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LA STORIA DELLA FERRARI 312T: 1977 (QUARTA PARTE)

L’11 giugno si corre la 24 Ore di Le Mans, obiettivo principale della Renault per il 1977 prima di debuttare in F1. La Régie presenta uno squadrone con tre Alpine A442 turbo a coda lunga affidate a Patrick Tambay e Jean-Pierre Jaussaud, Patrick Depailler e Jacques Laffite e Jean-Pierre Jabouille e Derek Bell (unico non francese). Anche il muletto della squadra, gestito da Hugues de Chaunac, viene portato in pista da René Arnoux, Didier Pironi e Guy Fréquelin. Jabouille stabilisce la pole davanti alla vettura gemella di Laffite mentre Tambay e Pironi segnano il quarto e quinto tempo. In mezzo, col terzo miglior crono, la Porsche 936 di Jacky Ickx ed Henri Pescarolo.

A metà del primo giro la A442 di Pironi prende fuoco per la rottura di un tubo dell’olio e si ritira, così come anche Pescarolo che dopo 3 ore si ferma col motore della sua 936 rotto. Ickx viene quindi dirottato sulla Porsche gemella di Jürgen Barth e Hurley Haywood che ha già perso 10 minuti ai box per sostituire la pompa della benzina.

Le Mans, France. 11th – 12th June 1977.
Jurgen Barth/Hurley Haywood/Jacky Ickx (Porsche 936/77), 1st position, pit stop and driver change, action.
World Copyright: LAT Photographic
Ref: B/W Print.

 

Ickx è velocissimo e rimonta fino alla quarta posizione ma le Alpine sono imprendibili. Durante la notte il motore della terza A442 di Jaussaud si rompe mentre Depailler deve fermarsi ai box dove gli smontano il cambio che ha bisogno di una revisione. Alle 9 del mattino anche Jabouille rientra lentamente ai box con un pistone rotto e la Porsche si ritrova al comando. Rimane in gara solo la vettura di Laffite e Depailler, staccata di 2 giri, ma a mezzogiorno anche il suo V6 turbo rende l’anima completando il disastro Renault. Con tutte le quattro avversarie fuori gara, l’unica Porsche superstite ha un enorme vantaggio ma a 45 minuti dal termine anche la n°4 rientra ai box con un problema a un pistone. A 10 minuti dallo scadere delle 24 ore Barth viene rimandato in pista per concludere la gara lentamente (a 5 cilindri) con ancora 11 giri di vantaggio sulla Mirage di Vern Schuppan e Jean-Pierre Jarier che, ironia della sorte, monta lo stesso motore delle 4 Alpine ritirate per guasto al motore. Barth porta a termine la gara e Jacky Ickx vince la sua quarta Le Mans (la terza consecutiva), eguagliando il suo connazionale Olivier Gendebien.

(L-R) Jacky Ickx, Jurgen Barth and Hurley Haywood celebrate after winning the 24 Hour Le Mans auto race, France, June 12, 1977. (Photo by – / AFP) (Photo by -/AFP via Getty Images)

 

Archiviata la pesante sconfitta, la Renault torna a lavorare sulla F1 con Jabouille impegnato in alcuni test a Le Castellet dove però la RS01 mostra qualche problema di troppo per cui la decisione sulla data del debutto (previsto per luglio) viene rinviata.

Il GP di Svezia che si corre ad Anderstorp chiude la stagione dei circuiti “lenti” e le novità tecniche sulle monoposto sono pochissime. Niente di nuovo alla McLaren con Hunt che ha l’incarico di migliorare la M26 e dispone del DVF “al magnesio”. Mass continua con la M23 e deve digerire l’occasione persa a Zolder.

Twelfth placed James Hunt (GBR) McLaren M26, talks with Teddy Mayer (USA) McLaren Team Owner (Left) and Gordon Coppuck (GBR) McLaren Designer (Centre) in the pits during practice.
Swedish Grand Prix, Rd8, Anderstorp, Sweden, 19 June 1977.

 

Alla Tyrrell si ritenta con l’aerodinamica 1977 in attesa di nuove modifiche annunciate per il successivo GP di Francia. Questa volta il DFV speciale è per Depailler.

Macchina che vince (anche col secondo pilota) non si cambia e la Lotus porta in Svezia le sue splendide 78 prive di modifiche. Andretti dispone di un Cosworth ulteriormente evoluto (con testate in alluminio) approntato direttamente a Northampton per sfruttare al massimo il potenziale della monoposto di Chapman. Ovviamente c’è grande attesa per Nilsson, atteso con gioia dai suoi connazionali dopo la vittoria di Zolder.

Dopo le due sfortunate gare di Monaco e Zolder la Brabham ha costruito una nuova BT45B (la sesta della serie) per Watson, tanto veloce quanto perseguitato dalle avversità.

ANDERSTORP RACEWAY, SWEDEN – JUNE 19: Hans-Joachim Stuck, John Watson and Bernie Ecclestone during the Swedish GP at Anderstorp Raceway on June 19, 1977 in Anderstorp Raceway, Sweden. (Photo by Ercole Colombo / Studio Colombo)

 

Niente di nuovo sulle March di Ribeiro e Scheckter, con quest’ultimo che continua con la vecchia monoposto.

Il secondo posto ottenuto da Lauda in Belgio è stato un ottimo placebo per i mali della Ferrari ma la guarigione è ancora lontana. La T2 soffre di un forte sottosterzo in ingresso di curva che poi si trasforma in brusco sovrasterzo. Questo obbliga i piloti ad alzare il piede e perdere decimi preziosi ad ogni curva. A Maranello sono state apportate alcune modifiche alla sospensione anteriore e addirittura è stata modificata la scocca della 027 (usata come muletto) applicando un distanziale in lamiera scatolata per allungare il passo di una ventina di centimetri.

Intanto Lauda, sempre caustico nei confronti della Ferrari, si fa vedere spesso al box della Brabham, tanto che qualcuno gli attacca il logo della squadra sulla schiena.

Fifth placed John Watson (GBR) (Centre) Brabham, in conversation with Niki Lauda (AUT) (Right) Ferrari, who retired from the race on lap 48 with handling problems. The two drivers would be Brabham team mates the following season.
Swedish Grand Prix, Rd8, Anderstorp, Sweden, 19 June 1977.
Niki Lauda (AUT) Ferrari, who retired from the race on lap 48 with handling problems, has had a Brabham team sticker added to the rear of his race overalls by Brabham mechanics. Lauda would be a Brabham driver the following season.
Swedish Grand Prix, Rd8, Anderstorp, Sweden, 19 June 1977.

 

Riccardo Patrese è impegnato al Mugello per l’Euro F2 per cui Don Nichols rimette in macchina Jackie Oliver che affianca Jones e torna a disputare un vero GP dopo 3 anni e mezzo. La Shadow copia le paratie laterali dell’alettone della Brabham.

Jackie Oliver, Don Nichols, Grand Prix of Sweden, Anderstorp Raceway, 19 June 1977. (Photo by Bernard Cahier/Getty Images)

 

Nessuna novità alla Surtees che conferma Perkins come compagno di squadra di Brambilla.

ANDERSTORP RACEWAY, SWEDEN – JUNE 19: Vittorio Brambilla during the Swedish GP at Anderstorp Raceway on June 19, 1977 in Anderstorp Raceway, Sweden. (Photo by Ercole Colombo / Studio Colombo)

 

Il capoclassifica deve riscattare la brutta gara di Zolder, compromessa prima dall’errore tattico di un cambio gomme troppo affrettato e poi da un problema alla pompa della benzina che ha causato il secondo “zero” della stagione. Questa volta Scheckter sceglie la WR2 e usa la WR1 come muletto. La Cosworth ha preparato un DFV speciale per la Wolf con un livello di evoluzione leggermente inferiore a quello fornito ad Andretti.

Clay Regazzoni e l’Ensign sono in crisi di risultati dopo un avvio di campionato promettente. In attesa di qualche punto iridato, il ticinese e l’inglesissimo Mo Nunn si accontentano di un italianissimo piatto di pasta (molto probabilmente scroccato alla Ferrari) nella loro esclusivissima hospitality.

Niente di nuovo alla Hesketh che schiera ancora tre vetture per Keegan, Ertl e Rebaque.

Alla Ligier c’è un’atmosfera pesante. La squadra è ancora senza punti nonostante alcune buone prestazioni e lo sconforto sta prendendo il sopravvento, tanto che Laffite dopo le prove dice a Ducarouge di bruciare la JS7. Guy Ligier è assente, trattenuto ad Abrest da problemi inerenti la sua attività di costruttore di microcar.

Frank Williams e Patrick Head riescono a fare ottenere a Patrick Neve la miglior qualifica dell’anno con il 20° tempo.

Patrick Neve (BEL) Williams March, finished the race in fifteenth position.
Swedish Grand Prix, Rd8, Anderstorp, Sweden, 19 June 1977.

 

Emerson Fittipaldi esce di pista per aver perso una ruota dopo appena 20 minuti di prove e decide di continuare il weekend con la vecchia FD04/3 perché vuole capire la causa dell’incidente prima di tornare sulla F5.

Sulla Lec di David Purley appare un adesivo raffigurante un coniglio, un “commento” sarcastico riferito a quel “rabbit” gridatogli in faccia da Lauda a Zolder.

Per l’occasione la ATS trova una piccola sponsorizzazione da parte della Volvo.

A Conny Andersson piacerebbe qualificarsi tra i primi 24 per partecipare almeno al GP di casa ma la BRM è ancora troppo lenta.

Anche questa volta gli iscritti sono 31, molti di più rispetto alla capienza dei box, così le squadre minori (BS Fabrications, De Villota e RAM Racing/F&S Properties) devono sistemarsi nel retro della tettoia, a lato della corsia di ingresso.

Tra questi c’è il 29enne Michael “Mikko” Kozarowitzky, secondo finlandese a tentare la qualificazione in F1 tre anni dopo Leo Kinnunen. La RAM Racing/F&S Properties gli ha messo a disposizione una 761 nuova di zecca (l’ottava e ultima costruita a Bicester) grazie alla sponsorizzazione della Marlboro ottenuta per aver vinto il campionato europeo di F. Super Vee.  Kozarowitzky si è messo in luce anche nel torneo Peter Stuyvesant New Zealand Formula Pacific al quale ha partecipato con la Chevron B34 del Fred Opert Racing come compagno di squadra del connazionale Keke Rosberg.

Mikko Kozarowitsky (FIN) RAM Racing March, failed to qualify on his debut GP appearance.
Swedish Grand Prix, Rd8, Anderstorp, Sweden, 19 June 1977.

 

Non partecipa Arturo Merzario che preferisce andare a Pergusa per vincere la Coppa Florio da pilota ufficiale Alfa Romeo per rimpinguare un po’ le finanze.

In realtà gli iscritti sarebbero 32 contando anche Jac Nellemann che aveva già tentato inutilmente di qualificarsi l’anno precedente. Il danese ha acquistato una Penske PC3 di proprietà del team Hexagon of Highgate con l’intenzione di istituire una propria squadra, la Grand Prix Racing Denmark, per partecipare ad almeno 4 GP. La monoposto viene presentata a gennaio all’Auto Show di Copenhagen ma poco dopo comincia uno sciopero dei poligrafici che lascia la Danimarca senza giornali per 4 mesi, vanificando la possibilità di pubblicizzare il progetto e quindi raccogliere sponsor, costringendo Jacob Vilhelm Nellemann ad abbandonare definitivamente il suo sogno.

La vera novità tecnica di questa gara è la distribuzione di gomme più tenere da parte della Goodyear. Il regime di monopolio delle ultime 3 stagioni ha consentito all’azienda di Wolverhampton di risparmiare sullo sviluppo delle loro coperture ma, ora che sta per arrivare la Michelin, deve accontentare i suoi clienti, soprattutto i più prestigiosi. La Ferrari si è lamentata più volte anche nel corso della stagione precedente per la difficoltà di adattamento delle sue monoposto e a Fiorano ha già effettuato numerosi test comparativi con le coperture radiali francesi.

A larger than normal selection of Goodyear Ôcotton reelÕ tyre hubs were found in the paddock as Goodyear offered teams a selection of tyres for the first time in years ahead of the proposed entry into Formula One by Michelin.
Swedish Grand Prix, Rd 8, Anderstorp, Sweden, 19 June 1977.
BEST IMAGE

 

Le prove del venerdì vedono Watson davanti a tutti con un decimo e mezzo su Scheckter, 3 su Andretti e mezzo secondo su Hunt. Male le Ferrari con Reutemann nono a un secondo e Lauda quattordicesimo a 1.3”.

Il sabato mattina piove ma la pista si asciuga in tempo per la sessione decisiva del pomeriggio nella quale Andretti si migliora di mezzo secondo e mette di nuovo in riga tutti senza nemmeno bisogno di usare le gomme più morbide. Contrariamente alla Ferrari che non riesce a mandare in temperature le Goodyear, quando le Lotus si fermano ai box Bob Dance si affretta a raffreddarle con l’acqua.

Watson non riesce a migliorare il tempo del venerdì ma mantiene la seconda posizione dall’attacco di Hunt che precede Scheckter, Stuck, Depailler, Nilsson e Laffite, mentre le Ferrari sono sempre in grande difficoltà. Reutemann e Lauda provano anche la vettura a passo lungo ma la bocciano entrambi perché troppo sottosterzante. Alla fine nessuno dei due riesce a migliorare il tempo del venerdì, con Lole che si qualifica 12° e Lauda addirittura 15°, alle spalle di Regazzoni e davanti a Oliver. L’austriaco gira 3 decimi più lento dell’anno scorso ed è arrabbiatissimo con tutti. Ormai nessuno crede più che possa rimanere ancora a Maranello.

Si qualificano agevolmente Purley, Neve, Ian Scheckter, Lunger, Ertl e Keegan mentre vengono esclusi Ribeiro (March), de Villota (McLaren), Perkins (Surtees), Hayje (March), Rebaque (Hesketh), Andersson (BRM) e Kozarowitzky (March).

In attesa di vedere come si comporteranno Andretti e Watson alla partenza, Laffite è nettamente il più veloce durante il warm-up della domenica mattina staccando di 9 decimi Watson, Depailler, Brambilla, Andretti e Hunt. Eppure la JS7 è la stessa di cui si è platealmente lamentato il giorno prima ma ora “calza” due nuovi treni di gomme più tenere di quelle convenzionali appena consegnati da un addetto della Goodyear.

