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MOTOGP 2020- GP DI ANDALUSIA JEREZ DE LA FRONTERA

Comincia il Mondiale e accade quello che non pensavi: il povero Marc si è tolto di mezzo nella maniera più sbagliata, poveraccio. Ma ha dimostrato ancora una volta la determinazione che lo attanaglia, la voglia di non mollare mai. La gara era virtualmente persa, ma lui ci ha provato e non gli è bastato succhiar la scia del secondo, voleva andare oltre. In tutta onestà i detrattori del catalano hanno perso un’occasione per tacere, perché se è vero che i Mondiali e le gare si vincono anche ragionando, è altresì vero che gli appassionati amano coloro che quando han finito di sputare tutta l’anima spingono ancora. E se lo fa Marc (che qualche iride a casa l’ha già portato ndr) dobbiamo solo battere le mani e tacere.

(immagine tratta da corriere.it)

Dopo questo primo incidente serio andrà più piano? Non ci credo. Piloti come Marquez hanno un’altra testa rispetto ai comuni mortali: ragionano in modo differente e questo brutto infortunio non lo fermerà. Piloti come Marc perdono decimi solo dopo tanti incidenti, non ne basta uno. La dimostrazione l’abbiamo nel fatto che dopo l’operazione di martedì è già partito alla volta di Jerez con l’intenzione di convincere medici e vertici di HRC a farlo gareggiare. Sarà complicato ma tant’è.

Si aprono quindi tanti scenari in un mondiale che si ipotizzava già segnato solo una settimana fa. Il susseguirsi delle gare in tempi molto ristretti non giocherà a favore dello spagnolo che parte con un handicap non indifferente. Se ne vedrebbero delle belle nel caso in cui tornasse competitivo sin da Brno, come auspicato dai medici, altrimenti il suo unico obiettivo potrà essere quello di vincere tutte le gare a cui parteciperà facendo da ago della bilancia nella lotta degli altri. Anche nell’ipotesi di un recupero breve (i motociclisti ci hanno stupito tante volte in passato) non sarà più artefice del proprio destino come è sempre stato in carriera, ma dovrà sperare anche nella battaglia degli altri per poter puntare al bottino grosso, il tutto a vantaggio dello spettacolo.

(immagine tratta da quotidiano.net)

Tutti gli altri ora intravedono l’inimmaginabile. Il primo della lista è Dovizioso se non altro perchè negli ultimi tre anni è arrivato regolarmente secondo dietro lo spagnolo: è dotato della costanza, della moto e dell’esperienza per riuscirci. A Jerez ha fatto una gara intelligente ed un risultato importante su un tracciato storicamente ostico sia per lui che per la rossa che pilota. Con i dati raccolti in gara 1 potrebbe puntare a qualcosa di meglio questo fine settimana poi, da domenica pomeriggio, si aprirà per lui un periodo fondamentale. Piste amiche come Brno, un doppio Spielberg (dove Ducati vince ininterrottamente da sempre) e un doppio Misano che resta pista di casa Ducati. Sarà cruciale centrare un bottino di vittorie e punti importanti, un’occasione unica, forse irripetibile che il Dovi si dovrà giocare mentre pensa al contratto del prossimo anno… Queste condizioni spingeranno la dirigenza bolognese a prendere la decisione corretta nel più breve tempo possibile? Si riuscirà ad evitare che l’incertezza possa minare la serenità del gruppo e le prestazioni di Andrea? Urge chiarezza, subito.

Gli altri pretendenti al titolo sono i due alfieri Yamaha Quartararo e Vinales che guidano quella che veniva definita la moto “meno performante” tra le le tre top…

Fabio si è “sverginato” domenica scorsa e ciò dovrebbe aumentare la consapevolezza del suo potenziale. A proposito di Fabio va detto che le vittorie han tanti padri mentre le sconfitte sono fatalmente sempre orfane. Se oggi è lì  tanto merito va dato a Luca Boscoscuro che ha creduto in lui più di ogni altro ed è corretto rimarcarlo. Tante volte abbiamo visto campioni promettenti essere stritolati dai risultati negativi e poi abbandonati a se stessi: grazie Luca di aver permesso di godercelo.

Vinales promosso a caposquadra Yamaha ha acquisito sicurezza in se stesso. Se non avesse sbagliato gomme anteriore domenica scorsa avrebbe lottato con Fabietto e, sulla carta, dovrebbe essere quello messo meglio tra gli “Iamachisti” anche solo per la maggior esperienza: dovrà evitare le cattive partenze del passato ed i weekend di buio ricorrenti. Ha le carte in regola per farcela.

Rivedremo in pista sia Rins che Crutchlow che, insieme a Marquez, han fatto fare gli straordinari al Dottor Mir questa settimana.

Le cadute pare abbiano il comune denominatore nella gomma posteriore ad alto grip che quest’anno ha portato la Michelin. Sembra che tale gomma abbia cambiato la dinamica della moto in entrata di curva e che i piloti non ci si siano ancora adattati al 100%, complice la lunga inattività di questi mesi.

Dopo la bella qualifica di sabato e la discreta gara di domenica c’è da aspettarsi qualcosina di meglio da Pecco Bagnaia che comunque è apparso molto più “centrato” che lo scorso anno. Lo so, magari vi annoio, ma il mio cuore tira da quella parte per tante ragioni…

Si dovrebbe parlare di Valentino… non  lo farò perché qualsiasi parola sarebbe fuori luogo: fa male al cuore vederlo cosi..

 

MOTO2

Se il buongiorno si vede dal mattino Luca Marini vincerà come la scorsa domenica in quanto autore di una gara maiuscola e bellissimo da vedere in sella. Il giapponese arrivato subito dietro è però tosto ed anche in testa al Campionato….. Gli altri italiani sono scivolati indietro con Bezzecchi scivolato veramente e i Diggia lasciato a piedi sul più bello. Ci attendiamo una gara migliore per tutti, compreso lo storico “osso duro” del campionato Thomas Luthi che stavolta l’ha lanciata nella ghiaia.

(immagine tratta da gpone.com)

 

MOTO3

Prevedere una gara per i deboli di cuore non è quotato da nessun bookmaker. Arenas replica la vittoria allungando in campionato ma con i ragazzini tutto può succedere, anche di restare in piedi dopo il “motoscontro” all’ultima curva. Favorito naturale lo spagnolo facciamo tutti il tifo per uno dei nostri italiani, non importa chi, basta che vinca uno dei nostri “a casa loro”.

Buona gara a tutti.

(immagine in evidenza tratta da moto.it)

Salvatore V.

