Il GP dell’Azerbaijan che si è concluso domenica scorsa, ha rappresentato la rivolta delle seconde guide nel bene e nel male… altro che “fuori i secondi”, se non fosse stato per loro, le emozioni del suddetto GP sarebbero state meno scontate del previsto. Come ripeto da tempo, godetevi questo campionato e soprattutto il prossimo perché se ci troviamo sempre in questa situazione di incertezza, tanto che persino le stesse squadre sono piene di dubbi fino allo spegnimento dei semafori, è solo e sempre per lo stesso motivo: il regolamento attuale è a fine vita e poiché ormai tutte le squadre lo hanno compreso (se riescono o meno ad essere competitivi è solo una questione di uomini e mezzi), ecco che si sono avvicinate le une alle altre. L’anno prossimo sarà anche meglio, per questo cari fanciulli, godetene più che potete.
Di certo chi gode è il pupillo di Woking, l’australiano dalla faccia d’angelo, che non gli daresti due lire se lo guardi in faccia (in termini di agonismo), ed invece è capace di arginare la furia omicida di un (quasi) incontenibile e generosissimo Charles LeClerc. Sono del parere che la goduria di Piastri non sia tanto nell’aver vinto in maniera perentoria in quel di Baku, quanto per il fatto che a partire da questo weekend di gara appena concluso, le famose “papaya rules” sarebbero dovute cambiare proprio in favore della prima guida Lando Norris… prima guida solo perché si trova (fino a quando andando avanti di questo passo?) in vantaggio in classifica. Come ho scritto proprio su queste righe solo due settimane fa (ultimamente non faccio altro che ripetermi!) era doveroso, vista la situazione tecnica in pista, che il muretto papaya iniziasse ad aiutare Norris mettendo Piastri a sua disposizione visto che l’australiano, in termini di comportamento da parte della squadra nei suoi riguardi, non può lamentarsi di nulla. Vero è che ho anche affermato che il primo a darsi da fare e quindi a mettere in condizioni la squadra di poterlo aiutare è proprio Norris, il quale avrebbe dovuto cambiare atteggiamento e smetterla di mettere in imbarazzo il suo stesso team! Al di la di come sono andate le cose in qualifica, è un fatto che a prendere bandiera e, quindi a trovarsi sempre in una condizione negativa per lui stesso e di imbarazzo per la squadra, è proprio Norris. Un pilota che si sta giocando un mondiale non può trovarsi continuamente in situazioni quanto meno equivoche (com’è possibile che abbia preso bandiera in una delle qualifiche più importanti della sua carriera?), come quelle di Baku o degli altri GP Passati. Norris sta letteralmente buttando alle ortiche un mondiale che, considerando i guai che sta passando il suo diretto avversario, potenzialmente è alla sua portata. Verstappen ormai (impensabile fino a qualche tempo fa) vede il podio col binocolo e, l’unica cosa che può fare è massimizzare il risultato. A lottare con Charles ci sarebbe dovuto essere l’inglese e non l’australiano, il quale a sua volta, sta ponendo le basi per il futuro che lo attende. La sfiga (se cosi possiamo chiamarla) di Piastri è che è esploso tardi, con la classifica cha al momento gli da torto. Vero è che dopo quanto mostrato domenica scorsa, chiedergli di cedere la posizione in favore del compagno, sarà sempre più dura e tutto questo solo per responsabilità di Norris, che di nuovo ha messo in difficoltà la sua squadra. Altro che fuori i secondi in McLaren, qui ci sarebbe da fare seriamente una rivalutazione seria delle gerarchie, cosa che sicuramente avverrà l’anno prossimo. Piastri in pista ha mostrato un livello altissimo di performance e, sebbene il mezzo gli abbia permesso di tenere a bada quell’animale che aveva dietro, è anche vero (si dia a Cesare ciò che è suo!) che la pressione è lì pronta a fotterti in ogni istante, ed Oscar è stato bravissimo e cinico a saper sfruttare l’occasione e, a tenere sotto controllo tutto. Peccato per Charles perché quella dell’Azerbaijan sembra una maledizione (alla pari di Montecarlo sfatata solo quest’anno), dove ti spara pole ogni anno per non vincerci mai.
