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IL PUNTO DELLA REDAZIONE (ATTO IX)

Una volta lessi una considerazione illuminante, che mi ha segnato non poco: nella vita non esiste “ho tempo o non ho tempo”, bensì esiste solo “lo voglio o non lo voglio fare”. Se un uomo (o una donna naturalmente) si mette in testa di raggiungere un obiettivo, di realizzare un suo qualunque progetto, farà di tutto per riuscirci e, state pur certi, che troverà tutto il tempo necessario che gli servirà per quello scopo. La bomba tattica nucleare, che è esplosa la settimana scorsa e che ha scosso dalle fondamenta la F1 con l’annuncio da parte di Ferrari dell’ingaggio di Hamilton a partire dal 2025, ne è l’esempio eclatante. Per quale motivo ho esordito a questo modo?

Naturalmente la mia riflessione è tutta rivolta al Presidente della Beneamata. Quante volte mi sono lamentato della totale assenza del Presidente Elkann in questi anni? Assenza così eclatante che persino i suoi sostenitori l’hanno notata. Dov’è stato dal 2019 al 2022 Elkann? Chi l’ha mai visto e, soprattutto, sentito se non in sporadiche apparizioni obbligatorie come a Monza o come quella volta che pronunciò, con un sorriso che lasciò non poco amaro in bocca dopo la disfatta della Rossa in pista, “A noi rimane il giro più veloce”? Il nostro Presidente, mi spiace dirlo, è stato volutamente assente, perché quella non era la sua Ferrari, bensì la Ferrari di Binotto. Persino i sassi sanno che l’ingegnere italo svizzero non era affatto ben visto dal duo Elkann – Vigna, perché egli non era uno “yes man”, era uno del mestiere che, con tutti i suoi difetti caratteriali e manageriali, sapeva fin troppo bene cosa voleva e doveva fare. Questo ad Elkann non è mai andato giù, perché la sua massima aspirazione era quella di mettere la sua personale impronta sulla Ferrari, al fine di poter dire “abbiamo vinto per merito mio!” e, con Binotto di mezzo, appunto questo non era realizzabile. Per raggiungere il suo personale obiettivo, il Presidente doveva liberarsi “dell’ultimo regalo di Marchionne”, unico ostacolo alla sua grandezza… e infatti, cosa è successo fino al 2022? La Scuderia era totalmente abbandonata a se stessa, con un Presidente praticamente evanescente da un lato e ostativo dall’altro: chi si sognerebbe di dire di no alla venuta di Todt, cosa che Binotto voleva fare? Eppure le cose sono andate esattamente come sappiamo ed oggi, alla luce di quanto è successo, è innegabile che questo silenzio è stato voluto. Adesso ci ritroviamo esattamente nella situazione opposta: non si fa altro che parlare di Elkann e di come sia sceso in campo in prima persona nel plasmare la sua Ferrari, perché è innegabile che a portare il sette volte campione del mondo alla corte di Maranello è solo opera sua. Da fonti autorevoli si parla che la scelta di mettere sotto contratto Hamilton sia stata per “decreto presidenziale”, quindi di fatto c’è l’ufficialità a ciò che già si sapeva e, cosa più importante, rendendo ufficiale questa decisione è eclatante come si voglia far sapere per volere di chi tutto ciò è stato possibile realizzarlo. Elkann, già a fine 2022, parlava di “obiettivo 2026” e, come ho sempre affermato, persone che si trovano nella sua posizione non parlano mai a caso. Il Presidente aveva già messo in conto che gli anni che vanno dal 2022 al 2025, erano bruciati, andati, perché sapeva benissimo cosa voleva fare e che, questo appunto, richiedeva tempo. Egli ha preferito smantellare una squadra che, nonostante fosse stata abbandonata, era arrivata seconda nel mondiale costruttori, pur di realizzare la sua visione. Non è un segreto che Elkann stravedeva per Hamilton ed ecco che il suo sogno lentamente prende forma. Confesso che chi vi scrive sapeva che sarebbe venuto al posto di Sainz (dove ormai tutti avevano capito che il suo futuro non sarebbe stato più Rosso e, a questo punto, è chiaro che il rallentamento della firma del suo contratto era solo una cortina fumogena per distrarre e far guardare altrove) uno forte, solo che mai immaginavo che si sarebbe arrivati a qualcosa di così eclatante. Nel lotto di piloti “forti”, il cui contratto era in scadenza, c’era Russell ed infatti le mie attenzioni erano rivolte a lui, perché quando dici Hamilton, dici Mercedes a vita, senza contare il fatto che il campione aveva firmato il suo rinnovo in estate.