MOTOGP 2020-GP SPAGNA JEREZ DE LA FRONTERA- POST GP

CRAC MARQUEZ – GIOIA QUARTARARO

Doveva essere un giorno memorabile per il motociclismo, il giorno dello scontro tra il Re e la NextGen della MotoGP. Un giorno che tante volte abbiamo vissuto, pensiamo ad Austin 2013 o Estoril 2008 per citarne due “recenti”.

Ebbene così non è stato. Tutti, compreso me, aspettavamo lo scontro tra Fabio e Marc ed invece lo spagnolo ha pensato bene di regalarci una gara delle “sue”. Dopo pochi giri scivola alla 4, perde l’anteriore ma…la salva col gomito ed incredibilmente rimane in piedi nella sabbia. Il gruppo lo scalza e si ritrova 16°.

Comincia un rimonta furiosa che lo porta a 5 giri dalla fine incollato al 2° posto di Vinales. La rimonta era completa ma nella stessa curva in cui ad inizio gara aveva compiuto il miracolo, gli Dei del motociclismo decidono che era il momento del calvario.

Highside bruttissimo, anteriore che gli spezza il braccio (omero) e gara (stagione⁉️) finita.

Quartararo vince il GP in un weekend dominato a tratti ed offuscato dalla grandezza di Marquez e della sua impresa incompiuta. Vinales chiude secondo e sul gradino più basso del podio finisce Dovizioso che scalza Miller nelle battute finali.

Ottima la gare delle KTM, a tratti molto veloci e costanti. Mi chiedo perché Pol abbia scelto di andare via…

MOTO2 – Vittoria di Jorge L…Luca Marini

Si. Sembrava di vedere in pista Jorge Lorenzo. Gara brutta e noiosa, il Pilota che scappa in testa e martella un giro dopo l’altro tempi stratosferici.

Luca Marini ha trionfato in modo spettacolare sulla pista di Jerez, confermando le buone sensazioni dello scorso anno. Un Pilota cresciuto tantissimo dal punto di vista sportivo e pronto, a mio avviso, a vincere il Mondiale.

2° posto per il Jap Nagashima che è saldamente in testa al Mondiale mentre al 3° posto chiude Jorge Martin.

 

MOTO3 – FALANGE SPARTANA

Sembrava di essere alle Termopili. Per tutta la gara si è avuta l’impressione di trovarsi di fronte l’esercito di Serse contro le falangi Spartane. Arenas, Arbolino ed Ogura erano gli Spartano mentre tutto il resto era una carica continua ed indomabile…

Celestino Vietti e Darryn Binder da un lato, McPhee, Fernandez e Migno dall’altro. Una gara piena di sorpassi condita dalla bella prestazione anche di Jeremy Alcoba ed a tratti (fino alla caduta) di Deniz Oncu.

Ultimo giro non adatto ai malati di cuore, trionfa il più furbo di tutti. Vince ancora Albert Arenas che bissa il successo del Qatar e guida la classifica Mondiale a punteggio pieno.

 

Si correrà già settimana prossima sempre ad Jerez e sicuramente non ci saranno Marquez e Rins. Sentiamo possano rientrare presto.

 

Immagine in copertina (tratta da MotoGP.com) dedicata al Pilota che ha fatto emozionare milioni di appassionati. Torna presto Fenomeno…

Francky

 

JEREZ DE LA FRONTERA PRE-GP

Dopo tutte le parole al vento fatte in questi mesi “FINALMENTE” è l’unica che mi sentirei di usare per introdurre la stagione che parte.

E “FINALMENTE” abbiamo anche finito di assistere alle cazzate sulla Playstation perché, se è vero che le 4 ruote in virtuale a qualcuno sono pure piaciute e in parte riescono a “somigliare” molto alla lontana al reale, credo che le serate con i piloti smanettare sul jopypad siano state davvero tristi (per non dire terribili) per coloro che hanno avuto il fegato di seguirle.

Finalmente riascolteremo i protagonisti narrare di fatti veri e non del nulla cosmico. Finalmente li rivedremo lanciati nella mischia come nell’immagine di sopra.

Uno bravo adesso prenderebbe in rassegna tutte le case e tutti i team per farne un articolo di introduzione lungo quanto la Divina Commedia: non lo farò, perché non sono bravo e pure  certo di annoiare ancora. BASTA, che sia data voce ai motori!

(immagine tratta da formulapassion)

Sono passati troppi mesi dall’ultima volta in pista ma i rapporti di forza saranno gli stessi del 2019. Con line-up immutate dovremo attendere l’anno prossimo venturo per vedere realizzati tutti quei cambiamenti auspicati (ed in parte già definiti) che dovrebbero metter sale al campionato.

Il favorito d’obbligo indovinate chi è? I bookamkers accettano solo scommesse in cui incassano loro.. Marquez parte alla conquista dell’ennesimo titolo “aiutato” dalla sequela di gare che si correranno in territorio spagnolo, manco ne avesse bisogno.. Battute a parte l’annata è quella che è, questo il calendario che sono riusciti a metter insieme e va benissimo così..

Avremo due gare a Misano e mancherà l’appuntamento storico sulle colline del Mugello: in Toscana si sono fatti ammaliare dalle sirene della Formula 1 sciogliendo i dubbi che in un primo momento erano venuti agli appassionati notandone l’assenza in calendario. Purtroppo la F1 mangia tutto quello che c’è intorno e noi appassionati di due ruote patiremo l’assenza dell’appuntamento più bello della stagione.

Scriverò un ovvietà, certo, ma sarà un campionato “strano” il cui claim sarà “non cadere”: in un campionato corto il minimo errore potrebbe immediatamente tagliare fuori chiunque dalla lotta per il bottino grosso compreso Marc, il quale ha però l’attitudine a cadere nei giorni in cui non si fanno i punti o vittorie.

Per portarsi avanti con il lavoro Dovizioso è caduto col cross fracassandosi una clavicola. L’italiano più “accreditato” non dovrebbe pagar troppo l’accaduto perché (operato d’urgenza.. e non dite che in Italia la Sanità non funziona) è tornato ad allenarsi dal giorno dopo per tenere in forma muscoli e riflessi. Gli allenamenti del pilota sono ormai senza la moto vera, quindi dovrebbe cambiar poco. Magari ci sta pure che abbia  “scontato” una delle cadute annuali nelle quali qualsiasi pilota inevitabilmente incappa.