La partenza viene data alle 13:30 e anche questa volta Watson sorprende Andretti il quale viene superato all’esterno della prima curva anche da Scheckter. Le Ferrari sono a centro gruppo.

Andretti recupera la seconda posizione già nel corso del primo giro alla staccata della curva Hansen che immette nel Karusell e si mette alla caccia di Watson.

Ancora un giro e Piedone si riprende la testa del GP con un sorpasso fotocopia, sempre alla curva Hansen, per poi allungare subito sull’irlandese della Brabham seguito da Scheckter, Hunt, Stuck, Depailler, Mass e Peterson.

ANDERSTORP RACEWAY, SWEDEN – JUNE 19: Mario Andretti, Lotus 78 Ford during the Swedish GP at Anderstorp Raceway on June 19, 1977 in Anderstorp Raceway, Sweden. (Photo by Ercole Colombo / Studio Colombo)

 

Nilsson invece è in difficoltà perché nel corso del primo giro è entrato in collisione con Laffite. Il francese è sceso dalla settima all’undicesima posizioni senza subire danni mentre la Lotus ha perso lo spoiler anteriore destro. Lo svedese fatica a tenere in strada la vettura e perde alcune posizioni fino al sesto giro quando decide di fermarsi ai box per sostituire il musetto. Nilsson riparte ultimo e si fa doppiare da Andretti per mettersi a ruota e cercare di recuperare il più possibile sfruttando il compagno di squadra come “lepre”.

Dopo un’ottima qualifica e partenza, Stuck fatica a tenere il passo di Watson, Scheckter e Hunt, tanto che viene superato da Depailler, Mass, Reutemann e Laffite a causa di un treno di gomme non adeguato. Il tedesco viene raggiunto anche da Lauda che si trova in decima posizione e ha altrettanti problemi. Al 14° giro il ferrarista, nel tentativo di attaccare Stuck, perde il controllo della T2 al termine del Karusell e finisce in testacoda alla curva Gislaved che immette davanti ai box. L’auto non subisce danni e Lauda riparte tredicesimo dopo aver fatto sfilare Jarier, Regazzoni e Oliver.

Chi invece sembra non avere nessun problema è Laffite che al 23° giro supera Reutemann e si mette all’inseguimento di Mass per il sesto posto.

Il vantaggio di Andretti sfiora i 10 secondi quando, al 29° giro, Watson trova il doppiato Ertl al Karussell. Scheckter tenta l’attacco in frenata alla Gislaved ma valuta male le distanze e sperona la Brabham mandandola in testacoda. L’irlandese, tamponato per la seconda volta in due gare, riparte dopo aver perso 5 posizioni mentre Scheckter si ritira con la sospensione anteriore destra rotta. Questo è il secondo grave errore consecutivo per il pilota della Wolf.

Andretti è saldamente al comando con una ventina di secondi sul redivivo Hunt (non era così avanti in classifica dalla gara di Kyalami) a sua volta seguito da Depailler, Mass, Laffite e Reutemann.

ANDERSTORP RACEWAY, SWEDEN – JUNE 19: James Hunt, McLaren M26 Ford during the Swedish GP at Anderstorp Raceway on June 19, 1977 in Anderstorp Raceway, Sweden. (Photo by Ercole Colombo / Studio Colombo)

 

Continua il calvario di Lauda che al 36° giro si ferma a sostituire 2 gomme e poco dopo ritorna ancora ai box per cambiarle tutte e poi ritirarsi volontariamente quando si trova in diciannovesima posizione.

Intanto Laffite è scatenato. Al 38° giro supera Mass alla Gislaved (dove ha sbagliato Scheckter) e al successivo si sbarazza di Depailler salendo al terzo posto con una mossa identica e mettendosi alla caccia di Hunt.

Ancora due giri e il parigino della Ligier sferra l’attacco decisivo al Campione del Mondo infilandolo (sempre alla Gislaved) per la seconda posizione e avvantaggiandosi immediatamente.

Hunt infatti ha le gomme anteriori molto usurate per via di un forte sottosterzo e al 46° e 47° giro viene superato da Mass, Reutemann, Depailler e Watson prima di fermarsi a montare 4 pneumatici nuovi. Quando riparte il suo DFV si spegne a causa di un problema alla frizione e l’inglese torna in pista in tredicesima posizione, vedendo sfumare la possibilità di muovere la sua classifica molto deficitaria.

Mancano 20 giri alla fine e Andretti gestisce gli oltre 22 secondi di vantaggio che ha su Laffite abbassando il regime del motore anche perché si è accorto da tempo di avere un’iniezione molto grassa e soprattutto la spia del carburante comincia a lampeggiare.

Il vantaggio di Andretti si riduce progressivamente e a 5 giri dalla bandiera a scacchi il suo margine è di soli 5 secondi ma al terzultimo giro il DFV perde colpi e Piedone rientra ai box dove gli viene aggiunto qualche litro di benzina per terminare la corsa. La Lotus riparte velocissima ma ora è in sesta posizione.

Jacques Laffite conclude gli ultimi 3 giri senza problemi e conquista la prima vittoria per lui, per la Ligier e per il motore Matra. Si tratta della prima vittoria iridata per un pilota francese su una macchina francese con motore francese, a 21 anni di distanza da quella ottenuta da Robert Manzon con la Gordini T16 al GP di Napoli non valido per il Mondiale.

Jochen Mass ottiene il suo secondo miglior risultato in carriera e riporta sul podio la McLaren dopo il GP del Brasile davanti a uno splendido Carlos Reutemann, autore di una gara regolare che lo ha portato dal 12° al 3° posto finale davanti a Depailler, Watson e allo sfortunato Andretti.

Nessuno dei pretendenti al Mondiale sale sul podio e la classifica di vertice resta quasi invariata con Scheckter ancora fermo a 32 punti davanti a Lauda con 31. Reutemann sale a quota 27 superando Andretti (23) mentre Mass si porta al quinto posto con 14 davanti a Nilsson (13), Depailler (10) e Hunt desolatamente fermo a 9.

Nonostante le premesse non fossero delle migliori, la Ferrari rafforza la prima posizione tra i Costruttori con 50 punti davanti alla Lotus (34), Wolf (32) e McLaren (21).

Dopo la gara si scopre che il regolatore dell’iniezione della Lotus si era spostato ingrassando troppo la carburazione del DFV, facendo consumare troppa benzina allo sfortunato Andretti che perde un’occasione d’oro per raggiungere i primi due della classifica. La Ensign, settima classificata con Regazzoni, presenta un reclamo contro la Lotus per presunto rifornimento irregolare ma i commissari lo respingono. L’unica consolazione per Andretti e Chapman è che la 78 è chiaramente la F1 più veloce in circolazione.

Quattro giorni dopo, il 23 giugno, alcune squadre sono a Dijon-Prenois per provare il circuito modificato, in vista del Gp di Francia che seguirà la settimana successiva. I proprietari dell’autodromo hanno trovato i soldi per allungare il tracciato con l’inserimento di una “bretella”, costituita da due brevi allunghi raccordati da un tornante a destra in salita, che porta la lunghezza totale da 3289 a 3800 metri.

Il progetto originale prevedeva fin dal 1972 un disegno più complesso che avrebbe portato la lunghezza a 5000 metri ma i finanziamenti ottenuti hanno permesso solo una modifica più semplice.

Fa la sua prima apparizione in un confronto diretto con gli avversari la Renault, dotata di una turbina di diametro maggiore e con Jabouille alla guida. Al termine dei 3 giorni di prove il miglior tempo è dell’euforico Laffite in 1’12”5 (circa 14 secondi più lento rispetto alla versione precedente della pista) che precede proprio Jabouille (1’12”9) ma molti attribuiscono la sorprendente prestazione del pilota della Renault a speciali gomme Michelin. In ogni caso il debutto in gara è confermato per il GP di Gran Bretagna.

La Ferrari corre ai ripari e costruisce la settima T2 (telaio 031) che ha un’evidente modifica alle fiancate, la cui parte laterale più alta è stata “scalinata” e rastremata dietro gli sfoghi dei radiatori. Lauda ne effettua il collaudo mentre Reutemann si limita a fare da osservatore infreddolito per un principio di influenza.

La Wolf prova un coperchio per aumentare la pressione dell’aria che entra nel motore.

Il lungo lavoro effettuato sulla vettura laboratorio ha portato alla Tyrrell i primi frutti. La P34 piena di sensori installati dal matematico statunitense Karl Kempf ha girato a lungo a Silverstone con Ronnie Peterson e i dati rilevati sono stati registrati su cassette e poi interpretati dallo stesso Kempf.

Karl Kempf (USA) studies the data logging equipment used by the Tyrrell team on the Tyrrell P34. His system was one of the first examples of telemetry and computers being used in F1. Kempf worked for Goodyear in the 1970s before working with Tyrrell.
Formula One Testing, Silverstone, England, c. May 1977.
Karl Kempf (USA) secures the data logging equipment into the sidepod of the Tyrrell P34 of Ronnie Peterson (SWE). His system was one of the first examples of telemetry and computers being used in F1. Kempf worked for Goodyear in the 1970s before working with Tyrrell.
Formula One Testing, Silverstone, England, c. May 1977.
Karl Kempf (USA) secures the data logging equipment into the sidepod of the Tyrrell P34 of Ronnie Peterson (SWE). His system was one of the first examples of telemetry and computers being used in F1. Kempf worked for Goodyear in the 1970s before working with Tyrrell.
Formula One Testing, Silverstone, England, c. May 1977.
Karl Kempf (USA) secures the data logging equipment into the sidepod of the Tyrrell P34 of Ronnie Peterson (SWE). His system was one of the first examples of telemetry and computers being used in F1. Kempf worked for Goodyear in the 1970s before working with Tyrrell.
Formula One Testing, Silverstone, England, c. May 1977.
Some of the data logging equipment used by the Tyrrell team. The system, devised by Karl Kempf (USA), was one of the first examples of telemetry and computers being used in F1.
Formula One Testing, Silverstone, England, c. May 1977.

 

Questo ha portato Derek Gardner a modificare la P34/7 allargando la doppia carreggiata anteriore, facendo sporgere le ruote dalla carenatura di circa 15 cm per lato (snaturandone quindi la filosofia originaria), allungando il muso e spostandovi i radiatori dell’olio in posizione inclinata. Le modifiche si rendono necessarie anche perché la Goodyear, impegnata a sviluppare le sue gomme convenzionali per soddisfare la Ferrari e contrastare l’arrivo della Michelin, ha deciso di non seguire più la Tyrrell sulle gomme da 10 pollici. Gardner continua a seguire la sua creatura ma ha già annunciato le sue dimissioni dalla squadra a fine stagione e cominciato a collaborare con la Borg-Warner come direttore del reparto ricerca e sviluppo. Lo sostituisce Maurice Phillippe che sta lavorando alla monoposto per il 1978 che molto probabilmente avrà “solo” 4 ruote.

Karl Kempf (USA) (Right) studies the data logging equipment used by the Tyrrell team on the Tyrrell P34 with Derek Gardner (GBR) Tyrrell Designer His system was one of the first examples of telemetry and computers being used in F1. Kempf worked for Goodyear in the 1970s before working with Tyrrell.
Formula One Testing, Silverstone, England, c. May 1977.

 

Negli stessi giorni la regina Elisabetta del Regno Unito conferisce a Guy Edwards la Queen’s Gallantry Medal, un’onorificenza civile di terzo livello assegnata per atti di coraggio. In questo caso il riferimento è alla partecipazione di Edwards al salvataggio di Niki Lauda al Nürburgring.

Il venerdì seguente cominciano le prove ufficiali del GP di Francia, il nono della stagione che conclude la prima parte del campionato. La McLaren è rinfrancata dopo la gara di Anderstorp nella quale la M26 si è dimostrata competitiva con la concorrenza (Lotus esclusa) e Mass ha ritrovato il podio sul quale non saliva da 11 mesi con la vecchia M23.

DIJON-PRENOIS, FRANCE – JULY 02: Teddy Mayer talks to James Hunt, McLaren M26 Ford, during practice during the French GP at Dijon-Prenois on July 02, 1977 in Dijon-Prenois, France. (Photo by Rainer Schlegelmilch)

 

La Tyrrell porta la P34/7 modificata per Depailler mentre Peterson continua con la P34/6 usata finora. L’allargamento delle carreggiate anteriori è stato ottenuto inserendo una struttura in lamiera scatolata tra la scocca e le sospensioni.

Ronnie Peterson (SWE) Tyrrell P34 finished the race in twelfth position.
French Grand Prix, Rd 9, Dijon-Prenois, France, 3 July 1977.

 

Mario Andretti e Gunnar Nilsson hanno lasciato la Svezia con l’amaro in bocca. L’italoamericano ha visto sfumare la vittoria a 10 km dalla fine per un consumo anomalo di benzina mentre il compagno di squadra ha effettuato una splendida rimonta dall’ultimo al 10° posto prima di ritirarsi per la rottura di un banale cuscinetto. Entrambi sono in cerca di riscatto.

sl

 

Alla Brabham continua la crisi di risultati, soprattutto per Watson che è riuscito a conquistare solo due punti negli ultimi 3 GP nonostante sia sempre partito dalla prima fila. Nel paddock si accettano scommesse su chi lo tamponerà questa volta.

DIJON-PRENOIS, FRANCE – JULY 03: John Watson during the French GP at Dijon-Prenois on July 03, 1977 in Dijon-Prenois, France. (Photo by Rainer Schlegelmilch)

 

Niente di nuovo alla March con Scheckter che continua con la 761B perché la 771 ha ancora troppi problemi di assetto mentre Ribeiro continua a fallire la qualificazione.

Lauda porta in gara la 031 (la settima e ultima T2 costruita) deliberata nelle prove della settimana precedente mentre Reutemann continua con la 029. Entrambe le vetture hanno le fiancate con la nuova aerodinamica e delle bandelle flessibili in stile Lotus (perfettamente inutili) sotto la scocca.