A dire il vero, in tutto quello che è successo, il buon Toto ha una responsabilità non da poco visto e considerato che Hamilton voleva un triennale e, invece, gli è stato negato, arrivando (furbescamente) in seguito ad un prolungamento di un anno più uno, con possibilità di svincolarsi alla fine del primo. Alla luce di quanto accaduto non posso fare a meno di pensare, a questo punto, che già ci fossero stati contatti tra il campione del mondo ed Elkann e, da qui, l’incredibile convergenza di tempi (la coincidenza non ha madre) che ha fatto incontrare l’interesse di ambo le parti. Evidentemente Wolff ha sottovalutato la fame e, soprattutto, la vanità del suo campione, evidentemente nemmeno lui credeva possibile che un pluri campione del mondo, a quasi quarant’anni, volesse rimettersi in gioco, accettando una sfida a dir poco improba. Anche i migliori sbagliano e sono sicuro che, questo, Toto se lo ricorderà finche campa. Nel frattempo alea iacta est e chi gongola è proprio il nostro Presidente, il quale, dal punto di vista commerciale e politico, ha agito in modo a dir poco geniale. La mia onestà intellettuale mi impone di dire le cose come stanno (mai leggerete le mie analisi dettate dal tifo!) ed i fatti dicono che in un momento di apparente calma, dove sembrava non dovesse succedere nulla, con LeClerc e Norris che hanno firmato praticamente a vita (anche se dopo quanto successo, mai dire mai), ecco che il carrozzone della F1 prende vita e, nonostante questo mondiale sia stato già assegnato ai soliti noti, nasce nuovo interesse che mette da parte ogni noia. Nel frattempo le quotazioni della Rossa in borsa schizzano su di un più 10% (parliamo di miliardi!) e chissà dove arriveranno se Ferrari, con Hamilton, inizierà anche a vincere. Da un punto di vista politico, la Rossa ha lanciato un messaggio potentissimo: portando in GeS un campione del mondo così forte e, soprattutto, mediaticamente imponente ha fatto capire al mondo intero quali siano le sue intenzioni… a cominciare dalla pista: pensateci bene a cosa possa significare avere uno come Hamilton all’interno di una Rossa, ogni Commissario ci penserà su due volte prima di effettuare una qualunque investigazione, per non parlare che lo stesso pilota farà avvicinare di più la parte anglofona della F1, che è quella che comanda di fatto, proprio verso Maranello. Nulla da dire quindi su questa azione e, sebbene il lato sportivo abbia ben altri risvolti (li tratterò in secondo momento, perché la convivenza con LeClerc, il suo benestare a tutta l’operazione e cosa ipoteticamente potrebbe accadere tra i due nel prossimo futuro, merita una considerazione a parte), i quali sono tutti da dimostrare, come si suol dire, il primo tassello della Ferrari di Elkann ha preso forma. Siamo passati dalla totale assenza alla prepotente e costante presenza all’interno della squadra… come dicevo all’inizio, esiste solo “voglio o non voglio” e il “decreto presidenziale” ha fatto capire fin troppo bene cosa vuole il Presidente della Beneamata. Che piaccia o meno, questo è il nuovo corso e, ora, non resta che aspettare l’anno prossimo per capire se abbia avuto ragione o meno

Vito Quaranta

IL PUNTO DELLA REDAZIONE (ATTO VIII)