Non sarà presente in griglia Andrea Iannone. Colpito dalle vicissitudini sul doping, la sua squalifica è ancora oggetto di discussione sulla durata e Gresini lo sostituirà con il collaudatore Bradley Smith almeno per i primi due appuntamenti di Jerez. Mi sanguinano gli occhi a leggere certe notizie su Andrea, perché per tanti versi aveva del potenziale sconfinato da poter incanalare nel polso destro piuttosto che in tutte quelle vicende extra sport in cui è finito. Peccato.

Buona parte dei piloti correranno da “separati in casa” come vuole la moda del momento anche tra le 4 ruote: Lorenzo (che è sempre avanti..) riposerà addirittura da “separato al box” in quanto le voci di un suo ritorno a mangiare il ragù alla bolognese continuano ad essere alimentate: il manager di Dovizioso non ha escluso addirittura un anno di stop per il suo assistito. In questo momento storico il manubrio più “battagliato” par essere quello dell’Aprilia al quale si sono proposti sia Zarco che Cal.

Policio Espargarò è già stato ufficializzato in HRC e Marquez jr indirizzato a prendere il posto di Crutchlow da Lucio Cecchinello.

Ancora in stand By le notizie sul contratto di Rossi/Petronas che potrebbero essere ufficializzate proprio nel weekend di Jerez

Che si accendano le miscele nei cilindri e che si vedano ruote fumanti, le impennate di Miller per “sghiaiare” la moto, il gomito di Marc usato come le rotelle della bici dei bambini.

Basta ragazzi, basta parole che mi sono “tediato” da solo figuriamoci voi che avete letto.

FINALMENTE…..

PS. Quasi dimenticavo…..ci sono anche la Moto2 e la Moto3: guardatevele senza troppe parole vuote.. Ne riparliamo a gare finite.

 

Buon Mondiale a tutti

 

(Immagine in evidenza tratta da wikipedia)

Salvatore V.

MOTOGP MERCATO: IL SALTO DELLA SELLA

Che la stagione MotoGp 2020 sarebbe stata “eccezionale” lo si era capito ormai da un pezzo. A farla diventare “bizzarra e fantasiosa” ci hanno pensato i manager e le Case con i giochi di mercato per definire le line up 2021.

Chi scrive è sempre stato contrario ai contratti firmati a maggio per l’anno successivo (o addirittura prima) perché mi sembrano un’aberrazione dello sport. Eppure sono diventati la norma: gli interessi economici degli sponsor e delle Case travalicano i confini dello sport da un pezzo. Hai voglia a definire i piloti come professionisti che, una volta abbassata la visiera, danno sempre il massimo. Sarà pur vero, ma è anche vero che durante un weekend di gara la visiera resta abbassata per meno di 5 ore comprese le FP: e le gare si preparano anche e soprattutto a visiera alzata. Questi sono comunque dei ragazzi, ai quali non si può impedire di avere dei sentimenti, delle distrazioni ed un inconscio che magari non gli permette di essere concentrati al 100% su ciò che devono fare perché già con il pensiero alla prossima moto….Facile non pensarci quando guidi, molto meno quando hai il culo poggiato su una sedia in un briefing. Vogliate perdonare il “pippone” e ricapitoliamo quanto sta accadendo che, seppur manchino ancora le ufficialità, risulta piuttosto chiaro.

Marquez jr scaricato da Hrc che ancora non hanno manco caricato le vettovaglie sul Motorhome, figuriamoci le moto…. Direzione Cecchinello con Pol Espargaro pronto ad affiancare suo fratello nel “team dei team”.

(immagine tratta da Gpone)

Rossi “scaricato” dalla Yamaha ufficiale alla quale monteranno le carene brandizzate Petronas invertendole con quelle della M1 di Fabietto Quartararo.

(immagine tratta da globalist)

Miller promosso in Ducati a furor di popolo con Petrucci che scappa in Ktm prima che il sellino di Espargaro si raffreddi e Dovizioso possa usarlo come leva per il suo rinnovo rosso. A questo punto il forlivese resta col cerino in mano…. Già, perché paiono esserci problemi di natura economica per la chiusura del rinnovo, oltre che le incomprensioni con Gigi Dall’Igna che si trascinano da qualche tempo.

Beninteso, i cambiamenti erano quelli che tanti appassionati attendevano dopo l’immobilismo degli ultimi anni, magari con il cambio casacca anche di Marquez Sr. il quale resta saldo in HRC.

Il manubrio più “interessante” ancora in ballo resta quindi quello di una Ducati. Sull’estro del management di Borgo Panigale abbiamo parlato a sufficienza quindi evito per non sembrare ridondante anche se lo meriterebbero. Corrono voci di un riavvicinamento di Jorge Lorenzo grazie ai buoni uffici di Dall’ Igna.

Giorgio che ha abbandonato HRC per un ritiro definitivo che è durato giusto il tempo di rifirmare con Yamaha un contratto da collaudatore di lusso proprio nell’anno in cui non ci saranno test…

(Immagine tratta da Motorsport)

Tra tutti questi spostamenti non compare il nome di un ex top rider di nome Zarco… Potrebbe salire su una Ducati Pramac rendendo scomoda la posizione di Bagnaia. Per il mio concittadino spero tutto il bene: ha scelto la moto più difficile con la quale debuttare nella classe maggiore, ed ha anche avuto la sfortuna di imbattersi in questa stagione atipica nell’anno in cui dovrebbe dare il segnale della maturazione definitiva. Pecco è un talento e l’augurio è che gli eventi non travolgano la sua carriera come successo a tanti altri.

Le soluzioni per Dovizioso o Zarco potrebbero anche trovarsi dalle parti di Noale: le prospettive di crescita della moto sono importanti, così come le possibilità che Iannone liberi il manubrio definitivamente per le note vicende di doping e…soprattutto di gossip… Per quel manubrio però potrebbero esserci in corsa anche Cal Crutchlow e lo stesso Pecco Bagnaia.

La situazione è ancora in divenire. A voi le considerazioni.

(Immagine tratta da Motorsport)

 

(immagine in evidenza tratta da Twitter)

IL MOTOMONDIALE NEL NUOVO MILLENNIO-PARTE2

Benvenuti al racconto della seconda parte del decennio “millennium” MotoGp.

La musica cambia ben poco rispetto al primo lustro: Vale Rossi resta il dominatore supremo pur non eguagliando il quattro su cinque fermandosi ad un “modesto” tre su cinque nel secondo quinquennio.

I rivali futuri stanno crescendo nelle categorie minori a suon di gare vinte e mondiali dominati e parleranno spagnolo, non più italiano. La “scuola” spagnola investì molto nel decennio ed i risultati delle classi inferiori raggiunti da Pedrosa e Lorenzo ne saranno la testimonianza a breve, seppur i Mondiali e le vittorie pesanti arriveranno dal 2010 in avanti anche, ma non solo, grazie questi due piloti.