Patrese torna sulla Shadow dopo i due secondi posti consecutivi ottenuti nell’Euro F2, prima al Mugello e poi a Rouen, che lo hanno portato al terzo posto nella classifica generale, staccato di 5 punti da Arnoux (Martini Renault ufficiale) e 3 da Cheever (Ralt BMW del Project 4 Racing di Ron Dennis). Nessuna novità sulla sua DN8 e su quella di Jones.

DIJON-PRENOIS, FRANCE – JULY 03: Riccardo Patrese during the French GP at Dijon-Prenois on July 03, 1977 in Dijon-Prenois, France. (Photo by Ercole Colombo / Studio Colombo)

 

L’unica novità in casa Surtees è costituita dal fatto che i motori di Perkins e Brambilla sono stati revisionati direttamente dalla Cosworth e non dal suo preparatore privato.

Jody Scheckter arriva da due brutte battute d’arresto di cui può accusare solo sé stesso. Deve reagire se vuole mantenere la prima posizione nel Mondiale. Per questa gara sceglie la WR3 usata a Zolder.

sl

 

Alla Ensign sono state apportate diverse modifiche alla MN06. La carreggiata anteriore è stata allargata, i dischi freno posteriori sono di diametro più grande e sono stati applicati due scivoli per deviare l’aria davanti alle ruote posteriori. I radiatori dell’olio sono stati tolti dalle fiancate e spostati sotto l’alettone e il roll bar è stato rinforzato. La MN07 è invariata per permettere a Regazzoni di fare dei confronti in tempo reale. Avrebbe dovuto esserci una terza monoposto nuova perché Mo Nunn ha ricevuto denaro da Teddy Yip per far correre il 28enne parigino Patrick Tambay ma la vettura non è stata completata per cui il debutto è rinviato.

Cambiamenti anche sulle Hesketh di Keegan ed Ertl che ora hanno il radiatore dell’olio spostato sul muso come sulla Wolf. Inoltre è sparita dalla vettura n°24 l’immagine della Penthouse Pet.

Harald Ertl in a Hesketh-Cosworth, French GP 1977

 

Ovviamente c’è grande euforia attorno alla Ligier dopo la vittoria di Anderstorp che può dare una svolta alla squadra. Questa volta è presente anche Guy che riceve la visita di Jean-Claude Killy, triplice oro olimpico di Grenoble ’68 nonché pilota automobilistico amatoriale. Nel paddock c’è anche Jabouille a consigliare il cognato Laffite.

Formula 1 Grand Prix De France 1977 Circuit Of Dijon-Prenois: Test Sessions. Prenois, juin 1977 : Les essais du Grand Prix de France de Formule 1 1977 sur le circuit de Dijon-Prenois : avec Guy LIGIER, Jacques LAFFITE, Patrick DEPAILLER, Jean-Pierre JARIER et Jean-Pierre JABOUILLE; la nouvelle voiture de F1 Renault RS 01 qui ne participera pas au Grand Prix. (Photo by Benjamin Auger/Paris Match via Getty Images)

 

Nulla da segnalare per la scuderia di Frank Williams.

Situazione imbarazzante alla Copersucar che, oltre ai problemi della F5, subisce l’abbandono da parte del progettista Dave Baldwin sostituito dal pakistano Shahab Ahmed. Fittipaldi è decisamente abbacchiato.

Weekend difficile per Brett Lunger.

Sulla Lec di Purley spicca sempre il coniglio stilizzato.

Alla ATS si fa un altro tentativo durante le prove per cercare di migliorare, andando a rispolverare il muso a tutta larghezza creato dalla Penske quando fu prodotta la PC4.

La BRM ha prodotto la seconda P207 per cercare di qualificarsi con Andersson.

Merzario e la sua squadra tornano nel Circus dopo la vittoria nella Coppa Florio.

La Hesketh di Rebaque passa dalla colorazione giallo-rossa a quella bianco-rossa.

Nel paddock c’è anche la Apollon di Loris Kessel che però resta in esposizione sotto la tenda della squadra perché senza motore.

I partecipanti alle prove sono 29 (mancano le March del RAM Racing/F&S Properties) di cui solo 22 ammessi alla partenza per via della brevità del circuito. Al termine della prima giornata di prove Watson dimostra ancora una volta la competitività della BT45B mettendosi alle spalle le Lotus di Andretti e Nilsson, la McLaren di Hunt e la Ligier di Laffite. Seguono Reutemann, Scheckter e Lauda. I primi 8 sono racchiusi in 7 decimi.

John Watson (GBR) Brabham BT45B was cruelly denied victory when he ran out of fuel on the final lap of the race, spluttering past the finish line to take second position.
French Grand Prix, Rd 9, Dijon-Prenois, France, 3 July 1977.
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Il sabato mattina c’è un cambiamento alla Surtees dove Larry Perkins (27° il venerdì) viene appiedato in favore di Patrick Tambay, la cui valigia proveniente da Hong Kong è evidentemente più pesante di quella dell’australiano. Il parigino “fa il sedile” mentre John Surtees gli spiega come funziona una F1.

L’ora decisiva delle qualifiche è guidata a lungo da Hunt che sembra finalmente aver ritrovato la sua velocità in prova ma a pochissimi minuti dalla bandiera a scacchi Andretti ferma il cronometro sull’1’12”21, oltre mezzo secondo più veloce del Campione del Mondo che conserva la prima fila sull’altra Lotus di Nilsson per soli 6 centesimi.

Questa volta Watson si deve accontentare del quarto tempo davanti a Laffite, Reutemann, Mass, Scheckter e le Ferrari di Reutemann e Lauda.

Formel 1, Grand Prix Frankreich 1977, Dijon, 03.07.1977 Boxengasse, Ferrari-Box Mauro Forghieri, Ferrari Niki Lauda Ferrari-Mechaniker www.hoch-zwei.net , copyright: HOCH ZWEI / Ronco (Photo by Hoch Zwei/Corbis via Getty Images)

 

Non si qualificano Ribeiro (March), Neve (March-Williams), Lunger (McLaren), Ertl e Rebaque (Hesketh), Tambay (Surtees) e Andersson che chiude la sua esperienza con la BRM e la F1. Tambay, dopo un’uscita di pista durante le libere del mattino, ha dovuto usare il muletto il cui motore era decisamente fiacco. Debutto rimandato definitivamente per il parigino.

La partenza è fissata per le ore 14 di una splendida giornata estiva. Jacques Laffite cade in moto mentre si reca al circuito e si ferisce a un polso ma decide di partire ugualmente.

All’accendersi della luce verde Andretti fa pattinare troppo le gomme e viene sfilato da Hunt, Watson e Laffite, quest’ultimo partito benissimo dalla terza fila. Patrese brucia la frizione in partenza.

Start of the 1977 French GP, Hunt takes the lead from polesitter Mario Andretti on Lotus-Cosworth

 

A metà del primo giro, all’ingresso della curva in discesa che immette nella Bretella, Mass attacca Reutemann per la settima posizione ma arriva lungo, sperona l’argentino e lo butta fuori pista facendogli perdere diverse posizioni.

Al termine del primo giro Hunt precede Watson, Laffite, Andretti, Nilsson, Scheckter, Brambilla, Jones e Lauda, con Reutemann che è precipitato al 12° posto. Andretti prende la scia a Laffite e in fondo al rettilineo lo supera per portarsi in terza posizione. Mass deve fermarsi ai box per far controllare la sospensione anteriore destra danneggiata nell’urto e riparte ultimo.

Watson, che ha fatto segnare il giro più veloce nel warm-up, rompe gli indugi e all’inizio del quinto giro supera Hunt in fondo al rettilineo e passa a condurre.

Il trio di testa prende vantaggio sugli inseguitori mentre nelle retrovie si ritirano Jarier e Purley, entrambi fuori pista per essere rimasti senza freni, e Patrese col motore rotto.

Lauda sfrutta al massimo la T2, più maneggevole con il pieno di benzina, e tra il sesto e l’undicesimo giro supera Jones, Brambilla e Scheckter portandosi in sesta posizione.

L’unico punto debole della Lotus 78 è la velocità di punta, sacrificata in nome del carico aerodinamico, e riesce ad avere la meglio su Hunt solo dopo 17 giri, quando Watson ha accumulato 5 secondi di vantaggio.

La classifica si stabilizza con Watson al comando davanti ad Andretti e Hunt. Segue Laffite a 12 secondi tallonato da Nilsson e Lauda. Scheckter e Jones hanno 20 secondi di distacco e sono seguiti da Reutemann che è salito al nono posto grazie a un testacoda di Brambilla e precede Depailler, Peterson e Regazzoni.

Le Tyrrell sono in crisi e perdono terreno. Peterson si ferma a cambiare le gomme mentre Depailler, dopo essere stato superato da Regazzoni, cerca di resistere al sorpasso di Stuck alla staccata in fondo al rettilineo. Le monoposto vengono a contatto, il francese ha la peggio ed è costretto al ritiro con una sospensione rotta. Altra gara da dimenticare per le macchine di “Chopper”.

Liberatosi di Hunt, Andretti comincia a recuperare lentamente su Watson, riducendo il suo distacco da 5 a 3.5 secondi al 50° degli 80 giri previsti. Reutemann intanto raggiunge e si lascia alle spalle prima Jones e poi Scheckter.

Stuck si ferma ai box dove un meccanico gli taglia la paratia laterale sinistra danneggiata nella collisione con Depailler e rientra in pista doppiato, alle spalle di Fittipaldi. Il tedesco viene quindi raggiunto dal terzetto formato da Laffite, Nilsson e Lauda. La Brabham è molto veloce sul rettilineo, grazie al potente motore Alfa Romeo, e nel resto del tracciato Stuck non si lascia doppiare pur essendo più lento, facendo innervosire Laffite. Nilsson approfitta della situazione e al 61° giro supera la Ligier per il quarto posto. Ancora 5 giri e Stuck esagera nella sua resistenza andando in testacoda alla staccata del nuovo tornante in salita. Nilsson riesce a passare ma la BT45B ritorna in pista di traverso proprio mentre sta arrivando Laffite che lo colpisce piegando l’ala anteriore. Il francese raggiunge i box per cambiare il musetto ed esce dalla zona punti. Stuck invece si ritira.

Al giro seguente Regazzoni tampona Scheckter alla staccata della Courbe des Gorgeolles che reimmette sul tracciato originale rompendogli una ruota e mettendolo fuori gara. Terzo ritiro consecutivo per il capoclassifica del Mondiale, questa volta senza colpe.

Intanto Andretti ha chiuso il distacco su Watson sfruttando al meglio la sua esperienza nei doppiaggi e ora gli è in scia ma sul lungo rettilineo (oltre 1 km) non può impensierire l’irlandese della Brabham.

Second placed John Watson (GBR) Brabham BT45B would lead the race from Mario Andretti (USA) Lotus 78 until the final lap, when he cruelly ran out of fuel within sight of the finishing line, handing victory to Mario.
French Grand Prix, Rd 9, Dijon-Prenois, France, 3 July 1977.
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A 13 giri dal termine Hunt è saldamente al terzo posto con un ampio vantaggio su Nilsson il quale sta tenendo d’occhio Lauda.

Gunnar Nilsson in his Lotus-Cosworth leads Niki Lauda’s Ferrari

 

Watson controlla agevolmente Andretti dall’alto della potenza del 12 cilindri Alfa Romeo ma all’inizio dell’ultimo giro un fumo azzurrognolo esce dagli scarichi della BT45B. Nell’accelerazione all’uscita del tornante in salita, punto di forza della Brabham fino a quel momento, il motore Alfa Romeo ha un buco di potenza, Andretti si butta sulla sinistra, affianca Watson e lo supera nella successiva Courbe des Gorgeolles, portandosi al comando quando manca poco più di 1 km alla bandiera a scacchi.

La replica di Wattie non arriva e così Piedone vince il suo quinto GP di F1 (il terzo della stagione) con un secondo e mezzo di vantaggio sul pilota irlandese.

Pochi secondi dopo si scopre il motivo del rallentamento della Brabham Alfa quando Watson si ferma nel giro di rientro, praticamente a secco di benzina, e si fa dare un passaggio da Lauda per tornare ai box. Ironia della sorte, due settimane prima Andretti si è visto sfuggire una vittoria ampiamente acquisita per lo stesso motivo.

Nel frattempo i commissari di percorso si fanno le foto al volante della BT45B.

Hunt chiude terzo a più di 30 secondi davanti a Nilsson e Lauda che si salva per pochissimo dall’onta del doppiaggio. Reutemann completa la zona punti, doppiato dalla Brabham Alfa Romeo. Uno smacco non indifferente per la Ferrari.

Niki Lauda torna in testa alla classifica con un punto di vantaggio su Andretti e Scheckter appaiati a quota 32. Reutemann è quarto con 28 punti davanti a Nilsson (16), Mass (14) e Hunt (13). Il Campione del Mondo ritrova il podio che mancava da Kyalami ma non ci sale perché debilitato dal mal di stomaco. Piedone rende onore alla prestazione di Watson, da Gran Signore qual è.

La Ferrari è l’unica squadra sempre a punti in tutti i primi 9 GP della stagione ma il regolamento prevede che vengano conteggiati solo i migliori 8 risultati per cui il quinto posto di Lauda non è valido ai fini della classifica. La Scuderia rimane perciò ferma a quota 50 punti davanti a Lotus con 43, Wolf 32 e McLaren 25.

Tre giorni dopo le squadre sono già a Silverstone dove si svolgono 2 giornate di prove (mercoledì 6 e giovedì 7 luglio) organizzate dalla Goodyear in vista del GP di Gran Bretagna. Tra esse c’è anche la Renault che si presenta con una veste aerodinamica nuova rispetto a quella vista a Digione due settimane prima. Il muso avvolgente è stato sostituito da uno stretto con spoiler laterali e il radiatore dell’olio davanti. Il cofano motore è stato eliminato e ora il V6 turbo è completamente scoperto, rivelando forse un problema di surriscaldamento non ancora risolto.