A proposito di secondi che si sono fatti fuori letteralmente parlando, trovo quanto meno singolare che il buon Perez, che ha un piede più fuori che dentro il circus, si desti proprio a ridosso della trasferta americana che inizierà dopo il GP di Singapore. Un pilota totalmente assente ed annichilito per quasi tutta la stagione, ecco che apparentemente resuscita e addirittura mette in difficoltà il suo più blasonato compagno, il quale a sua volta, sembra essere tornato improvvisamente normale. Il caro Max non è che si sia improvvisamente rimbambito o si sia dimenticato come si vinca, campione era prima e campione lo è ora. Semplicemente (soprattutto nella F1 moderna) senza mezzo non vai da nessuna parte e, la sbandata tecnica che la Red Bull ha preso, lo dimostra in maniera piuttosto esplicita. La fortuna di Verstappen, oltre a quella di essere dotato di un immenso talento, è quella che il suo diretto avversario non sa approfittare dei suoi guai (in Azerbaijan Lando ha guadagnato la miseria di soli tre punti sul campione inglese) e quindi per il momento può dormire sonni relativamente tranquilli. La sua maturità gli impone in questo momento di essere incudine, aspettando e sperando che le cose per lui in pista migliorino, per riprendere presto ad essere martello evidentemente. Ad essere sinceri ho creduto che l’olandese, in quel di Baku, avrebbe fatto un exploit arrivando come minimo a podio se non addirittura a vincere, andando a spegnere ogni velleità sul mondiale piloti e quindi chiudendo le pratiche anzi tempo. Di fatto cosi non è stato e c’ha pensato il suo compagno a salvare la faccia della squadra; almeno fino al botto con Sainz.
Davvero è cosi importante capire di chi è stata la colpa tra il bibitaro ed il ferrarista? Parliamo del messicano che ne viene da mesi di nulla cosmico e, che per una volta che è il protagonista, non avrebbe ceduto la sua posizione nemmeno se fosse arrivata l’ascensione celeste e, nel contempo, parliamo dello spagnolo che aveva sentito fin troppo bene l’odore dell’impresa. Se proprio dobbiamo ricercare la colpa nell’episodio, questa avviene prima, proprio quando i due ferraristi si trovano in parallelo in quelle pieghe a novanta gradi: Charles aveva le gomme alla frutta e Carlos il pensierino di passarlo lo ha fatto eccome, solo che gli è andata male e nel frattempo ha dato la possibilità a Perez di farlo avvicinare, con quello che ne è conseguito. Difficilmente entro nel merito di ciò che succede in pista tra due piloti nelle mie analisi, perché trovo molto più interessante leggere tra le righe di cosa succede durante il weekend, solo che proprio il comportamento dei due secondi, delle due rispettive scuderie rivali a mio avviso, ha mostrato tutta la loro voglia di far necessariamente bene perché entrambi, per un motivo o un altro, sono costretti ad agire cosi: Perez per salvare il posto e Carlos per lasciare la sua impronta nella squadra che non l’ha voluto.
Nel concludere il mio scritto dedicato alle seconde guide, non posso che fare una menzione speciale per quanto riguarda Bearman e Colapinto: il primo si ritrova a guidare con un cancello di macchina, per sostituire un pazzo di collega (Magnussen primo e unico ad essere stato squalificato da quando hanno messo la patente a punti in F1!), che con quella macchina i punti li vede col binocolo e, in un colpo solo, si mette dietro la prima guida della Haas e va a punti col suddetto cancello, questo, dopo aver fatto lo stesso con la Ferrari (con ben altra pressione) ad inizio anno. Il secondo, va a sostituire un pilota che nemmeno lui non sapeva cosa ci facesse in pista e, con la sua macchina va a punti “alla prima botta” come si suol dire mettendo in ombra l’ottimo risultato del compagno… Williams avesse appiedato Sargeant ad inizio anno, ora si ritroverebbe a lottare con Aston Martin nei costruttori. Il futuro della F1, con le nuove generazioni, sembra roseo ed è per questo che fa rabbia vedere in pista ronzini, quando a parcheggio ci sono stalloni che stanno a guardare scalpitando. Chissà forse per questi talentuosi piloti è arrivato il momento di fare fuori i secondi non credete?
Vito Quaranta