Il vero antagonista della seconda parte del millennio parla l’inglese dell’emisfero australe e, pur non avendo vinto campionati in 125 e 250, è un uomo dotato di talento spropositato e di una velocità che raramente si è vista scaraventata in pista a quel modo: Casey Stoner.

(Immagine tratta da motorsport.com)

Procediamo per gradi.

 

Stagione 2005. Vale fa cinquina

Per parlare del 2005 bisogna partire da qualche mese indietro e comprenderne lo scenario.

Rossi è ormai straripante e nelle ultime quattro stagioni ha portato a casa un bottino di 40 Gp su 64 disputati: bisogna fermarlo. HRC ha passato una stagione a digiuno di vittorie. Roba impensabile e soprattutto impresentabile di fronte a qualsiasi board figuriamoci a quello della più grande Casa del mondo. Un altro campionato già scritto non piace a nessuno primo tra tutti all’organizzatore. Come risolvere? Prendendo il miglior pilota in circolazione dopo Rossi e mettendolo sulla Honda Repsol orfana di VR46. Max Biaggi è quanto di meglio si possa trovare al mondo: l’accordo si perfeziona ed il romano sale su quella tanto ambita RCVissima per poter vincere quel mondiale che gli fu negato nel 1998.

(Immagine tratta da Wikiwand)

Tutto bene quindi? Manco per idea… quando non è cosa non è cosa e basta…

Max riesce a fracassarsi perone ed astragalo durante un allenamento a fine 2004 con la moto da supermotard: il timore iniziale è quello di vederlo ritirato per sempre, ma dopo qualche giorno per fortuna l’allarme rientra e Biaggi si salta “soltanto” le due sessioni di test di fine anno atte ad indirizzare lo sviluppo della moto per il 2005. Tanto basta per mandare in vacca tutto il resto della stagione, perché se le cose cominciano male non possono che andare peggio…va sempre così. Quella che avrebbe dovuto essere la stagione della consacrazione per Max diventa la sua peggiore di sempre e l’anticamera per uscire definitivamente dalla top-class. E se è vero che la sorte non fu dalla sua parte anche lui ci mise del suo eh… Comincia la stagione litigando in prova già a Jerez con il suo compagno di box. Si proprio lui , quel Nicky Hayden che non sarebbe stato in grado di incazzarsi con nessuno tanto era sorridente e pacifico. Da li la stagione non potè che proseguire sui binari dell’assurdo, con il box che in un paio di occasioni riuscì a sbagliare a montar gomme durante le qualifiche e con una moto alla quale volò via anche il selettore della leva del cambio in un occasione….. a Tokyo sono permalosi ed hanno una memoria da elefante….

A scanso di equivoci chiariamo che chi scrive ha adorato Max in tutte le sue sfaccettature e pensa che avrebbe meritato quella seconda occasione che i giapponesi non vollero concedere. L’unico a lottare sino in fondo per Max fu Carletto Fiorani: gli avrebbe dato volentieri una moto per il 2006 ma non riuscì a convincere il suo headquarter.

Quindi il Mondiale a chi può andare? A Valentino che mette la quinta di fila.

Il Gran Premio a Jerez de la Frontera è quello inaugurale e Rossi mette i “puntini sulle i” sin da subito. Negli ultimi due anni Sete Gibernau è stato il suo “avversario” più ostico (vabbè non trovavo le parole, non ridete) e il pesarese pensa bene di abbassargli la cresta tosto tosto. All’ultima curva di una gara che li ha visti combattere da soli, il pilota italiano entra pulito all’interno del tornantino: pulito ma deciso e duro. I due si toccano spalla a spalla e lo spagnolo finisce largo sulla ghiaia senza per questo cadere e conservando lo stesso il secondo posto. E da qui comincia la sceneggiata del dolore lancinante alla spalla durante il giro di rientro e sul podio: lui continua a toccarsi manco avesse ricevuto una coltellata che gli aveva reciso i tendini. Sete aveva vinto la sua ultima gara l’anno prima e dopo questo episodio l’altro che ci si ricorda riferito a lui è quello in cui lanciò mezzo schieramento per aria a Barcellona dell’anno successivo impedendo a Capirossi di giocarsi quel mondiale che avrebbe tanto meritato.

(Immagine tratta da motorsporcycles.com)

Il disegno di rimescolare le carte per fermare Rossi ha come risultato che il pesarese si vince 11 gare anziché le solite 9 all’anno delle due stagioni precedenti!

Il secondo posto nel Mondiale va al giovane di belle speranze Macho Melandri che si accasa in Honda-Gresini e vince le due ultime stagionali a mondiale già assegnato: unite ai cinque podi conquistati lo portano a 220 punti contro i 367 di Rossi.. Non gli è arrivato proprio vicinissimo… passiamo avanti.

(Immagine tratta da zimbio)

La Ducati affronta una stagione di transizione passando alle gomme Bridgestone con l’obiettivo di diventarne la Casa di riferimento e trarne i vantaggi che si vedranno solo negli anni a venire. Nonostante questo (o grazie a questo, punti di vista) Capirossi pesca la settimana da Dio e fa una doppietta tra Motegi (a casa loro) e Sepang.

 

Stagione 2006- Grazie Nicky

Dopo cinque di fila doveva succedere: Valentino scende dal trono 2006 ed il mondiale torna in America grazie a Nicky Kentuky Kid Hayden.

(Immagine tratta da motoblog.com)

La stagione è quella più “strana” del decennio: Rossi e la Yamaha sono sottotono e ciò consente a diversi piloti di vincere le singole tappe alternandosi in vetta alla classifica mondiale permettendo la vittoria finale all’americano con soli 252 punti.

Il regolarissimo Hayden riesce ad aggiudicarsi l’iride con due sole vittorie all’attivo contro le cinque di Rossi e le tre a testa di Capirossi e Melandri. Un mondiale deciso anche dall’inaffidabilità improvvisa della Yamaha M1 che pianta in asso due volte il pesarese in Francia ed a Laguna Seca. Sommando ciò ad una scelta sbagliata di gomme in Cina, alla mano frantumata al giovedì di Assen ed alla scivolata finale di Valencia ecco riassunti i motivi della prima sconfitta di VR46 che comunque fa secondo, mica pizza e fichi….