1977 British Grand Prix.
Silverstone, Great Britain. 16 July 1977.
Jean-Pierre Jabouille, Renault RS01, retired, in the pitlane, action.
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Ref: 35mm transparency
SILVERSTONE, UNITED KINGDOM – JULY 16: Detail of the Renault engine in Jean-Pierre Jabouille’s RS01 during the British GP at Silverstone on July 16, 1977 in Silverstone, United Kingdom. (Photo by LAT Images)

 

La McLaren ha intenzione di far debuttare Gilles Villeneuve al volante della M23/8-2 con la quale Hunt ha vinto 4 GP nel 1976 e ora inutilizzata. È stato proprio il Campione del Mondo a tesserne le lodi dopo averlo visto in azione a Trois-Rivières lo scorso settembre e così Teddy Mayer, durante la trasferta nordamericana di fine campionato, ha raggiunto un accordo con Villeneuve per fare un test ed eventualmente qualche gara nel 1977. Il canadese ha appena vinto a Edmonton la terza prova del campionato di F.Atlantic davanti al finlandese Keke Rosberg e sembra avviato a ripetere il successo ottenuto l’anno precedente.

Villeneuve, per la prima volta alla guida di una F1, va in testacoda praticamente a ogni curva (senza fare danni e senza far spegnere il motore) e ogni volta che rientra ai box dice alla squadra che la macchina va benissimo e che sta solo scoprendo a quale velocità si possano affrontare le curve. Alla fine si migliora fino ad ottenere il tempo di 1’20”9, quasi due secondi più lento di Hunt con la M26 (1’19”03).

Silverstone, England.
14-16 July 1977.
Gilles Villeneuve (McLaren M23 Ford) 11th position on his Grand Prix debut, portrait.
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ref: 10169/31

 

La Ferrari torna a Maranello e il sabato Lauda è di nuovo in pista a Fiorano per provare un’altra modifica alle fiancate. Gli sfoghi laterali dei radiatori anteriori sono ora chiusi con la vetroresina e vengono aperte due finestre di evacuazione sopra alle fiancate, dotate di un bordino che devia il flusso d’aria.

Il primo GP della seconda parte del campionato (decimo della stagione) è appunto il GP di Gran Bretagna e d’Europa in programma a Silverstone sabato 16 luglio. Come d’abitudine la gara casalinga è da sempre quella preferita dagli albionici “garagisti” per mettersi in mostra e assicurarsi sponsorizzazioni tanto estemporanee quanto remunerative. Questa volta vengono battuti tutti i record con ben 36 piloti a contendersi uno dei 26 posti sullo schieramento di partenza. Le recenti polemiche relative al sovraffollamento in pista inducono Bernie Ecclestone, a capo dell’Associazione Costruttori (FOCA), ad istituire una “scrematura” preliminare attraverso pre-qualifiche (Rabbits’ Day) da disputarsi il mercoledì in due sessioni da 90 minuti al mattino e al pomeriggio alle quali possono partecipare solo le squadre “non FOCA”. La debuttante Renault è esentata anche se è debuttante e non è nemmeno iscritta alla FOCA: noble$$e oblige.

Scendono in pista 14 piloti a disputarsi 5 posti per le qualifiche ufficiali.

Patrick Tambay ha finalmente a disposizione la terza Ensign N177 (MN08) commissionata a Mo Nunn da Teddy Yip.

L’unica novità sulla March di Williams è il casco di Patrick Neve che passa dal Jeb’s rossonero al Bell bianco.

Brett Lunger prende con spirito il “Rabbits’ Day” tanto da apporre la sagoma di un coniglio rosso ai lati della presa d’aria della sua M23.

NORTHAMPTON, ENGLAND – JULY 16: Chesterfield Racing McLaren M23B Formula One driver Brett Lunger of the USA during the British Grand Prix at the Silverstone Circuit in Northampton, England on July 16, 1977. (Photo by Bob Thomas/Popperfoto via Getty Images/Getty Images)

 

Al contrario, David Purley toglie il coniglio bianco dall’abitacolo della sua Lec.

Poca fortuna per Kozarowitzky che esce di pista nella sessione del mattino e conclude anticipatamente la sua brevissima esperienza in F1.

La RAM Racing affitta la 761 abitualmente pilotata da Hayje al 30enne inglese Philip Sutcliffe (conosciuto come Andy), un tipo abbastanza singolare (ha un coccodrillo domestico) il cui apice della carriera è stato il terzo posto nella F3 inglese del 1972.

Jarier e l’ATS vengono “retrocessi” alle pre-qualifiche nonostante il punto conquistato a Long Beach.

mt

 

Anche la BRM (iridata nel 1962) finisce nel girone infernale delle pre-qualifiche. L’unico cambiamento è la sostituzione di Andersson con il neo-decorato Guy Edwards.

Emilio de Villota ci riprova dopo aver saltato il GP di Svezia.

Tra i partecipanti alle “forche caudine” del mercoledì finisce anche Merzario nonostante la sua March 761B privata sia costantemente più veloce di quelle ufficiali.

Brian Henton torna al volante della sua 761 dopo averla noleggiata senza successo a Bernard de Dryver per la gara di Zolder.

Tra i più attesi c’è ovviamente Gilles Villeneuve con la terza McLaren ufficiale, accompagnato dalla moglie Joann e osservato forse con un pizzico di invidia dal 24enne irlandese Derek Daly, vincitore del F.Ford Festival 1976 e capoclassifica del campionato BP di F3.

Silverstone, England.
14-16 July 1977.
Gilles Villeneuve (McLaren M23 Ford) 11th position on his Grand Prix debut. Here shares a moment with his wife, Johann, in Offical practice for the race, portrait.
World Copyright – LAT Photographic.
ref:10166/1A

 

Tony Trimmer ha speranze di qualificazione con la Surtees della Melchester Racing che sta dominando il campionato britannico ShellSport Group 8.

L’ultimo dei partecipanti è Brian McGuire, pilota amatoriale australiano trapiantato in Inghilterra dal 1966. Grande appassionato di motori (ha condiviso un appartamento a Londra con Alan Jones nei primi anni ’70), il 31enne si dedica alle corse compatibilmente con la sua attività di commerciante di roulotte presso la Windmill Motor Caravan che appare come sponsor sulla macchina. La vettura è la McGuire BM1, che non è altro che la vecchia Williams FW04-2 del 1975 modificata da Mike Pilbeam e rinominata dallo stesso pilota per correre nel campionato ShellSport International.

Il miglior tempo della sessione del mattino è di Villeneuve che con 1’19”48 migliora di un secondo e mezzo il tempo ottenuto la settimana precedente. Alle sue spalle si classificano Tambay (tenuto d’occhio dal box Ferrari), Henton, Neve e Lunger.

Purley gira poco a causa di un principio di incendio al motore, prontamente spento dai commissari con gli estintori. Non c’è tempo per sostituire il motore prima della sessione pomeridiana così il pilota inglese decide di scendere in pista ugualmente. Purley porta al limite la sua Lec, fa segnare il tempo di 1’20”63 (non sufficiente per passare il turno) e va in testacoda a Woodcote senza toccare nulla per poi ripartire senza nemmeno rientrare ai box. Pochi minuti più tardi entrando alla curva Maggots le ghigliottine del DFV restano aperte, probabilmente bloccate dalla polvere degli estintori, mentre la monoposto si dirige verso la curva Becketts. La vettura è incontrollabile, Purley non riesce a rallentare e nemmeno a intraversarla, travolge le file di reti di contenimento e poi va schiantarsi frontalmente contro le traversine ferroviarie messe a protezione del terrapieno. L’urto è violentissimo, la Lec passa da 174 kmh a zero in 66 centimetri, per una decelerazione stimata in circa 180 G.

Le operazioni di soccorso sono difficilissime perché la parte anteriore della vettura è collassata fino all’altezza dello schienale ma Purley è incredibilmente vivo.

Trasportato al Northampton General Hospital, gli vengono riscontrate 17 fratture alla gamba sinistra e 13 alla destra, il bacino rotto, diverse costole fracassate e un trauma cranico. Dopo 6 mesi di ospedale Purley comincia una lunga riabilitazione con la gamba sinistra più corta di 5 cm.

Il risultato finale delle pre-qualifiche vede sempre Villeneuve e Tambay davanti a tutti nonostante non abbiano migliorato il loro tempo del mattino. Ottengono l’ammissione anche Jarier, Lunger ed Henton ai quali si aggiungono anche Merzario e Neve perché gli organizzatori hanno cambiato idea e hanno deciso di ammettere i migliori sette alle prove ufficiali.

Il giovedì mattina scendono in pista 30 monoposto per entrare tra i 26 aventi diritto a partecipare al GP di Gran Bretagna ed Europa. I tempi ottenuti nelle pre-qualifiche non valgono per lo schieramento perché la sessione è stata effettuata al di fuori del regolamento vigente, per cui chiunque potrebbe aver utilizzato gomme e carburanti “non conformi” senza incorrere in sanzioni. Ora si ricomincia da zero con regole chiare.

A partire da questa gara anche Jochen Mass abbandona la vecchia M23 in favore della M26. Si tratta del primo esemplare portato in pista proprio da Mass a Zandvoort ’76 ma rifatto completamente sulle specifiche dell’attuale macchina di Hunt e per questo ribattezzata M26/1-2. Ovviamente il Campione del Mondo ha la vettura con la quale è arrivato terzo a Digione.

Alla Tyrrell si è lavorato molto per modificare la macchina di Peterson in versione “allargata” come quella del compagno di squadra ma senza i radiatori sul muso, nella speranza di fare bella figura davanti al proprio pubblico. Depailler continua con la vettura vista in Francia, sempre sotto la direzione tecnica di Gardner.

Swedish racing driver Ronnie Peterson (1944-1978) drives the #3 six wheel Elf Team Tyrrell Tyrrell P34B Cosworth V8 in the 1977 British Grand Prix at Silverstone Circuit in Northamptonshire, England on 16th July 1977. (Photo by Bob Thomas Sports Photography via Getty Images)

 

Andretti e Nilsson continuano con le stesse monoposto usate finora. Il muletto (78/1 JPS15) viene dismesso e sostituito dalla quarta e ultima vettura della serie (78/4 JPS18).

SILVERSTONE, UNITED KINGDOM – JULY 16: A sticker on Mario Andretti’s Lotus 78 Ford reads: MARIO RULES OK during the British GP at Silverstone on July 16, 1977 in Silverstone, United Kingdom. (Photo by David Phipps / Sutton Images)

 

Nessuna novità sulle Brabham Alfa Romeo, con la speranza che questa volta Herbie Blash faccia mettere la benzina sufficiente per portare a termine la gara.

(L to R): Michael Blash, better known as Herbie Blash (GBR) Brabham Team Manager, sits with John Watson (GBR) Brabham BT45B, who led much of the race before retiring on lap 61 with fuel feed problems.
British Grand Prix, Rd 10, Silverstone, England, 16 July 1977.
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Hans-Joachim ‘Striezel’ Stuck

 

L’unica novità in casa March è la colorazione della 761B di Scheckter che ora è giallo-blu.

Anche Lauda e Reutemann mantengono le stesse vetture del GP precedente. Il muletto ha le fiancate con le modifiche provate da Lauda a Fiorano.

Austrian racing driver Niki Lauda drives the #11 Scuderia Ferrari SpA SEFAC Ferrari 312T2 Ferrari 015 3.0 F12 to finish in 2nd place in the 1977 British Grand Prix at Silverstone Circuit in Northamptonshire, England on 16th July 1977. (Photo by Bob Thomas Sports Photography via Getty Images)

 

Ovviamente la Renault concentra su di sé l’attenzione di tutti. Per il debutto la RS01 mantiene la stessa veste aerodinamica vista nelle prove libere della settimana precedente. Per il momento le uniche particolarità della nuova squadra sono il rombo cupo che esce dall’unico terminale di scarico e il pullman adibito a sala stampa. Jabouille resta concentrato sul suo lavoro.

Scocca nuova per Patrese, la DN8/5A, in sostituzione di quella vecchia che ha esordito con Pryce a Zandvoort ’76. Jones ha sempre la vettura con la quale ha esordito a Long Beach. La novità più importante alla Shadow è il ritorno di Tony Southgate che ha lasciato la Lotus vincente per tornare alla scuderia abbandonata solo un anno fa.

(L to R): Seventh placed Alan Jones (AUS) stands alongside his Shadow team mate Riccardo Patrese (ITA), who retired from the race on lap 21 with low fuel pressure.
British Grand Prix, Rd 10, Silverstone, England, 16 July 1977.
NORTHAMPTON, ENGLAND – JULY 16: British mechanical engineer and Formula One racing car designer Tony Southgate during the British Grand Prix at the Silverstone Circuit in Northampton, England on July 16, 1977. (Photo by Bob Thomas/Popperfoto via Getty Images/Getty Images)

 

Con Tambay definitivamente accasato all’Ensign, John Surtees cambia di nuovo pilota per quanto riguarda la macchina sponsorizzata Durex. Questa volta tocca all’australiano Vern Schuppan, secondo classificato alla 24 Ore di Le Mans, che torna in F1 dopo due anni. Per lui c’è una TS19 nuova, la settima ed ultima costruita. Niente di nuovo su quella di Brambilla.

SILVERSTONE, UNITED KINGDOM – JULY 16: Vern Schuppan during the British GP at Silverstone on July 16, 1977 in Silverstone, United Kingdom. (Photo by Ercole Colombo / Studio Colombo)

 

La Wolf è in piena crisi dopo tre ritiri consecutivi. Si decide di tornare alla WR1 che ha vinto a Buenos Aires e Montecarlo per interrompere il momento negativo. Viene adottato il coperchio sopra alle trombette di aspirazione provato a Digione un mese fa e non manca il sostegno dei tifosi.

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A Jody Scheckter (RSA) Wolf, fan carries in the paddock a flag proclaiming ‘Who’s afraid of the big bad Wolf.’
British Grand Prix, Rd 10, Silverstone, England, 16 July 1977.

 

Entrambe le Ensign di Regazzoni sono state modificate con la carreggiata anteriore allargata e i radiatori sotto l’alettone.

La Hesketh prepara la gara che si corre dietro casa concentrando tutte le risorse su Keegan. Ertl e Rebaque hanno finito i soldi per cui il pilota inglese può scegliere fra ben quattro monoposto, considerando che a Towcester è appena stata completata la 308E/4.