Alla fine, dopo un tira e molla quasi patetico, la F1 ha ufficializzato l’ingresso (per il 2026) di Madrid come sede di un nuovo GP spagnolo. Inutile dire che questo, inevitabilmente, si dovrà alternare con quello di Barcellona, con buona pace di tutti gli appassionati. Sono costretto a dire così, perché nel circo (con rispetto per tutti i circensi) verrà aggiunto l’ennesimo circuito cittadino “improvvisato” (il lay out mostrato è da non credere!) ed adattato alle nuove F1 che verranno. Come ho già detto su queste righe, l’offerta va sempre dove ordina la domanda e, in questo momento, la domanda è veramente forte: inutile nasconderlo! Di Domenicali si può dire peste e corna anche in aramaico, eppure egli è stato messo a capo della governance della F1 per un solo motivo: fare cassa. Ognuno si ingegna come può e, se le nostrane amministrazioni locali si adoprano a disseminare le strade con autovelox ad ogni chilometro, il buon Stefano ha fiutato l’affare, ha capito che la gallina dalle uova d’oro sono proprio questi circuiti semi permanenti “incistati” tra le strade di questa e quella metropoli… state sereni che nel week end di gara gli autovelox verranno disattivati. Ormai siamo arrivati a ben sette cittadini che, su ventiquattro GP, non sono affatto pochi. Inevitabilmente, la presenza di questi circuiti influenza non poco il nostro sport e, infatti, lo sta snaturando completamente. Il dio denaro ormai è una costanza in ogni sport e nella F1 più che mai e, finché questi pseudo circuiti saranno sempre pieni, Domenicali&Co. avranno sempre ragione. Tra le altre cose, in questa stagione ci sarà la collaborazione promozionale, e quindi commerciale, proprio tra la F1 ed il “nostro” campione di tennis Sinner, come per dire “Domenicali non sbaglia un colpo!”. Poi se qualcuno si chiede come ha fatto Lamborghini, come marchio, a risorgere prepotentemente sul mercato, basta guardare proprio quello che sta facendo appunto ora l’ex Team Principal Ferrari (accompagnato alla porta della Gestione Sportiva per far entrare al suo posto Mattiacci… sigh, solo per far andare via Alonso e soprattutto per creare i presupposti della venuta di Vettel e Arrivabene. Non c’è che dire, anche la Rossa non sbaglia un colpo!). Detta così, sembrano tutte rose e fiori ed invece così non è, perché sebbene un circuito come quello madrileno, o come quelli che già sono presenti in calendario, possa sembrare affascinante è anche vero che non fa altro che snaturare la F1 stessa e beato chi crede che queste siano piste vere dove si possa vedere il manico dei piloti. Non c’è benevolenza nelle mie parole e, a giudicare dalle tante critiche che piovono via social, non sono l’unico a pensarla così.

Per quale motivo ci vogliono far “ingoiare” a forza questo tipo di F1 e, quindi, questa nuova tipologia di circuiti? Ovviamente la risposta è nella ricerca continua di avere più spettacolo. Uno spettacolo artificioso, falsato proprio dal lay out della pista stessa, che costringe le monoposto (che tra le altre cose, sono aumentate in grandezza in maniera spropositata rispetto ai bei tempi che furono, il che è un paradosso in termini considerando che si corre in un cittadino) ad inseguirsi in un budello dove le curve hanno un raggio di novanta gradi. Già, le curve: dove sono i curvoni, quelli veri, le cosiddette curve in appoggio, velocissime, da fare in pieno che anche se stai sul divano ti si stringono le chiappe tanto che ci si immedesima negli eroi che stiamo mirando alla tv? Purtroppo tutto questo sta andando a finire, visto che la tendenza per il futuro sembra proprio quella che sto descrivendo. L’imporsi di questi circuiti porta due conseguenze non da poco e cioè influenzare la progettazione della monoposto e l’atteggiamento del pilota. Infatti, se la maggioranza dei circuiti sono quelli in cui ci sono curve ad angolo retto, i progettisti si adegueranno di conseguenza nella gestazione di una vettura e i piloti, di rimando, si adegueranno di conseguenza al nuovo di stile di guida che queste piste richiederanno.