(Immagine tratta da derapate alla guida.it)

La stagione fu comunque divertente. Tra i diversi vincitori di tappa compare anche quel Dani Pedrosa che HRC volle in fretta e furia sulla sua Repsol in sostituzione del giubilato Biaggi: il debutto da rookie per lo spagnolo fu convincente. Ciononostante riuscì nell’impresa “meravigliosa” di stendere il suo compagno Hayden in piena lotta mondiale nella penultima gara in Portogallo: fu un tentativo di sorpasso tanto inutile quanto scellerato, roba da caricarlo di mazzate fosse solo successo una ventina di anni prima…

(Immagine tratta da Motogp.com)

Ma il destino non lo si può cambiare e se è scritto che il campionato lo devi vincere lo vinci e basta. Infatti Vale finisce la gara al secondo posto in volata per soli due millesimi di secondo, sopravanzato da Toni Elias che imbrocca la gara della vita (resterà l’unica vittoria in Motogp) togliendo al “giallo” quei cinque punti che sarebbero valsi il mondiale anche al netto della “vaccata valenciana” di quindici giorni dopo….

(immagine di Redbull.com)

Ducati e Capirossi perdono un’occasione perchè la loro stagione fu molto più regolare della precedente e avrebbero potuto farcela. Torniamo sempre a quel destino immutabile che per i rossi e Loris si palesa con le sembianze del tuo compagno di squadra Sete “Hollywood” Gibernau: alla prima curva del Gp di Catalunya decide che è il momento di mutare la sua esistenza trasformandosi in una palla da bowling e realizzando uno strike che manda per campi mezza griglia di partenza. Loris è uno di quelli messi peggio tanto da dover correre in condizioni disastrate anche la successiva gara ad Assen 6 giorni dopo. Guarito pensò ben di non farsi mancare la seconda vittoria consecutiva “a Casa loro” (sarebbe Motegi) dopo quella dell’anno precedente.

(Immagine tratta da Formulapassion)

Per la prima volta nella sua storia Ducati vince quattro gare in stagione e l’ultima merita qualche riga in più, vogliate perdonarmi. Al di là della lotta al titolo, della scivolata stupida di Rossi, Valencia 2006 rappresenta una delle gare più “gustose” alle quali chi scrive abbia mai assistito. Poco sopporto i dominatori e la teatralità che spesso e volentieri li caratterizza, molto di più amo i piloti semplici, old style come quelli della mia gioventù o semplicemente quelli della SBK, soprattutto quando realizzano le IMPRESE…. Dopo aver vinto il mondiale delle derivate dalla serie sulla 999 (che mai aveva guidato prima) i vertici Ducati decidono di “regalare” una partecipazione al loro campione più rappresentativo a livello di immagine, quel Troy Bayliss appiedato a fine 2004 e rimesso in SBK proprio nel 2006. Che fa Troy? Accetta la proposta col vincolo di portarsi dietro tutti i suoi tecnici con cui “dividere” il premio direttamente in pista. Non metteva il culo sulla Desmosedici dal 2004 (due anni) e le Bridgestone le aveva viste prima solo sulla rastrelliera di un gommista della periferia di Taree. All’epoca il “live Timing” della Motogp era free ed io lo seguivo sempre durante le prove. Ricordo che al sabato dissi “occhio a Bayliss” ai miei amici “ducatristi”. “Ma smettila”, fu la risposta, “se è una Ducati quella che domani può vincere è quella di Loris”… E Invece? VENI VIDI VICI….  GRAZIE Troy e saluti alla MotoGp per sempre, da trionfatore. Grazie, Grazie Troy.

(Immagine tratta da Motorinews24)

 

Stagione 2007- Casey Stoner e la Ducati

Cambio di regolamento e passaggio alla cilindrata di 800cc. Onestamente questa mossa poco la capì all’epoca e poco ancora la capisco a posteriori. Se vuoi creare una categoria più “attinente” alle situazioni di mercato perché scegliere quella cubatura? Poco importa: il regolamento durò sole cinque stagioni e si tornerà nel 2012 alle “normali” 1000.

Ducati Corse ingaggia un ragazzino che non ha mai vinto un mondiale, nemmeno nelle classi minori: ha un solo anno di MotoGp sulle spalle corso con la Honda di Lucio Cecchinello che ce lo ha sotto la sua ala da diverse stagioni. Casey ha impiegato buona parte del 2006 a collaudare tute e caschi sia in prova che in gara però, come diceva un tale che la sapeva lunga, per avvicinarti al limite lo devi prima superare: e Stoner lo passava spesso e volentieri..

Il Mondiale comincia un sabato di marzo in Qatar con Rossi in pole position, giusto per gradire. Casey rifila “8 decimi 8” al suo compagno Capirossi e parte a cannone come direbbe (e forse disse) il bravo presentatore. Di fronte allo stupore del mondo vince davanti a Valentino la prima gara della sua carriera in MotoGp e lo fa in sella ad una Desmosedici che in rettilineo è un fulmine di guerra. Rossi non prende esattamente bene che dopo gli adesivi gli si raschi pure la vernice a quel modo. Comincia a lanciare velate accuse sin dall’immediato dopogara: “ma siamo sicuri che sia 800?”…. e da li partono anche le ipotesi che la Ducati abbia una sorta di serbatoio supplementare nel telaio a traliccio di tubi… Niente di più falso. Preziosi &Co. Mettono insieme semplicemente un gioiello di moto con un motore che sfrutta i vantaggi del sistema desmodromico nel girare in alto come le 800 prediligono e la dimostrazione sono le 11 gare vinte (10 Stoner 1 Capirossi) durante tutta la stagione su ogni tipo di pista, anche quelle “guidate”: la moto va fortissimo sul dritto e alle curve ci pensa Casey….. Nascono i falsi miti di uno Stoner in grado di sfruttare meglio di chiunque altri i vantaggi dell’elettronica, miti demoliti dal fatto che Casey è stato semplicemente uno dei migliori talenti a livello velocistico mai apparso sul pianeta Terra, miti sfatati quando lo stesso si trasferì in HRC. Casey era semplicemente fantastico, fine delle discussioni. Un pilota in grado di andar forte con qualsiasi cosa, capace di scendere in pista e fare il miglior tempo al primo giro utile come pochi si erano mai visti prima al mondo. Un pilota “ignorante” come a me piace definire questi talenti.

(immagine tratta da Motori News 24)

La vittoria finale non è mai messa in discussione e l’australiano vince il suo primo mondiale riportando una casa italiana sulla vetta del mondo dopo l’ultimo titolo della MV Agusta risalente al lontano 1973.

Ironia della sorte Stoner vince il mondiale proprio a Motegi sulla pista dei giapponesi e la gara va al suo compagno Capirossi: il mondo alla rovescia, con un copione che se fosse stato scritto prima non si sarebbe riusciti a rispettare.