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NORTHAMPTON, ENGLAND – JULY 14: Penthouse Rizla Racing Hesketh 308E Ford V8 Formula One driver Rupert Keegan of Great Britain during the British Grand Prix at the Silverstone Circuit in Northampton, England on 16 July 1977. (Photo by Bob Thomas/Popperfoto via Getty Images/Getty Images)

Laffite decide di correre con il primo modello della JS7 usato l’ultima volta a Long Beach. Il parigino viene omaggiato con un dipinto celebrativo della vittoria di Anderstorp.

Jacques Laffite (FRA) Ligier JS7, shown in the pits during practice, finished the race in sixth position.
British Grand Prix, Rd 10, Silverstone, England, 16 July 1977.
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(L to R): Sixth placed Jacques Laffite (FRA) Ligier, and fourteenth placed Mario Andretti (USA) Lotus, show off a painting of Laffite in the Ligier JS7.
British Grand Prix, Rd 10, Silverstone, England, 16 July 1977.

 

La Copersucar è in piena crisi tecnica e Fittipaldi sta cercando di riorganizzarsi. Per il momento continua con la F5 “orfana” del suo progettista e la vecchia FD04.

L’assenza di Ertl fa scendere a 22 gli associati FOCA per cui l’organizzazione ripesca anche de Villota, ottavo classificato delle pre-qualifiche, portando così a 30 il numero di partecipanti alle prove ufficiali.

Hunt sorprende tutti facendo segnare il miglior tempo della prima giornata in 1’18”49 davanti al ritrovato Lauda che precede Scheckter, Andretti, Stuck, Nilsson, Jones e Keegan.

NORTHAMPTON, ENGLAND – JULY 14: Marlboro Team McLaren McLaren M23 Formula One driver James Hunt of Great Britain during the British Grand Prix at the Silverstone Circuit in Northampton, England on 16 July 1977. (Photo by Bob Thomas/Popperfoto via Getty Images/Getty Images)

 

Deludono Watson (decimo), che si dice scioccato per l’incidente di Purley, e Jabouille, solo ventottesimo. Il turbo Renault si è rotto dopo 10 giri nella sessione del mattino e al pomeriggio il francese ha effettuato solo 15 giri.

Jean-Pierre Jabouille (FRA) (Left) talks with a Renault mechanic beside the Gordini turbocharged engine in the Renault RS01. It was the debut appearance in F1 for Renault, a turbocharged engine (a 1.5 litre V6) and for tyre manufacturer Michelin. Jabouille qualified twenty-fourth and retired on lap seventeen with a blown turbo.
British Grand Prix, Rd 10, Silverstone, England, 16 July 1977.
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L’ora decisiva del sabato vede Watson tornare al livello che gli compete ma non abbastanza per superare il tempo ottenuto da Hunt del giorno precedente. Il Campione del Mondo torna quindi in pole position (la dodicesima) davanti a Watson, Lauda, Scheckter, Nilsson, Andretti (che non riesce a trovare il migliore assetto per la sua Lotus), Stuck e Brambilla.

La sorpresa del giorno arriva da Gilles Villeneuve che si qualifica nono davanti al suo idolo Ronnie Peterson, con un distacco di 8 decimi da Hunt ma soprattutto con 2 decimi di vantaggio sulla M26 di Mass.

1977 British Grand Prix.
Silverstone, England.
14-16 July 1977.
Gilles Villeneuve (McLaren M23 Ford) 11th position on his Grand Prix debut.
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ref: 10169/27.

 

Il piccolo franco-canadese stupisce ancora di più il sabato mattina facendo segnare il miglior tempo nel warm-up, mettendosi alle spalle Hunt, Watson e Lauda. Prima della partenza del GP si disputa una gara di F1 storiche con Stirling Moss al volante della Maserati 250F e Roy Salvadori che rimane al comando fino a quando la sospensione anteriore destra della sua Aston Martin DBR4 si rompe.

Exhibit of his old Maserati motor car by Stirling Moss.

 

Dopo un warm-up mediocre (nono tempo) Chapman fa sostituire il motore di Andretti, ufficiale Cosworth, con quello preparato da John Nicholson.

SILVERSTONE, UNITED KINGDOM – JULY 16: A message left on the Ford engine from Mario Andretti’s Lotus 78. The engine would expire 6 laps from the end of the race during the British GP at Silverstone on July 16, 1977 in Silverstone, United Kingdom. (Photo by LAT Images)

 

Jabouille riesce a qualificare la Renault turbo col 21° tempo e partirà a fianco di Fittipaldi nonostante un altro motore rotto e conseguente fumata bianca di vapore che vale alla RS01 il soprannome di “yellow teapot”.

I non qualificati sono Ribeiro (March), Regazzoni (Ensign), Henton (March) e de Villota (McLaren). Stupisce la pessima prestazione di Regazzoni, anche perché Tambay con l’altra Ensign si è qualificato comodamente col 16° tempo, appena dietro a Reutemann e Laffite, girando un secondo più veloce del ticinese.

Il giro di ricognizione prende il via alle 15. La BBC non trasmette la corsa a causa della pubblicità di tabacco presente sulle monoposto (Lotus esclusa).

Quando il semaforo passa dal rosso al verde Hunt ha un problema alla frizione e si fa sorprendere da Watson, Lauda e Scheckter.

Il gruppo si snoda lungo il perimetro del vecchio aeroporto e a Stowe Watson conduce con sicurezza davanti a Lauda, Scheckter, Hunt, Nilsson, Andretti, Villeneuve e Mass mentre Keegan si è già ritirato dopo un contatto con Reutemann.

Tambay si ritira subito per un problema elettrico mentre Andretti supera Nilsson che ora è insidiato da Villeneuve. Il canadese, dopo aver superato Stuck e Brambilla alla partenza, ha davanti a sé 6 piloti vincitori di almeno un GP. Niente male per un debuttante.

Al settimo giro Hunt prende la scia a Scheckter sull’Hangar Straight e lo supera in staccata a Stowe portandosi al terzo posto.

Nello stesso giro Reutemann va in testacoda a Woodcote e rientra ai box dove gli viene riscontrata la rottura di un tubo dei freni. I meccanici provvedono alla riparazione che però necessità di molto tempo e Lole riparte ultimo, staccato di 5 giri.

Al 10° passaggio Villeneuve si ferma ai box con la temperatura dell’acqua alle stelle e scende dalla macchina, convinto che la sua corsa sia finita. Dopo un controllo generale i meccanici non trovano nessuna perdita e ne deducono che il termometro sia rotto per cui fanno risalire il canadese, gli riallacciano le cinture e lo rimandano in pista davanti a Scheckter, Andretti e Nilsson ma con 2 giri di distacco. Gilles si sposta per farli passare per poi accodarsi al terzetto tenendo agevolmente il loro passo.

Ancora 2 giri e si ferma ai box anche Jabouille al quale viene sostituito il collettore di aspirazione crepato. Il francese rientra in pista dietro a Reutemann per accumulare chilometri ma dopo altri 4 giri il turbo si rompe definitivamente. Prima della sosta si trovava in sedicesima posizione, alle spalle di Patrese e davanti a Fittipaldi.

Watson è sempre in testa ma ora Lauda e Hunt lo seguono da vicino.

Finisce malissimo la giornata della Tyrrell. Dopo il ritiro di Peterson a inizio gara per la rottura del motore, Depailler rimane senza freni a Copse ed esce di pista (senza danni fisici) dopo aver abbattuto diverse file di reti.

Patrick Depailler (FRA) Tyrrell P34 crashes out of the race and into the catch fencing at Copse after suffering brake problems.
British Grand Prix, Rd 10, Silverstone, England, 16 July 1977.
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Lauda perde terreno da Watson e Hunt lo incalza. La Ferrari è più veloce sui rettilinei ma Hunt è scatenato e al 23° giro supera l’austriaco alla staccata di Woodcote.

SILVERSTONE, UNITED KINGDOM – JULY 16: James Hunt, McLaren M26 Ford leads Niki Lauda, Ferrari 312T2 during the British GP at Silverstone on July 16, 1977 in Silverstone, United Kingdom. (Photo by LAT Images)

 

A metà gara Hunt e Watson hanno un vantaggio di 8 secondi su Lauda, in difficoltà con i freni. Scheckter è saldamente quarto e tiene a bada le due Lotus, oggi meno competitive del solito.

Al 44° giro, approfittando del doppiaggio di Schuppan, Hunt affianca Watson in staccata a Woodcote ma l’irlandese si difende tenendo la traiettoria interna e il pilota della McLaren deve riaccodarsi.

Sei giri più tardi Hunt, dopo aver fatto segnare il giro più veloce, supera Watson sull’Hangar Straight e passa condurre. Alla fine del giro il pilota della Brabham entra ai box perché c’è un problema di pescaggio della benzina. I meccanici tentano di risolvere con un rabbocco di carburante e lo rimandano in pista ma ormai è dodicesimo.

Quando mancano 18 giri alla fine Hunt ha una ventina di secondi su Lauda e altrettanti su Scheckter e può quindi gestire comodamente la gara. Watson ottiene il secondo miglior tempo sul giro ma il problema di pescaggio si ripropone e questa volta l’irlandese si ritira definitivamente. Ennesima gara sfortunata per Wattie.

SILVERSTONE, UNITED KINGDOM – JULY 16: Silverstone pit staff walk down the pitlane as John Watson gets into his Brabham BT45B Alfa Romeo during the British GP at Silverstone on July 16, 1977 in Silverstone, United Kingdom. (Photo by LAT Images)

 

Intanto Andretti ha un calo di motore e fa passare Nilsson che comincia a mettere pressione a Scheckter.

Gunnar Nilsson, Lotus-Ford 78, Grand Prix of Great Britain, Silverstone Circuit, 16 July 1977. (Photo by Bernard Cahier/Getty Images)

 

Il sudafricano della Wolf aumenta il ritmo per difendersi dal ritorno di Nilsson ma al 60° giro il suo DFV esplode costringendolo al quarto ritiro consecutivo.

Anche il motore di Andretti si rompe a soli 5 giri dalla fine e così anche Piedone rimane a bocca asciutta.

Mario Andretti (USA) Lotus 78, pulls off to the side of the road at Woodcote after suffering a blown engine on lap 63 of the race.
British Grand Prix, Rd 10, Silverstone, England, 16 July 1977.

 

James Hunt torna alla vittoria (l’ottava) dopo 8 mesi e 11 GP.

Arm raised, Britain’s James Hunt acknowledges the chequered flag as he crosses the line to win his home Grand Prix at Silverstone (Photo by S&G/PA Images via Getty Images)

 

Il ritiro di Scheckter e Andretti, insieme alla gara sfortunata di Reutemann, consente a Lauda di consolidare la sua posizione in testa alla classifica con 39 punti contro i 32 della coppia motorizzata Cosworth e i 28 del compagno di squadra. Hunt passa in quinta posizione con 22 punti superando Nilsson a 20. Lo svedese della Lotus è al suo quarto e ultimo podio.

Per Hunt è un successo importantissimo (il primo col numero 1 sulla macchina) davanti al proprio pubblico e davanti a Lauda. Una rivincita morale e materiale dopo la squalifica del 1976 che lo rilancia nella classifica mondiale.

La Ferrari sale a 56 punti tra i costruttori davanti alla Lotus con 47 e alla McLaren che con la prima vittoria della M26 sale a 34 punti e supera la Wolf, ferma a 32.

NORTHAMPTON, ENGLAND – JULY 16: Mechanical Engineer and Ferrari Formula One Team Manager Mauro Forghieri during the British Grand Prix at the Silverstone Circuit in Northampton, England on July 16, 1977. (Photo by Bob Thomas/Popperfoto via Getty Images/Getty Images)

 

Sale sul podio anche Gilles Villeneuve, undicesimo al traguardo a 2 giri dal vincitore ma autore di una gara entusiasmante coronata col quinto miglior tempo sul giro. Il 25enne debuttante viene nominato “Driver of the Day” per quello che con un po’ di fortuna sarebbe potuto essere un comodo quarto posto finale. Un approccio niente male.

 

Giovanni Talli

MIT’S CORNER: BUON 2023 COL NON-PAGELLONE DEL 2022

Con l’ultimo GP ad Abu Dhabi si è chiusa la stagione di Formula 1 2022. Una stagione che nonostante i numeri apparentemente dicano il contrario è stata assai divertente e movimentata. E quando dico movimentata intendo anche in senso letterale, soprattutto per i piloti i quali, soprattutto nella prima parte della stagione, hanno dovuto combattere anche contro il famigerato effetto “porpoising”.

La messa meglio su questo effetto è stata, incredibili dictu, la Sauber/Alfa Romeo che infatti nelle prime gare della stagione ha colto i suoi migliori risultati con Bottas e ha vissuto di rendita sino alla fine. Le altre scuderie si sono messe di buzzo buono e arrivati a metà stagione avevano praticamente risolto gli effetti più deleteri del problema. Ma la federazione, a seguito dei ripetuti “stimoli” soprattutto di una squadra (e soprattutto di un pilota) ha infine emesso la famigerata direttiva tecnica 39, TD39, che imponeva alle squadre, tra le altre cose, un limite minimo più alto di altezza da terra (di ben 15 mm se non ricordo male) e altre simpatiche amenità quali la limitazione del rapporto flessibilità/rigidità del fondo.

Non si sa con precisione quando le squadre hanno cominciato ad applicarle la TD39, nell’intervallo tra Silverstone e la pausa estiva ma di fatto era a regime a Spa.

Dopo l’introduzione della TD39 la RBR è scappata in avanti in modo clamoroso il che ha permesso a Verstappen di consolidare il già notevole vantaggio in classifica piloti che aveva accumulato.

Anche Mercedes ha visto la propria competitività aumentare al punto da concludere il mondiale quasi come prima forza, il che ha dell’incredibile visti i pessimi risultati ottenuti nella prima parte di stagione.

Si dice che il grande cambiamento nei rapporti di forza delle scuderie nella seconda parte di stagione sia dovuto soprattutto all’efficacia degli sviluppi portati sul campo e non agli effetti della TD39. Tuttavia va considerato che prima della famigerata direttiva molte scuderie stavano sviluppando o programmando gli sviluppi sulla base del pacchetto che avevano sicché, volenti o nolenti, la direttiva ha comunque, anche a pensar bene, avuto una importante (e forse decisiva) influenza sulla seconda parte di stagione in quanto ha letteralmente scombinato tutti i piani di sviluppo di chi o non se l’aspettava o non l’auspicava. Tutte le scuderie ne hanno dunque patito direttamente o indirettamente gli effetti. Tranne Mercedes la quale probabilmente ha sviluppato la vettura proprio aspettandosi la direttiva, con i risultati che tutti abbiamo visto.