Curve come la “Eau Rouge”, ad esempio, di conseguenza saranno considerate anacronistiche prima e, soprattutto, più pericolose di quanto non lo siano già ora (perché ogni curva, inutile dirlo, è pericolosa a prescindere) dopo. Da qui lo snaturarsi della massima serie motoristica della quale noi siamo appassionati. In difesa del nuovo circuito madrileno, ho letto che anche quello di Barcellona, quando ha aperto i battenti, se ne parlava male salvo poi divenire il riferimento. Mi spiace, non posso che dissentire su questa disamina che tende a difendere il nuovo corso, sia perché quando arrivò il momento del Montmelò, all’epoca (primi anni ‘90) i circuiti si sprecavano, c’era l’imbarazzo della scelta, senza contare il fatto che il momento storico che stiamo vivendo, sportivamente parlando, è totalmente diverso rispetto a trenta anni fa: ognuno è figlio del suo tempo e certi confronti sono impietosi, perché il circuito di Barcellona è pista vera, che fa capire realmente quanto il progetto di una monoposto valga davvero, tant’è vero che questo viene definito come una galleria del vento a cielo aperto. Le piste vere, oggi come oggi, sono considerate noiose e, sebbene alcune gare lo siano davvero, la colpa dove deve essere ricercata? Nel disegno della pista o nel nuovo corso della F1, dove ogni progetto è limitato da regolamenti sempre più stringenti, dal denaro da spendere e dalla quasi totale assenza di test? Allo stato attuale, l’eccellenza del motor sport su quattro ruote è divenuta un “all in” dove, se azzecchi il progetto, campi di rendita per diversi anni e se lo sbagli, di rimando, sei costretto a remare per anni ricominciando tutto da capo e sperando nella venuta dell’ennesimo cambio regolamentare. Ecco che poi ci ritroviamo campionati, come quello appena concluso, che indipendentemente dal disegno della pista, il vincitore è sempre e soltanto uno. Vorrei ricordare che nel 2012, senza tutte queste nuove e “spettacolari” piste, avemmo ben sette vincitori diversi in altrettante gare. Di equilibrio, di valori e quindi di spettacolo ce n’erano non poco solo che questo tipo di show cozza con quello che intende il nuovo corso della F1 ed evidentemente dei nuovi appassionati che si stanno affacciando a questo sport. La domanda da parte di altre nazioni per ospitare un GP è altissima: ovvio che con queste condizioni, dove evidentemente un “semi permanente” ha dei costi di gestione decisamente minori rispetto ad uno “permanente”, unito al fatto che un circuito all’interno di una città permette una fruibilità maggiore a differenza di doversi spostare in un luogo (di periferia) prettamente dedicato, fa gola a non poche amministrazioni. Resta da vedere se questa tendenza durerà nel tempo, di certo noi che siamo stati abituati a piste come quella del Nurburgring, Jarama, Imola etc ce ne dovremo fare una ragione, solo che non è detto che ci debba piacere necessariamente.

Lasciatemi concludere con un “off topic” e che, quindi, con l’argomento trattato non centra nulla: qualunque siano i reali piani di Ferrari, nei riguardi di Sainz, trovo quantomeno sconveniente come a Maranello stiano gestendo l’attuale situazione. Assurdo che un pilota come quello spagnolo, dopo tutto quello che ha dimostrato e dato alla causa Rossa, sia tenuto in bilico a meno di tre settimane dalla presentazione della SF-24 (il nome è stato ormai reso noto) e, soprattutto, che ora il suo compagno abbia ufficializzato la firma, praticamente a vita per la Beneamata. Ormai anche i sassi hanno capito che Carlos non fa più parte dei piani futuri della Ferrari, e ci può anche stare, solo che è inaccettabile un atteggiamento del genere: che Carlos vada via o rimanga, la Rossa ne uscirà male a prescindere

Vito Quaranta

IL PUNTO DELLA REDAZIONE (ATTO VII)