Re Valentino V è spodestato ed i tifosi hanno un nuovo idolo, perché con Stoner arriva il primo “vero” rivale, il primo in grado di sconfiggerlo sul campo a suon di sorpassi e vittorie. Il dualismo è perfetto in quanto Casey, da australiano, ha un carattere davvero agli antipodi rispetto all’italiano: niente teatri, niente scenette, niente parole inutili, solo gas aperto e pieghe deliziose.

Ogni stagione ha un sacco di aneddoti raccontabili e a me piace ricordare gli exploit, le imprese dei singoli che restano negli annali. Nel 2007 se ne verifica un’altra: la Suzuki torna alla vittoria in un gran premio dai tempi di Valencia 2001. Un altro australiano importato dalla SBK (i canguri son simpatici..) a nome Chris Vermuelen vince una gara pazza bagnata azzeccando il momento del cambio moto dapprima e poi esaltando la sua attitudine alla guida sul bagnato. Per la successiva vittoria Suzuki dovrà attendere un’altra gara bagnata a Silverstone 2016.

Vermeulen, French MotoGP 2007

(Immagine tratta da Formula passion)

 

Stagione 2008- Il ritorno del Re

Nota triste del 2008: in questa stagione si concludono le carriere ad altissimo livello di altri due piloti italiani che insieme a Rossi e Biaggi tanto fecero sognare il Belpaese fin qui. Capirossi lascia la Ducati al nuovo Imperatore australiano per trasferirsi in Suzuki con la quale conquisterà l’ultimo podio della sua vita sportiva. Il manubrio della seconda D16 va a Marco Melandri che distruggerà la propria carriera in sella ad una moto che vola in mano a Stoner e che con lui prende anche tre secondi al giro in diverse occasioni. Se Capirex sale sul podio nel 2008 Melandri dovrà aspettare l’anno successivo in sella al team Kawasaki ormai in fase di smobilitazione.

Valentino Rossi si riprende lo scettro mondiale ma con Stoner deve faticare di più degli anni passati.

(Immagine tratta da Moto10.com)

La Yamaha gli mette accanto Jorge Lorenzo (tricampeao delle classi minori) cominciando a pensare al futuro: nonostante i sorrisi di facciata Rossi non la prende proprio benissimo. I campioni si annusano e, per non farsi annusare troppo, il pesarese farà erigere il famoso muro all’interno del box. Sulla questione le tesi si sprecano, compresa quella del “capo” del team Jarvis che lo giustifica con la necessità dettata dall’utilizzo di due fornitori di pneumatici diversi tra i piloti. Già, perchè se Lorenzo utilizzerà le consuete Michelin, Rossi passerà nel 2008 a Bridgestone convinto che una parte del vantaggio di Ducati e Stoner sia proprio dovuto alle gomme. Sarà vero? Mah, forse….

Il mondiale comincia con la novità della prima gara in notturna della storia in Qatar: nuovo l’orario vecchi i vincitori, Stoner e la Desmosedici. La stagione comincia “strana” perché dopo tre appuntamenti in testa non c’è il duo Rossi/Stoner ci sono Pedrosa e Lorenzo a pari punti ed autori di una partenza “a bomba” che vede Lorenzo vincere in Portogallo la sua prima gara alla terza occasione utile.

A partire dalla Cina Rossi rimette insieme il puzzle ed infila una tripletta compresa la Francia e il suo Mugello. Mentre lui riprende la testa del mondiale, il suo compagno di box “riprende” l’asfalto di Shangai con la testa e perde il feeling iniziale..Capita quando cerchi il limite. (fuori Lorenzo)

(immagine tratta da motociclismo.it)

Il mondiale è una lotta a tre sino alla Germania: Stoner e Rossi i più veloci (ma con qualche errorino) si portano dietro un eccellente Pedrosa che, a suon di piazzamenti e un paio di vittorie, riesce a compensare il divario di prestazione pura con la costanza. Al Sachsenring sotto l’acqua vince nuovamente l’australiano (perché la Ducati va forte solo sul dritto… ndr) mentre Dani “sceglie” di levarsi di mezzo fracassandosi una mano dopo essere caduto mentre era al comando del Gran Premio: salterà la gara successiva e addio lotta iridata. (fuori Pedrosa)

(Immagine tratta da derapate alla guida .it)

Questa resta una guerra tra due fuoriclasse come non si vedeva dai tempi d’oro dell’era americana degli “eighties”. Purtroppo finisce prestissimo perché l’italiano infila una cinquina secca da Laguna Seca (con lo storico sorpasso al cavatappi che sposta definitivamente l’inerzia) sino a Motegi mentre Casey cade due volte di fila mentre è in testa alla gara prima a Brno e poi a Misano dicendo addio ai sogni di gloria.

(Immagine tratta da motociclismo.it)

Già, Misano 2008, il giorno della vergogna, quello in cui si sentirono le urla della curva gialla in TV nel momento della caduta di Stoner. (fuori Casey)

(Immagine tratta da bandierascacchi.it)

Il mondiale finisce virtualmente nelle mani di Rossi già a fine agosto seppur il verdetto matematico arriverà più avanti: esce dal Mugello con 75 punti di vantaggio, ovvero 3 gare ed ancora solo cinque da disputare…E di queste ne vincerà altre tre: non si può competere con il ragazzo di KurriKurri nella sua Australia e neanche nella passerella finale di Valencia (altra pista da motore eh..)

Rossi conquista il suo penultimo iride in una delle stagioni più appassionanti.

 

Stagione 2009- L’ultima di Valentino

Già, l’ultima del Vale nazionale e sono passati undici anni. Sei vittorie di tappa sono sufficienti a regalargli l’ultimo iride e a permettergli di raggiungere quota 100 nel Motomondiale. L’ultimo iride che nel conteggio totale significa 9 titoli su 14 campionati ai quali aveva partecipato sino ad allora: numeri che si commentano da soli.

(Immagine tratta da motociclismo.it)

Il suo avversario principale è il suo compagno di box Jorge Lorenzo che di fare il secondo non ci pensa e gliela fa sudare fino a quando riesce. Casey e la Ducati impattano in una stagione “deludente”: a chiuderla con quattro vittorie di tappa la firma sarebbe arrivata già test invernali solo qualche anno prima.  Siamo nell’anno del malore di Casey, della sua convalescenza, del suo smarrimento, della perdita del feeling con la sua D16. Ma è anche l’anno della “solita” vittoria in Qatar, del dispetto a Valentino nel suo Mugello (prima di Ducati sulla pista di casa), della sua scontatissima vittoria a Philip Island e della sua scivolata nel giro di ricognizione di Valencia dove sarebbe partito dalla pole.