Insomma, la famigerata direttiva secondo me è stata quantomeno improvvida. E non si può non tenerne conto nell’esaminare la stagione dei piloti.

Non mi spendo sul discorso budget cap in questo pagellone, perché a differenza della TD39 non ha avuto molta influenza (se non ovviamente indiretta per i RBR) sulla guida e la condotta dei piloti in generale.

Il NON PAGELLONE che segue è un giudizio riassuntivo, pilota per pilota, che prende in considerazione l’intera stagione cercando di valutarne l’andamento complessivo. Seguirò l’ordine della classifica piloti.

 

VERSTAPPEN

Dopo la straordinaria, quanto sofferta (eufemismo: per quanto non auspicassi l’ennesimo titolo di Hamilton considero la conclusione di Abu Dhabi 21 una spurcariè, come si dice dalle mie parti) vittoria del 2021 Max era atteso ad una difficile riconferma, date le premesse. Infatti, il cambio di regolamento tecnico era un’incognita per tutti e tutti si aspettavano, prima dell’inizio della stagione, che la Mercedes, capace com’è stata di bersi gli ultimi due cambi di regolamento come fossero gazzose, si sarebbe trovata davanti e non di poco. Ma la sorpresa di una Mercedes così scadente deve aver tranquillizzato il nostro il quale evidentemente era molto meno spaventato dal binomio Leclerc/Ferrari che da quello Hamilton/Mercedes. Non si è scomposto di un epsilon alla vista della competitività Ferrari ed ha portato a compimento una prima parte di stagione semplicemente straordinaria perché è riuscito a massimizzare ogni possibile circostanza. Quando poi il geniaccio (che, ricordiamolo, disegna ancora “a manazza” invece che con il computer) ha partorito gli sviluppi giusti per fronteggiare la TD39 e gli ha messo a disposizione il missile Max ha fatto un ulteriore step e ha annichilito la concorrenza in un modo che ricorda da vicino il miglior Schumacher. Già. Perché se è vero che guidava la vettura complessivamente migliore è anche vero che l’ha guidata ad un livello assolutamente stellare che in molti gp quest’anno mi ha ricordato i bei tempi di #keepfightingmichael (sempre sia lodato). Questo titolo è tanto di Newey quanto suo perché Perez non ha mai dato l’impressione di poter condurre allo stesso livello e non c’è mal-pensiero che possa far deviare da questa considerazione. L’unico appunto che gli si può fare è che nel finale non si è dannato per “aiutare” Checo a conquistare il secondo posto nel mondiale piloti. Ci sta, per carità, sappiamo tutti che vincere il mondiale con secondo il tuo compagno di squadra sminuirebbe, quantomeno negli annali statistici, la portata della tua prestazione e il sogghigno che si celava dietro alla visiera del suo casco quando in Brasile gli è passato davanti aveva probabilmente questo significato. Tuttavia il modo in cui si è messo di traverso ha quel sapore di antipatia un po’ infantile che potrebbe dare qualche speranza in più al suo (al momento ignoto) sfidante del 2023: va a sapere che sotto pressione il buon Max mostri qualche limite! Ma oggi, diciamocelo, TD39 o meno, il livello che Max ha fatto vedere quest’anno era tale che avrebbe vinto a prescindere. Sicché il giudizio non può essere che quello massimo: sommo, stellare, spaziale, galattico, siderale.

 

LECLERC

Ah! Carletto! Croce e delizia di ogni tifoso (e simpatizzante) rosso! Che stagione!

Gli ammerigheni buttano in ogni dove il vocabolo rollercoaster, financo in modo antipatico, e tuttavia, ça va sans dire, se lo applicassimo alla stagione di Leclerc stavolta lo faremmo certi di non sbagliarne l’orizzonte semantico. Ora, siccome usare la traduzione corretta del vocabolo di cui sopra sarebbe forse un po’ improvvido, visto il complicato panorama geopolitico mondiale di questo periodo, ci limitiamo ad un calembour un po’ infantile: montagne rosse, caro Charles, hai proprio guidato sulle montagne rosse.

Inaspettata e piacevole sorpresa di inizio anno, la competitività della Ferrari ne ha esaltato sin da subito l’istinto guerreggiante e infila un trittico di gare spettacolari che lo portano ad avere già un bel vantaggio nella classifica mondiale. Poi a Imola qualcosa si rompe. La gara, pur difficile per il maltempo, parte male, la conduce malissimo, esagera, sbaglia, recupera, ri-sbaglia, non si capisce nemmeno bene cosa stia facendo. Da lì in avanti (nonostante un filotto di pole position di spessore) si scontra contro il muro Verstappen, contro il muro del turbo e di  qualche problema di troppo alla vettura e pure, non bastasse, contro il muretto. Sfiamma e scalpita, il nostro, alternando prestazioni mostruose a errori banali e si ritrova a metà stagione, nonostante la vettura assai competitiva, già ad una distanza siderale dall’orange dai nervi di adamantio. La vittoria in Austria sarà l’ultima e gli sviluppi, anzi i contro-sviluppi (sarà mica colpa della TD39?!) della seconda metà stagione lo relegano a vittima sacrificale della Red Bull. Però non demorde, il nostro, e riesce in extremis ad acciuffare il secondo posto nel mondiale.

Nel complesso la stagione ha mostrato tutti i pregi e tutti i limiti (attuali) di Leclerc. I pregi: velocissimo, anzi, velocissimissimo in qualifica, arrembante in gara e sempre sul pezzo quando si tratta di duellare. Il mio personalissimo top dell’anno glie lo assegno per l’abilità di guida mostrata a Singapore, in condizioni difficilissime, con una macchina non bilanciata adeguatamente e non all’altezza della stellare RBR: semplicemente straordinario. I difetti: alle volte è debordante e zoppica nel gestire gomme e gara. Le polemiche sugli errori del muretto hanno spesso tenuto poco conto di quanto contasse, in quegli errori (Monaco e Silverstone su tutti), la condotta del nostro eroe. E lo affermo a ragion veduta: i team radio in cui Charles ha mostrato incertezza e indecisione nel rapporto col muretto nel 2022 non si contano, purtroppo per lui, soprattutto se confrontato sullo stesso tema con il team mate, apparso ben più centrato nel gestire il proprio potenziale. Ora si dovrebbe dire: è da qui che deve ripartire per costruire un 2023 vincent……. Ma no! Perché qui c’è un bel busillis da capire. La preannunciata lunghissima stagione 2023 non potrà prescindere da una condotta strategica (posto che la vettura sia competitiva, naturalmente) assai più diligente. Perché il confronto con Verstappen non lo vede meno veloce ma meno solido, almeno oggi, certamente sì. Ed è qui che bisognerà capire come evolverà il Leclerc pilota. Se sarà, cioè, condannato ad essere una stella che brilla a intermittenza, la pulsar del cosmo formulaunistico, o se sarà capace di compiere quello step di consistenza e solidità che potrà consentirgli di competere davvero per il risultato massimo. Le ultime gare del 22, in questo senso, fanno ben sperare ma non possiamo non tener conto della poca pressione che c’era (peraltro attratta dalle voci sul futuro di Binotto) e sospendiamo il giudizio.

Di contro si porta a casa un risultato notevole nei confronti di Sainz il quale, ricordiamolo, arrivava da un 2021 sorprendentemente migliore, nel complesso, di quello di Leclerc. Il distacco con lo spagnolo non è mai stato in discussione e forse, alla fine, il secondo posto mondiale, posto a confronto con il quinto ottenuto da un comunque buono Sainz, dà la misura di un risultato comunque eccellente e di cui far tesoro.

PEREZ

Stagione nel complesso deludente quella di Checo. Quando il tuo teammate fa 15 vittorie e tu ne fai 2, peraltro insperate e a fronte di errori altrui, hai ben pochi motivi per essere felice. In generale mi è parso abbia fatto un passo indietro rispetto al 2021, i distacchi in termini di velocità rimediati in media da Verstappen hanno rasentato la fantascienza, spesso ben superiori a quelli che sono costati il posto a Gasly un paio d’anni orsono e se a questo aggiungiamo la scarsa combattività dimostrata e la strana querelle con il compagno nell’ultima parte di stagione finiamo col trovarci sul tavolo un piatto assai scialbo e deludente. Il passo del gambero si è manifestato soprattutto nella seconda parte di stagione quando, singapore a parte, ha mostrato seri limiti nella gestione delle gomme il che non gli ha permesso di conquistare il secondo posto nel mondiale piloti. Diciamolo: visto il missile su cui era seduto il secondo posto nel mondiale doveva portarlo a casa e non c’è riuscito. Qui si fa presto a dar giudizi: appena appena sufficiente. C’è poi un bel punto di domanda, di quelli proprio grandi grandi, grandi come il costo del catering, per la stagione 23: se i rapporti con Verstappen si sono deteriorati, se la sua competitività è calata e con il sorrisone di Daniel nel retrobox a lanciare macumbe il suo sedile saltasse?

Ai posteri l’ardua sentenza!

RUSSELL

Bravo, bravo, bravo e poi…….. bravo!

Tutti lo aspettavamo al varco: dopo tutte le aspettative che si sono create negli scorsi due anni riuscirà il buon George a confermare che è uno di quelli lì? L’approdo ad una scuderia (ipoteticamente) di vertice al fianco di Lewis era la prova del 9 e l’ha superata alla grandissima. La prima incognita era la velocità e il confronto con Lewis si è rivelato illuminante perché lungo l’arco della stagione il cronometro in qualifica oscillava di pochi millesimi rispetto al celebrato teammate (per la precisione: 9-13 in Q con  -23millesimi di distacco medio). Poi c’era da verificare la capacità di reggere la pressione e in questo la scarsa competitività iniziale di Mercedes l’ha aiutato ma poi, quando ha potuto competere per le posizioni di vertice non ha fatto una piega e la vittoria in Brasile è stata il coronamento di una stagione stellare. Ciò che più mi ha colpito è stata la solidità che ha mostrato lungo tutto l’arco della stagione unita ad una non scontata capacità di gestione della gara. In quest’ultimo aspetto mi ha ricordato alcuni grandi del passato: sarà per la flemma e per lo standing molto british ma Graham Hill e Jackie Stewart sembrano far capolino nella visiera del suo casco. Nella seconda parte di campionato, con la ritrovata competitività Mercedes (ma come avranno fatto mai?!) si è giocato una sorta di mundialito con un Lewis ringalluzzito che voleva mettere al suo posto il quasi-rookie. Eppure per Lewis non c’è stato nulla da fare. Si parla tanto per il 2023 della sfida Max/Charles ma se la Mercedes dovesse essere competitiva (e ammesso e non concesso che Lewis sia sul viale del tramonto) un pilota così solido e veloce potrebbe sorprendere tutti.

SAINZ

Bentornato sulla terra, Carlos. Dopo un 2021 sorprendente per consistenza e solidità e che poteva far dubitare da un lato sul reale valore di Charles e dall’altro sul suo reale valore, come se, chissà mai, anche il buon Carlos potesse appartenere alla schiera dei più forti in assoluto, sembra che questa stagione l’abbia rimesso al suo posto. Nel complesso il giudizio è dunque assai ambivalente. Carlos ha confermato soprattutto la solidità e la capacità di lettura della gara, il che non è banale viste le polemiche sul muretto Ferrari della prima parte di stagione. Inoltre mi è parso anche leggermente migliorato come velocità pura (solo -86 millesimi il distacco medio da Leclerc in Q nonostante il 7-15 rimediato), che non è poco dato che la sua carriera conta già parecchi anni alle spalle. Quindi con 3 pole position, 8 podi, un’ottantina di punti in più rispetto alla passata stagione e, soprattutto, la prima vittoria in carriera ci starebbero le congratulazioni con i fiocchi. Tuttavia il confronto complessivo con Leclerc l’ha visto sconfitto e non di poco il che lancia una pesante ombra sulla valutazione della sua stagione. L’impressione finale è che Sainz stia meritoriamente dando il massimo ma che Leclerc abbia la famigerata “marcia in più”.

HAMILTON

Povero Lewis! Voleva prendersi la rivincita su Max e invece si ritrovato seduto su un mezzo catabolitico (parola di Toto!). La sua stagione è negativa sotto diversi punti di vista e non necessariamente legati alla scarsa competitività della sua vettura. Infatti, il confronto perso con Russell nella classifica piloti è lì a dimostrarlo plasticamente. Una sconfitta che brucia assai, secondo me, perché benché io sia sicuro che nella sua futura autobiografia scriverà che nel 2022 non si è impegnato, la pista ha dimostrato che quando lo ha fatto le ha prese lo stesso. Credo sia vero che nella prima parte non abbia dato il massimo ma quando, complice la TD39, si è trovato il mezzo per vincere sono altrettanto sicuro che sia la vittoria sia il sorpasso in classifica su George l’abbia spasmodicamente cercato. Non riuscendoci, però. E questa è tanta roba. Sono dell’idea che Lewis abbia cominciato a perdere smalto già dal 2020, e non dico 2019 perché quell’anno Mercedes andava il doppio degli altri, e gli affanni del 2021 (sia pur defraudato nel tempestoso finale di Abu Dhabi) uniti all’indolenza di questo 2022 lasciano poco spazio all’ottimismo. C’è da dire che Lewis ha più volte dato importanti sterzate alla sua carriera e non si può escludere che in futuro possa riservare ancora sorprese ma l’età avanza e lo spazio per trovare nuovi spunti tecnici nella sua guida temo sia assai ristretto. Nel complesso, forse per la prima volta in carriera, una stagione davvero negativa.

