori dalla pista.

[COURTESY OF RACEFANS.NET]

Pertanto, malgrado abbia battuto il rivale di mezzo secondo sul traguardo, la gara va a Tsunoda. Mazepin aggrava la propria posizione quando, nel parc fermé, colpisce rabbiosamente il cartello segnaposto, che vola e per poco non centra il festoso Tsunoda. Cinque posizioni di penalità in griglia per Monza per comportamento antisportivo. Dopo i due duellanti, seguono Schumacher jr, Deletraz e Shwartzman (gpv), che hanno passato quasi tutta la gara nella terra di nessuno. Come già menzionato, la zona punti è completata da Ticktum, Zhou, Nissany, Ghiotto e Ilott, solo decimo e mai in gara neanche con le Soft. La leadership su Shwartzman è ridotta a soli sette punti, 122 contro 115, ma ora anche Tsunoda fa paura: terzo con 111 punti. Per concludere, da segnalare il debutto di Juri Vips, 21° al via e 11° sul traguardo, un’ottima rimonta per la sua esperienza. Anche lui deve essere tenuto d’occhio.

SPA, BELGIUM – AUGUST 30: <> during the sprint race of the Formula 2 Championship at Circuit de Spa-Francorchamps on August 30, 2020 in Spa, Belgium. (Photo by Clive Mason – Formula 1/Formula 1 via Getty Images)

La classifica della Sprint Race muta ancor prima del via. Matsushita non vi prende parte per aver distrutto la macchina al Sabato; Juri Vips stalla nel giro di formazione e parte ultimo anche stavolta. Nissany è in pole, Zhou parte secondo: è la sua occasione per vincere la prima gara in F2, ma il cinese parte malissimo e dice addio alla vittoria dopo pochi metri. Anche oggi si registrano assembramenti lungo il Kemmel, ma stavolta non va tutto bene: Lundgaard arriva lungo a Les Combes, rientra dopo la chicane; Ilott deve frenare per evitarlo, Tsunoda dietro di lui è meno reattivo e lo tampona. L’ancora-per-poco leader del campionato si gira e la sua Domenica termina lì. Il giapponese verrà poi punito con 5 secondi di penalità.

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Dopo due giri di SC si riparte: in testa, Ticktum prova a passare Nissany a Les Combes all’esterno ma l’israeliano allarga troppo e si tocca con l’inglese, che rimbalza sul cordolo e centra la Trident dell’avversario. Shwartzman ringrazia e intasca la prima posizione. Vettura di sicurezza di nuovo in pista. Ticktum ha l’alettone danneggiato ma può proseguire in seconda posizione.

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Alla ripartenza si sfiora il dramma con un pauroso traverso di Ghiotto al Radillon, che gli costa la posizione su Schumacher jr e Mazepin ma per fortuna nulla di più. Approfittando del tappo di Ticktum, Shwartzman scappa e accumula in fretta cinque secondi di vantaggio. Nell’intenso trenino dietro l’inglese si mette in mostra Schumacher jr, che raddrizza una gara partita male con numerosi sorpassi ed è il primo a mettersi alle spalle la DAMS danneggiata.  Le Prema arriveranno prima e seconda, miglior piazzamento stagionale. Il russo conquista di nuovo i due punti per il giro più veloce.

Zhou, la cui macchine dispone di meno armi sul rettilineo, ci mette di più a liberarsi dell’inglese (e nel frattempo incassa il sorpasso del tedesco) ma alla fine emerge terzo. Seguono le due Hitech, con Mazepin davanti a Ghiotto; il pilota russo probabilmente ha chiesto troppo alle Pirelli nel corso dei primi giri e nel finale soffre il recupero del teammate. Sesta la Charouz del costante Deletraz; sul traguardo il settimo è Tsunoda, ma la penalizzazione lo fa scendere in nona. La posizione viene ereditata da Lundgaard, ottimo soprattutto in fase di avvio quando recupera sette posizioni nel primo giro. Festa in casa HWA per il primo punto di Markelov, ottavo grazie alla penalità di Tsunoda ma anche per una grinta nel corpo a corpo fuori dal comune. Ticktum lotta strenuamente per tutta la gara, ma nel finale crolla al decimo posto; Vips conclude buon 11° anche stavolta.

SPA, BELGIUM – AUGUST 30: <> during the sprint race of the Formula 2 Championship at Circuit de Spa-Francorchamps on August 30, 2020 in Spa, Belgium. (Photo by Clive Mason – Formula 1/Formula 1 via Getty Images)

Shwartzman torna alla vittoria proprio nel weekend più nero dell’avversario, e il 29 a 1 gli frutta la testa  della classifica, che conduce di nuovo con 132 punti contro 122 dell’avversario. Tsunoda Domenica non ha marcato punti ma resta terzo con 111 punti; anche lui è della partita. Dopo un inizio un po’ dubbio, sta rientrando in lotta anche Schumacher jr, quarto con 106 punti, ora il pilota con più podi; concludono la top 6 Mazepin a 101 e Zhou a 92, costante ed efficace nel corpo a corpo ma privo dello spunto velocistico del compagno di squadra. Lundgaard (89) sembra essere uscito dalla lotta iridata. L’unica certezza  di quest’anno è che non ci sono certezze. Basta un weekend dominato e chiunque dei primi sei può balzare in testa al campionato.

Lorenzo Giammarini a.k.a. LG Montoya

[IMMAGINE DI COPERTINA TRATTA DA F1.COM]