Siamo ormai prossimi alla fine del mese di Gennaio e da Maranello, a riguardo del rinnovo dei piloti Ferrari, nulla è dato sapere. Già è stato trattato, su questa rubrica, l’argomento rinnovo, solo che ora la trama si infittisce, come si suol dire. Infatti sebbene non ci siano dubbi sull’estensione (praticamente a vita di LeClerc), il problema nasce proprio sul rinnovo del compagno, cioè Sainz. Sebbene fino a qualche settimana fa la permanenza in Scuderia da parte dello spagnolo era scontata, adesso non sembra essere più così. Ciò ha del clamoroso, considerando il talento di Sainz e quello che ha dimostrato da quando ha varcato i cancelli della Gestione Sportiva, eppure le cose evolvono velocemente e, a quanto pare, stanno prendendo una piega surreale, perché un pilota come Sainz non merita un trattamento del genere. A quanto pare (ormai è chiaro), se si sta ritardando l’annuncio del rinnovo è proprio perché, evidentemente, non si riesce a trovare la quadra con il potenziale contratto di Sainz, appunto.

La Ferrari, con l’estensione a vita del monegasco, ha fatto capire chiaramente su chi vuole puntare (e ci mancherebbe) e, addirittura, fa sapere che la squadra dovrà essere organizzata attorno a lui. Un discorso di lungimiranza che ci sta, solo (c’è sempre il trucco!) mi chiedo se l’attuale Ferrari se lo possa permettere. Mi riferisco alla forza che la Rossa può esprimere in pista e, soprattutto, fuori: è evidente che il modello che a Maranello vogliono seguire è quello di Red Bull o, se vogliamo essere nostalgici, quello della Ferrari di Schumacher, dove appunto la squadra era votata attorno al proprio cavallo di razza. Il fatto è che attualmente la Ferrari non è nemmeno lontanamente paragonabile agli attuali rivali, per non parlare della Rossa che fu ai tempi di Todt. Da qui la mia riflessione che grida rabbia, perché allo stato attuale Ferrari non può permettersi il lusso di operare questa scelta nell’immediato. Con una Red Bull che è avviata a vincere il mondiale che ancora deve iniziare (vedremo se in carrozza o con maggiore difficoltà), la Ferrari ha bisogno di due piloti solidi e talentuosi (la migliore coppia ce l’ha proprio la Rossa), che portino a casa più risultati possibili e Charles da solo (con a fianco un gregario), con questa attuale squadra, non può farcela anche se dotato di talento cristallino. L’esempio più ovvio ed immediato è proprio quello di Aston Martin: con buona pace di tutti i tifosi e, soprattutto, perbenisti della giustificazione, Lance Stroll è un modestissimo pilota e l’essere stato affiancato ad Alonso non ha fatto altro che evidenziare questo aspetto. Conti alla mano, Aston Martin non ha fatto altro che correre con il solo asturiano, il quale ha portato il novanta percento dei punti della squadra e questo si è, inevitabilmente, ripercosso sulla classifica costruttori, dove la “coraggiosa” (hanno rifatto la macchina da capo in campionato in corso) McLaren ha superato i rivali per ventidue punti. Punti che, se ci fosse stato un pilota vero, sarebbero potuti essere contenuti tranquillamente durante tutto l’arco della stagione.