NORRIS

Il cambio di regolamento non ha giovato alle ambizioni di Norris. Dopo tre spettacolari stagioni, una migliore dell’altra, complice la scarsa competitività della McLaren, Lando non ha potuto esibire le sue doti di combattività come in passato e ha dovuto guidare sulle uova per tutta la stagione. Però il titolo “degli altri” l’ha portato a casa. Però la distruzione totale di Ricciardo l’ha portata a compimento. Però un podio l’ha comunque ottenuto (peraltro a Imola, in un GP reso molto difficile dalle condizioni meteo indecifrabili). Quindi alla fine e nel complesso la sua stagione rimane comunque estremamente positiva. Ed è ancora giovanissimo, con (auspicabili) ulteriori margini di miglioramento. Di chi è che si diceva “date una macchina a questo ragazzo”? Ah, non era lui? Ah, no. Peccato. Perché credo che quella domanda retorica si adatti perfettamente anche a Lando nostro. Bravo!

OCON

Eh! Qui, mi spiace, ma non posso essere imparziale. Questo pilota non l’ho mai capito. Non ha uno stile di guida identificabile. Combatte quando c’è da star calmi e sta calmo quando c’è da combattere. È veloce, per carità, ma non dà mai l’impressione di avere lo spunto del campione. Alterna gare intelligenti a gare stupide. E tutto questo campionario l’ha esibito anche quest’anno. Con l’aggravante, però, di non aver mai dato l’impressione di potersi davvero imporre sul suo attempato compagno di squadra. Il risultato finale l’ha visto prevalere ma la sconfitta nel testa a testa in qualifica (10 volte davanti e 12 volte dietro) e, soprattutto, la totale assenza di guizzi e gare speranzose di risultati (a parte il giappone, ove ha fatto un’eccellente gara) ne delineano una stagione complessivamente, almeno per me e con il disclaimer di cui sopra, deludente. Anche perché l’Alpine, pur fragile, non è stata poi così male.

ALONSO

La Old fox non ha tradito le attese. Passa il tempo e Fernandino nostro non cambia di una virgola. Come è entrato in Formula 1 nell’ormai lontano 2001 così è rimasto. Veloce, combattivo, polemico, veloce, orgoglioso, veloce. L’ho già detto che è stato anche veloce? Dopo un 2021 già ottimo sfodera un 2022 ancora migliore. Chiunque mastica di Formula 1 sa perfettamente che anche se la classifica lo vede dietro al teammate la pista ha detto ben altro. La fragilità dell’Alpine pare abbia preso solo lui di mira e sconclusionate scelte tattiche del suo muretto l’hanno danneggiato non poco (perché se in Ferrari hanno pianto le ghiandole lacrimali di Alonso hanno rasentato il diluvio!). Ma le gare che ha condotto, il modo in cui le ha condotte, hanno detto che il confronto con il ben più giovane e teoricamente più quotato Ocon l’ha vinto lui, e non di poco. L’ho già ribadito che è stato veloce? 12-10 in qualifica conditi da exploit favolosi (Montreal e Spa su tutti) parlano da sé. Ha preso l’ennesima decisione controversa della sua carriera, firmando per Aston Martin. Vedremo cosa il 2023 gli riserverà. Eccellente.

BOTTAS

Il maggiordomo per eccellenza della F1 esordisce in Alfa Romeo trovando una gradita sorpresa: a inizio stagione la vettura sembra buona e sembra l’unica a contenere l’effetto porpoising. Il buon Valtteri ne approfitta per mettere in cascina punti importanti. Dopodiché sparisce. Quasi letteralmente, peraltro, perché le gare scialbe che conduce da Silverstone in avanti non lo vedono mai negli obiettivi delle telecamere, se non per qualche guaio o per qualche mesto doppiaggio. Non c’è molto da dire più di questo e se non fosse stato per quelle prime buone gare il commento alla sua stagione si ridurrebbe ad una riga.

RICCIARDO

Disclaimer inverso a quello su Ocon, più sopra. Qui non sono imparziale come cerco di essere con gli altri piloti. Sarà il suo simpatico sorrisone o il fatto che è l’unico ad aver dato del vero filo da torcere ai ben più titolati Vettel e Verstappen ma ho sempre considerato il buon Daniel un top driver quanto a velocità, tecnica e combattività. Non mi sono mai considero un “tifoso” di qualche pilota (tranne che da microbo: via Mario Andretti e viva Villeneuve!) ma negli anni solo tre piloti mi hanno ispirato simpatie che, sia pur da lontano, rasentavano il tifo: Giannino cuor-di-leone Alesi, l’ineffabile Kimi (viaggiatore del tempo: doveva correre a cavallo tra i 60 e i 70) e Daniel col suo sorriso larger-than-life e i suoi sorpassi da antologia del motorsport. Quindi come posso infierire sulla sua pessima, ma veramente pessima stagione? Già il 2021 era stato disastroso ma almeno il guizzo vincente di Monza aveva salvato la sua stagione. Oggi, purtroppo, abbiamo assistito ad un’annata che peggio non si può. Non è solo l’abissale distacco in classifica rimediato dal teammate a darne la dimostrazione ma anche il cronometro, sia in qualifica (dove si è preso spesso distacchi quasi irreali) che in gara. La mesta uscita dal circus che ne è conseguita non poteva che essere la logica evoluzione di questi due anni. Anche perché l’età non è più quella del giovane rampante che potrebbe meritare una seconda occasione. La sua speranza di rientro è legata al, per certi versi, sorprendente contratto da pilota di riserva RBR che si è comunque portato a casa. Il rapporto tra Max e Checo è andato peggiorando nel corso della stagione 2022 e se nel 2023 dovesse deteriorarsi ulteriormente chissà mai che non possa ritrovare il sedile per gareggiare? Anche perché il dubbio residuale è che, come lui stesso e il team hanno spesso dichiarato, non ha mai trovato feeling con la filosofia costruttiva della McLaren e forse gli spunti da top driver che ha mostrato in passato sono ancora lì pronti per farsi vedere (ma non sono imparziale, ribadisco). Però… due anni e quaranta GP quasi tutti lontano anni-luce da Lando… Sarà mica che invece è Lando ad essere un marziano?!

VETTEL

Il 2022 ha visto il buon Sebastian già prepensionato dalle voci, sempre più insistenti e infine confermate, sul suo ritiro. Parte in ritardo, causa Covid, ma trova una vettura scadente, incapace di migliorare neanche di un epsilon rispetto al 2021. E vi si adatta guidando per la gran parte della stagione col gomito fuori dal finestrino, attento solo a marcare a uomo il figlio-del-capo, per non macchiarsi il ruolino di marcia. Solo nel finale regala qualche guizzo (a dir il vero già a Baku, evidentemente pista che gli è congeniale) ricordandosi di essere un fuoriclasse, dispensando qualche lezione di guida molto ben apprezzata dagli addetti ai lavori e dai post-tifosi dal cuore tenero. Rimane una stagione assai deludente, come i numeri impietosamente testimoniano, che non intacca però la bella immagine che si è costruito dopo quel maledetto dritto a Hockenheim 2018. Ad maiora, Seb!

MAGNUSSEN

Ecco un pilota di Formula 1 d’altri tempi. Fermo (be’, quasi viste le interessanti esperienze a ruote coperte e la buona prestazione in Indycar chiamato all’ultimo minuto) per un anno e chiamato a stagione quasi iniziata a sorpresa per sostituire il non compianto Mazepin il nostro sfodera un’annata molto interessante. Come Bottas anche lui si trova sorpreso dalla competitività della vettura e ne approfitta immediatamente con un quinto posto insperato nel primo GP. La favola finisce subito, però, perché già dal secondo GP la Haas torna nei ranghi che le erano stati pronosticati, peggiorando via via lungo il corso della stagione. Il buon Kevin però è un “massimizzatore” coi fiocchi e appena ne ha l’occasione porta a casa la più eclatante sorpresa dell’anno: la pole in Brasile è stata eccezionale. Basta questo, oltre al punteggio doppio rispetto a quello del teammate, per dare un giudizio positivo della sua stagione. E non è la prima volta che asserisco che costui sarebbe il secondo pilota ideale in un team che ha ambizioni di vertice. Non è veloce come i top driver ma la grande intelligenza in gara e l’estrema solidità che ha sempre dimostrato nella sua carriera sarebbero utilissimi. Nel 2023 ritroverà Hulkenberg con il quale ha già duellato con vigore sia dentro che fuori dalla pista, soprattutto in uno storico siparietto nel post-gp di Ungheria 2017. Ne vedremo delle belle? Che poi, se le voci sul motorone Ferrari 2023 sono vere e Haas sforna una monoposto equilibrata il 2023 gli potrebbe riservare delle belle sorprese.

GASLY

Mah! Ma che stagione negativa ha avuto il buon Pierre?! Dopo la (ingiusta?) defenestrazione da RBR del 2019 si era dato un gran da fare per fargliela pagare ad Helmuth e Christian, sfoderando due stagioni e mezzo assolutamente favolose in Alpha Tauri, considerando il mezzo (culminate nella vittoria a Monza nel 2020). Ci si aspettava che nel 2022 avrebbe dato il la definitivo in vista di un suo ritorno alla casa madre. E invece? E invece no! Purtroppo per lui, a parte il relativo acuto di Baku, non trova mai ritmo e nemmeno l’exploit capace di salvare la stagione. Sparisce via via venendo perfino oscurato dal non irresistibile (pur miglioratissimo) compagno di squadra. Invisibile in gara rimane comunque uno dei favoriti della coppia di intervistatori post-gara di sky che ogni volta cercano di spillargli commenti in italiano a cui lui, credo saggiamente, immancabilmente si sottrae. Il favorito (insieme a Toto) della bella e brava Federica Masolin e del simpatico Davide Valsecchi (forse il più competente del team Sky, lasciatemelo dire, al minimo al pari di Bobbi perché nascoste nelle sue fin troppo esagerate filippiche si trovano le più azzeccate analisi tecniche della stagione) finisce ingloriosamente per uscire definitivamente dall’orizzonte RBR e solo la sua “francesità” (unita al mercuriale decisionismo di Alonso) gli consente di ottenere un sedile per il 2023. Che sarà per lui, temo, l’ultima chiamata.

STROLL

Sarò laconico: pietoso, come sempre.  Oscurato dal pur pre-pensionato Vettel, non si mette nemmeno in luce nelle condizioni a lui più congeniali, cioè sul bagnato, che pure non sono mancate quest’anno. Ma che ci sta a fare un pilota così in Formula 1? Ah già! Dimenticavo… Non so voi cosa ne pensate ma nonostante il facoltoso babbo ho la sensazione che il 2023 sarà la sua ultima stagione nel circus. È una previsione? O un auspicio?

MICK SCHUMACHER

Spiace per il figlio della leggenda ma purtroppo quest’anno è andato assai maluccio. Non tanto e non soltanto per i pessimi risultati incamerati (pur migliori dell’anno precedente) quanto per l’impressione che ha dato di non aver saputo affrontare la stagione nel modo che si conviene. Il confronto con il teammate, anche al netto dei risultati concreti, è stato impietoso. Mentre Kevin era sempre “sul pezzo”, cioè sempre teso a ottenere il massimo delle sue possibilità e del mezzo che guidava e pronto a sfruttare le rare occasioni che si sono presentate, Mick era sempre ansioso, fuori ritmo e con troppi errori banali (anche senza considerare i siparietti sul costo dei suoi incidenti, alcuni veramente spaventosi remember Gedda e Monaco?) a oscurare il suo ruolino di marcia. Errori spesso gratuiti e del tutto inutili che sono proprio quelle cose che non si vogliono vedere in un pilota di Formula 1 che si rispetti e che, se non sei un fenomeno di velocità come Verstappen o Leclerc, non vengono perdonati. Se poi guardiamo i numeri e consideriamo che Magnussen era stato lontano un anno dalla F1 allora le cose peggiorano: in Q il gap medio rimediato da Mick è stato addirittura di -357 millesimi – non ci siamo proprio. L’exploit ottenuto con merito in Austria e l’ottima Q in Canada non sono stati sufficienti a compensare quanto di negativo ha mostrato nel resto della stagione. Il cognome che porta è stato utile fino a qui, in una embrionale carriera in cui ha pur mostrato sprazzi e spunti promettenti ma è anche un macigno il cui peso è difficile togliersi di dosso. A essere onesti, credo abbia ancora margini di miglioramento e il salvagente che gli ha gettato Mercedes potrebbe essergli utile in futuro. Staremo a vedere.

TSUNODA

Difficile giudizio quello sulla stagione di Yuki ma la sensazione è che dopo l’inguardabile stagione 2021 il 2022 sia stato decisamente migliore. Errori banali, gratuiti e inutili, condotte di gara al limite del ridicolo e persino mancanza di velocità hanno lasciato via via il posto, nel corso della stagione 2022 al loro opposto. I risultati apparentemente peggiori rispetto all’anno precedente sono dovuti solo ad una vettura decisamente meno competitiva e non alla guida del piccolo Yuki. Intanto ha messo a posto la velocità: in Q è passato da un 1-19 a 9-12 contro Gasly  portando il gap medio (ponderato) in Q da -528 a -95 millesimi.  Poi ha messo a posto la condotta di gara che è migliorata via via in stagione senza che ciò andasse troppo a detrimento della sua esuberante combattività. Il risultato finale è che mentre Gasly è via via sparito come l’investigatore Blue di Paul Auster il buon Yuki è invece sempre parso pimpante e vivace, al netto dei risultati concreti ottenuti in pista. Dicono che la svolta sia stata il trasferirsi in Italia per masticare Formula 1 da mane a sera. A quanto pare è servito. Bravo.

 

ZHOU

Molto interessante anche la stagione di Zhou. Partito malissimo ha dovuto scontare evidenti problemi di adattamento alla formula e non ha potuto, come Bottas, sfruttare il buon pacchetto che Alfa Romeo ha avuto nelle prime gare. Ecco così spiegato il gap in termini di punteggio in classifica piloti rimediato dal più esperto compagno di team. Tuttavia il nostro ha saputo poi trovare una quadra e nella seconda parte di stagione ha sfoderato numeri di tutto rispetto che, sempre nell’indicativo confronto con il compagno di squadra, così recitano: in Q nelle prime dieci gare ha rimediato un 2-8 con distacco medio di – 687 millesimi ma nelle rimanenti, pur rimediando un 6-7 in griglia ha ribaltato addirittura la situazione sul piano cronometrico dando a Bottas un distacco medio di + 131 millesimi. In gara (numeri non depurati da incidenti/ritiri salvo ritiri nella stessa gara) è arrivato dietro a Bottas sempre nelle prime 11 gare ma poi nelle rimanenti 10 gare ha prevalso 6-4. L’impressione generale è che il meno chiacchierato pilota di F1 sia molto meglio di quanto non ci si aspettasse. Vedremo l’anno prossimo come andranno le cose.