Il team HRC lascia andare il suo ultimo campione del Mondo Hayden alla corte della Ducati e lo sostituisce con un giovane italiano di belle speranze che aveva “congelato” per un anno in un team satellite: Andrea Dovizioso sale sulla RC212V ufficiale e vince a Donington la sua prima nella classe maggiore diventando uno dei pochi piloti al mondo in grado di vincere in ogni categoria mondiale a cui abbia partecipato.

Jorge Lorenzo cambia il suo numero di gara passando dal 48 al 99. Dietro questo cambio c’è la bruttissima vicenda della separazione dal suo storico manager ex pilota Dani Amatrain, del suo arresto e delle minacce anche ai fratelli Espargaro.. Nonostante questa brutta storia Jorge è tosto ma non gli bastano 12 podi (di cui 4 vittorie) per contenere Valentino: quattro zeri in tabella li recuperi solo se ti scontri con uno qualsiasi e non con chi vuole portarsi a casa la settima corona iridata in dieci anni. E così andò, seppur Giorgio vendette carissima la pelle, dando luogo a duelli entusiasmanti il cui culmine fu quello a Barcellona con il sorpasso dei sorpassi all’ultima curva.

(Immagine tratta da Gpone)

Al terzo posto del mondiale Pedrosa, sempre presente ma sempre senza quel guizzo in più in grado di farlo diventare dominatore anche di una sola stagione: vince in volata con Rossi a Laguna e si porta a casa il trofeo dell’ultima gara del decennio a Valencia.

 

Si conclude in questo modo la storia di un decennio dominato dal tricolore con 8 mondiali totali in bacheca tra Valentino e la Ducati che si ritroveranno insieme da li a qualche mese per formare quel binomio che ha infranto tanti cuori e diviso squadre e tifoserie.

Valentino nel 2009 ha ancora trent’anni e tutto il tempo per poter collezionare titoli che però non arriveranno più. Ma il decennio appena raccontato resterà nella storia per i cambiamenti, per il dominio di un ragazzo che è riuscito a spaccare tifosi ma portare popolarità e prestigio ad un Campionato che prima di lui era sconosciuto alla maggior parte del pubblico di oggi e del decennio precedente. Ma per parlare di Valentino, dei suoi meriti, dei suoi onori e dei suoi difetti non basta un trafiletto su un blog. Onore al Re del decennio e grazie per aver riportato l’Italia sulla vetta del mondo.

Grazie anche a Ducati che ha avuto il merito di crederci e di farci sventolare il rosso anche a due ruote.

Alla prossima.

 

(Immagine in evidenza tratta da Road 2 sport)

IL MOTOMONDIALE CLASSE 500 ANNI 80-PARTE 2

L’immagine di copertina va dedicata ad Eddie Lawson senza se e senza ma. Nella seconda parte degli anni 80 il californiano vince tre mondiali su cinque che, sommati a quello dell’84, ne fanno l’Iridato più prolifico del decennio. Chapeau Eddie.

1985

Immagine tratta da Motoblog.it

Non ho mai amato i piloti che dominavano, ma con Freddie era diverso.

La stagione  ’85 segna la fine di un epoca, quella in cui un pilota poteva vincere più mondiali nello stesso anno in categorie differenti. L’impresa di essere l’ultimo spetta ovviamente a Spencer.

Freddie è un paio di spanne sopra a chiunque e per il 1985 insieme ad HRC si butta a provar a correre due mondiali insieme, quello delle 250 e delle 500. Le gare della 250 si correvano dopo quelle della 500 tutti i weekend, quindi il rischio era “calcolato”:  Freddie poteva essere più “fresco” per la classe regina e salire sulla 250 più leggera solo dopo la gara della 500.  “Fresco” però è una parola grossa quando nei tre giorni di gara raddoppi i turni di prove e qualifiche e ti spari a manetta una fraccata di chilometri. Eppure il ragazzotto della Louisiana riesce nell’impresa di vincere entrambi i mondiali. Vince sette Gp sui dieci ai quali partecipa in 250, con un filotto a metà campionato di sei gare di fila che gli permettono di riposarsi per gli ultimi due appuntamenti. In 500 ne vince altre sette riuscendo per quattro weekend a fare doppietta in entrambe le classi, In Italia, Austria, Belgio e Francia.

Direi che ogni ulteriore commento sarebbe sprecato.. Gli altri? Annichiliti.

In 500 ha la meglio su un sempre efficace Lawson, mentre in 250 precede Anton Mang compagno di marca già campione Mondiale due volte in 250 e due volte in 350…. proprio  l’ultimo arrivato.

 

1986

Immagine tratta da twitter

Il campionato comincia dallo stesso punto in cui era finito il precedente. Freddie domina le prove e le qualifiche del Gran Premio inaugurale in Spagna. A Jarama parte dalla pole e se ne va senza neanche prendersi il fastidio di salutare i compagni di avventura. Tutto bene? No. A pochi giri dalla fine si ritira: causa ufficiale indolenzimento del braccio dovuto a tendinite….il 4 maggio 1986 (che mese infame!!!) termina la carriera di Fast Freddie e comincia quella del gemello sfigato Slow Freddie, il quale riesce nell’impresa titanica di stabilire un altro record: quello di totalizzare zero punti in una stagione intera da Campione del Mondo in carica! E’ opinione di chi scrive che tutti i grandi campioni siano animati da una luce, una fiammella che li illumina sulla strada del rischio e del talento. Questa fiammella ogni tanto si spegne all’improvviso, talvolta senza ragione apparente altre  a seguito di qualche botto qua e là. Quella luce è ciò che ti permette di avere quel metro di vantaggio in staccata, quel grado di piega in più, tutti quei piccoli dettagli che si traducono in quei decimi che a fine gara diventano quella manciata di secondi che dal primo posto ti portano a diventare l’ultimo degli ultimi.

La gara la vince il suo compagno di squadra, quel Wayne Gardner australiano che si svergina e quel giorno prende la porta per entrare nel circolo dei grandi.

Ma il Mondiale è lungo e se vuoi vincerlo devi mettere insieme tutti i pezzi altrimenti quel mastino di Eddie non lo batti.

Lawson porta a termine la sua stagione forse migliore, vincendo 7 gare mettendoci accanto anche due secondi porti ed un terzo: regolarità impressionante. Gardner finisce il campionato in scia ma avrà modo di rifarsi a breve.