Ferrari allo stato attuale, con questa politica del “one man show”, rischia di fare la stessa fine: questa Ferrari ha bisogno di uno come Sainz ed ha bisogno di un Sainz motivato e non ridotto a seconda guida o peggio (come molti vorrebbero) a scendi letto del monegasco. Considerando che la Rossa è un cantiere a cielo aperto, perché per l’ennesima volta è costretta a ricostruire tutto da capo dopo l’ennesimo siluramento dell’ennesimo Team Principal, è facile pensare che comunque non si vincerà nulla nemmeno per l’anno prossimo (quest’anno è già archiviato… state sereni!) ed è per questo che bisogna ottimizzare il più possibile con quello che si ha a disposizione (che comunque non è poco) ed ecco perché il rinnovo di Sainz dovrebbe essere una naturale conseguenza. Invece, l’impressione è che la Rossa voglia addirittura lasciar andare via lo spagnolo per operare un cambio eclatante, già in chiave 2025! Per Charles si parla di un quinquennale che raggiungerà i cinquanta milioni l’anno: nella storia della F1 non mi pare si sia mai verificato una situazione del genere e cioè quella di pagare uno sproposito ad un pilota, che per quanto oggettivamente abbia i requisiti del campione, non ha ancora vinto nulla. Perché il punto è proprio questo e cioè che il buon Charles, per quanto abbia dimostrato (inizio stagione 2022… sigh) che se la può giocare tranquillamente contro Verstappen, è anche vero che di fatto egli il mondiale non l’ha vinto e durante quella stagione commise anche errori (GP di Francia su tutti), sebbene fosse costretto a sovra guidare a causa della superiorità della Red Bull del rivale. Ferrari, è fortemente dipendente da LeClerc e su questo non ci piove e LeClerc, di rimando, ha bisogno di Ferrari, perché paradossalmente allo stato attuale è l’unica squadra che gli può dare una speranza da titolo, perché come già detto più volte, nessuno dei top team se lo prenderebbe e non per mancanza di talento (ci mancherebbe), bensì perché o stanno già al completo o perché semplicemente non se lo possono permettere. Ecco, dunque, che tutte le speranze sono rivolte al cambio regolamentare e a quel famoso mantra, ripetuto dal Presidente, e cioè “obiettivo 2026” così tanto agognato. Ecco, dunque, che questo è inevitabilmente un momento di passaggio, un periodo di attesa (l’ennesimo) nella speranza che arrivino tempi migliori e, nella fattispecie, che la Rossa azzecchi il suddetto cambio regolamentare (sperando che non apportino modifiche come nel 2022, anche se Vigna ora ha fatto sapere che la Ferrari deve acquistare peso politico… quando si dice il tempismo!) ed ecco, dunque, che ora più che mai c’è bisogno dello spagnolo in squadra, sia per dare quella bramata stabilità che la Ferrari sembra non conoscere più e sia perché porta a casa risultati pesanti. Perché non si dimentichi che lo spagnolo è stato l’unico ad aver agguantato una vittoria (non Red Bull) l’anno scorso e che, se non fosse stato funestato dal tombino in quel di Las Vegas (dove la stessa Ferrari ha miseramente taciuto a riguardo… poi il dott. Vigna parla di riacquistare peso politico), con i punti conquistati avrebbe dato la possibilità a Ferrari di rimanere seconda nel campionato costruttori, davanti ad AMG, e finire nuovamente avanti al compagno… magra consolazione certo, eppure di questi tempi non si butta via nulla.

Ad essere franco non riesco a vedere un Sainz totalmente asservito alla causa del compagno, con quest’ultimo che ha la precedenza sulle strategie ed il primo che è remissivo e tace a riguardo. Come ho già detto e ripeto, ritengo che questa politica sia giusta e quindi addirittura doverosa nel momento in cui ci si sta giocando il mondiale e, quindi, nulla deve essere lasciato al caso: purtroppo né quest’anno e, con molta probabilità, nemmeno l’anno prossimo avremo questa occasione, ecco perché sarebbe un errore clamoroso relegare Sainz a seconda guida dichiarata già da quest’anno, o peggio, regalarlo (anche questo l’ennesimo) alla concorrenza. Ecco perché ritengo che la strada, che sembra stia intraprendendo Ferrari, sia sbagliata e sebbene la tifoseria del monegasco (peggiore anche di quella che supportava Vettel!) non vede l’ora che tutto ciò si realizzi, a mio modo di vedere nel breve periodo potrebbe avere non poche conseguenze negative. Non mi sarei mai aspettato, soprattutto in questo delicato momento, che mi sarei trovato a dover discutere dell’ovvio, eppure con questa Ferrari sembra che ormai tutto sia possibile. Come si suol dire, non resta che aspettare e vedere come andrà a finire e, soprattutto, chi avrà ragione