 

ALBON

Una Williams in leggerissimo progresso ma pur sempre ultima in griglia non ha permesso ad Albon di ottenere granché. Tuttavia l’anglo-tailandese ha comunque sfoderato una stagione coi fiocchi. Anche in questo caso è bene affidarsi ai numeri e questi dicono che si è “bevuto” il compagno di team più o meno nello stesso modo in cui se l’era bevuto Russell. La bellezza di un 19-1 in Q condito con un distacco medio di 624 millesimi dicono tutto. Per non parlare poi delle gare in cui Albon ha mostrato una combattività straordinaria (che già si era vista, a onor del vero, nelle sue passate esperienze) e che pur a dispetto della scarsa competitività della Williams l’hanno portato spesso a battagliare per i punti. Decisamente bravo.

LATIFI

Che ve lo dico a fare? Ennesimo figlio di papà che approda in F1 noleggiando il sedile che dimostra che non era proprio il caso. La sua mesta uscita dal circus è la logica conclusione della sua carriera.

DE VRIES

Una nota di merito per De Vries ci sta tutta. Chiamato a sostituire Albon a Monza si è presentato a tutti con una qualifica mostruosa all’8 posto e facendo una gara solidissima che gli ha garantito il nono posto finale. L’anno prossimo in Alpha Tauri, peraltro con un compagno non irresistibile (ma in crescita) come Tsunoda, potrà e dovrà far vedere di che pasta è fatto. Mi aspetto ottime cose perché a differenza dei piloti-bambini che va di moda ingaggiare in questi anni arriverà alla sua prima stagione completa in F1 con l’esperienza giusta e con l’età giusta per fare bene fin da subito (come peraltro ha già dimostrato). Sarà molto interessante.

Buon 2023 a tutti!

 

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: IL MESSIA NELL’ANNO CHE VERRA’

Il 2022 ormai ci sta salutando per sempre e, sportivamente parlando, di certo non è stato avaro di emozioni e di novità e, come al solito, specie per quanto riguarda la Ferrari, non ha mancato di dividere gli appassionati che la seguono. Binotto è stato mandato via anzitempo prima della fine naturale del suo contratto ed al suo posto è giunto Vasseur dall’Alfa Romeo, accolto come il nuovo Messia che dovrà condurre la Rossa verso la terra promessa. Cammino tutto in salita per lui e la squadra che lo dovrà seguire (o dovrei dire, per rimanere in tema biblico, popolo rosso?), considerando la dirigenza che c’è alle spalle della stessa Gestione Sportiva e, soprattutto, dell’agguerrita concorrenza che si dovrà affrontare. Cerchiamo di capire quali saranno i potenziali scenari per il Messia nell’anno che verrà.

Il primo pensiero non può che andare ai campioni del mondo, consci del loro potere politico in primis e di quello tecnico soprattutto. La Red Bull, dopo anni di digiuno e soprattutto pazienza durante il dominio AMG, non ha fatto altro che rimboccarsi le maniche, rifondando una squadra attorno al suo campione Verstappen. Il loro è stato un lavoro certosino, in luogo del quale hanno fatto crescere il talentuoso olandese attorno ad una squadra già rodata, dopo la scorpacciata di mondiali fatta con Vettel. Contrariamente al dogma Ferrari, nella suddetta squadra, non hanno cambiato una virgola: l’ossatura principale è rimasta la stessa (stabilità come parola d’ordine) e non hanno fatto altro che adeguarla al pilota sul quale hanno puntato ed investito. Come dicevo c’è voluto pazienza e tempo e, alla fine, il risultato è arrivato addirittura in anticipo, perché non è stato necessario aspettare il cambio regolamentare a cui Ferrari tanto si affidava. Red Bull ha avuto la capacità di lottare testa a testa con la Mercedes di Hamilton e, nel contempo, di prepararsi al nuovo regolamento. Proprio in quest’anno che sta per finire, questa squadra ha dimostrato cosa significa avere voglia di vincere: sappiamo benissimo come i bibitari siano giunti a dominare il mondiale 2022 dalla fine dell’estate in poi e, chi mi legge, sa altrettanto bene cosa penso del loro furto in termini di budget cap eppure, al di là del “se è giusto o meno”, loro in mente avevano una sola cosa e cioè vincere a qualunque costo. Il vantaggio tecnico che hanno tratto dallo sviluppo continuo ed indiscriminato che hanno perpetrato è tale che il buffetto sulla mano che la Federazione gli ha dato, in termini di ore di sviluppo in galleria del vento, non gli farà né caldo e né freddo e per questo gli attuali campioni del mondo sono da considerarsi la prima forza dell’anno che verrà e quindi la squadra di riferimento da dover battere. Difficilmente, anche se dovrei dire che è praticamente impossibile, la Red Bull si presenterà sotto ai semafori del primo GP della stagione, con un progetto cannato o comunque in ritardo. Considerando come si è concluso l’anno sportivo, non tanto per loro quanto per le vicissitudini dei diretti avversari, saranno a buon diritto i favoriti per vincere il terzo mondiale piloti consecutivo ed il secondo nei costruttori.

Questa considerazione mi porta immediatamente a rivolgere un pensiero alla Mercedes. La lotta, senza esclusione di colpi nel 2021, ha evidentemente distratto gli ex campioni del mondo sul progetto 2022 ed infatti si sono presentati con una macchina palesemente sbagliata, così sbagliata che loro, come i colleghi bibitari, sono dovuti ricorrere alle loro conoscenze politiche al fine di poter ricucire il gap con gli avversari e poter sfruttare così, tutti i GP che ci sono stati dal Belgio ad Abu Dhabi, come “laboratorio” per sviluppare la monoposto 2022 al fine di capire dove realmente hanno sbagliato e presentarsi, quindi, ai nastri di partenza dell’anno che verrà puntuali come sempre. Anche per quanto riguarda AMG ci troviamo d’innanzi ad un palese caso di “voglia di vincere” a tutti i costi: infatti loro come i colleghi di Milton Keynes, non hanno guardato in faccia a nessuno (emblematico avere all’interno della Federazione… la loro donna di fiducia poi andata via) ed anche loro, come Red Bull con Oracle, hanno avviato da tempo una stretta collaborazione con Ineos per aiutarsi nello sviluppo. Mercedes l’anno scorso, grazie a questa insaziabile voglia di vincere e soprattutto grazie a Ferrari, ha rischiato di arrivare clamorosamente seconda nel mondiale costruttori. Sebbene le incognite a riguardo di queste squadra ci sono ancora, è anche vero che le loro capacità di recupero sono indubbie e non posso non pensare che non saranno della partita… anzi. Hamilton, in quest’ultimo campionato, ha sofferto non poco sia perché non aveva un mezzo all’altezza (il commento via radio di Alonso a riguardo del fatto che “questo ragazzo sa partire bene solo se è in prima fila” la dice lunga) e sia perché il suo primo avversario, cioè il compagno di box, non è stato un cavalier servente come il Bottas dell’annata 2017 – 2018… tutt’altro. Russell, in barba proprio alla riverenza nei riguardi del pluri decorato compagno, non si è fatto pregare, andando a vincere l’unico GP della casa di Stoccarda, lasciando il compagno con le brache calate e a bocca asciutta, non potendo così ritoccare l’unico record che gli rimaneva e cioè vincere almeno un GP da quando ha iniziato a correre. Se è vero che in F1, con apparente stabilità regolamentare, si ricomincia da dove si è concluso, dubito fortemente che AMG si fermerà ad una singola vittoria così come lo stesso Hamilton non starà a guardare né il compagno né gli avversari. La casa della stella a tre punte sarà della partita e qualcosa mi dice che sarà protagonista fino alla fine.

Volutamente ho lasciato Ferrari per ultima nella mia disamina: tanti sono i rancori, i dubbi e le delusioni. Non mi riferisco a come si è concluso il mondiale 2022, sportivamente parlando, bensì a come si è concluso politicamente in seno alla Gestione Sportiva. La Scuderia ad Abu Dhabi, nonostante il golpe in piena regola, attuato dalla dirigenza a mezzo stampa, ha reagito compatta dando un segnale inequivocabile, stringendosi a coorte attorno al suo generale. Ciò non è stato sufficiente per placare la sete di sangue da parte di una dirigenza che non ha nessuna voglia di vincere a differenza dei diretti avversari (o comunque pensano di farlo con le loro “strategie politiche”), nei riguardi di un uomo solo che nonostante i suoi difetti ha portato una squadra dal sesto posto del 2020 al secondo del 2022. Ora tocca al Messia tanto annunciato (dopo il diniego di nomi ben più blasonati del Messia stesso… sic!), darsi da fare! Come sarà il mondiale della Ferrari di Vigna/Tavarez/Elkann (ebbene sì, a noi ci tocca il triumvirato!)? Siamo alle solite purtroppo: come ad ogni cambio di TP (il quinto in dieci anni…. roba da matti!), c’è sempre il solito rinnovato entusiasmo dovuto alla novità del momento e tutte le speranze sono riposte nelle miracolose mani del nuovo arrivato, dimenticando (e Red Bull ed AMG stanno a ricordarcelo ogni giorno) che l’unica cosa che conta è la stabilità! Vasseur a gennaio prenderà possesso della Gestione Sportiva e, praticamente, dovrà portare avanti un lavoro che non solo non è suo, bensì resta da capire anche se sarà in grado di farlo suo. A mio modesto giudizio, Ferrari partirà forte a marzo, perché Binotto aveva già iniziato a lavorare al progetto 2023, individuando le aree su cui intervenire. Solo che un conto è che il suo lavoro viene portato avanti da egli stesso, un altro è che viene portato avanti da un estraneo il quale, giustamente, avrà bisogno di tempo per instaurare il suo metodo di lavoro. Per questo a mio modo di vedere, Ferrari sulla distanza rimarrà col fiato corto come si suol dire… mi auguro di sbagliare. Chissà ad ogni modo se questa volta “l’onda rossa” dei tifosi, che tanto hanno criticato e bistrattato il buon Binotto senza posa, saranno pazienti con il Messia nell’anno che verrà.

PS

A voi tutti che avete la pazienza di leggere la mia rubrica e, soprattutto, allo staff del Blog del Ring con a capo Andras e Salvatore, auguro i migliori auguri di un felice anno nuovo.

 

Vito Quaranta

LE OFF SEASONS DI UNA VOLTA

40 anni fa le pause invernali erano più divertenti. Capitava ad esempio di veder foto del genere arrivare sulla sezione sportiva dei quotidiani nazionali:

Non corse mai ma avrebbe ammazzato la concorrenza. Il passo maggiorato per via della doppia gommatura posteriore garantiva un Venturi mostruoso e la sezione ridotta delle posteriori, che invero erano quattro anteriori, la rendeva capace di velocità di punta equiparabili ai motori turbo dell’epoca. Interessante anche questa:

Altra perla British che non corse mai. La BT51 ad effetto suolo per il 1983 effettua quello che oggi chiameremmo shakedown al Ricard. Le linee snelle ricordano più la vincente BT49 rispetto alla giunonica BT50 che la precedette. Il ban della FIA di fine dicembre 1982 su minigonne ed effetto suolo con imposizione del fondo piatto la pensionarono che era ancora in fasce. La cosa curiosa è che Brabham e Ferrari, pronte con le loro vetture ad effetto suolo per il 1983 (noi con la 126C2B a cambio longitudinale che aveva già corso a fine Mondiale) di fatto dovevano essere le più svantaggiate per la decisione della FIA. Ovviamente Gordon Murray reagì con l’agilità di una pantera e sfornò al volo questa che, altrettanto ovviamente, vinse all’esordio e poi il Mondiale (sia pure con un aiuto irregolare da parte delle benzine illegali sul quale il Vecchio (ovviamente) chiuse un occhio a fine 1983 perchè aveva vinto il Costruttori (quindi stigrandissimicazzi del Piloti)

Nelson Piquet (BRA) Brabham BT52 finished second.
Monaco Grand Prix, Rd 5, Monte Carlo, 15 May 1983.
BEST IMAGE

Noi altri invece, con la famigerata velocità di un Ministero il giorno prima delle vacanze di Natale, portammo in pista questa cassapanca ai limiti dell’inguardabile

Patrick Tambay (FRA) Ferrari 126 C2B

Verso metà stagione invece (sic) venne pronta questa, ossia la 126C3 “punto zero”

Alle sue forme snelle fecero seguito i record in pista nei test a Fiorano e Zeltweg. Misteriosamente cassata a favore dell’aero della 126C2B (sic) che debuttò a SStone nelle mani di Tambay in ossequio al fatto che precedeva Arnoux nel Piloti

Altri tempi proprio……..

IL VALZER DELLE POLTRONE

Adesso è ufficiale. Vasseur nuovo TP Ferrari e Binotto a svernare in attesa di ricevere chissà quale alto incarico.

Chi pensava ad Audi per Mattia oggi ha dovuto ricredersi perché Andreas Seidl lascerà la Mc Laren e si “accomoderà” proprio sui 4 anelli via Sauber.

Fuori anche Jost Capito ed il DT della Williams il giro delle poltrone potrebbe non terminare ancora.

E così, con tutti questi nomi in giro, in Ferrari hanno puntato sull’uomo con il curriculum meno scintillante per riportare ai fasti di un tempo l’armata rossa.

Il “nuovo” AD della rossa ha scelto di portarsi in casa un uomo gradito al board di Stellantis (pure a Tavares che gli è amico) portando a compimento l’ennesimo “repulisti” in pianura padana, seguendo il filo della tradizione che ormai è pedissequementeripetuta con cicli che diventano sempre più frequenti.

C’è chi punta sulla continuità e chi sull’esatto opposto.

Per fortuna non ci vorrà molto per capire chi ha ragione, anche se buttando un occhio alla storia di altri team la risposta non è nemmeno in discussione.

Voci parlano di un Binotto nel mirino di Liberty Media per un incarico abbastanza importante.

La rossa se lo ritroverà contro come già accaduto con …….. a voi l’elenco dei nomi.

 

Buona Formula a tutti.