Ad Assen si affaccia al mondiale un texano dinoccolato in sella ad una Suzuki… il tale risponde al nome di Kevin Schwantz (doveva arrivarmi il sostituto…) che si fa subito notare per ciò che gli riuscirà perfettamente in carriera, ovvero prendere a testate l’asfalto come nessuno mai. Infatti cade tre volte tra prove e gara..ma di lui avremo modo di riparlare più avanti.

 

1987

Immagine tratta da Twitter

Udite udite (è questione attualissima in questi giorni) per una volta il Mondiale non perde gare per strada e si disputa su 15 appuntamenti che oggi parrebbero pure pochi….

Non ci sono cambi di line up eclatanti e Gardner è ormai diventato prima guida in casa HRC. Lawson resta in Yamaha ufficiale ma l’australiano se la vedrà principalmente con Randy “Stirling” Mamola che, vincendo tre gare con la Yamaha gestita da Kenny Roberts nel frattempo diventato team manager, colleziona il suo ennesimo secondo posto in classifica generale.

Wayne di gare ne vince ben 7 e non ritirandosi mai si aggiudica il campionato. Messa così potrebbe sembrare che l’australiano fosse un regolarista con il braccino corto…no, fu addirittura uno dei primissimi a guidare quei diavoli di due tempi in derapata, moto senza traction control, con una curva di coppia che definire appuntita sarebbe un offesa. Come tutti gli australiani Wayne era un duro che quando avevan distribuito la paura era a farsi un bicchiere al pub invece che in coda.

Nel frattempo Suzuki, uscita dal ristretto giro dei grandi, fa fare qualche comparsata al texano dell’anno prima, si quello col numero 34 pur senza risultati di rilievo.

 

1988

Immagine tratta dal sito daiedegas.it

Kenny Roberts gestisce delle Yamaha buone e riesce a riportare nel giro del Motomondiale quel suo compaesano Californiano di nome Wayne Rayney tanto forte nel suo paese e naturale erede della stirpe dei piloti americani dell’epoca. In tutta risposta Wayne si piazza terzo nel mondiale vincendo la sua prima gara a Donington Park.

I mattatori della stagione sono sempre gli stessi: tutti gli statunitensi a partire dal “solito” Eddie, compreso il texano proprio lui e l’australiano Gardner a mischiare le carte. Manca Randy Mamola che, stanco di arrivare sempre secondo, si butta nell’avventura Cagiva e si toglie definitivamente l’ansia.

Immagine di Motosprint

La stagione parte con la vittoria a Suzuka di Schwantz. Kevin era un iradiddio quando riusciva a trattenersi. Non lo battevi: era più forte in frenata, era più forte in piega, era più forte in uscita dalle curve con la moto in derapata e la ruota anteriore alzata in controsterzo! Kevin era più forte di qualsiasi cosa o individuo che non fosse se stesso. Ed infatti il suo limite è sempre stato quello di voler viaggiare sempre sul filo della caduta fino a quando non cadeva veramente: ci si potrebbe scrivere un libro con le occasioni gettate al vento dal 34. Ma era splendidamente bello da vedere per quanto era sporco nella guida visto il suo background di corse sugli sterrati. Per vedere un suo Mondiale dovremo aspettare ancora quasi sei anni e trovare le condizioni ideali. Nonostante vinca più gare di altri piloti finisce il mondiale lontano dal vincitore Lawson al suo terzo iride.

Eddie mette insieme altre sette vittorie e cinque podi e si aggiudica il terzo titolo in sei anni di partecipazione al Mondiale 500. Gardner tiene alto l’onore Honda lottando come un mastino ma finendo comunque secondo.

 

1989

Immagine tratta dal sito p300.it

Nel 2004, quando  il Rossi nazionale lasciò HRC per andare in Yamaha, i media descrissero l’evento come epocale. Perché scendere dalla moto che ti fa vincere per salire su un’altra? E’ l’argomento che tiene banco anche attualmente per quanto concerne Marquez che tanti vorrebbero lontano da HRC per dimostrare veramente il suo valore. All’epoca non c’erano tutte ste parole che volavano sui social, spesso e volentieri sputate al vento da chi neanche sa da che parte si avvia una moto stradale figuriamoci da corsa… ma si sà, al giorno d’oggi tanti denti devono prendere aria.

Per il 1989 Eddie lascia la sua fedele Yamaha e si butta nel team HRC a fianco di Wayne Gardner. Ecco: non vai a correre contro il Sig. Nessuno, ma ti infili nel box di uno che è stato campione del Mondo e ti è finito in coda l’anno precedente…. Oggi se ne farebbero discorsi di sfide, adattamenti alla moto, al telaio, al tipo di erogazione e altre centoventuno pippe mentali.

Tutte balle. Eddie era un altro beach boy californiano che di chiacchere ne faceva addirittura meno chiunque altro sulla griglia: via in HRC e quarto titolo conquistato con il sorriso stampato in faccia e il polso destro aperto il più possibile. Dietro di lui un altro californiano che stava studiando per fare il botto l’anno successivo, Wayne Rainey. Il secondo Wayne, quello australiano, si fracassa le ossa a Laguna Seca e salta a piè pari quasi metà stagione senza per questo impedirsi di timbrare il cartellino prima vincendo la gara di casa sua in Australia.

Il cowboy texano Kevin non perde l’occasione  per dimostrare (a chi ancora avesse il dubbio) di essere quello che è ovvero uno showman al quale interessa lo spettacolo e la vittoria della singola gara piuttosto che la ”vision” mondiale o come diavolo la potremmo chiamare adesso.

Riesce nella mirabilante impresa di vincere sei gare (due più del campione Lawson) e finire lo stesso al quarto posto in classifica finale.. Già, perchè quando devi far le cose tanto vale mandarle in vacca sino in fondo e scappare dal detto che il secondo è il primo ad aver perso. Ma Kevin è così, non ci puoi far nulla: tutto cuore e coraggio e poco cervello (sarebbe il mio secondo idolo nel caso vi fosse mai sfuggito). Ma il mondo dei motociclisti lo ha amato proprio per questo, perchè il motociclismo degli ottanta era ancora tanta tantissima passione e piloti veri che si tiravano spallate in pista, si mandavano al diavolo ma tornavano amici appena tolto il casco.

 

Finisce così questo breve racconto di un decennio dominato dalla scuola statunitense e dalle moto made in Japan.

Chissà, magari il Bring vi racconterà anche quello successivo…..

Grazie a tutti.

Immagine in evidenza tratta da Motosport.com

 

 

Salvatore Valerioti