Vito Quaranta

IL PUNTO DELLA REDAZIONE (ATTO VI)

Gunther Steiner, (ex) Team Principal della Haas, è stato fatto fuori senza tanti complimenti… benvenuti nel mondo della F1, dove entrare è missione impossibile ed uscirne invece è un amen! Il buon Gunther ha ricevuto il ben servito nelle feste di Natale (nello specifico, tra Natale appunto e Capodanno)… quando si dice il tempismo. Del resto gli americani sono fatti cosi: sugli affari, nel business, non guardano in faccia a nessuno e la parola tatto non rientra nel loro vocabolario. Sia chiaro non sto qui a parlarne perché devo prendere le difese del Team Principal appena silurato, sia perché Steiner non ha bisogno di me che gli faccia da avvocato e sia perché, ad essere franchi, c’è poco da difendere considerando i risultati ottenuti. Ciò detto, questo per rimanere sempre fedele al mio Keanu Reeves che in “Costantine” diceva come battuta “c’è sempre il trucco”, nemmeno si può addossare la croce solo sull’ormai ex Team Principal. Nello specifico sono due le cose che mi lasciano perplesso a riguardo di questa faccenda: i commenti dei detrattori ed i commenti del Patron dell’omonima Scuderia.

I primi si sono affrettati subito a sputare sentenze su Gunther, affermando che l’unico segno che ha lasciato, è stato quello di essere famoso grazie a Netflix e quindi, alla serie “Drive to survive”, adducendo anche alla superficialità della serie stessa. Gli stessi che sputano sentenze su Steiner, sono gli stessi che pagano (salato) la sopracitata piattaforma privata per vedere quella stessa serie di dubbio gusto. Ritengo che non sia colpa di Steiner, se deve la sua popolarità più ad un’attività collaterale della F1 che alla F1 stessa. Egli non fa altro che adeguarsi al sistema, anche perché di certo non è l’unico Team Principal che si è prestato a quelle scenette. Se mai ci sarebbe da chiedersi come un Team Principal, con tutto quello che ha da fare, riesca anche a ritagliarsi il tempo per questo e sebbene la risposta scade nell’ovvio, la fama dell’uno o dell’altro, che deriva da serie tv e non dall’operato in pista, è l’esempio plastico di cosa sia divenuto il nostro sport nei giorni nostri. Al di la di questa considerazione apparentemente irrilevante, anche se non lo sono visto e considerato che se certi spettacoli vengono inscenati è perché l’offerta va sempre dov’è la domanda, ciò che veramente mi ha dato da pensare sono state le dichiarazioni del Patron Haas: “Non siamo mai saliti sul podio in centosessanta gare pur avendo il motore Ferrari: è umiliante!” Ad essere sinceri, ciò che è veramente umiliante, è leggere queste dichiarazioni da parte di un proprietario di un team di F1. Mr. Haas parla come un neofita qualunque, come se non conoscesse davvero l’ambiente nel quale paga per stare. A sentir lui, in McLaren non sono buoni a nulla visto e considerato che, montando un motore Mercedes, non sono riusciti ancora a vincere una gara, in Alpha Tauri peggio che andar di notte visto che sono lo junior team della Red Bull, per non parlare dell’Alfa Romeo che anch’essa monta lo stesso propulsore Rosso! Davvero Haas pensa quello che dice? Egli è consapevole che una F1, intesa come monoposto, non è fatta solo di propulsore e, a maggior ragione proprio in questi tempi che stiamo vivendo, il motore ha una valenza impattante decisamente meno importante rispetto a tutto il resto e cioè, aerodinamica, meccanica quindi cinematismi e, di conseguenza comprensione del comportamento degli pneumatici. Alla fine andando ad approfondire e scavando ci si rende conto, manco a dirlo, che il problema è sempre lo stesso: la pecunia. Il silurato Gunther chiedeva più soldi o, se devo dirla in maniera più elegante, più fondi, mentre il Patron dell’omonima scuderia invece chiedeva di massimizzare quello che si ha in relazione al benedetto Budget Cap: tradotto significa che bisogna arrangiarsi con quello che si ha a disposizione! Alla fine della giostra, il bistrattato ed ormai ex Team Principal Steiner, era quello che aveva ragione perché egli sa, anzi sapeva, benissimo che senza investimenti corposi (vedi Aston la quale è risalita, nei costruttori, dal settimo al quarto posto l’anno scorso) non si va da nessuna parte e, considerando la terribile concorrenza che c’è in giro, la Haas navigherà sempre tra il decimo e massimo ottavo posto se continuerà di questo passo. Inutile dire che la situazione attuale, con questo cambio in stile Ferrari, non farà che peggiorare la situazione e di certo la squadra americana, ha praticamente già archiviato quest’anno… alla faccia del propulsore Rosso.

Per un Team Principal che va via, c’è n’è un altro che rimane dov’è: Toto Wolff ha firmato per altri tre anni e non che questa sia una sorpresa, visto e considerato che il Team Principal della casa con la stella a tre punte, è anche azionista della sua stessa squadra quindi, ammesso che avesse deciso di smettere, di certo sempre a Stoccarda sarebbe rimasto. Evidentemente per il buon Toto non è ancora il momento di appendere le cuffie da capo squadra al chiodo e, considerando le sue dichiarazioni (“Con la Mercedes giusta Hamilton davanti a tutti”), Abu Dhabi 2021 se l’è legata al dito, come si suol dire e, ormai è divenuta una questione di principio far arrivare il suo pilota all’ottavo titolo. A tal proposito lo scenario in casa Mercedes è alquanto interessante, perché le dichiarazioni di Wolff sono tutte per il suo pupillo, perché di fatto (e non lo scopriamo oggi), la Mercedes è completamente identificata in sir Hamilton, così identificata che la stessa squadra (e poi tutta la F1… quando si dice chi comanda!), si è persino esposta abbracciando la sua politica, colorando di nero le monoposto prima e arcobalenarle dopo. Il fatto è che il compagno del campione del mondo non è più Valtteri “chiappe al vento” Bottas, bensì è un coriaceo George Russell, il quale fino ad ora risulta l’unico che sia riuscito a portare una vittoria in casa AMG, da quando Verstappen assieme alla sua Red Bull ha deciso di fare “asso piglia tutto”. Russell, nel 2020, quando venne messo proprio al posto di Hamilton sulla sua dominante monoposto, umiliò un ormai cotto Bottas, fece salire la febbre ancora di più ad un ammalato Hamilton (per questo era assente quel GP) e, mise definitivamente spalle a muro lo stesso Wolff. Ebbene lo scenario, non da poco, è come gestirà il giovane inglese caso mai la Mercedes di quest’anno sarà competitiva a tal punto da potersi addirittura giocare il titolo. No perché il Team Principal austriaco non fa altro che parlare di “macchina giusta” per Hamilton, dando l’impressione che in caso di risposte positive da parte della W15, Hamilton sarà quello su chi puntare. Ad essere sinceri non so se Russell sarà d’accordo e, considerando le “scaramucce” viste a fine campionato tra i due a fine stagione, penso che il buon Toto avrà un bel daffare a tal proposito. Sebbene non ho dubbi sulla freddezza del Team Principal, questo ce l’ho proprio sullo stesso Russell: sia chiaro, non discuto sulle sue capacità quanto sul suo atteggiamento mentale e cioè, se avrà le palle di mettersi di traverso all’ingombrante compagno, padrone indiscusso del team e quindi, contro la sua stessa squadra. Perché è un fatto che se vuole emergere ed essere considerato come il futuro del team, il botto (inteso dal punto di vista prestazionale), di certo non lo può realizzare facendo da secondo e, se c’è una cosa che ci insegna quel famoso “NO!” pronunciato da Verstappen contro Sainz quando erano in Toro Rosso, è che se si vuole essere considerati numeri uno bisogna essere (sportivamente parlando) dei figli di buona donna. Non c’è che dire, Toto ha scelto il momento giusto per rimanere

 Vito Quaranta